Roberta Coglitore Con il termine imagination

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Roberta Coglitore Con il termine imagination
Roberta Coglitore
Con il termine imagination materiélle Gaston Bachelard indica lo
studio delle forme dell’immaginazione legate ai quattro elementi della
natura: fuoco, acqua, aria e terra. L’immaginazione è per Bachelard
strettamente collegata alla materia e le immagini che l’analisi
tematologica rianima illustrano la filosofia dei quattro elementi che la
scienza antica ha tramandato.
La ripresa degli elementi primordiali e dei relativi temperamenti
umani (collerico, flemmatico, sanguinico e malinconico) in relazione alle
tematiche della facoltà immaginativa costituisce, all’interno della visione
filosofico-epistemologica di Bachelard, il tentativo di restituire unità al
cosmo parcellizzato della scienza novecentesca e la possibilità di definire
i campi dell’attività del soggetto savant e rêveur (che conosce e che
immagina).
Nella direzione di una fantastica trascendentale auspicata dai
romantici
tedeschi,
mirante
alla
definizione
delle
possibilità
dell’immaginazione, Bachelard traccia i confini della rêverie. In linea con il
Phantasieren freudiano, la dimensione diurna e attiva della dimensione
immaginativa è intesa nell’alternanza al sogno notturno. L’attività della
rêverie si verrà specificando nel corso dell’opera bachelardiana
trasformandosi da semplice prolungamento diurno del sogno (Bachelard
1938) in sublimazione dell’inconscio (Bachelard 1960). La surrealtà
dell’immaginario che si determina come livello ulteriore della realtà si
ottiene tramite un’elevazione in una dimensione spirituale, liberata dalla
repressione delle pulsioni e lontana dalle scorie corporee. Alla surrealtà
del
soggetto
immaginante
corrisponde
un
complementare
surrazionalismo del soggetto conoscente. L’accordo con il surrealismo
sulle tematiche della forza delle immagini e della funzione di irrealtà viene
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sospeso nell’abbandono assoluto al sogno, tema molto caro ai surrealisti.
Per Bachelard l’attività fantastica dell’immaginazione è sempre legata al
linguaggio e alla coscienza e va comunque guidata per evitare che ricada
nelle pulsioni inconsce e per evitare che oltrepassi la soglia della
dissoluzione della coscienza.
Gli ambiti dello scienziato e del poeta, del savant e del rêveur,
possono essere compresi da uno sguardo filosofico che per Bachelard si
traduce nel progresso della conoscenza scientifica. Alla difesa della
ragione e delle sue capacità,
che hanno interessato lo scienziato
Bachelard fino agli anni Trenta, si aggiunge una curiosità per i poteri
dell’immaginazione che esulano dal campo strettamente razionale. Lo
studio dell’immaginazione materiale nasce dal programma epistemologico
di riportare alla ragione l’irrazionale e gli errori che la scienza ha
compiuto nel corso della storia. Le successive opere di Bachelard
ripiegate verso la definizione delle poetiche dello spazio, della rêverie,
della fiamma della candela (Bachelard 1957, Bachelard 1960, Bachelard
1961) e verso la costituzione di un soggetto che trova il riposo nelle
immagini porteranno a un cambiamento di prospettiva anche se non a
una trasformazione radicale delle questioni epistemologiche. Il savant e il
rêveur sono due dimensioni complementari dell’uomo che non si
cancellano o si superano reciprocamente ma che possono essere
indagate o vissute dallo stesso soggetto anche se in tempi diversi. Ciò
che invece viene superata è la datità naturale, nei due modi della scienza
e della poesia, della surrealtà e del surrazionalismo.
L’oggetto della rêverie che si delinea nella successione dei saggi
composti da Bachelard dal 1938 al 1948 sono le immagini immaginate,
quelle che si compongono nell’atto della loro realizzazione. E ciò avviene
sia nel momento della produzione poetica, quando la materia si rivitalizza
nelle immagini composte, sia al momento della seconda lettura qando
l’immagine si rianima nel contatto diretto con la materia che la sostanzia.
Gli elementi materiali sono per Bachelard “gli ormoni dell’immaginazione”
e l’immagine diventa il soggetto dell’attività dell’immaginazione creatrice
(Bachelard 1943). Come l’archetipo junghiano l’immagine immaginata, da
distinguere da quella che riproduce la realtà semplicemente
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rappresentandola, si presenta all’uomo e rianima l’aurorale originarietà
del legame con la materia naturale. Come i miti originari l’immagine è già
simbolo in sé sin dal principio, e come essi si rivolge principalmente alle
costanti universali e pertanto al versante naturale dell’uomo.
