ANNAPURNA TOUR autunnale

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ANNAPURNA TOUR autunnale
ANNAPURNA TOUR AUTUNNALE
Avvertenze:
La relazione che segue è relativa al tour dell'Annapurna compiuto nel periodo
autunnale (ottobre 2011 ) da 4 soci del CAI di Vimercate:
- Giorgio Sabbioni
- Lidia Orsenigo
- Enrico Bestetti
- Silvia Tresoldi
Il percorso prevedeva il giro in senso anti-orario con partenza da Besisahar secondo le
seguenti tappe:
ANNAPURNA CIRCUIT ONLY
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DAY 21
DAY 22
ARRIVAL KATHMANDU TRANSFER HOTEL
KATHMANDU
SIGHTSEEING OR SHOPPING
KATHMANDU TO BESISAHAR BY BUS (6h)
BESI SAHAR
BAHUNDANDA (1200m)
BAHUNDANDA
CHAMJE (1300m)
CHAMJE
BAGARCHHAP (1900m)
BAGARCHHAP
CHAME (2710m)
CHAME
PISANG (3250m)
PISANG
MANANG (3540)
MANANG REST DAY, VISIT GANGAPURNA GLACIER
MANANG
YAK KHARKA (4050m)
YAK KHARKA
THORONG PHEDI (4450m)
THORONG PHEDI THORONG PASS (5416m)
THORONG PASS MUKTINATH (3800m)
MUKTINATH
MARPHA (2670m)
MARPHA
KALOPANI (2535m)
KALOPANI
TATOPANI (1200m)
TATOPANI
GOREPANI (2870m)
GOREPANI
POON HILL (3200m)
GOREPANI
BIRETHANTI (1100m)
BIRETHANTI
NAYA POOL (1100m)
NAYA POOL
POKHARA (820m) BY BUS (1.30h)
VISIT POKHARA AFTERNOON
POKHARA
KATHMANDU BY BUS (6h)
KATHMANDU
SIGHTSEEING OR SHOPPING
Note: Il percorso in senso anti-orario è quello più raccomandabile, perché consente un
miglior processo d'acclimatazione, con tappe molto graduali. Alcune agenzie
provvedono a programmi più brevi, che non prevedono la sosta a Manang. Invece,
quello indicato permette anche ai più sensibili alla quota di acclimatarsi perfettamente
e di affrontare il Thorong pass senza grossi problemi.
Il percorso
Il percorso si svolge interamente su ampie mulattiere e strade sterrate, senza
passaggi esposti. I tratti più aerei sono limitati ai numerosi ponti sospesi che bisogna
attraversare, peraltro tutti in eccellenti condizioni.
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Allenamento per il trekking
Durante tutto il periodo primavera-estate, i partecipanti, in preparazione al trekking,
hanno effettuato salite settimanali su percorsi di media lunghezza, con almeno 1000
metri di dislivello, spesso su quote prossime o superiori ai 3000 metri.
Allenamenti più intensi: bi-tri settimanali, non sono necessari, è raccomandabile
invece, una buona abitudine a camminate di lunga durata in salita e discesa.
Organizzazione e agenzia
L'organizzazione era curata dall'agenzia:
MONVISO TREKS & EXPEDITION
POST BOX 2839
Lazimpat, Katmandu,
Nepal
tel: 00977-016214202
fax: 00977-016214677
cell: 00977-9841220768 (Chhongba Lama Sherpa -pron: ciomgpa-)
E-mail: [email protected]
[email protected]
Website: www.monvisotreks.com
L'agenzia Monviso Treks è stata fondata da Sherpa che lavorano in Italia presso alcuni
rifugi delle Alpi. Tutti parlano molto bene la nostra lingua.
Il costo pattuito con l'agenzia è sempre nella formula all-inclusive, che include:
tutti i trasporti: da e per l'aeroporto, da Kathmandu a Besisahar, da Nayapool a
Pokhara e poi Kathmandu
tutti i soggiorni negli alberghi e nei lodge
tutti i pasti e le soste per rifocillarsi con il tè
le spese per portatori e guide
Sono escluse le bevande (acqua minerale, birra ecc...) come bevanda inclusa nel
prezzo è previsto il tè.
L'agenzia provvede a fornire le sacche impiegate per il trasporto da parte dei
portatori. Le valigie usate per il viaggio potranno essere lasciate in custodia (gratuita)
nell'albergo di arrivo, che sarà comunque lo stesso anche al ritorno dal trekking.
Il carico da assegnare ai portatori è limitato a 15 kg per ciascun escursionista. Ogni
portatore trasporta il materiale di due escursionisti più lo zaino con i propri vestiti. Per
questo è raccomandabile non eccedere con i pesi.
Il pagamento del trekking potrà venire effettuato anche in unica soluzione, il primo
giorno d'arrivo a Kathmandu.
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Voli e transiti in aeroporto
Come vettore per il viaggio, abbiamo scelto la linea aerea Indiana Jet Airways, che
effettua voli quotidiani da Milano Malpensa (generalmente, in ottobre, sono tutti
pieni), questo vettore collabora anche con Alitalia. Si fa scalo a Nuova Dehli per poi
prendere sempre un volo Jet Airways per Kathmandu. L'aeroporto di DHL svolge il
ruolo di hub. Il vostro bagaglio transita direttamente su KTM mentre, per l'andata, ai
passeggeri in transito è richiesto di rifare il check-in per il volo sul Nepal. Questo
avviene senza uscire dall'area extra-doganale, per cui NON servono i visti per l'India.
In compenso dovrete fare delle lunghe code, prima per il check-in del volo su KTM e
poi per i minuziosi controlli di sicurezza; in totale almeno due ore di santa pazienza. I
frequenti voli per KTM consentono di far combaciare l'arrivo a DHL con un successivo
volo in giornata per il Nepal, ma occorre tenere un margine di sicurezza di 3-4 ore.
Altro discorso per il ritorno: i tempi stretti rendono difficoltoso il partire da KTM e
imbarcare subito per l'Italia, perciò potrebbe essere necessario sostare una giornata
all'interno dell'area transiti di DHL, che è dotata di alcune comode poltrone dove, se
necessario, è possibile dormire durante la notte in attesa del volo di ritorno per l'Italia.
Chi volesse approfittarne per uscire e dormire a Dehli, dovrà richiedere il visto per
l'India prima della partenza dall'Italia. Non è possibile fare il visto sul luogo e le
autorità indiane sono molto fiscali su questo.
