Cremona

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Cremona
Ente Regionale per i servizi
all’agricoltura e alle foreste
Associazione Provinciale Allevatori
sezione suinicoltori - Cremona
ATTI DEL CONVEGNO
LA PRODUZIONE DEL SUINETTO
Parto, lattazione, svezzamento
CREMONA, 26 settembre 1998
Pubblicazioni E.R.S.A.L. disponibili
Atti di convegni
Il costo di produzione del suino: conoscere il comparto europeo per essere concorrenziali
1995
Terra di Lombardia
Atlante dei prodotti tipici
Prodotti tipici della montagna lombarda
Formaggi tipici della Lombardia
Salumi tipici della Lombardia
Osservatorio comparto suinicolo
Il mercato dei suini. produzione e consumi
1998
Rapporti di rilevamento pedologici - serie SSR
SSR1
I suoli della bassa pianura bresciana fra i fiumi Mella e Chiese
1988
SSR3
I suoli dell’isola bergamasca
1990
SSR4
I suoli dell’Oltrepo Mantovano - Destra Secchia
1991
SSR5
I suoli della pianura bresciana orientale
1991
SSR6
I suoli della pianura Ostigliese
1991
SSR7
I suoli del Parco Ticino Abbiatense
1992
SSR8
I suoli del fondovalle valtellinese
1992
SSR9
I suoli del Casalasco
1992
SSR10
I suoli del Parco del Ticino settentrionale
1993
SSR11
I suoli del Viadanese
1993
SSR12
I suoli dell’hinterland bergamasco
1993
SSR14
I suoli Lomellina settentrionale
1993
SSR15
I suoli del Parco Agricolo Sud Milano
1993
SSR16
I suoli della Valchiavenna
1994
SSR17
I suoli della Lomellina centro - meridionale
1996
SSR18
I suoli del Trevigliese
1996
SSR19
I suoli del Parco Ticino settore meridionale
1996
SSR20
I suoli della pianura mantovana centrale
1996
SSR21
I suoli della pianura cremonese centro-orientale
1997
Quaderni di agrometeorologia e pedologia applicata
N. 3
Specifiche tecniche per le stazioni agrometeorologiche automatiche e meccaniche
N. 4
Indagini pedologiche e piani di concimazione
N. 7
Guida agrometeorologica della Lombardia
N. 9
Interpretazioni pedologiche per la gestione del territorio agricolo
Aggiornamenti di agrometeorologia e pedologia
N. 2
Piano di utilizzazione agronomica dei liquami e di altre deiezioni zootecniche (PUA)
N. 3
Indagine pedologica di semi-dettaglio finalizzata all’utilizzazione agronomica dei liquami
zootecnici nel territorio di Offanengo (CR)
N. 6
Glossario pedologico
N. 7
Guida per la compilazione delle schede delle unità cartografiche
N. 9
Valutazione delle risorse pedologiche della provincia di Bergamo
N. 11
Manuale per la compilazione delle schede di campionamento
N. 12
Il sistema di conoscenze dei suoli lombardi: documentazione dello stato dell'arte
N. 13
Linee guida per l’indagine dei suoli alla scala dell'azienda agricola
N. 15
Commento climatico dell’annata agraria 1997
N. 16
I suoli del comune di Pozzolengo
N. 17
Definizione e messa a punto di una legenda su due aree campione della regione Lombardia
Pubblicazioni periodiche
Informazione suinicola. Schede tecniche per allevatori (aggiornamenti mensili)
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E.R.S.A.F.
Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste
Associazione Provinciale Allevatori
sezione suinicoltori
Cremona
ATTI DEL CONVEGNO
LA PRODUZIONE DEL SUINETTO
Parto, lattazione, svezzamento
CREMONA, 26 settembre 1998
a cura di:
Paolo Vittorio Beccaro - Ernesto Faravelli - Cosmino G. Basile
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INDICE
Presentazione
Apertura dei lavori:
PAOLO VITTORIO BECCARO
ALBERTO GRANCINI
PALMIRO VILLA
Pag.
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Relazioni:
PIERLUIGI NAVAROTTO
I RICOVERI
La progettazione nell’ottica dell’igiene ambientale, i costi
GIANLUIGI ROLLA
GESTIONE SANITARIA
Tecniche manageriali e costi
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PRESENTAZIONE
Con l’intento di continuare nell’analisi delle varie fasi produttive dell’allevamento suinicolo, quest’anno si vuole approfondire il momento del parto,
della lattazione e del periodo dello svezzamento.
Un corretto management delle strutture e del loro ambiente nonché del parto delle scrofe e del successivo periodo di svezzamento è sicuramente un fattore fondamentale della redditività della fase riproduttiva dell'allevamento
suinicolo.
Scostamenti, anche modesti, del numero dei nati e del tasso di mortalità post
- svezzamento, possono incidere pesantemente sul profitto di un allevatore.
Gli ambienti destinati a questi periodi hanno raggiunto al giorno d’oggi una
specializzazione estremamente sofisticata, tanto da soddisfare sia le esigenze
produttive che la normativa legata al benessere animale.
Per la gestione di queste strutture è però necessario il ricorso a personale
specializzato non solo nella comune pratica di allevamento ma anche nella
manutenzione e nel corretto utilizzo delle attrezzature.
Caratteristica degli allevamenti italiani è sicuramente la loro estrema eterogeneità, di conseguenza l’attività manageriale non può essere svolta in modo uguale per tutti, è quindi necessario metterla a punto allevamento per allevamento.
In questa operazione non vanno però dimenticate le attività tradizionali che
con i nuovi ambienti spesso tendono invece ad essere trascurate.
Il Convegno si propone di fornire indicazioni pratiche per il raggiungimento
dei risultati migliori in questi particolari momenti dell’allevamento, veramente cruciali per il successo economico dell’azienda.
Per questo i relatori esamineranno nel dettaglio questa fase
dell’allevamento ed effettueranno gli opportuni approfondimenti degli aspetti manageriali, sanitari ed economici necessari a conseguire la migliore igiene ambientale e una corretta gestione sanitaria dei reparti.
È un convegno che si caratterizza per novità di ordine pratico e per gli aspetti economici riguardanti le decisioni che il suinicoltore deve prendere
ogni giorno.
Agostino Mantovani
Presidente ERSAL
Milano
Paolo Vittorio Beccaro
Presidente Sez. Suinicoltori
A.P.A. Cremona
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Apertura dei lavori
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PAOLO VITTORIO BECCARO
Presidente Sezione Suinicoltori
dell’Associazione Provinciale Allevatori di Cremona
Benvenuti.
Benvenuti al 4° ITALPIG e al 15°convegno che l’associazione di cui
mi onoro di essere Presidente organizza ogni anno in occasione di
questa fiera internazionale.
Sull’importanza del tema che abbiamo scelto non credo si possano avere dubbi, atteso l’interesse che la suinicoltura italiana, come quella
europea ha attualmente e in prospettiva per quanto si sta realizzando a
livello mondiale.
Vorrei ricordare quanto questo autunno sta accadendo nella panoramica europea, i prezzi di vendita dei suini, in particolar modo dei suinetti
spagnoli che satnno minando la loro economia e se dovessero continuare su questa strada per qualche tempo, minerà anche la nostra.
Ritorniamo a ITALPIG, quest’anno siamo alla quarta edizione, siamo
ancora molto giovani, ma credo di poter affermare che i risultati finora
conseguiti siano più che buoni, specie se li vediamo nell’ottica della
rivitalizzazione di un settore che alla fiera di Cremona, fino a qualche
anno fa era considerato del tutto marginale e occasionale.
In questi quattro anni abbiamo migliorato il fronte espositivo dei suini,
oggi siamo in grado di proporre circa 300 suini di razza pura e ibridi
esposti da 23 selezionatori di razze pure di otto provincie e da dieci
ditte di suini ibridi.
In questi ultimi anni, nei nostri convegni abbiamo trattato tematiche
economiche e si è poi parlato di argomenti tecnici per meglio approfondire la managerialità della nostra attività.
Nel 1994 abbiamo parlato di:
FECONDAZIONE ARTIFICIALE NEL SUINO, una corretta
pratica per una sicura gravidanza.
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Nel 1997 il tema è stato:
LA RIPRODUZIONE DELLA SCROFA dall’inseminazione
al parto.
Continuando su questo filone, quest’anno proponiamo:
LA PRODUZIONE DEL SUINETTO, parto, lattazione, svezzamento.
Tutti noi sappiamo come l’organizzazione operativa ben sperimentata
della sala parto e dello svezzamento sia indispensabile per migliorare
la produttività della scrofa e quindi della redditività dell’allevamento.
Parto lattazione e svezzamento sono i momenti maggiormente studiati
per strutture, attrezzature, e impiantistica. Basta confrontare gli allevamenti degli anni ’60 in cui vi erano le capannette e le attuali strutture.
Questo aggiornamento e soffisticazione delle attrezzature ha permesso
un’evoluzione del modo di gestire gli animali.
Oggi;
- è possibile: gestire la sala parto e conseguentemente le sale svezzamento per cicli,
- è possibile: indurre i parti
- è possibile: alimentare le scrofe con mangimi specifici al momento
fisiologico,
- è possibile: avere animali iperprolifici,
- è possibile: svezzare suinetti di 25-28 giorni di vita con più di 8 Kg
La scrofe, per sua indole, trovandosi in ambienti costretti e non naturali, ha delle cure materne molto limitate, per questo l’allevatore deve
porre molta attenzione nel realizzare un giusto equilibrio tra ambiente,
alimentazione, manualità.
Il ricovero deve corrispondere alle esigenze della scrofa e dei suinetti,
per cui si rende indispensabile effettuare regolari interventi igienicosanitari, l’accurata manutenzione degli ambienti, delle gabbie e degli
impianti, il controllo della temperatura e della ventilazione.
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Tutto ciò è possibile se si è ben istruito il personale e questi manifesta,
attitudine, diligenza e perizia nel suo lavoro.
L’Uomo quindi assume una posizione cardine che permette di ottenere
buoni o cattivi risultati anche se ambiente e animali sono quanto di
meglio il mercato possa offrire.
Questi miei primi pensieri, verranno sicuramente dettagliati, approfonditi e sicuramente ampliati dai relatori di oggi, che voglio salutare:
Il Dr. Baccolo Direttore generale dell’Assessorato Regionale
all’Agricoltura della Lombardia che avendo lavorato in
passato a Cremona, conosce i problemi della suinicoltura.
Il Prof. Navarotto della facoltà di Medicina Veterinaria di Milano che
è già stato con noi nel 1992 per parlarci della Lettiera
nell’allevamento suino.
A proposito di questo argomento, vorrei chiederle se
sono state fatte esperienze di sale parto su lettiera e se
si, quali sono stati i risultati.
Il Dr. Rolla Medico Veterinario professionista ed esperto di allevamenti suinicoli, è tra noi per la prima volta. La sua
grande attività di campo permetterà di portarci notizie e
suggerimenti tecnico pratici.
Ringrazio il Dr. Palmiro Villa Presidente dell’APA di Cremona di aver accettao il nostro invito
All’inizio Vi ho detto che questo è il 15° convegno che realizziamo,
ed è il 9° che realizziamo con il contributo e la partecipazione
dell’Ente Regionale di Sviluppo agricolo della Lombardia,
L’ERSAL.
Indubbiamente è stato un lungo e costante cammino di cui siamo riconoscenti e per questo ringrazio il Dr. Grancini che è con noi e a cui affido la Presidenza del Convegno.
Ringrazio tutti Voi che avete scelto di venirci ad ascoltare.
Buon lavoro.
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ALBERTO GRANCINI
VicePresidente dell’Ente Regionale di Sviluppo Agricolo
della Lombardia
Come è ormai consuetudine ci ritroviamo, almeno una volta all’anno,
a parlare dei problemi della suinicoltura.
