La mantide religiosa - BookSprint Edizioni

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La mantide religiosa - BookSprint Edizioni
La mantide religiosa
Alberto Chiodini
LA MANTIDE RELIGIOSA
romanzo
www.booksprintedizioni.it
Copyright © 2013
Alberto Chiodini
Tutti i diritti riservati
A mia moglie
con gratitudine per la sua devozione,
nonostante le non sempre sufficienti attenzioni
che ho avuto per lei
e
a tutte le donne
scusandomi, come uomo,
per le prepotenze e le violenze
che sono ancora costrette a subire e sopportare.
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Rosella Plagiati era una donna comune con un nome
comune, in Val d’Arbia, dove era nata in una giornata
uggiosa di metà novembre 1956. Secondogenita di
piccoli coltivatori diretti, aveva trascorso l’infanzia e
la fanciullezza come tanti suoi coetanei e conterranei.
Elementari e medie a Buonconvento. Compiuti i quattordici anni, libretto di lavoro e apprendista parrucchiera in un piccolo negozio di Monteroni d’Arbia.
Anche la titolare si chiamava Rosella. La prima settimana l’aveva consumata a spazzare capelli e pulire
vetri e specchi, poi aveva cominciato a fare shampoo.
Lavorava dalle otto di mattina alle otto di sera, dal
martedì al sabato. Il sabato poteva capitare di fare anche più tardi. La domenica mezza giornata: dalle sette
alle quattordici. Tornata a casa, pranzato e aiutata la
mamma a riassettare la casa, la domenica se n’era belle che andata. Rimaneva il dopo cena da trascorrere
con le amiche, senza fare troppo tardi. D’inverno o al
cinema del paese o a qualche festa in casa: una decina
di ragazzetti, maschi e femmine, dai quindici ai diciassette anni si ritrovavano in uno scantinato per ballare al suono di un mangiadischi. Più che ballare si
tenevano stretti lasciandosi andare ad ardite pomiciatine. Le piaceva uno in particolare, ma era tanto timido che lo avevano delegato a mettere i dischi. Una vol7
ta che riuscì a trascinarlo in mezzo alla stanza rimasero senza musica. D’estate a mangiare un gelato e a
rubarsi qualche bacetto lungo il fiumiciattolo che
scorreva lì vicino. Il lunedì, giorno di chiusura, nel
pomeriggio frequentava corsi di apprendimento; lì
ebbe i suoi primi veri approcci amorosi. Fra i suoi
corteggiatori c’era un maestro parrucchiere, una decina d’anni più grande di lei, abile seduttore, gradito
alle donne. A quei tempi non pochi uomini ambivano
menar vanto, alcuni con ragione, delle proprie arti
amatoriali, atte non solo alla conquista, ma anche e
soprattutto al soddisfacimento femminile. Si diceva
che molte donne straniere frequentassero le spiagge
italiane anche per questo motivo. Un lunedì il maestro
convinse Rosella a trattenersi un po’ di tempo oltre le
lezioni. Le fece provare i sapori dell’amore. La cosa le
piacque così tanto che il lunedì diventò il suo giorno
preferito. In breve tempo imparò tante cose bellissime
che le procuravano, come diceva lei, momenti d’estasi.
Consigliata dal suo maestro si fece inserire un diaframma, quale sistema contraccettivo, a quei tempi
considerato fra i più sicuri. Dopo quattro anni di apprendistato aveva ottenuto la qualifica di operaia. Nel
frattempo l’attività ebbe un buon sviluppo, anche per
merito suo; la cosa indusse la titolare ad assumere
una nuova apprendista. Richiesta di un parere, Rosella disse: «Assuma chi vuole purché non si chiami Rosella.» Fu assunta una ragazzetta di nome Rossella.
