l`autore - effediemme

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l`autore - effediemme
SCOTT
l’autore
Walter
Scott
Sir Walter Scott (1771-1832) è uno scrittore scozzese. Nasce a Edimburgo da famiglia benestante
e colta, ma a causa della salute fragile (si ammala a un anno di poliomielite) vive l’infanzia in
campagna, dove il padre possiede una fattoria.
Le sue prime opere poetiche, che ottengono un
notevole successo di pubblico, sono il risultato di
una formazione culturale influenzata dalle leggende e dalle ballate dell’antica tradizione popolare scozzese. Scott diviene avvocato come il
padre, ma la sua fama è legata alla letteratura e
in particolare alla nascita del romanzo storico:
egli si propone di rappresentare le usanze, la vita
quotidiana, la cultura, i costumi del passato in
grandi affreschi in cui allo scrupolo documentario si associa l’invenzione romanzesca. Nei suoi
romanzi agiscono personaggi storici e inventati,
e gli eventi realmente accaduti si mescolano a
quelli immaginari. Il primo libro con queste caratteristiche è Waverley (1814), cui seguono numerosi altri titoli di grande successo. L’opera che
però più delle altre contribuisce a diffondere la
moda del romanzo storico in Europa è Ivanhoe
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(1819), che narra il conflitto tra Sassoni e Normanni nell’Inghilterra medievale di Riccardo
Cuor di Leone (XII secolo). Arricchitosi notevolmente grazie al successo come romanziere, Scott subisce un rovescio di fortuna
quando, nel 1826, fallisce la tipografia in cui
aveva investito gran parte dei propri capitali; l’assillo dei debiti lo costringe a dedicarsi
ancora più assiduamente all’attività letteraria,
concepita come un’impresa da cui ricavare il
massimo profitto.
Le sue opere rispondono al gusto allora molto diffuso per la tradizione locale, per l’epico
e per il pittoresco, ma sono anche caratterizzate da equilibrio e senso dell’umorismo: la
realtà è descritta con abbondanza di particolari e spiegata razionalmente (senza concessioni al mistero e al soprannaturale), mentre i
personaggi sono analizzati in profondità, con
particolare attenzione alla loro psicologia. In
Italia Alessandro Manzoni si ispira al suo modello per il romanzo storico I promessi sposi
(1827).
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Opera: Ivanhoe (1819)
Genere: romanzo storico
Tecniche narrative: la
Walter Scott
IVANHOE AL TORNEO
Durante la prima giornata del torneo di Ashby-de-la-Zouche, costituita da sfide individuali
tra i contendenti, si è distinto un cavaliere senza nome sul cui scudo figurava una quercia
strappata dalle radici con la parola spagnola Desdichado, cioè “diseredato”. Egli sceglie di
dedicare la vittoria a Lady Rowena, che diviene così la «regina dell’amore e della bellezza»,
cui spetta il compito di premiare il vincitore del giorno successivo.
Il secondo giorno il torneo prevede uno scontro collettivo tra cavalieri, divisi in due gruppi
di pari numero. I capi degli schieramenti sono l’ignoto cavaliere Diseredato e il templare
normanno Brian de Bois-Guilbert. Dalla parte di Bois-Guilbert combattono Athelstane, il
cavaliere sassone che non ha apprezzato, il giorno prima, l’omaggio del cavaliere Diseredato
a Lady Rowena, la sua promessa sposa, e il normanno Reginaldo Front-de-Boeuf. Lo scontro
è presieduto dal principe Giovanni e vi assistono dame e dignitari di corte.
fabula e l’intreccio
• le sequenze • i personaggi
• lo stile
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ra uno spettacolo bello e pauroso a un tempo il vedere tanti prodi campioni,
ben montati e fastosamente armati, pronti a un così formidabile incontro, fermi
sulle loro selle da combattimento come colonne di acciaio, aspettando il segnale
dello scontro con lo stesso ardore dei loro generosi corsieri1 che manifestavano la
loro impazienza nitrendo e scalpitando.