Visti
Chiarito che per i passeggeri in transito su DHL non servono visti per l'India, i visti per
il Nepal si fanno all'arrivo a Kathmandu. In alta stagione, cioè da ottobre in poi, ci
vuole almeno un'ora di coda per farlo. Potete procurarvi il modulo presso il sito
dell'ambasciata nepalese o compilarlo sul posto; dovete portare una foto tessera da
allegare, la spesa sarà a vostro carico.
I visti e le autorizzazioni per il trekking e l'ingresso nelle aree protette sono curati
dall'agenzia, alla quale dovrete mandare via mail alcune fototessera. I costi per
questo sono inclusi nel prezzo pattuito per il trekking.
EQUIPAGGIAMENTO
Il trekking dell'Annapurna, nonostante i 5400m del Thorong La pass, è un itinerario
puramente escursionistico che non richiede l'impiego di materiale alpinistico, ma vale
la pena di considerare alcuni aspetti particolari sull'equipaggiamento necessario,
anche alla luce del fatto che con l'alzarsi di quota si passa da un clima estivo a
condizioni equivalenti a quelle che si trovano sulle Alpi ad oltre 3000m per cui diventa
indispensabile coprirsi a strati.
Per gli spostamenti aerei, si consiglia di indossare normali indumenti da viaggio
(jeans, felpe, magliette polo, ecc...) e di aggiungere un cambio di biancheria pulito, il
tutto da lasciare in albergo assieme ai bagagli, da indossare anche per il ritorno.
Per il trekking
Consigliabili per chi le indossa: almeno 3 canottiere o magliette leggere da indossare a
pelle per assorbire il sudore. Particolarmente efficaci, nell'ampio panorama offerto dal
mercato, sono le magliette leggere Liod, ( www.liod.it ) che a differenza di tutti gli atri
prodotti in filato di polietilene -PE- (il materiale dei sacchetti di plastica) sono invece
fabbricate in filato di polipropilene -PP- (il materiale dei catini e delle stoviglie in
plastica delle nostre case, il moplen, che è valso un nobel per la chimica al suo
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inventore: il prof Giulio Natta), Queste magliette hanno caratteristiche simili ed anche
migliori a quelle della lana cruda.
Almeno 3 magliette in Liod di grammatura più pesante o altre magliette sintetiche
Almeno 3 felpe a collo alto in capilene mediun weight o Liod di grammatura pesante,
una di queste servirà come pigiama per la notte
Una calzamaglia in capilene mediun weight o Liod di grammatura pesante, da
indossare come pigiama e/o come sottopantaloni per la salita al Thorong La pass.
Una calzamaglia più pesante in Capilene expedition weight da indossare come pigiama
e/o come sottopantaloni per la salita al Thorong La pass.
L'opportunità di portare due paia di sottopantaloni di grammatura differente viene dal
fatto che nelle tappe alle quote più elevate la temperatura si abbassa in modo
consistente dopo il tramonto, meglio avere di che coprirsi anche durante il sonno.
Due felpe in pile leggero con collo a Zip (ottime quelle vendute da Decatlon)
Una giacca/felpa in pile pesante
Una giacca a vento in piumino (douvet). Si tratta di un indumento molto
raccomandabile, il migliore per riscaldarsi dopo il calare del sole ed anche per la tappa
del Thorong La pass.
Una giacca antivento in Goretex
Mantella anti-acqua
Coprizaino (il cui impiego è raccomandabile anche durante le numerose tappe dove la
polvere è il fastidio principale)
Berretto in pile/lana
Cappello antisole
Fascia per il collo (foulard, sciarpa o buf)
Foulard, sciarpa o mascherina contro la polvere (questa acquistabile a Kathmandu).
Nella zona di Manang e dopo il passo, la polvere mossa da persone, animali, veicoli e
vento e tanto fastidiosa da diventare insopportabile, al punto che sarebbe consigliabile
coprire testa e volto con la Kufia, il tipico copricapo arabo.
Mutande in microfibra (4-5 paia)
Guanti (i guanti servono praticamente solo per valicare il passo, sono raccomandabili
dei guanti molto caldi, meglio se muffole in lana cruda o piumino)
Pantaloni: tre paia di consistenza crescente.
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Da preferire quelli che permettono di distaccare la parte inferiore della gamba per
quando fa più caldo, un paio dovranno essere abbastanza antivento da indossare
assieme ai sottopantaloni (anche due strati di questi), per sopportare il freddo del
Thorong La.
Occhiali da sole
Calze: almeno 4 paia leggere (da tennis) e 3 paia pesanti (per le tappe più elevate). Il
problema delle calze è che, camminando in mezzo alla polvere, dopo un solo giorno di
uso diventano molto sporche.
Salvietta da bagno in microfibra
Sacco da bivacco in piumino. Pochissimi lodge forniscono le coperte e quando lo fanno
sono sempre scarse ed in genere sono anche sporche e polverose, perciò è
assolutamente indispensabile portare un sacco da bivacco (fino a zero gradi).
Sacco lenzuolo. Indispensabile sia per poter usare le coperte offerte dai pochi lodge
che le danno, che per il comfort quando si dorme nel sacco da bivacco. Molto
consigliabile e leggero (ed economico) quello in seta disponibile da Decatlon.
Una federa copricuscino (se ne può fare a meno, se non vi fa schifo dover lavare la
faccia al mattino per levare la terra dal volto dopo aver dormito sopra quei cuscini).
Pila frontale (se si usano quelle più recenti a led, non serve portare batterie di
ricambio), la pila frontale è indispensabile per il passo.
Bastoncini da trekking
Scarpe
Un capitolo a parte meritano le calzature.
Come ciabatte, vista la loro leggerezza, sono molto pratiche le 'crocs' nelle loro
numerose imitazioni, tutte più economiche e facilmente reperibili, con le quali è anche
possibile camminare per lunghi tratti. In alternativa, per chi è abituato, si possono
portare dei sandali (molto più pesanti delle crocs).
Tutto il percorso si può fare indossando scarpe da trekking basse e leggere (molto più
confortevoli), mentre per il passo servono sicuramente delle pedule a collo alto.
Chi non ha i piedi dolci potrà anche usare per tutto il percorso un solo paio di pedule a
collo altro. non è assolutamente necessario portare scarponi pesanti.
Sul percorso non ci sono grossi guadi da attraversare, né tratti molto sconnessi,
perciò l'impermeabilità e la robustezza garantita dalle pedule (basse o alte che siano)
è più che sufficiente. C'è, invece, moltissima polvere.
