gli anni sessanta

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gli anni sessanta
GLI ANNI SESSANTA
A cura dello storico della Targa Florio Dott.Nino Colombo in esclusiva per il sito Www.Targa-Florio.Net
Gli anni ‘60 segnano il passaggio dell’organizzazione della Targa da
conduzione quasi familiare a quello più professionale.
Infatti lo svolgimento venne affidato all’Automobile Club Palermo,
sotto il patrocinio dell’A.C.I. Italia, con un comitato organizzatore
rinnovato rispetto a quanto aveva fatto gli anni precedenti Vincenzo
Paladino e sopratutto improntato alla professionalità. Il 30 aprile 1961 si
svolgeva la 45 Targa Florio. Le case ufficiali, Ferrari, Porsche,
Maserati, parteciparono pronte a darsi battaglia.
Alla Ferrari ancora bruciava la sconfitta dell’anno precedente e si
presentò con tre vetture di cui due nuovi esemplari la 246/S ed una più
potente, una tre litri TR/61 con motore anteriore, dove T sta per Testa e R per Rossa. Il direttore sportivo
Tavoni formò le seguenti coppie: Von Trips-Ginther, Phill Hill- Gendebien, Mairesse-Ricardo Rodriguez.
Il quartiere generale fu stabilito a Cefalù sempre al Jolly Hotel. La Porsche rispondeva con i modelli RS
aggiornati (RS/61) con le seguenti coppie: Moss- Graham Hill, Bonnier-Gurney.
Anch’essa si stabilì a Cefalù presso l’Hotel Santa Lucia. La Maserati che aveva rinnovato le sue tre litri
partecipava con due vetture e si affidava a Vaccarella-Trintignant e Maglioli-Scarlatti. Maurice Trintignant,
uomo nuovo in Targa, era un pilota di Formula 1, mentre ritornava volentieri per la seconda volta Graham Hill,
tanto che dichiarava alla stampa che era “felice di ritornare sulle Madonie dove c’è sempre qualcosa da
imparare”. Chissà se queste esperienze in Targa non abbiano in qualche modo contribuito a fargli vincere i titoli
mondiali di Formula 1 negli anni seguenti. Anche il “temibile piede pesante” Stirling Moss non nascondeva la
sua contentezza di far ritorno in Targa ,voglioso quanto mai di ripetere quella splendida vittoria del 1955.
Che sarebbe stata ancora una volta un’ edizione scintillante lo si coglieva nell’aria, quando, aggirandomi con
mio padre ed altri amici alle tribune ed ai box e nelle officine degli alberghi dove erano alloggiate le squadre, si
ascoltavano le dichiarazioni dei piloti. Von Trips non faceva mistero alcuno della sua aria di rivalsa per via del
secondo posto dell’anno precedente. Infatti sin dalle prove ufficiali tirò fuori tutto il suo agonismo mentre Moss
rispondeva come suo solito. Di entrambi furono i giri più veloci in prova.
Le speranze di noi tutti, adulti, ragazzi, donne, anziani erano riposte in Nino Vaccarella che l’anno precedente ci
aveva fatto sognare ad occhi aperti per il successo e sul barone Antonio Pucci anche se mal volentieri
accettavamo la sua partecipazione con la Porsche. La mattina del 30 aprile alle otto sotto un timido sole prese il
via la corsa. Naturalmente Stirling Moss con la sua Porsche n. 136 iniziò suo solito con un ritmo infernale.
La gara era tanta accesa che al terzo giro Mairesse e la sua Ferrari TR/61 era già fuori per la rottura del
serbatoio e successivamente Phill Hill usciva di strada nella discesa di Collesano ritirandosi.
Nell’attesa che la ”000”, unica vettura dell’organizzazione a circolare durante la gara per assistere i piloti fermi
sul circuito, venne ospitato nella casa di campagna, ubicata in prossimità dell’incidente, di uno spettatoresportivo collesanese, Cuccia Giuseppe, e gli prepararono un piatto di pasta con le fave fresche tanto apprezzato
da richiederne il bis. L’Americano non dimenticò quel piatto. Infatti nel 1997 incontratolo a Roma, stadio dei
Marmi, per i festeggiamenti dei 50 anni Ferrari ricordava ancora quel piatto di pasta con le fave fresche e con
nostalgia faceva notare che non ne aveva mai più mangiato. Scherzosamente l’invitai a ritornare in Sicilia a fine
aprile primi di maggio, quando crescono le fave, per raccoglierle personalmente e cucinarle.
La gara intanto proseguiva molto combattuta tra Moss con la sua Porsche e la Ferrari di Von Trips.
Al cambio piloti, quando Grahamm Hill sostituì Moss e Gendebien da Von Trips, la Porsche perse la testa della
gara a causa delle guida non incisiva di Graham Hill distaccata di circa un minuto e mezzo.