I cavalieri tenevano levate le loro lunghe lance le cui punte brillavano al sole, mentre
le banderuole che le adornavano ondeggiavano sopra le piume degli elmi. Rimasero
così finché i marescialli di campo2 ebbero esaminato le schiere con scrupolosa meticolosità per verificare che nessuno dei due partiti avesse più o meno combattenti del
numero fissato. Quando il numero si rivelò esatto, i marescialli si ritirarono dalla lizza 3 e Guglielmo de Wyvil4, con voce tonante, pronunciò le parole del segnale: – Laissez aller! 5 –. Le trombe squillarono, le lance dei campioni furono immediatamente
abbassate e messe in resta6, gli sproni colpirono i fianchi dei cavalli e le due prime
schiere di ogni parte si gettarono a pieno galoppo l’una contro l’altra e si incontrarono nel mezzo della lizza con un fragore che fu udito a un miglio di distanza. […]
La mischia divenne più furiosa con l’avanzarsi della seconda schiera di ogni parte,
che, facendo da riserva, veniva in aiuto dei compagni. I seguaci di Brian de BoisGuilbert gridavano: – Ah! Beau-Séant! Beau-Séant! Per il Tempio! per il Tempio!7 –.
La parte opposta rispondeva col grido: – Desdichado 8! Desdichado! – grido di guerra
che avevano preso dal motto scritto sullo scudo del loro capo.
1. corsieri: cavalli da battaglia.
2. marescialli di campo: funzionari preposti a far rispettare le regole del torneo.
3. lizza: il luogo recintato dove
si svolgeva il torneo.
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4. Guglielmo de Wyvil: uno
dei marescialli di campo.
5. Laissez aller!: lasciate andare!
6. in resta: in posizione orizzontale, cioè puntate verso il
nemico e pronte per la batta-
glia.
7. Beau-Séant! … Tempio!:
Beau-Séant (“belsedente”) è il
nome del vessillo bianco e nero
dei Templari, ordine cavalleresco religioso nato all’inizio
del XII secolo che aveva sede
a Gerusalemme (riconquistata dai cristiani con la prima
crociata), presso il tempio di
Salomone, da cui deriva il suo
nome.
8. Desdichado: diseredato, termine spagnolo.
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Scontrandosi così i campioni con estremo furore e con alterno successo, la marea
della battaglia sembrava fluttuare ora verso l’estremità meridionale ora verso quella
settentrionale della lizza a seconda che prevalesse l’uno o l’altro partito. Frattanto il
rumore dei colpi, e le grida dei combattenti si univano paurosamente con lo squillo
delle trombe e soffocavano i lamenti di coloro che cadevano e rotolavano indifesi
sotto le zampe del cavallo. Le splendide armi dei combattenti erano adesso sporche
di polvere e di sangue e cedevano ai colpi di spada e di ascia. Le gioconde piume
erano strappate dagli elmi e ondeggiavano al vento come fiocchi di neve. Tutto ciò
che era bello ed elegante nell’abbigliamento marziale 9 era scomparso, e quel che si
vedeva ispirava solo compassione o terrore.
Tale è tuttavia la forza dell’abitudine, che non solo gli spettatori volgari, naturalmente attratti da visioni di orrore, ma anche le dame della nobiltà che affollavano
le tribune, contemplavano il conflitto con un interesse certo palpitante, ma senza
alcun desiderio di distogliere l’occhio da una vista così terribile. Qua e là, è vero,
una bella guancia poteva impallidire, si poteva udire un debole grido se un amante,
un fratello, un marito erano gettati giù di sella. Ma, in generale, le dame incoraggiavano i combattenti non solo battendo le mani e agitando veli e fazzoletti, ma
anche esclamando: – Brava lancia! buona spada! – quando qualche bel colpo avveniva sotto i loro occhi. Se tale era l’interesse preso dal bel sesso per questo giuoco
l’opera
9. marziale: militare.
Ivanhoe
La vicenda è ambientata in Inghilterra alla fine del XII secolo, sotto il regno del normanno
Riccardo Cuor di Leone. Poco più di un secolo prima i Normanni avevano sconfitto i Sassoni nella battaglia di Hastings (1066), assicurandosi il dominio del paese.