Duct tape, nastro adesivo argentato 'americano', molto utile per ogni evenienza.
Coltellino svizzero
Ago e filo per eventuali riparazioni di sartoria
Taccuino per appunti e relativa biro
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Accessori per l'igiene personale (tagliaunghie, forbicine, sapone, shampo ecc...)
Indispensabili: le salviettine inumidite per l'igiene personale
Sapone per bucato
Filo per i panni con le mollette
Carta igienica (Ode al Rotolone Regina)
Altro capitolo a parte va riservato alla carta igienica ed ai fazzoletti di carta reperibili
in Nepal.
Diciamo che per far fronte alle necessità del trekking è raccomandabile partire con un
numero di Rotoloni Regina di carta igienica e di pacchetti di fazzolettini di carta tali da
garantire l'autosufficienza per il periodo, questo perché, a parte gli alberghi di
Khatmandu, durante il trekking nessun lodge fornisce la carta igienica (i nepalesi non
la usano ma si lavano con un po' d'acqua) e quella che si può acquistare sul posto,
come pure i fazzolettini di carta (tutte pessime imitazioni cinesi di marchi europei), si
disfano liquefacendosi al primo impiego.
Zaino
Leggero, da 30, max 45 litri con tutto il necessario per la giornata di cammino. Una
volta iniziato a camminare, i portatori generalmente precedono i trekkers, perciò le
sacche con eventuale ricambio sono irraggiungibili fino alla meta di tappa della
giornata.
Materiale non necessario
Ghette: inutili anche se si trova un po' di neve al passo.
Giacche in windstopper pesante come antivento
Asciugacapelli: impossibile impiegarlo durante il trekking, al massimo potete metterne
uno piccolo in valigia da usare in albergo a Kathmandu e da lasciare in deposito
insieme ai vestiti.
ALIMENTAZIONE
Come anticipato, l'organizzazione dell'agenzia fornisce tutti i pasti per tutta la durata
del trekking. Tutti i lodge offrono una scelta sul menù standard che è stata suggerita
loro dal ministero del turismo con un misto tra cucina nepalese, tibetana, indiana ed
europea. I fogli stessi dei menù sono praticamente identici tra i vari lodge o meglio:
'restaurant' come, con non poca pretenziosità, si definiscono le numerosissime bettole
che si incontrano sul cammino nei villaggi disseminati lungo le valli. Ecco alcune
impressioni basate sulle nostre abitudini alimentari:
Colazione
Si può consumare una colazione più che abbondante ordinando tè nero con lo
zucchero, marmellata e miele da spalmare su del Chapati (equivalente alle nostre
piadine) oppure, meglio ancora su del pancake (una specie di tortino appena più alto
di una piadina, preparato allo stesso modo di una crepes con una pastella di farina su
una pentola calda). In alternativa si può chiedere il 'tibetan bread' (pane tibetano), un
pane preparato facendo friggere una pastella che si gonfia. Il tibetan bread è molto
buono, ma purtroppo, trattandosi di un fritto, la qualità varia molto da posto a posto
ed in alcuni casi può risultare un po' indigesto. Su richiesta i lodge possono fornire
anche caffè e/o latte (spesso di Nak -la femmina dello yak-)
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Merenda
Dopo un paio d'ore di cammino generalmente ci si ferma un po' per riposare e per un
tè (pagato dall'organizzazione)
Pranzo e cena
Generalmente verso le 12, in ogni giornata di trekking, ci si ferma per mangiare, per
poi proseguire il cammino dopo pranzo. In funzione della lunghezza della tappa, anche
nel pomeriggio si potrà fare una sosta per rifocillarsi con del tè.
A pranzo o cena il piatto tipico nepalese è il Dalbat, riso bollito da condire con una
zuppa di lenticchie, patate al curry, ed altre salse molto speziate. I portatori, durante
tutto il giro mangiano esclusivamente Dalbat (acquistato a prezzo politico con l'uso di
buoni pasto specifici per il personale nepalese). Questo piatto è buono e non
appesantisce eccessivamente, ma alla lunga può diventare indigesto per chi ha la
digestione più delicata. Gli altri piatti caratteristici sono il riso fritto ed i noodles fritti
(spaghetti di riso) conditi in tutte le salse (con verdure, con pollo, con tonno ecc...) è
un piatto appetitoso, ma purtroppo ogni lodge lo cucina secondo un'interpretazione
personale che spesso lo può rendere indigesto a noi europei, al punto che dopo
qualche giorno il solo odore diventa ributtante ai più sensibili. Ci sono poi i Momo, un
piatto tipico nepalese: delle specie di ravioloni al vapore da insaporire con salsine
piccantissime, ma che in genere non incontrano i gusti degli europei (parere
generalizzato), specie quelli di verdure. In alternativa è sempre possibile mangiare
delle zuppe con verdura, noodles o pollo; spaghetti o pizza cucinati secondo
interpretazioni molto personali ma in genere ben digeribili, oppure uova, omelettes,
pollo o altri piatti meno noti.
Il pollo
Diciamo subito che il pollo nepalese sta a quello italiano come la costata di chianina
sta alla fettina del supermercato. Questa similitudine non è per nulla forzata, specie se
si considera che è stata fatta da una persona alla quale non piace il pollo. I polli
nepalesi sono saporitissimi e sono sempre cucinati in modo eccellente con sapori e
tecniche di cottura che non hanno riscontri nella nostra cucina. D'altro canto, il pollo è
l'unico genere di carne che sia conveniente mangiare durante il percorso e l'unica che
garantisca una certa freschezza, perché i polli sono onnipresenti nei villaggi. In luoghi
dove la 'catena del freddo' è una parola senza senso, le carni vengono vendute sulla
strada in mezzo alla polvere e per disinfettarle alcuni negozianti le passano con la
fiamma di un cannello ossidrico. E' caldamente consigliabile l'evitare di assaggiare
carne di yak o altro, è sufficiente dare un'occhiata alle cucine ed alle
macellerie/pescherie nepalesi per capire il perchè.
Gli spaghetti
Come scritto, la pasta (anche la pizza) viene preparata secondo interpretazioni
personali, anche se le vengono dati nomi nostrani come spaghetti al pomodoro o alla
bolognese o lasagne (anche quelli interpretati in modo originale come lasanie,
lasagane, macaroni, spagette ecc...) in genere sono piatti che si avvicinano ai nostri
gusti, perciò consigliabili. I migliori spaghetti al pomodoro li abbiamo mangiati durante
la discesa da Marpha a Kalopani, in una catapecchia nei pressi di una cascata e di un
guado, incredibilmente erano perfetti, cucinati con pomodoro fresco mancava loro solo
un po' di basilico.
