Ludovico Brea Nizza, 1450?- attivo in Liguria e Provenza dal 1475
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Ludovico Brea Nizza, 1450?- attivo in Liguria e Provenza dal 1475
Ludovico Brea Nizza, 1450?- attivo in Liguria e Provenza dal 1475 al 1522 Madonna in trono con il Bambino Olio su tavola cm 110x70 Milano, Museo Poldi Pezzoli Donazione in memoria di Marcello del Torre e Emi Bianchi del Torre Lanfranconi, 2004, (n. inv. 5239) Iscrizione (nell’aureola della Madonna): GRATIA PLENA DOMINUS TECUM RE Provenienza: G.Arnot, Lucerna, ante 1930 Bellesi, antiquario a Firenze, 1939 Del Torre, 1939-2004 In possesso della famiglia milanese da più di mezzo secolo, la tavola venne acquistata sul mercato italiano sul finire degli anni Trenta del Novecento probabilmente già priva di cornice. Una lettera conservata alla Fondazione Berenson ci informa che essa era prima del 1930 stata proprietà di G. Arnot, austriaco residente a Lucerna. La Vergine in trono reca in braccio il Bambin Gesù e offre al figlio una pera, frutto che allude all’incarnazione di Cristo. Sulla sommità del trono, decorato a grottesche, siedono tre angioletti uno che suona l’arpa, uno il flauto e la terza una cornamusa, più sotto due angeli suonano viola e mandolini. In origine centinata, la tavola è stata ridotta a formato rettangolare e raddrizzata da Mauro Pelliccioli inserendo sul retro una fitta parchettatura, che ha causato due fratture sul fronte del dipinto. Molte ridipinture soprattutto nella parte bassa. Il dipinto fu attribuito da Adolfo Venturi (1936) al pittore leonardesco Ambrogio de’ Predis sulla base dell’immagine fotografica, riferimento condiviso anche da Giuseppe Fiocco. Bernard Berenson, a conoscenza della sola foto, riconobbe per primo il quadro come opera di Ludovico Brea, l’artista nizzardo che operò a lungo tra Liguria e Provenza alla fine del Quattrocento e nel primo ventennio del secolo successivo. L’attribuzione viene confermata da Castelnovi. Marcelle Baby Pabion, colloca l’opera nel 1515 curiosamente indicando un’ubicazione genovese, mentre Mauro Natale (comunicazione scritta, 2004) ne individua la fonte iconografica e stilistica nella polittico di Savona, e la dice “l’eco più fedele della prossimità di Brea a Foppa”. Nella recente monografia Claire Lise Schwok lo data intorno al 1513-1515 per l’importanza accordata al paesaggio e la vicinanza alla Vergine del Rosario di Taggia. Il Brea collaborò con Vincenzo Foppa all’esecuzione del famoso polittico per il cardinale Giuliano della Rovere, nipote di Sisto IV, collocato sull’altar maggiore del duomo di Savona S.Maria in Priamar e concluso nel 1490. La nostra tavola riprende dallo scomparto centrale di quella macchina d’altare l’impianto complessivo e in particolare i tre angioletti suonatori che siedono sul trono rinascimentale. Oltre a Foppa, Brea però dimostra in questo dipinto di aver maturato anche la conoscenza dei pittori leonardeschi attivi in Liguria per l’ambientazione all’aperto e soprattutto l’ombreggiatura del volto della Vergine (Ludovico Brea e Marco d’Oggiono furono insieme a Genova intorno al 1503-4); anche se per una valutazione più corretta del colorito si dovrà attendere l’asportazione dello spesso strato di vernice che ricopre la superficie pittorica. Tra le opere dello stesso Brea con cui la tavola entra più direttamente in relazione è la Pala della Madonna del Rosario in San Domenico di Taggia (Imperia) e la tavola con Sant’Anna e la Vergine eseguita per la chiesa dell’Annunziata di Portoria a Genova (oggi Parma, propr. Meli Lupi), entrambe risalenti al 1513. Della tavola Meli Lupi si ripete il trono decorato con candelabre e i volti leonardeschi, in comune con la Madonna del Rosario è anche il doppio punto di vista utilizzato per la composizione, centrale per il volto e il busto della Vergine e scorciato dal basso nella zona inferiore, con l’effetto di rendere il trono molto profondo. Proprio lo sguardo rivolto verso il basso delle due figure sacre e il gesto benedicente fanno pensare che la tavola fosse lo scomparto centrale superiore di un polittico a due piani. Questo genere, molto praticato in area ligure, prevedeva nel centro dello scomparto principale un santo, ai lati altri santi e in quello superiore la Vergine in trono con il Bambino nella posizione centrale. L’esempio più vicino tra le opere di Ludovico è il Polittico di San Giacomo Maggiore a Bar sur Loup, di un’altezza complessiva di 4 metri. Ciò spiegherebbe la dimensione della tavola, troppo piccola rispetto alle dimensioni di un polittico su un solo registro. Bibliografia aggiornata al 2004 Milano, Museo Poldi Pezzoli, dossier dell’opera con expertises di Venturi e Fiocco. B. Berenson, Italian Pictures of Renaissance, Central Italian and North Italian Schools, I, London 1968, p.65: fig.1204. G.V.Castelnovi Il Quattro e il primo Cinquecento, in La pittura a Genova e in Liguria a cura di Colette Bozzo Dufour, 1987, pp. 73-160, pp. 148. M. Baby Pabion, Ludovic Brea, actif de 1475 à 1522, e la peinture primitive niçoise Nice 1991, p.181. C.L. Schwok, Louis Bréa, Paris 2005, pp174-175.