Scarica CULT di novembre

Transcript

Scarica CULT di novembre
La volatilità
delle parole
Città di carta
Intervista a
Cristina Castrillo
cult
Il mensile culturale RSI
Novembre 2015
La volatilità
delle parole
Sandra Sain
Produttrice Rete Due
Le parole volano e gli scritti restano o, per dirla come i romani,
verba volant, scripta manent.
Da secoli ci confrontiamo con questo antico motto convinti
del suo significato: se le parole pronunciate non lasciano traccia
di sé e sono soggette a interpretazioni e modificazioni, in una
sorta di infinito gioco del telefono senza fili, ciò che è scritto resta
immutabile, come congelato in una fissità che non concede
spazio all’arbitrarietà e alla manomissione dei significati.
Ma è davvero così? “In un mondo nel quale in pochi sanno leggere e scrivere verba volant, scripta manent può voler indicare esattamente il contrario: le parole dette volano e arrivano ovunque mentre gli scritti se ne stanno là a prendere polvere”. Così scriveva
lo scorso agosto sulle pagine di Sette del Corriere della Sera Umberto
Broccoli, introducendo un’interessante riflessione sulle epoche
precedenti la prevalenza dell’immagine e della scrittura.
Sia detto, a margine, che oggi sembriamo sempre meno sicuri
di quanto scriviamo e, abitati dalla paura di essere fraintesi, infarciamo i nostri scritti - siano sms o mail - di emoticon e faccine
che speriamo riescano a guidare meglio del nostro lessico e della
nostra sintassi l’esatta interpretazione del testo. Poco importa
poi se le espressioni del volto sono quanto di più facilmente
fraintendibile esista.
La radio è il medium che ha costruito la sua fortuna sulla volatilità delle parole, sulla capacità di viaggiare nell’etere e raggiungere luoghi e persone lontani con il proprio messaggio. Lo sviluppo
tecnologico ha però anche radicalmente mutato lo scenario
e l’evanescenza del prodotto radiofonico ha cessato di esistere.
Oggi la rete del web cattura e trattiene quanto un tempo sarebbe
andato perso e ognuno può costruirsi il proprio ideale palinsesto attraverso il podcast.
Questo mese a Rete Due, con la serie di Laser Città di carta, faremo
particolare attenzione all’importanza e al peso delle parole.
Pronunciate o scritte danno forma al nostro immaginario e costruiscono il mondo in cui viviamo, la nostra stessa concezione dello
spazio e della geografia. Ed ecco allora che in circolo virtuoso
faremo spiccare il volo alle pagine di quei grandi autori che hanno indagato la nostra relazione, intima, psicologica ma anche
politica, con i luoghi e il territorio che abitiamo.
ACCENTO
SGUARDI
4
Città di carta.
Lo spazio
protagonista
nella grande
letteratura
ONAIR
8
Quando
l’improvvisazione
e la musica scritta
si incontrano
10
Una grande fiction
sul Gottardo
18
Oscar, maschio
moderno
DUETTO
20
Intervista a
Cristina Castrillo
RENDEZ-VOUS
26
L’agenda
di novembre
NOTA BENE
28
Recensioni
12
Una questione
che… scotta
Verso Parigi 2015
30
Proposte Club
14
Alla ricerca
del Tolstoj perduto.
Sof’ja e Lev, due
anime inquiete
In copertina: a proposito della volatilità delle parole, così si esprimeva Vladimir Nabokov
“Letteratura e farfalle, le due più dolci passioni umane”. Grande scrittore e grande entomologo,
responsabile tra l’altro dell’organizzazione della collezione di farfalle al Museo di Zoologia
Comparata dell’università di Harvard, lo vediamo qui nel 1958 a caccia di farfalle con la moglie.
Città di carta.
Lo spazio
protagonista
nella grande
letteratura
Roberto Antonini
“L’uomo ha bisogno di un quadro del mondo
e del posto che occupa all’interno di esso,
strutturato e dotato di una coesione interna.
L’uomo ha bisogno di una carta geografica
del suo mondo naturale e sociale, senza la
quale sarebbe confuso e incapace di un’azione
avveduta e coerente”, scriveva Erich Fromm
in uno dei suoi testi più famosi Anatomia
della distruttività umana (1973).
SGUARDI
Rete Due / Laser
da lunedì 2 a venerdì
27 novembre alle ore 9.00
rsi.ch/cittadicarta
Il ponte sulla Drina
Il dialogo tra luogo e letteratura è un tema
molto complesso che è sfociato in un numero importante di pubblicazioni e convegni. In uno di questi, Fabrizio Cambi
dell’Università di Trento aveva recentemente sottolineato che “tra topografia e
letteratura si stabilisce un rapporto complementare e osmotico la cui evoluzione
s’intreccia in modo flessibile e trasversale
con i luoghi della diacronia temporale, negli snodi tragici della storia del Novecento”. Detto in altre parole la dimensione
temporale risulta attratta nella dimensione spaziale e geografica che l’accoglie e la
ingloba fino a farne un tutt’uno. Il luogo
letterario può addirittura prevalere sulla
dimensione diacronica, ovvero dell’evoluzione nel tempo di fatti e fenomeni, se
pensiamo alla connotazione che esso assume ad esempio in quella che potremmo
definire la topografia del terrore, da Se
questo è un uomo di Primo Levi all’Arcipelago Gulag di Alexander Solzenicyn fino a
L’altalena del respiro della Nobel tedesca di
origine rumena Herta Müller.
Città, paesaggi, luoghi, non come
contorni, sfondi, ma veri e propri soggetti,
protagonisti. Nella serie di Laser che Rete
Due propone durante il mese di novembre, battezzata Città di carta vengono così
evidenziati luoghi che hanno caratterizzato, diventandone l’anima e il cuore stesso,
alcune grandi opere di narrativa. Un viaggio affascinante per il suo peregrinare attraverso il tempo, all’insegna di quel Ponte
‹ Luoghi reali e immaginari
che costruiscono
una geografia letteraria. ›
sulla Drina che nel romanzo di Ivo Andriç
assume le caratteristiche di un personaggio. Dal suo osservatorio attraversiamo i
secoli, dal 500 fino all’inizio del “Secolo
breve”, cioè la prima guerra mondiale. Il
Ponte Mehmed Pasa Sokolovic, se il romanzo fosse stato scritto più tardi, nella
nostra epoca, avrebbe potuto raccontarci
altre storie, storie di umanità e tragedia,
quella della recente Guerra di Bosnia. Un
compito che abbiamo allora affidato al
nostro collaboratore Andrea Rossini, andato con il suo microfono e registratore a
Visegrad per raccontarci quello che il ponte sulla Drina potrebbe ancora dirci.
