“Donnie Brasco” di Mike Newell

Transcript

“Donnie Brasco” di Mike Newell
Con il patrocinio del
Comune di Bologna –
Quartiere Savena
Approfondimento
bibliografico a cura della
Biblioteca “Ginzburg”
Oratorio Don Bosco
via B. M. Del Monte, 12
40139 BOLOGNA
C.G.S. “Vincenzo Cimatti”
Progetto CINEMAINSIEME
in collaborazione col circolo ARCI Benassi
“Cinema e mafia”
Tre storie di diversa ambientazione per riflettere sul fenomeno mafioso.
1. martedì 11 novembre 2014
2. martedì 18 novembre 2014
3. martedì 25 novembre 2014
“La mafia uccide solo d’estate”
“Fortapàsc”
“Donnie Brasco”
di P. Diliberto
di Marco Risi
di Mike Newell
3
martedì 25 novembre 2014 ore 20:45
verrà proiettato, in sala audiovisivi dell’oratorio, il film
“Donnie Brasco”
di Mike Newell
SCHEDA
titolo Donnie Brasco
distribuito da Cecchi Gori
Al Pacino (Lefty) [dopp. da Giancarlo
Giannini], Johnny Depp (Donnie) [dopp.
da Riccardo Rossi], Michael Madsen
(Sonny) [dopp. da Francesco Pannofino],
Bruno Kirby (Nicky) [dopp. da Marco
Mete], James Russo (Paulie) [dopp. da
Antonio Prester], Anne Heche (Maggie)
[dopp. da Cristina Boraschi], Delanie
Fitzpatrick (Amanda Pistone), Katie
Sagona (Jessica Pistone), Sara Gold
(figlia) [dopp. da Domitilla D'Amico], Larry
Romano (Tommy) [dopp. da Fabrizio
Manfredi], Zeljko Ivanek (Tim Curley)
[dopp. da Massimo De Ambrosis], Gerry
Becker (Dean Blandford) [dopp. da Sandro
Iovino], Robert Miano (Sonny Red) [dopp.
da Dario Penne], Rocco Sisto (Richard
'Richie' Gazzo) [dopp. da Angelo Nicotra],
interpreti
Zach Grenier (dott. Berger) [dopp. da
Antonio
Sanna],
Walt
MacPherson
(sceriffo) [dopp. da Sergio Matteucci],
Ronnie Farer (Annette) [dopp. da Pinella
Dragani], Terry Serpico (proprietario dello
strip club) [dopp. da Simone Mori],
Gretchen Mol (l'amica di Sonny), Tony
Lip (Philly Lucky) [dopp. da Sandro
Sardone], George Angelica (Big Trin)
[dopp. da Renato Mori], Val Avery
(trafficante) [dopp. da Franco Chillemi],
Madison Arnold (Jilly) [dopp. da Sergio
Graziani], Paul Giamatti (tecnico FBI),
Keenan Shimizu (maitre giapponese)
[dopp. da Vittorio Stagni], ignoto (voce in
TV) [dopp. da Cesare Barbetti], Andrew
Parks (avv. Hollman) [dopp. da Sandro
Acerbo].
fotografia Peter Sova
Patrick
Doyle;
Curt
Sobel;
Gary
Schreiner;
Gilbert
Bécaud;
Neil
musiche
Diamond; Barry Gibb; Herbie Hancock;
Alan Parsons; Allen Toussaint
sceneggiatura
Joseph D. Pistone; Richard Woodley;
Paul Attanasio
regia Mike Newell
produzione USA, 1997
gen.
Drammatico
thriller
/
durata 2h 07'
Negli anni settanta, l'agente dell'FBI Joe Pistone si infiltra nella mafia col
nome di Donnie Brasco. Diventa un gangster, deve provare la sua assoluta
trama lealtà e la disponibilità a commettere crimini per essere accettato nella banda.
Donnie entra in confidenza con Lefty Ruggiero, anziano killer piuttosto cinico
che non è mai arrivato ai vertici ...
pag. 2 di 6
Concorsi e premi
Questo film ha partecipato a:
•
•
•
•
•
70 edizione Academy of Motion Picture Arts and Sciences Awards (premio Oscar) (1998)
concorrendo nell* categori* migliore sceneggiatura non originale (a Paul Attanasio);
4 edizione Chlotrudis Awards (1998) concorrendo nell* categori* miglior attore
protagonista (a Johnny Depp, Al Pacino), migliore sceneggiatura non originale (a Paul
Attanasio);
11 edizione European Film Academy Awards (1998) concorrendo nell* categori* premio
Screen International al miglior film non europeo (a Mike Newell);
66 edizione National Board of Review (1997) vincendo nell* categori* migliore attrice
non protagonista (a Anne Heche);
50 edizione Writers Guild of America (1998) concorrendo nell* categori* migliore
sceneggiatura di un film drammatico americano (a Paul Attanasio).
