Domande e Risposte sul vaccino italiano per l`AIDS Barbara Ensoli

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Domande e Risposte sul vaccino italiano per l`AIDS Barbara Ensoli
Domande e Risposte sul vaccino italiano per l’AIDS
Barbara Ensoli, M.D., Ph.D.
Direttore del Centro Nazionale AIDS dell’ Istituto Superiore di sanità
A. Sugli attacchi al vaccino italiano per l'AIDS (vaccino Tat)
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Perché il vaccino Tat è sotto attacco
Gli attacchi, intensificatisi nelle ultime settimane su più fronti, sono ispirati da chi ha paura del
vaccino. Il vaccino è stato recentemente oggetto di attacchi da parte di Agnoletto (insieme ad Aiuti e
Gallo) nel suo libro “AIDS: lo scandalo del vaccino italiano” del 2012 e recentemente da
Altreconomia che si definisce rivista di informazione indipendente. L’intento evidente, anche se non
scritto, è screditare il vaccino, la dott.ssa Barbara Ensoli, Vaxxit, la start-up costituita per reperire i
fondi per il vaccino (vedi di seguito nel capitolo Vaxxit), e l’Istituto Superiore di Sanità. L’obiettivo è
creare confusione nel pubblico per spaventare gl’investitori privati necessari per completare lo
sviluppo del vaccino (40 milioni di euro) e, infine, bloccare il programma vaccino che senza fondi non
può andare avanti. Il fine ultimo è affossare il vaccino per sempre.
Cosa c’è di vero negli attacchi di Altreconomia
Gli argomenti usati da Altreconomia, sapientemente miscelati per fare scoop da giornalismo
d’assalto, sono una totale distorsione dei fatti e della realtà. A molti degli argomenti usati nelle
cosiddette inchieste, che probabilmente sono solo una cassa di risonanza per aumentare le scarne
vendite del libro di Agnoletto da cui sono tratti, è data risposta esauriente nei punti che seguono.
Nell’ultima inchiesta Altreconomia torna ad insinuare che ci sia del marcio nell’iniziativa Vaxxit
basandosi su quanto rilevato attraverso una visura camerale della società che evidenzia l’ingresso
tra i soci di stretti collaboratori del programma vaccino, di due persone esterne e di una società di
New York con sede legale in Delaware. L’intento è quello di continuare a screditare l’iniziativa,
questa volta per spaventare anche chi collabora al reperimento dei fondi per il vaccino (vedi di
seguito nel capitolo Vaxxit). Sul coinvolgimento dei collaboratori storici al vaccino e di collaboratori
esterni è data risposta anche al punto 1 della sezione E. Su Vaxxit. In particolare il motivo che ha
spinto i soci fondatori a distribuire, a titolo gratuito e simbolico, il 5.5% delle quote della società a
questi collaboratori è per uno più stretto coinvolgimento nella società sia di quelli esterni in questa
fase di ricerca di capitali, che di quelli interni nella successiva fase di conduzione degli studi futuri.
Altro che scandalo e paradisi fiscali! Nel mondo dell’innovazione ciò è prassi. Solo chi vuole vedere
marcio dappertutto, come sta facendo Altreconomia, può usare tali argomenti. Come già scritto,
l’obiettivo è creare confusione nel pubblico per spaventare gl’investitori privati necessari per
completare lo sviluppo del vaccino.
Ma perché tutti questi attacchi? A chi fa paura il vaccino? E perché?
Per capire l natura degli attacchi e capire a chi fa paura il vaccino bisogna seguire la pista del
denaro:
[1] innanzitutto i produttori di farmaci per HIV perché temono la concorrenza del vaccino per le loro
vendite (20 miliardi di dollari l’anno) di farmaci per HIV,
[2] gli stessi scienziati che fanno ricerca sull'HIV e che contano sui finanziamenti pubblici (più di 7
miliardi di dollari dalla scoperta del virus HIV) che paradossalmente sarebbero messi a rischio dalla
scoperta di un vaccino efficace
[3] le istituzioni pubbliche e private che in oltre 30 anni di ricerca non sono riuscite a sviluppare un
vaccino per l’HIV. Il vaccino Tat per loro, che lo hanno sempre osteggiato, costituirebbe una
clamorosa sconfitta scientifica.
Che cosa succede se la sperimentazione si blocca?
