Vera Gheno - Lablita - Università degli Studi di Firenze
Transcript
Vera Gheno - Lablita - Università degli Studi di Firenze
Cresti, E. (a cura di) Prospettive nello studio del lessico italiano, Atti SILFI 2006. Firenze, FUP: Vol I, pp. 147-155 Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto Vera Gheno Accademia della Crusca – Università degli Studi di Firenze Abstract Questo articolo si occupa di un tipo di comunicazione mediata dal computer (CMC) che in Italia è divenuto solo recentemente oggetto di analisi in prospettiva (socio)linguistica: quello dei newsgroup o gruppi di discussione telematici (NG). I NG sono uno dei generi di CMC dalla storia più lunga. Essi sono argomento di studio particolarmente interessante per il linguista sia per la loro natura strettamente scritta sia perché offrono informazioni sulle dinamiche di arricchimento linguistico che si sono in seguito diffuse in altri tipi di CMC, come blog o forum di siti web. Questo contributo, basato sullo studio pluriennale di un corpus di NG di lingua italiana, elenca alcune delle caratteristiche lessicali più significative dell’ambito, rilevando che i NG possono essere considerati un crocevia di varietà dell’italiano, un’agorà in cui varietà diafasiche, diatopiche e diastratiche differenti si incontrano e si scontrano continuamente, contribuendo alla creazione di un nuovo mix lessicale costantemente in fieri. 1. I newsgroup: caratteristiche introduttive1 Gli ambiti della comunicazione mediata dal computer (CMC) sono molti. L’attenzione dei (socio)linguisti italiani che si sono interessati – da varie angolazioni metodologiche e teoriche – alla CMC si è inizialmente concentrata sul world wide web, sulle email e sulle chat line2. Su tale preponderanza ha probabilmente influito la popolarità di questi servizi; va inoltre notato che la chat, essendo un’interazione da molti definita sincrona3, permette notazioni di tipo conversazionalista, insolite e particolarmente interessanti per una comunicazione comunque scritta. Fino a tempi più recenti è stato meno studiato il settore dei newsgroup (NG) o gruppi di discussione telematici, nonostante che questo tipo di comunicazione sia fra i più antichi esistenti su Internet. La rete dei NG, Usenet, nasce negli anni ’70 come alternativa a basso costo all’Internet di allora, Arpanet, tanto da essere chiamata the poor man’s Arpanet, ‘l’Arpanet del povero’4. A tutt’oggi, Usenet è una rete 1 Ringrazio Patrizia Bellucci e Nicoletta Maraschio per il loro insostituibile aiuto. 2 Per una panoramica sulla bibliografia di settore rimando a Gheno (2003 [ma 2004]) e Gheno (2006). 3 Alcuni studiosi, come Albano Leoni (2005), ritengono che non si possa parlare di sincronia neanche per le chat, perché si tratta di una comunicazione alternata, senza possibilità di sovrapposizioni e altri fenomeni di blur, ‘sfocatura’, ovvero di difficile separabilità tra i turni, tipici del parlato. Già Davis e Brewer (1997: 77) avevano notato che, più che di comunicazione sincrona, l’interazione si può piuttosto definire come “discorso elettronico asincrono”: «There are no written interruptions or overlaps or granting of the floor in asynchronous electronic discourse. It is written in individual entries that are appended by the software in the order in which the writing was saved and distributed.» Pistolesi (2004: 17) menziona invece la distinzione di Montefusco (2001) che introduce la dimensione del discorso semisincrono, ponendola come alternativa a mezzo tra la sincronia e l’asincronia. 4 Steve Daniel, un programmatore della Duke University che partecipò al progetto Usenet, ricorda così quei tempi: «We (or at least I) had little idea what was really going on the Arpanet, but we knew that we were excluded. Even if we had been allowed to join, there was no way of coming up with the money. [...]. The ‘Poor man’s Arpanet’ was our way of joining the computer science community, and we made a deliberate attempt to extend separata da Internet, anche se perfettamente integrata in essa. I gruppi di discussione telematici sono ordinati in gerarchie, per cui il nome del gruppo definisce la sua posizione nello spazio di Usenet e l’argomento della discussione che vi ha luogo. Nel leggere il nome di un NG si procede da sinistra a destra, dal generale al particolare; in it.arti.cinema, per esempio, il primo elemento a sinistra indica la nazione di appartenenza, il secondo il macrosettore, il terzo l’argomento preciso del gruppo. Non esistono due NG con lo stesso identico nome, anche se ne possono coesistere più di uno con nomi diversi ma con lo stesso tema. Si stima che globalmente siano attivi circa 100.000 NG; in Italia ne esistono circa 1.500, di cui 500 appartenenti alla gerarchia it, definita “ufficiale”5. Quando si accede a un gruppo con l’ausilio di un newsreader, un programma per leggere i NG, viene scaricato l’elenco dei messaggi presenti sul server. L’operazione può essere limitata cronologicamente – scaricando entro una certa cornice temporale – oppure numericamente (limitando il download solo a una quantità predefinita di messaggi). Eseguita l’operazione, comparirà una lista di messaggi suddivisi secondo un doppio criterio, temporale e tematico. Questo permette di seguire l’evoluzione nel tempo di un singolo thread – la discussione originata da un messaggio – oppure di leggere i messaggi inviati in una certa data: il NG si dispiega davanti al lettore in una mappa tridimensionale, che permette di muoversi sia in sincronia che in diacronia. 1.1. Problemi di privacy? I NG sono un esempio di comunicazione testuale, asincrona e pubblica: allo studioso offrono materiali già in formato elettronico e facilmente reperibili, poiché tutto it to other not-well-endowed members of the community» (Pfaffenberger, 1996). 