Panorama - Sonzogno

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Panorama - Sonzogno
ULTIME DALLA GUERRA DEI SESSI
MEGLIO
ZITELLA
Elogio della single
Un libro, scritto da un’americana, scatena
la polemica: vivere in coppia è sbagliato,
tanto si è soli comunque. Ma è proprio così?
I
l fascino del matrimonio è indiscutibile: pensate soltanto
alla condivisione delle bollette, che sollievo. E poi le vacanze organizzate, il rifugio nella routine, la tranquillità dei
genitori («Ha un marito, sta bene»). Sì, il matrimonio ha i
suoi vantaggi. Ma la singletudine…ne vogliamo parlare? A
sentire la scrittrice Kate Bolick, siamo nate per essere single.
Al diavolo le bollette, il mutuo conforto, l’inseguimento di
vetusti cliché sociali: la Donna Nuova è single per definizione.
E anche quando, all’apparenza, si presenta sposa e madre,
resta zitella in incognito. Per l’appunto è uscito in Italia a metà
settembre Zitelle, il bello di vivere per conto proprio (Sonzogno
editore) il libro di Bolick, 44enne del Massachussetts. Di lei Time
preconizza che «probabilmente diventerà un’icona per le nuove
generazioni». Il New York Times ha definito Zitelle («Spinsters»
in inglese) uno dei libri più belli del 2015.
A guardare i numeri sul calo delle promesse e l’impennata dei
80
Panorama | 5 ottobre 2016
Shutterstock
di Annalisa Chirico
Credi che essere
«zitella» oggi
sia ancora
un problema?
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di Panorama.
divorzi, il momento d’oro del sì per tutta la vita è alle nostre spalle.
Oggi l’educazione sentimentale delle giovani donne è inestricabilmente legata a serie cult come Sex & the city, o più recenti come Girls di Lena Dunham e a saghe senza tempo come
Bridget Jones, quintessenza della «zitellitudine» esistenziale
che nell’ultimo capitolo brandisce come trofeo emancipatorio
la confezione di condom amici dei delfini (ma non a prova
di bomba). Per le femmine 2.0 l’esaltazione della «bachelor
girl», la ragazza indipendente, somiglia a una professione di
fede. Kate Bolick intreccia la sua storia personale, accidentata
parabola verso la conquista dell’io, con le vite di alcune grandi
donne ispiratrici che, sebbene spose o madri, non hanno mai
smesso di essere anzitutto irriducibili zitelle. Come Edna Millay,
la poetessa statunitense premio Pulitzer nel 1923, legata da un
vincolo matrimoniale quasi trentennale a un uomo facoltoso
che tollerava le sue distrazioni sensuali concedendosi a sua
volta qualche scappatella.
Kate racconta di avere trovato l’Uomo Giusto, di quelli che
all’imbrunire della sera si accontentano di starsene sdraiati
sul divano accanto a te, mentre sei assorta nella lettura di un
libro. L’uomo giusto è quello che ti capisce senza che servano
parole, si bea della contemplazione di te senza chiedere nulla
in cambio... Fino a quando un giorno, al ristorantino che vi
piace tanto, ti confida lapidario: «Certo, non è facile stare con te,
asessuata come sei». «Ma io amo il sesso» replica lei. Nello stesso
istante le si accende una lampadina: non ricorda più l’ultima
volta che i due hanno fatto l’amore insieme. Insomma, Kate
non è un’asessuata: lo è diventata. «Avevo notato che il sesso
non m’interessava più come un tempo ma pensavo che fosse
semplicemente quello che succedeva dopo un po’ di anni. Faceva
parte del crescere, scendere a compromessi, sistemarsi. Avevo
cercato di farmene una ragione». La conversazione decreta la fine
di una relazione che in realtà è già esaurita. La rottura definitiva,
come in ogni storia d’amore e di convivenza, richiede qualche
mese: ci sono le incombenze pratiche, le tazze da dividere, le
bollette da saldare. E gli scoppi di pianto, improvvisi, da tamponare al telefono con l’amico gay (oh, per fortuna esistono i gay)
resistendo così alla tentazione di chiamare l’ex, dal momento
che sei tu la causa del dolore di entrambi. La libertà ritrovata,
scrive Bolick, ha il sapore di un Big mac addentato per strada
nel bel mezzo della notte, «con la deliziosa consapevolezza che
a casa non mi avrebbe aspettato altro che un letto vuoto in cui
strisciare dentro nuda, ubriaca e puzzolente di fast-food, senza
nessuno da disgustare a parte me stessa».