Andare avanti con la sperimentazione del vaccino Tat è un imperativo etico e morale. Un vaccino
terapeutico efficace è l’unica speranza di poter rallentare l’espansione dell’epidemia che sta
devastando intere regioni del mondo, prima di tutto il Sudafrica. Ciò è noto e auspicato da chi nel
mondo si occupa seriamente di ricerca clinica sull’AIDS. Se la sperimentazione si blocca per
mancanza di fondi, il vaccino non avrà mai la possibilità di arrivare alle popolazioni colpite. Inoltre,
gli anni di lavoro e gli investimenti economici ed umani fin qui impegnati saranno buttati alle ortiche
e dovranno essere smantellate tutte le piattaforme per lo sviluppo clinico in Italia e Sudafrica con
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perdita enorme di capitali umani e di lavoro per i ricercatori che si sono sinora impegnati nel suo
sviluppo.
B. Sul vaccino terapeutico
Quali sono i risultati ottenuti fino ad oggi dalla sperimentazione avviata nel 1998?
La sperimentazione nell’uomo sull’uso della proteina Tat di HIV come vaccino preventivo e
terapeutico è iniziata nel 2001. Ad oggi sono stati completati:
- 3 studi di fase I (1 terapeutico, 2 preventivi di cui uno con Tat da solo e un secondo con Tat+Env
(vedi di seguito nel capitolo Sul vaccino preventivo);
- 2 studi terapeutici di fase II, uno in Italia ed uno recentemente terminato in Sudafrica
- 5 studi osservazionali
I risultati degli studi, regolamentati secondo le norme vigenti e regolarmente approvati dalle
autorità competenti, sono stati sottomessi alle autorità regolatorie e sono stati pubblicati (Ensoli, B.
et al., AIDS, 2006; Ensoli, B. et al., AIDS, 2008; Longo, O. et al. Vaccine, 2009; Ensoli, B. et al., Vaccine,
2009; Bellino, S. et al., Recent Rev. Clin. Trials, 2009; Ensoli, B. et al., PLOS ONE, 2010; Luzi, A.M. et
al., Aids Care, 2011; Monini, P. et al., PLOS ONE, 2012; Bellino, S. et al., Retrovirology, 2014; Ensoli,
1 F., et al., sottomesso per pubblicazione) e saranno oggetto di altre pubblicazioni scientifiche.
Quale è lo stato attuale della sperimentazione in Italia ed in Sudafrica?
In Italia è stato concluso nel 2012 lo studio terapeutico di fase II, esploratorio e quindi condotto
con codici aperti, su 168 volontari sotto trattamento con farmaci antiretrovirali in 11 centri clinici
italiani. Lo studio ha confermato l’induzione della risposta immune da parte del vaccino e la sua
sicurezza. La conduzione con codici aperti ha consentito di verificare e confermare, ad intervalli di
tempo regolari durante lo studio, che la vaccinazione con Tat è in grado di indurre la ricostituzione
del sistema immune verso l’omeostasi, la riduzione dell’immuno-attivazione cronica e la riduzione
del DNA di HIV, ad indicare che il vaccino ha effetti anche sui serbatoi virali notoriamente resistenti
ai farmaci. I migliori risultati sono stati ottenuti con la dose di 30 µg somministrata 3 volte a intervalli
di 4 settimane (Ensoli, B., et al., PLOS ONE, 2010; Ensoli, F., et al., sottomesso per pubblicazione).
In Sudafrica è finito il periodo di osservazione post-vaccinazione dei volontari dello studio
terapeutico di fase II, confirmatorio e quindi condotto in cieco e con controllo placebo. I dati
saranno ora analizzati da un monitor indipendente (definito Contract Research Organization o CRO),
come per legge, e saranno sottomessi alle autorità regolatorie. I risultati saranno resi pubblici
2 nell’autunno di quest’anno, allorché le analisi saranno state completate.
Le fasi della sperimentazione sono state monitorate e da chi?
Tutti gli studi sono stati monitorati, come per normativa vigente, da un CRO indipendente e da un
Data Safety Monitoring Board (DSMB), anch’esso indipendente, comprendente scienziati
internazionali esperti di sicurezza nella sperimentazione clinica.
In aggiunta, lo studio sudafricano di fase II è stato oggetto anche di un audit da parte di UNIDO
(United Nations Industrial Development Organization) che ha effettuato, su mandato della
Cooperazione italiana del Ministero degli Affari Esteri (MAE) un audit indipendente dei risultati
ottenuti dal programma di cooperazione n. 8421 in Sudafrica di cui lo studio fa parte. Il programma
è una collaborazione inter-governativa per la lotta contro l’AIDS in Sudafrica. Il MAE ha stanziato 21
milioni di euro per potenziare le strutture sanitarie in alcune provincie, per capacitare una struttura
produttiva locale partecipata dal pubblico a produrre proteine ricombinanti e vaccini e per condurre
lo studio clinico di fase II con il vaccino Tat. Dei 21 milioni allo studio clinico sono stati destinati in
3 totale 7.8 milioni; (vedi sezione seguente “Sui fondi pubblici impiegati”)
Perché c’è bisogno di un vaccino terapeutico contro HIV?