Anche quest’anno vogliamo affrontare un argomento squisitamente
tecnico ovvero la produzione del suinetto (parto, lattazione, svezzamento), con ciò proseguendo l’analisi delle varie fasi produttive
dell’allevamento suinicolo che abbiamo iniziato, in collaborazione
con l’APA di Cremona - sezione suinicoltori, con il convegno del ‘94
sulla fecondazione della scrofa e con quello dello scorso anno sul periodo dall’inseminazione al parto.
Questa iniziativa rientra tra l’altro nell’attività di assistenza tecnico
manageriale che l’ERSAL svolge, a sostegno del settore, con la pubblicazione e la diffusione del periodico a schede “Informazione Suinicola” iniziata nel ‘90 e che ad oggi consiste di una raccolta di oltre
1.700 schede.
Prima di affrontare il tema specifico volevo annunciarvi l’ultimo nato
tra i servizi, predisposti dai nostri uffici, finalizzati all’informazione
sull’andamento dei mercati suinicoli nazionali ed esteri, informazione
in tempo reale sempre più completa e attendibile.
Il Servizio Evoluzione Mercati del nostro Ente ha un sito INTERNET.
Il sito fa parte delle informazioni fornite dalla Giunta regionale della
Lombardia, ed in particolare di quelle gestite dalla Direzione Generale
Agricoltura.
Al momento il servizio non è ancora stato ufficializzato, ma lo sarà a
partire dal 1° ottobre, quindi l’accesso tramite Regione Lombardia
Network non è ancora percorribile, i dati e le quotazioni vengono già
comunque aggiornati quotidianamente dai nostri uffici e possono essere consultati vi si può seguendo la procedura che troverete tra il materiale che vi è stato distribuito in cartellina.
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Potrete quindi consultare le quotazioni, tempestivamente aggiornate e
già disponibili anche tramite segreteria telefonica e fax on demand,
dei seguenti mercati nazionali: Modena, Reggio Emilia, Cremona,
Mantova, Milano, Perugia, Fossano, Lodi, Brescia e Parma;
e dei mercati esteri di: Llieda (Spagna), Plerin (Francia), Amburgo
(Germania), Utrecht (Olanda).
A queste, sempre nell’ottica di miglioramento dell’informazione abbiamo aggiunto i prezzi del mercato olandese in dettaglio in particolare:
¾ i prezzi praticati dai principali gruppi di macellazione per i
suini vivi e per le carcasse,
¾ i prezzi di alcuni tagli,
¾ i prezzi dei suinetti dei vari gruppi di produzione,
¾ il numero dei suini macellati settimanalmente ed il numero
dei suini (vivi e carcasse) e dei suinetti esportati.
Da ultimo, ma certamente non meno importanti, abbiamo inserito anche le quotazioni dei mercati a termine olandesi per i suinetti ed i suini
da macello.
Con questo intendiamo mettere a disposizione dei nostri utenti tutte le
informazioni possibili per consentire loro di avere in ogni momento
sott’occhio quelle che potrebbero essere le evoluzioni di un mercato
che è ormai globalizzato e nel quale l’osservazione di situazioni sovranazionali e tantomeno regionali o provinciali rischia di fornire un
quadro pericolosamente limitato.
Voglio farvi un esempio per meglio chiarire la situazione.
Negli USA il numero dei suini all’ingrasso, nell’ultimo anno, è aumentato dell’8%.
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Nonostante le prospettive di crescita dei consumi, si ritiene che
l’offerta possa esercitare una pressione sulle quotazioni spingendole al
ribasso.
Pertanto sono state annunciate delle misure di aiuto agli allevatori da
parte del Ministero dell'Agricoltura americano, in particolare:
- al fine di sostenere i prezzi interni le autorità acquisteranno prodotti
suini per circa 55 miliardi di lire che saranno messi a disposizione
dei programmi d’aiuto umanitario;
- Il Governo propone di sopprimere o abbassare le barriere commerciali con alcuni paesi compratori. Ad esempio Taiwan, faciliterà le
importazioni di carne americana per un valore di circa 100 miliardi
di lire.
- le esportazioni verso la Corea del Sud saranno sostenute con crediti
accordati ai compratori di prodotti americani (24 miliardi di lire per
la carne suina); questa sola iniziativa ha espulso, “in un pomeriggio” dal mercato coreano le esportazioni danesi.
- la Federazione degli esportatori di carne (US - Meat) utilizzerà una
dotazione di oltre 20 miliardi di lire per sviluppare altri mercati.
Ora siamo al corrente che i nostri partner danesi, per esempio, producono suini per il 500 % circa del loro fabbisogno interno.
In seguito alla loro perdita di competitività sui mercati orientali, dovuta all’aggressività commerciale degli Stati Uniti, dove andranno a scaricare, secondo voi, le succitate eccedenze???????
Fondamentale è dunque, insisto a costo di sembrare monotono, produrre, ma produrre con l’occhio sempre fisso al mercato.
In quest’ottica si inquadrano i servizi che l’Ersal ha avviato dal 90’ ad
oggi a sostegno del settore suinicolo lombardo.
Servizi che voi conoscete e che seguite sempre più numerosi e più attenti ogni anno.
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Detto questo buon lavoro.
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PALMIRO VILLA
Preidente Associazione Provinciale Allevatori - Cremona
Prendo la parola per portare il saluto dell’Associazione provinciale di
Cremona ai relatori e a tutti i convenuti formulando l’augurio di buon
lavoro.
Direi che già nelle premesse fatte dal vicepresidente dell’ERSAL sono
state date delle comunicazioni estremamente interessanti in ordine a
quel servizio che verrà prestato che io penso sia indispensabile, quello
appunto di dare a tutti gli operatori economici del settore una serie di
informazioni quali quelle che ci sono state illustrate che sono fondamentali per poter operare in un mercato che è in continua evoluzione.
È veramente un servizio prezioso quello che voi potete arrecare con
tutte queste informazioni in modo che anche le scelte di carattere economico possano essere prese alla luce di una conoscenza dei fatti, delle quantità disponibili, dei mercati interni e internazionali.
Volevo anche compiacermi con la fiera di Cremona e con gli organizzatori della manifestazione suinicola perché in effetti in 4 anni ha raggiunto un livello qualitativo altissimo e quindi in grado di competere
con le migliori manifestazioni che si svolgono in Italia e alle quali nel
passato ho avuto modo di partecipare in qualità di presidente degli allevatori.
È una manifestazione importante quella dell’Italpig che penso porterà
un indotto anche notevole e che nel tempo potrà assumere un carattere
internazionale così come è la manifestazione concomitante che celebriamo in questi giorni del bovino da latte.
L’augurio è che la situazione di mercato possa evolvere in positivo entro breve tempo anche se i fatti e i mercati internazionali lasciano
qualche dubbio sotto questo profilo per cui diventa ancora più interessante approfondire i problemi che sono posti oggi alla vostra attenzione e che saranno illustrati da illustri relatori che sono quelli relativi a
una fase delicatissima nella vita dell’allevamento che è quella
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dell’ultimo periodo di gestazione del parto dell’allevamento del suinetto e delle condizioni igienico-sanitarie-ambientali in cui devono
vivere questi animali.
Direi che io non ho purtroppo una conoscenza diretta del suino e ho
però una conoscenza dell’allevamento bovino da latte che penso presenti per questo periodo critico problemi analoghi e altrettanto importanti da gestire al meglio quindi penso che anche questo nuovo apporto di conoscenze possa servire perché possiate al meglio operare nel
vostro allevamento e quindi predisporre le condizioni economiche per
poter competere in un circuito che è sempre di più internazionale ed è
sempre più agguerrito.
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Relazioni
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PIERLUIGI NAVAROTTO
Istituto di Zootecnica Veterinaria - Università di Milano
LA PROGETTAZIONE DEI RICOVERI
NELL’OTTICA DELL’IGIENE AMBIENTALE
E DEI COSTI DI PRODUZIONE
Numerosissime, e particolarmente qualificate, sono le raccomandazioni che da più parti vengono riprese e portate all’attenzione degli allevatori circa la enorme importanza che riveste la gestione “dell’igiene” nel condizionare i risultati operative dell’allevamento.
Tale indicazione, che all’apparenza non appare certo essere una novità, lo diventa invece se esaminiamo con attenzione le implicazioni
dell’igiene nell’allevamento suinicolo attuale.
Questo ha infatti valenza sia nei confronti dell’impatto sull’ambiente
esterno, e quindi sulla compatibilità, sia sullo stato sanitario dell’allevamento, aspetti, entrambi, che incidono pesantemente ssui risultati
gestionali.
Mentre per il primo di questi, in seguito alle pressioni esercitate dalle
Autorità di controllo del territorio e delle normative antinquinamento,
si è ormai sviluppata nel mondo produttivo una forte sensibilizzazione, meno è stato fatto per il secondo.
In particolare non si tratta più di adottare alcune pratiche finalizzate
ad assicurare un buon livello di pulizia e di disinfezione dei locali
d’allevamento, ma di “vedere” coinvolta, nel raggiungimento del massimo livello igienico, tutta la gestione dell’allevamento.
È questa visione che viene oggi definita come “gestione in biosicurezza”, ed è ritenuta uno dei mezzi più efficaci per proteggere gli animali
da pericolose patologie e per garantire una migliore sanità dell’allevamento.
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L’importanza pratica di quanto sopra è subito evidente se si considera
il notevole danno economico, indotto dalle varie malattie, non tanto
per la mortalità provocata (dato facilmente rilevabile), quanto per il
peggioramento dell’indice di conversione degli alimenti, e dell’incremento ponderale giornaliero, che si hanno sia durante la fase acuta che
cronica.
Illuminanti, a questo proposito sono i dati riportati nella tabella n°1.
La gestione in biosicurezza è quindi un requisito essenziale per ogni
allevamento specializzato che riesce, in questo modo, a ridurre la “carica” ambientale dei patogeni ed a migliorare la propria potenzialità
produttiva.
Per questo è necessario predisporre, e seguire (!), un protocollo che
consideri le varie operazioni gestionali, dall’ingresso e movimentazione degli animali, al rifornimento dei mangimi ed alla loro somministrazione, ai programmi di occupazione, e di vuoto, dei vari ricoveri,
alle relative operazioni di lavaggio e disinfezione, ai sistemi di ventilazione e controllo microclimatico dei locali.
Si tratta, come si vede, di operazioni il cui risultato, in termini di efficacia operativa, dipende sensibilmente, oltre che, ovviamente, dalla
qualità del management, dalle caratteristiche delle strutture e degli
impianti e quindi dalla loro progettazione.
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Da qui l’importanza che, a monte di ogni intervento, vi sia una attenta
progettazione che affronti le varie problematiche ed esigenze dell’allevamento in una vera ottica complessiva evitando così “dissonanze”
che, magari in parte superabili con un attento management, riducono
comunque l’efficienza del sistema.
Ogni progettazione deve quindi considerare, con particolare attenzione, i seguenti, principali, aspetti:
- il livello dell’impatto ambientale provocato dall’attività,
- il livello igienico del ricovero,
- il benessere degli animali (spazio per capo, tipo di stabulazione, numerosità del gruppo, etc.),
- il controllo del microclima (temperatura, umidità relativa, velocità dell’aria),
- la qualità dell’aria (polverosità, concentrazione di gas nocivi
NH3, H2S),
- la quantità di lavoro necessaria,
- le condizioni del lavoro (faticosità, sicurezza).
Le varie soluzioni progettuali rispondono alle esigenze di questi vari
aspetti in modo diversificato per cui le scelte debbono essere fatte in
funzione della diversa importanza che questi, nei vari casi specifici,
assumono.
Per meglio chiarire quanto sopra, prima di procedere ordinatamente ad
esaminare separatamente le problematiche legate ai principali aspetti
tra quelli sopra ricordati, si ritiene utile affrontarne alcune secondo un
ideale percorso logico del progettista che le affronta complessivamente, ne evidenzia le interdipendenze e giunge alle scelte operative.