Esauriti i turni di guida Moss riprese il volante in mano e con lo stupore di tutti, il direttore sportivo della
Ferrari Tavoni, al posto di Ginther fece salire Gendebien, pilota dalla guida elegante ed accorta.
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La battaglia tra i contendenti si fece aspra, tanto che Von Trips, ripreso il suo turno di guida, rosicchiava
secondi a Moss e quest’ultimo purtroppo nel corso del decimo giro dovette abbandonare per rottura del cambio.
Cosi la Ferrari con Von Trips tagliava vittoriosa, con tutta la rabbia in corpo, il traguardo riscattando l’amarezza
dell’anno precedente. Purtroppo bisogna annotare che quella fu l’ultima Targa per il “ barone tedesco volante”
perché un mese dopo mori tragicamente nella sciagura del Gran Premio d’Italia a Monza.
Tutti noi sportivi perdevamo un grande amico, signorile, un pilota tra i migliori. I piloti siciliani Nino
Vaccarella ed Antonio Pucci si piazzarono rispettivamente al quarto posto ed al sesto posto.
Vaccarella nonostante girasse con tempi veloci non era assecondato dal suo compagno Trintignant, per via della
scarsa conoscenza del circuito, faceva segnare tempi superiori agli altri. Il barone Pucci, al volante della solita
Porsche stavolta in coppia con il tedesco Strahle, futuro preparatore di vetture Porsche, nonostante la sua
irruenza e focosità , la vettura, nuova, accusava una serie di problemi che non gli permise di arrivare oltre il
sesto posto. La 46 edizione della Targa Florio si svolse il 6 maggio 1962 con nuove norme regolamentari ed a
contendersi la vittoria scesero in campo la Ferrari con le 246/SP, la nuova Dino 196/S ed una fiammante 268
otto cilindri a V da 2458 centimetri cubici affidata all’esperto Phill Hill ma che distrusse in prova e per questo
motivo appiedato in gara dal nuovo direttore sportivo Eugenio Dragoni. Sulla Dino un’accoppiata tutta italiana:
Giancarlo Baghetti e Lorenzo Bandini. Sulla 246 salirono in tre: Mairesse, Ricardo Rodriguez e Oliver
Gendebien, quest’ultimo reso libero dall’incidente di Phill Hill.
La Porsche non partecipò ufficialmente ma tramite la scuderia “Repubblica di Venezia” che aveva avuto in
prestito due fiammanti modelli due litri affidati a Nino Vaccarella e Jo Bonnier, mentre l’altra alla coppia
Graham Hill e Dan Gurney. La Maserati con un nuovo modello la T34 fu affidata al torinese Carlo Maria
Abate e all’inglese Colin Davis. Quest’ultimo amava fumare la pipa da cui non si staccava mai e portava dei
baffetti sottili, come pilota era molto grintoso. Non ebbero fortuna poiché si ritirano al quarto giro per noie al
motore. Questa edizione fu una cavalcata per la Ferrari ed il trio d’equipaggio poiché la Porsche non rese come
negli anni passati e ciò nonostante la valenza dei piloti Vaccarella e Bonnier. Willy Miresse, Ricardo
Rodriguez e l’esperto Oliver Gendebien condussero a meraviglia la 246/S senza una sbavatura trionfando sul
traguardo della Targa. Per il barone delle Ardenne O.Gendebien fu la terza vittoria in Targa Florio.
Ottima la prestazione dei nostri due, allora ragazzi, italiani per la prima volta in Targa con la Ferrari Dino
196/S Baghetti e Bandini. Si piazzarono secondi ad appena pochi minuti dai vincitori. L’edizione 47 della Targa
Florio si svolse il 5 maggio 1963 e viene ricordata come una gara da Gran Prix piuttosto che di durata sia per
l’alternarsi in testa e sia per i distacchi tra i due contendenti: Ferrari e Porsche.
La Ferrari, volendo ripetere il successo dell’anno precedente, schierava tre vetture di cui due 3 litri ed una Dino
196/S. A condurle i piloti Nino Vaccarella, finalmente approdato come ufficiale alla scuderia Ferrari, Mike
Parkes, John Surtess, Lorenzo Bandini e Ludovico Scarfiotti. La Porsche, ufficialmente assente l’edizione
precedente, con animo di rivalsa si affidava a tre vetture ufficiali,oramai collaudate in Targa, di cui due RS
2000, una berlinetta condotta da Jo Bonnier e Carlo Maria Abate, uno spyder affidato a Umberto Maglioli e
Giancarlo Baghetti. Un nuovo modello veniva schierato “Carrera Gt” con motore 4 cilindri doppia accensione
alimentato da un carburatore a doppio corpo e condotto da Linge e Barth. Ad onore della cronaca la Porsche
schierava una quarta vettura, un vecchio modello dell’anno precedente ed affidato al barone Antonio Pucci e al
tedesco Strhal. La Targa come sempre rappresentava un valido banco di prova e pertanto ogni anno contava
debutti di nuovi modelli e marche. Una Renè Bonnet 1000 con motore Renault bialbero da 1100 centimetri
cubici ad aste e bilancieri. L’Aston Cooper partecipava con due vetture di cui una da 1250 centimetri cubici
affidata al giornalista B.Cahier e M.Slotemaker, mentre l’altra era un modello sperimentale con due motori
accoppiati e condotta da un’altro giornalista il francese Paul Frere e da un’inglese, John Whitemore, pastore
protestante con la passione delle corse. Come suo solito anche questa edizione lasciava prefigurare
un’avvincente battaglia. Ed altrettanto come suo solito la Targa riservò la sua sorpresa.