5
4
Davos
Lodz
Dublino
Bologna
Città di carta propone agli ascoltatori un
viaggio letterario e storico, in un continuo
dialogo tra il testo e la realtà odierna.
Con Brigitte Schwarz andremo a Davos, località immortalata da uno dei grandi testi letterari di Thomas Mann e di tutta
la letteratura tedesca: La montagna incantata. Lo sguardo di Hans Catorp dal Berghof,
il celebre sanatorio, su quel microcosmo è
in realtà la visione che Mann, con una magistrale operazione letteraria, ha sul mondo occidentale nel periodo della Grande
Guerra. Vi porteremo anche ad Aliano
(Cristo si è fermato a Eboli) per raccontare
quella terra dimenticata dallo sviluppo
‹ Luoghi come testimoni
di una stratificazione
di storie. ›
che Carlo Levi seppe descrivere con un realismo pregnante. Un meridione desolato
nel quale Claudio Bustaffa è ritornato per
leggervi i segni di continuità e mutamento
offrendoci così la prospettiva diacronica a
cui ci riferivamo in precedenza. Tiziana
Conte ci conduce nella Bologna di TonSGUARDI
delli , quella del testo di culto degli anni
80, Altri libertini, testo che fece scalpore e
che venne addirittura sequestrato dalla
magistratura per oltraggio alla pubblica
morale. Un testo che racconta la Bologna
delle utopie, del Dams, un patchwork di
libertinaggio e creatività. Cosa è rimasto
nella città emiliana di quegli anni, di quelle speranze, di quei forti contrasti, di quella libertà a cui è aggrappato il ricordo di
un’intera generazione? I fratelli Ashkenazi
ci portano indietro nel tempo alla borghesia ebraica polacca a cavallo tra 800 e 900:
il capolavoro di Israel J. Singer ci racconta
di un’epoca, di un popolo, della decadenza
di una società di fine secolo, delle trasformazioni dell’oriente europeo. La storia
del commerciante di stoffe Reb Abraham
Hirsh Ashkenazi e degli altri ebrei ortodossi si svolge in una città ai tempi integrata nell’Impero zarista. Oggi Lodz è una
città polacca. Tra l’ottocento e la contemporaneità vi è stata la grande tragedia, lo
sterminio degli ebrei d’Europa. Gigi Donelli, con in una mano il romanzo fiume
di Singer e nell’altra il registratore, ci condurrà proprio lì a Lodz, con uno sguardo
attento al retaggio, ai segni di un passato
ricco di cultura ashkenazita ma anche di
un passato drammatico, alle permanenze,
alle novità. Grandi romanzi e grandi luoghi come la Dublino di James Joyce che ci
illustra Giorgio Thoeni, la Vienna imbottita di nostalgia di Stefan Zweig (Il mondo
di ieri), in cui le letture del testo si alternano alle considerazioni, lungo le vie della
‹ La letteratura dona
una quarta dimensione
alle città,
quella dell’immaginario. ›
città, di Flavia Foradini e dei suoi ospiti,
la Londra di Virginia Wolf e quella di oggi
raccontateci da Roberto Festa, la Berlino
operaia immortalata da Alfred Döblin
(Berlin Alexanderplatz) in piena Repubblica
di Weimar, dove coesistevano crisi economica, disperazione, voglia di riscatto e una
grandissima creatività. La capitale tedesca
con la sua memoria storica la percorreremo assieme a Natasha Fioretti. Ma Città di
carta non dimentica i luoghi meno centrali
o culturalmente imponenti, di cui qui sopra vi abbiamo offerto solo un assaggio
parziale (la lista completa la trovate sul
nostro sito rsi.ch/cittadicarta). Abbiamo
voluto indagare anche nel quadro della
prossimità, proponendovi ad esempio un
luogo paesaggisticamente splendido ma
dal passato cupo e difficile: la Val Bavona
di Plinio Martini (nella puntata realizzata
da Francesca Torrani), ritratto di una realtà in cui il Ticino era terra di emigrazione
e non ancora di immigrazione.
Città di carta è dunque un viaggio nei
luoghi e nel tempo, a cavallo tra mondo reale e finzione, tra osservazione del presente e memoria. Un percorso in quel “quadro
del mondo” a cui si riferiva Fromm e del
bisogno nostro, della nostra cultura e sensibilità, di occuparne uno spazio, seppur
piccolo, ma a cui sono legate la nostra vita,
la nostra memoria, le nostre letture.
7
6
Rete Due / Prima Fila
venerdì 13 alle ore 20.30
rsi.ch/retedue
Quando
l’improvvisazione
e la musica scritta
si incontrano
Alfredo Marcionelli
Sarà una serata all’insegna dell’eccezione quella di venerdì
13 novembre al Teatro LAC di Lugano: un concerto in tre parti,
caratterizzato dall’incontro di mondi e musicisti solo apparentemente lontani. La prima parte vedrà infatti l’Orchestra
della Svizzera italiana cimentarsi con un grande pianista e compositore di origine domenicane: Michel Camilo. Il pianista
vestirà i panni sia di compositore sia di solista. Infatti, in questa
prima parte, Camilo e L’OSI, guidata dalla giovane ma già
esperta bacchetta di Kevin Griffiths, eseguiranno La Suite per
pianoforte, arpa e archi scritta dallo stesso pianista latino
il quale, generosamente, animerà anche la seconda parte del
concerto offrendoci un intenso momento di piano solo.
“Last but not least”, la terza parte sarà offerta da un grande
musicista nostrano quale Franco Ambrosetti, che è stato capace
di radunare un cast incredibile. Il flicornista ticinese si presenterà sul palco con il suo inedito Brasilian Jazz Project.
Il progetto, composto da ospiti d’eccezione quali il grande
trombettista americano Randy Brecker, Alfredo Golino
alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il chitarrista
brasiliano Roberto Taufic e Danilo Rea al pianoforte, ci farà
danzare con brani del repertorio proveniente dalla Bossa Nova.
Questa variegata serata prodotta dalla RSI con il prezioso
contributo della Camera di Commercio del Canton Ticino,
Estival Night e LuganoInScena, avrà inizio alle 20.30
e sarà trasmessa in diretta su Rete Due.
