ginevra 2012 - La Repubblica.it
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la Repubblica MARTEDÌ 6 MARZO 2012 ■ 20 la Repubblica GINEVRA 2012 Anteprime e novità Maserati Granturismo Sport Estetica ritoccata, interni rivisti e motore più potente, ora un 4.7 V8 da 460 Cv, per la nuova Granturismo Sport Ferrari F12 Berlinetta lla Ferrari sono costretti a dare sempre il massimo: un obbligo che per molti, persone o aziende, diventerebbe una fatica immane se non un’autentica ossessione, ma non a Maranello. Da quelle parti fare di più e meglio è quasi una condizione naturale che accomuna l’attività nelle corse e quella della produzione di macchine stradali necessariamente fuori dall’ordinario, come lo sono tutte le Ferrari e in particolare quelle a 12 cilindri. Questi motori, che pochissimi producono al mondo, sono invece per la casa del Cavallino una costante da quando il Drake ha fondato l’azienda. La nuova Ferrari in cima al listino e ai sogni degli appassionati si chiama F12-berlinetta, una denominazione che una volta di più rompe con la tradizione classica di indicare numericamente la capacità di un singolo cilindro (dalle 250 tre litri in poi), a dall’altra recupera la dizione berlinetta, cara alle più classiche sportive chiuse. Quel che è certo è che una macchina così non ha bisogno del nome per farsi riconoscere. Per distinguersi le basta essere la Ferrari stradale più potente e veloce di sempre (almeno per ora, naturalmente), con i suoi 740 Cv, gli oltre 340 km/h, e l’accelerazione da 0 a 200 km/h in 8,5 secondi, e interpretare una missione precisa: essere la capostipite di una generazione evoluta di 12 cilindri sportive. E siccome fino ad ora questo ruolo era appannaggio della 599 è facile capire che il passo avanti è passato attraverso un’evoluzione radicale del progetto con contenuti tecnici di avanguardia: nuovo telaio in alluminio più leggero di 70 kg e più rigido, controllo elettroni- A co delle sospensioni evoluto e un’aerodinamica sorprendentemente innovativa. La linea, realizzata in collaborazione fra il Centro Stile Ferrari e Pininfarina, stabilisce nuovi standard nel rapporto forma/funzione e mette in pratica a livello di vetture stradali, criteri e metodologie presi direttamente dal lavoro in F1; detto in numeri l’impegno ha portato a un Cx inferiore a 0,3 (esattamente 0,299, con un po’ di civetteria) e a una deportanza, doppia rispetto alla 599, 123 kg a 200 km/h, che è un valore tanto più sorprendente perché ottenuto senza appendici aerodinamiche esterne. Ci sono però trucchi che non si notano, o che si notano poco, e fra questi il condotto regolabile per il raffreddamento dei freni anteriori (active brake cooling) e Dove nasce Italia FRA gli orgogli della Ferrari c’è anche quello di essere considerato il miglior posto in cui lavorare, non solo per il fascino indiscutibile del marchio e delle sue creature ma proprio per le caratteristiche architettoniche e strutturali dello stabilimento di Maranello. Questo impianto, erede della prima officina del 1940, è un formidabile esempio di modernità e passione applicate alla tecnologia. I 3000 operatori, distribuiti nelle 45 costruzioni che compongono l’impianto su una superficie di 250.000 metri quadrati, hanno il privilegio di muoversi in un ambiente popolato di piante e organizzato in modo da usufruire il più possibile della luce naturale. Qui viene assemblata e prodotta tutta la meccanica della V12-berlinetta ma non la scocca in alluminio, che arriva invece dal laboratorio specializzato Scaglietti di Modena. Aston Martin V12 Zagato Al salone di Francoforte era una concept, alla 24 ore del Nurburgring correva in pista. A Ginevra si presenta nella sua veste stradale Le nuove forme Il ritorno al futuro dell’erede della 599 DANIELE P. M. PELLEGRINI @ MARTEDÌ 6 MARZO 2012 Mercedes SL 63 Amg Muso allungato, assetto ribassato, quattro terminali di scarico posteriori. Ma soprattutto un V8 e tanta grinta per la SL firmata Amg Bmw M6 Coupé Opel Astra OPC Tecnologia Twin Turbo e canonici 0-100 “bruciati” in poco più di 4 secondi. Ecco il biglietto da visita della M6, coupé e cabrio Grazie ai 280 cavalli del suo motore, è l’Astra più potente di sempre quella che porta la firma dell’Opel Performance Center Citroen DS4 Racing Dopo la DS4, per così dire, “borghese”, Citroen