Molti soggetti infettati nei paesi in via di sviluppo non hanno accesso alla terapia. Inoltre nei paesi
poveri ed in via di sviluppo la somministrazione della terapia è complicata dalla carenza di
infrastrutture sanitarie adeguate e dalla povertà, talvolta estrema delle popolazioni che non hanno
neanche accesso ad acqua corrente. I dati epidemiologici in Sudafrica evidenziano scarsa aderenza
alla terapia, problemi di farmaco-resistenza e un numero crescente di aventi bisogno di terapia, più
del doppio di quelli trattati. E’ chiaro a tutti che i farmaci da soli non arresteranno l’espansione
4 dell’epidemia. Pertanto, in assenza di un vaccino preventivo, serve un intervento terapeutico
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innovativo per rallentare la diffusione del virus e compensare terapeuticamente dove i farmaci non
arrivano.
Anche nei paesi ricchi, i farmaci non sono la "soluzione finale" per l'HIV/AIDS poiché molto costosi,
hanno effetti collaterali e di tossicità poiché debbono essere presi con estrema regolarità (pena
l'insorgenza di resistenze) e per la vita. Inoltre hanno deficit di efficacia: non sono in grado di
ripristinare l’omeostasi del sistema immune e di bloccare l’immunoattivazione cronica, e non hanno
effetti sui serbatoi del virus. Infatti i pazienti sotto trattamento con farmaci, anche quando
virologicamente soppressi, presentano una serie di sindromi (malattie del fegato, rene, cerebrali,
cuore, etc.) ed un quadro di invecchiamento precoce (le cosiddette non AIDS-related Syndromes) ed
hanno un rischio di morte 7 volte maggiore rispetto alla popolazione normale.
Quali sono i piani futuri?
Lo studio terapeutico di fase II in Sudafrica è terminato. L’analisi dei dati è in corso. Se i risultati
finali confermeranno quelli dello studio di fase II in Italia sarà possibile organizzare gli studi della fase
finale, quelli che avranno come endpoint primario l’efficacia del vaccino. I tempi di conduzione,
dovessero tali fondi essere disponibili a breve, saranno 3-4 anni con probabile conclusione
nell’intervallo 2018-2019.
Perché puntare per primo in Sudafrica invece che in Europa o USA?
Il Sudafrica è sicuramente il paese che più necessita di un intervento efficace in tempi rapidi. Le
statistiche ufficiali sull’epidemia in Sudafrica per il 2013 presentano un quadro devastante: 6.1
milioni di persone infettate (10% della popolazione), più della metà donne, 410.000 bambini,
400.000 nuove infezioni e 240.000 morti annue di cui 11.000 sono adolescenti. Ed, infine ci sono 2.1
milioni di orfani a causa dell’epidemia. In alcune aree, la prevalenza raggiunge il 40% e l’incidenza il
2.5%, percentuali altissime che hanno enormemente accresciuto il timore delle agenzie governative
che l’epidemia stia diventando incontrollabile. Solo un vaccino che rallenta la trasmissione del virus
può aiutare le autorità sanitarie a riportare gradualmente sotto controllo l’espansione dell’epidemia.
Quanto costerà completare lo sviluppo clinico e la registrazione in Sudafrica?
Il costo di tali studi e della successiva registrazione, se l’efficacia è da essi confermata, sono stati
stimati a circa 40 milioni di Euro.
Chi fornirà tali capitali?
I 40 milioni di euro necessari per gli studi di efficacia non sono reperibili dal settore pubblico e
debbono quindi necessariamente essere reperiti dal settore privato, come succede normalmente in
Europa ed in Italia quando i risultati della ricerca pubblica sono trasferiti ai privati per il loro sviluppo
ulteriore ed industrializzazione. Non è mestiere del pubblico produrre e vendere farmaci o vaccini
sviluppati al proprio interno. I capitali saranno forniti, se crederanno nell’opportunità di guadagno
derivante dall’investimento, da investitori internazionali sofisticati, esperti in questo tipo di
investimento che intrinsecamente presenta fattori di alto rischio. Questo tipo di investitori fa parte
dell’industria finanziaria, in particolare il settore del capitale di rischio o venture capital.
Che cosa è il Venture Capital?
Le società di venture capital raccolgono i fondi da investire da altri soggetti finanziari - come
assicurazioni, fondi pensione, banche, investitori privati, ecc. - e li investono in settori ad elevato
potenziale di sviluppo ed innovazione e quindi rischiose e non finanziabili attraverso canali
tradizionali come, ad esempio, il credito bancario. Il venture capital investe con un’ottica di mediolungo periodo, al fine di sostenere lo sviluppo della società sino a quando non sarà raggiunta
l’indipendenza finanziaria. Il tasso di successo degli investimenti in questo settore è solo del 20% e
ciò spiega i rischi potenziali nel fare impresa e le difficoltà nel reperimento di tali capitali.