Kevin Griffiths
ONAIR
9
8
Dietro le quinte
Una grande fiction
sul Gottardo
Gabriella de Gara
Hanno preso il via in settembre le riprese della miniserie storica
in due puntate Gottardo diretta da Urs Egger, un progetto
nazionale SRG SSR realizzato in collaborazione con la società
di produzione svizzera Zodiac Pictures e in coproduzione
con le emittenti di servizio pubblico tedesca (ZDF) e austriaca
(ORF). Fra i protagonisti Carlos Leal, Maxim Mehmet,
Miriam Stein, Pasquale Aleardi, Igor Horvat e Walter Leonardi.
Il film rievoca la costruzione, nel 1872, di quella che per molti anni è stata la galleria ferroviaria più lunga del mondo:
un’autentica prodezza ingegneristica per l'epoca, che richiese
un sacrificio enorme in termini di mezzi finanziari e di sforzi (e sacrifici) umani, e che ha avuto un'influenza duratura sulla
Svizzera moderna. Tre sono i personaggi centrali della narrazione: Anna (Miriam Stein), figlia di un vetturino; l’ingegnere
tedesco Max (Maxim Mehmet) e il minatore italiano Tommaso
(Pasquale Aleardi). Tre giovani coinvolti in prima persona
nella costruzione del tunnel, il cui rapporto muterà di pari passo con lo svolgimento degli avvenimenti storici in cui sono
coinvolti.
Alla fine di settembre abbiamo visitato i luoghi delle riprese
e per una giornata ci siamo immersi nella Göschenen del 1800,
ricostruita nella suggestiva Valendas nel Canton Grigioni.
È sempre affascinante seguire i lavori sul set e respirarne l’atmosfera. Sbirciare dietro le quinte di questa produzione è stato
particolarmente impressionante, visto che si tratta di una
fiction storica di grosse dimensioni. Il paesino di Valendas è
stato praticamente svuotato dei suoi abitanti e di tutte le tracce
di modernità e in seguito ricostruito, alle case più moderne
è stato dato un aspetto autentico del periodo applicando muri
finti e balconi, sono apparsi carrozze e cavalli, una cinquantina
ONAIR
La troupe durante le riprese
di attori e comparse vestiti con costumi dell’epoca, ghiaia e
segatura sulle strade, mercati di frutta e verdura, e la fontana
del paese si è trasformata in un grande lavatoio.
Gli attori principali ci hanno descritto come sia entusiasmante
per loro partecipare a quest’avventura. Un aspetto che li stimola particolarmente è quello di immedesimarsi nella vita di
persone che hanno vissuto in un passato lontano e cercare
di interpretare i loro pensieri e le loro emozioni. Miriam Stein
ad esempio, che nella fiction interpreta il ruolo di Anna,
ci ha raccontato che per lei l’aspetto più difficile dell’esperienza di questo film in costume è di capire in quale modo riprodurre i gesti più comuni di tutti i giorni. Capire come si
salutassero le persone, come interagissero tra di loro e come
si dovesse comportare una donna. Anna, nel film, è una donna
determinata e moderna, ma l’attrice ha dovuto capire fino
a che punto potersi spingere.
Secondo il Sindaco del paesino inizialmente la popolazione
di Valendas si è mostrata un po’ scettica, soprattutto considerando il fatto di dover lasciare le proprie case e affidare il loro
paese a una troupe cinematografica per un mese.
L’entusiasmo e l’energia che si percepisce ad ogni angolo
del set di Gottardo li hanno però rapidamente convinti e oggi
sono fieri di poter vivere un’esperienza così particolare e di
poter vedere il loro paese protagonista di una fiction dedicata
a un capitolo così importante della storia svizzera.
Il film verrà
diffuso sulle reti
della SRG SSR
alla fine del 2016,
in occasione
dell’apertura
di Alptransit.
11
10
Rete Due / Settimana speciale Clima
da sabato 28 novembre a venerdì 4 dicembre
rsi.ch/clima
Una questione
che… scotta
Verso Parigi 2015
Roberto Antonini
e Clara Caverzasio
Das Auto, La bistecca, La Rete, La plastica, Il pesce, L’orso, Il dinosauro:
sono alcune delle parole chiave che la Rete Due ha scelto per
approfondire la questione climatica nelle sue tante sfaccettature e problematiche, in vista del vertice sul clima di Parigi.
Dal 30 novembre all’11 di dicembre, la comunità internazionale
infatti cercherà di nuovo di trovare un accordo che il 5. rapporto dell’IPCC (il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) ritiene l’ultimo in tempo utile. Aumento delle
temperature, innalzamento degli oceani, inquinamento dei
mari, dei fiumi, delle terre, dell’aria: in alcune parti del pianeta
infatti, si è già superato il punto di non ritorno. Come ci si
prepara al dopo Parigi e soprattutto ai cambiamenti climatici?
Tra dichiarazioni di intenti e nulla di fatto, tra certezze e contraddizioni, tra millenarismi e strade percorribili, tra le leggi
della fisica e quelle dell’economia, Rete Due propone una serie
di réportages e riflessioni a partire dal Moby Dick in diretta
da Parigi il 28 novembre in cui si discuterà su come conciliare
crescita e salvaguardia ambientale, con tra gli altri, l’economista
e filosofo francese Serge Latouche e il capo del Dipartimento
federale dell’ambiente Bruno Oberle. Ad arricchire la settimana
speciale anche Il Giardino di Albert, Laser e Geronimo.
ONAIR
13
12
Rete Due / Domenica in scena
domenica 29 novembre alle ore 17.35
rsi.ch/domenica-in-scena
Alla ricerca
del Tolstoj perduto.
Sof’ja e Lev, due
anime inquiete
Con la
partecipazione
di Giulia Fretta
nel ruolo della
giornalista
Fabio Calvi
autore e regista
ONAIR
Due semplici gesti sembrano unire Lev e Sof’ja Tolstoj nelle
ultime ore delle loro tribolate esistenze: lei muove le mani con
calma come se stesse tessendo una tela misteriosa, lui impercettibilmente come se stesse continuando a cercare e a scrivere le
parole della vita. Se ne andranno silenziosamente entrambi, lui
scappando dalla moglie e da un mondo al quale non apparteneva
più, lei qualche anno dopo superstite anch’essa del suo passato.
Si erano sposati nel 1862, Sof’ja molto più giovane di Lev.