L'aglio
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Nella cucina nepalese abbonda l'aglio, che in genere è meno forte del nostro. Lo si
incontra dappertutto, perciò mettetevi il cuore in pace, c'è di positivo che è meno
invasivo e non ha gli effetti indigesti di quello nostrano.
Apple Pie
L'Apple Pie è la torta di mele, il tour dell'Annapurna si svolge nella zona dell'apple pie,
che è diventato un piatto tipico dopo che, a partire dal 1985, in questa zona è stata
introdotta la coltivazione delle mele (piccole e saporitissime). Se avete mangiato poco,
o avete bisogno di 'tirarvi un po' sù', una bella fetta di torta di mele vi soddisferà
quanto basta. Va detto che per ogni villaggio la torta di mele cambia secondo la
cucina locale, perciò ne assaggerete sempre versioni differenti.
Frutta e verdura
Non ci sono problemi nel mangiare frutta e verdura. Lungo il trekking si possono
acquistare le succulente mele della zona (quelle di Kathmandu, invece, arrivano dalla
Cina), ottime anche le banane che crescono spontanee, come pure le arance (verdi e
profumatissime). Le verdure sono un po' quelle che si trovano da noi, generalmente le
verdure cotte sono appena scottate, come pure quelle che fanno da ingredienti per i
minestroni. Dopo qualche giorno di prudenza e diffidenza scoprirete che potete
mangiare di tutto senza problemi. Resta valido il consiglio di sbucciare la frutta.
Gli snacks
E' consigliabile portare da casa una scora di barrette ed integratori di sali di vario
genere, a seconda dei gusti personali, ma senza esagerare. I pasti nepalesi serviti
lungo il percorso sono sempre più che abbondanti e rendono proprio superflui gli
snacks, che diventano utili solo per il passo o quando si visita Kathmandu o le aree
turistiche per evitare di perdere tempo in un ristorante.
Per integrare
E' consigliabile portare dall'Italia qualche alimento 'tipico': il più importante è il
parmigiano, meglio se in piccole confezioni monodose (anche grattuggiato non guasta,
specie per metterlo nelle zuppe); l'altro è un poco di l'olio d'oliva. Nell'evenienza non
remota in cui la cucina nepalese vi diventasse indigesta, una bella cura depurativa a
base di riso, olio e parmigiano vi salverà. Senza contare il vero piacere di assaggiare
un boccone di parmigiano dopo giorni di 'Dalbat' (nota: il parmigiano è apprezzato
anche da portatori e guide).
Bevande
E' possibile bere quasi di tutto, birra, Coca Cola, acqua, tè. Da evitare gli alcolici che
hanno controindicazioni con l'alta quota. Generalmente, durante il percorso si beve
acqua minerale venduta in bottiglie di plastica con il tappo sigillato da una fascetta a
garanzia della purezza. Si trova ovunque con prezzo crescente in funzione dei giorni di
cammino necessari per arrivare nel luogo. In alternativa si può far riempire la bottiglia
con acqua di fonte depurata (procedimento con l'ozono) acquistabile presso specifici
punti vendita in ogni villaggio.
Il percorso è pieno di fonti d'acqua fresca, ci sono trekkers che bevono quest'acqua di
fonte senza alcuna precauzione; la reazione è molto soggettiva, se si è sensibili si
possono avere problemi intestinali. Le guide comunque sconsigliano di berla (anche
loro portano medicinali contro la diarrea). Comunque, non fatevi troppi problemi, non
prenderete di sicuro la dissenteria se userete l'acqua di fonte per lavarvi i denti.
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Ristoranti
In Kathmandu è possibile mangiare bene in quattro con meno di 10 euro totali (1000
rupie nepalesi), ma nelle aree turistiche (ad esempio nella zona dei templi di Patan),
si possono avere anche salassi da 30 euro (sempre per 4). Se si considera che uno
stipendio medio varia dai 150 ai 200 euro, questo da un'idea di come alcuni se ne
approfittino. Raccomandabile a Kathmandu è lo Yak Lodge Restaurant, al n.17 di
Kwabahal (nella zona dei negozi in centro), riconoscibile per la recinzione verde
davanti all'ingresso. Si mangia bene e si spende poco (a volte c'è la coda per entrare).
Docce, bagni & lodge
Se siete schizzinosi... rimanete a casa.
Il trekking e tutto il Nepal in genere, richiedono una massiccia dose di spirito
d'adattamento. La pulizia non è nella cultura nepalese e questo dice tutto. Gli alberghi
di Kathmandu reperiti dall'agenzia MONVISO TREKS & EXPEDITION, offrono un livello
d'accoglienza più che accettabile (sempre in rapporto al luogo), al massimo dovrete
richiedere il cambio degli asciugamani, perché questo non sempre viene fatto ad ogni
nuovo cliente che entra in camera (su lenzuola e federe... meglio non farsi troppe
domande). Le stanze degli hotels sono sufficientemente pulite e le docce sono calde.
La situazione cambia invece drasticamente durante il tour. Bisogna dare atto che
l'agenzia applica il massimo sforzo perché i turisti abbiano il miglior trattamento
possibile, il problema è che 'il miglior trattamento possibile' è un valore relativo e
quando tutti gli alloggi a disposizione sono qualitativamente insufficienti, quello che
viene dato al trekker è semplicemente il meno peggio di quanto offre il posto. Tutto si
risolve, appunto, con dosi massicce di sano spirito d'adattamento. Premesso che la
cucina e la qualità del cibo è ovunque buona, le camere sono generalmente a 2 o al
massimo a 4 letti, ed eccetto poche eccezioni (tra queste quelle dei freddi e polverosi
lodge di Thorong Phedi), sono sempre relativamente pulite; almeno ad un livello
equivalente a quello di un rifugio alpino disagiato. Il fatto di dormire in un sacco da
bivacco risolve gran parte dei problemi. L'aspetto più difficile da accettare è invece
quello di WC e docce. In alcuni lodge, la latrina si trova insieme alla doccia, in altri
sono separate ma non è che questo migliori la situazione. Le latrine sono
generalmente 'alla turca', poste su un pavimento in cemento in uno stanzino dai muri
che probabilmente non hanno mai visto tempi migliori. L'acqua dello sciacquone si
trova in un secchio da riempire con un vicino rubinetto, nello stesso secchio si trova
sempre un piccolo secchiello che si presume serva per fare il bidet. La carta igienica
non esiste. Non molto meglio vanno le docce: stesso pavimento di cemento con il
buco di scarico su un lato, stessi muri che non hanno mai visto tempi migliori, stessa
porta semi-arrugginita e con anni di sporco. Tutti i lodge dichiarano sui loro cartelli
'hot shower' (docce calde) ma anche questo è relativo. Se c'è il sole ed arrivate per
primi l'acqua sarà calda, se è nuvoloso o arrivate tardi... la doccia sarà
inesorabilmente fredda. Colpa dei pannelli solari. I lodge peggiori li abbiamo trovati a
Bahundanda ed a Thorong Phedi, il migliore era a Kalopani: assolutamente
ineccepibile, quasi lussuoso.