5 La gerarchia it. è definita “ufficiale” perché tenuta in esercizio dal Gruppo di Coordinamento News-It, GCN (http://www.news.nic.it/), organo che si è assunto in maniera volontaria di mantenere ordine nella rete dei NG italiani. I gruppi in lingua italiana appartenenti a questa gerarchia risultano 456 secondo il dato ufficiale più aggiornato, che risale al 27 gennaio 2006 (cfr. http://www.news.nic.it/gruppi-it.html). Considerando che esistono almeno altre due gerarchie di NG di lingua italiana (free.it. e italia.), definite “non ufficiali” perché nate fuori dall’egida del GCN, si arriva a un totale di circa 1.500 gruppi nella nostra lingua. Vera Gheno quanto transita per Usenet viene automaticamente archiviato6 e rimane apertamente consultabile. È ovvio che, nonostante la facilità di accedere al materiale , la questione della privacy e dei possibili danni derivanti da un uso scorretto di tale materiale debbano essere tenuti in considerazione. Benché in un’ipotetica scala di privatezza i NG siano agli ultimi posti – essendo senza dubbio meno riservati di servizi da-privato-a-privato come le e-mail oppure che richiedono esplicitamente un’iscrizione come mailing list e forum di siti – è comunque necessario porsi il problema di cosa si possa e cosa invece sia opportuno citare, considerando che, grazie ai motori di ricerca, è semplice risalire all’autore di un messaggio riportato alla lettera, pur omettendo i dati sensibili. Come nota Cavanagh (1999), il livello di privacy percepita (perceived privacy) dagli utenti di un canale di CMC può essere diverso dal suo grado di riservatezza “tecnica”; King (1996) ritiene che esista un’aspettativa di privacy (expectation of privacy) che per lo studioso deve essere più rilevante dell’intrinseca reperibilità dei dati7. Le opzioni comportamentali adottate oggi in materia sono fondamentalmente due: 1) quella di considerare i messaggi dei NG come materiale stampato, citandone quindi in modo completo le fonti; 2) quella di difendere, per quanto possibile, la privacy dei soggetti studiati, 6 Dal 1995 al 2001 è stata una società di nome Deja.com a occuparsi dell’archiviazione dei messaggi pubblicati sui NG. L’acquisto dell’archivio di Deja.com da parte della società Google è stata annunciata il 12 febbraio 2001. Da quel momento, Googlegroups è diventato l’archivio definitivo dei messaggi transitati sui NG, e la loro consultazione può avvenire attraverso un motore di ricerca dedicato: groups.google.com. Per ulteriori particolari cfr. Google Press Center (2001). 7 «The perceived level of privacy with which most members of cyberspace forums post notes is the level that researchers are obligated to protect.» (King, 1996: 125). King cita l’esempio di uno studio su un NG americano che funzionava come gruppo di supporto per vittime di abusi sessuali. Tale studio non prevedeva che i soggetti venissero informati sul fatto che i loro messaggi fossero monitorati e analizzati dagli osservatori. Uno degli autori dello studio, pubblicato nel 1994, difendeva le linee di condotta seguite argomentando che, essendo i messaggi inviati a un servizio pubblico, modificare i nomi degli utenti sarebbe stata misura sufficiente per difendere la loro privacy. Nonostante l’apparente correttezza formale, le linee guida impiegate nello studio citato hanno violato la percezione di privacy di chi inviava al gruppo messaggi dal contenuto molto personale. Rileggersi in una rivista ha portato molti membri del gruppo ad abbandonarlo, sentendo “invaso” quello che essi ritenevano un circolo chiuso, intimo, dove parlare liberamente delle proprie esperienze. Va comunque notato che molti utenti impiegano i mezzi di comunicazione resi disponibili da Internet senza porsi la domanda fondamentale di chi possa leggere quanto da loro scritto. Benché il rispetto della privacy percepita sia fondamentale, occorre che gli utenti stessi vengano educati a comprendere che la mediazione del computer non mette l’autore al riparo da possibili ripercussioni. Ogni riga scritta sui NG rimane archiviata ad interim, e può facilmente venire ritrovata tramite i motori di ricerca: l’autore deve imparare ad accettare piena responsabilità per ciò che scrive, e non scrivere sperando che “chi non deve leggere” non legga. Il consiglio migliore, dunque, è forse quello semiserio dato da Flynn e Flynn (1998: 14), e citato anche in Crystal (2001: 108): «write as though Mom were reading». omettendo prima di tutto qualsiasi dato sensibile, ma anche limitando al minimo le citazioni letterali. Questo procedimento può essere senz’altro adottato per ricerche in cui la citazione diretta non sia rilevante, ma non in uno studio che vuole essere prettamente linguistico. In questa sede si è quindi scelto un criterio “misto”, per cui si omettono tutti i dati personali ma senza rinunciare alle citazioni letterali8. È chiaro che un modo ancora più sicuro di agire è richiedere preventivamente il consenso informato ai soggetti coinvolti nello studio; tuttavia, come è noto, questo può essere controproducente poiché – soprattutto quando si tentino di osservare dei comportamenti “spontanei” – informare in anticipo i soggetti rischia di disturbare l’interazione9. 1.2. La lingua per comunicare e socializzare Anticipo qui un altro aspetto rilevante per la ricerca sui NG: in essi la lingua assolve a un doppio scopo, informativo e relazionale. Da una parte, la lingua è certo essenziale per comunicare efficacemente il proprio pensiero; dall’altra essa ha, come sempre, una serie di altre funzioni10, tra cui spicca quella interpersonale. Va infatti ricordato che i NG non sono solo dei contenitori di informazioni, ma possono diventare delle vere e proprie comunità virtuali 11. Alcuni studiosi, tra cui Oldenburg (1989, 1999) nonché Ruedenberg, Danet e RosenbaumTamari (1995), concordano nel definire i NG come esempi di third place, ovvero quei luoghi – diversi dal posto di lavoro o da casa – in cui le persone si ritrovano per svolgere vita comunitaria: un circolo, un club, la parrocchia o, ancora più semplicemente, il muretto della tradizione giovanile italiana. Il gruppo di discussione si pone come un vero luogo di incontro, seppure virtuale, con il vantaggio di permettere a persone fisicamente lontane di interagire come se si trovassero nella stessa stanza. 2. Il Corpus di riferimento Le osservazioni che farò si basano su un corpus di messaggi raccolto nell’ambito della mia tesi di dottorato tra il 1° marzo e 31 maggio 2006 (92 giorni). Il corpus è composto di 171.546 messaggi raccolti su dodici gruppi di discussione telematici12 appartenenti alla gerarchia 8 Per ogni messaggio citerò in nota solo il NG di provenienza e la data di pubblicazione. 