Baidu, Alibaba, Tencent sul podio

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Baidu, Alibaba, Tencent sul podio
N. 711
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Plus24 - Il Sole 24 Ore
SABATO 30 APRILE 2016
13
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risparmio & investimenti
nel più grande mercato
Baidu, Alibaba, Tencent sul podio
Trascinate da Internet,
con 1,8 miliardi di utenti
Sono i Bat, in grado
di vendere di tutto
Pur con alti e bassi di Borsa
Laura Magna
+ La Cina è al centro di una rivoluzione tecnologica: dimenticate la
fabbrica del mondo, oggi il Celeste
Impero è il regno di Internet. E i
venti di cambiamento che potrebbero influenzare tutto il pianeta,
per una volta, «non sono stati orchestrati dai suoi venerati pianificatori statali - dicono a Plus24 dal
Comitato di consulenza del Pictet
Digital Communication Fund ma sono il frutto di un gruppo di
colossi “made in China” fortemente competitivi».
In meno di dieci anni Baidu, Alibaba e Tencent, i cosiddetti Bat,
hanno conquistato 1,8 miliardi di
utenti. «Ed esercitano - continuano
gli analisti di Pictet - una crescente
influenza sulle scelte dei consumatori, sulla finanza, sulla produzione
manifatturiera e sull’economia. Secondo il McKinsey Global Institute,
Internet potrebbe incrementare il
Pil cinese dell’1% fino al 2025».
in crescita all’estero
Se le ambizioni di questi colossi non
si fermano al confine cinese, intanto in patria stanno puntando soprattutto sui consumi. «I consumatori online - spiega Carol Yuan, credit research analyst di Aberdeen AM
- sono il 40%, più che in Usa. Inoltre,
il 55% degli utenti Internet dispone
almeno di un metodo di pagamento
mobile rispetto al 19% di quelli degli
Stati Uniti».
Le società quindi cavalcano l’onda: «Tencent - continua Yuan - ha
trasformato la sua piattaforma di
social media WeChat da servizio di
messaggistica a portafoglio digitale
e piattaforma per lo shopping online. L’utilizzo mirato dei social media consentirà a società come Three
Squirrels, rivenditore di noccioline
online, o alla piattaforma di social
shopping Mogujiee di emergere
puntando su interazione e user
experience per attirare i millenials».
Mentre Alibaba viene «utilizzata
dagli agricoltori per attingere al
mercato urbano e vendere prodotti
freschi di qualità. Fornitori e consumatori traggono entrambi vantaggio dalla eliminazione di filiere tutt’altro che ottimali». Tanto che il colosso dell’e-commerce già controlla
il 50% delle vendite nell’alimentare.
Il confronto con i tecnologici
29/06/2001 = 100
800
386,84
shenzhen it
700
600
titoli quotati
500
400
tanti pagamenti online
Baidu si è lanciata nell’e-commerce
con l’acquisizione, un anno fa, di
Nuomi - una Groupon d’Oriente.
Anche la censura nei confronti delle
aziende straniere ha aiutato questi
sviluppi. Ma non spiega tutto. «Baidu, il primo motore di ricerca cinese
con quota di mercato superiore al
70% - dice Yongmin Wang, analista
del mercato cinese di WoodPecker
Capital - ha una posizione consolidata, a maggior ragione dopo l’abbandono di Google nel 2015 e proprio a causa di una sostanziale mancanza di competitor stranieri. Ma
chi vince è chi ha capito che per cogliere il trend di un accesso a internet più dallo smartphone doveva
trasformarsi in App attraverso cui si
accede a piattaforme ed ecosistemi,
come QQ, Wechat (di Tencent) e
Weibo, che insieme assorbono circa
il 90% del tempo degli utenti». Il
prossimo fronte di sviluppo sarà poi
la finanza: «Tencent - dicono da
Pictet - ha acquisito una partecipazione del 30% in WeBank mentre
Alibaba controlla MYbank, la prima
banca online in Cina, che sta sviluppando una tecnologia di pagamento
basata sui selfie, usando metodi di
riconoscimento facciale. Alibaba
fornisce anche credito a consumatori e imprese. E profila i clienti grazie alle transazioni con Alipay, che
valgono 800 miliardi di dollari all’anno, il triplo rispetto a Paypal».
300
shenzhen
se composite
200
100
285,0
0
29/06/2001
27/04/2016
Da inizio anno le dot.com in Borsa
hanno perso il 14% (contro il -6% segnato dal Nasdaq), ma i fondamentali sono forti e i Bat rappresentano
un’occasione di acquisto. «Siamo
altresì convinti - aggiunge Alistair
Way, responsabile EM Equities di
Standard Life Investments - che retailer online minori, con un modello diretto di e-commerce, logistica
migliore e prodotti di qualità, come
ad esempio JD.com, potrebbero offrire rendimenti superiori rispetto
al pioniere Alibaba». Quanto a
«Tencent - conclude Way - ha enormi possibilità di monetizzare la sua
posizione dominante nei social
network attraverso la vendita di
servizi pubblicitari e di transazione, dato che le aziende sono sempre
più desiderose di acquisire visibilità, all’interno di queste vivaci comunità online. Dunque ci attendiamo performance forti e costanti del
prezzo delle azioni». Dei tre giganti, il preferito di Way è il motore di
ricerca Baidu.