Guide, portatori e sacche
Premesso che è possibile compiere questo trekking anche in totale autonomia,
sobbarcandosi il peso di almeno 18 kg di zaino e provvedendo ad ogni tappa a
ricercare l'alloggio 'meno peggio', bisogna riconoscere che a rendere meno disagevole
il trekking c'è il fondamentale aiuto di guide e portatori. Queste persone sono
generalmente di etnia Sherpa e Rai. Gli sherpa sono di discendenza tibetano-mongola,
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i Rai sono vicini agli Sherpa ma con antenati probabilmente malesi. Sono persone
fortissime, fisiologicamente gli Sherpa sono in grado di sopportare sforzi notevoli ad
oltre 7000m di quota, un poco meno adatti al lavoro in alta quota i Rai, che sono
ancora a loro agio verso i 5000m. Tutti i portatori sono persone fortissime. Chi non è
abituato a queste prestazioni può sentire un senso di colpa per lo sforzo che, pur
pagandoli, richiede loro. In realtà si tratta di persone fisiologicamente predisposte per
lavori pesanti che richiedono una prolungata resistenza alla fatica. Ben presto vi
renderete conto di questo constatando come, nonostante portino 40 kg di carico, non
riuscite a stare al loro passo. Come scritto, l'organizzazione provvede alle sacche per il
trasporto, che i portatori legano a coppie con delle corde e per tutto il percorso
portano con una fascia che va a scaricare il carico tutto sulla loro testa. Questo modo
tipico di portare i carichi, che si perde nella notte dei tempi, non è privo di
controindicazioni, alla lunga provoca problemi alle vertebre cervicali. E' opportuno
soffermarsi sulle sacche: comunque voi mettiate il materiale all'interno, con botte,
schiacciamenti e fasce di compressione, i portatori daranno alle vostre sacche una
forma omogenea che ne agevoli il trasporto. Per questo è opportuno imballare in
modo sicuro tutto il materiale delicato che portate con voi. Caricabatterie ed altri
oggetti fragili li potrete mettere all'interno degli scarponi, che sono sufficientemente
indeformabili, attenti anche ai flaconi dello shampoo, che con lo schiacciamento si
possono rompere, per precauzione conviene metterli sempre dentro un'ulteriore
sacchetto in plastica. Sul personale nepalese, per opinione generale, non c'è
assolutamente nulla da eccepire, sono sempre cortesi e disponibili, molto
probabilmente più per indole naturale di questo popolo che per atteggiamento forzato.
Se avete a casa indumenti da montagna, magliette o berretti che non usate più, non
lasciateli marcire in un cassetto ma portateli con voi per regalarli a loro. Sarà un gesto
molto gradito.
METEO & CLIMA
Nel mese di ottobre si è nella stagione post-monsonica ed il tempo è generalmente
stabile. Partendo da Besi Sahar, nella prima parte del percorso (i primi 2-3 giorni) si
cammina in zone sub-tropicali e può fare sensibilmente caldo, perciò si vestiranno
indumenti leggeri, pantaloni corti e si indosseranno dei copricapo per il sole. Man
mano che ci si alzerà di quota (e con il trascorrere dei giorni andando verso l'autunno)
il clima comincerà a cambiare ed il cammino si farà più agevole con temperature
confortevoli. Con un po' di sole sarà possibile camminare indossando una semplice
maglietta anche a 4000 metri, bisognerà invece coprirsi dalla polvere quando nel
pomeriggio si alzerà il vento.
Le condizioni più difficili si trovano nel valicare il Thorong La pass, che supera i 5400
m, si parte alle 4 del mattino e con cielo sereno può fare molto freddo, anche ben al di
sotto dei -10°, non è nemmeno infrequente trovare la neve lungo il percorso, (fredda
e polverosa) nel qual caso farà un po' meno freddo.
Il passo e la parte alta delle valli che si percorrono (da Manang al passo e da
Muktinath a Tatopani) sono molto ventose. Il vento di valle si alza verso mezzogiorno
ed arriva a soffiare con raffiche di 70 km/h, sollevando molta polvere. La polvere
costituisce l'unica vera difficoltà ambientale di tutto il trekking, perciò equipaggiatevi
al meglio per minimizzarne gli effetti. Il mattino il cielo è generalmente sempre
sereno, generalmente nel pomeriggio le valli si vanno coprendo di nuvole generate da
fenomeni convettivi, ma ben difficilmente si arriva a delle piogge serali. Durante il
nostro trekking si sono verificate due nevicate in quota oltre i 4500m, delle quali una
quando abbiamo valicato il passo, ed abbiamo preso un acquazzone scendendo da
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Gorepani. Come scritto, nei primi giorni ci si muove in zone dal clima sub-tropicale,
ma alzandoci di quota la vegetazione cambierà assumendo l'aspetto ed i bellissimi
colori del nostro autunno alpino.
Medicinali e consigli sanitari
Condizioni climatiche e luoghi non richiedono particolari vaccinazioni, se non
antitetanica ed a titolo puramente preventivo l'anticolerica. Assolutamente inutile e
sconsigliabile per le regioni montuose del Nepal è l'antimalarica. Durante tutto il
trekking, nel mese di ottobre, non abbiamo visto alcuna zanzara; le case hanno
effettivamente alle finestre le zanzariere, ma di queste nemmeno l'ombra.