9 In questa sede non posso che accennare che, nell’ambito dei NG, vanno tenuti in considerazione sia il cosiddetto paradosso dell’osservatore (Labov 1966) sia quello dell’osservatore partecipante (Malinowski 1967). 10 Non è possibile approfondire qui l’ampio discorso sulle funzioni della comunicazione; mi limito a rimandare ai modelli di Jakobson e Halliday trattati, tra i molti, in Coveri et al. (1998: 139-141). 11 Specificamente sulla teoria delle virtual community cfr. Rheingold (1993). Come ovvio, anche le osservazioni riguardanti questo ambito specifico si basano sullo studio preventivo dei concetti di comunità linguistica, rete sociale, gruppo sociale e gruppo etnico per i quali rimando a Berruto (1995). Tra gli studi specifici sulle reti sociali ricordo anche l’essenziale Tempesta (2000). 12 A grandi linee i gruppi scelti – che d’ora in poi verranno menzionati attraverso le sigle qui indicate – possono essere divisi Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto ufficiale italiana segnalata – come ho già avuto modo di ricordare – dalla presenza del prefisso it.. Considerando la velocità di mutamento dei servizi e anche delle convenzioni linguistico-comunicative di Internet, il corpus va considerato già datato e le considerazioni fatte nel presente lavoro sono valevoli soprattutto dalla prospettiva di documentare un momento della vita dei NG. 3. Maggiori direzioni di influsso Le osservazioni riguardo ai NG possono riguardare ogni livello di analisi linguistica13. Si può notare che, anche se tutto il linguaggio della CMC va nella direzione di una generale semplificazione14, gli strati hard della lingua non vengono quasi mai toccati. Il livello che subisce gli influssi maggiori e che cambia più velocemente – tanto che, come già premesso, alcune osservazioni di questo studio non possono che essere già datate – è quello del lessico. Concentrandosi quindi su questo piano, è possibile individuare quattro direzioni principali di provenienza degli influssi. 3.1. L’inglese La prima direzione di provenienza è, prevedibilmente, quella dall’inglese, presente con almeno quattro funzioni prevalenti15. 3.1.1. L’inglese informatico In primo luogo l’inglese compare sotto forma di lessico tecnico dell’informatica, con prestiti integrali ormai acclimatati nella nostra lingua quali floppy, server, software ecc.16 occorre uno hard disk molto capace [...]17 3.1.2. L’inglese della CMC In secondo luogo, l’inglese è impiegato nei tecnicismi comunicativi dell’ambito telematico, ovvero come termini che, con l’avvento della CMC, sono entrati a far parte del gergo di alcuni tipi di comunicazione in Rete. Per citarne una piccola parte ecco ban, espulsione e radiazione di un utente da una chat o da un gruppo di discussione; community, che designa in modo specifico le comunità virtuali; fake, chi usurpa la personalità telematica di un altro utente, fingendo di essere quest’ultimo; flame, lite telematica tramite invio di messaggi a scopo di offesa tra gli utenti; lag, ritardo nella comunicazione dovuto a un rallentamento della Rete; lurker, utente che legge senza scrivere, rimanendo quindi di fatto invisibile; newbie, nuovo utente che si riconosce spesso dalla non perfetta padronanza delle convenzioni comunicative della Rete; quoting, l’atto di citare parti di messaggi precedenti nel proprio; spam, che indica i messaggi-spazzatura sia in posta elettronica che sui NG, da cui deriva il termine spammer, chi invia posta-spazzatura; troll18, utente che disturba con il suo comportamento l’interazione del gruppo. (2) Sei uno spammer e come tale non hai nessun diritto di lamentarti del mio linguaggio, anzi, se vuoi evitare espressioni più colorite, eclissati.19 D’altro canto, come ricorda Elena Pistolesi: La rete è nata negli Stati Uniti e parla soprattutto in inglese. Le convenzioni grafiche [...], il gergo, ma anche l’interpretazione collettiva della CMC si sono sviluppati in quel contesto culturale e linguistico; infatti non si ereditano solo le parole, ma anche le sovrastrutture che guidano il comportamento e l’interpretazione collettiva dei fenomeni, specialmente quando riguardano la comunicazione. (1) Computer: più è veloce meglio è, specie per quanto riguarda la ricompressione. Per quanto riguarda la cattura, in tre categorie; quelli di argomento serio (it.arti.architettura [IAA], it.cultura.linguistica.italiano [ICLI], it.diritto [ID], it.salute.tumori [IST], it.scienza.ambiente [ISA]); quelli di argomento leggero (it.arti.cinema [IAC], it.discussioni.litigi [IDL], it.fan.startrek [IFS], it.hobby.cucina [IHC], it.sport.calcio [ISC]); infine, fanno parte del corpus due NG di natura tecnica che in qualche modo rappresentano delle “ossessioni” dei tempi attuali, cioè la sicurezza informatica e i telefoni cellulari: it.comp.sicurezza.virus [ICSV] e it.tlc.cellulari [ITC]. 13 Sull’argomento cfr. Gheno (2003 [ma 2004]), Gheno (2005a) e (2005b); per un’analisi più dettagliata e puntuale rimando a Gheno (2006). 14 Per esempio, a livello interpuntivo si rileva una tendenza alla polarizzazione sui segni di maggiore espressività (punti esclamativi e interrogativi), nonché un uso abbondante dei puntini di sospensione, mentre il punto e virgola appare quasi caduto in disuso nel suo ruolo tradizionale (mentre viene ripreso nell’ambito delle “faccine” che vedremo più avanti). Quanto questi comportamenti possano influire su altri settori della lingua è ancora da valutare, sebbene si possa già notare un generale orientamento a impiegare un ventaglio limitato di segni interpuntivi anche in tipi di scrittura estranei alla CMC. 15 Sulla rilevanza degli influssi angloamericani nella nostra lingua esiste una ricca bibliografia. Cito qui solamente Fanfani (1991-1996) e Giovanardi e Gualdo (2003). 16 Sull’argomento rimando, per esempio, a Gianni (1994). (Pistolesi, 2003: 444) 3.1.3. L’inglese specialistico L’inglese compare anche sotto forma di linguaggio specialistico pertinente al tema del gruppo di discussione. A seconda dell’argomento trattato si noteranno influssi di lingue settoriali differenti, nelle quali la presenza dell’inglese può, di per sé, essere più o meno rilevante; ad esempio, l’inglese compare copiosamente sul NG che si occupa di sicurezza informatica. 