Recensioni.
ACEC
Soggetto: Negli anni Settanta, l’agente dell’FBI Joe Pistone lascia la famiglia e si infiltra nella
mafia col nome di Donnie Brasco. Diventa un gangster che deve provare la sua assoluta lealtà e la
disponibilità a commettere crimini per essere accettato nella banda. Donnie entra in confidenza
con Lefty Ruggiero, anziano killer piuttosto cinico che non è mai arrivato ai vertici e ora vede nel
rapporto col giovane la possibilità di un futuro diverso. Lefty garantisce per Donnie nei confronti
dei grandi capi, e tutto sembra andare per il meglio, ma alla lunga l’amicizia diventa tale, che
Donnie non riesce più ad essere distaccato emotivamente dal compito che sta svolgendo. Così i
rapporti con la moglie e le
figliolette
si
deteriorano
sempre più e Donnie si trova
invischiato in qualcosa che
non aveva previsto. Più si
avvicina ai vertici della mafia,
più
Donnie
sente
di
immedesimarsi nel ruolo di
gangster e insieme di portare
alla rovina l’amico Lefty. Solo
di fronte ad un ulteriore
omicidio in serie, Donnie
ritrova la forza per tornare ad
essere se stesso e a far
arrestate alcuni nomi grossi.
Ma, mentre riceve la medaglia
dall’FBI, sa che non è riuscito
a salvare l’amico Lefty, che la
mafia aveva già condannato a
morte.
Valutazione Pastorale: un film drammatico sulla mafia, che ha il merito di allontanarsi
sensibilmente da quasi tutti gli altri titoli sull’argomento. Qui entrano in gioco valori e sentimenti
che non possono essere liquidati con facilità, il senso del dovere da assolvere e della giustizia da
far vincere si scontra con quello dell’amicizia che nasce dal nulla, della voglia di gridare la verità, di
salvare una persona che lo merita, e dell’impossibilità di cambiare il corso delle cose. I fatti sono
autentici, Joe Pistone è un vero agente dell’FBI che ha descritto in un libro questa sua forte
esperienza. E il film è amaro e triste nella giusta misura, attraversato da un conflitto di coscienza
pag. 3 di 6
che non può lasciare insensibili. Non ci sono soluzioni consolatorie, la mafia è crimine e va
combattuta, ma anche in quel deserto del male possono nascere situazioni impreviste che
interpellano decisioni difficili e definitive. Film problematico, dal punto di vista pastorale, con
qualche riserva per la rappresentazione dei rapporti familiari di Joe, ma adatto a riflessioni e
dibattiti.
Morandini 2014
Scritto da Paul Attanasio e basato sul libro My Undercover Life in the Mafia di Joseph D. Pistone.
Pistone, agente dell'FBI si infiltra in un'organizzazione mafiosa di Little Italy come Donnie Brasco,
ricettatore di gioielli, e conquista la fiducia di Lefty, anziano mafioso e manovale del crimine. Tra i
due nasce un'amicizia impossibile, destinata a una tragica fine. Ha fatto centro il neozelandese M.
Newell, attivo dal 1976 nel cinema britannico, con questo suo 1° film hollywoodiano: dopo il
successo di Quattro matrimoni e un funerale si cimenta con un mafia movie diverso dagli altri,
privo di sangue e violenza (se si toglie una sequenza verso la fine, fulminea e atroce), di
ammirevole definizione psicologica, accurato nei particolari e nelle sfumature. L'epilogo è di una
malinconia struggente, ma anche uno dei più lucidi dell'ultimo cinema americano: entrambi i
personaggi sono strumenti e vittime delle istituzioni cui appartengono. Straordinario Pacino,
ottimamente doppiato ancora una volta da Giancarlo Giannini; Depp (con la voce di Riccardo
Rossi) si conferma a 33 anni come l'attore più duttile ed espressivo della sua generazione. Autore
letterario: Joseph D. Pistone.