Tra i problemi che si presentano per poter realizzare un allevamento, o
razionalizzarne uno esistente, uno dei più pressanti è senz’altro la necessità di contenerne l’impatto ambientale.
E’ questo, infatti, l’aspetto che maggiormente condiziona l’ottenimento delle autorizzazioni indispensabili per ogni intervento che pre-
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veda la costruzione di un nuovo insediamento o la trasformazione di
uno esistente.
In particolare le autorità responsabili dell’ambiente sono preoccupate
sia del possibile inquinamento delle acque, superficiali e profonde, da
parte dei reflui prodotti dagli animali, sia, e con maggiore attenzione
in questi ultimi tempi, della diffusione, nell’intorno, di odori sgradevoli provocati soprattutto dai composti gassosi che si formano nei
processi di degradazione anaerobica delle deiezioni zootecniche.
Per il primo aspetto, tra le alternative possibili, la utilizzazione agronomica dei liquami, è stata senz’altro la soluzione preferita e, per questo, le progettazioni dei ricoveri hanno privilegiato, per tutti i settori
dell’allevamento, la pulizia “a secco” con la generalizzata diffusione
delle pavimentazioni fessurate e grigliate con sottostanti fosse di stoccaggio; il tutto per contenere il volume dei liquami prodotti e rendere
meno costose le operazioni di distribuzione.
In effetti l’esperienza di questi anni ha dimostrato quanto settoriale sia
stata questa scelta, sviluppata per meglio rispondere alle esigenze dello smaltimento tramite utilizzazione agricola, senza un coordinamento
con le altre problematiche dell’allevamento.
La presenza del pavimento fessurato e delle sottostanti fosse di stoccaggio infatti:
- induce l’innalzamento della temperatura critica inferiore degli
animali che porta, nel periodo invernale, ad una diminuzione
dei ricambi dell’aria per ridurre le perdite di calore
dall’edificio,
- il minor ricambio, in presenza delle sottostanti fosse, porta ad
un sensibile peggioramento della qualità dell’aria con aumento della polverosità e della concentrazione di gas nocivi
(NH3, H2S),
- la maggior concentrazione di gas gioca un ruolo negativo nel
ridurre le difese degli animali e nel renderli più facili preda di
problemi respiratori che, anche quando non sfociano in una
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vera e propria malattia, rappresentano situazioni stressanti
con peggioramento delle performance,
- La presenza dei liquami all’interno delle fosse (in grande quantità e per lungo tempo) non consente inoltre la effettuazione
di valide ed efficaci operazioni di pulizia e di disinfezione
con il risultato che il livello della carica microbica ambientale
risulta sempre piuttosto alta, rendendo problematica e svuotando di significato la pratica del “tutto vuoto - tutto pieno”,
base di ogni gestione in biosicurezza.
È stato inoltre ampiamente dimostrato come la presenza di fosse con
presenza di sensibili quantità di liquame, stoccato per lungo tempo
senza svuotamenti intermedi, induca un sensibile aumento delle emissioni di ammoniaca in atmosfera e della diffusione di odori nell’intorno!
Come si vede la ricerca della soluzione più favorevole al contenimento del volume dei liquami, e quindi alla utilizzazione agricola degli
stessi, senza preoccuparsi delle altre esigenze, ha portato alla disponibilità di ricoveri che non sono in grado di assicurare né condizioni
ambientali ottimali per l’allevamento, né un’effettiva riduzione
dell’impatto ambientale nell’intorno!
È’ importante quindi rivedere con attenzione l’impiego del pavimento
fessurato per sfruttarne gli aspetti positivi evitando, o riducendo al
minimo, quelli negativi.
Per questo è essenziale:
- ridurre la dimensione delle fosse sottostanti e considerarle
solamente “fosse di veicolazione”, fosse da utilizzare cioè solo per il convogliamento delle deiezioni nella rete fognaria,
ponendo attenzione a ridurre al minimo il tempo di permanenza delle stesse nel ricovero,
- adottare soluzioni che assicurino il totale allontanamento
delle deiezioni presenti evitando residui.
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Per questo, nei settori parto e svezzamento, si può ricorrere
alla realizzazione del fondo fossa con piano inclinato o, come
nei settori per accrescimento ed ingrasso e gestazione, adottare soluzioni con raschiatori o con svuotamento ciclico (tipo
vacuum system).
- rendere le fosse ispezionabili e “facilmente” lavabili.
Ciò si ottiene evitando accuratamente, nella realizzazione delle
fosse, spigoli vivi e zone morte, difficilmente raggiungibili, e,
soprattutto nei settori parto e svezzamento, rivestendo le superfici con piastrelle o con vernici impermeabilizzanti ove le
deiezioni aderiscono poco risultando così più facili da lavare.
- realizzare attrezzature che consentano l’accessibilità alle
fosse e che siano facilmente lavabili e disinfettabili.
Per questo è necessario evitare l’impiego di materiali con cavità aperte e realizzare angoli ciechi ove, nella pratica, diventa impossibile lavare.
La lavabilità e disinfettabilità deve diventare un aspetto qualificante
della attrezzatura, sia che si tratti di una gabbia parto o di una barriera
tra i box.
Esaminando, ad esempio, una gabbia parto è sicuramente più facile da
pulire:
- una separazione continua (ad esempio un pannello in formica)
piuttosto che a tondi verticali,
- un pavimento metallico in tondino piuttosto di uno in polipropilene o, peggio, in lamiera forata,
- un pavimento che si solleva piuttosto di un pavimento fisso
(come si ha nel 99% dei casi!).
Ciò condiziona poi non solo la sua lavabilità, ma anche quella della
sottostante fossa.
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La filosofia che deve guidare il progettista appare ormai chiara:
È necessario definire delle soluzioni di compromesso
che privilegino il livello igienico
senza penalizzare eccessivamente la funzionalità
e la produzione di liquami.
La possibilità, anzi la necessità, di utilizzare acqua per i lavaggi non
deve infatti essere vista come il superamento di ogni preoccupazione
circa la diluizione dei liquami, ma solo come una scelta obbligata per
rispondere alle prioritarie esigenze di assicurare un miglior livello igienico.
I lavaggi quindi si dovranno avvalere di tutte le attenzioni, e le tecniche, per ottenere i risultati migliori col minor impiego d’acqua, tra
queste l’uso di pompe ad alta pressione e bassa portata, l’utilizzo di
acqua riscaldata, la effettuazione di fasi preliminari di ammollo e, come sopra detto, la predisposizione di ricoveri ed attrezzature ad alta
“lavabilità”.
È sempre necessario ricordare infatti che il corretto lavaggio dell’ambiente è premessa essenziale per ottimizzare l’efficienza della disinfezione.
Una altra scelta fondamentale da affrontare nel percorso progettuale è
relativa al sistema per il controllo microclimatico dei ricoveri.
Le strette relazioni esistenti tra livello e qualità della razione, risposte
produttive e condizioni ambientali, fanno sì che questo sia da considerare un vero e proprio aspetto della “tecnologia d’allevamento” da decidere quindi in stretta relazione con questa e non, come frequentemente capita di rilevare nella pratica, come se si trattasse di una mera
scelta di attrezzature e macchine (condotti di distribuzione dell’aria,
ventilatori, riscaldatori) indipendenti da vincoli “zootecnici”.
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Tale situazione è ben rappresentata dal comportamento di tanti progettisti ed allevatori che rinviano tale scelta al sostanziale completamento
delle opere murarie e si impegnano poi nel discutere e confrontare diverse offerte, spesso del tutto avulse dal “disegno” zootecnico, e la cui
scelta dipenderà, per lo più, da motivazioni contingenti e raramente
congruenti con le reali esigenze dei ricoveri progettati.
La scelta del sistema per il controllo microclimatico dell’ambiente deve invece essere fatta sin dall’inizio quando sono ancora del tutto aperte le varie opzioni relative alle dimensioni del fabbricato, alle sue
caratteristiche costruttive ed al grado di isolamento, alla tipologia di
pavimentazione, alla estensione delle superfici fessurate, alla veicolazione delle deiezioni, etc..
Ne discende che non esiste un impianto ideale, in grado di rispondere
al meglio a tutte le esigenze, e che tutte le varie possibili alternative
quali, ad esempio per la ventilazione, la soluzione naturale, quella dinamica per estrazione, quella dinamica per immissione, quella dinamica per estrazione longitudinale (cosiddetta a tunnel), sono tutte sicuramente valide ed in grado di dare ottimi risultati se ben dimensionate ed installate nei ricoveri adatti.
Non si tratta quindi di scegliere una certa tipologia di impianto di ventilazione, ma di scegliere l’accoppiata “impianto + ricovero” in grado
di garantire le prestazioni desiderate.
Solo in questo modo è possibile rispondere realmente alle esigenze
degli animali, garantendo loro condizioni di benessere, nel modo più
semplice e complessivamente conveniente.
Quanto sopra è vero sia per i settori parto e svezzamento, quelli che
siamo abituati a considerare come i più delicati, ma anche per quelli
gestazione, accrescimento ed ingrasso ove, anche se meno facilmente
rilevabili ad un controllo diretto, le conseguenze di condizioni microclimatiche, o meglio ambientali (intendendo così sottolineare non solo
l’importanza dei parametri climatici, ma anche della qualità dell’aria)
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non ideali, sono in grado di peggiorare sensibilmente le performances
con ovvie, pesanti ripercussioni sul risultato economico finale.
Anche le condizioni del lavoro ( faticosità, sicurezza, igiene ) dipendono in notevole misura dalla progettazione; ciò sia in relazione alle
caratteristiche dei materiali impiegati e delle attrezzature, sia agli aspetti distributivi dei ricoveri.
Tra tutti è opportuno ricordare quanto sia ancora troppo spesso trascurata la predisposizione di adeguati locali di servizio per tutti gli
addetti all’allevamento.
È molto frequente osservare locali spogliatoio del tutto inadeguati, sia
come dimensioni che caratteristiche costruttive, nei quali diventa veramente difficile mantenere condizioni di pulizia tali ed accettabili da
persone qualificate.
La logica conseguenza è una selezione negativa del personale con evidenti ripercussioni sul livello del management.
La necessità di disporre di addetti sempre più qualificati, oltre che per
motivi di giustizia sociale, deve far rivedere i criteri progettuali di tali
locali.
In particolare è opportuno prevedere, oltre ai locali spogliatoio con i
servizi igienici necessari ( nei quali deve essere sempre garantita la riservatezza), anche un locale pranzo - soggiorno da utilizzarsi durante
la interruzione per il pasto.
Si tratta d’indicazioni che, anche se per alcuni, possono sembrare ovvie e, per altri, eccessive; debbono, a mio avviso, essere invece attentamente considerate per le pesanti implicazioni che già ora hanno, e
che ancor più avranno in futuro, nel condizionare la qualità sia degli
addetti che dei collaboratori esterni.
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I COSTI INDOTTI DALLE STRUTTURE
Fissando l'attenzione sull'aspetto "costi", e schematizzandolo, si può
affermare che le strutture incidono su questi, sia in modo diretto, in relazione:
- al costo di costruzione: -attraverso il suo costo annuo,
- funzione del periodo di ammortamento,
- del costo del denaro
- dei costi di manutenzione,
- ai consumi energetici:
- per il riscaldamento,
- per la ventilazione,
- per la distribuzione dell'alimento,
- per la veicolazione delle deiezioni;
sia in modo indiretto, in funzione:
- della incidenza della qualità dell'ambiente interno (microclima, qualità dell'aria, livello igienico, etc.) su:
- performances,
- salute degli animali,
- qualità delle produzioni
- della incidenza sulla compatibilità ambientale in relazione alla:
- diffusione di odori (emissioni in atmosfera),
- maggiore o minore produzione di liquami,
- produzione di deiezioni pagliose.
Di seguito, per meglio valutare l'effettiva importanza nelle varie realtà
operative si esamineranno alcune delle interdipendenze di maggiore
interesse e rilievo.
