Tre toponimi - IBC Regione Emilia

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Tre toponimi - IBC Regione Emilia
ATER
ALLEGATO RELTIVO ALL’INDAGINE SUI TOPONIMI ORALI IN
AREA APPENNINICA MODENESE
Nel corso delle indagini che sto svolgendo per la realizzazione
dell’Archivio Toponomastico Emiliano e Romagnolo (ATER), commissionatomi dall’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna1, una parte delle quali prevede una ricerca sul campo su fonti orali da affiancare a quella
cartografica, mi sono imbattuto in una serie di lieux-dits2 non registrati dalla
toponomastica ufficiale. Tra questi, nel territorio appenninico di Fanano (alto
Frignano, provincia di Modena), ho potuto registrare da parlanti nativi della zona la forma Tablìna [ta’bli:na], riferita a un piccolo appezzamento posto in località Le Lamacce, la forma E Cremé [e kre’me:], riferita a una zona prativa
posta sotto l’agglomerato di Valdifredda (frazione di Serrazzone), e la forma E
Stöcc [e ‘støt ], riferita alla parte a monte di un torrente nei pressi della frazione di Trignano3.
1. Tablìna
In un articolo del 1950, Franco Violi apriva la questione della presenza etrusca
nell’Appennino modenese, citando i casi, rilevantissimi, di Rossenna (ant. Rasenna < etr. *rasna), Modino (< etr. *mut ‘collina, rialzo’), Chianca (ant. Clanca < etr. *clana ‘fiume stagnante’), Taburri (< etr. *taba ‘colle’), Miceno, Scol-
1.
2.
3.
La ricerca, ideata e coordinata da Fabio Foresti, prevede un primo approfondimento relativo
alle province di Modena (a cura dello scrivente) e Bologna (a cura di Andrea Pritoni); per
una descrizione del progetto, cf. F. BENOZZO - A. PRITONI, ATER. Archivio Toponomastico Emiliano e Romagnolo, «IBC. Informazioni, commenti e inchieste sui beni culturali».
Preferisco utilizzare il sintagma francese lieu-dit (da una trasposizione del lat. in loco dicto)
rispetto all’italiano microtoponimo, dal momento che quest’ultimo termine, nascendo da un
criterio di delimitazione geografica, designando cioè, nell’accezione comune, il nome di
piccoli appezzamenti, non tiene conto delle trasformazioni che il territorio ha subito nel
corso di secoli, e può arrivare a designare come denotate da un carattere di ‘microterritorialità’ porzioni di luogo che possono essere state, nel passato, siti importanti: su questa linea
cf. A. DAUZAT, Les noms de lieux. Origine et évolution, Paris, Delagrave, 1951, pp. 9-10
e IDEM, Le relevé des noms de lieux-dits, «Revue Internationale d’Onomastique», VI,
1954, pp. 11-13.
I dati a cui faccio riferimento sono ricavati da interviste effettuate nei mesi di ottobre e novembre 2004.
1
tenna, Todena (tutti caratterizzati dal suff. etr. -(en)na), Cogorno, Lerna, Maserno (tutti caratterizzati dal formante etr. -rn-)4.
Il nostro toponimo, con la sua radice tab- sembrerebbe già far sospettare una
possibile connessione con la stessa base *taba appena citata. Credo che la connessione con il gruppo etrusco sia da approfondire, ma che la risposta sia da
trovare in una filiera diversa, per quanto imparentata. Anzitutto va rilevato che
anche il latino presenta una forma tablinum, il cui significato, ad esempio
nell’abitazione di tipo romano-pompeiana, è quello di ‘stanza principale, sala di
riunione’, o anche ‘portico antistante un’abitazione’5. Ma proprio di questo
termine, senza dubbio imparentato con tabula, sono state individuate origini diverse, quasi certamente etrusche, di cui il latino costituisce una specializzazione: a questo proposito, conviene che io citi per esteso quanto ne ha scritto
GianGabriella Buti:
L’etimologia di tablinum è controversa, tuttavia è forse ancora la più plausibile quella che lo mette in connessione con la tecnica etrusca di erigere dimore secondo strutture lignee, solidamente
pilastrate e trabeate […]. Il tablinum così in quanto rappresenterebbe l’ambiente principale eseguito ad assi, secondo il procedimento nuovo come al solito nobilitante, si oppone agli ambienti
minori, in corrispondenza ancora costituiti da lavoro ad intreccio ricoperto di fango 6.