Roberto Nepoti (“La Repubblica”, 15 novembre 1997)
Anche se, entrandoci, si respira subito un'aria di famiglia (Cosa Nostra, Al Pacino mafioso),
Donnie Brasco di Mike Newell dimostra come il vecchio film di mafia possa ancora dar luogo a
declinazioni originali. Nulla, qui, dei grandi manierismi di Scorsese né del romanticismo nero dei
"Padrini". Il regista inglese di "Quattro matrimoni e un funerale" sceglie la prospettiva quotidiana;
e proprio così, rinunciando agli effetti d'uso, riesce a fare un crime-movie personale e bello. Quella
che racconta è una storia vera. Negli anni '70, l'agente dell'Fbi Joe Pistone (Johnny Depp) si infiltra
negli ambienti della mafia newyorkese. Sotto lo pseudonimo di Donnie Brasco il poliziotto, che è un
bravo commediante, porta avanti la recita per sei anni. Fondamentale, nel risultato della missione,
l'aiuto di Lefty (Pacino), criminale di basso rango di cui Donnie si è guadagnato l'incondizionata
fiducia. Il povero delinquente, che veste malissimo, non ha mai un dollaro in tasca e guarda
documentari sugli animali in tv, è tanto sprovveduto da fare tenerezza. Conscio che il suo
smascheramento costerebbe la vita anche a Lefty, l'infiltrato si affeziona pian piano al nemico; fino
a non capire più bene quale sia la sua parte in commedia. Sotto gli apparenti mezzi toni (c'è una
sola esplosione di violenza), alternati con momenti di humour ("è possibile che uno come John
Wayne
muoia?",
si
chiedono
i
mafiosi
leggendo la notizia sul
giornale), Donnie Brasco
dice una parola nuova
nel genere. Restio ai
manicheismi, Newell ci
mostra che né criminali
né agenti sono tipi
straordinari: gli uni e gli
altri hanno difficoltà a
conciliare la Famiglia (la
mafia, il corpo di polizia)
con la famiglia; gli uni e
gli altri hanno paura. In
fin dei conti, per Donnie
è più facile identificarsi
in un perdente di mezza
età che nel cinismo dei
colleghi dell'Fbi. In un
epilogo
di
autentica
pag. 4 di 6
desolazione, Brasco si vedrà consegnare da un funzionario affrettato una medaglia e un assegno
da 500 dollari. Alla immagine antieroica del conflitto guardie-ladri, Newell fa corrispondere eguale
sobrietà di mezzi cinematografici; tanto più che sa di poter contare sui due migliori attori
americani delle rispettive generazioni. Vale la pena vedere Al e Johnny recitare assieme? "E che te
lo dico a fare?" si potrebbe rispondere, riciclando una battuta-tormentone del film. Depp è tutto
dilemma rattenuto; Pacino, che ribalta le sue caratterizzazioni del "gangster come eroe tragico"
per Coppola e De Palma, ha momenti di sublime istrionismo. Con talenti così, la tentazione di
leggere il film come un'allegoria è forte. Non sono gli attori, in fondo, professionisti della
simulazione e del doppio-gioco? Senza dirlo ad alta voce, Donnie Brasco ci racconta anche il loro
mestiere.
Roberto Escobar (“Il Sole 24 ore”, 16 novembre 1997)
“Fogghedebaudit": nell’edizione originale, così ripetono Lefty, Sonny Red, Nicky e tutti gli altri
"bravi ragazzi", e così ripete anche Donnie. Nella loro pronuncia fortemente connotata,
l’espressione sta per "Forget about it", scordatelo. Non ha un significato univoco, quest’intercalare
che nel doppiaggio diventa "Che te lo dico a fare?". Il suo senso varia secondo la situazione,
l’umore, l’interlocutore. Per comprenderne l’uso e le sfumature, occorre partecipare
all’immaginario dei goodfellas, per così dire alla loro umanità disumana. Questo fanno Joseph D.
Pistone (ex poliziotto e autore di My Undercover Life in the Mafia), lo sceneggiatore Paul Attanasio
(lo stesso di Quiz Show, Robert Redford, 1994) e il regista Mike Newell: per più di due ore ci
tengono ben dentro quel mondo. Donnie Brasco (Usa, 1997) non racconta il mito della mafia come
Il padrino (Francis Ford Coppola, 1972, 1974, 1990), non ne porta in primo piano il tragico e il
grottesco come Quei bravi ragazzi (Martin Scorsese, 1990). Piuttosto, ne riproduce la quotidianità,
fatta di crimini sanguinari ma anche d’ordinaria cupidigia, d’abiti volgari e di donne prezzolate, di
lunghe ore di noia attorno a un tavolo di poker, di squallidi sgarri reciproci e di reciproche squallide
menzogne. D’altra parte, pur essendo un ottimo film (di genere) sulla mafia, questo di Newell non
è solo un film sulla mafia.
Lefty ha uno spessore
umano che eccede ogni
caratterizzazione.
Prima
che
un
mafioso
sanguinario, è un povero
piccolo
uomo.
Nonostante le "ventisei
esecuzioni" di cui si vanta e
il "rispetto" di cui, con
orgoglio, dice di godere, la
sua vita è grigia e anonima
come e più di quella di
milioni d’altri poveri piccoli
uomini, come e più di loro
schiacciato e vinto in un
meccanismo
di
cui
è
nient’altro che ingranaggio.
