Il torneo di Ashby

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Il torneo di Ashby
5 L’arte del romanzo – Il romanzo storico, sociale e psicologico
Walter Scott
Il torneo di Ashby
Il brano che ti presentiamo è tratto dal romanzo Ivanhoe di Walter Scott, pubblicato nel 1819.
Ambientato nell’Inghilterra della fine del XII secolo, ai tempi del
conflitto tra la popolazione sassone e la nobiltà normanna che
aveva conquistato il paese, il romanzo narra le gesta del nobile
cavaliere Ivanhoe, di origine sassone. Diseredato e bandito dal regno perché innamorato di Lady Rowena, promessa a un altro per
ragioni politiche, Ivanhoe si fa crociato al seguito del re Riccardo
Cuor di Leone. Durante la crociata però, il fratello del re, Giovanni Senza Terra, ne usurpa il trono. Al suo ritorno, Riccardo, aiutato da Robin Hood e dagli arcieri della foresta di Sherwood, ma soprattutto da alcuni cavalieri sassoni, tra cui il valoroso Ivanhoe,
riconquisterà il trono.
La complessa vicenda ha quindi un lieto fine anche perché
Ivanhoe, dopo molte peripezie, riuscirà a sposare Rowena, la
donna che ama.
Le pagine qui di seguito riportate riguardano un torneo, ossia
una competizione cavalleresca, indetto da Giovanni Senza Terra
durante l’assenza del re Riccardo Cuor di Leone impegnato nella
crociata.
In questo torneo si scatenano tutta la violenza e l’odio accumulati reciprocamente da Sassoni e Normanni.
Il brano è ricco di suspense: chi saranno i due misteriosi e valorosi cavalieri del torneo, il Diseredato e Le Noir Fainéant, il «Nero Fannullone»?
1. maestria: abilità.
2. cavaliere Diseredato: è il sassone Ivanhoe,
diseredato e bandito dal
regno dal principe Giovanni Senza Terra, che
partecipa al torneo in
incognito.
3. lizza: il campo del
torneo.
4. a una voce: tutti insieme.
5. il suo bastone: il
suo scettro, ponendo
così fine al combattimento.
6. cela: nasconde.
La maestria1 del cavaliere Diseredato2 e l’agilità del nobile animale
che egli montava, gli permisero di tener testa per pochi minuti ai tre
avversari volteggiando con l’agilità di un falcone in volo, tenendo i
nemici il più possibile separati e gettandosi ora contro l’uno ora contro l’altro con gran colpi di spada che prevenivano quelli degli avversari.
Ma sebbene la lizza3 risuonasse degli applausi alla sua bravura, era
evidente che avrebbe finito con l’essere sopraffatto; e i nobili che
circondavano il principe Giovanni lo pregarono a una voce4 di abbassare il suo bastone5 e di salvare un così bravo cavaliere dalla disgrazia di essere vinto dal numero.
«No davvero, per la luce del cielo!» rispose il principe Giovanni.
«Questo giovanotto che cela6 il suo nome e disprezza la nostra ospitalità, ha già guadagnato un premio e adesso può lasciare il turno
agli altri.» Ma mentre così parlava un incidente inatteso cambiò le
sorti della giornata.
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7. impresa: stemma.
8. Le Noir… fannullone: questo cavaliere è il
re Riccardo Cuor di
Leone, tornato di nascosto in Inghilterra per
vendicarsi del principe
Giovanni che gli aveva
usurpato il trono.
9. apatia: disinteresse,
indifferenza.
10. Desdichado: Diseredato, in lingua spagnola; è appunto la
scritta che il cavaliere
Diseredato, cioè Ivanhoe, porta sullo scudo.
11. il Templare: Brian
de Bois-Guilbert, appartenente all’ordine
monastico-guerriero dei
Templari o cavalieri del
Tempio di Gerusalemme, nemici di Riccardo
Cuor di Leone.
12. Front-de-Bœuf: un
altro cavaliere normanno del gruppo del Templare schierato contro
Ivanhoe e i suoi uomini.
13. sul frontale del
destriero: sulla parte
dell’armatura, una piastra di ferro, che proteggeva la fronte del cavallo (destriero).
14. Athelstane di Coningsburg: promesso
sposo di Rowena, la
donna amata da Ivanhoe.
15. Brian de Bois-Guilbert: il Templare che I-
vanhoe aveva affrontato
per primo.
16. fatale spada: la
spada con cui avrebbe
potuto ucciderlo.
17. debita: dovuta, doverosa.
18. padiglioni: tende.
19. quartieri: alloggi.