Il nobile Cedric, che mira a restaurare una dinastia sassone nel paese, promette in sposa
l’affascinante fanciulla Lady Rowena, di cui è tutore e che vive nella sua casa come una
figlia, al giovane sassone di stirpe regale Athelstane di Coningsburgh. Ma il figlio di Cedric,
Wilfred di Ivanhoe, è innamorato di Lady Rowena e si oppone al progetto del padre, che lo esilia. Il giovane
parte allora per la terza crociata con il re Riccardo, ma ritorna per partecipare al torneo di Ashby-de-laZouche con un travestimento che impedisce di riconoscerlo. Il torneo consiste in una battaglia tra i migliori
cavalieri i quali, dopo essersi affrontati individualmente durante la prima giornata, si dividono in due gruppi
guidati ciascuno da un campione: nello scontro della seconda giornata una schiera è capeggiata dal cavaliere Diseredato (il sassone Ivanhoe), l’altra dal normanno Brian de Bois-Guilbert, appartenente all’ordine dei
Templari. Risultato vincitore grazie all’aiuto di un misterioso cavaliere Nero, il Diseredato svela la propria
identità; le sue ferite vengono curate dalla giovane Rebecca, figlia di un ricco ebreo, che si innamora di lui. Il
terzo giorno si svolge una gara di arcieri, vinta dal sassone Robin Hood, che vive nella foresta con una banda
di fuorilegge. Al ritorno dal torneo, Ivanhoe, Cedric, Lady Rowena e Rebecca vengono assaliti da un gruppo
di nobili normanni e imprigionati in un castello, da cui vengono liberati dopo varie peripezie grazie all’intervento di Robin Hood e del cavaliere Nero. Si scopre infine che il cavaliere Nero è il re Riccardo, tornato dalla
crociata per riprendersi il regno usurpato dal fratello Giovanni durante la sua assenza.
La riconquista del regno da parte del normanno re Riccardo, con l’aiuto del sassone Ivanhoe, dà inizio all’unione tra i due popoli da cui nascerà la nazione inglese. Grazie alla mediazione del re, Ivanhoe si riconcilia con il
padre e sposa Lady Rowena, mentre Rebecca, ancora innamorata di lui, si trasferisce in Spagna con il padre.
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sanguinoso, tanto più facilmente si comprenderà quello degli uomini. Esso si manifestava in alte acclamazioni a ogni mutar di fortuna, mentre tutti gli occhi erano
così fissi sulla lizza che gli spettatori sembravano dare e ricevere essi stessi i colpi
così largamente distribuiti. E durante ogni pausa si udiva la voce degli araldi10 che
gridava: – Combattete, bravi cavalieri! L’uomo muore ma la gloria vive! Combattete,
la morte è meglio della sconfitta! Combattete, bravi cavalieri! Per i fulgidi11 occhi
che osservano le vostre gesta! –.
Tra le varie fortune del combattimento gli occhi di tutti cercavano di scorgere i
capi delle due parti, i quali, gettandosi nel folto della mischia, incoraggiavano i loro
campioni con la voce e con l’esempio. Entrambi avevano compiuto grandi prove: né
Bois-Guilbert né il cavaliere Diseredato trovarono nelle schiere opposte un cavaliere che potesse opporsi a loro. Ripetutamente avevano cercato di incontrarsi, spinti
da un’eguale animosità12 e consapevoli che la caduta di uno dei due capi avrebbe
deciso della vittoria. Ma la ressa e la confusione erano tali che per tutta la prima
parte della battaglia i loro sforzi per incontrarsi furono vani ed essi furono ripetutamente separati dalla prontezza dei loro seguaci, tutti ansiosi di procacciarsi
onore misurando le proprie forze contro il capo del partito opposto. Ma quando il
campo cominciò a diradare per la quantità di coloro che, da entrambe le parti, si
erano riconosciuti vinti, o erano stati spinti all’estremità della lizza13 o erano stati
comunque resi incapaci di continuare la lotta, il Templare14 e il cavaliere Diseredato s’incontrarono infine con tutto il furore che può ispirare un odio mortale unito
a una rivalità di onore. Tale era l’abilità di ognuno di loro nel parare e nel colpire
che gli spettatori diedero un unanime e involontario grido esprimendo così la loro
ammirazione e il loro piacere.