Il ciclo di studi dedicati da Bachelard all’immaginazione materiale
costituisce il progetto di una metafisica dell’immaginazione. Lo studio
della bellezza profonda della materia, e non delle sue forme, fonda sia
l’attività immaginativa sia la sostanza delle immagini.
Sarà la psicanalisi della conoscenza oggettiva a provvedere al
reperimento e alla rimozione degli ostacoli e degli errori che nel corso
della storia il soggetto conoscente ha incontrato. È in questa direzione
che deve intendersi la prima tappa della costituzione dell’analisi
dell’immaginazione materiale. Il primo studio è dedicato alla psicanalisi
del fuoco, cioè alle immagini soggettive, affettive e di conseguenza
erronee, che non hanno permesso il regolare sviluppo della scienza
termica (Bachelard 1938). Nella prima analisi Bachelard individua nei miti
e nella letteratura le filie o le fobie che si legano strettamente
all’immagine del fuoco e che impediscono alla scienza in modi altrettanto
forti di andare avanti. Qui ancora il termine immaginazione è legato alla
forza psichica della produzione delle metafore che, ordinate in
successione, indicano lo spirito poetico. In ogni poeta è possibile
riconoscere una legge psichica o complesso che si fissa preferibilmente
su uno specifico elemento naturale. Bachelard individua nei soggetti
mitologici e negli spiriti poetici i complessi attivi o passivi legati alla
comune immagine materiale. Per esempio, il complesso di Prometeo e di
Empedocle sono collegati rispettivamente a immagini del fuoco che
brucia o dal quale si viene bruciati, a soggetti che usano il fuoco o lo
subiscono.
Le cadute soggettive e affettive che andrebbero rimosse per il
Bachelard epistemologo vengono trasformate, nel volume dedicato alle
immagini acquatiche, nei sogni primordiali legati all’elemento naturale
(Bachelard 1942). Si fa chiara la distinzione tra l’immaginazione
materiale e quella dinamica, intese come il maschile e il femminile delle
acque, o ancora
tra quiete, stasi, da un lato, e irruenza, violenza,
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dall’altro. Inoltre a partire dal secondo studio più propriamente di
estetica letteraria,
l’immaginazione materiale si lega anche ai
temperamenti. Definendo una specifica poetica per ogni tipo psicologico
si approfondisce l’idea che ogni forma dell’immaginazione sia legata a
una materia e che a un poeta corrisponda un preciso orizzonte di
immagini impiegate. L’elemento materiale si definisce come “il buon
conduttore della continuità dello psichismo” (Bachelard 1943, p. 18).
Le immagini verticali dell’ascensione e della caduta legate all’aria
sono invece sottolineate come la valorizzazione per definizione, così che
diventano “le più naturali tra le metafore visive” (p. 12). Viene inoltre
introdotta nel terzo studio la specificità dell’immagine letteraria e
soprattutto la specificità dell’immagine “come soggetto del verbo
immaginare”, come attività del poeta più che della mitologia o della
storia. Ma sopratutto va sottolineato che nello studio delle immagini
aeree Bachelard abbandona definitivamente un approccio psicanalitico
dell’interpretazione per abbracciare un modo fenomenologico di rivivere
le immagini, che sarà portato alle sue estreme conseguenze nella trilogia
delle poetiche successive. Le immagini, puntuali e libere da ogni
riferimento all’unità psichica dell’autore, costituiscono uno spazio di
irrealtà dove poter vivere senza i limiti del determinismo freudiano e del
finalismo junghiano. Non essendo esclusivamente legate a un trauma che
va risolto o a una presentificazione del Sé che si pone in costante
alternativa al reale, le immagini legate alle materie per Bachelard
finiscono per costituire l’unica realtà dove è preferibile vivere.
Nei due volumi sulla terra la materia si presenta addirittura
multiforme: è dura e molle, pasta e fango, roccia, cristallo, minerale ma
anche casa, caverna, grotta, labirinto. Se il primo studio è rivolto alle
qualità estroverse della terra, il secondo ripiega sulle sue qualità di
introversione. Considerata come forza di volontà, che si esprime
nell’attività umana, la terra si conferma al suo massimo grado come
antagonista dell’uomo e dotata di un carattere dinamizzante nel
dualismo energetico del soggetto e dell’oggetto. L’azione contro le cose
genera per Bachelard il lavoro, così come l’azione contro l’io ha generato
la psicanalisi (Bachelard 1948a). Considerata invece come intimità delle
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sostanze, la terra si presenta come un interesse verso l’interno delle
cose. Nel secondo volume, dedicato alle immagini interiori, la direzione
verso il centro della terra indica un’altra direzione della valorizzazione
della verticalità, che si risolve nelle immagini del riposo, del rifugio e del
radicamento (Bachelard 1948b).