17 IAC, 4/3/2003. Nei messaggi riportati in questo articolo sono stati quasi sempre omessi gli a capo per non rendere più difficoltosa la decifrazione degli esempi. In alcuni casi, dovendo disambiguare il significato riportando anche un pezzo del messaggio a cui l’utente risponde, la frase citata sarà preceduta dalla parentesi acuta >. 18 Susan B. Barnes fornisce interessanti sull’origine della parola, da molti ricondotto al termine scandinavo che designa il folletto malefico: «The term is adapted from fishing, where it means trailing bait through a spot in the water hoping a fish will bite.» (2003: 250). D’altro canto Crystal nota che il termine «also captures the resonance of the trolls of Scandinavian mythology» (2001: 53). 19 IAA, 29/4/2003. Vera Gheno (3) è possibile aggiornare le definizioni del personal firewall e dell’“intrusion detecttion”20 nello stesso modo?21 (5) niubbiiiii25 :-))26 andatevi a rileggere il report relativo a questo film sul sito di IFST27, eh??28 3.2. Che non tutti gli ambiti siano ugualmente ricchi di anglismi si verifica considerando il NG che si occupa di cellulari; in Italia la telefonia mobile è talmente popolare che perfino la terminologia è più italiana che inglese: cellulare, telefonino, squillino, messaggino e faccina; e ancora telefonata, tacche, segnale, prendere, carica e ricarica22. 3.1.4. L’inglese “di moda” Infine, l’ultimo tipo di anglismi presenti è quello dei preziosismi settoriali o massmediologici – si pensi alla densità di anglismi nelle riviste di moda – impiegati perché l’inglese è spesso sentito come varietà linguistica di prestigio rispetto all’italiano, ma che non aggiungono niente alla comunicazione. Talvolta questi anglismi sono usati con ironia, come si verifica nell’esempio 4. (4) Si’23, sempre troppo urlato, sempre girato in modo trendy e da fighetti [...]24 La profondità dell’influsso inglese è resa tra l’altro evidente dalla quantità di adattamenti e di derivati con formanti morfologici italiani a cui dà origine: si incontrano molti casi di flammare da flame, niubbo, niubbi da newbie, quotare, quotaggio da quote, spammare da spam, e la lista potrebbe continuare. 20 Come si può rilevare anche in questo esempio, nei messaggi inviati ai NG gli errori di digitazione sono molto frequenti. Rispetto a un’attenta rilettura, prevale la volontà di comunicare in fretta, di ottimizzare i tempi della scrittura del messaggio. Prada (2003: 162) fornisce un elenco di errori che si riscontrano nei testi telematici, ricordando però che i «più comuni sono in parte già noti ai prosciugati amanuensi medievali o ai tipografi di ogni tempo», come le aplologie, le inversioni di grafemi, la sostituzione di un grafema con quello vicino sulla tastiera e i sezionamenti errati. 21 ICSV, 1/4/2003. 22 Sull’argomento cfr. le osservazioni di Losi (2001). 23 L’usanza di sostituire le lettere accentate con la combinazione lettera semplice+apice ha una sua validità tecnica, almeno in alcuni tipi di scrittura telematica. Come notano Witmer e Katzman (1997), «CMC systems usually support only a “low end ASCII” character set. This means the communicator is restricted to American upper and lower case letters and numerals, and some commonly-used mathematical and punctuation symbols [...] omitting umlauts and other European characters». La Rete è nata in America, e non a caso tutte le codifiche alfabetiche a essa collegate sono state progettate per la lingua inglese e non per altri sistemi linguistici. Sono dunque le basi stesse della programmazione per la rete che mancano di un’attenzione particolare verso le lingue diverse dall’inglese. Nel caso delle lettere accentate italiane, alcuni sistemi possono talvolta visualizzarle scorrettamente come sequenze di caratteri senza senso. Per questo motivo, in molti tipi di comunicazione informale o semiformale via web si preferisce omettere le lettere accentate e sostituirle con la combinazione qui citata. 24 IAC, 12/3/2003. I dialetti Un secondo influsso lessicale di una certa importanza è quello derivante dai dialetti. I dialetti sono presenti nel vocabolario dei NG non solo in funzione prettamente gergale29 ma talvolta come vero e proprio controlinguaggio, come nota Edgar Radtke per i linguaggi giovanili30. A ben guardare, l’impiego dei dialetti si limita normalmente all’uso di “mattoncini” dialettali spesso stereotipati e a diffusione panitaliana31, messi in circolazione dai mezzi di comunicazione di massa, per esempio attraverso i personaggi più o meno comici inventati da alcuni autori, quali quelli di Corrado Guzzanti. (6) Maddeche’, ce la devi leggere tutta davanti ad una tavolata imbandita!32 (7) Ocio33 che potrebbe restarti un po’ duro (niente battute pls34... :-)) Potresti cuocerlo continuativamente in acqua bollente non salata per una ventina di minuti [...]35 Quindi l’uso dei dialetti, che si pone in una tendenza più generale, risalente in Italia agli anni ’60, avviene non nell’ambito di una precisa area geografica ma su scala nazionale. Il processo è stato notato per esempio da Flavia Ursini, che scrive di una probabile sregionalizzazione dei dialetti (2005: 332). Si può notare che il fenomeno sembra andare in direzione opposta rispetto alla spinta globalizzante dell’inglese come lingua franca di Internet. Questo doppio fenomeno viene definito da molti studiosi come 25 La lingua dei NG deve molto all’oralità. Un fenomeno a cui vale la pena di accennare, perché rappresenta un interessante escamotage grafico per ricreare i fenomeni del parlato nello scritto, è quello degli allungamenti vocalici che mimano l’urlo, l’esasperazione, l’affettazione della voce. In questo caso, per esempio, si mima un grido leggermente esasperato. Come nota Dinale (2001: 211), tale uso è già da tempo diffuso nelle scritture informali giovanili nonché nei fumetti. 26 Esempio di emoticon sorridente. Accenneremo al fenomeno delle “faccine” più avanti nel testo. 27 L’acronimo sta per it.fan.startrek. 28 IFS, 8/4/2003. 29 Cfr. Coveri (1993: 39). 