Tatarstan - Eastonline
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34-36 Tartastan Tosi_Layout 1 14/10/13 11:01 Pagina 34 REUTERS/CONTRASTO/DENIS SINYAKOV RUSSIA/TATARSTAN Tatarstan “Gratta un russo e troverai un tartaro”. Un vecchio detto ricorda ai concittadini di Putin che prima dei Sovietici e prima ancora dello zar la Russia si è formata dall’unione di popoli nemici, come gli Slavi e i Mongoli. Per tartaro, infatti, nel XIII sec. si intendeva qualunque popolo nomade che provenisse dall’Asia o avesse radici turcofone di Cecilia Tosi 34 K azan, la capitale, è una città moderna, con un centro elegante e moschee colorate che si alternano con le cupole celesti e dorate delle chiese ortodosse. Il benessere dei suoi abitanti, per metà russi e per metà tartari, dipende dal petrolio: la Repubblica è una zolla di terra da cui sprizzano 800 milioni di tonnellate di greggio all’anno. Il volume delle riserve stimato supera addirittura il miliardo di tonnellate. Risorse che danno ai Tartari un potere contrattuale che Mosca non ha mai potuto ignorare. Negli anni Novanta, Boris Eltsin ha garantito alla Repubblica un’autonomia così ampia da illuderla di poter conquistare l’indipendenza. Poi è arrivato Vladimir Putin, che nel 2000 ha messo il guinzaglio a tutte le regioni più intraprendenti, specie quelle musulmane. Nel caso tartaro, a differenza della Cecenia, non ha sfoeast european crossroads 34-36 Tartastan Tosi_Layout 1 14/10/13 11:01 Pagina 35 derato il kalashnikov ma solo l’esattore delle tasse: la quota delle entrate fiscali da versare a Mosca è cresciuta dal 15 al 50% in un attimo. E il Presidente della Repubblica è diventato un’autorità nominata dal Cremlino, così come tutti i governatori delle altre regioni russe. “È dal 1943 che sfruttano il nostro petrolio”, si lamenta Timur, dell’All-Tatar Public Center, dove si riunisce la vecchia guardia nazionalista composta da ex ufficiali dell’Armata rossa che, caduta l’Urss, hanno deciso di combattere per la gloria tartara. “Ci hanno succhiato 3,2 miliardi di tonnellate di greggio e cioè 200 miliardi di barili. Mosca ogni anno guadagna 600 miliardi di rubli grazie al nostro petrolio”. Oggi i militanti del “Centro” sono considerati inoffensivi, quattro vecchietti che si ritrovano per parlare tartaro e ricordare il passato, ma all’inizio degli anni Novanta le loro idee hanno avuto un successo strepitoso: nel 1992, il 61% della popolazione ha votato a favore dell’indipendenza, in un referendum che Mosca decise di considerare solo un punto di partenza di un lungo negoziato. Gli eredi dei nazionalisti di allora sono i giovani di Azatlik, un’organizzazione guidata da un 22enne, Nail Nabiullin, che ha pochi seguaci ma strizza l’occhio ai movimenti islamici, facendo della differenza religiosa una bandiera distintiva più forte di quella linguistica. E a Mosca, si sa, l’islam fa sempre paura. Ma il Tatarstan non è il Caucaso, il benessere tiene lontani i giovani dai mitra. Invece di farsi crescere la barba e inneggiare alla jihad, i giovani di Azatlik hanno proclamato il 2013 l’anno di Batu Khan (nipote del più celebre Gengis) che guidò l’Orda d’oro alla conquista della Russia e dell’Europa orientale. Nabiullin sostiene che attraverso la personalità di Batu Khan si possa rievocare un periodo in cui “tutte le steppe di Russia e d’Europa tremavano a sentire il galoppo dei combattenti tartari”. Ma le istituzioni repubblicane oggi sono le prime a difendere l’autorità costituita e vigilano numero 50 novembre/dicembre 2013 REUTERS/CONTRASTO/ALEXEI NIKOLSKYI/RIA NOVOSTI/POOL RUSSIA/TATARSTAN sul rispetto del potere centrale. Questo non significa che il malcontento non esista. “Ci danno i contentini – si lamenta Yusuf, anche lui ex ufficiale – ci fanno l’elemosina. Quest’anno, ad esempio, hanno detto che ci avrebbero dato un sacco di soldi per organizzare le Universiadi, invece i Giochi sono costati 230 miliardi di rubli e loro ci hanno dato solo 60 miliardi. Eppure Putin va a raccontare in giro che i Russi hanno organizzato splendidamente un grande evento sportivo. I Russi, mica i Tartari!” Le Universiadi hanno monopolizzato Kazan per tutta l’estate. Il Cremlino ha trasformato le gare in uno spettacolo grandioso. Un evento che nelle altre città del mondo passa quasi inosservato, qui è servito a fare le prove generali delle Olimpiadi invernali del 2014 e dei Mondiali di calcio del 2018. La città si è rimessa a nuovo, sciami di volontari hanno oc- \ Vladimir Putin insieme al Mufti Ildus Faizov, nella Moschea Bianca di Bolgar. 35 34-36 Tartastan Tosi_Layout 1 14/10/13 11:01 Pagina 36 FAUSTO GIACCONE/ANZENBERGER/CONTRASTO RUSSIA/TATARSTAN cupato tutti i quartieri, mentre la televisione non faceva che trasmettere le gare e celebrare grandi vittorie degli atleti russi. Ma fuori dagli stadi non c’era traccia di quegli stranieri che i Russi volevano impressionare. Solo qualche atleta disorientato in cerca di souvenir. Eppure la frenesia di apparire ha spinto le istituzioni fino a spostare di un mese la festa nazionale tartara di Sabantui – fatta di gare tra bambini, danze in costumi tradizionali e pic nic grandiosi – pur di farla coincidere con le Universiadi. Il 17 luglio le gare sono finite e il carrozzone se n’è andato. I cittadini di Kazan hanno tirato un sospiro di sollievo e sono tornati alla loro quotidianità, retta da un fragile equilibrio tra due comunità che cominciano a marcare le differenze. La versione ufficiale dice anche che i fondamentalisti in Tatarstan non esi36 stono. Ma l’anno scorso i terroristi hanno ferito il mufti Faizov e ucciso il suo vice Yakupov in un duplice attentato perché colpevoli di essere stati scelti dal Cremlino per rimpiazzare due leader musulmani più radicali. Le forze speciali russe hanno risposto immediatamente: i presunti responsabili sono stati sterminati con un’irruzione in un appartamento non lontano dal centro. Altre 600 persone sono state arrestate e la moschea di Al-Islakh è stata chiusa perché – dicono le autorità – “sosteneva i terroristi e propagandava il califfato”. Il Cremlino dichiara che il cancro è estirpato e che il Tatarstan può godersi gli eventi sportivi e dormire sogni tranquilli. Almeno per ora. \ Il Tatarstan è abitato da circa 70 etnie. I gruppi maggiori sono i Tartari e i Russi, le cui lingue sono quelle ufficiali. Cecilia Tosi giornalista del settimanale Left (l’Unità) e collaboratrice della rivista Limes. Si occupa in particolare di Paesi dell’ex Unione Sovietica. east european crossroads