Ma in quel momento il partito del cavaliere Diseredato aveva la peggio; il gigantesco braccio di Front-de-Boeuf15 da una parte, e la poderosa forza di Athelstane16
dall’altra abbattevano e disperdevano i loro più immediati oppositori. Trovandosi
liberi da avversari vicini, parve che a entrambi questi cavalieri venisse in mente
nello stesso istante che avrebbero potuto dare un decisivo vantaggio al loro partito
aiutando il Templare nella sua lotta contro il rivale. Quindi, voltati i cavalli nello
stesso istante, il normanno spronò da un lato contro il cavaliere Diseredato e il sassone fece altrettanto dall’altro. Sarebbe stato assolutamente impossibile sostenere
un assalto così ineguale e inatteso se il cavaliere non fosse stato avvertito dal grido
generale degli spettatori che non potevano fare a meno di parteggiare per un combattente esposto a un tale svantaggio.
– Attento! attento! cavaliere Diseredato! – si gridò in modo così unanime che il cavaliere si accorse del pericolo; e, dopo aver calato un terribile fendente17 sul Templare,
trasse indietro il proprio cavallo così da sfuggire alla carica di Athelstane e di Frontde-Boeuf. Questi cavalieri, dunque, essendo così sfuggito il loro bersaglio, piombarono da parti opposte tra il Diseredato e il Templare facendo quasi precipitare i loro
cavalli l’uno sull’altro prima di poterli frenare. Dominati poi i cavalli, li fecero voltare, e tutti e tre perseguirono il loro intento di abbattere il cavaliere Diseredato.
10. araldi: ufficiali incaricati
di annunciare pubblicamente
le leggi, le regole, le decisioni
di un’autorità e in genere le
notizie di interesse generale.
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11. fulgidi: luminosi.
12. animosità: ostilità.
13. erano … lizza: secondo le
regole del torneo, il cavaliere
che fosse stato spinto fino a
toccare lo steccato della lizza
doveva dichiararsi vinto.
14. il Templare: Brian de BoisGuilbert.
15. Front-de-Boeuf: nobile nor-
manno.
16. Athelstane: cavaliere sassone promesso sposo di Lady
Rowena.
17. fendente: colpo di taglio.
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Nulla poteva salvarlo eccetto la straordinaria forza e agilità del nobile cavallo che
aveva vinto il giorno prima. Il bell’animale gli fu di grande aiuto tanto più che il
cavallo di Bois-Guilbert era ferito e quelli di Front-de-Boeuf e di Athelstane erano
stanchi per il peso dei loro giganteschi padroni in completa armatura e per le prove della giornata. La maestria del cavaliere Diseredato e l’agilità del nobile animale che egli montava, gli permisero di tener testa per pochi minuti ai tre avversari
volteggiando con l’agilità di un falcone in volo, tenendo i nemici il più possibile
separati e gettandosi ora contro l’uno ora contro l’altro con gran colpi di spada che
prevenivano quelli degli avversari.
Ma sebbene la lizza risuonasse degli applausi alla sua bravura, era evidente che
avrebbe finito con l’essere sopraffatto; e i nobili che circondavano il principe Giovanni18 lo pregarono a una voce di abbassare il suo bastone19 e di salvare un così
bravo cavaliere dalla disgrazia di essere vinto dal numero.
– No davvero, per la luce del cielo! – rispose il principe Giovanni. – Questo giovanotto che cela il suo nome e disprezza la nostra ospitalità 20, ha già guadagnato un premio21 e adesso può lasciare il turno agli altri –. Ma mentre così parlava un incidente
inatteso cambiò le sorti della giornata.
Nelle file del cavaliere Diseredato vi era un campione in armatura nera, montato
su di un cavallo nero, di vasta corporatura, poderoso e forte nell’aspetto come il
cavallo su cui era montato. Questo cavaliere, che non aveva alcuna impresa 22 sullo
scudo, aveva mostrato fino allora scarsissimo interesse agli esiti della battaglia, respingendo con evidente facilità quelli che lo attaccavano ma senza approfittare poi
del vantaggio e senza assalire alcuno. Insomma, fino allora era stato piuttosto uno
spettatore che un attore e per questo si era guadagnato, da parte degli spettatori, il
nome di Le Noir Fainéant, il nero fannullone.