Era diventata tanto brava che la titolare poteva permettersi di assentarsi dal negozio anche per più giorni
senza che l’attività subisse conseguenze negative. Per
accrescere le sue qualità professionali la titolare la
mandava, un paio di volte all’anno, a frequentare corsi
di perfezionamento e aggiornamento. In quelle occa8
sioni Rosella univa l’utile al dilettevole. Era quasi
sempre la compagnia preferita dagli uomini. La sua
bellezza era comune a tante altre donne: capelli media
lunghezza, color biondo oro a due scalature di tono,
occhi castani, 165 centimetri di altezza, belle gambe,
seno medio, voce gradevole; il sorriso l’arma vincente:
ispirava simpatia e desiderio. Ma se la natura non
aveva esagerato con lei in bellezza, provvide personalmente ad accrescerla: dedicò tanta cura al suo corpo e al suo viso che ben presto diventò quasi irresistibile.
Passò notti di intensa passione. Abile e disinibita,
dava e prendeva a piene mani, nessuno rimaneva deluso. In cambio del piacere che procurava pretendeva
altrettanto piacere, chi non era in grado di sostenere il
suo ritmo meglio che rinunciasse. Su questo era intransigente. Al suo paese invece non dava confidenza,
era ritenuta una inaccessibile. Anche il maestro che
l’aveva avviata alle capacità erotiche veniva da fuori.
Era stato lui a sconsigliarla di farsi coinvolgere da
gente del luogo: “la volpe non fa danni vicino casa”
era il suo motto. Fino ai ventitré anni di età visse pienamente i successi professionali e amorosi, poi ci fu
la svolta. Era la fine di luglio del 1980, era anche la
fine delle sue vacanze estive, nel suo luogo preferito:
Castiglion Della Pescaia. In quegli anni la ridente cittadina grossetana era meta ambita dei nuovi benestanti che volevano distinguersi. L’esercito dei vacanzieri stava aumentando di anno in anno. La massa si
riversava, ad agosto, nelle spiagge Romagnole, più accessibili a livello economico. Chi si poteva permettere
maggior disponibilità economica preferiva evitare la
grande calca scegliendo mete più riservate e più costose, fra queste Castiglion della Pescaia, località pre9
ferita da quei toscani, e non solo, che amavano, a loro
parere, distinguersi. L’azzurro del mare e la costa variopinta, ricca di vegetazione, contribuiscono in maniera determinante a rendere la zona ambita. Punta
Ala ne è il fiore all’occhiello.
Rosella ci era stata per la prima volta, convinta da
un’amica, quattro anni addietro; se ne era subito innamorata. Aveva deciso che quella sarebbe stata la
sua residenza per le vacanze estive. Lei e la sua titolare erano d’accordo nel non tenere mai il negozio chiuso per ferie; una si assentava la seconda metà di luglio, l’altra la prima di agosto, alternandosi negli anni.
Quell’anno a lei era toccato luglio. Come negli anni
precedenti aveva trascorso una vacanza di totale riposo. Al mattino si alzava di buon ora, si dedicava a lunghe passeggiate insieme alla sua amica Giuliana, con
la quale condivideva la camera nel resort di Riva del
sole. Tuta e scarpette da ginnastica, alternando passo
spedito e piccolo trotto, salivano al Castello, attraversando lo splendido borgo medioevale. Dall’alto del castello si domina il mare sottostante. Lo spettacolo che
si può godere è quasi unico. Le due ragazze si riempivano i polmoni dell’aria fresca del mattino e lo spirito
di quell’atmosfera quasi ascetica. Riscendevano e andavano verso il porto, dove i pescatori attrezzavano le
piccoli imbarcazioni nella speranza di una giornata
opulenta. Insieme a loro, i vacanzieri amanti di pesca
sportiva. Ormai conoscevano quasi tutti; sembrava
quasi le aspettassero. Con loro scambiavano il buon
giorno e qualche opinione. Tornate al resort, dopo
una doccia, consumata la colazione, andavano in
spiaggia fino a mezzogiorno. Mentre il sole anneriva
la loro pelle parlavano della loro vita, delle loro avventure, dei loro progetti e ridevano, ridevano; erano
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sempre di buon umore. Ogni tanto un tuffo fra le onde per tornare a sdraiarsi sui teli. Molti ragazzi cercavano l’abbordaggio, ma loro, educatamente, declinavano qualsiasi invito, tanto che qualche mala lingua
aveva insinuato che fra le due ci fosse uno strano rapporto. A volte le apparenze sono davvero fuorvianti.