Ciò che si desume per filiera etimologica trova un curioso e prezioso riscontro
sul piano topografico: in corrispondenza del toponimo frignanese, infatti, continuò ad essere attiva fino agli anni ’50, a detta degli informatori, una tipica capanna utilizzata per l’essiccazione delle castagne, le cui dimensioni erano almeno il doppio di quelle dei normali essiccatoi (metati) della zona. Tali dimensioni, e la presenza di tre grosse travi sporgenti dal tetto della costruzione, rendevano questa emergenza architettonica, sempre a detta degli informatori, un
unicum in tutto il territorio7. Una circostanza, questa, che suggerisce come pertinente, ancora una volta, il richiamo alla trattazione citata in precedenza, là
dove viene stabilita una connessione proprio tra la forma tablinum e le parentele etimologiche di trabs ‘trave’:
[…] trabs è l’unica parola di radice TREB a definire tale valore [cioè quello, precedentemente
cit., di struttura lignea trabeata] mentre le altre si rifanno a quello piuttosto generico di ‘edificio,
insediamento’; così asl. trĕbĭnikŭ ‘santuario’; lit. trobà ‘casa, edificio’; got. thaúrp ‘campo’; aisl.
thorp ‘casamento’; aat. dorf ‘villaggio’ e ags. đorp đrop ‘podere, casamento, villaggio’; osco
trííbúm ‘domum’, osco tríbarakkiuf ‘aedificium’ ed umbro trebeit ‘versúātur’, umbro tremnu ‘tabernāculō; acimr. treb ‘abitazione’, mirl. treb ‘casa, podere’. Si tratterebbe cioè di espressione
nordoccidentale ed ispirata a costruzione con legno indubbiamente a materia prima, dato che ad
oriente vien meno. Se il mondo latino si distingue e compie il difficile passo che da una nozione
estensiva porta ad una nozione altamente tecnica e da un tutto indifferenziato giunge ad astrarre
4.
5.
6.
7.
F. VIOLI, Liguri ed Etruschi nella toponomastica dell’Appennino modenese, «Emilia Preromana», II, 1949-1950, pp. 147-152 (rist. in IDEM, Lingua, folclore e storia nel Modenese, Modena, Aedes Muratoriana, 1974, pp. 73-77).
Cf. G. PATRONI, Di alcune fonti latine concernenti la «domus», «Rendiconti
dell’Accademia Nazionale dei Lincei», Classe di Scienze morali storiche e filologiche,
VIII, 1932, pp. 7-12.
G.G. BUTI, La casa degli Indeuropei. Tradizione e archeologia, Firenze, Sansoni, 1962, p.
124; cf. anche G. PATRONI, Tablino e cella triplice nell’architettura etrusca, «Rendiconti
dell’Accademia Nazionale dei Lincei», Classe di Scienze morali storiche e filologiche, XII,
1936, pp. 808-818.
L’essiccatoio venne distrutto negli anni ’50, durante un’operazione di disboscamento da
parte dei proprietari del fondo.
2
una parte ben differenziata quale la trave, ciò fa pensare che sia appunto la trave a dare qui al tutto carattere strutturale […]8.
In conclusione, non sembra azzardato riferirsi a una forma etrusca per spiegare
l’origine del toponimo, e includerlo nel novero di quelli già segnalati da Violi
per l’area della montagna modenese.
2. Cremé
In uno dei più autorevoli dizionari di toponomastica italiana, alla voce Cremona, che sembra plausibile chiamare in causa come attestazione collaterale, si
legge: «formazione antica e di origine incerta […] dal prelatino *carra ‘sasso’
nella variante *carm […] poi *cram e, con l’alternanza preindeuropea a/e,
*crem, col suffisso (o formante) -ōna»9. Si tratta con evidenza di un esempio
tipico di come nel dominio del cosiddetto prelatino tutto resti per irrimediabilmente vago e quasi imprendibile10, e va comunque detto che, da un punto di
vista schiettamente geologico, la zona cui il nostro toponimo si riferisce è (ed è
sicuramente stata per millenni) del tutto priva di emergenze litiche che possano
dare verosimiglianza all’etimologia citata. Più pertinente sembra invece il ricorso alla radice celtica *krem- ‘aglio selvatico’, che trova corrispondenza, ad
esempio, nel medio irlandese crim, crem ‘aglio selvatico’11. A questa radice,
presente anche nel personale gallico Cremonius12, fa ricorso anche Patrizia De
Bernardo Stempel nel suo studio sui nomi celtici alto-italiani citati da Tolomeo,
ipotizzandola proprio alla base del nome Cremona13. Per quanto riguarda la
vocale finale, /e/ sarà un regolare esito del noto suffisso -ETU(M), che, come
noto, in quasi tutti i casi di nomi di luogo alto-italiani indica proprio
«un’associazione vegetale o una specie vegetale presente nell’area»14.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
BUTI, La casa degli Indeuropei, p. 124.