I consumi energetici
La concentrazione di numeri crescenti di animali in spazi relativamente ristretti, e l'adozione di sistemi automatizzati per il controllo del-
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l'ambiente d'allevamento, ha indotto un continuo aumento dei consumi
energetici portandone l'incidenza, sul costo di produzione, ad un livello non più trascurabile.
Le notevoli differenze che si riscontrano tra allevamento ed allevamento evidenziano inoltre come tali soluzioni siano ancora poco razionalizzate e lasciate spesso alla discrezionalità di impiantisti artigiani raramente addentro ai problemi zootecnici.
Interessante, da questo punto di vista, quanto riportato in una recente
rassegna bibliografica (P. Ferrari et al., 1996) che ha recensito i lavori
pubblicati sull'argomento negli ultimi anni.
In particolare, a parte la conferma di alcune tendenze scontate quali la
maggiore diffusione, negli allevamenti a ciclo chiuso, delle tecnologie
per il riscaldamento e per la ventilazione dei ricoveri rispetto a quelli
da ingrasso, più preoccupati delle soluzioni impiantistiche per il contenimento della manodopera, sono riportati i risultati di numerose indagini sui consumi parametrati al capo presente, al peso vivo presente
ed al peso vivo prodotto nell'anno.
In una indagine in 246 allevamenti suinicoli, ubicati per il 60% in
Lombardia ed in Emilia (Antonello et al. 1992) i consumi medi sono
risultati:
- consumo medio per capo presente Wh 319 (di cui 100 Wh di
energia elettrica),
- consumo medio per 100 kg di p.v. presente Wh 493,
- consumo medio per kg di p.v. prodotto Wh 974.
Notevoli differenze si sono rilevate tra gli allevamenti da riproduzione
e quelli da ingrasso ove si passa dai 1400 Wh/kg p.v. prodotto a 361
Wh/kg p.v. prodotto.
Anche le dimensioni dell'allevamento sono risultate essere correlate al
livello dei consumi e ciò, evidentemente, in funzione del diverso livello di dotazione tecnologica; si passa dai 236 Wh, negli allevamenti
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con meno di 500 capi, ai 443 Wh/giorno x capo per quelli con più di
3000 capi.
Valori simili e pari a 472 Wh/capo x giorno (di cui 42 di E.E.) sono
stati rilevati in un allevamento di 850 capi da ingrasso (Manzini - Riv.
Ing. Agr. 1981) e variazioni tra i 40 ed i 400 Wh/giorno x 100 kg di
p.v. presente sono indicate da Pellizzi e Lazzari (1987) in funzione
delle tecnologie di allevamento adottate.
Notevoli differenze si riscontrano anche esaminando i consumi energetici riscontrati da diversi Autori per la sola ventilazione.
Negli allevamenti da ingrasso si passa da 64 a 80, a 163 e sino a 375
Wh/capo * giorno con incidenze sul kg di carne prodotta variabili da
106 a 625 Wh (e quindi da 20 a 120 Lire/kg carne ca.).
Un quadro più completo lo si può ricavare dall'esame della tabella n°2
ove sono riportati i consumi energetici indicati nella più significativa
bibliografia specifica.
Particolarmente interessante è una recente indagine condotta dal
C.R.P.A. di Reggio Emilia all'interno di un progetto-studio sul risparmio energetico promosso e finanziato dalla Direzione Studi e Ricerche
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dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica (ENEL) che ha interessato
14 allevamenti suinicoli padani tabella n°3.
I risultati dei rilievi, sintetizzati nella tabella n°4, confermano quanto
già evidenziato relativamente alla notevole variabilità dei consumi anche all'interno di tipologie d’allevamento simili.
La motivazione di tale situazione è sostanzialmente riconducibile, come già detto, alla mancanza, per il settore zootecnico, di indicazioni
specifiche e quindi alla notevole differenziazione delle soluzioni impiantistiche.
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A questo si aggiungono inoltre le notevoli differenze dei ricoveri sia
in termini costruttivi, con livelli di coibentazione estremamente variabili, sia per i sistemi di ventilazione adottati (naturale o artificiale).
Le utenze che maggiormente incidono nell'ambito dell'allevamento (escludendo le fasi di preparazione delle miscele e di distribuzione dell'alimento) sono relative:
- alla ventilazione, quando è prevista di tipo dinamico;
- al riscaldamento dei settori parto e svezzamento;
- alla veicolazione e trattamento dei liquami.
Sono utenze, che coinvolgono tutto il "sistema allevamento" dal ricovero, alle tecnologie zootecniche adottate, al management.
Gli interventi per la loro ottimizzazione dovranno quindi essere sviluppati, ed attentamente coordinati, in un'ottica complessiva che consideri la struttura , l'impiantistica e la gestione.
Interventi strutturali
Le caratteristiche del ricovero condizionano pesantemente il suo fabbisogno energetico e ciò sia per la tipologia, che determina le condizioni ambientali ottimali da assicurare agli animali, sia per le caratteristiche strutturali, ed in particolar modo, per il livello di coibentazione
che ne determina le perdite di calore.
La progettazione assume quindi una importanza fondamentale, anche
perchè, gli interventi successivi alla costruzione sono tecnicamente
più difficili, costosi e non sempre risolutivi.
Se si considera quanto già detto circa l’importanza della scelta del tipo
di pavimentazione (piena, totalmente o parzialmente fessurata, con
lettiera) sul livello della temperatura critica inferiore degli animali e
sulle conseguenti esigenze energetiche, ci si rende conto di come la
scelta della tipologia del ricovero, ed in particolare del tipo di pavimentazione, ne condizioni in modo sostanziale, ed immodificabile per
il futuro, anche le esigenze energetiche.
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Unitamente a tutti gli altri aspetti zootecnici, organizzativi ed ambientali, anche questi dovranno quindi essere considerati in sede di progettazione.
L'aspetto più "naturalmente" collegato con i consumi energetici è comunque sicuramente l'isolamento termico dell'edificio.
Sostanzialmente trascurato dai costruttori "civili" sino agli anni '70, è
diventato poi, dopo la pesante crisi petrolifera di quegli anni, uno degli aspetti qualificanti l’edificio.
Questo generale interesse a migliorare il livello di coibentazione dei
fabbricati ha indotto lo sviluppo di numerose soluzioni, e di nuovi materiali, che debbono però essere attentamente valutati nei confronti
dell'impiego "zootecnico".
È opportuno infatti considerare come le caratteristiche di isolamento
siano particolarmente legate allo stato di secchezza dei materiali e
come sia quindi necessario impedire che questi vengano a contatto
con l'umidità dell'ambiente.
Per questo è fondamentale utilizzare materiali a bassissima diffusione
di vapore e/o prevedere delle specifiche barriere vapore realizzabili,
nella pratica, con semplici fogli di polietilene.
Un altro aspetto che condiziona l'effettivo livello di coibentazione di
un edificio è la presenza, o meno, dei cosiddetti "ponti termici"; di zone cioè, di limitata superficie, che presentano una resistenza termica
molto più bassa, e quindi un coefficiente di trasmissione del calore più
alto, delle zone circostanti.
(il coefficiente di trasmissione del calore, indicato di norma con la
lettera K, rappresenta il flusso di calore che attraversa un m2 di parete in un’ora per una differenza di temperatura tra interno ed esterno
di 1°C ed è generallmente espresso in w/m2°C ).
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È questa una situazione che si riscontra frequentemente nella pratica,
ed in particolare nelle strutture prefabbricate di derivazione industriale ove, in corrispondenza delle nervature dei pannelli, viene normalmente interrotto lo strato coibente.
Ciò comporta sia la diminuzione della resistenza termica globale della
parete, sia la possibile formazione, sulla faccia interna, di condensa.
Nelle situazioni termoigrometriche correnti nei ricoveri suinicoli è infatti sufficiente uno scarto di 4,5-5 °C, fra la temperatura dell’aria interna e quella della superficie delle pareti, perché si raggiunga il punto
di rugiada.
Tale inconveniente è ancora più grave quando riguarda la copertura
sia perchè provoca un notevole aumento delle perdite di calore dell'edificio (il tetto rappresenta infatti di gran lunga la maggior superficie
delle "chiusure" dell'edificio), sia perché la formazione di condensa
può causare danni per corrosione alle strutture (nell'acqua di condensa si sciolgono i gas presenti nell'aria interna, ammoniaca in particolare) e ..... "pioggia" sugli animali !
La coibentazione del ricovero deve essere quindi realizzata con particolare attenzione garantendo oltre che un livello idoneo (si considera
conveniente un Coefficiente medio di trasmissione del calore (Km)
inferiore a 0,5-0,6 W/m2°C), anche la eliminazione dei ponti termici e
la protezione dall'umidità degli strati coibenti (il Km rappresenta la
media ponderata dei K delle varie chiusure dell’edificio).
Nella realtà operativa, essendo le escursioni termiche giornaliere notevoli (anche 10-15 °C), sia nei mesi estivi che invernali, assume
importanza, oltre al livello dell'isolamento, anche la "capacità
termica" dell'edificio.
È questa la capacità che hanno i materiali di riscaldarsi, accumulando
calore, e di raffreddarsi, cedendolo all'aria, svolgendo così una funzione di "volano" che consente di ridurre l'escursione termica interna.
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Tale caratteristica è legata sostanzialmente al "peso" delle strutture in
quanto il calore specifico è sostanzialmente identico per i vari materiali da costruzione.
Il peso della struttura, unitamente alla sua coibentazione, condiziona
quindi il comportamento "termico" dell'edificio.
Anche la tipologia di ventilazione adottata, naturale o dinamica, è un
aspetto, legato alle caratteristiche strutturali dell'allevamento, che incide sensibilmente sui costi energetici.
La diffusione d’allevamenti sempre più intensivi, con la necessità di
controllare adeguatamente le condizioni microclimatiche ambientali,
ha portato alla frequente adozione di sistemi con ventilazione dinamica dotati di riscaldamento e di controlli automatici.
Il tutto nella convinzione di ottenere risultati migliori rispetto ai sistemi con ventilazione naturale.
In effetti non sempre ciò risulta confermato, come pure che le migliori
performances ottenibili siano in grado di coprire i maggiori costi di
impianto ed energetici
Berckmans et al. (1988), in una indagine di campo condotta in Belgio,
proprio in situazioni operative, confrontarono le condizioni climatiche
interne e le performances degli animali in ricoveri per suini all'ingrasso che si differenziavano per il tipo di controllo del microclima:
- ventilazione meccanica, impianto di riscaldamento e suddivisione del ricovero in più stanze (tipo "A"),
- ventilazione naturale, nessun impianto di riscaldamento e nessuna divisione del ricovero (tipo "B").
In tabella n°5 sono riportati i dati produttivi; da questi emergono performances produttive leggermente migliori nei ricoveri di tipo "A",
probabilmente non sufficienti, però, a coprire i maggiori costi derivanti dal più sofisticato sistema adottato per il controllo del microclima.
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Dall'analisi dei dati di temperatura interna rilevata nei due tipi di ricovero, inoltre, si evidenziarono differenze del tutto trascurabili, per cui
la presenza della ventilazione forzata e dell'impianto di riscaldamento
non ebbe una forte influenza nella determinazione del livello termico
all'interno dei ricoveri.
Sulla base dei volumi di ricambio misurati, gli AA. conclusero che
non esisteva un corretto controllo della ventilazione forzata e che
spesso questa era influenzata dalla presenza del vento.
Si evidenziarono, in pratica, condizioni termiche assimilabili a quelle
rilevabili nei ricoveri a ventilazione naturale.
In effetti situazioni simili a quelle rilevate da Berckmans et al. possono essere riscontrate anche nelle condizioni operative caratteristiche
della realtà produttiva italiana e, nella maggior parte dei casi, queste
possono essere ricondotte ad eccessivi volumi di ricambio e, più in
generale, ad una gestione approssimata degli impianti.