Sotto quale forma fornisce i capitali?
L’investimento si realizza attraverso l’emissione di azioni da parte della società investita - nel caso
del vaccino Vaxxit (vedi sezione seguente Su Vaxxit) – che sono sottoscritte dagl’investitori. Spesso,
oltre il primo investimento seguono ulteriori round di investimento, che, insieme a quello iniziale,
contribuiscono a diluire significativamente le quote di partecipazione dei soci fondatori.
Perché il Venture Capital e non l’industria farmaceutica?
L’industria farmaceutica internazionale (Big Pharma), nonostante gli sforzi fatti per convincerli,
non ha mostrato interesse poiché il progetto vaccino terapeutico Tat viene percepito come una
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minaccia per il lucroso e imponente business dei farmaci antiretrovirali (20 miliardi di dollari
l’anno). Il venture capital rimane, pertanto, l’unica strada percorribile per acquisire i fondi necessari
per il completamento del progetto.
Perché tali fondi non può acquisirli ISS o lo Stato?
Il venture capital non fornisce capitali sotto forma di credito e pertanto non finanzia enti pubblici.
Per accedere ai fondi delle società di venture capital serve una società di capitali, nel caso del
12 vaccino Tat, Vaxxit (vedi sezione seguente Su Vaxxit)
Chi sono i concorrenti al vaccino Tat per uso terapeutico in cART, e quali sono i rischi?
Il vantaggio temporale dello sviluppo clinico è stimato a circa 5 anni ma la concorrenza,
soprattutto quella francese, sostenuta fortemente da enti pubblici ed investitori privati, incalza e
potrebbe porre a rischio tale vantaggio se l’avvio degli studi di efficacia dovesse subire ritardi. I
concorrenti più agguerriti sono tre spin-off di enti pubblici francesi: InnaVirVax SA, spin-off
dell’INSERM, Theravectys, spin-off dell’Istituto Pasteur di Parigi, e Biosantech SA, spin-off di INRS,
l’Istituto Nazionale della Ricerca Scientifica Francese. Quest’ultima società sta sperimentando un
vaccino terapeutico basato su una forma sintetica della proteina Tat. La concorrenza francese ha
accelerato fortemente negli ultimi tre anni, da quando sono stati resi noti i risultati dell’interim
analisi dello studio terapeutico di fase II di ISS in Italia (Ensoli, B., et al, PLOS ONE 2010) . La ricchezza
del mercato del capitale di rischio in Francia rispetto alla povertà di quello in Italia, costituisce un
forte vantaggio per le società francesi che hanno dimostrato di poter attrarre capitali importanti,
anche con strategie e prodotti vaccinali inferiori e non provati rispetto al vaccino Tat. Loro ci
riescono poiché hanno il forte sostegno e patrocinio del pubblico e ciò aiuta nei rapporti con il
venture capital. Nel caso del vaccino Tat il sostegno e patrocinio pubblico presente in passato è
13 attualmente assente.
C. Sul vaccino preventivo
Come mai allo studio preventivo di fase I concluso nel 2005 non è seguita la sperimentazione di
fase II?
Lo studio preventivo di fase I è stato condotto in parallelo (e negli stessi centri clinici) allo studio
terapeutico di fase I. Con la conclusione nel 2005 dei 2 studi, preventivo e terapeutico (studi pilota
per verificare la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino), si è posto il problema su come andare
avanti e quale fosse la strategia migliore per arrivare a risultati importanti con i fondi disponibili.
Due le considerazioni che hanno portato a privilegiare la strategia terapeutica vs. quella preventiva:
[1] il rapido riscontro sperimentale che la strategia terapeutica offriva con un numero di pazienti
relativamente basso, disponibili in Italia, e quindi con costi sostenibili
[2] i costi enormi che una fase II preventiva avrebbe comportato e che avrebbe dovuto essere
necessariamente condotta in Sudafrica dove sarebbe stato possibile l’arruolamento di migliaia di
volontari in tempi adeguati.
Alla fine la scelta è stata obbligata: impossibile continuare con la strategia preventiva senza i fondi
necessari e quindi, invece, perseguire con vigore la strada terapeutica che avrebbe comunque
fornito informazioni chiave per l’uso di Tat anche come vaccino preventivo nelle persone sane. Il
1 perché è spiegato nella risposta seguente.
Perché è cambiata strategia per il preventivo da solo Tat a Tat+Env?