Improvvisamente questo cavaliere parve scuotersi dalla sua apatia nel vedere il
capo del suo partito così duramente incalzato: e, dato di sprone al cavallo che era
ancor fresco, corse come un fulmine in suo aiuto esclamando con una voce che
sembrava uno squillo di tromba: – Desdichado alla riscossa! –. Era tempo, perché,
mentre il cavaliere Diseredato incalzava il Templare, Front-de-Boeuf gli si era avvicinato levando la spada; ma prima che il colpo scendesse, il nero cavaliere gli
calò sulla testa un fendente che, scivolando sul lucido elmo, piombò con violenza
appena smorzata sul frontale23 del destriero, e Front-de-Boeuf rotolò a terra col suo
cavallo, egualmente storditi dal colpo l’uomo e l’animale. Le Noir Fainéant volse allora il cavallo verso Athelstane di Coningsburgh, ed essendosi spezzata la sua spada
nello scontro con Front-de-Boeuf, strappò di mano al gigantesco sassone24 la sua
ascia di battaglia e, come se fosse familiare con l’uso di quest’arma, gli diede un tal
colpo sulla cresta dell’elmo che anche Athelstane cadde a terra privo di sensi. Compiuta questa duplice impresa per la quale fu tanto più applaudito in quanto nessuno
18. il principe Giovanni: il
fratello del re Riccardo Cuor
di Leone, partito per la terza
crociata. In assenza del sovrano, il principe stava tramando
per impadronirsi del potere,
con il sostegno di alcuni nobili normanni ribelli.
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19. abbassare il suo bastone:
il principe aveva il privilegio
di porre fine al torneo nel momento che gli paresse opportuno, abbassando il proprio
bastone.
20. disprezza … ospitalità: il
giorno precedente il princi-
pe Giovanni aveva invitato a
pranzo il Diseredato, ma egli
aveva declinato l’invito.
21. ha … premio: il Diseredato era risultato vincitore della
prima giornata del torneo.
22. impresa: figura o frase impressa sullo scudo per identi-
ficare la stirpe del cavaliere
oppure l’ordine o il signore
per cui combatteva.
23. frontale: corazza che protegge il muso del cavallo.
24. al gigantesco sassone: al
cavaliere sassone Athelstane.
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se l’aspettava da lui, il cavaliere parve ricadere nella sua indifferenza e se ne tornò
tranquillamente all’estremità settentrionale della lizza lasciando che il suo capo
se la sbrigasse come meglio poteva con Brian de Bois-Guilbert. La cosa non era più
difficile come prima. Il cavallo del Templare aveva perso molto sangue e cedette
all’urto del cavaliere Diseredato. Brian de Bois-Guilbert cadde a terra, impigliato
nella staffa 25, da cui non riusciva a liberare il piede. Il suo avversario saltò da cavallo e levò sulla sua testa la sua fatale spada comandandogli di arrendersi; ma allora
il principe Giovanni, assai più commosso dalla pericolosa situazione del Templare
di quanto non lo fosse stato da quella del suo rivale, gli risparmiò l’umiliazione di
dichiararsi vinto abbassando il bastone e ponendo termine al conflitto. […]
Così finì il memorabile campo di Ashby-de-la-Zouche, uno dei più coraggiosamente combattuti tornei del tempo, perché sebbene solo quattro cavalieri, compreso
uno soffocato dal calore dell’armatura, perdessero la vita sul campo, tuttavia più
di trenta furono gravemente feriti, quattro o cinque dei quali non si riebbero più.
Molti più furono resi invalidi per tutta la vita, e quelli che se la cavarono meglio portarono con sé nella tomba i segni del combattimento. Per questo il torneo è sempre
ricordato negli antichi racconti come il Nobile e Lieto Passo d’Armi di Ashby.
Il principe Giovanni doveva adesso nominare il miglior cavaliere, ed egli decise
che l’onore del giorno toccava al cavaliere che la voce popolare aveva nominato
Le Noir Fainéant. Fu fatto notare al principe che la vittoria era stata praticamente
conquistata dal cavaliere Diseredato che, durante il giorno, aveva abbattuto di sua
mano sei campioni e infine gettato a terra il capo del partito opposto. Ma il principe
Giovanni rimase fermo nella sua opinione sostenendo che il cavaliere Diseredato e
il suo partito avrebbero perso la giornata senza il potente aiuto del cavaliere dalla
Nera Armatura, al quale, dunque, egli insisté per assegnare il premio.