Tali scadenti risultati della ventilazione dinamica non debbono sorprendere, né tanto meno far concludere circa la non convenienza di tale soluzione, debbono solo ricordare come, soluzioni più sofisticate,
richiedano progettazioni corrette e gestione con personale preparato;
in carenza di tali condizioni è senz’altro da preferire la ventilazione
naturale.
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Gli interventi impiantistici
Come già detto gli impianti che interessano maggiormente in relazione ai consumi di energia sono sicuramente quelli deputati al controllo
del microclima interno e ciò sia nei settori maternità e svezzamento,
ove è normalmente previsto anche il riscaldamento, sia in quelli di accrescimento - ingrasso quando ventilati artificialmente.
L'efficienza degli impianti dipende dalle caratteristiche dei vari componenti e dai sistemi di controllo cui sono asserviti.
La stessa scelta del ventilatore deve essere fatta con particolare cura
considerando le specifiche esigenze dell'impianto ed in particolare il
livello delle perdite di carico che è necessario vincere.
Da un lato l'adozione di ventilatori non in grado di superare tali prevalenze causa infatti la sottoventilazione del ricovero, dall'altro, ventilatori, con prevalenze superiori a quelle necessarie, comportano sensibili sprechi di energia.
L'efficienza dei ventilatori è ben rappresentata dalla portata specifica
che si esprime in m3/kWh.
Interessante quanto riportato in un documento tecnico FAO (Energy
Conservation in Animal Houses - 1990) sui test condotti in Danimarca, per tale parametro, su numerosi ventilatori.
Nel grafico di figura n°1 è ben evidenziata la notevole differenza ancora esistente (al 1988) tra i ventilatori migliori e quelli peggiori (da
90.000 a 18.000 m3/kWh) e come siano questi ultimi ( i peggiori !) i
più diffusi.
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Ciò è ben rappresentato negli istogrammi di figura n°2 e figura n°3
ove si vede come il maggior numero di ventilatori sono concentrati
nelle classi a minore efficienza.
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Anche l'installazione è importante nel condizionare le portate ottenibili, come ben evidenziato nella figura 4, ove la presenza di raccordi, all'imbocco del camino, la conformazione dello stesso e di coperture,
inducono variazioni anche del 100%.
Numerose sono le soluzioni adottate per il riscaldamento dei settori
parto e svezzamento ove e', di norma, necessario intervenire con l'apporto di calore artificiale per assicurare il mantenimento delle condizioni ambientali ottimali.
Il livello dei consumi energetici riscontrati nelle varie realta' operative
e' estremamente variabile e dipende da numerosi fattori che vanno dalla tipologia dell'impianto, alla sua esecuzione, gestione e controllo.
Di seguito si esaminano, riferendosi alle tipologie più frequenti, gli
aspetti che più interessano i consumi.
Il primo controllo da effettuare in ogni ambiente riscaldato è verificare
che il volume di ricambio invernale sia effettivamente quello mini-mo.
Il volume d'aria ricambiato inutilmente provoca infatti un corrispondente spreco di energia che, nei casi più gravi, può risultare particolarmente elevato.
Per il controllo e', di norma, sufficiente verificare il livello dell'Umidità Relativa (U.R.) interna; valori più bassi dell'ottimale (con un ambiente quindi relativamente secco) evidenziano la presenza di un eccesso di ricambio.
Significativo quanto riportato nella tabella n°6 ove sono evidenziati,
per un settore postsvezzamento per 110 suinetti, i consumi d’energia a
tre diversi livelli del volume di ricambio.
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Passando da 2 a 3,5 a 5 m3/hxcapo, l'U.R. interna passa dal 71 al 65 ed
al 59% ed i consumi energetici complessivi del periodo di occupazione (5 settimane) da 7,2 a 11,7 a 17 KWh/capo !
Sono differenze importanti che debbono far seriamente riflettere ogni
allevatore sulla specifica situazione del proprio allevamento.
È infatti piuttosto frequente riscontare, soprattutto proprio nei settori
postsvezzamento, livelli dell'U.R. anche sensibilmente inferiori al
60%.
Ciò, in particolare, nei ricoveri che prevedono lo stoccaggio dei liquami nelle fosse interne ove, per ottenere condizioni accettabili in
termini di qualità dell'aria, è talvolta necessario aumentare il flusso del
ricambio con conseguente abbassamento dell'U.R.
Nei settori con occupazione discontinua, come tutti quelli gestiti secondo la tecnica del "tutto vuoto-tutto pieno" è necessario assicurare
la possibilita' di riscaldare la sala senza essere costretti ad effettuare il
ricambio dell'aria.
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Ci si trova altrimenti nella necessità di ricambiare dell'aria in assenza
di animali e quindi inutilmente!
Per questo è indispensabile prevedere un sistema di riscaldamento interno al settore o comunque in grado di ricircolare l'aria interna.
Negli impianti con caldaia centralizzata si sono potuti riscontrare notevoli sprechi energetici a causa della mancata coibentazione delle tubazioni del circuito dell'acqua calda nel percorso interno ai corridoi di
servizio, dai quali si accede alle sale, e viene ripresa l'aria di ricambio.
Ad un esame superficiale, tale coibentazione, può infatti sembrare superflua se si considera che, il calore disperso, sia poi utilizzato per
preriscaldare l'aria di ricambio e quindi recuperato.
In effetti tale mancanza può causare, nelle sale che ospitano gli animali di maggiore età, un innalzamento della temperatura, oltre il set prefissato, con aumento della velocita' del ventilatore, della relativa portata e conseguente spreco energetico.
L'importanza di quanto sopra è subito evidente se si considera che l'intervento di coibentazione di tali linee ha consentito, in alcune realta'
operative, di ridurre i consumi sino al 50% ca.!
È appena il caso di sottolineare come, anche tale anomalia, sia facilmente rilevabile dal semplice controllo dell'andamento dell'U.R. nelle
varie sale a conferma, come già detto, che e' proprio il controllo di
questo parametro quello che consente di evitare sprechi energetici.
Un’altra strategia di risparmio che merita sicuramente un maggior approfondimento è quella relativa alla possibilità di assicurare il comfort
agli animali evitando il riscaldamento di tutto il ricovero, concentrandolo nella sola zona occupata dagli animali.
Ciò è ottenibile riscaldando il pavimento o ricorrendo a sistemi radianti.
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Il risparmio può essere significativo e tale soluzione merita sicuramente una maggior attenzione di quanta ne abbia avuta sino ad ora;
per questo è però necessario siano sviluppate ricerche specifiche per
meglio definire, in presenza di tali fonti di calore, le condizioni di
comfort degli animali e le caratteristiche degli impianti.
Sono infatti da evitare soluzioni derivate da altri settori (industriale,
artigianale) che, adattate ai ricoveri zootecnici, possono presentare
consumi energetici eccessivi e tali da annullare gli attesi vantaggi.
Ulteriori risparmi energetici, una volta ottimizzati gli impianti secondo quanto visto sino ad ora, si possono ottenere ricorrendo ad altri accorgimenti quali l'inserimento in ambiente di ventilatori destratificatori, rendendo disponibile per gli animali il calore che si stratifica nelle
parti più alte del ricovero, o adottando veri e propri sistemi di recupero del calore dall'aria di ricambio.
Si tratta di utilizzare il calore dell'aria estratta dal locale per preriscaldare quella di rinnovo.
Numerose sono le tipologie impiantistiche disponibili in grado di assicurare diversi rendimenti, affidabilità di esercizio, semplicità di gestione, manutenzione, durata e costi d’installazione
In ogni caso la convenienza alla loro installazione deve essere attentamente verificata sulla base, da un lato, del risparmio di combustibile
operativamente conseguibile e, dall'altro, dei costi di realizzazione
(con riferimento al costo annuo) per evitare, come già successo in alcuni casi concreti, che gli attesi risparmi si traducano invece poi in
maggiori esborsi monetari.
Nel chiudere questa rassegna di possibili interventi "impiantistici", finalizzati alla riduzione del costo energetico nell'allevamento suinicolo, è opportuno ricordare ancora come l'esperienza operativa ci consente di rilevare quotidianamente differenze veramente rilevanti tra allevamento ed allevamento, anche della stessa proprietà (e quindi pre-
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sumibilmente con la stessa direzione tecnica), proprio a causa di "vizi"
di gestione, di mancata coibentazione dei circuiti dell'acqua calda, della non corretta scelta dei ventilatori deputati al ricambio dell'aria.
Mi preme riportare, a conferma di quanto sopra, quanto rilevato in una
recente, anche se limitata, indagine, condotta in cinque allevamenti a
ciclo aperto per la produzione del suinetto (sino a 35 kg), ove i consumi annui d’energia termica per scrofa presente sono risultati pari a
460, 850, 1200, 1400 e 3350 kwh.
Sono dati che, pur rilevati sulla base delle esistenti registrazioni aziendali e non direttamente, sono veramente impressionanti (il costo
per scrofa all'anno passa dalle 40.000 alle 250.000 lire con incidenze
sul suinetto dalle 2.000 alle 12.500 L/capo) che confermano quanto
spazio ci sia in genere per migliorare l'efficienza degli impianti
esistenti con interventi relativamente modesti e che, talvolta, possono
limitarsi alla sola gestione.
I costi indiretti
Sono, come già detto all’inizio, quelli indotti dalla incidenza che le caratteristiche del ricovero hanno sulla qualità dell'ambiente interno, e
quindi sulle performances degli animali ospiti, e sul livello della compatibilità ambientale dell'allevamento.
I più importanti fattori, o per lo meno i più studiati, sono quelli climatici (temperatura, umidità e velocità dell'aria), ma anche quelli definiti
non climatici (concentrazione dei gas nocivi, polverosità, numerosità
dei boxes, spazio per capo, tipo di pavimentazione e tipo
d’attrezzature in genere) hanno un notevole peso nella determinazione
dell'ambiente d'allevamento.
La loro influenza sulla produttività e sullo stato di salute degli animali
fu messa ben in evidenza da Robertson (1989) con un'indagine condotta al macello sulle patologie riscontrate in oltre 1100 polmoni di
suini dell'età di circa 200 giorni.
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Furono riscontrati alcuni casi con lesioni polmonari estese a circa
l'80% del tessuto; in media le lesioni furono superiori al 7% in tre allevamenti ove le condizioni ambientali erano considerate "ottime" e
superiori al 16% in tre allevamenti ove le stesse erano classificate come "pessime".
Il danno polmonare medio di ogni allevamento fu associato in maniera
significativa con la bassa temperatura ed umidità nei ricoveri postsvezzamento e con l'alta polverosità e concentrazione di ammoniaca
nei ricoveri per il finissaggio.
È opportuno, per maggiore chiarezza, esaminare ora separatamente i
diversi fattori climatici analizzando alcuni dei più significativi lavori
che ne evidenziano l'importanza nel determinare il livello di salute e
benessere dei suini.
Temperatura
È il parametro sicuramente più studiato, sia per la sua oggettiva influenza sulle produzioni, sia perchè è un parametro di facile controllo
nel ricovero.
Nichols et al. (1980) ne hanno evidenziato l'influenza sul consumo di
alimento, sull'accrescimento e sull'indice di conversione, tabella n° 7.
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Clanton et al. (1991) evidenziarono, in prove con suini del peso di circa 100 kg allevati con temperature dell'aria ambiente di +15, +25 e
+35°C, un notevole aumento (da 2 a 4 volte) del contenuto di azoto
ammoniacale delle urine degli animali allevati alla temperatura ambiente maggiore, e quindi un peggioramento della loro efficienza metabolica.
Lo stato di benessere termico dell'animale è influenzato, oltre che dalla temperatura dell'aria ambiente, anche da quella raggiante (definita
come temperatura media delle superfici interne dell'edificio).
In situazione invernale la presenza di una bassa temperatura raggiante
concorre ad aumentare il calore disperso dagli animali per irraggiamento mentre, in situazione estiva, un'alta temperatura delle superfici
interne del ricovero ostacola lo smaltimento del calore per questa via.