E i diari intimi di lei portano subito note di dolore non solo
nell’animo: “Mi sento morire, non mi fa partecipe delle sue confidenze, dei suoi pensieri. E ogni contatto con il suo corpo mi
ripugna…” Lev invece sembra roso dal dubbio che l’amore di lei
non sia completo, totalizzante come si direbbe oggi.
In mezzo, una vita trascorsa insieme: lei, insostituibile, all’ombra
del marito, lui imponente e leggendario scrittore già in vita.
Romanzi, racconti, diari, figli, amici, servitù, disgrazie, crisi, incomprensioni, litigi, la quotidianità insomma e la ricerca spasmodica da parte di lui della “vera” fede dentro e fuori la loro unione, l’imminente crollo del mondo zarista, il racconto della
sua morte, diventano gli ingredienti di un testo teatrale, pensato
e scritto per “leggere” Tolstoj in maniera diversa.
Sof’ja e Lev Tolstoj
Il palcoscenico simbolicamente racchiude non solo le figure
storiche rievocate ma tutti i luoghi “teatro” della vicenda narrata.
I personaggi reali e quelli immaginari hanno trovato nell’intreccio delle voci e delle sensibilità degli attori, la misura perfetta per
raccontarvi quanto sta nascosto agli occhi dei lettori “tolstojani”
e non. Grazie quindi a Cecilia Broggini, Diego Gaffuri, Antonio
Ballerio, Matteo Carassini, Margherita Saltamacchia, Jasmin
Mattei e Dario Sansalone. Ma per raccontare tutto questo avevo
pensato ad una parte narrativa da affidare non ad un attore,
ma ad un giornalista vero capace di essere se stesso, curioso,
intrigante, capace di dare al racconto quell’aria di mistero che
aleggia in questo teatro immaginario.
Avevo pensato a Giulia Fretta e la scelta è stata perfetta: grazie
Giulia, mancherai non solo a me!
15
14
The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore è un film d’animazione che nel 2012 si è aggiudicato l’Oscar come
miglior corto d’animazione. Diretto da William Joyce e Brandon Oldenburg, è descritto dagli autori come una metafora
sul potere curativo della narrazione e della lettura. Protagonista è un novello Buster Keaton, il Signor Morris Lessmore,
che a seguito di un uragano, e il riferimento alla New Orleans di Katrina è tutt’altro che casuale, si ritrova a fare
il custode di una libreria magica i cui volumi aiutano i protagonisti a prendere il volo. Un film commovente, con una
splendida colonna sonora, per un pubblico senza età. morrislessmore.com
LA 1 / Storie
domenica 29 novembre e 6 dicembre alle ore 20.40
rsi.ch/storie
Oscar, maschio
moderno
di Dimitris Statiris
regista
Tradizionale, allargata, monoparentale, puzzle, arcobaleno…
nella società contemporanea la famiglia ha assunto molteplici
forme. Storie, il programma di documentaristica della RSI,
affronta il tema attraverso due documentari che narrano le
vicende di una famiglia della Svizzera Italiana.
Nel primo episodio (Oscar, maschio moderno - ritratto di un
casalingo) Storie ripercorre e approfondisce il cammino di dura
formazione, frustrazione, successo e infine parziale disfatta
di Oscar Matti, casalingo e “mammo” a tempo pieno.
Svizzero, nato nel 1973, dopo una lunga carriera di “scavezzacollo inaffidabile”, decide per amore di Orsetta di “metter su”
famiglia e in un impeto di incosciente onnipotenza, di farsi
carico di tutte quelle attività che, tradizionalmente, vengono
svolte dalla donna di casa, diventa casalingo e si dedica a tempo
pieno alla cura dei figli. La strada del casalingo è tutta in salita,
Oscar non si aspetta di dover lavorare 16 ore al giorno, non
è pronto all’isolamento e alla fatica, i primi mesi sono un
incubo. All’arrivo della terzogenita Oscar alza bandiera bianca.
La cosa che più gli pesa è l’isolamento, si sente condannato
ad una “morte sociale”, la vita solitaria tra quattro mura scatena le sue insicurezze, si vede imbruttito, si sente poco desiderabile come uomo e teme per questo di perdere l’amore della
moglie. L’inversione di ruoli è completa. La narrazione procede
mixando le immagini reali alla tecnica del cartone animato,
un alter ego disegnato di Oscar è infatti il protagonista che ci fa
rivivere le situazioni a volte surreali della vita del “casalingo”.
Nel secondo episodio, La comune di Oscar - una “normale”
famiglia svizzera, Oscar capisce di non potercela fare da solo,
ONAIR
ha bisogno di riprendersi i suoi spazi, di uscire di casa.
Così l'intero gruppo familiare viene in suo aiuto costruendo
e organizzando un complesso, a volte caotico, ma perfetto
sistema di gestione dei tre figli. Attorno ai nipoti si aggrega
una movimentata galassia di persone, eterogenee, diversissime
tra loro. Facciamo così conoscenza dell’esuberante famiglia
allargata di Oscar il casalingo, un numeroso gruppo di persone,
che ruota intorno alla vita ed all’educazione dei tre bambini,
una moderna “comune” di personaggi tutt’altro che comuni. Il documentario sul casalingo diventa un film corale
nel quale i personaggi, superati i primi necessari convenevoli,
svelano le loro storie incrociate, e i rapporti che ne conseguono, componendo a poco a poco il mosaico familiare
di una “normale” famiglia svizzera e in questo caso le virgolette sono d’obbligo.
Nello studio di Storie, come di consueto,
a commentare e riflettere sugli spunti offerti
dai documentari un ospite. Angelo Pisani,
comico e papà blogger, per il primo episodio,
e la pedagogista Lucia Rizzi, meglio nota
come Tata Lucia, per il secondo.
E un casalingo sarà pure il protagonista
di Papàblog, la nuova miniserie TV diffusa
quotidianamente dal lunedì al venerdì
alle 19.45 su LA 1, dal 7 dicembre fino al
1. gennaio. rsi.ch/papablog
19
18
Intervista a cura
di Marco Pagani
rsi.ch/inaltreparole
Cristina Castrillo
La persistenza
della memoria
Cristina Castrillo (1951 Córdoba, Argentina) è un nome conosciuto da chiunque segua
la scena teatrale ticinese. Ha fondato il Libre Teatro Libre, all’epoca una delle troupe
latino-americane più riconosciute. Dal 1980 ha portato avanti il suo lavoro a Lugano
con il Teatro delle Radici, dopo aver lasciato il suo paese natale a causa della dittatura
militare. 40 anni di vita spesi nel teatro come autrice, pedagoga, attrice, regista.