25. staffa: anello in ferro pendente dalla sella in cui si infila il piede per salire a cavallo e per tenersi fermi mentre si cavalca.
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Ma con sorpresa di tutti il cavaliere prescelto non si poté trovare in alcuna parte.
Aveva lasciato la lizza non appena cessato il conflitto e alcuni spettatori lo avevano visto allontanarsi per i sentieri della foresta con lo stesso passo lento e la stessa
indifferenza che gli avevano procurato l’epiteto di Nero Fannullone. Dopo essere
stato chiamato due volte con squilli di tromba e proclamazioni degli araldi, fu necessario nominare un altro per ricevere gli onori che erano stati assegnati a lui, e il
principe Giovanni non ebbe altra scusa per respingere i meriti del cavaliere Diseredato che fu quindi nominato il campione della giornata.
Attraverso il campo cosparso di sangue e ingombro di armi spezzate e di cavalli uccisi
o feriti, i marescialli di campo condussero nuovamente il vincitore ai piedi del trono del
principe Giovanni. – Cavaliere Diseredato –, disse il principe Giovanni, – poiché volete
essere conosciuto solo con questo nome, per la seconda volta vi assegniamo gli onori
di questo torneo, e vi annunciamo il diritto di reclamare e ricevere dalle mani della regina dell’amore e della bellezza26 la corona d’onore che il vostro valore ha giustamente
meritato –. Il cavaliere salutò profondamente e con grazia, ma non rispose parola.
Mentre le trombe squillavano e gli araldi proclamavano a gran voce onore al coraggioso e gloria al vincitore; mentre le dame agitavano i loro fazzoletti di seta e i
loro veli ricamati, e mentre tutti si univano in clamorose grida di esultanza, i marescialli condussero il cavaliere Diseredato attraverso la lizza fino ai piedi del trono
d’onore occupato da Lady Rowena.
Il campione fu fatto inginocchiare sul primo gradino di questo trono. In realtà tutti i
suoi gesti, dopo la fine del combattimento, sembravano compiuti piuttosto per incitamento di quelli che gli erano attorno che per suo volere; e fu osservato che vacillava
mentre veniva condotto per la seconda volta attraverso la lizza. Rowena, scendendo
dal suo posto con un passo pieno di grazia e di dignità, stava per posare la corona che
aveva in mano sull’elmo del cavaliere, quando i marescialli esclamarono a una sola
voce: – Non così: la sua testa deve essere scoperta –; il cavaliere mormorò debolmente
poche parole che si persero nella cavità dell’elmo ma che sembravano esprimere il
desiderio che non gli togliessero il casco. Tuttavia, per amore di formalità o per curiosità, i marescialli non badarono alla sua riluttanza e gli tolsero l’elmo sciogliendone i
lacci e sfibbiando la gorgiera 27. Si videro allora i lineamenti belli, sebbene abbronzati
dal sole, di un giovane di venticinque anni, tra una profusione di corti capelli biondi.
Era pallido come un morto e macchiato di sangue in due o tre punti.
Rowena, appena lo vide gettò un debole grido; ma ritrovando subito tutta la sua
energia e facendosi forza per continuare mentre tutta la sua persona tremava per
l’improvvisa emozione, posò sul capo chino del vincitore la splendida corona premio della giornata pronunciando con chiara voce queste parole:
– Io ti concedo questa corona, messer cavaliere, come ricompensa del valore, destinata al vincitore di oggi –. Sostò un attimo e poi aggiunse con voce ferma: – E mai
una corona cavalleresca non potrebbe essere posta su una fronte più degna –.
Il cavaliere chinò la testa e baciò la mano della bella sovrana da cui era stato ricompensato il suo valore; poi, piegandosi ancor più, si accasciò ai suoi piedi.
(W. Scott, Ivanhoe, trad. it. di U. Dèttore, Rizzoli, Milano 2007)
26. regina … bellezza: con
questo titolo si designava la
fanciulla prescelta dal vinci-
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tore della prima giornata del
torneo, cui spettava il compito di premiare il vincitore del
giorno successivo.