È essenziale, quindi, che i valori delle due temperature (quella dell'aria e quella raggiante) siano il più vicini possibile; ciò si ottiene realizzando ricoveri "pesanti" (con alta inerzia termica) e ben coibentati
(caratteristica, quest'ultima, per la quale occorre prevedere una adeguata protezione al fine di assicurare il mantenimento, nel tempo, del
livello dell’isolamento).
Un settore dell'allevamento del suino in cui il corretto controllo della
temperatura è particolarmente importante, per lo sfruttamento delle
performances degli animali, è quello post-svezzamento poiché, per le
ridotte dimensioni corporee, i suinetti hanno le maggiori difficoltà ad
assicurare la termoregolazione.
Interessante, per lo studio dell'effetto della temperatura su questa categoria di suini, una ricerca condotta da Nienaber ed Hahn (1989) in
cui si sono valutate le risposte produttive di suinetti svezzati alla terza
o quarta settimana d'età ed allevati a tre diverse temperature
ambientali (fotoperiodo, con luce dalle ore 7 alle ore 19, uguale per le
tre prove):
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CONTROLLO
CONT - 6
CONT - 12
:
:
:
temperatura dell'aria 28°C;
riduzione di 6°C durante le ore di buio;
riduzione di 6°C durante le ore di luce e
riduzione di 12°C durante le ore di buio.
I risultati delle prove hanno evidenziato una produzione di calore sostanzialmente uguale nel trattamento CONTROLLO e nel CONT - 6
(mentre risulta maggiore nel CONT - 12) ed un indice di stress ( dato
dal rapporto tra le cellule ematiche neutrofili ed i linfociti) più contenuto, e quindi un migliore stato di benessere, nel CONT - 6.
Questo mostra sia un migliore incremento in peso dei suinetti, sia una
maggiore ingestione di alimento; l'indice di conversione dell'alimento
invece risulta leggermente peggiore rispetto al CONTROLLO.
Queste indicazioni risultano senza dubbio interessanti in quanto mostrano la possibilità di risparmiare energia per il riscaldamento (abbassando il livello termico nelle sale svezzamento durante le ore notturne,
proprio quando all'esterno si hanno le temperature più basse) senza
compromettere la produttività degli animali, e ciò in una fase dell'allevamento, per di più, riconosciuta tra le più delicate nei confronti della
temperatura.
Umidità dell'aria
L'effetto di questo parametro sugli animali è sempre strettamente correlato con il livello termico presente.
In effetti Bersk B. et al. (1988), in una prova con suinetti del peso di
10 kg ca., non evidenziarono, mantenendo costanti tutti gli altri fattori
ambientali, un effetto significativo di diversi livelli dell'UR dell'aria
sull'accrescimento giornaliero e sul consumo di energia.
L'elevata umidità, se associata ad alte temperature, ostacola lo smaltimento del calore corporeo per evaporazione (una via che proprio alle
alte temperature è la più efficace per consentire la termoregolazione).
44
In presenza di basse temperature, invece, contribuisce ad aumentare le
perdite di calore, a causa dell'aumento della conducibilità termica.
Valori ottimali dell'umidità relativa si possono considerare dal 60%
all'80%.
Questo parametro, come già detto, è il primo indice che, in situazione
invernale, può fornire indicazioni sulla corretta ventilazione del ricovero; la presenza di valori eccessivamente elevati evidenzia un volume di ventilazione inferiore alle necessità, mentre valori troppo bassi
sono da mettere in relazione con un eccessivo volume di ricambio.
Un'altra conseguenza della bassa umidità relativa è l'aumento della
polverosità ambientale; effetto questo da non sottovalutare soprattutto
nel settore svezzamento, ove ogni motivo di irritazione, e di disturbo
per gli animali, può rilevarsi causa scatenante di manifestazioni patologiche.
Velocità dell'aria
Anche questo è un fattore i cui effetti sono strettamente correlati con
la temperatura.
L'aumento della velocità dell'aria, infatti, comporta un aumento delle
perdite di calore (per convezione) dal corpo dell'animale; situazione
questa sicuramente favorevole nella stagione estiva, ma alquanto pericolosa in quella invernale in quanto si ha un abbassamento della temperatura critica inferiore.
Anche nei confronti di questo parametro i più sensibili sono i suinetti,
soprattutto se allevati in gabbia, a causa della mancanza di ogni riparo.
Nelle sale svezzamento, in situazione invernale, la velocità. dell'aria, a
livello degli animali, non dovrebbe mai superare i 5-10 cm/s.
Numerose sono state le ricerche condotte per valutare gli effetti di diverse velocità dell'aria in relazione alle temperature presenti.
45
Già Bond et al. (1965) e Gunnarson et al (1967) dimostrarono che l'alta velocità dell'aria ha un’influenza negativa significativa sull'incremento in peso degli animali, specialmente alle basse temperature.
Mount et al (1980) misurarono l'effetto negativo della temperatura e
della velocità dell'aria su un gruppo di suini del peso medio iniziale di
23,2 Kg.
Gli autori evidenziarono che variazioni della temperatura da +8°C a
+20°C non influenzavano l'incremento di peso degli animali, mentre
l'aumento della velocità dell'aria da 0,1 m/s a 0,8 m/s (alla temperatura
di +12°C) comportava una riduzione dell'incremento di peso.
Più recentemente Riskowski e Bundy (1990) hanno studiato gli effetti
causati, sulle performances produttive degli animali, da un livello termico e da una velocità dell'aria non idonei utilizzando specifiche camere climatiche.
Le prove furono condotte su 128 suinetti dell'età di tre settimane, sottoponendoli, per un periodo di due settimane, a velocità dell'aria variabili da 0,11 m/s a 0,40 m/s ed a temperature di +23,9 - +35°C.
Nelle condizioni ambientali studiate, l'incremento medio giornaliero
di peso dei suinetti risultò influenzato dalla velocità dell'aria (aumenta
quando la velocità dell'aria diminuisce) ma non dalla temperatura dell'aria (soprattutto durante la seconda settimana delle prove).
Il consumo giornaliero d’alimento fu influenzato negativamente dalla
temperatura, mentre l'indice di conversione dell'alimento non evidenziò alcuna variazione.
Un altro aspetto legato alla velocità dell'aria è rappresentato dalla presenza di correnti d'aria a livello degli animali.
Numerosi lavori ne hanno evidenziato gli effetti negativi sull'attività
fisiologica (Verhagen, 1987) e sulle performances dei suini ed hanno
individuato nelle correnti d'aria una delle cause della comparsa di sin-
46
tomi clinici quali diarrea, tosse, starnuti e lesioni patologiche (Tielen,
1987; Scheepens et al 1988).
L'effetto di raffreddamento sugli animali causato dalle correnti d'aria
può essere rilevato utilizzando un kata-termometro. Tale strumento è
in grado di misurare l'effetto diretto della temperatura e velocità dell'aria come kata-valore espresso in mW di calore perso per cm2 della superficie corporea (M.Tielen, 1995).
Un flusso d'aria viene considerato una corrente quando presenta un
kata-valore superiore a 35 mW. Per le diverse categorie di peso dei
suini sono indicati, al fine di evitare influenze negative sulle performances e sullo stato di salute, i seguenti limiti dei kata-valori:
10 mW per suinetti in allattamento;
25 mW per suinetti in post svezzamento;
35 mW per suini in accrescimento.
Polverosità dell'ambiente
Il controllo di questo parametro risulta importante in quanto la polvere
può veicolare agenti patogeni (virus, batteri, muffe) ed odori sia verso
l'ambiente esterno al ricovero d'allevamento, sia all'interno degli stessi
animali, tramite la sua frazione respirabile (dimensioni di 0,5-5 micron).
Molteplici sono i fattori che influiscono sulla polverosità ambientale,
tra questi si ricordano la densità degli animali, il tipo di ventilazione,
il livello della temperatura e dell'umidità relativa all'interno ed all'esterno del ricovero, il tipo d’alimentazione e di distribuzione dell'alimento, etc.
Tra i lavori più recenti condotti per studiare le relazioni tra questi fattori e la polverosità negli ambienti d'allevamento ve ne sono alcuni
particolarmente interessanti.
47
Korthals et al (1984) in una prova sperimentale su suini riscontrarono
che i livelli di polverosità furono più bassi quando l'UR aveva valori
compresi tra il 55-75%.
Gustaffson (1988) in una review sui suini riportò che, nei ricoveri, la
maggior parte della polvere si deposita e di questa solo una piccola
parte viene rimossa dall'aria di ventilazione.
Questo porterebbe a concludere che per ridurre la polverosità occorre
controllare i siti di produzione della polvere (ad esempio con trattamenti alla cute degli animali), o incrementarne la quota depositata, o
prevenirne la risospensione nell'aria (umidificando, ad esempio, le superfici).
Heber et al. (1988) in una indagine di campo condotta su 14 allevamenti (dei quali 4 con ventilazione forzata e 7 con ventilazione naturale) destinati alla fase di finissaggio dei suini riscontrarono che:
- all'interno dei ricoveri la concentrazione della massa totale
(TMC) della polvere variava da 0,4 a 38,2 mg/mc con una media di 8,1 mg/mc;
- la concentrazione numerica (N) delle particelle, con diametro
compreso tra 1,76 e 7,01 micron, variava da 0,2 a 73,6 per ml
con un valore medio di 11,2 per ml;
- la concentrazione netta della massa totale (NTMC, definita
come differenza tra TMC interna e TMC esterna) era direttamente proporzionale alla differenza di temperatura tra interno
ed esterno;
- i ricoveri con ventilazione naturale mostravano una NTMC significativamente maggiore di quelli con ventilazione forzata;
- N e NTMC erano correlati in modo negativo con la temperatura esterna (che variò da -10,6 a 33,9°C) e l'UR interna (che variò dal 27 al 100%).
Robertson (1989) in una prova su suini rilevò che un periodo di 10
minuti di forte ventilazione, in un capannone a ventilazione naturale
48
controllata automaticamente, produsse una diminuzione della polverosità stimata pari al 60% di quella presente prima del trattamento.
In effetti il problema, per quanto riguarda la specifica realtà produttiva
italiana, non è mai stato affrontato con interesse, solo ora, viste le oggettive implicazioni sanitarie che l'eccessiva polverosità dell'ambiente
comporta, sia per gli animali, sia per gli addetti all'allevamento, si
stanno sviluppando ricerche specifiche.
Carica batterica dell'aria
Nicks et al. (1990) hanno rilevato la carica batterica dell'aria in 43
porcilaie (136 compionamenti) riscontrando concentrazioni di Unità
Formanti Colonie (UFC) variabili da meno di 50.000 a più di 400.000
UFC/m3 con una concentrazione di circa 135.000 UFC/m3.
Sulla base di questi risultati, e di altri riportati in letteratura, viene proposto un limite per la salvaguardia per la salute degli animali di
200.000 UFC/m3 (Nicks et al., 1993) contro concentrazioni di soli
100 UFC/m3 per l'aria esterna e le 1000 UFC/m3 per l'aria di uffici
ben ventilati.
Il livello della concentrazione dei batteri nell'aria ambiente non è risultato correlato né con la concentrazione d’ammoniaca e di biossido
di carbonio, né con l'umidità relativa dell'aria.
Maggiore è risultata la correlazione con la polverosità dell'ambiente in
quanto, il 43% circa della carica batterica, è risultata associata con le
particelle con dimensioni inferiori ai 5 micron.
In pratica, quindi, al relativamente facile controllo delle condizioni
microclimatiche dell'ambiente d’allevamento, non corrisponde, un altrettanto efficace controllo della qualità dell'aria, a causa della scarsa
correlazione dei livelli dei diversi agenti inquinanti dell'aria.
Per questo, come riportato sin dall’inizio, diventa essenziale un approccio più globale nella gestione dell’igiene dell’allevamento.