Cf. Dizionario di toponomastica: storia e significato dei nomi geografici italiani, ed. G.
GASCA QUEIRRAZZA - C. MARCATO - G.B. PELLEGRINI - G. PETRACCO
SICARDI - A. ROSSEBASTIANO, Torino, UTET, 19972, p. 238.
Scetticismo sulle ricostruzioni prelatine nelle ricerche di toponomastica ha espresso da ultimo G. MARRAPODI, Fino a che punto è lecito sostenere la presenza dell’elemento prelatino nella toponimia ligure?, in R. CAPRINI (ed), Toponomastica ligure e preromana,
Recco, Le Mani, 2003, pp. 17-44.
Cf. P. DE BERNARDO-STEMPEL, Die Vertretung der indogermanischen liquiden und
nasalen und sonanten im Keltischen, Innsbruck, 1987, p. 101.
Cf. J. WHATMOUGH, The Dialects of Ancient Gaul: Prolegomena and Records of the Dialects, Cambridge (Massachusetts), University Press, 1970, p. 42.
Cf. P. DE BERNARDO-STEMPEL, Ptolemy’s Celtic Italy and Ireland: A Linguistic Analysis, in Ptolemy. Towards a Linguistic Atlas of the Earliest Celtic Place-Names of Europe.
Papers from a workshop, sponsored by the British Academy, in the Department of Welsh,
University of Wales, Aberystwyth, 11-12 April 1999, edited by D.N. PARSONS & P.
SIMS-WILLIAMS, Aberystwyth, Department of Welsh, University of Wales («Cambrian
Medieval Celtic Studies Publications»), 2000, pp. 83-112, a p. 93; sull’importanza anche
teorica di questo intervento, cf. la mia recensione in «Studi celtici», I, 2002, pp. 258-265, in
particolare pp. 260-263.
G. PETRACCO SICARDI, Note di toponomastica sulla Riviera del Levante, in Toponomastica ligure e preromana, pp. 45-51, a p. 50. Per altri elementi di origine celtica nella toponomastica frignanese, cf. F. VIOLI, Fra lingua e storia nella valle della Rossenna, in La
valle della Rossenna, Modena, Aedes Muratoriana, 1967, pp. 111-116 (rist. in IDEM, Lingua, folclore e storia, pp. 105-111) (in particolare per i suffissi in -ago < -ACUS) e F.
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3. Stöcc
Per quanto riguarda la forma di questo idronimo, a rigore di leggi fonetiche si
potrebbe pensare a una base lat. volg. *STUC(U)LU(M), di cui resterebbe però
da definire la sostanza semantica. È tuttavia da segnalare che nella Geographia
di Tolomeo troviamo, in corrispondenza del moderno toponimo gallese Ystwyth
(eponimo di Aberystwyth), la forma Stuccia (con le varianti manoscritte Stucia,
Tuccia, Stulcia)15. Il galls. ystwyth ‘flessibile’ continua una base celt.
*stuktos/-a, a sua volta connessa con l’indoeuropeo *(s)teu-g- ‘legare, piegare’,
che ha riflessi evidenti nell’ant. irl. stúag ‘arco’ e túag curvatura’16. L’ipotesi
di un’origine celtica per il nome del torrente appenninico in questione è resa
ulteriormente plausibile dal fatto che anche nel caso brittonico questa radice è
presente in un idronimo.
Sembra dunque che ci troviamo di fronte a dei casi, ignorati dalla cartografia
ufficiale – come molti altri su cui sarà il caso di avviare, finché è ancora possibile, inchieste sul campo a tappeto17 –, che vanno ad arricchire la nostra ancora
scarsa conoscenza della presenza di popoli storici e protostorici nell’area appenninica settentrionale. Se, come suppone Mario Alinei, la celtizzazione
dell’area emiliana, con la conseguente differenziazione dei suoi dialetti, risale
almeno all’Età del Bronzo Medio e Recente (sec. XVII-XIV a.C.)18, bisogna
15.