Nelle file del cavaliere Diseredato vi era un campione in armatura
nera, montato su di un cavallo nero, di vasta corporatura, poderoso
e forte nell’aspetto come il cavallo su cui era montato. Questo cavaliere, che non aveva alcuna impresa7 sullo scudo, aveva mostrato fino allora scarsissimo interesse agli esiti della battaglia, respingendo
con evidente facilità quelli che lo attaccavano ma senza approfittare
poi del vantaggio e senza assalire alcuno. Insomma, fino allora era
stato piuttosto uno spettatore che un attore e per questo si era guadagnato, da parte degli spettatori, il nome di Le Noir Fainéant, il nero fannullone8.
Improvvisamente questo cavaliere parve scuotersi dalla sua apatia9
nel vedere il capo del suo partito così duramente incalzato; e, dato
di sprone al cavallo che era ancor fresco, corse come un fulmine in
suo aiuto esclamando con una voce che sembrava uno squillo di
tromba: «Desdichado10 alla riscossa!». Era tempo, perché, mentre il
cavaliere Diseredato incalzava il Templare11, Front-de-Bœuf12 gli si
era avvicinato levando la spada; ma prima che il colpo scendesse, il
nero cavaliere gli calò sulla testa un fendente che, scivolando sul lucido elmo, piombò con violenza appena smorzata sul frontale del
destriero13, e Front-de-Bœuf rotolò a terra col suo cavallo, egualmente storditi dal colpo l’uomo e l’animale. Le Noir Fainéant volse
allora il cavallo verso Athelstane di Coningsburg14, ed essendosi
spezzata la sua spada nello scontro con Front-de-Bœuf, strappò di
mano al gigantesco sassone la sua ascia di battaglia e, come se fosse
familiare con l’uso di quest’arma, gli diede un tal colpo sulla cresta
dell’elmo che anche Athelstane cadde a terra privo di sensi. Compiuta questa duplice impresa per la quale fu tanto più applaudito in
quanto nessuno se l’aspettava da lui, il cavaliere parve ricadere nella sua indifferenza e se ne tornò tranquillamente all’estremità settentrionale della lizza lasciando che il suo capo se la sbrigasse come
meglio poteva con Brian de Bois-Guilbert15. La cosa non era più difficile come prima. Il cavallo del Templare aveva perso molto sangue
e cedette all’urto del cavaliere Diseredato. Brian de Bois-Guilbert
cadde a terra, impigliato nella staffa, da cui non riusciva a liberare il
piede. Il suo avversario saltò da cavallo e levò sulla sua testa la sua
fatale spada16 comandandogli di arrendersi; ma allora il principe
Giovanni, assai più commosso dalla pericolosa situazione del Templare di quanto non lo fosse stato da quella del suo rivale, gli risparmiò l’umiliazione di dichiararsi vinto abbassando il bastone e ponendo termine al conflitto.
Gli scudieri che avevano trovato pericoloso o difficile assistere i loro padroni durante la mischia scesero in lizza per prestare la debita17 assistenza ai feriti che furono portati con grande cura e attenzione nei padiglioni18 vicini o nei quartieri19 preparati per loro nel
villaggio. Così finì il memorabile campo di Ashby-de-la-Zouche, uno
dei più coraggiosamente combattuti tornei del tempo, perché seb-
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20. epiteto: sopranno-
me.
21. araldi: nel Medioe-
vo ufficiali incaricati di
rendere pubbliche le
decisioni e le leggi stabilite dalle autorità.
22. marescialli di campo: coloro che dirige-
vano il torneo.
bene solo quattro cavalieri, compreso uno soffocato dal calore dell’armatura, perdessero la vita sul campo, tuttavia più di trenta furono gravemente feriti, quattro o cinque dei quali non si riebbero più.
Molti più furono resi invalidi per tutta la vita, e quelli che se la cavarono meglio portarono con sé nella tomba i segni del combattimento. Per questo il torneo è sempre ricordato negli antichi racconti come il Nobile e Lieto Passo d’Armi di Ashby.
Il principe Giovanni doveva adesso nominare il miglior cavaliere, ed
egli decise che l’onore del giorno toccava al cavaliere che la voce popolare aveva nominato Le Noir Fainéant. Fu fatto notare al principe
che la vittoria era stata praticamente conquistata dal cavaliere Diseredato che, durante il giorno, aveva abbattuto di sua mano sei campioni e infine gettato a terra il capo del partito opposto. Ma il principe Giovanni rimase fermo nella sua opinione sostenendo che il cavaliere Diseredato e il suo partito avrebbero perso la giornata senza
il potente aiuto del cavaliere dalla Nera Armatura, al quale, dunque,
egli insisté per assegnare il premio.