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E l’azionario europeo perde appeal
Gestori più selettivi,
su settori interessanti,
in un clima di incertezza
+ L’Eurozona sta uscendo dai portafogli dei gestori dopo anni in cui veniva sistematicamente preferita rispetto a Usa ed emergenti. «Stiamo affrontando il 2016 con un approccio
selettivo e tattico - dice Britta Weidenbach, head dell’equity europeo di
Deutsche Asset Management - ma nel
complesso costruttivo. Per questo a
marzo abbiamo ridotto l’esposizione
sulla Germania e i titoli azionari dell’Eurozona. Il graduale miglioramento delle condizioni economiche e
il recupero borsistico si sono scontrati con il recente trend caratterizzato
dalla debolezza degli utili, principalmente nelle materie prime e nelle
banche». Neutral dunque sull’Eurozona anche se «non è un invito a vendere - precisa Weidenbach -. Su un
orizzonte di 12 mesi ci aspettiamo ancora un rendimento complessivo a
singola cifra, fra il 5% e il 10%». Non
nel breve periodo, però. Nulla di grave visto che il mondo compra carta
europea dal 2011. «Soprattutto obbligazioni governative - precisa Pietro
Scibona, portfolio manager di Base
Investments Sicav - con la Bce che faceva da garante sostanziale. Il volano
positivo che ne è derivato ha favorito,
sul lato azionario, soprattutto le banche. I successivi ribassi della moneta
unica nei confronti del biglietto verde
e il sensibile abbassamento della bolletta energetica hanno contribuito a
creare un clima di fiducia».
L’apertura di credito degli investitori è stata più ampia dei risultati. Fino a che le speranze di una solida crescita sono andate sfumando. «Inevitabile - continua Scibona -, la revisione al ribasso delle stime di crescita
degli utili e una certa disaffezione da
parte degli investitori». Così l’Europa
è stata declassata a “investimento value”, «all’interno dei mercati sviluppati - aggiunge Marco Aboav, macro
portfolio manager di MoneyFarm - il
recente storno delle banche ha contribuito in maniera preponderante
all’avversione al rischio».
Ma l’Europa offre ancora prezzi a
sconto rispetto alla media storica e rispetto agli Usa, «grazie a un P/e di 13
contro 19 dello S&P - sostiene Gabriele Roghi, responsabile della consu-
S&P500 vs Eurostoxx50
Indici a confronto. Base 26/4/2013 = 100
145
132,42
140
135
s&p500
130
125
120
115
110
105
eurostoxx 50
100
95
116,65
90
26/04/13
27/04/16
lenza agli investimenti di Invest Banca - e un rapporto prezzo/valore di libro di 2,5 contro 5. Sul Vecchio continente pesano ancora tutte le
problematiche relative alla tenuta
dell’euro». Ma non tutto è da buttare.
E cosa si salva? «Le banche, soprattutto in Italia - risponde Scibona - offrono qualche spunto interessante,
così come i titoli del settore energetico, con il prezzo del greggio ora in corso di stabilizzazione. Ci piacciono i
farmaceutici le cui quotazioni si sono
ridotte rispetto ai massimi».
«I settori - conferma Aboav - che
da inizio anno in Europa hanno fatto
meglio sono legati alle materie prime
e all’energia, ma in un’ottica di lungo
termine riteniamo che sia importante diversificare proprio per la componente value che offre l’azionario Europeo a livello aggregato rispetto agli
Stati Uniti». I preferiti dagli investitori sono «i titoli del lusso e dei beni di
consumo voluttuari - conclude Roghi
- sebbene nel corso dell’ultimo anno
abbiano sofferto molto della debolezza delle economie emergenti. Al
momento possono essere reinseriti
nei portafogli perché il peggio sembra essere passato». — L.M.
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DIETRO
I NUMERI
Fabrizio
Galimberti
Tassi negativi, remunerazione
positiva
L
e improvvide esternazioni
di Wolfgang Schäuble, il
ministro tedesco delle
Finanze, hanno allargato le
critiche alla Bce a un terreno
squisitamente politico: la Bce, ha
detto il Nostro, ha incoraggiato
l’estrema destra euroscettica.
Purtroppo, la politica della
Bce non è osteggiata solo da
Schäuble ma da vasti settori
dell’opinione pubblica, a
cominciare sia dai quotidiani
popolari (Bild) che da quelli più
seri (Frankfurter Allgemeine Zeitung). L’accusa si concentra
sul problema dei tassi di
interesse a zero, se non negativi.
In una nazione dove il risparmio
è riverito, e la stessa parola –
Schuld – vuol dire sia “debito”
che “colpa”, il fatto di una
remunerazione nulla per quel
nobile comportamento non
piace. Il che è comprensibile.
Meno comprensibile è che, in
una nazione dove il grado di
alfabetismo economico
dovrebbe essere più elevato che
altrove, non si distingua fra
remunerazione nominale e reale.
Una distinzione che dovrebbe
essere manifesta almeno a un
ministro delle Finanze.
Come mostra il grafico, gli alti
e recenti lai a proposito dei tassi
zero, si sono manifestati quando
i tassi nominali hanno raggiunto,
appunto, quota zero. Ma, anche a
questa bassa quota, i tassi reali
sono ancora, sia pure
modestamente, positivi. Lo
stesso grafico mostra come in
lunghi periodi del recente
passato – negli anni 2003-2005 e
2010-2013 – i tassi-guida reali
della Bce furono negativi, senza
che per questo l'opinione
pubblica si sollevasse. Si tratta
chiaramente di un’ennesima
manifestazione di “illusione
finanziaria”. Si guarda al livello
dei tassi nominali e si trascurano
quelli – reali – che contano
veramente ai fini della
remunerazione del risparmio.
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Tassi guida euro
Tassi nominale e reale
2,5
2,0
1,5
nominale
1,0
0,5
0
-0,5
reale
-1,0
-1,5
Media
2003-05
Media
2010-13
Marzo
2016
fonte: elaborazioni di Plus su dati Bce, Eurostat