Per il viaggio è opportuno dotarsi della comune farmacopea generalmente impiegata a
casa ma con alcune aggiunte: per far fronte ai problemi di quota è raccomandabile
portare un diuretico (Diamox) come cura preventiva contro gli edemi dati dalla
sindrome del mal di montagna ed un cortisonico (Deltacortene) per sopperire alla
mancanza d'appetito, sempre data dal mal di montagna. Sempre a scopo cautelativo
bisogna portare dei farmaci contro la dissenteria. Si tratta di precauzioni, noi non ne
abbiamo avuto bisogno. Invece, bisogna dotarsi di tutto il necessario per due nemici
imprevisti e molto invasivi: la polvere, che finissima come talco va ad intasare le vie
respiratorie e lo smog, che a Kathmandu è fortissimo. Durante il percorso è
frequentissimo sentire dei trekkers che tossiscono per effetto della polvere. E'
fondamentale che i soggetti più sensibili si portino una dose extra di farmaci contro
l'allergia da polvere, ma anche persone non sensibili possono sviluppare reazioni
semi-allergiche a causa della sovraesposizione. Perciò è meglio portare degli spray
nasali e qualche coadiuvante contro le affezioni delle vie respiratorie. Una mascherina
contro la polvere, che potrete acquistare a Kathmandu, sarà d'aiuto (anche i nepalesi
la usano spesso).
Acclimatazione
Con l'aumentare della quota bisogna bere molto e bisogna curare l'acclimatazione ma
senza affaticarsi, perché i tempi di recupero diventano lunghissimi. I tempi e le soste
previste dal programma dall'agenzia MONVISO TREKS & EXPEDITION sono tali da
garantire un'adeguata acclimatazione anche per i soggetti più sensibili alla quota, ma
vale la pena di aggiungere delle raccomandazioni. Nei due giorni precedenti il passo, si
dormirà ad oltre 4000m percorrendo due tappe brevi. Per migliorare l'acclimatazione,
all'arrivo di ogni tappa ci siamo spinti un po' più in alto per poi ridiscendere. Le guide
consigliano di non esagerare in questo, va bene alzarsi di un centinaio di metri in più,
ma è molto più importante riposare. E' importantissimo, invece, adottare un passo
lento e costante che non porti mai all'affanno. E' utile ricordare questo perché, nella
cultura d'alta montagna di un po' di anni fa, si diceva che il modo migliore per
procedere era quello di camminare velocemente e poi fare frequenti soste per
recuperare l'affanno. NON fatelo! Un bel passo lento e costante ed arriverete in cima
senza quasi accorgervene. Chi è più sensibile all'altitudine (come la persona che ha
redatto questa relazione), può avere manifestazioni di malesseri legati alla sindrome
da alta quota, quali: una certa fatica nel respirare quando si rimane sdraiati. Per
questo, curate l'acclimatazione al massimo livello. Alle persone con questi problemi è
consigliabile trascorrere un giorno in più a Manang per fare delle escursioni in quota
(la zona è bellissima e vale la pena di prolungare la permanenza, come consiglio per
tutti); curate di non affaticarvi, è preferibile sostare e riposare piuttosto che salire di
quota con sforzi che potrebbero sembrare anche non eccessivi, perché i tempi di
recupero ad alta quota si dilatano a dismisura ed una condizione d'affaticamento
rischia di avere complicazioni patologiche.
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Fotografia
Probabilmente l'accessorio più importante del turista è la macchina fotografica. Il
luogo e le genti sono tanto esotici, che anche persone che non hanno mai fotografato
sentono la necessità di scattare numerose immagini. Veniamo dunque all'attrezzatura:
la fotocamera che garantisce i migliori risultati qualitativi è senza dubbio la reflex. Uno
zoom 24-120 coprirà gran parte delle situazioni ed in particolare le necessità del
ritratto. Molto consigliabile portare una seconda lente grandangolare, il problema è
che, con la gran quantità di polvere che rende rischioso cambiare l'ottica ed il
problema dei pesi da trasportare, bisognerà scegliere accuratamente cosa portare con
se. Chi scrive ha impiegato una Nikon D7000 con l'eccellente ottica Nikkor AFS VR 24120 f4 integrata da un minuscolo fisheye 16mm, che sul formato APS rendeva quanto
un 20mm (va detto che la deformazione data dalla geometria del fisheye sul formato
APS è visibile ma non fastidiosa). Non è necessario portare zoom più lunghi. Si vedono
anche alcuni trekkers con attrezzature molto complesse e pesanti, ma le difficoltà
ambientali fanno preferire per un'attrezzatura leggera. Per chi non è un fanatico
dell'immagine, una compatta di buona qualità sarà sufficiente, mentre una bridge
camera con zoom 30x rappresenta senza alcun dubbio una scelta validissima, anche
se poi, al confronto con le immagini ottenute da un sensore più grande come quello di
una reflex ed una lente di altissima qualità, la differenza di colore e plasticità delle
immagini ottenute diventa sensibile. Si tratta di un'esperienza difficilmente ripetibile,
perciò se volete portare a casa dei ricordi non lesinate sulla qualità delle attrezzature
fotografiche (sempre ché la cosa vi interessi). I soggetti sono svariati, ma i generi
principali sono due: il paesaggio ed il ritratto. Le occasioni di scattare bellissimi ritratti
di volti esotici sono innumerevoli, anche chi non ama questo genere di immagini avrà
di che sbizzarrirsi all'infinito. Senza alcun dubbio la parte fotografica più interessate è
proprio quella dei ritratti. Per questa ragione è raccomandabile la scelta di un'ottica
qualitativamente eccellente. Conviene portare da casa anche una scorta di caramelle,
perché i bimbi si lasciano fotografare volentieri ma poi in cambio vi chiedono un po' di
'sweets' (caramelle).
Caricabatterie
Non c'è assolutamente alcun problema per ricaricare le batterie durante il trekking. Un
set di batterie di ricambio per le macchine fotografiche è consigliabile ma non
indispensabile. In tutti i lodge è possibile ricaricare, tutte le prese di corrente
accettano le normali spine a due poli impiegate in Italia (attenzione: 2 poli e NON le
spine a 3, cioè con la presa di terra in mezzo, che NON vanno bene). In alcuni lodge è
possibile trovare la presa di corrente in camera, in altri è possibile ricaricare in sala da
pranzo (a volte pagando)
Telefoni
La rete dei cellulari funziona quasi dappertutto, (in particolare non c'è copertura nelle
due tappe che precedono il passo). Gli sms inviati costano un euro, generalmente
quelli inviati dal Nepal arrivano a destinazione, mentre non sempre arrivano quelli
dall'Italia; probabilmente dipende dall'operatore. Gli sms da Vodafone (da e per),
viaggiano senza ritardi.