30 Radtke (1993: 212). Anche Michele Cortelazzo scrive: «è noto che uno degli ingredienti della cosiddetta lingua dei giovani [...] è il dialetto» (1995: 583) e argomenta che la presenza del dialetto nel linguaggio dei giovani è dovuta alla sua alterità rispetto alla lingua comune (Ibid.: 585). 31 Esistono ambiti in cui l’impiego del dialetto va oltre e diventa un vero e proprio codice alternativo all’italiano: si tratta dei casi di reti civiche o circoscritte sul territorio, limitate in diatopia, oppure di gruppi di discussione vòlti al recupero di tradizioni locali, ivi compresa la lingua, ma sono dei fenomeni tutto sommato minoritari. 32 IAC, 9/5/2003. 33 ‘Occhio’. Forma settentrionale. 34 Notare il pls che è forma tachigrafica di please. 35 IHC, 19/5/2003. Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto glocalization, ovvero la risultante della spinta contrastante di globalizzazione e localizzazione36. 3.4. Sottocodici tecnici Sui NG si nota anche l’influsso di altre lingue: benché la preponderanza dell’inglese sia incontrovertibile, si incontrano anche termini delle lingue moderne maggiori e più diffuse in Italia, nonché del latino. Nella maggior parte dei casi si tratta, ancora una volta, di elementi che ricorrono in maniera fissa: vi si riconoscono reminiscenze scolastiche (soprattutto per il latino, presente sotto forma di proverbi e aforismi) oppure parole e frasi entrate, per vari motivi, nel lessico quotidiano: oui, je suis o no tengo dinero. Il quarto serbatoio di provenienza delle innovazioni lessicali è quello dei sottocodici tecnici a vari livelli di complessità: alcuni forum, infatti, sono altamente specialistici, e di conseguenza adoperano un lessico che, tra le altre cose, serve non solo a separare gli “esterni” dai membri del gruppo ma anche a distinguere tra esperti e non esperti all’interno del NG stesso. Accenno solamente a questo settore di arricchimento a causa della complessità della questione: gli ambiti specialistici implicati sono infatti tanti quanti gli argomenti a cui sono dedicati i NG, quindi non è possibile stilarne qui una tipologia più precisa. Basti citare, come esempio, un pezzo di messaggio tratto da IST: (8) Semplice pastareale dentro la formina. Pennellatina di rosso sulla bocca e nera sugli occhi e vuala’.37 Il resto e’ coreografia...38 (11) Non ne vedo l’utilita’. Con un PSA aumentato e il sospetto di una lesione prostatica il passo successivo e’ la biopsia prostatica.42 Riguardo allo spagnolo, si tenga presente che l’uso di una lingua simile all’italiano ha anche una valenza ludica, come argomenta per esempio Radtke (1992: 27) che scrive di effetto deformante di una lingua affine. 4. Altre aree di influsso 3.3. Lingue altre 39 (9) lo siento mucho. Infine, le altre lingue compaiono anche in qualità di tecnicismi di settore: si pensi al vocabolario francese del tennis o ai latinismi del linguaggio giuridico. Non è raro nemmeno incontrare riformulazioni ludiche, di gusto quasi goliardico, di frasi celebri latine, come nell’esempio 10: (10) la_regola_è_una_cosa_il_gusto_un’altra40. gustibus non sputazzandum est.41 36 De Sull’argomento della glocalizzazione a livello linguistico cfr. Paccagnella (2000). Il fenomeno ha un’importanza che, del resto, sorpassa i confini linguistici con ricadute sul piano economico, sociale e culturale. In Italia esiste anche un’associazione, Globus et Locus, presieduta da Piero Bassetti e incentrata proprio sull’implementazione di progetti che affrontino le nuove sfide poste dal fenomeno. Sul sito dell’associazione (http://www.globusetlocus.org/it/cosa_facciamo) si trova la seguente descrizione del fenomeno: «Il glocalismo offre un punto di visto nuovo sui fenomeni complessi di intersezione tra valori, interessi su scala meta e sub-nazionale. L’approccio glocale è caratterizzato dall’incontro e dal dialogo negoziale fra attori globali e attori locali e dal dialogo di questi ultimi fra loro, nella prospettiva della costruzione di una maggiore forza negoziale comune: la ricerca di convenienze e interessi comuni fra luoghi e flussi globali per la realizzazione di progetti di cooperazione.» 37 Distorsione più o meno intenzionale del termine francese voilà. 38 IHC, 5/4/2003. 39 ICSV, 7/4/2003. 40 Si rilevi l’uso creativo della lineetta bassa – il cosiddetto underscore – che crea un effetto-sottolineatura, dato che il sistema dei NG non permette l’impiego di alcun tipo di formattazione particolare del testo. 41 IHC, 15/4/2003. 4.1. Acronimi e tachigrafie Nella lingua dei NG esistono anche altri settori che sembrano sottoposti a influenze particolarmente rilevanti. Uno dei più evidenti è quello delle abbreviazioni, degli acronimi e delle tachigrafie, già popolari nella scrittura informale giovanile43 e perfino in alcuni scritti burocratici. Anche in questo caso possono venire identificati tre influssi principali: 1) quello dei tecnicismi “puri”, inerenti alla tecnologia informatica (HTML, PW ‘password’, ecc.); 2) quello dei tecnicismi legati alla comunicazione telematica (FAQ ‘frequently asked questions’, CC ‘carbon copy’, ecc.); 3) infine, il folto gruppo degli acronimi “conversazionali”, che concorrono a formare quel lessico dei NG che permette agli utenti “esperti” di riconoscersi a vicenda: molti inglesi, come AFAIK ‘as far as I know’, IMHO ‘in my humble opinion’, LOL ‘laughing out loud’, ROTFL ‘rolling on the floor laughing’, RTFM ‘read the fucking manual’, THX ‘thanks’, altri italiani, come CDR ‘cappottato dal ridere’, FDM ‘figo/a della madonna’, PDA ‘perfettamente d’accordo’ e SUPF ‘sei un povero fesso’. La fortissima penetrazione nell’italiano di questi elementi linguistici è testimoniata anche dall’abbondanza di loro derivati: per esempio, troviamo casi di verbi come lollare e rotflare per ‘ridere’. L’uso di acronimi e abbreviazioni arriva, in alcuni momenti, a configurare un vero e proprio di gergo acronimico, come lo definisce Gaetano Berruto, dando come risultante un tessuto testuale che può divenire di difficile decifrazione per un lettore comune44. Per esempio, su IAC è in uso un acronimo squisitamente “localizzato”, NCUCDC ‘non capisci un cazzo di cinema’, con possibili varianti NCUCDL ‘... di letteratura’ ecc., assolutamente opaco per chi non frequenta abitualmente il NG. Il settore si distingue particolarmente per la sua creatività: non sono rari gli hapax, come nei due esempi 42 IST, 7/4/2003. Sull’argomento cfr. Coveri (1991). 