qualcosa di buono - Salesiani Firenze
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qualcosa di buono - Salesiani Firenze
QUALCOSA DI BUONO di George C. Wolfe (You're Not You) REGIA: George C. Wolfe. SCENEGGIATURA: Jordan Roberts, Shana Feste dal romanzo di Michelle Wildgen. INTERPRETI: Hilary Swank, Emmy Rossum, Josh Duhamel, Stephanie Beatriz, Jason Morgan Ritter, Julian McMahon, Ali Larter. FOTOGRAFIA: Steven Fierberg (Formato: Panoramico Colore). MUSICA: Jeanine Tesori. PRODUZIONE: . DISTRIBUZIONE: Daryl Prince Productions (Dpp), in associazione con Dinovi Pictures, 2s Films. GENERE: Drammatico. ORIGINE: USA. ANNO: 2015. DURATA: 95’. La malattia come occasione per scoprire la propria voce, i desideri più autentici, la vera immagine di se stessi. Per stringere nuove amicizie, comprendere fino in fondo la forza dei rapporti umani, scoprire l'amore di chi ci sta intorno. Il cinema si sa, ama la malattia, imperdibile occasione anche per gli attori di dimostrare la propria versatilità e il coraggio di imbruttirsi, deformarsi fino a rendersi irriconoscibili. C'è una presa di coscienza al centro del film Qualcosa di buono, diretto da George C. Wolfe, che ha scelto di portare sullo schermo l' omonimo romanzo scritto da Michelle Wildgen. Il film è la storia di Bec e Kate, due giovani donne assai diverse, ma accomunate da un percorso che porterà entrambe a trovare la propria reale identità. Quando sono insieme la malattia sembra scomparire, quello che vediamo sono due amiche pronte a sfidarsi sul terreno dell'ironia, con ferocia e spensieratezza al tempo stesso, amarezza e fiducia reciproca. Per realizzare un film così delicato era necessaria una forte dose di autenticità, e questa era la principale preoccupazione del regista. Per questo si è avvalso della consulenza di Mary Beth Geise, infermiera professionale con decenni di esperienza nell'assistenza di pazienti di Sla, che ha lavorato a stretto contatto con la Swank per garantire verosimiglianza nei movimenti, nel linguaggio e nei cambiamenti ai quali vanno incontro nel tempo le persone affette da questa malattia. La Geise ha lavorato anche con la Rossum e Duhamel per aiutarli a comprendere il processo di cura e assistenza. Inoltre alcuni ammalati di Sla hanno partecipato come comparse in una scena chiave del film ambientata all'interno di un ospedale. Il risultato è un film vicino e speculare a 'Still Alice'. Lì il racconto di una lenta, ma inesorabile discesa verso l'oblio, qui quello di una progressiva scoperta di se stessi all'interno di un corpo che dimentica le proprie capacità abbandonando la mente. Pur non raggiungendo le vette interpretative della Moore, Hilary Swank, non certo nuova alle trasformazioni fisiche (ha vinto un Oscar nel 2000 per 'Boys Don't Cry' dove diventava un uomo) rende con efficacia lo strazio di chi perde autosufficienza e dignità, intrappolato in una prigione di carne che non risponde più ai comandi. Ma è forse proprio l'ansia di restituire in maniera credibile il calvario dell'ammalato a far scomparire Bec e mettere in evidenza il percorso di formazione di Kate, che forse è la vera protagonista del film. * La prima parte sembra (forse non casualmente) un remake del francese 'Quasi amici' di Nakache e Toledano. Anche qui c'è il personaggio ricco, colto, che dopo una vita vincente si trova impotente, finito, bisognoso di tutto che instaura una strana coppia con un «character» opposto, con la vocazione del disastro, e il duo funziona eccome, contrariamente a ogni aspettativa. Nonostante il dramma sia maggiormente incombente (Kate è condannata, il suo alter ego francese no) il tono è spesso faceto, il contrasto tra le due illustrato con belle trovate, l'iniziale inadeguatezza di Bec strappa applausi di simpatia. Il tono cambia nella seconda parte, dove le due donne prendono coscienza di cosa sta loro accadendo e diventa più drammatico e si sposta soprattutto sulla trasformazione delle due donne, una a causa della malattia, che subisce una trasformazione fisica, l’altra che prende coscienza del valore della solidarietà e, in qualche modo, riesce ad amare e a donarsi per “qualcosa di buono”.