Poste
Vi renderete conto che gli indirizzi e le vie sono dei puri riferimenti sulle cartine, una
bella sfida è trovare il nome di una via sui muri di Kathmandu. Tuttavia, nei centri più
importanti del trekking troverete anche un ufficio postale e la cassetta delle lettere. Lì
potrete imbucare le vostre cartoline e poi scommettere se arriveranno a destinazione
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ed in quanto tempo. Tenete conto che, al pari vostro, la posta viaggia a piedi per
giorni interi e che le cartoline che abbiamo imbucato a Manang il 19 di ottobre sono
arrivate a destinazione il 21 di novembre.
Soldi
Un Euro equivale a circa 100 rupie nepalesi e questo semplifica tutti i conti. A parte il
costo del trekking, cambiando 200 euro in Rupie soddisferete le necessità di due
persone e vi avanzeranno anche i soldi per un po' di regali. Va detto che i negozi di
Kathmandu accettano anche denaro contante in Euro o Dollari.
Toponomastica
I nomi usati in questa relazione sono quelli indicati dal programma di MONVISO
TREKS & EXPEDITION, ma le località cambiano nome in funzione del fatto che venga
utilizzato il dialetto locale o una delle lingue delle 30 etnie che popolano il Nepal.
Salendo nelle valli le etnie cambiano e si mescolano, perciò per ogni località si
possono trovare nomi di assonanza simile ma differenti.
RELAZIONE DELLE TAPPE
Qui trovate una relazione sommaria di alcune delle tappe principali e delle relative
difficoltà, l'elenco non riguarda tutte le tappe ma solo i dettagli che è opportuno
conoscere nel bilancio di questa relazione. I dislivelli assoluti sono sempre superiori
alla differenza di quota tra le tappe perché spesso il percorso fa dei saliscendi, mai
molto lunghi, ma comunque sensibili nel bilancio di salite e discese.
BESI SAHAR - BAHUNDANDA
E' la prima tappa ed una delle più faticose, il dislivello è minimo, ma la lunghezza del
percorso ed il clima caldo la rendono molto affaticante. Lo strappo finale per salire a
Bahundanda fa da ciliegina sulla torta. Il Lodge migliore del posto, poi, piazzato
proprio sulla cima della collina, è uno dei peggiori che si incontrano durante il
trekking. Tutti questi fattori, insieme alla fatica fatta, mettono a dura prova lo spirito
di sopportazione, non preoccupatevi le prossime giornate saranno migliori.
BAHUNDANDA - CHAMJE - BAGARCHHAP
Sono due tappe che si svolgono a bassa quota e perciò con clima sub-tropicale, per
questa ragione è conveniente iniziare a camminare presto il mattino, almeno alle 7
per evitare le ore più calde. Il percorso si svolge lungo una gola scavata da un fiume
impetuoso, con occasionali occhiate al gruppo del Manaslu (o Manasolu). Salendo da
Chamje a Bagarchhap, dopo una ripida rampa si arriva a Tal (lago) e da qui il sentiero
si fa un po' più pianeggiante. A Bagarchhap vale la pena di visitare il tempio buddista.
Il cellulare prende ancora a Chamje ma non a Bagarchhap (salendo, nei giorni
successivi, ritorna la copertura di rete).
BAGARCHHAP - CHAME - PISANG
La quota comincia ad alzarsi ed il panorama migliora. Le tappe dopo Bagarchhap sono
entusiasmanti dal punto di vista paesaggistico. Il trekking prevede una visita ai templi
di upper Pisang Circa 150m più in alto di Pisang.
PISANG - MANANG - giorno di riposo
La vallata diventa molto ampia ed anche molto più arida con panorami splendidi.
Sfortunatamente il vento di valle qui comincia a farsi molto forte dopo mezzogiorno e
compare il problema della polvere. Prima di arrivare a Manang il programma prevede
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una visita ai templi di Braga. Invece di seguire il percorso polveroso della strada, è
anche possibile arrivare a Manang facendo il sentiero alto, ma si tratta di un percorso
molto più lungo, con molto più dislivello e che richiede almeno 8 ore di cammino. La
giornata di riposo prevede delle gite per alzarsi di quota e fare acclimatazione. Vale la
pena di salire il mattino al gompa scavato in una grotta che a quota 3900 sovrasta
Manang e qui farsi benedire dal monaco di 95 anni che lo abita. Il panorama
sull'Annapurna e sul Gangapurna da qui è bellissimo. Questa escursione è preferibile
farla il mattino, perché nel pomeriggio potrebbe entrare la solita copertura nuvolosa
che occulta le montagne. Una volta discesi si può salire al gompa sul lato opposto
della valle risalendo la morena del ghiacciaio del Gangapurna e con vista sul relativo
lago glaciale. Da qui è possibile salire di quota fino a 4200m. Per queste gite è
conveniente viaggiare molto leggeri e veloci, ma si raccomanda di indossare degli
efficaci indumenti antivento, che quando comincia a soffiare è realmente micidiale.
Manang è l'ultima località prima del passo dove c'è copertura dei cellulari. Dopo
questo punto non è più possibile comunicare con l'Italia.
MANANG - YAK KHARKA - THORONG PHEDI
In due giornate ci si alza molto gradualmente da 3550m a 4450m di quota su tratti di
percorso senza strappi e con salite molto graduali. Questo modo di progredire
consente di perfezionare l'acclimatazione. Al termine di ogni tappa si può salire
ulteriormente di 100-200m per migliorare l'acclimatazione, l'importante è non
affaticarsi e riposare il più possibile.
THORONG PHEDI - THORONG PASS - MUKTINATH
E' la tappa chiave del trekking, che va affrontata con passo lento e costante.
Generalmente si comincia a camminare alle 4 del mattino (ed anche prima), per
essere sul passo prima che si alzi il vento che in quel luogo può essere fortissimo. La
temperatura con cielo sereno può abbassarsi notevolmente, anche a -15 perciò è
molto importante avere gli indumenti adatti. Un douvet è molto indicato allo scopo.
