L`album biango, da Abbey Road a Parco Sempione con l
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L`album biango, da Abbey Road a Parco Sempione con l
L’album biango, da Abbey Road a Parco Sempione con l’ironia degli EELST di ANTONELLA BELLIFEMINE Il progetto iniziale, a detta loro, era di fare un disco tipo l’Album Bianco dei Beatles, un disco con dentro un sacco di cose. Risultato: è venuto fuori un disco che è la caricatura del White Album, a partire dalla copertina, identica a quella famosissima dei Beatles, bianca con il nome della band e il titolo storpiato. Nasce così l’ultimo strampalato lavoro degli Elio e le Storie Tese. È come ritrovare dei cari amici ogni volta che li si ascolta, con la certezza che ci si divertirà anche in questa occasione. E infatti non deludono con questo nuovo disco d’inediti, giunto alle stampe dopo 5 anni, un tempo considerevole che è passato in un lampo, complice le tante apparizioni televisive e radiofoniche del gruppo, presenti come resident band a “Parla con me” della Dandini, programma in cui commentavano musicalmente gli eventi di cronaca politica, e conduttori su Radio Deejay in compagnia di Linus del programma “Cordialmente…”, senza contare la visibilità di Elio come giudice nel talent show X Factor. 1/3 L’album biango, da Abbey Road a Parco Sempione con l’ironia degli EELST Non aspettatevi chissà quali novità inaudite, ma poi chissà perché tanti si aspettavano da loro meraviglie strabilianti, sarà forse una conseguenza della notorietà televisiva che spinge a desiderare sempre di più e più senza sapere neanche cosa in preda ad una assuefazione d’immagini? La novità sta nel riuscire a raccontare storielle alla loro maniera, che è sempre quella da più di 20 anni: ironia, arguzia, una certa demenzialità voluta e ricercata, citazioni a volontà, tutti ingredienti che vanno a comporre quel nobile teatrino, altrimenti detto cabaret, che misto ad una indiscussa bravura tecnica musicale è il segreto del loro successo. Perché anche “far gli scemi” è un’arte e non tutti ci riescono senza cadere nel patetico e soprattutto senza divertire. In questo minestrone c’è tanta roba e tanti camei di amici musicisti e del mondo dello spettacolo, come Fiorello per esempio. L’album Biango si apre con un’annunciatrice russa che li presenta come star di Sanremo, accanto ad Adriano Celentano, Toto Cutugno, Ricchi e Poveri e Ramazzotti, passando poi alle due canzoni sanremesi, “Dannati Forever” e “La Canzone Mononota”, arrangiamenti geniali e testi pungenti. “Il Ritmo Della Sala Prove” è un condensato di luoghi comuni sul mondo dei giovani musicisti alle prese con le prime prove, brano chiuso dall’armonica a bocca del noto bluesman Fabio Treves. Mentre con “Lettere Dal WWW” e “Enlarge (Your Penis)” siamo nel campo della satira sociale dove viene sbeffeggiata quella parte del web fatta di richieste d’aiuto o di matrimonio di donne dell’est e truffe pubblicitarie. “Lampo” invece è una simpatica invettiva contro i maniaci delle fotografie da social network con un tiro rock, mentre “Luigi Il Pugilista” e “Una Sera Con Gli Amici” sono storie sulle cattiverie e sulle malelingue tra gli amici, l’ultima in particolare ha un andazzo sixties a metà strada tra I Giganti e i Platters, un tuffo nel passato veramente piacevole. “Amore Amorissimo” è introdotta da un Fiorello in collera con il gruppo, accusato ormai di “credersi chissà chi” ed è una chiara imitazione dello stile canoro di Domenico Modugno in salsa dance. “Il Tutor Di Nerone” vede la partecipazione del musicista e produttore Vittorio Cosma nei panni del rompiscatole telefonico di turno, quello che ha sempre qualche progetto da 2/3 L’album biango, da Abbey Road a Parco Sempione con l’ironia degli EELST proporti, ma la vera sorpresa è “Reggia (Base per altezza)”, brano strumentale interamente suonato dallo storico gruppo degli Area, esempio di rock progressive alla vecchia maniera suonato divinamente. Si continua con “Come Gli Area”, un omaggio sentimentale a questo grande gruppo. Le conclusive “A Piazza San Giovanni” e l’ormai celebre “Complesso Del Primo Maggio” vantano la collaborazione con un divertito Finardi, le uniche canzoni con un chiaro riferimento politico, satira scanzonata sui musicisti e sugli spettatori dell’evento musicale romano, canzone che cambia mille volte registro in un grande pastiche finale. Il disco è piacevolissimo, strappa sorrisi consapevoli di un certo cinismo e di tante assurdità della nostra società e loro sono maestri di opera fina. Attenzione però, potreste riconoscervi in uno dei tanti personaggi deliranti di questo quadro variegato. 3/3