Perché la scienza va avanti e nel 2012 è stata fatta dalla dott.ssa Ensoli ed il suo team una
scoperta importante (Monini,P.,et al., PLOS ONE 2012) su come il virus si nasconde per sfuggire agli
anticorpi contro la sua proteina di superficie Env, e su come entra nelle cellule infettate sfruttando le
capacità della proteina Tat, quella prodotta dal virus, di legare l’Env (rendendolo invisibile agli
anticorpi anti-Env), e far entrare il virus nelle cellule attraverso una via diversa da quella conosciuta.
Tale scoperta ha confermato che gli anticorpi anti-Tat indotti dal vaccino sono in grado di
neutralizzare tale via. La scoperta ha confermato quanto che il Tat virale ha un ruolo fondamentale
nell’infezione e che solo anticorpi-anti-Tat possono ostacolarlo. La scoperta spiega anche il perché i
vaccini basati solo su Env non hanno funzionato: gli anticorpi anti-Env da soli non funzionano mentre
funzionano quando ci sono anche gli anticorpi anti-Tat. Indurre anticorpi anti-Tat e anti-Env con lo
2 stesso vaccino ad uso preventivo è stata quindi una decisione logica e razionale sotto il profilo
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scientifico. Questa scoperta è stata confermata indipendentemente dal gruppo di Ruth Ruprecht
(Bachler et al, J Virol 2013, 87:4403-16) e di Marjorie Robert-Guroff (Demberg et al, J Virol 2007),
due dei massimi esperti di ricerca pre-clinica su HIV al mondo. Con lo stesso meccanismo di azione, il
vaccino Tat può bloccare la progressione nelle persone già infettate e/o migliorare l’effetto della
terapia (Monini et al, PLoS One 2012, Bellino et al, Retrovirol 2014, Ensoli et al, submitted)
Quanto su descritto è rappresentato graficamente nel cartoon che segue.
Perché lo studio preventivo Tat+Env del 2011 si è interrotto?
Lo studio non è stato interrotto. Al contrario, lo studio è stato regolarmente portato a termine: è
iniziato in 9/06/2011 ed è terminato il 28/2/2014. Sono stati interrotti solo gli arruolamenti poiché,
comportando il coinvolgimento di volontari sani, i tempi di arruolamento sono risultati
estremamente lenti. Ciò ha portato al raggiungimento della data di scadenza della stabilità
dell’antigene Env, che ha richiesto un nuovo testing della proteina Env da parte di Novartis, che la
aveva fornita per lo studio. Inoltre, nel frattempo sono subentrate nuove linee guida europee sulle
sperimentazioni cliniche che imponevano di avere la data di scadenza finale, e quindi nuovi controlli
di stabilità del lotto di Env destinato allo studio. Novartis, immediatamente informata, si è trovata
nell’impossibilità di sopperire in tempi rapidi a tali adempimenti, nonostante ripetute richieste. Per
tale motivo si sono dovuti interrompere gli arruolamenti. I pazienti già arruolati sono stati quindi
seguiti secondo quanto previsto dal protocollo fino al termine previsto di sperimentazione clinica il
cui report sarà sottomesso come richiesto dalle autorità regolatorie entro un anno dalla fine dello
3 studio.
D. Sui fondi pubblici impiegati
Chi ha finanziato lo sviluppo del vaccino Tat sino ad ora?
1 I finanziamenti pubblici per lo sviluppo pre-clinico clinico del vaccino Tat sono stati in totale 26.8
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milioni e non 49 come alcuni organi di informazione affermano. La provenienza dei fondi è la
seguente:
- 2 milioni da ISS (di cui 1 per la sperimentazione clinica)
- 17 milioni dal Ministero della Salute (anche per gli studi preclinici)
- 7.8 milioni dal Ministero degli Affari Esteri, per la componente della sperimentazione clinica
di fase II, nell’ambito di un programma di €21 milioni di Cooperazione nella lotta all’AIDS tra
i governi dell’Italia e del Sudafrica.
Come sono stati utilizzati e chi ha gestito i fondi pubblici destinati al progetto?
Tutti i fondi pubblici messi a disposizione per lo sviluppo del vaccino da ISS, dal Ministero della
Salute, e degli Affari Esteri, sono stati utilizzati secondo le regole contabili dell’ISS, sono stati
rigorosamente e puntualmente rendicontati a ISS e da questo sottoposti all’approvazione da parte
degli Organi Competenti. Per ultimo, i fondi MAE per lo studio sudafricano sono stati oggetto di un
2 audit ufficiale da parte dell’UNIDO, come precedentemente scritto, e che sarà trasmesso al MAE.
E. Su Vaxxit
Chi sono i soci fondatori?