16.
17.
18.
BENOZZO, Tracce di miti celtici in territorio modenese, «Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi», XX, 1998, pp. 329-343.; per gli
elementi celtici nella morfosintassi dei dialetti frignanesi, cf. anche IDEM, Celtoromanica:
cinque note morfosintattiche, in «Quaderni di Filologia romanza della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Bologna», XV, pp. 369-377, e, per un inquadramento generale
della presenza celtica nell’area appenninica, IDEM, Celtic Substratum in Romance Languages, in J.T.KOCH et al. (ed), Encyclopedia of Celtic History and Culture, AberystwythOxford, CLIO Publications (in corso di stampa).
Cf. P. SIMS-WILLIAMS, Degrees of Celticity in Ptolemy’s Names: Examples from Wales,
in Ptolemy, pp. 1-15, a p. 7.
Cf. D. GREENE, Ir. túaimm, stuaim: W. ystum, ystwyth, «Celtica», IV, 1958, p. 44.
L’inchiesta su fonti orali sembra essere ancora una pratica estranea alle ricerche toponomastiche. Per restare all’Emilia-Romagna, a parte il menzionato progetto dell’ATER, nessuno
studio sui nomi di luogo ha mai previsto una sezione di indagine sul campo; per la situazione degli studi toponomastici in questa regione, cf. F. FORESTI, Bibliografia dialettale
dell’Emilia-Romagna e della Repubblica di San Marino (BDER), Bologna, Istituto per i
Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 1997 e F. BENOZZO,
Emilia Romagna e Repubblica di San Marino. Schedario (1994-2003), «Rivista Italiana di
Dialettologia», XXVII, 2003, pp. 337-406. Il problema delle fonti riveste nello studio dei
nomi di luogo un’importanza su cui spesso si riflette poco, e anche quelle giudicate generalmente le più attendibili, quali la carta IGM, andrebbero sempre vagliate, ove possibile,
con cautela: un caso limite e non certo isolato che può servire a riflettere è quello, segnalato
di recente da Rita Caprini, di un ufficiale amministrativo incaricato di redigere la carta IGM
ligure, che sostituì ai toponimi popolari una serie di insulti e parolacce spacciatigli come
nomi di luogo dall’informatore locale: cf. R. CAPRINI, Nomi propri, Alessandria, Edizioni
dell’Orso, 2001, p. 93; sul problema delle fonti, si veda l’ottimamente informato G.
MARRAPODI, Sistema ufficiale e sistema popolare in diacronia: utilità delle fonti archivistiche nell’etimologia dei toponimi popolari, «rivista Italiana di Onomastica», VIII, 2002,
pp. 75-93.
Cf. M. ALINEI, Origini delle lingue d’Europa, vol. II, Continuità dal Mesolitico all’età del
Ferro nelle principali aree etnolinguistiche, Bologna, il Mulino, 2000; per una verifica della periodizzazione proposta da Alinei relativamente alla celtizzazione dell’alta-italia, cf. anche F. BENOZZO, Alcune considerazioni sull’aspirazione di /s/ nei dialetti lombardi
orientali: per un approfondimento alpino della Paleolithic Continuity Theory, «Quaderni di
semantica», in corso di stampa.
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arrivare all’inquietante ma in fondo stimolante conclusione che, sopravvissuti a
oltre 3500 anni di storia, questi nomi di luogo, con la loro memoria di lunghissima durata, rischiavano poi di scomparire, in quanto esclusi dai repertori ufficiali e dunque privi di una qualsivoglia attestazione scritta, nel giro di pochi decenni. Resta poi da domandarsi a quanti toponimi millenari sia toccata in sorte
un’estinzione reale nel corso di questi ultimi anni. Sarà forse il caso che i dialettologi e i linguisti tornino, come e più di un tempo, a indagare i fenomeni ‘in
ambiente’. Per studiare i repertori cartacei e digitali, se solo ci si pensa, rimane
sempre tempo. Molto di più, in ogni caso, di quanto ne rimanga alle persone
che, senza nemmeno saperlo, custodiscono ancora, nei loro ricordi e nella loro
parlata, la memoria della protostoria del loro territorio.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
ALINEI, M., Origini delle lingue d’Europa, vol. II, Continuità dal Mesolitico all’età del Ferro
nelle principali aree etnolinguistiche, Bologna, il Mulino, 2000
BENOZZO, F., Tracce di miti celtici in territorio modenese, «Atti e Memorie della Deputazione
di Storia Patria per le Antiche Provincie Modenesi», XX, 1998, pp. 329-343.