DUETTO
Ospite di Marco Pagani a In Altre Parole
dal 14 al 18 settembre scorsi è stata Cristina Castrillo, volto noto del teatro della Svizzera italiana.
La multiforme esperienza del suo
percorso artistico le ha permesso di
collaudare, prima su se stessa e poi con
numerosi attori, gli aspetti fondamentali del suo approccio, caratterizzato da
una forte attenzione per l’attore che viene posto al centro dell’intero processo
creativo.
Approfondisce l’attività pedagogica con la creazione a Lugano nel 1990
della Scuola Laboratorio per attori
stranieri, e sviluppa ulteriormente il
metodo attraverso gli innumerevoli
workshop richiesti in diversi paesi di
Europa, America centrale, America latina, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda.
Ha pubblicato Attore-Autore, I Sentieri dell’Acqua, Trilogia dell’assenza e Voci
peregrine. Collabora regolarmente
con articoli in diverse riviste teatrali
dell’America latina e d’Europa.
Cristina ha voluto caratterizzare le
sue riflessioni con un filo conduttore: il
tema della persistenza della memoria.
Immagini, scatti fotografici, istanti che
assurgono a ruolo di icone e di simboli.
E diventano la bandiera di un’idea, di
una rivoluzione, di un’epoca. Ne riproponiamo alcuni estratti.
Mentre i migranti via mare muoiono
affogati, quelli via terra vengono accolti
da muri e filo spinato. Nell’overdose
di immagini che ci colpiscono, facendo
a gara per impressionarci, è possibile
fissare un punto fermo?
21
20
Alcune immagini determinano il punto
fermo, statico di una storia. Ce n’è una in
particolare, che a mio parere è destinata a
rimanere un punto fermo, rappresentativo
della nostra epoca. È quella del bambino
inerme sulla spiaggia, di quel piccolo corpo immobile a due passi dall’acqua. Questa immagine ha avuto un effetto strano.
È emersa, in mezzo alle migliaia di foto
e video che vediamo ogni giorno, e ci ha
inorridito ma anche richiamato alle nostre
responsabilità. Il suo potere speciale è stato quello di fermare il tempo.
Certe immagini è come se ti venissero
addosso, come se lo sdegno che creano nella gente fosse una questione personale. In
questo senso quel piccolo corpo solitario
acquisisce di colpo una grandezza che ne
fa un emblema.
Ce ne sono altre nella storia: lo sparo
del partigiano cadente nella famosa foto
di Capa, o la bambina vietnamita che corre
piangendo mentre viene bruciata viva dal
napalm. Immagini che hanno un posto
nella storia, proprio perché ci inchiodano
con la loro forza, costringendoci a una riflessione.
Una riflessione che deve partire con
il riconoscere che ogni atrocità è invariabilmente preceduta, e seguita, da altre.
In questo caso non è solo l’immagine del
bambino che mi fa rabbrividire, ma l’assenza di un principio che ponga un limite
all’abuso.
L’apertura del nuovo polo culturale
luganese ha catalizzato l’attenzione
dei media e di gran parte della popolazione. Un evento importante e atteso,
come sempre accade in questi casi,
accompagnato dalla sua buona dose
di polemiche, che inaugura una
DUETTO
nuova stagione culturale non solo
per la città di Lugano. Quale è stata la
sua personale percezione di questa
inaugurazione?
Constato con dispiacere che la quasi
totalità delle polemiche intorno al LAC ha
riguardato gli aspetti economici del nuovo
polo. In pochissimi momenti si è discusso
dei criteri di politica culturale che dovrebbero reggere questa istituzione. L’immagine persistente, la memoria che percepisco
nel LAC è qualcosa di legato alla ricchezza,
al fasto e alla grandiosità, al lusso e al business. Mi domando se questa immagine
diventerà icona per il futuro, quando riguarderemo indietro a questi giorni.
Se mi concentro però specificamente
sulla cultura teatrale, la mia persistenza
della memoria mi riporta su altri terreni.
A un tempo in cui la politica non aveva ancora scoperto la cultura come argomento
politico, come merce di scambio. I miei
fotogrammi sono quasi invisibili, e non
saranno probabilmente mai l’icona di un
tempo. Ma sono maturati in sordina, in
quella periferia lontana dai centri di potere, dove una gran parte della cultura teatrale di questo cantone e di questa città ha
dato il meglio di sé e continua a farlo. Con
o senza il supporto delle istituzioni.
Se guardiamo al di là delle apparenze,
l’originale nucleo culturale di una società
viene sempre sviluppato dall’agire della
creazione indipendente. Anche qui da noi
è andata in questo modo: un’enorme rete
di registi, attori, danzatori, scrittori, musicisti, sceneggiatori che, nonostante le difficoltà, ha costruito e dato un’identità alla
scena teatrale del nostro territorio, così
come la intendiamo oggi.
Al contrario una cultura solamente
istituzionale, che non provi a far emergere
le sue contraddizioni, è quasi sempre percepita come carente di storia, di spessore,
di legame con la realtà.
Un edificio come quello del LAC,
anche se bellissimo, non fa evolvere la
cultura. Può pubblicizzare, vendere bene
una mostra o uno spettacolo, costruire
un format standardizzato, ma non vive e
non pulsa, se non si nutre proprio di quelle
basi indipendenti che lo precedono e che
devono costituirne un presupposto imprescindibile.
Non ritiene tuttavia che il LAC,
per il fatto stesso di avere queste
dimensioni e per gli investimenti
che sono stati e saranno fatti anche
in termini di occupazione, possa
dare alla scena indipendente una
possibilità in più, dal punto di vista
economico?
valore al LAC: ma qui non si tratta solo di
avere manodopera o di ottenere qualche
piccola commessa. Dobbiamo capire come
il LAC si rapporterà alla scena indipendente, e temo che tra una “bizzarria creativa”
e un teatro di prosa si sceglierà sempre il
secondo, perché è quello che - si pensa - la
gente vuole vedere. Insomma, temo che a
prevalere sarà la legge del mercato.
Sono certa che Lugano ha tutte le ragioni per essere orgogliosa del suo nuovo
polo culturale e per non sentirsi seconda
a nessuno (un complesso, quest’ultimo,
molto ticinese). Ma se il LAC non saprà
mettersi davvero in ascolto dell’“altro”
polo culturale, quello che esiste già da
sempre e si chiama cultura indipendente,
verrà a mancare un tassello fondamentale
della sua funzione e della sua possibilità di
diventare davvero un punto di riferimento.