Il capitale sociale di Vaxxit è di Euro 10,000, ed è stato sottoscritto alla costituzione dalla dott.ssa
Barbara Ensoli per il 70%, e dalla società 3i Consulting Srl (3iC) per il 30%. 3iC è una società di
consulenza specializzata nel settore biomedico fondata nel 1996 dal dott. Giovan Battista Cozzone,
titolare e rappresentante legale. Recentemente i soci hanno distribuito, a titolo gratuito e simbolico,
il 5.5% delle quote della società ad alcuni stretti collaboratori da sempre impegnati nello sviluppo
del progetto vaccino e a nuovi collaboratori esterni che svolgono un ruolo chiave nel reperimento
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dei capitali necessari per gli studi di efficacia.
Perché è stata costituita?
Vaxxit è stata costituita con la missione primaria di:
[1] reperire i fondi necessari al completamento del programma di sviluppo del vaccino dal settore
privato poiché tali fondi non sono disponibili dal pubblico;
[2] gestire la conduzione degli studi di efficacia sino a registrazione in Sudafrica prima e poi in
Europa e stati Uniti;
[3] gestire la fase di industrializzazione del vaccino che prevede la produzione su larga scala e la
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distribuzione ai sistemi sanitari nazionali dei paesi in cui sarà approvato per uso terapeutico.
Come si concilia la sua costituzione con i regolamenti ISS e le leggi italiane ed europee in materia
di innovazione?
Vaxxit è stata fondata dalla dott.ssa Ensoli in linea con tutte le norme vigenti dell’Istituto e con le
leggi e gli indirizzi dell’Europa e dell’Italia in materia di innovazione e trasferimento tecnologico.
Vaxxit è stata costituita non per arricchirsi, come insinuato su alcuni organi di stampa, ma per
reperire i fondi per andare avanti. I fondi che saranno reperiti verranno impegnati per sostenere il
programma di studi clinici, e quindi non ci sarà alcun guadagno ma solo costi e perdite. E’ a tutti
noto, infatti, che fino a che il vaccino non sarà registrato fra diversi anni, tutto è a rischio, incluso il
vaccino, il tempo e le risorse economiche ed intellettuali impegnate dai soci fondatori e i capitali
privati investiti nel suo sviluppo. Chi affronta tale rischio lo fa perché crede fermamente nelle
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proprie idee e le persegue tenacemente, come la dott.ssa Ensoli e tutto il suo gruppo.
Vaxxit di quali armi dispone per poter attrarre i capitali privati?
Vaxxit dispone delle seguenti armi:
[1] l’enorme know-how della dott.ssa Ensoli e dei risultati sinora ottenuti con il vaccino nell’uomo;
[2] il brevetto Immune Therapy che copre l’uso terapeutico del vaccino Tat
[3] un gruppo di collaboratori stretti che in aggregato hanno più di 200 anni di esperienza gestionale
e professionale nei campi chiave per lo sviluppo del vaccino
[4] ricercatori esperti che compongono le piattaforme di sviluppo clinico in Italia e Sudafrica
[5] un manager di business, il dott. Cozzone, esperto di lungo corso, che conosce bene il settore
biomedico e quello del venture capital, che ha fondato e gestito società biotecnologiche finanziate
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dal venture capital, e che collabora strettamente al programma vaccino da circa 12 anni.
Di cosa avrebbe bisogno per presentarsi più forte agli investitori?
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Vaxxit avrebbe bisogno di forte sostegno e patrocinio da parte del pubblico, che, contrariamente al
passato, è ora assente. Il sostegno da parte dell’ISS è fortemente auspicato poiché aiuterebbe nei
rapporti con il venture capital. Parimenti, il forte sostegno da parte del Ministero della salute e da
quello dello Sviluppo economico faciliterebbe di molto la difficilissima impresa di reperire i capitali
dal settore privato.
A che punto è la ricerca dei capitali privati?
La ricerca dei capitali privati è arrivata a risultati promettenti. Gli investitori internazionali
contattati hanno dimostrato interesse e sono in corso gli approfondimenti necessari per la
valutazione dell’opportunità di investimento.
Sull'Istituto Superiore di sanità (ISS)
ISS ha precisato nella comunicazione al pubblico e ai pazienti, che il vaccino in via di sviluppo non è
preventivo ma un vaccino terapeutico per persone già sieropositive?
L’ISS ha sempre correttamente informato nelle sue comunicazioni sul vaccino di quale vaccino si
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trattava, sia nel caso degli studi preventivi che di quelli terapeutici.
Perché ISS ha concesso per 18 mesi una opzione esclusiva ai brevetti Tat a Vaxxit?
L’ISS ha deliberato di concedere per 18 mesi un’opzione esclusiva a Vaxxit per l’utilizzo dei brevetti
Tat, con la deliberazione n. 7 del 4/3/2014 – dopo approvazione unanime del Comitato Scientifico e
del Consiglio di Amministrazione di ISS (sulla base di tutta la documentazione fornita a tal fine) al
fine di reperire i fondi necessari al completamento del programma vaccino fino a sua registrazione.