Lo «zitella dream», oltre che un’aspirazione, ritrae un’importante fetta di realtà. Soltanto in America, secondo le statistiche
ufficiali, 105 milioni di maggiorenni non sono hanno mai conosciuto matrimonio, seperazione, divorzio o vedovanza: e per il
53 per cento sono donne. Secondo
l’Istat, in Italia una famiglia su
tre è composta da single. «Non
sono innamorata, non riesco più
a innamorarmi di un uomo» ha
Un tema, tre cover
dichiarato recentemente BarbaLa copertina di Zitelle
ra d’Urso. «Mi mette il morbillo
(Sonzogno, 304 pagine,
17,50 euro), di Kate Bolick,
l’idea che ci sia qualcuno con le
uscito il 15 settembre.
chiavi di casa mia. Si arriva a un
Ma sono appena arrivati
certo punto in cui gli spazi sono
in libreria altri due testi
che raccontano le positività troppo importanti: non condividella vita della single.
derò più la casa con nessuno. La
Ci sono quelle raccontate
libertà di alzarmi e spalancare la
dalla divorzista Olivia,
protagonista del romanzo
finestra, come voglio io, anche
di Ester Viola L’amore è
se fuori c’è il gelo, non la baratto
eterno finché non risponde
(Einaudi, 219 pag, 17 euro): con niente». Il gelo fuori, e dentro.
una brillante commedia
«Fu allora» racconta Kate Bodei sentimenti al tempo di
lick «che tornai alle mie abitudini
sms, Whatsapp e Facebook.
domestiche pre-convivenza, cu«Lasciali prima che si
stanchino di te» è il motto
cinando il meno possibile e non
di Olivia. Peccato che anche pulendo nulla finché il lavandilei sia caduta nella trappola:
no era talmente pieno di piatti
lasciata a sua volta, ma
appesa al disperato sogno
sporchi. Solo qualche anno così,
di tornare con l’ex. L’altro
poi mi innamorerò di nuovo e mi
libro è quello di Federica
sistemerò davvero». Va da sé che
Bosco, uno spietato
self-help ricco di consigli
Bolick è tuttora nubile, coltiva
e molto diretto. A partire
da qualche tempo una relazione
dal titolo: Dimenticare uno
stabile ma continua a ritenersi
stronzo, il metodo detox in
tre settimane (Mondadori,
«personalmente single», come chi
244 pagine, 17 euro).
si considera tale seppure in coppia. Del resto, la «zitellitudine»
non è più causa di disprezzo e
di emarginazione. Ci sono zitelle
di successo che semplicemente
rifiutano la vita a due, e si guardano bene dal mettere a repentaglio l’indipendenza economica
ed emotiva. Il matrimonio non
è più un obbligo sociale e la prospettiva del divorzio è routine, tuttavia ciò non impedisce che
le nostre vite continuino a ruotare attorno alle fedi nuziali: ti
sposi? Ma perché non ti sposi? Che cos’aspetti a sposarti? Se
ti sei separata una volta, è il momento di ritentare. È così che
sprofondiamo nell’incessante ricerca di una quiete amorosa a
due, perché il tentativo, talvolta disperato, di alleviare le insuperabili solitudini delle nostre esistenze ci fa sentire più forti di
fronte a un’incrollabile certezza: siamo soli anche quando in
coppia. Tanto vale prendersi un gatto.
n
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5 ottobre 2016 | Panorama
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