Dopo 54 anni la bandiera a stelle
e strisce ritorna a sventolare
sull’ambasciata americana a l’Avana.
Quali sono e come sono cambiate,
a suo parere, da persona che ben
conosce la realtà cubana per avervi
soggiornato e lavorato in vari periodi
della sua vita, le circostanze che
permettono oggi un disgelo impensabile fino a pochi anni fa?
Può darsi, non lo possiamo sapere.
Una struttura del genere però di certo si
dovrà attenere alle leggi del mercato, che
non sono quelle dello sviluppo della creazione che costruisce l’identità di una comunità. Non voglio con questo togliere
Quando si parla di Cuba e Stati Uniti sono sempre molto cauta. Issare due
bandiere è una cosa, togliere l’embargo
un’altra. Per togliere definitivamente l’embargo, gli Stati Uniti chiedono a Cuba di
dimostrare una maggiore cura per i diritti
umani. Già questa dichiarazione mi crea
qualche perplessità.
Immagino che il problema non sia
tutelare i diritti umani dei malati, visto
23
22
che Cuba ha una delle sanità migliori del
continente americano, aperta a tutti e gratuita - a differenza di quella americana malgrado la carenza di medicinali causata
proprio dall’embargo.
Immagino che il problema non sia
nemmeno il diritto all’educazione, visto
che Cuba è l’unico paese del cosiddetto
terzo mondo a non avere praticamente
analfabeti.
Immagino non sia nemmeno l’attenzione per gli anziani o per un sistema
economico che, sebbene ormai obsoleto,
ha sempre cercato di ridurre il divario tra
ricchi e poveri. Cosa che non si può certo
dire per gli stessi Stati Uniti, o per i numerosi paesi non democratici con i quali intrattengono ottimi rapporti.
Gli Stati Uniti chiedono il rispetto
dei diritti umani a Cuba perché a Cuba
si imprigionano i dissidenti politici.
Ma allora perché non abbiamo a cuore
anche la situazione di altri paesi, di
tutte quelle dittature con cui l’intero
Occidente fa ottimi affari?
Dall’alto di quale principio gli Stati Uniti
si permettono di essere così esigenti,
quando ad esempio non hanno ancora
risposto delle angherie e degli orrori
della loro base di Guantanamo, un
pezzo di Stati Uniti guarda caso proprio su suolo cubano?
Dietro a tutto questo vedo una grande ipocrisia, che faccio molta fatica ad accettare. Un popolo che ha messo in moto
un’idea diversa di società continua a pagare questa sua determinazione, come fosse
una colpa da espiare.
Si può essere d’accordo o meno col
modello scelto da Cuba, ma dobbiamo staDUETTO
re attenti a non dare sempre per scontato
che le ingerenze, gli ultimatum, il controllo, le invasioni, siano una nobile causa o
un male necessario per porre rimedio a un
male maggiore.
L’obiezione che si potrebbe porre
al suo pensiero è che il fatto che
gli Stati Uniti non abbiano l’autorità
morale per giudicare le violazioni
dei diritti umani compiute a Cuba,
non può comunque essere una
giustificazione per tali violazioni…
Trovo sia un vero peccato che l’Europa, forse a causa del fatto di avere vissuto più da vicino le nefandezze e gli orrori
dello Stalinismo, non abbia mai saputo
vedere le differenze presenti nel modello
cubano. Cuba per gli europei è sempre stata solo un altro paese del blocco orientale.
Invece quella scelta qui era davvero una
strada differente.
Io ho soggiornato molte volte a Cuba,
sono sempre stata molto critica verso gli
errori e le ingiustizie del governo cubano,
e ho sempre notato che a Cuba c’è un grande fermento di idee e un dibattito aperto e
critico intorno a questi temi. Che se ne può
discutere senza doversi rintanare in casa,
con la paura che qualcuno senta.
La Cuba di oggi è un paese strozzato,
incastrato, dove tutte le premesse della
rivoluzione sono andate a monte, perché
l’embargo ha messo letteralmente in ginocchio una terra che altrimenti avrebbe
avuto la possibilità di svilupparsi in un
modo molto diverso.
Se continuiamo col gioco delle immagini, mi va molto bene quella delle due
bandiere, americana e cubana, che sventolano vicine. Anche se vorrei che ogni tanto
provassimo a essere esigenti con entrambe
queste bandiere.
Ma se devo scegliere un’icona, come
molti altri preferisco nettamente quella
di Ernesto Guevara, Camillo Cienfuegos e
Fidel Castro che entrano a Cuba nel 1959.
Loro non lo sapevano, ma stavano
davvero entrando nella storia… o forse
nell’utopia.
E quello fu un evento, non solo per
Cuba ma per l’intera America Latina, veramente unico: come fu unica anche l’esperienza di Salvador Allende, in Cile, che tutti sappiamo come è andata a finire…
Fotografie di Monica Russo
25
24
11.