L’opzione esclusiva ai brevetti Tat costituisce un forte segnale di sostegno pubblico al programma
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vaccino ed è stata concessa per facilitare la ricerca dei capitali per esso necessari.
Perché non sono stati stabiliti termini economici per tale opzione?
La definizione dei termini economici è stata rimandata al momento del reperimento dei fondi
poiché la negoziazione di termini economici senza la certezza della disponibilità di tali fondi sarebbe
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stato un esercizio inutile e dispendioso in termini di tempo.
Quale è la situazione attuale dell’opzione esclusiva concessa a Vaxxit?
Il Consiglio di Amministrazione di ISS, con la delibera n. 1 del 10/6/2014, ha deliberato, di dare
mandato al Direttore Generale per l’attivazione delle procedure di verifica della rispondenza di Vaxxit
ai requisiti del Disciplinare spin-off di ISS e della normativa di riferimento, (omissis) al fine di
verificare la possibilità di attivazione di uno spin-off la cui fattibilità sarà demandata a successivi
provvedimenti del Consiglio di Amministrazione. Questa delibera fa intuire che il forte segnale di
sostegno pubblico al programma vaccino dato con la precedente delibera, potrebbe venire a
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mancare, mettendo così a rischio le negoziazioni con gli investitori ed il programma stesso.
Sul conflitto d'interessi
C’è conflitto d’interesse nel fatto che il 70% delle quote della società Vaxxit sono state sottoscritte
alla costituzione dalla dottoressa Barbara Ensoli?
Non c’è conflitto d’interesse. Vaxxit è stata fondata dalla dott.ssa Ensoli in linea con tutte le norme
vigenti dell’Istituto e con le leggi e gli indirizzi dell’Europa e dell’Italia in materia di innovazione e
trasferimento tecnologico. Inoltre non ricopre alcuna carica di natura gestionale o di rappresentanza
in Vaxxit. Il suo ruolo di fondatore sceintifico di Vaxxit è perfettamente compatibile con il suo ruolo
in ISS, così come succede in tantissimi altri casi di start-up nate dal pubblico sia in Italia che nel resto
del mondo.
C’è, semmai, una convergenza di interessi tra Vaxxit e ISS. Vaxxit ha la missione di reperire i fondi
necessari al completamento del programma di sviluppo del vaccino. Senza tali fondi le attività in
ISS (Centro Nazionale AIDS) ed in Sudafrica verrebbero bloccate, con conseguente impatto anche sul
lavoro di molti ricercatori. I fondi da Vaxxit serviranno anche per il pagamento dei contratti del
personale ISS che collabora al progetto. Infine, ISS potrà ricevere, se il programma va avanti e si
conclude con successo, centinaia di milioni di euro da royalty che potrà usare per stabilizzare la sua
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difficile situazione di bilancio e di precariato.
C’è conflitto d’interesse nel fatto che il 30% delle quote della società Vaxxit sono state sottoscritte
alla costituzione da 3 I Consulting Srl, azienda amministrata da Giovan Battista Cozzone,
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consulente dell’Istituto superiore di sanità in materia di “trasferimento tecnologico”?
Non c’è conflitto d’interesse poiché il suo ruolo in ISS prevedeva il sostegno ai ricercatori nel
trasferimento tecnologico dei risultati e la loro ricerca. Nel caso specifico di Vaxxit, la
partecipazione del dott. Cozzone all’iniziativa è conseguente alla necessità di quest’ultima di avere
un amministratore in grado di presentarsi professionalmente in modo convincente agli investitori
privati e, quindi, con esperienza di gestione, di formazione di spin-off, di reperimento di capitali
privati e con profonda conoscenza del programma vaccino. Il profilo professionale del dott. Cozzone
soddisfa tutti questi requisiti poiché lo stesso fornisce servizi di consulenza a università ed enti
pubblici di ricerca sul trasferimento tecnologico e formazione di spin-off da oltre 20 anni, ha fondato
e gestito come amministratore delegato start-up biotecnologiche finanziate da investitori italiani ed
europei, conosce bene il settore del venture capital essendo stato fondatore e amministratore
delegato della prima società di venture capital in Italia dedicata alle biotecnologie avanzate. Infine
conosce profondamente il programma vaccino poiché collabora strettamente con la dott.ssa Ensoli
dal 2002. Il suo coinvolgimento in Vaxxit ha reso quest’ultima possibile.
Perché nel programma vaccino sono state coinvolte persone della famiglia Ensoli?