—, Celtoromanica: cinque note morfosintattiche, in «Quaderni di Filologia romanza della Facoltà
di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna», XV, pp. 369-377.
—, rec. di PARSONS - SIMS-WILLIAMS, Ptolemy, «Studi celtici», I, 2002, pp. 258-265, in
particolare pp. 260-263.
—, Emilia Romagna e Repubblica di San Marino. Schedario (1994-2003), «Rivista Italiana di
Dialettologia», XXVII, 2003, pp. 337-406.
—, Celtic Substratum in Romance Languages, in J.T.KOCH et al. (ed), Encyclopedia of Celtic
History and Culture, Aberystwyth-Oxford, CLIO Publications (in corso di stampa).
—, Alcune considerazioni sull’aspirazione di /s/ nei dialetti lombardi orientali: per un approfondimento alpino della Paleolithic Continuity Theory, «Quaderni di semantica», in corso di
stampa.
BENOZZO, F. - PRITONI, A., ATER. Archivio Toponomastico Emiliano e Romagnolo, «IBC.
Informazioni, commenti e inchieste sui beni culturali».
CAPRINI, R., Nomi propri, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001.
BUTI, G.G., La casa degli Indeuropei. Tradizione e archeologia, Firenze, Sansoni, 1962.
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—, Le relevé des noms de lieux-dits, «Revue Internationale d’Onomastique», VI, 1954, pp. 11-13.
DE BERNARDO-STEMPEL, P., Die Vertretung der indogermanischen liquiden und nasalen
und sonanten im Keltischen, Innsbruck, 1987.
—, Ptolemy’s Celtic Italy and Ireland: A Linguistic Analysis, in Ptolemy. Towards a Linguistic
Atlas of the Earliest Celtic Place-Names of Europe. Papers from a workshop, sponsored by
the British Academy, in the Department of Welsh, University of Wales, Aberystwyth, 11-12
April 1999, edited by D.N. PARSONS & P. SIMS-WILLIAMS, Aberystwyth, Department
of Welsh, University of Wales («Cambrian Medieval Celtic Studies Publications»), 2000,
pp. 83-112.
Dizionario di toponomastica: storia e significato dei nomi geografici italiani, ed. G. GASCA
QUEIRRAZZA - C. MARCATO - G.B. PELLEGRINI - G. PETRACCO SICARDI - A.
ROSSEBASTIANO, Torino, UTET, 19972.
FORESTI, F., Bibliografia dialettale dell’Emilia-Romagna e della Repubblica di San Marino
(BDER), Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione EmiliaRomagna, 1997.
GREENE, D., Ir. túaimm, stuaim: W. ystum, ystwyth, «Celtica», IV, 1958, p. 44.
MARRAPODI, G., Sistema ufficiale e sistema popolare in diacronia: utilità delle fonti archivistiche nell’etimologia dei toponimi popolari, «rivista Italiana di Onomastica», VIII, 2002,
pp. 75-93.
—, Fino a che punto è lecito sostenere la presenza dell’elemento prelatino nella toponimia ligure?, in R. CAPRINI (ed), Toponomastica ligure e preromana, Recco, Le Mani, 2003 pp.
17-44.
PATRONI, G., Di alcune fonti latine concernenti la «domus», «Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei», Classe di Scienze morali storiche e filologiche, VIII, 1932, pp. 7-12.
—, Tablino e cella triplice nell’architettura etrusca, «Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei
Lincei», Classe di Scienze morali storiche e filologiche, XII, 1936, pp. 808-818.
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PETRACCO SICARDI, G., Note di toponomastica sulla Riviera del Levante, in Toponomastica
ligure e preromana, pp. 45-51.
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Modena, Aedes Muratoriana, 1974, pp. 73-77).
—, Fra lingua e storia nella valle della Rossenna, in La valle della Rossenna, Modena, Aedes
Muratoriana, 1967, pp. 111-116 (rist. in IDEM, Lingua, folclore e storia, pp. 105-111).
WHATMOUGH, J., The Dialects of Ancient Gaul: Prolegomena and Records of the Dialects,
Cambridge (Massachusetts), University Press, 1970.
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