2015
Lu 2
Gio 5
Ma 10
Gio 26 Ve 27
Tra jazz e nuove musiche
Jack DeJohnette Trio
Jack DeJohnette, batteria,
pianoforte
Ravi Coltrane, sax tenore
e soprano
Matt Garrison, basso elettrico
Tra jazz e nuove musiche
Jason Moran “Fats Waller
Dance Party”
Jason Moran, pianoforte
e tastiere
Lisa Harris, voce
Dovonte McCoy, tromba
e voce
Tarus Mateen, basso
Daru Jones, batteria
Concerto di gala FOSI,
AOSI e CORSI
Orchestra della Svizzera
italiana
Direzione Alain Lombard
Solista Ray Chen, violino
Musiche di Čajkovskij,
Debussy, Stravinskij
Tra jazz e nuove musiche
ECM Session 10
Colin Vallon Trio
Colin Vallon, pianoforte
Patrice Moret, contrabbasso
Julian Sartorius, batteria
ore 21.00
Cinema Teatro, Chiasso
Una collaborazione RSI
Rete Due - Centro Culturale
Chiasso, Cinema Teatro
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
ore 21.00
Studio Foce, Lugano
Una collaborazione RSI
Rete Due - Città di Lugano,
Dicastero Turismo & Eventi
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
ore 20.30
Teatro LAC, Lugano
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
Ve 13
ore 21.00
Studio 2 RSI, Lugano Besso
Elina Duni Quartet
Elina Duni, voce
Colin Vallon, pianoforte
Lukas Traxel, contrabbasso
Norbert Pfammetter, batteria
ore 20.30
Auditorio Stelio Molo RSI,
Lugano Besso
Mediterranea
Orchestra della Svizzera
italiana
Direttore Pablo González
Solista Mayte Martin, cantaora
Musiche di Kikoutchi, de Falla,
Mendelssohn
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
ore 20.30
Teatro LAC, Lugano
Estival Night
Michel Camilo con
l’Orchestra della Svizzera
italiana
Direzione Kevin Griffiths
Solisti Michel Camilo,
pianoforte
Musiche di Camilo
Brasilian Jazz Project
Franco Ambrosetti, flicorno
Randy Brecker, tromba
Danilo Rea, pianoforte
Alfredo Golino, batteria
Rosario Bonaccorso,
contrabbasso
Roberto Taufic, chitarra
In diretta su Rete Due
rsi.ch/retedue
RENDEZ-VOUS
27
26
Ve 13
Sarban
Il richiamo
del corno
Adelphi
Luca Scarlini
La Passione
Giovanni
Antonini
e Il Giardino
Armonico
Haydn 2032
Sarban si chiamava in realtà
John William Wall (1910-1989),
era un diplomatico, che ha
lasciato una esigua produzione
narrativa. Tra i suoi titoli (due
raccolte di racconti) spicca
il breve romanzo Il richiamo
del corno, che ora Adelphi
manda in libreria (traduzione
di Roberto Colajanni, con una
nota di Matteo Codignola).
Si tratta di una trama inquieta
che ebbe soprattutto successo
negli Stati Uniti, ambientata
sullo sfondo della Seconda
Guerra Mondiale. Un ufficiale
di marina riesce a fuggire da
un campo di concentramento
tedesco, ma finisce nella riserva di un misterioso conte.
L’uomo, dignitario del Reich,
ha la passione per la caccia di
bestie e essere umani.
La scrittura magistralmente
entra nell’inquietudine della
mente di una persona razionale, che si vede trasformata
in bestia e lotta disperatamente per mantenere barlumi
della sua ragione in pericolo.
NOTA BENE
Christian Gilardi
Si sa che nella musica classica
si programma e si pianifica
con largo anticipo. Ma questa
volta la casa discografica francese Alpha ci ha davvero
stupito: infatti ha iniziato da
poco un progetto a lunga durata, registrare da qui al 2032 anno del 300esimo dalla
nascita dell’autore - le 107 sinfonie di Franz Joseph Haydn.
Per realizzare questo progetto
audace ha chiamato un direttore e un ensemble che negli
anni si è distinto nelle esecuzioni con strumenti originali:
Giovanni Antonini e il Giardino
Armonico. Sono ora disponibili
sul mercato i due primi CD,
intitolati La Passione e Il Filosofo. L’esecuzione proposta
dal direttore milanese è intrigante, vivace, scintillante.
Non sapremo con quale supporto ascolteremo nel 2032
le registrazioni di Antonini,
forse con dei files impiantati
nel nostro cervello? Ad ogni
modo ci piace questa follia
musicale che per altro è sostenuta anche dalla Fondazione
Haydn di Basilea.
Una campana
per Ursli
di Xavier Koller,
con Jonas Hartmann,
Julia Jeker, Tonia Maria
Zindel, Leonardo Nigro,
Andrea Zogg
(Svizzera 2015)
Marco Zucchi
Da qualche tempo il regista
svizzero vincitore di un premio
Oscar nel 1990, si sta cimentando nelle trasposizioni dei
più noti libri per ragazzi del
nostro paese. Prima i Fratelli
neri, piccoli spazzacamini ticinesi uniti contro i soprusi nella
Milano ottocentesca, ora
il più celebre degli albi scritti
dall’engadinese Selina Chönz
e illustrati da Alois Carigiet.
Il piccolo Uorsin si muove in
un paesaggio montano d’altri
tempi, dove la felicità è una
campana da suonare durante
la festa di Chalandamarz
(la fine dell’inverno) e la disperazione si (s)materializza in
alcune forme di formaggio
cadute nel fiume. Storia per
bambini semplice e retrò,
raccontata con un garbo e
con ritmi ormai inconsueti.
ore 20.30
Teatro LAC, Lugano
Estival Night al LAC
Michel Camilo con l’OSI
Brasilian Jazz Project,
feat. Franco Ambrosetti, Randy Brecker
& Danilo Rea
Sono molti i protagonisti di assoluto richiamo, a cominciare da Michel Camilo,
uno dei più straordinari performer di latin jazz, vincitore di Grammy Awards e punta
di diamante della scuola centro-americana che unisce ritmi caraibici alla Classica
e al Jazz: una star mondiale dall’energia trascinante.
Nella prima parte del suo concerto il pianista dominicano sarà accompagnato
dall’Orchestra della Svizzera italiana (OSI) diretta da Kevin Griffiths per proporre
la sua “Michel Camilo Suite per pianoforte, archi e arpa”, una composizione
che ha già riscosso entusiastici consensi di pubblico e di critica in tutto il mondo.
Nella seconda parte della serata, Michel si esibirà al piano solo.
Il terzo momento di questo appassionante appuntamento con il Jazz, proposto
nell'ambito del cartellone di LuganoInScena, ospiterà il quintetto di Franco Ambrosetti.
Franco Ambrosetti si presenta sul palco accompagnato con per il suo inedito
“Brasilian Jazz Project” che proporrà brani del repertorio della Bossa nova, da Tom
Jobim a Dorival Caymmi. Sarà accompagnato da ospiti d’eccezione, a cominciare
dal famosissimo trombettista americano Randy Brecker, che sarà in Europa solo
per partecipare a questo concerto. Sul palco inoltre ci saranno Alfredo Golino
alla batteria, Rosario Bonaccorso al contrabbasso, il chitarrista brasiliano Roberto
Taufic e Danilo Rea, uno dei migliori pianisti della scena internazionale.
La serata sarà diffusa in diretta da Rete Due.
I biglietti d’ingresso si possono acquistare in prevendita in rete all’indirizzo
www.ticketcorner.ch, alla biglietteria del LAC [email protected] oppure alla
cassa serale, sempre del LAC.