rilancia con la variante sportiva della sua compatta. L’estetica è sempre raffinata e la definizione di “icona” calza a pennello per la 911, tanto da essere accettata senza discussioni sia dai sostenitori sia dai (pochi per la verità) detrattori, questa Porsche storica continua da oramai quasi mezzo secolo a sorprendere ogni volta per il tasso di innovazione che riesce a nascondere sotto il suo aspetto immutabile. È abbastanza evidente che nessuna automobile, per bella, personale e tecnologica che sia, può permettersi di rimanere tanto a lungo sulla cresta dell’onda semplicemente restando fedele a se stessa, e in- Niente tetto o parabrezza: ecco la Aventador J da 700 Cv che la Lamborghini propone in esemplare unico per un collezionista “misto” come con un’auto da gara. In pista poi c’è modo di farsi valere senza rinunciare alle moderne diavolerie elettroniche, manettini, switch o altro, per adeguare le assistenze alla guida ai gusti e alle circostanze. Il tutto consumando circa la metà di una classica supersportiva e con emissioni di CO2 di soli 175 gr/km. Certo con una Elise non si fa la stessa figura che al volante di una Porsche o di una Aston Martin ma, oltre a essere in pace con la coscienza ambientalista, ci si può consolare con la consapevolezza che la Lotus non è una delle solite bizzarrie artigianali inglesi ma si porta addosso un marchio riconoscibile con l’alone prestigioso di chi ha fatto la storia delle competizioni ed è stato protagonista di epiche sfide con le Ferrari. (d. p. m. p.) “fuoribordo” (ossia a sbalzo delle ruote posteriori, quella che alcuni bollano come “la posizione sbagliata”) che, con il passare del tempo è passata da scelta tecnica a sfida. Inizialmente era una questione di opportunità e di cultura tecnica ma con il passare del tempo è diventata quasi una condanna fino a sconfinare, se si vuole, nella raffinata civetteria da ingegneri. Perfino sull’asse StoccardaWeissach non c’è progettista o manager che, potendo partire dal foglio bianco, penserebbe di fare una sportiva così; sarebbe come andarsi a cercare delle grane sul piano tecnico e rischiare di essere accusati di utilizzare un’architettura da utilitaria d’epoca, come il Maggiolino o la Fiat 600 per intendersi. Ma questo non vale per la 911 (23 varianti sono quelle che si sono succedute nei 48 anni di vita del modello e 700 mila gli esemplari venduti) e c’è da capirli, quelli del Cavallino tedesco. Sono bravi, bravissimi e lo sanno, e rendere una macchina “sbagliata” migliore delle concorrenti teoricamente perfette è diventata una sfida affascinante quanto obbligata. Soprattutto da quelle parti brucia ancora il ricordo di quando, in nome del progresso e dell’ingegneria, avevano pensato di mettere in soffitta la 911 e lavorato quasi 10 anni allo sviluppo della migliore delle sportive possibili. Per chi se lo ricorda era la 928, macchina eccezionale ma anche un flop commerciale che ha messo a rischio la stessa sopravvivenza del marchio. Da quel momento nessuno ha più osato mettere in discussione l’icona di famiglia e la Porsche ha imparato a perfezionare una mirabile strategia da Gattopardo, consistente nel cambiare tutto per non cambiare nulla di quell’idea di successo. Guidando la 911 di oggi quasi non ci si sorprende più nel constatare ancora una volta che è più veloce, più agile, più sicura, migliore in tutti i sensi, comprese cose come consumi ed emissioni, che nel mondo dell’auto sono diventate importanti quando la 911 era già grande e che non hanno mai fatto parte della cultura delle supercar. Così anche il classicissimo 6 cilindri boxer, una volta campione di affidabilità e prestazioni oggi lo è anche in riferimento all’efficienza, nella sportiva S (3,8 litri, 400 Cv) e soprattutto nella versione 3,5 litri da 350 cavalli che consuma solo 8,2 litri/100 km con emissioni di CO2 sotto i 200 gr/km. Insomma, una sportiva senza compromessi, sia quando si va forte che quando la si usa come una “normale” automobile. (d.p.m.p.) © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA S l’invisibile aero bridge, un flusso d’aria guidato che partendo dai parafanghi avvolge il padiglione per effetto di una canalizzazione integrata nel cofano. Il motore è l’ultimo grido in fatto di V12, 6262 cc con bancate a 65°, iniezione diretta, fasatura