Ma con sorpresa di tutti il cavaliere prescelto non si poté trovare in
alcuna parte. Aveva lasciato la lizza non appena cessato il conflitto e
alcuni spettatori lo avevano visto allontanarsi per i sentieri della foresta con lo stesso passo lento e la stessa indifferenza che gli avevano procurato l’epiteto20 di Nero Fannullone. Dopo essere stato chiamato due volte con squilli di tromba e proclamazioni degli araldi21,
fu necessario nominare un altro per ricevere gli onori che erano stati assegnati a lui, e il principe Giovanni non ebbe altra scusa per respingere i meriti del cavaliere Diseredato che fu quindi nominato il
campione della giornata.
Attraverso il campo cosparso di sangue e ingombro di armi spezzate e di cavalli uccisi o feriti, i marescialli di campo22 condussero nuovamente il vincitore ai piedi del trono del principe Giovanni. «Cavaliere Diseredato», disse il principe Giovanni, «poiché volete essere conosciuto solo con questo nome, per la seconda volta vi assegniamo gli onori di questo torneo, e vi annunciamo il diritto di reclamare e ricevere dalle mani della regina dell’amore e della bellezza la corona d’onore che il vostro valore ha giustamente meritato.»
Il cavaliere salutò profondamente e con grazia, ma non rispose parola.
Mentre le trombe squillavano e gli araldi proclamavano a gran voce
onore al coraggioso e gloria al vincitore; mentre le dame agitavano i
loro fazzoletti di seta e i loro veli ricamati, e mentre tutti si univano
in clamorose grida di esultanza, i marescialli condussero il cavaliere
Diseredato attraverso la lizza fino ai piedi del trono d’onore occupato da Lady Rowena.
Il campione fu fatto inginocchiare sul primo gradino di questo trono. In realtà tutti i suoi gesti, dopo la fine del combattimento, sembravano compiuti piuttosto per incitamento di quelli che gli erano
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23. alla sua riluttanza:
al fatto che egli non voleva che gli togliessero
l’elmo.
24. sfibbiando la gorgera: slacciando, scio-
gliendo le fibbie della
parte dell’armatura che
proteggeva la gola.
25. profusione: grande
abbondanza.
26. costernazione:
smarrimento.
27. Cedric: si tratta di
Cedric di Rotherwood,
il padre di Ivanhoe, che
aveva scacciato di casa il
figlio a causa del suo amore per Rowena.
28. deliquio: svenimento.
attorno che per suo volere; e fu osservato che vacillava mentre veniva condotto per la seconda volta attraverso la lizza. Rowena, scendendo dal suo posto con un passo pieno di grazia e di dignità, stava
per posare la corona che aveva in mano sull’elmo del cavaliere,
quando i marescialli esclamarono a una sola voce: «Non così: la sua
testa deve essere scoperta».
Il cavaliere mormorò debolmente poche parole che si persero nella
cavità dell’elmo ma che sembravano esprimere il desiderio che non
gli togliessero il casco. Tuttavia, per amore di formalità o per curiosità, i marescialli non badarono alla sua riluttanza23 e gli tolsero l’elmo sciogliendone i lacci e sfibbiando la gorgera24. Si videro allora i
lineamenti belli, sebbene abbronzati dal sole, di un giovane di venticinque anni, tra una profusione25 di corti capelli biondi. Era pallido come un morto e macchiato di sangue in due o tre punti.
Rowena, appena lo vide gettò un debole grido; ma ritrovando subito tutta la sua energia e facendosi forza per continuare mentre tutta
la sua persona tremava per l’improvvisa emozione, posò sul capo
chino del vincitore la splendida corona premio della giornata pronunciando con chiara voce queste parole:
«Io ti concedo questa corona, messer cavaliere, come ricompensa
del valore, destinata al vincitore di oggi». Sostò un attimo e poi aggiunse con voce ferma: «E mai una corona cavalleresca non potrebbe essere posta su una fronte più degna».
Il cavaliere chinò la testa e baciò la mano della bella sovrana da cui
era stato ricompensato il suo valore, poi, piegandosi ancor più, si accasciò ai suoi piedi.
Vi fu una costernazione26 generale. Cedric27, che era rimasto ammutolito dall’improvvisa comparsa del figlio da lui bandito, si slanciò in
avanti come per separarlo da Rowena: ma questo era già stato fatto
dai marescialli di campo che, indovinando le ragioni del deliquio28
di Ivanhoe, si erano affrettati a slacciargli l’armatura e avevano trovato che la punta di una lancia era penetrata attraverso la corazza e
lo aveva ferito profondamente in un fianco.
(da Ivanhoe, Rizzoli, Milano)
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