Tutte le persone della famiglia Ensoli che hanno partecipato al programma vaccino lo fanno sin da
quando esso è iniziato con la ricerca di base negli Stati Uniti, oltre 30 anni fa. Oggi al programma
vaccino partecipa il fratello, dott. Fabrizio Ensoli, che è responsabile del laboratorio di Patologia
Clinica e Microbiologia presso l’IFO (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico Regina Elena/San
Gallicano) dove si conducono gli studi di approfondimento di seconda linea sulla risposta immune e
sul DNA di HIV. Gli studi di prima linea, quelli sulla sicurezza e sugli endpoint primari (CD4+ e carica
virale) sono condotti direttamente dai centri clinici che hanno partecipato alla sperimentazione.
L’ex-marito, il dottor Aurelio Cafaro è un ricercatore senior che da sempre collabora al vaccino sia
per la ricerca di base che per la ricerca clinica. La dott.ssa Valeria Fiorelli ha collaborato sino al 2008,
prima in qualità di ricercatrice e successivamente per gli aspetti regolatori della sperimentazione. Gli
stretti e storici collaboratori della dott.ssa Ensoli hanno lavorato insieme per anni sia in Italia che in
USA, ed anche prima del vaccino.
Sulle critiche scientifiche relative alla fase I rivolte dal prof. Aiuti
Perché il prof. Aiuti ha criticato lo studio?
Le critiche del prof. Aiuti sono infondate e basate su una scorretta interpretazione dei fatti. Nel
corso di una normale ispezione all’Ospedale Spallanzani, uno dei centri clinici coinvolti negli studi di
fase I, l’AIFA, che è il controllore degli studi clinici, ha comunicato allo sponsor, l’ISS, di aver
riscontrato sette deviazioni critiche e tre deviazioni maggiori, e ha chiesto chiarimenti che lo sponsor
ha puntualmente dato con piena soddisfazione della stessa AIFA. Il prof. Aiuti, che è riuscito ad
ottenere in maniera impropria tale documento, per natura confidenziale poiché scambiato tra l'AIFA
e lo Sponsor, e non per il pubblico, lo ha successivamente diffuso ed utilizzato, di nuovo in modo
improprio, per sostenere pubblicamente la sua critica sull’interruzione anticipata della
sperimentazione di fase I, insinuando con lettere di protesta, inviate alla stampa e a scienziati e
riviste scientifiche nazionali ed internazionali, una conduzione fuori dalle regole dello studio e
addirittura la tossicità del vaccino, anche questo falso e smentito dai dati clinici ottenuti. Va
precisato che non si è trattato di interruzione anticipata dello studio, come da lui affermato, ma di
interruzione degli arruolamenti. Infatti, lo studio è stato regolarmente completato come da
protocollo. Le polemiche del Prof. Aiuti si sono riversate anche sui volontari della sperimentazione
nel suo sito clinico, all’Università la Sapienza, che, per tale motivo, hanno chiesto di essere
trasferiti ad un altro sito clinico. L’insistenza delle insinuazioni che hanno messo in dubbio l’eticità
della stessa dott.ssa Ensoli, la conduzione dello studio e la tossicità del vaccino Tat, hanno portato ad
una denuncia e causa civile per diffamazione contro il prof. Aiuti che si è conclusa con un
sorprendente giudizio di primo grado, nonostante l’imponente evidenza documentale fornita al
collegio giudicante, contro la stessa dott.ssa Ensoli. Sul perché di questa sentenza negativa
permangono molti lati poco chiari. Nel frattempo però i risultati degli studi sono stati sottomessi alle
autorità regolatorie competenti e pubblicati su riviste internazionali (Ensoli et al, Vaccine 2009;
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Longo et al, Vaccine 2009; Bellino et al. Reviews on Recent Clinical Trials 2009; Luzi et al.
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Aids Care 2011) a conferma della correttezza della conduzione degli studi rendendo così la
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necessità di un appello per stabilire la verità un inutile dispendio di tempo e di danaro.
E’ vero che in un incontro organizzato dalla Presidenza del Consiglio e dal Comune di Roma, siano
stati annunciati i risultati della fase I quando tali dati erano ancora sconosciuti agli stessi
sperimentatori?
Nell’incontro citato dal prof. Aiuti non sono stati annunciati risultati della fase I. Sono state
presentate informazioni sul panorama scientifico dell’AIDS, dall’epidemiologia alla patogenesi, sui
vaccini in genere e sul ruolo di Tat nell’infezione, sul razionale di un vaccino basato su Tat, sui
risultati preclinici nelle scimmie, sull’organizzazione delle piattaforme per la sperimentazione clinica.
Non è stato presentato alcun dato o risultati riguardanti gli studi di fase I, come possono
testimoniare le centinaia di persone presenti all’evento.
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