Nella direzione bachelardiana della critica archetipica e psicoanalisi
della cultura della materia ha lavorato inizialmente anche Gilbert Durand.
Egli ha dimostrato come la pretesa di ritrovare l’universalità delle
immagini nei quattro elementi della natura sia una costruzione mitologica
e pertanto sottoposta a cambiamenti e trasformazioni. La scelta
dell’elemento materiale attorno al quale gira l’immaginazione del poeta
non è determinata esclusivamente da tradizioni culturali ma, per
esempio, anche dalle ambientazioni climatiche. Lo studio psicanalitico
che Durand dedica alla neve spiega infatti che l’ambiente in cui si vive
determina la conoscenza profonda di alcuni elementi materiali che
incidono
nella
creazione
delle
immagini
poetiche,
mitiche
e
antropologiche. Se Bachelard aveva confessato di escludere, per
esempio, le immagini del mare nell’analisi tematologica dell’acqua perché
elemento estraneo al suo ambiente e del quale non riconosceva gli echi,
allo stesso modo Durand privilegia le differenze legate alle variazioni
fenomenologiche della neve, elemento a lui familiare (Durand 1953).
La questione in gioco è la definizione della facoltà immaginativa.
Per Bachelard è essenzialmente creatrice e non si riduce alla riproduzione
di percezioni ma consente la possibilità di liberarsi dalla realtà percepita,
superandola. Per Durand invece la costruzione dell’immaginario, che si
riconosce dai regimi che instaura nelle diverse antropologie, è filtrata
dall’ambiente naturale e sociale in cui si vive oltre che dalle
determinazioni psicologiche (Durand 1960). Le strutture antropologiche
dell’immaginario privilegiano così la forza sulla materia o secondo le
indicazioni di Leroi-Gourhan, i gesti sugli oggetti (Leroi-Gourhan 1943).
La posizione privilegiata dell’immaginazione, a metà strada tra una
natura psichica e una fisica, beneficia della dimensione immaginale
rivalutata negli stessi anni da Henri Corbin. Il mundus imaginalis della
filosofia iraniana, in una dimensione intermedia tra intelligenze e
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corporeità, rivive all’interno di un più ampio progetto di metafisica
narrativa (Corbin 1960).
Invece profondamente diversa nell’attegiamento rispetto al reale è
la posizione di Roger Caillois che considera l’immaginazione un
prolungamento della materia, una sua naturale continuazione.
L’immaginazione costituisce nell’uomo quella parte istintuale che
nell’animale si traduce in comportamenti e azioni, mentre nell’uomo in
immagini. Tutti gli elementi della natura, dalle pietre agli esseri
intelligenti, sono forme diverse del cosmo attraversate dalla stessa linfa
universale. Secondo tali direttive attraverso l’immaginazione è possibile
scoprire nel mondo minerale, di cui Caillois si farà il principale lettore tra
gli anni Sessanta e Settanta, le risonanze e gli accordi degli esseri del
cosmo. La prospettiva è diversa rispetto a Bachelard perché se lì le
immagini superano la realtà in Caillois la prolungano diventando esse
stesse natura.
Gli studi sull’immagnazione della materia continuano a essere
feconde in molti centri di studi. Le strade intraprese intrecciano i temi
dell’immaginazione della materia con l’antropologia (CRI, Grenoble), la
psicologia (CERIC, Savoia), la politica, la sociologia e gli studi sul
quotidiano (CEAQ, Paris) e le tematiche educative.
(Cfr. anche Antropologia del quotidiano, Critica archetipica, Cultura
visuale, Etnopsicologia , Metaforologia, Mitocritica, Storia della cultura,
Storia delle idee, Storia dei concetti, Semantica storica)
Funzione di irrealtà, Immaginario, Metafisica narrativa, Mundus imaginalis,
Razionalità applicata, Reale, Rêveur, Savant, Simbolico, Surrealtà.
http://www.u-bourgogne.fr/PHILO/CENTRE-BACHELARD/
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http://www.u-bourgogne.fr/PHILO/CENTRE-BACHELARD/tableaufrance.htm
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