In sede di verifiche sportive uno dei protagonisti l’idolo locale Nino Vaccarella veniva escluso perché non
aveva il possesso della patente che gli era stata ritirata qualche mese prima per un incidente stradale verificatosi
a Pescara qualche anno prima. Naturalmente fu tanto lo stupore della stampa e di tutti i partecipanti poiché
Vaccarella aveva preso parte alla gara di Sebring in America a marzo.
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Col senno del poi il Prof. Vaccarella ammise candidamente la sua leggerezza poiché se ne avesse parlato per
tempo in Ferrari sicuramente avrebbe ricevuto la sua patente e partecipare alla sua Targa con una Ferrari che
rappresentava il sogno della sua vita. Grandissima era l’aspettativa e grandissima fu la nostra delusione di
sportivi nell’apprendere dell’esclusione del nostro beniamino. Che il professore era entrato nel cuore di noi
sportivi collesanesi era dettato dalle partecipazioni magistrali degli anni precedenti oltre che da un episodio da
cui ha inizio il “legame affettivo e sportivo” con Collesano e tutti i suoi cittadini. Per preparare al meglio la
Targa Enzo Ferrari ad aprile aveva mandato un muletto, la 246P, per effettuare dei collaudi.
In uno di questi giri di ricognizione nella discesa che porta a Collesano (a Portella Croce distante qualche
chilometro dal paese), la Ferrari prese fuoco nel vano motore ed il Professore scese dalla vettura per spegnere le
fiamme, cosa che gli riuscì con l’aiuto di alcuni contadini che si trovavano nei pressi. Arrivata in un baleno la
notizia in paese tutti quanti noi corremmo sul luogo ivi compresa la guardia municipale di Collesano Totò
Giorgi. Questi portò con sé una bottiglietta di aranciata per far si che il professore si dissetasse.
Quel gesto umile, molto apprezzato da Vaccarella fu l’inizio di un rapporto di amicizia sincera e genuina che si
trasmise a tutta quanta la popolazione di Collesano. Zio Totò come lo chiamavamo noi ragazzi era un Uomo
semplice, generoso, paterno, grande sportivo ed appassionato di motori.
Acceso tifoso della Ferrari e nello stesso tempo sostenitore dei valori patriottici e in particolare siciliani, vedeva
in Nino Vaccarella quel riscatto, se non addirittura la rivincita del sud contro il nord, della Sua, Nostra Terra di
Sicilia. Con Totò Giorgi ed altri amici-tifosi trascorrevamo l’inverno a parlare dei propositi di vittoria di
Vaccarella e della Ferrari e soprattutto della gara regina del Mondiale Marche: la Targa Florio. Di Nino
Vaccarella conservava tutte le riviste, i giornali, le foto e soprattutto le cartoline che il Professore gli spediva
dalle varie piste del mondo. Grazie alla generosità della famiglia Giorgi parte di questa documentazione mi è
stata donata ed assieme ad altri cimeli da me raccolti nel tempo fanno parte della mia collezione personale.
La gara si svolse sotto un cielo azzurro la mattina del 5 maggio 1963.
La Ferrari attaccò subito tanto che alla fine del primo giro si trovava in testa con Scarfiotti seguito da Parkes
mentre la Porsche di Bonnier era terza tallonata da Bandini con la Dino. L’entusiasmo di noi sportivi durò
appena un giro poiché la Ferrari di Scarfiotti cominciò ad accusare noie meccaniche tanto da costringerlo al
ritiro nel terzo giro. Prese il comando l’altra Ferrari di Parkes che girava con costanza sui 40 minuti mentre si
avvicinava minacciosamente la Porsche di Bonnier che era seconda cui nel frattempo era salito Abate.