Contemporaneamente
e
paradossalmente, però, in
lui c’è una grandezza inaspettata, una grandezza che, malgrado tutto, lo affranca dal grigiore,
dall’anonimato, dalla sconfitta, dalla sua mostruosità di criminale. Quando incontra Donnie, Lefty
intuisce la possibilità di specchiarsi in lui, d’esserne padre e "maestro", di trovare nella sua
amicizia la conferma che gli manca della sua propria immagine. Dal canto suo, Donnie pian piano
entra nel suo immaginario, nel suo mondo. Questo non solo né soprattutto perché ne assume il
linguaggio – "fogghedebaudit", appunto –, ma anche perché avverte e sente l’umanità di Lefty, e
perché giorno dopo giorno impara ad esserne figlio, per quanto non discepolo. In lui vede non più
o non più solo l’immagine stereotipata del criminale e del mostro, ma vede proprio lui, povero
piccolo uomo che ha il cancro, che ha un figlio tossicodipendente, che non ha fatto carriera, che
sogna di fuggirsene via con una barca che non ha… Donnie Brasco è un film sulla mafia, certo, ma
è ancor più un film su un’amicizia profonda e impossibile, su un rapporto paterno e filiale che è
tanto forte quanto negato dalle circostanze. L’uno e l’altro, il padre e il figlio, appartengono in
pag. 5 di 6
senso pieno a due diverse dimensioni sovraindividuali: Lefty è "proprietà" di Sonny Red e dei suoi
altri capi, Donnie è "proprietà" del Fbi. Non conta, qui, la differenza netta tra il valore e il
significato delle attività d’una macchina e il valore e il significato di quelle dell’altra. Conta invece
la sproporzione, lo squilibrio tra le loro pretese per così dire totalitarie e la dignità degli individui,
poliziotti o criminali che siano. La cosa più sorprendente del film è la sua capacità di raccontare
entrambe le dimensioni, sia quella della gerarchia e del potere, sia quella degli individui e dei
sentimenti, e di farcene
vivere la contraddizione.
Questo vale non solo per
Lefty
ma
anche
per
Donnie, anch’egli usato
come ingranaggio, giocato
dai suoi capi in una
strategia che gli è tenuta in
gran parte nascosta (alla
fine, con una cerimonia
squallida e frettolosa, il
poliziotto
si
vede
ricompensare
con
una
medaglia, un assegno di
500 dollari e un futuro
d’animale braccato, su cui
pende un "contratto" mille
volte superiore al premio
ricevuto). Ma è soprattutto
a proposito di Lefty che
quella
contraddizione
diventa misura e significato
d’una vita. Il merito è di Newell ma forse ancor più d’un bravissimo Al Pacino, capace di mostrarsi
nella normalità disumana d’un assassino e, contemporaneamente, nella straordinarietà indifesa
d’un uomo. Alla fine del film, andando consapevolmente a morire, il suo Lefty torna a pensare a
Donnie con l’affetto dolce e quieto d’un padre. Poi, si toglie di dosso quel poco che possiede (un
orologio, una catenina, delle chiavi, qualche dollaro) e lo depone in un cassetto che lascia aperto
perché la sua donna non fatichi a ritrovarlo. È in questi gesti, è nella perfezione in essi raggiunta
dal mestiere d’attore, che vive un’ultima, inaspettata grandezza.
Mereghetti 2014
New York 1978: con il nome di Donnie Brasco, l’agente dell’FBI Joe Pistone (Depp) stringe
amicizia con Lefty Ruggiero (Pacino), mafioso di piccolo taglio ormai sul viale del tramonto, e si
infiltra con successo nel suo clan; sacrificherà la propria vita privata in nome di una giustizia cui
nessuno sembra più credere. Dall’autobiografia del vero Joseph D. Pistone, sceneggiata da Paul
Attanasio, un dolente mafia movie che è innanzitutto la storia di una “adozione” ai limiti della
schizofrenia (il rapporto tra i due protagonisti è quello tra un padre e un figlio, tanto più che Lefty
ha un figlio tossicodipendente senza speranza), con due perdenti condannati alla solitudine e divisi
soltanto dalla barriera della legalità. Stupisce, dopo i capolavori di Coppola e Scorsese, trovare un
regista cge sappia inventare toni così originali – tra il naturalismo de documentario e l’intensità del
melodramma – per raccontare la piccola manovalanza del crimine. Assolutamente perfetti i due
protagonisti, e per una volta gran lavoro di doppiaggio (l’espressione gergale “Forget about it”,
resa benissimo con “Che te lo dico a fare?”). Tra i produttori c’è Barry Levinson.
Arrivederci a martedì 2 dicembre, per vedere, al circolo ARCI Benassi,
“Xingu” di Cao Hamburger.
________________________________________________________________
C.G.S. “Vincenzo Cimatti” – presso Oratorio San Giovanni Bosco
via Bartolomeo M. dal Monte 14, 40139 Bologna tel.051467939
sito web: http://www.donbosco-bo.it
e-mail: [email protected]