29
28
Museo d’arte Mendrisio
Martedì 8 dicembre 2015
Visita agli
studi RSI di
Comano e
registrazione
di Storie
Martedì 8 dicembre, giorno di
festa, proponiamo ai nostri soci
una giornata da trascorrere con
amici e parenti alla scoperta
degli studi RSI di Comano.
Si comincerà alle 15.30 con
un’esplorazione della sede, accompagnati da una simpatica
e preparatissima guida, per
approdare poi nello studio in
cui si starà registrando una
puntata di Storie. Trasmissione
storica e fiore all’occhiello della
produzione RSI e del Dipartimento Cultura, Storie, in onda
ogni domenica in prima serata
dalle ore 20.40 alle 22.00,
trasmette un documentario che
narra vicende, storie di vita,
fenomeni che animano il tessuto sociale del nostro vivere di
oggi. I temi che emergono dalle
immagini filmate sono poi quelli
approfonditi con il prezioso
contributo di un ospite in studio.
Al termine della visita, verso
le 17.00, saremo raggiunti
da Rachele Bianchi-Porro che
da quest’anno, con garbo
e sensibilità, conduce il programma.
Iscrizioni: Fosca Vezzoli
T. +41 91 803 56 60
[email protected]
NOTA BENE
Roma Eterna.
Capolavori di
scultura classica.
La collezione
Santarelli
Dopo il grande successo della mostra Gli atleti di Zeus,
organizzata nel 2009, il Museo d’arte Mendrisio presenta
una scelta altrettanto straordinaria di opere legate
all’antichità e alla classicità di ambito romano: 65 capolavori della collezione Dino ed Ernesta Santarelli di Roma,
tra le più prestigiose collezioni di arte antica del mondo.
La mostra Roma Eterna, esposta l’anno scorso all’Antikenmuseum di Basilea, arriva a Mendrisio sotto una nuova
veste, con opere nuove, un catalogo rivisto e arricchito,
un allestimento specifico ideato e realizzato dall’architetto
Mario Botta.
La rassegna costituisce dunque per il Museo d’arte
Mendrisio una continuazione del filone classico-antico,
e per il Ticino un’occasione particolarmente rara per
poter ammirare capolavori di assoluto valore artistico, già
presenti in recenti, grandi rassegne internazionali.
Sabato 21 novembre alle ore 10.30 il Club Rete Due
offre a soci e simpatizzanti una visita guidata
alla mostra.
Durata 1 ora (ritrovo 5 minuti prima al Museo d’arte
Mendrisio, Piazzetta dei Serviti, Mendrisio)
Prezzo ridotto CHF 8.Iscrizioni: Fosca Vezzoli T. +41 91 803 56 60
[email protected]
Per i soci che volessero recarsi alla mostra in forma
individuale il Museo offre uno sconto di CHF 2.- su ogni
singola entrata (presentando la tessera del Club).
club
da sabato 19 a lunedì 21 marzo 2016
Baden-Baden,
città ricca di cultura
Abbiamo ancora qualche posto disponibile per il viaggio a Baden-Baden dove assisteremo
allo straordinario concerto alla Festspielhaus con la Berliner Philharmoniker e Yo-Yo Ma
& Yannick Nézet-Séguin.
Sabato 19 marzo
Partenza dal Ticino in bus con destinazione Baden-Baden.
All’arrivo, sistemazione in hotel**** centrale e pranzo libero. Nel pomeriggio, visita guidata della
casa museo di Brahms. Cena libera e pernottamento in hotel.
Domenica 20 marzo
Dopo colazione, con una guida scopriremo la storia e i principali monumenti della città con
particolare attenzione alle splendide e ben conservate Terme Romane. Pranzo libero e pomeriggio a disposizione per le visite individuali. Alle 18:00 presso la Festspielhaus assisteremo al
concerto:
Berliner Philharmoniker diretti da Yannick Nézet-Séguin, solista Yo-Yo Ma, violoncello
Johannes Brahms, Ouverture Tragica, op. 81
Robert Schumann, Concerto per violoncello e orchestra, op. 129
Pëtr Il'ič Čajkovskij, Sinfonia no. 6 Patetica, op. 74
Lunedì 21 marzo
Dopo colazione, rientro in Ticino con sosta a Freiburg. Tempo libero per il pranzo e per le visite
individuali. Nel pomeriggio rientro in Ticino.
Prezzo per persona in camera doppia: CHF 790.- (per i non soci CHF 840.-).
La quota comprende Viaggio in bus granturismo / 2 notti in hotel**** centrale con prima
colazione a buffet / visita guidata di Baden-Baden e casa di Brahms / ingressi: terme romane
e casa di Brahms / biglietto concerto prima categoria
Supplemento (per persona) camera singola CHF 100.Iscrizioni al numero +41 91 803 56 60.
Penale in caso di annullamento: dal 1. dicembre 50%, dal 1. gennaio 75%, dal 1. febbraio 100%.
31
30
retedue.rsi.ch
SATELLITE
Satellite Hotbird 3 Posizione 13° Est Frequenza 12.398 GHz
DAB
Club Rete Due
casella postale
6903 Lugano
T +41 (0)91 803 56 60
F +41 (0)91 803 90 85
Produttrice Rete Due
Sandra Sain
E-mail
[email protected]
Redazione Cult
Fosca Vezzoli
Internet
rsi.ch/rete-due
Art Director RSI
Gianni Bardelli
Progetto grafico
Ackermann Dal Ben
Fotolito
Prestampa Taiana
Stampa
Duplicazione RSI
© RSI
tutti i diritti riservati
Immagini:
in copertina letteratura.rai.it
4-7 blogalypsenow.com - storify.com jaivaping.com - abpoland.com tripextras.com
8 stadt-zuerich.ch
13 altrimondinews.it
15 2duerighe.com
16 immagine tratta da youtube
K12
Ccp
69-235-4
Frequenze di Rete Due Fm
Bellinzonese 93.5
Biasca e Riviera 90.0 97.9 93.5
Blenio 90.0
Calanca 90.2
Leventina 90.0 93.6 96.0
Locarnese 97.8 93.5 92.9
Luganese 91.5 94.0 91.0
Bregaglia 97.9 99.6 96.1
Malcantone 97.6 91.5
Mendrisiotto 98.8
Mesolcina 90.9 91.8 92.6
Maggia-Onsernone 97.8 93.9 91.6
Val Poschiavo 94.5 100.9
Verzasca 92.3 92.7
Galleria Mappo-Morettina 93.5
Rivera-Taverne 97.3 92.8
INTERNET
15
n.9