49
I Gas nocivi
Si è già detto di come il controllo dei contaminanti gassosi nell'ambiente d'allevamento sia diventato più pressante da quando si sono diffuse le soluzioni progettuali che prevedono l'adozione del pavimento
fessurato e quindi la permanenza, per periodi più o meno lunghi, delle
deiezioni nelle sottostanti fosse.
L'attenzione è rivolta ai gas derivanti dal metabolismo degli animali e
dalle fermentazioni delle deiezioni: l'anidride carbonica (CO2), l'idrogeno solforato (H2S) e l'ammoniaca (NH3).
Ammoniaca
Il livello di NH3 scaturisce dall'azione e dalle interazioni di diversi fattori strutturali (tipologia di pavimentazione, schema di ventilazione
etc.) e gestionali (carico di peso vivo, portate di ventilazione, stato di
pulizia del pavimento e degli animali, frequenza di allontanamento
delle deiezioni, etc.).
Drummond et al (1981) hanno studiato l'effetto di concentrazioni crescenti di ammoniaca (0, 50, 100, 150 ppm) nell'aria sulle rese di suini
di 4 settimane di età e del peso medio di 8,4 kg.
I risultati dimostrarono che l'ammoniaca nell'aria ha diminuito i tassi
di crescita (con 50 ppm riduzione del 15%, con 100 ppm riduzione del
20%, con 150 ppm riduzione del 29%) e che i suinetti esposti a 50 e
100 ppm presentavano indici di conversione peggiori; inoltre suinetti
esposti a 100 e 150 ppm mostravano infiammazione acuta della trachea e tosse.
Anche se la dannosità dell'ammoniaca risulta evidente, per una seria di
concause, già a concentrazioni relativamente basse, effetti evidenti
sull'accrescimento sono riportati solo a livelli d’esposizione più elevati: 60 ppm (Stombaugh, 1969) e 50 ppm (Strauch, 1987).
50
Drummond et al. (1981) hanno rilevato che concentrazioni di 50-75
ppm incrementavano la virulenza dei batteri nel tratto respiratorio.
Busse (1983) ha messo in relazione le concentrazioni di NH3, presenti
in quasi 100 porcilaie, con gli effetti sugli animali in termini di malattie respiratorie, forme di cannibalismo, prestazioni produttive.
In fase di svezzamento ha riscontrato che le porcilaie con problemi respiratori presentavano valori di NH3 tra 20 e 40 ppm (contro 5-15 ppm
delle altre).
In fase d’ingrasso le concentrazioni di NH3 erano tra 10 e 40 ppm per
le porcilaie con problemi respiratori e 10-35 ppm per quelle con manifestazioni di cannibalismo (contro valori di 2-15 ppm per le porcilaie
senza problemi).
Anche la concentrazione di biossido di carbonio si è riscontrata essere
molto elevata in porcilaie con forme di cannibalismo.
Ricercatori americani hanno provato che l'ammoniaca, incrementando
la risposta infiammatoria dell'epitelio dei turbinati, può accrescere la
suscettibilità dei suini all'infezione da Bordetella bronchiseptica, agente causale della rinite atrofica.
Secondo Robertson (1992) già concentrazioni comprese tra 7 e 14
ppm possono giocare un ruolo determinante nell'insorgenza di malattie respiratorie (rinite atrofica dei suini).
Biossido di carbonio
Il biossido di carbonio è un gas asfissiante che, accumulandosi all'altezza degli animali, provoca in questi un aumento del ritmo respiratorio; è, comunque, improbabile che la sua concentrazione arrivi a determinare effetti apprezzabili sull'organismo.
È normalmente contenuto nell'aria in concentrazioni oscillanti fra i
300 ed i 400 ppm (0,03-0,04% in volume); nell'ambiente si somma
con quello prodotto dalla respirazione degli animali (la concentrazione
51
nell'aria espirata è del 5%) e con quella derivante dai processi fermentativi delle deiezioni (il biossido ci carbonio rappresenta circa il 3035% della miscela gassosa che si forma durante lo stoccaggio).
In ricoveri suinicoli sono state rilevate concentrazioni di 1260 ppm
per settori accrescimento 1850-2120 ppm e 1366-3652 ppm rispettivamente per l'ingrasso e la maternità (Feddes et al., 1984; Clark e Mc
Quitty, 1987).
Idrogeno solforato
È un gas prodotto principalmente dalla degradazione biologica delle
sostanze organiche, o meglio dalla degradazione anaerobica delle proteine e dalla riduzione dei solfati (Moriggi, 1990); è particolarmente
velenoso (come l'acido cianidrico e 4 volte più dannoso dell'ossido di
carbonio) e ha provocato casi di morte improvvisa sia nell'uomo che
negli animali.
Clark e Mc Quitty (1988) in prove su diverse tipologie di sale parto,
hanno riscontrato concentrazioni variabili da un minimo di 0,10 ppm
ad un massimo di 0,44 ppm.
Soglie elevate, anche letali, possono essere raggiunte con fosse di
stoccaggio del liquame sotto il fessurato, in particolare durante le operazioni di agitazione del liquame (Hopson e Robertson, 1977; Nor‚n,
1977; Baxter, 1984).
Il costo ambientale
SINTESI
.
In pratica, come si è detto sin dall’inizio, è essenziale che nella progettazione dei nuovi allevamenti sia sempre considerata l'esigenza di
assicurare un maggiore livello igienico dei ricoveri prevedendone la
52
facile pulibilità ed evitando l'eccessivo stazionamento delle deiezioni
al loro interno.
La soluzione del problema ambientale "emissioni in atmosfera" deve
essere quindi trovata operando sempre a monte, realizzando cioè ricoveri che sia possibile mantenere "puliti", e mai a valle, intervenendo
con impianti specifici per il trattamento dell'aria i cui costi appaiono
eccessivi ed i risultati incerti.
Un’azione complessiva di controllo dell’impatto ambientale non può,
inoltre, non considerare la necessità di meglio controllare la diffusione
degli odori dagli stoccaggi.
Ciò è fattibile sia effettuando trattamenti specifici alle deiezioni zootecniche prima della loro immissione nello stoccaggio (ad esempio la
separazione dei solidi), sia prevedendo la copertura degli stoccaggi
per ridurre lo scambio superficiale.
Quest’ultima soluzione, molto diffusa nel nord Europa, è poco considerata nel nostro Paese a causa dei notevoli costi che le soluzioni oggi
disponibili comportano.
Per questo potrebbero risultare interessanti nuove soluzioni, sperimentate per lo più oltre oceano, che prevedono semplicemente l’impiego
di uno strato di materiale galleggiante sul pelo libero e consentono una
notevole efficienza nel controllo delle emissioni (pari al 90% ca. di
quello ottenibile con coperture tradizionali) con costi particolarmente
contenuti.
Nel chiudere questa nota mi preme evidenziare come molte delle possibili cause di incremento dei costi oltre che dalla "qualità" della gestione, dipendono anche dalle caratteristiche previste in sede di progettazione (sia per le strutture che per gli impianti), e come queste ultime risultano ancora più importanti poiché, una volta realizzate, non
sono più, in pratica, modificabili per cui vincolano l’operatività
dell’allevamento per un lungo periodo (dai 10 ai 15 anni almeno).
53
Si capisce allora quanto sia importante che questi rispondano nel modo migliore alle specifiche esigenze di ogni allevamento.
Per questo è essenziale lo sviluppo di un servizio
d’assistenza tecnica indipendente, in grado di supportare adeguatamente l’allevatore nelle scelte progettuali, per impedire che queste siano adottate, più sulla base di “mode”, che di rigorose analisi
sulle reali esigenze della tecnologia zootecnica adottata.
Attualmente questa “consulenza” è spesso fornita, con evidenti limitazioni, dai Servizi Tecnici dei fornitori dei vari prodotti (mangimi, attrezzature, etc.); si tratta, infatti, di indicazioni che pur, di norma, corrette sono quasi sempre eccessivamente finalizzate e settoriali per cui
raramente sono in grado di affrontare in modo globale i vari aspetti
che interagiscono, e che quindi debbono essere valutati, nella scelta
delle tipologie strutturali ed impiantistiche.
Questa mancanza di una visione olistica dell’allevamento è la causa
principale di scelte progettuali errate, o comunque non ottimali, i cui
risultati operativi non sono, peraltro, facilmente valutabili da un esame
esterno.
Non è infatti infrequente che, il “pesante” condizionamento del management aziendale, falsi i risultati operativi per cui si può spesso
constatare come, soluzioni profondamente diverse, diano risultati
d’allevamento del tutto simili.
Il che aumenta ulteriormente il disorientamento degli allevatori e rende veramente difficile, nella pratica, correlare le varie soluzioni progettuali con le loro “potenzialità produttive”.
La scelta è così spesso frutto di motivazioni “esterne” e, dal punto di
vista tecnico, risulta del tutto casuale.
Una corretta progettazione "zootecnica" si pone quindi, sempre più,
come fattore essenziale condizionante il risultato economico dell'impresa.
54
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60
SINTESI
La progettazione dei ricoveri zootecnici è diventata, in questi ultimi
anni, un compito sempre meno da “ingegneri”e sempre più da “zootecnici”.
Ciò, vero per tutti comparti zootecnici, lo è particolarmente per quello
suinicolo in genere e, in particolare, per i ricoveri che ospitano tutte le
fasi del ciclo riproduttivo.
I settori parto e svezzamento, che oggi ci interessano, sono poi quelli
che hanno subito le maggiori trasformazioni e che spesso condizionano la possibilità di adottare le nuove tecnologie d'allevamento.
Mai come in queste fasi il ricovero è parte integrante della tecnologia
d'allevamento!
La progettazione deve quindi considerare attentamente tutte le esigenze di questa, ed essere sviluppata in un'ottica complessiva, che comprenda i vari aspetti che incidono sui risultati finali (alimentazione,
benessere degli animali, condizioni microclimatiche ambientali, qualità dell'aria, igiene) sia tecnici, sia (vorrei dire, ancor più ) economici.
Tra questi l'igiene ambientale assume oggi una particolare importanza,
sia perché se ne è, sino ad ora, parlato relativamente poco, sia perché
si pone come strumento in grado di incidere positivamente su aspetti
che oltre a condizionare i risultati operativi dell'allevamento, interessano anche i rapporti con l'ambiente esterno contribuendo a ridurre
sensibilmente l'aspetto più preoccupante, e più difficile da controllare,
dell'impatto ambientale prodotto dall'attività zootecnica e cioè la diffusione di odori sgradevoli.
61
Non v'è dubbio infatti che migliorare il livello igienico del ricovero,
ed in particolare assicurare un rapido allontanamento delle deiezioni,
riduce la emissione di odori nell'intorno.
Progettare nell'ottica “dell'igiene ambientale” richiede il coinvolgimento di tutti gli elementi del ricovero quali:
- caratteristiche distributive degli spazi;
- caratteristiche dei materiali impiegati nella costruzione in relazione
alla loro lavabilità e disinfettabilità;
- conformazione ed ispezionabilità delle fosse,
- tipologia del sistema impiegato per il controllo del microclima
(ventilazione, riscaldamento),
- caratteristiche delle attrezzature e loro lavabilità (materiali impiegati, particolari costruttivi),
Tutti questi aspetti, in alcuni casi tra loro in conflitto, debbono essere
coordinati per adottare, nelle scelte tecnologiche, le soluzioni in grado
di assicurare, nel complesso, i migliori livelli igienici compatibimente,
con i costi di gestione e di costruzione.
In una situazione di mercato cosi particolare come quella che si sta’
attraversando, nella quale si riescono a coprire poco più dei soli costi
variabili, e con le prospettive di concorrenza che ci aspettano, diventa
essenziale verificare attentamente oltre, anzi più, che il costo di costruzione, la sua incidenza sul costo di produzione del suinetto.
Si tratta quindi di analizzare attentamente, e contenere, il costo annuo
del ricovero e valutare le incidenze che le sue caratteristiche avranno
sugli altri costi di gestione.