44 Cfr. Berruto (2005: 6). 43 Vera Gheno riportati qui sotto, in cui si crea un acronimo e se ne dà immediatamente la spiegazione, pena la sua non comprensibilità. (12) Un RFDPFC [...] REAZIONARIO FINTO DEMOCRATICO POLEMICO FAN-CAZZISTA45 (13) CACCPRIT = Correlazione Argomento Con Cinema Per Restare In Topic46 4.2. Interiezioni e ideofoni Un altro settore interessante, nuovamente non indigeno della Rete ma derivante da una codificazione precedente – prevalentemente quella dei fumetti47 – è il campo delle interiezioni e degli ideofoni, impiegati a scopo espressivo. Sui NG si incontrano sia interiezioni e ideofoni “classici”, noti dai fumetti (argh, sniff, sob, etciù ecc.) sia altri che si sono specializzati in questo ambito comunicativo con significati precisi, come snip che indica l’utente che “taglia” una parte del messaggio al quale risponde: (14) Se sto qui [snip sull’ennesimo soliloquio, che ha francamente rotto il cazzo] Poi un giorno capitera’ magari una cena, e [...]48 Alla stessa maniera, sbam segnala che l’utente, per la sorpresa o lo sconcerto nel leggere un messaggio, è metaforicamente caduto dalla sedia: (15) >tuttavia, usare un regista migliore di Frakes sbam! Baird migliore di Frakes?[...]49 Una valenza particolare ha assunto anche gne gne gne, impiegato spesso con intento canzonatorio durante un confronto verbale: ricollegato alla pratica del flyting52 popolare nelle comunità afroamericane. È particolarmente interessante rilevare l’uso dell’autocensura grafica, ovvero una serie di escamotages per “dire senza dire”: vengono impiegati asterischi, punti interrogativi o x come caratteri sostitutivi per camuffare, in parte, il disfemismo, talvolta con soluzioni anche molto creative: (18) Voglio disfare la storia delle regioni, siamo cittadini del mondo, ekeqatsi!53 Vorrei menzionare un caso di autocensura grafica in uso su molti gruppi di discussione inglesi, ancora non diffuso in Italia: effing (good/bad). Quell’effing, che può sembrare il participio presente di un verbo inesistente, non è altro che il prodotto dell’autocensura del termine fucking ‘fottutamente’: fucking bad/good diventa prima f*ing bad/good e poi, con passaggio a una scrittura ortofonica, eff-ing bad/good, riprendendo la pronuncia della lettera f: [ef]54. 4.4. Accenno in questa sede all’esistenza di un codice comunicativo non verbale, un vero e proprio lessico delle emozioni: le emoticon o smiley o faccine. Della loro invenzione è imputato Scott Fahlman, che in un messaggio datato 19 settembre 1982 propose l’impiego della faccina sorridente e di quella triste per chiarificare il senso di quanto scritto all’interno di un messaggio55. Le faccine56 sono una specie di esplicitazione a posteriori del senso di quanto scritto, creando, secondo la definizione di Violi e Coppock, [Un] codice cinestetico scritto che assume spesso una funzione metacomunicativa relativamente al contenuto del messaggio, suggerendo la chiave di lettura in cui interpretare correttamente una certa sequenza. (16) >ora e’ verde copione gne gne gne50 4.3. (17) L’inter ha fatto cagare per 88 minuti segnando due gol sempre grazie al loro merdoso tipo di gioco [...]51 L’ambito evidenzia una grande creatività, tanto che molti studiosi riconducono l’impiego dell’insulto a una specie di “gioco” già presente, del resto, nelle culture orali, e che secondo Ong (1986) può anche essere 45 IAC, 4/4/2003. IAC, 1/5/2003. 47 Per un approfondimento sul tema rimando a Morgana (2003). 48 IDL, 12/3/2003. 49 IFS, 27/5/2003. 50 IDL, 14/3/2003. 51 ISC, 9/3/2003. 46 (Violi e Coppock 1999: 330) Disfemismi e coprolalia Nel corpus emerge anche la presenza di disfemismi e coprolalia. Il loro impiego si pone nella tendenza più generale della desemantizzazione dell’insulto presente nella lingua italiana – basta osservare i mezzi di comunicazione di massa, sia trasmessi che stampati. Le “faccine” 52 «Comune a tutte le società a cultura orale di tutto il mondo, è l’insulto reciproco, denominato flyting o fliting dai linguisti. Cresciuti in una cultura ancora prevalentemente orale, alcuni giovani neri degli Stati Uniti, dei Caraibi e di altri luoghi si impegnano in ciò che nel gergo dei neri è chiamato dozens, joning, o insultarne la madre. Non si tratta di una vera lotta ma di una forma d’arte, come lo sono altre forme stilizzate di sarcasmo verbale in altre culture» (Ong, 1986: 73-74). 53 IAC, 6/5/2003. Chiaramente l’utente intende e che cazzo, ma l’ispirazione per questa “variante” viene dai titoli, di difficile pronuncia, dei film della trilogia di Godfrey Reggio: Koyaanisqatsi (1983), Powaqqatsi (1988) e Naqoyqatsi (2002). 54 Un processo di desemantizzazione dell’insulto simile a quello italiano sembra avere luogo anche nell’inglese: per esempio, anche utenti decisamente educati usano con una certa nonchalance l’acronimo OMFG, ‘oh my fucking God’, forma più pregnante del semplice OMG ‘oh my God’, come se la codifica acronimica togliesse potenza all’esclamazione, decisamente forte. 55 Il messaggio originale può essere letto alla pagina http://www.cs.cmu.edu/~sef/Orig-Smiley.htm. 56 Per un elenco delle faccine più comunemente usate rimando a Mohun (2002). Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto La potenza e incisività delle faccine possono venire modulate. Quindi, se :-) rappresenta un sorriso e :-D una risata a bocca spalancata, per indicare di ridere a più non posso si potrà digitare :-))) oppure :-DDDD. (19) [...] quando c’è eccesso di produzione gli alternatori diventano motori sincroni e soffiano il vento all’indietro così accumulano energia eolica :-)))))))))57 Nei NG italiani si rileva anche la presenza delle emoticon orizzontali, probabilmente di provenienza orientale, in particolare giapponese58, come quelle visibili in fondo alle frasi dell’esempio 20. (20) [...] tutti dicevano *non accedere come root* ma poi ogni cavolo di sw che provavo doveva essere configurato da root! >_< E quindi che hai fatto, hai dato i privilegi di root anche all’utente normale ?