variabile e prestazioni monstre (oltre ai 740 CV a 8250 giri/min la straordinaria coppia di 690 Nm a 6000 giri/min). Il cambio è un doppia frizione a 7 rapporti, come quello della California e della 458, collocato posteriormente per ottenere una ripartizione dei pesi del 46% all’anteriore e 54% al posteriore. © RIPRODUZIONE RISERVATA P Lamborghini Aventador J Quell’icona che sorprende ancora MA QUALI nuove forme. Giù le mani dai bolidi che ci fanno sognare da una vita, per carità. Ci hanno provato a cambiarla la 911, quelli della Porsche, a momenti fallivano. Quando hanno capito che dovevano toccarla il meno possibile, hanno fatto bingo. Dal cavallino di Stoccarda a quello altrettanto mitologico di Maranello, il passo è breve. Anche qui, il segreto è rimanere fedeli a sé stessi nelle forme, pur alzando l’asticella della tecnologia. L’erede della 599, con quelle nervature sui fianchi e quel cofano sinuoso, è una scultura per intenditori. Un affresco del made in Italy che si rinnova attingendo al glorioso passato delle granturismo di casa nostra. Non c’è downsizing, rivoluzione stilistica o ecologically correct che tenga quando si parla di mostri sacri. Anche se chi si mette al volante della Lotus Elise, una certa inclinazione “verde” pare averla. robabilmente nemmeno Colin Chapman, il geniale fondatore della Lotus, avrebbe mai immaginato che la sua ossessione per il piccolo e leggero un giorno non sarebbe più stata solo la formula vincente in pista ma anche un’alternativa “politicamente corretta” nel mondo delle supersportive stradali. Ma i tempi cambiano e così l’evoluzione del mondo dell’auto, fra crisi e problematiche ambientali, ha messo in discussione certi standard e la stessa immagine tradizionale della sportività di lusso, che oggi viene vista con occhio molto critico. Se una volta girare su una Ferrari o una Lamborghini suscitava ammirazione e tutt’al più una sana invidia, oggi sempre più spesso si rischia la disapprovazione se non la condanna sociale. È inevitabile che il concetto di ■ 21 Porsche 911 Supercar Il caso PER SAPERNE DI PIÙ www.ferrari.it www.porsche.it Lotus, potenza e blasone “politicamente corretta” supercar, supercostosa, superveloce, superpotente e avida di carburante, non può crescere indefinitamente e in una tale prospettiva una macchina meno prestigiosa ed esibizionista può diventare la scappatoia, fiscale e da un certo punto di vista anche “etica”, per gli irriducibili della sportività. Un’auto piccola, relativamente economica, con caratteristiche che non la espongono ai rigori del superbollo, ma che accelera come una supercar e come una supercar è fatta per dare sensazioni forti al volante. La Lotus in queste cose ha fatto scuola e da oltre 15 anni la piccola e leggerissima Elise è la chiave della presenza del marchio sul mercato, per la sua unicità e per una serie di ragioni che toccano la sensibilità di una nicchia di appassionati irriducibili. Il nocciolo sono le prestazioni senza compromessi e l’essenzialità tipica delle auto da corsa, secondo il principio caro al fondatore che la potenza fa andare forte in rettilineo ma la leggerezza fa andare forte ovunque. Quindi se si pensa in chiave “racing” e ci si concentra solo sull’indispensabile, poco più di 900 kg di alluminio e compositi e un 4 cilindri derivato dalla grande serie possono diventare un mix esaltante. Alla Elise S i 220 Cv del 1800 Toyota sovralimentato bastano ad accelerare da 0 a 100 km/h in 4,6 secondi e ad aggredire il fatti lungo le varie fasi della sua esistenza questo modello è cambiato probabilmente molto di più di quanto accade normalmente per effetto dell’avvicendamento fra prodotti di generazioni diverse. Nella sostanza la 911 è un’automobile che fa finta di essere sempre la stessa anche se in realtà la sola cosa immutata è il fatto di avere il motore Dove nasce Germania LA 911 è nata a Zuffenhausen, malgrado l'ampliamento della gamma e l'apertura di altri siti produttivi, qui continua ad essere prodotta, in un impianto che nel tempo ha seguito l'evoluzione Porsche, esattamente come il progetto di quest'auto. La struttura è organizzata in sezioni dedicate, scocca/motori/verniciatura/interni/assemblaggio finale, e il processo di costruzione prevede che le auto attraversino la Schwieberdinger Strasse lungo una galleria sospesa.