Capitava che nel tardo pomeriggio, quando la calura
scendeva di alcuni gradi, noleggiassero delle bici per
fare delle escursioni verso l’interno collinare. Erano
salite fino in cima Vetulonia. L’antica città Etrusca, a
poco meno di quindici chilometri, era una delle loro
mete preferite. Quel piccolo borgo in mezzo a vegetazione quasi incontaminata con i suoi ruderi riesce a
parlarti di quasi tremila anni addietro. Rientravano al
resort all’imbrunire, quando si verifica il trionfo dei
colori; le ombre dei boschi vanno ad incrociare il rossastro calar del sole, dietro il promontorio di Punta
Ala, che lancia sull’azzurro del mare riflessi a giocare
con le onde. Spesso erano così stanche da passare le
ore serali nei dondoli ad ammirare le stelle.
Giuliana era una ragazza un paio di anni più grande, di Ponte d’Arbia, un paesino fra Monteroni e
Buonconvento, che prende il nome da ponte che aiuta
la via Cassia ad attraversare il torrente, protagonista
della vallata, che nasce sopra Castellina in Chianti, e
porta le sue acque, scarse e calme d’estate, abbondanti
ed agitate in inverno, nell’Ombrone. Nei giorni di bella stagione i suoi argini sono affollati da pescatori, e
da teneri amanti le notti. Alta, mora e snella, era impiegata al MPS di Monteroni. Erano diventate amiche
tre anni prima, quando Giuliana aveva iniziato a frequentare il salone di bellezza “Le Roselle” come ormai
tutti lo chiamavano; cinque gli addetti a quel tempo:
le due Roselle, due phoniste e una shampista. A metà
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anni ‘70 il cambiamento moda, partito da Londra nel
1964 con Vidal Sassoon, aveva raggiunto anche la
provincia. Loro avevano saputo cogliere l’attimo; erano state le prime nella vallata a introdurre il taglio a
forbice e l’asciugatura a phon. Fino ad allora solo i
grandi stilisti di città erano in grado di farlo; gli altri
accorciavano i capelli con lo “sfilzino”: servizio che
nemmeno facevano pagare. La piega era solo a bigodini, asciugata sotto il casco. Le nuove linee moda fecero il loro ingresso trionfale. Taglio carré o degradato, linea pagoda o selvaggia, colori cangianti con mechature di vario genere, asciugatura a phon. Le donne, soprattutto giovani, che volevano essere alla moda, erano diventate loro clienti; arrivavano anche dai
paesi vicini. Altre, come Giuliana, non avevano più
bisogno di andare negli istituti di bellezza di Siena.
Per le due ragazze stringere amicizia era stato facile
date le loro molte affinità. In campo erotico Giuliana
era un po’ meno fantasiosa, ma altrettanto esuberante. Era anche molto religiosa; dopo una lunga notte
d’amore, ringraziava Dio per il piacere provato. Spenta la luce, prima di addormentarsi si faceva il segno
della croce e recitava una preghiera: «Signore ti ringrazio per questa persona che mi hai fatto incontrare
e per avermi consentito di godere due ore meravigliose. Ti prego non considerare peccato questi piaceri
che concedo al mio corpo, tempio dell’anima che ti
appartiene. Se il mio corpo sta bene, l’anima è serena,
e chi mi circonda ne trae vantaggio.»
Quando Rosella andava ai corsi di aggiornamento,
Giuliana prendeva alcuni giorni di ferie per accompagnarla. Trascorrevano giorni e notti stupende. Un appuntamento che non perdevano mai era il “Cosmoprof” di Bologna. Evento mondiale dedicato alla bel12