_?59 isolati uno dall’altro60. Ognuno di essi ha un suo costume linguistico, una particolare mistura alla quale il nuovo arrivato è invitato ad adeguarsi. Non adattarsi al costume linguistico del villaggio o del cottage non esclude per forza la persona dalla comunicazione, ma sicuramente rende l’interazione più difficile e meno “condivisa”. In più, ogni NG possiede un sottocodice collegato al suo argomento di discussione. Una delle spie che indica l’appartenenza al gruppo è la conoscenza di tale sottocodice. Su IAC, ad esempio, c’è l’abitudine di abbreviare i titoli dei film di cui si discute, come GONY ‘Gangs of New York’ o MR ‘Minority Report’. Il ricorso agli inner joke serve per separare gli appartenenti al gruppo dagli esterni, alla stregua di parole d’ordine. Il lessico è in parte funzionale al mezzo, anche se talvolta è solo “questione di stile”. Come rileva David Crystal, la lingua di Internet, nella sua infinita creatività, non elimina le regole, ma ne pone semplicemente di nuove, diverse, insolite rispetto alla grammatica tradizionale: 5. Conclusioni Questa breve carrellata sulle caratteristiche lessicali che si incontrano – e si scontrano – sui NG mostra come gli aspetti genuinamente nuovi siano rappresentati soprattutto dal mix inedito che si viene a creare grazie alle influenze provenienti da molte direzioni: i NG hanno fatto e fanno da coagulo a vari influssi particolarmente creativi della lingua, da qualsiasi parte essi provengano. Il ricambio è molto veloce; i neologismi – più o meno volatili – sono continui: cito qui utonto, ‘utente tonto’ e ASD, che non è altro che la sequenza dei primi tre tasti di sinistra sulla fila centrale della tastiera standard – scelti probabilmente “per comodità” – che è passata a indicare ‘ridere’ (al pari di ROTFL e LOL) da cui, recentemente, è derivato anche il verbo asdare ‘ridere’. Poiché non si discute solo in maniera autoreferenziale ma anche per intrecciare rapporti, la scelta di un particolare lessico non è dovuta esclusivamente a esigenze tecniche e oggettive di comprensione reciproca ma anche alla volontà di marcare l’appartenenza a una comunità, in questo caso una comunità virtuale. Quindi, considerato che sui NG la comunicazione e l’espressione di sentimenti e sensazioni passano solo attraverso lo scritto, la lingua è l’unico indicatore societario. Assume rilevanza non tanto il know how tecnologico, quanto quello linguistico: “parlare la stessa lingua” diventa l’unico “clue” per riconoscersi tra membri di una stessa comunità. Notano Van Alstyne e Brynjolfsson (1996) che l’avvento delle varie forme di comunicazione della rete ha generato un fenomeno di balcanizzazione, ovvero di frammentazione della comunicazione in una miriade di “circoli” più o meno chiusi e ostili agli esterni. In opposizione al villaggio globale di mcluhaniana memoria si ha piuttosto l’avvento di una globalità di villaggi, o meglio, come scrive Manuel Castells, di un agglomerato infinito di cottage superaccessoriati e fondamentalmente 57 ISA, 5/3/2003. Cfr. Takagi (1999-2002). 59 IFS, 5/4/2003. 58 Traditional prescriptivism privileged writing over speech, formality over informality. Internet manuals are doing the reverse. It’s prescriptivism nonetheless. (Crystal, 2001: 77) Alla fine, nell’uso del linguaggio dei NG sono più rilevanti gli scopi comunitari rispetto a quelli comunicativi; marcare la propria appartenenza al gruppo, distinguere tra “amici” ed estranei, apparire esperti dell’argomento del NG, dimostrare di conoscere bene le dinamiche comunicative della Rete: in un ambiente rigidamente testuale come quello dei gruppi di discussione telematici la lingua, ma soprattutto il lessico, rimangono l’unico possibile atto di identità61 da parte dell’utente. Nei confronti dei mezzi linguistici messi a disposizione dell’utente notiamo, oltre alla creatività, proprio il forte prescrittivismo, per cui l’utente inesperto viene immediatamente “bollato” come tale qualora non dimostri conoscenza delle convenzione linguisticocomunicative della Rete. Il linguaggio dei NG, in conclusione, da una parte unisce, ma dall’altra separa, in maniera che può essere anche molto rigida. 6. Riferimenti Albano Leoni, F. (2005). Studiare l’italiano parlato: strumenti, metodi, problemi. In A.L. Lepschy e A.R. Tamponi (a cura di), Prospettive sull’italiano come lingua straniera. Perugia: Guerra, pp. 83-93. Barnes, S.B. (2002). Computer-Mediated Communication. Human-to-Human Communication across the Internet. Boston: Allyn & Bacon. Bazzanella, C. (2003). Nuove forme di comunicazione a distanza, restrizioni contestuali e segnali discorsivi. In N. Maraschio e T. Poggi Salani (a cura di), Italia linguistica anno mille, Italia linguistica anno duemila. Atti del XXXIV congresso internazionale di studi della 60 «While the media have indeed globally intraconnected, and programs and messages circulate in the global network, we are not living in a global village, but in customized cottages globally produced and locally distributed» (Castells, 1996: 341). 61 Cfr. sull’argomento Le Page, Tabouret-Keller (1985). Vera Gheno Società di Linguistica Italiana (SLI), Firenze, 19-21 ottobre 2000. Roma: Bulzoni, pp. 403-415. Berruto, G. (1995). Fondamenti di sociolinguistica. Roma-Bari: Laterza. Berruto, G. (2005). Italiano parlato e comunicazione mediata dal computer. In K. Hölker e C. Maaß (a cura di), Aspetti dell’italiano parlato. Münster/ Hamburg/Berlin/Wien-London: Lit Verlag, pp. 109124. Castells, M. (1996). The rise of network societies. Malden (MA): Blackwell Publishers. Cavanagh, A. (1999). Behaviour in public? Ethics in Online Ethnography. Cybersociology, 6. http://www.cybersociology.com/files/6_2_ethicsinonlin eethnog.html. Coveri, L. (1993). Novità del/sul linguaggio giovanile. In E. Radtke (a cura di), La lingua dei giovani. Tübingen: Günter Narr Verlag, pp. 35-47. Coveri, L., Benucci, A., Diadori, P. (1998). Le varietà dell’italiano. Manuale di sociolinguistica italiana. Siena: Bonacci. Cortelazzo, M.A. (1995). La componente dialettale nella lingua delle giovani e dei giovani. In C. Marcato (a cura di), Donna e linguaggio. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Sappada/Plodn (Belluno) 1995. Padova: CLEUP, pp. 581-586. Coveri, L. (1991). La smemoranda per scrivere come i muri e il videotel. Thèuth, 1, p. 5. Crystal, D. (2001). Language and the Internet. Cambridge: Cambridge University Press. Davis, B.H., Brewer, J.P. (1997). Electronic discourse: linguistic individuals in virtual space. Albany: State University of New York Press. Dinale, C. (2001). I giovani allo scrittoio. Padova: Esedra Editrice. Fanfani, M. (1991-1996). Sugli anglicismi dell’italiano contemporaneo. Lingua nostra, 52(4)-57(1). Flynn, N. e Flynn, T. (1998). Writing effective e-mail. Menlo Park: Crisp Publications. Gheno, V. (2003 [ma 2004]). Prime osservazioni sulla grammatica dei gruppi di discussione telematici di lingua italiana. Studi di Grammatica Italiana, 22, pp. 267-308. Gheno, V. (2005a). Mini-compendio sulla lingua dei newsgroup. Consultabile al sito http://www.italianoaccessibile.it/detail.asp?idn=2871. Gheno, V. (2005b). Alcune “metamorfosi” linguistiche nei gruppi di discussione telematica. Scriptamanent.net, 3, 21. Consultabile al sito http://www.scriptamanent.net/scripta/public/dettaglioN ewsRivista.jsp?ID=1000921. Gheno, V. (2006). Analisi sociolinguistica di un corpus di newsgroup italiani. Tesi di dottorato in Linguistica Italiana. Università degli Studi di Firenze. Gianni, M. (1994). Influenze dell’inglese sulla terminologia informatica italiana. Una ricerca condotta sul dizionario terminologico del CEPS della IBM Italia. Studi di Lessicografia Italiana, 12, pp. 273-299. Giovanardi, C. e Gualdo, R. (2003). Inglese – Italiano 1 a 1. Tradurre o non tradurre le parole inglesi? San Cesario di Lecce: Manni. Google Press Center. (2001). Google Acquires Usenet Discussion Service and Significant Assets from Deja.com. Consultabile al sito http://www.google.com/press/pressrel/pressrelease48.ht ml. King, S.A. (1996). Researching Internet Communities: Proposed Ethical Guidelines for the Reporting of Results. The Information Society, 12, pp. 119-127. Labov, W. (1966). The social stratification of English in New York City. Washington, D.C.: Center for Applied Linguistics. Le Page, R. e Tabouret-Keller, A. (1985). Acts of Identity. Creole-Based Approaches to Language and Ethnicity. Cambridge: Cambridge University Press. Losi, S. (2001). www.Mi piaci tu. Italiano & Oltre, 16, 5, pp. 262-270. Malinowski, B. (1967). A diary in the strict sense of the term. Routledge and Kegan Paul: London. Mohun, S. (2002). Emoticons. On the twentieth anniversary of :), read our guide to the history of smiley language. Guardian Unlimited. Consultabile al sito http://www.guardian.co.uk/netnotes/article/0,6729,7952 27,00.html. Montefusco, P. (2001). I tempi del comunicare. Sincrono e asincrono nel nostro sistema comunicativo quotidiano. Il Verri “nella rete”, 16, pp. 46-49. Morgana, S. (2003). La lingua del fumetto. In I. Bonomi, A. Masini e S. Morgana (a cura di), La lingua italiana e i mass media. Roma: Carocci, pp. 165-198. Oldenburg, R. (1989). The great good place: Cafes, coffee shops, community centers, beauty parlors, general stores, bars, hangouts, and how they get you through the day. New York: Paragon House. Oldenburg, R. (1999). The great good place: Cafes, coffee shops, bookstores, bars, hair salons, and other hangouts at the heart of a community. New York: Marlowe & Co. Ong, W.J. (1986). Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola. Bologna: Il Mulino. [Trad. di W. J. Ong. (1982). Orality and Literacy: The Technologizing of the Word. London & New York: Methuen.] Paccagnella, L. (2000). La comunicazione al computer. Sociologia delle reti telematiche. Bologna: Il Mulino. Pfaffenberger, B. (1996). ‘If I want it, it’s OK’: Usenet and the (Outer) Limits of Free Speech. The Information Society, 12, 4, pp. 365-386. Pistolesi, E. (2003). L’italiano nella rete. In N. Maraschio, T. Poggi Salani (a cura di). Italia linguistica anno mille, Italia linguistica anno duemila. Atti del XXXIV congresso internazionale di studi della Società di Linguistica Italiana (SLI), Firenze, 19-21 ottobre 2000. Roma: Bulzoni, pp. 431-447. Pistolesi, E. (2004). Il parlar spedito. L’italiano di chat, email e SMS. Padova: Esedra. Prada, M.. (2003). Lingua e Web. In I. Bonomi, A. Masini, S. Morgana (a cura di), La lingua italiana e i mass media. Roma: Carocci, pp. 249-290. Radtke, E. (1992). La dimensione internazionale del linguaggio giovanile. In E. Banfi e A.A. Sobrero (a cura di), Il linguaggio giovanile degli anni Novanta. Regole, invenzioni, gioco. Bari: Laterza, pp. 5-44. Radtke, E., (1993). Varietà giovanili. In A.A. Sobrero (a cura di), Introduzione all’italiano contemporaneo, vol. Il lessico dei newsgroup: varietà di lingua a confronto 2, La variazione e gli usi. Roma-Bari: Laterza, pp. 191235. Rheingold, H. (1993). The Virtual Community. Reading (MA): Addison-Wesley. Disponibile online presso http://www.rheingold.com/vc/book/. Ruedenberg, L., Danet, B., Rosenbaum-Tamari, Y. (1995). Virtual virtuosos: Play and performance at the computer keyboard. Electronic Journal of Communication, 4, 4. http://pluto.mscc.huji.ac.il/ ~msdanet/virt.htm. Takagi, H. (1999-2002). Japanese smileys (emoticons). http://club.pep.ne.jp/~hiroette/en/facemarks/. Tempesta, I. (2000). Varietà della lingua e rete sociale. Milano: FrancoAngeli. Ursini, F. (2005). La lingua dei giovani e i nuovi media: gli SMS. In F. Fusco, C. Marcato (a cura di), Forme della comunicazione giovanile. Atti del Convegno di Udine (8 maggio 2003). Roma: Il Calamo, pp. 323-336. Van Alstyne, M. e Brynjolfsson, E. (1996). Electronic communities: Global Village or Cyberbalkans? http://web.mit.edu/marshall/www/papers/CyberBalkans .pdf. Violi, P. e Coppock, P.J. (1999). Conversazioni telematiche. In R. Galatolo, G. Pallotti (a cura di), La conversazione. Un’introduzione allo studio dell’interazione verbale. Milano: Raffaello Cortina Editore, pp. 319-364. Witmer D.F., Katzman S.L. (1997). On-line smiles: does gender make a difference in the use of graphic accents? Journal of Computer-Mediated Communication, 2, 4. http://jcmc.indiana.edu/vol2/issue4/witmer1.html.