Non è raro trovare una copertura nevosa, generalmente di pochi centimetri, anche se
si sono verificati casi di nevicate di un metro. Per questa ragione è opportuno avere
un paio di pedule a collo alto, mentre, senza neve andrebbero benissimo delle scarpe
da trekking basse. Anche in caso di nevicata non ci sono problemi, il percorso è
frequentatissimo, sia da escursionisti che transitano nei due sensi che da carovane di
muli che trasportano merci da e per Muktinath, che battono bene la pista. Per chi non
se la sente di farlo a piedi: a Thorong Phedi è possibile noleggiare un cavallo per circa
40 euro. Considerata l'ora della notte in cui si fa colazione e l'inappetenza indotta
dall'alta quota, è molto importante alimentarsi in modo appropriato prima della
partenza. E' molto raccomandabile farsi riempire una bottiglia con del tè caldo ben
zuccherato da bere durante l'ascensione. La salita al passo è comunque molto
affaticante e la lunga discesa verso Muktinath rende la giornata una delle più faticose
del tour. A Muktinath i cellulari ricominciano a funzionare.
MUKTINATH - MARPHA - KALOPANI - TATOPANI
La discesa nel territorio del Lower Mustang si svolge in un panorama arido ma
bellissimo, sfortunatamente il vento di valle è molto forte e gran parte del percorso è
sulla polverosa strada che discende nel fondovalle. Queste tappe hanno solo dei
minimi saliscendi, ma coprono distanze molto più lunghe di quelle fatte in salita prima
del passo. Lungo tutta la strada domina il panorama del Dhaulagiri. Purtroppo vi sono
lunghi tratti pianeggianti e polverosi. Prima di Marpha si passa per Jomson, la capitale
della regione, con un bell'aeroporto. Qui, come nelle tappe successive, il cellulare
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prende, mentre a Marpha non c'è copertura. Si procede abbassandoci molto
lentamente di quota fino a Kalopani, da qui il torrente scava la valle e genera l'abisso
più profondo del pianeta: dai 1200 m di Tatopani agli oltre 8000 del vicino
Annapurna1.
TATOPANI - GOREPANI - POON HILL - BIRETHANTI
Sono due giornate molto faticose che chiudono il trekking. La salita a Gorepani (o
Ghorepani) prevede oltre 1600m di dislivello in salita. Fortunatamente l'allenamento è
ormai molto buono, perciò la cosa diventa accettabile. Oltre al notevole valore
etnografico del luogo, popolato da etnie differenti, è curioso osservare durante il
percorso le numerose e profumatissime piante spontanee di canapa indiana
(cannabis). La mattina successiva, alle 5, senza zaino si sale al punto panoramico di
Poon Hill per ammirare l'alba su Annapurna e Dhaulagiri. Il posto è a 3200m ma
l'acclimatazione fatta lungo la salita al passo trasforma il percorso in una passeggiata
agevole. Poon Hill è frequentatissima, almeno 300 turisti si danno convegno lì per lo
stesso scopo ogni mattina. Ridiscesi a Gorepani si fa colazione e poi comincia la
lunghissima discesa verso Birethanti, che prevede lunghi e ripidi tratti su gradini che
mettono a dura prova le articolazioni, bellissima dal paese la vista sul
Machhapucchhare (o Machapuchre), uno stupendo monte Cervino himalayano. Il
trekking termina praticamente qui, la mattina successiva con una breve passeggiata si
raggiunge il punto di sosta dei taxi e si parte per Pokhara.
Osservazioni sul percorso
A mente fredda, ritornati in Italia, si ha il tempo di pensare al cammino compiuto e
cosa si potrebbe cambiare. Una bella ed entusiasmante alternativa al Thorong La pass
è invece il percorso che da Manang sale al Tilicho lake e da lì scende direttamente a
Jomsom. Richiede circa gli stessi giorni di cammino ma purtroppo è più disagiato
perché ci sono meno lodge sul percorso.
Tabella delle distanze e dei tempi
Tappa Luogo
Lodge
0 Besisahr
Hotel Mt. Kailash
1 Bahundanda
Hotel Superb View
2 Chamje
Tibet Lasha
3 Bagarchhap
Eco Holyday Home
4 Chame
Hotel Marshyangdi Mandala
5 Pisang
Maya Hotel
6 Manang
Tilicho Hotel
7 Manang
Tilicho Hotel
8 Yak Kharka
Hotel Ganggapurna
9 Thorung Pedi
Thorung Base Camp Lodge
10 Muktinath
Hotel North Pole
11 Marpha
Hotel Sunrise
12 Tatopani
Hotel Himalaya
13 Ghorepani
Dhaulaghiri Lodge
14 Birethanti
Moon Ligth
15 Nayapul
Ore tappa Km.Tappa
6:40
4:45
5:05
4:15
5:30
4:50
3:40
3:15
2:45
6:55
7:00
5:30
6:30
9:50
0:45
17,50
13,70
15,90
12,90
17,80
15,90
10,10
7,00
14,40
23,50
23,80
15,40
19,90
1,90
209,70
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Note
Il Trekking dell'Annapurna è destinato a scomparire e con esso un'ampia parte
dell'economia ad esso legata. Il governo nepalese sta costruendo una strada che
all'ottobre 2011 arriva già a Tal e nella parte più a monte è pressoché completata fino
a Manang; mentre da Muktinath è già possibile ritornare in bus/jeep fino a Pokhara
(con un viaggio decisamente lungo ed avventuroso). Il tracciato della strada spesso si
sovrappone a quello dei sentieri. Come conseguenza, i lodge disseminati nei villaggi
vedono una costante diminuzione di turisti. In vallate in cui l'economia era basata su
un'agricoltura di sussistenza e sul turismo, non si comprendono i vantaggi che
derivano alla popolazione locale da una strada peraltro molto dissestata e polverosa.
Questo parere è condiviso da tutti i nepalesi con i quali abbiamo parlato.
Per chi è adatto il trekking dell'Annapurna
Non si può dire che il trekking dell'Annapurna sia faticoso, ma certo non è facile. Non
è un itinerario per crocieristi, occorre allenamento a lunghe camminate con un
impegno fisico che si protrae per molti giorni. La fatica, ad eccezione del passo, non è
mai intensa ma si cammina per molte ore al giorno. Nonostante l'acclimatazione molto
graduale, i problemi dati dalla quota sono comunque sensibili e lo sforzo compiuto si
paga nei giorni successivi con evidenti manifestazioni di affaticamento ed un po' di
nervosismo dato da questo. Chi è in buona salute e buona forma fisica può
intraprendere questo trekking senza problemi. L'età è un fattore soggettivo, l'atleta
non avrà problemi, il sedentario dovrà escludere di farlo, perché valicare i 5400m del
Thorong La è uno stress notevole per tutto l'apparato cardiocircolatorio. Infine:
l'esperienza dei luoghi e soprattutto delle persone che si incontrano, ripaga di tutte le
fatiche.
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