Quest’ultimo, mano a mano che guidava, prendeva dimestichezza con la macchina e rosicchiava tutto il
vantaggio accumulato da Parkes che nel frattempo aveva ceduto il volante a Mairesse. Purtroppo John Surtess
non si trovava a suo agio sul circuito delle Madonie e fini la sua corsa su un terrapieno a Granza sotto
Caltavuturo. Tantissima era la delusione sui volti di noi tutti sportivi. Cosi Abate e la Porsche prendevano il
comando della corsa con appena 55 secondi di vantaggio su Bandini con la Dino a sua volta in pieno
recupero.Al cambio turno dei piloti un’incandescente bagarre si apri tra la Porsche di Bonnier e la Ferrari Dino
su cui era salito Scarfiotti essendo ferma la tre litri che gli era stata affidata al primo giro.
Con la esclusione di Vaccarella il ds Dragoni doveva giostrare nei turni con 5 piloti su tre vetture. E la nostra
speranza si riaccese quando al settimo giro Scarfiotti con una guida aggressiva staccò un tempo eccezionale
40’33” che lo portò al comando della corsa, mentre Bonnier non andava oltre il tempo di 42’19” a causa di
problemi al cambio. Come era ovvio tutti gli spettatori al passaggio della Ferrari Dino esultavano di gioia ed a
Collesano lungo l’attraversamento dell’abitato furono approntati dei cartelli improvvisati che inneggiavano alla
prodezza del beniamino “ Lulù” come affettuosamente chiamavamo Scarfiotti.
Quando cominciavamo a pregustare la vittoria ecco un’altra sorpresa in casa Ferrari che dava suspense alla
gara. Il DS Dragoni a sorpresa nel cambio turno piloti degli ultimi due giri appiedò Lorenzo Bandini ed al suo
posto fece salire Willy Mairesse. Dalle tribune la voce si sparse lungo il circuito con una velocità incredibile e
sui nostri volti calò la preoccupazione poiché era nota l’irruenza del belga e ciò faceva temere per una uscita di
strada che pregiudicasse una vittoria tutta italiana, di piloti e macchina, che si stava profilando.
Mairesse nel corso del nono giro guidò con irruenza tanto da consolidare il primo posto, ma l’imprevisto della
Targa era in agguato. Infatti nel corso del decimo ed ultimo giro un violento acquazzone si abbatte sulle vetture
di testa quando erano in prossimità di Collesano.
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La Ferrari di Mairesse era aperta e fu colpita in pieno dalla pioggia e dal vento rallentando l’andatura. Ciò non
fu sufficiente perché a causa della strada viscida la Ferrari nella discesa di Collesano verso Campofelice urtò un
paracarro facendo saltare i ganci del cofano posteriore che si apri all’incontrario e non staccandosi dalla
carrozzeria si trascinò sino all’arrivo . Invece la Porsche di Bonnier era una berlinetta cioè chiusa e quindi il
pilota non patì più di tanto della caduta della pioggia e ciò gli permise di continuare con una certa lena
piombando per primo sul traguardo. I secondi che divisero Bonnier da Mairesse furono appena 11 che gli
permisero di vincere per la seconda volta la Targa Florio. Un presentimento di ciò che stava accadendo pervase
tutti che assistavamo al passaggio da Collesano. Per seguire l’ultimo giro io con mio padre, mio zio ed altri
sportivi fummo ospitati nella terrazza di un gentiluomo, sportivo collesanese, tale Lo Forti Alberto, possessore
di vetture Lancia, la cui abitazione è allocata in Piazza Mazzini conosciuta come “carricaturi”, attraversata dalla
corsa, e dalla quale terrazza si vede tutto lo stradale verso Campofelice e potemmo notare la differenza di
velocità di gara sia della Ferrari che della Porsche. Quel brutto presentimento divenne amarezza e delusione alla
notizia diffusa dalla radio della vittoria della Porsche. Peccato davvero. Comunque questo episodio insegnò alla
Ferrari ed anche a tutte le altre squadre, che i cofani posteriori si dovevano aprire non più all’indietro ma
sollevandosi verso l’alto in avanti. La Targa Florio si dimostrava ancora una volta, casomai l’avessimo
dimenticato, severo banco di prova ed insieme innovazione tecnologica.
BIBLIOGRAFIA:
Fonte d’informazione e documentazione per la composizione del presente testo è stata la rivista “Rapiditas”
organo ufficiale della Targa Florio dal 1906 al 1930.
Ed inoltre le riviste:
“Auto Italiana” - Roma, “Autosprint” - Bologna, “Motor” - Roma.
Ed inoltre sono stati consultati i libri:
“La Favolosa Targa Florio” di Giovanni Canestrini - Ed. LEA - 1965
“Targa Florio” di W.F. Bradley - Ed. GT Foulis & C. Ltd. - Londra 1965
“La Targa Florio” di Alvarez Garcia - Ed. Novecento - 1986
“La Leggendaria Targa Florio” di Pino Fondi - Ed. Nada Editore - 1989
“Alfa Romeo” di David Owen - Ed. Acanthus - 1985
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