27. gorgiera: parte inferiore
dell’elmo, posta a protezione
della gola.
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ANALISI DEL TESTO
Uno spettacolo bello e pauroso
Sta per iniziare la seconda giornata del torneo: è palpabile
l’emozione del pubblico prima del segnale di avvio della
battaglia. Il fascino dello spettacolo consiste nella bellezza
dei cavalieri, magnificamente bardati sui loro nobili cavalli,
e nella tensione per il pericolo mortale che li minaccia.
Allo squillo delle trombe i combattenti si slanciano con
veemenza l’uno contro l’altro, sostenuti appassionatamente dagli spettatori. La sfida appare tuttavia subito impari, perché il cavaliere Diseredato, beniamino del pubblico per il valore con cui si era battuto il giorno precedente,
risulta assediato da ben tre nemici ed è chiaro che non potrà resistere a lungo. L’inatteso intervento in suo favore di
un misterioso cavaliere dall’armatura nera, che fino a quel
momento si era tenuto in disparte, rovescia le sorti del
combattimento e Brian de Bois-Guilbert finisce nella polvere, disarcionato. Soltanto il principe Giovanni, ponendo fine al combattimento, lo salva dal doversi dichiarare
sconfitto. Dopo aver inutilmente tentato di negare la meritata vittoria al cavaliere Diseredato, il principe è costretto
a premiarlo: quando Lady Rowena si avvicina per porre
sul suo capo la corona di vincitore, gli viene tolto l’elmo e
tutti riconoscono in lui il figlio di Cedric, Ivanhoe. Subito
dopo il giovane, inginocchiato davanti a Lady Rowena,
cade privo di sensi per la gravità delle ferite riportate.
Strategie romanzesche: l’accurata ricostruzione
storica e la tecnica “visuale” della narrazione
Un torneo era un combattimento pubblico organizzato
secondo precise regole, durante il quale i cavalieri esibivano la propria virtù militare e il proprio coraggio in
scontri individuali e collettivi con grande spargimento di
sangue. In una società come quella medievale, fondata
sulla guerra, era un evento di grande importanza, in cui
trovavano sfogo in modo controllato le dispute tra interessi contrapposti ed emergevano i migliori combattenti.
Nelle pagine sul torneo di Ashby-de-la-Zouche, Scott si
propone di riprodurre l’atmosfera di eccitazione eroica
che si respirava in queste occasioni di festa e di suscitare
la curiosità e la partecipazione dei lettori alle vicende dei
protagonisti. Per ottenere questo scopo si avvale di alcuni
accorgimenti narrativi propri del genere romanzo, e di
quello storico in particolare.
In primo luogo si preoccupa di soddisfare il gusto del
pubblico ricostruendo con esattezza l’ambiente e la mentalità del tempo, con abbondanza di particolari relativi
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all’abbigliamento dei cavalieri e alle regole del combattimento e con frequenti riferimenti ai valori condivisi dell’epoca (il coraggio, l’onore, la gloria, la lealtà, la bellezza).
A questo scrupolo documentario si associa una particolare tecnica “visuale” della narrazione, con un movimento
dello sguardo dal generale al particolare: la scena della
battaglia si offre alla vista dei lettori come se essi stessi
fossero gli spettatori e riuscissero soltanto lentamente e
con fatica a distinguere i due campioni avversari nel tumulto iniziale. L’assunzione del punto di vista del pubblico
consente al narratore onnisciente di descriverne la trepidazione e l’entusiasmo, trasmettendoli ai lettori.
Strategie romanzesche: il rovesciamento
e il riconoscimento
Per accentuare la suspense senza deludere il desiderio
di chi legge di vedere prevalere l’eroe, l’autore ricorre ad
altri due stratagemmi romanzeschi: il rovesciamento e il
riconoscimento. Quando la catastrofe sembra inevitabile, le sorti si rovesciano e il cavaliere Diseredato si salva.
Subito dopo avviene il suo riconoscimento, che provoca
uno sconcerto generale rimettendo in moto l’azione. A
queste ragioni, che inducono il lettore a palpitare per la
sorte dell’eroe, si aggiunge un nuovo preoccupante rovesciamento, intrecciato al motivo dell’amore contrastato:
proprio quando Lady Rowena riconosce Ivanhoe, dissimulando a fatica la propria emozione, è costretta a separarsi da lui per una nuova sventura (lo svenimento per le
ferite riportate), che sopraggiunge quando egli sembrava
ormai salvo. L’oscillazione tra pericolo mortale e salvezza temporanea dell’eroe è uno dei principali espedienti
narrativi per suscitare il coinvolgimento dei lettori nello
sviluppo della storia.
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ESERCIZI
7. I personaggi: il cavaliere Nero Si può parlare di
COMPRENSIONE E ANALISI
1. Il torneo Che cos’è un torneo medievale?
a. uno scontro armato per conquistare i territori dei
nemici
b. uno scontro armato tra cavalieri in cui vince colui che
riesce a uccidere un numero maggiore di nemici
c. uno spettacolo d’armi tra cavalieri in cui vince colui che resta padrone del campo, disarcionando gli
avversari
2. Le armi Quali sono le armi usate dai cavalieri del
torneo di Ashby-de-la-Zouche? Descrivi l’armamento
di un cavaliere o disegnalo in uno schizzo.
3. I suoni Sottolinea nel testo tutte le espressioni
che si riferiscono ai suoni nella scena del torneo. Quale effetto produce sul lettore l’insistenza dell’autore
sui rumori della battaglia?
4. I personaggi e i loro ruoli Indica nella tabella seguente i nomi accanto ai ruoli dei personaggi.
Ruolo
Personaggio
Eroe
Antagonista
Oggetto del desiderio
Mediatore positivo
Mediatori negativi
“presentazione diretta del personaggio” per il cavaliere Nero? Quali caratteristiche vengono evidenziate
di lui? Qual è il motivo per cui combatte? Traccia un
breve ritratto del personaggio.
8. Il narratore onnisciente Da quali aspetti del testo puoi dedurre che il narratore è onnisciente? Riporta un passaggio in cui la presenza del narratore risulti
evidente.
9. Il giudizio del narratore onnisciente Commentando la fine della battaglia il narratore elenca i morti e
i feriti, sottolineando che si è trattato di uno spettacolo
particolarmente cruento e conclude affermando che:
Per questo il torneo è sempre ricordato negli antichi
racconti come il Nobile e Lieto Passo d’Armi di Ashby
(righe 136-137). Come spieghi l’uso degli aggettivi Nobile e Lieto per ricordare un evento così sanguinoso?
LESSICO E STILE
10. “Campione” Cerca nel vocabolario tutti i significati della parola “campione” e trascrivili sul quaderno. Che cosa significa in questo contesto la parola?
Chi è il “campione” in un torneo?
11. “Meticolosità” Che cosa significa la parola
“meticolosità” (righe 8-9)? Usala nella conversazione
quotidiana e trascrivi sul quaderno il dialogo in cui
l’hai inserita.
12. Le similitudini Parlando dell’intervento del cavaliere Nero a fianco del Diseredato il narratore usa due
similitudini: corse come un fulmine e con una voce che
sembrava uno squillo di tromba (righe 109-110). Quali
qualità del cavaliere evidenziano queste immagini?
SCRITTURA
5. I personaggi: il cavaliere Diseredato Descrivi
13. Scrivi un testo argomentativo: L’uomo muore
ma la gloria vive Quale significato ti pare abbia
sinteticamente il cavaliere Diseredato. Perché combatte con tanto impegno e valore? Perché scende da
cavallo quando il suo nemico viene disarcionato?
oggi la parola “gloria”? È qualcosa di desiderabile per
un ragazzo? Come si può ottenere? Condividi la frase
dell’araldo L’uomo muore ma la gloria vive (riga 44)?
6. I personaggi: i nemici Considera i nemici del cavaliere Diseredato. Perché secondo te l’autore insiste
sulla loro forza e determinazione? Brian de Bois-Guilbert viene sconfitto perché è meno valoroso del cavaliere Diseredato?
14. Dividi il testo in sequenze e scrivi un riassun-
A. Terrile © Pearson Italia S.p.A.
to Individua e distingui nel testo le sequenze, scrivendo a fianco di ciascuna una frase compiuta (con il
verbo) che ne sintetizzi il contenuto, poi scrivi il riassunto del brano in quattrocento parole.