62
É una valutazione difficile, che deve considerare, oltre al costo annuo
del ricovero, tutti i costi variabili che sono influenzati dalle sue caratteristiche quali i costi delle manutenzioni, delle disinfezioni, quelli alimentari, sanitari, energetici e lavoro.
Solo una scelta corretta che, in funzione delle sue caratteristiche, sia
intrinseche che estrinseche, potrà essere diversa da allevamento ad allevamento, sarà in grado di ottimizzare i risultati economici e di migliorare la competitività.
63
GIANLUIGI . ROLLA
Medico Veterinario
Innanzitutto ringrazio l’ERSAL per l’invito, ma devo dire che mi è
stato affidato uncompito molto arduo poichè, affrontare tutti gli aspetti
inerenti la gestione del periodo che va dal parto allo svezzamento, richiederebbe un tempo molto più lungo dei 45 minuti che mi sono concessi.
Farò quindi una rapida carrellata su tutti i fattori cui dobbiamo rivolgere la nostra attenzione per raggiungere un buon management di questa fase di allevamento.
L’obiettivo da conseguire è il massimo contenimento dei danni sanitari con la conseguente drastica riduzione delle spese sanitarie e veterinarie.
Diamo per scontato che, con un’attenta gestione delle fasi di fecondazione e gestazione, siete arrivati ad avere tutte le scrofe gravide e
pronte per il parto; nostro compito, da qui in avanti, è di capire come
portare tutti i suinetti che nasceranno ad essere venduti in quanto questo parametro rappresenta l’effettivo risultato economico dell’allevamento.
Affronteremo quindi tutte le prassi che comunemente vengono seguite
nella gestione del peiodo dal parto allo svezzamento sottolineando i
momenti più critici nei quali qualsiasi operazione deve essere affrontata con attenzione evitando di scivolare nella distrazione che è caratteristica della routine.
La gestione della sala parto riveste un ruolo di importanza determinante nella buona attività aziendale, in quanto sia i suinetti che le
scrofe in questo periodo richiedono un attenzione particolare che si ripercuote, in seguito, sulla produttività di entrambi.
Il lavoro in sala parto deve essere dunque effettuato con la massima
scrupolosità, senza cadere nella routine, che il più delle volte porta a
sottovalutare alcuni aspetti che appaiono insignificanti, ma che a lungo andare possono rivelarsi quali problemi di difficile risoluzione.
Ma cosa intendiamo per gestione della sala parto?
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Gli obiettivi di una corretta gestione della sala parto
☞LIMITARE LA NATIMORTALITÀ
☞RIDURRE LE PERDITE SUI NATI VIVI
☞SVEZZARE SUINETTI OMOGENEI
☞ ASSICURARE UNA BUONA FECONDITÀ NEL
CALORE SUCCESSIVO
Bisogna sottolineare che non dobbiamo limitarci alla cura dei suinetti,
ma anche a quella delle scrofe.
Inoltre dobbiamo, non solo assicurarci che vengano effettuati tutti i
trattamenti di routine, ma che siano effettuati anche gli interventi vaccinali e di profilassi per assicurare sia allo svezzamento che nelle fasi
successive una buona resa degli animali.
Quali sono gli obiettivi ai quali dobbiamo tendere per avere una gestione ottimale?
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La gestione della sala parto
☞GESTIONE DELLE SCROFE NEL PERIPARTO
☞ IL PARTO, GESTIONE SOPRANNUMERARI
ADOZIONE E SVEZZAMENTO
☞IMMUNITÀ, METAFILASSIE PROFILASSI
Questi punti ben esprimono l’importanza che ha la gestione della sala
parto affidata a personale esperto, personale che assiste i piccoli nati,
ma che si assicura anche del benessere delle scrofe che dovranno, dopo lo svezzamento, intraprendere una nuova gestazione.
É necessario consentire un buon intervallo svezzamento - calore alle
scrofe, agendo sull’alimentazione mirata in lattazione, e quindi ogni
allevatore attento alla produzione deve valutare con precisione la riduzione del grasso dorsale.
Andiamo dunque a trattare i vari momenti che precedono e seguono il
parto.
La gestione scrofe nel periparto
☞ALL IN – ALL OUT
☞ LAVAGGIO, DISINFEZIONE, DISINFESTAZIONE DELLE SCROFE E DEI LOCALI
☞RIGOROSO CONTROLLO DELLA DIETA
☞IGIENE DEL PARTO (allontanamento feci e placente)
Dobbiamo prestare la massima attenzione alla necessità di eseguire, in
sala parto, un rigoroso “tutto pieno tutto vuoto”.
Un accurato lavaggio con detergenti sgrassanti e una disinfezione mirata dei locali e degli animali in ingresso permette di gestire numerosi
problemi sanitari.
Sottolineiamo che, alla disinfezione dei locali, deve essere associata la
pulizia degli animali in quanto la carica batterica introdotta da un animale non adeguatamente trattato si trascina dietro numerosi batteri e
parassiti, quali stafilococchi, streptococchi, parassiti della rogna, coli
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ecc., indubbiamente pericolosi per un ambiente così delicato qual’è la
sala parto.
Utilissimo sarebbe poter disporre di locali in cui le scrofe vengono lavate e disinfettate sia sul dorso che sotto gli arti e tra le mammelle, al
fine di eliminare i residui di feci ed impurità della gestazione.
Inoltre un animale pulito risulta essere meno nervoso ed irritabile.
Nel caso in cui non fosse possibile lavare le scrofe accuratamente, ma
si adottino solo trattamenti contro i parassiti, è buona norma effettuarli
almeno 4 - 5 giorni prima dell’ingresso in sala parto, in quanto
l’azione dei prodotti sia per uso orale che parenterale, è efficacie solo
dopo almeno 48 ore, quindi si rischia che l’eliminazione degli endoparassiti avvenga già in sala parto, vanificando l’effetto desiderato.
Le scrofe nel periodo della gestazione devono essere curate con attenzione onde evitare che si presentino al parto troppo grasse o troppo
magre ed è necessario che, in sala parto, vengano alimentate correttamente allo scopo di renderle pronte alla gravidanza successiva.
Per periparto intendiamo quei giorni che precedono e seguono il parto,
in cui la scrofa deve essere seguita attentamente sotto il profilo nutrizionale.
All’ingresso in sala parto la scrofa viene razionata, da qui
l’importanza di introdurre nella razione alimenti studiati per questo
particolare periodo che permettano un corretto apporto di elementi
quali calcio, proteine e vitamine in modo da eliminare il rischio di carenze.
Ad esempio l’ipocalcemia può portare alla comparsa di parti languidi
con sofferenza sia dei suinetti che della scrofa
Le scrofe inoltre possono perdere il latte e andare incontro a collasso
ipocalcemico.
Anche lo scarso apporto di proteine ed alimenti grossolani influisce
negativamente nelle fasi immediatamente prima del parto in quanto,
inducendo stipsi, rende difficile il normale svolgimento del parto stesso.
Sottolineiamo l’importanza della gestione sia del tipo che della quantità di mangime da somministrare alle scrofe.
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In ogni caso tutte le aziende mangimistiche propongono una vasta
gamma di alimenti per la gestazione e l’allattamento.
Sono stati condotti studi riguardo l’importanza del valore del pH nel
mangime delle scrofe.
Riuscendo a diminuire il pH si è constata una diminuzione massiva di
eliminazione di Coli nelle feci, questo ovviamente arreca benefici alle
scrofe ma soprattutto ai suinetti.
L’ultimo punto che prendiamo in considerazione e che ha un ruolo
molto importante per una gestione ottimale della sala parto, riguarda
la corretta igiene di tutte le manualità nei momenti che precedono e
seguono il parto.
Allontanare subito le placente e pulire le gabbie dalle feci assicura una
riduzione della carica batterica patogena, che potrebbe infettare i suinetti appena nati.
L’allevamento a bande
La tecnica di controllo della riproduzione nell’allevamento suino si è
notevolmente modificata negli ultimi anni, nuove strategie sono state
messe a punto con ottimi risultati.
Tra queste, l’allevamento a bande permette di organizzare gruppi, sia
di primipare che di pluripare, con il medesimo periodo di ciclo sessuale.
Questo permette di organizzare bande di riproduttori con fecondazioni
e parti sincronizzati, ottenendo parti di suinetti della medesima età e
con necessità simili durante tutto il ciclo della loro vita produttiva.
La gestione a bande permette: un controllo sanitario puntuale, una organizzazione delle strutture e del personale cui consegue
l’ottimizzazione di tutto il processo produttivo.
La rigorosa gestione, a bande dei riproduttori, e per età, degli animali
in accrescimento, è attualmente l’unica alternativa valida con la quale,
tramite l’utilizzo adeguato delle strutture e del personale, si possono
controllare in modo definitivo i problemi sanitari.
In questa logica infatti si riesce ad ottenere il tutto pieno-tutto vuoto
nei locali, permettendone una corretta detersione e sanificazione e con
ciò rendendoli più idonei all’immissione degli animali.
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L’obbiettivo della gestione di un allevamento a bande è la pianificazione delle diverse fasi della produzione: svezzamenti, coperture, parti
e spostamenti.
La concreta realizzazione si basa sulla pratica sistematica di effettuare
lo svezzamento di un gruppo di animali ad intervalli regolari e in un
giorno fisso della settimana.
Questo porterà alla regolarizzazione anche delle fasi successive con:
sincronizzazione dei calori delle scrofe, delle fecondazioni e dei parti.
Esistono diverse possibilità di gestire un allevamento a bande a seconda del numero di scrofe presenti in azienda.
In allevamenti con classe di ampiezza da 30 a 200 scrofe la gestione
può essere condotta ogni 3 settimane (21 giorni).
In allevamenti con un numero di scrofe superiore a 200 è consigliabile
gestire le bande ogni settimana (7 giorni), sempre che la situazione sanitaria non imponga una diversa scelta.
CONTROLLO DELLA RIPRODUZIONE
Definire la conduzione a bande in funzione dei cicli di
riproduzione delle scrofe per facilitare la gestione dei ritorni
CASO n° 1 uno svezzamento per settimana
IA n
IA o
IA p
IA q
IA r
IA s IA t
Ritorni IA n
Ritorni IA q
CASO n° 2 uno svezzamento ogni 3 settimane
IA n
IA o
Ritorni IA n
IA p
Ritorni IA o
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Limiti dell’adozione
Un punto particolarmente delicato da trattare riguarda l’adozione dei
suinetti.
In quasi tutti gli allevamenti avviene in modo più o meno corretto il
baliaggio dei suinetti, ma sappiamo che, per avere buoni risultati, esistono delle regole ferree alle quali si deve porre molta attenzione al fine di evitare possibili errori che aumentano la possibilità dell’insorgere di patologie nei suinetti.
I punti fondamentali che dobbiamo considerare sono:
☞non si devono mai mischiare suinetti di nidiate con differenza di età superiore alle 24 ore.
Questo perché tale differenza, dal punto di vista immunologico, non arrechi danni ai suinetti più piccoli.
☞l’adozione deve essere effettuata solo tra scrofe che abbiano partorito nelle 24 ore, perché i suinetti hanno ancora la capacità di assumere con il colostro le immunoglobuline materne. Questo principio ci permette di raggiungere l’omogeneità dal punto di vista immunitario.
☞suinetti nati da scrofette devono essere affidati solo a
scrofette adottive,
☞suinetti nati da scrofe adulte devono essere adottati solo
da scrofe adottive adulte
Riassumendo l’adozione deve essere effettuata solo tra nidiate con
meno di 24 ore dalla nascita verso madri con lo stesso numero di parti
e controllando con attenzione il numero di capezzoli della scrofa.
Metodi quali la sincronizzazione dei parti e la gestione dell’allevamento a bande ci possono aiutare enormemente a gestire correttamente l’adozione tra i suinetti.
Infatti avendo la possibilità di contare su un numero noto di scrofe, in
procinto di partorire contemporaneamente, possiamo avere anche la
disponibilità di più soggetti tra i quali effettuare eventuali adozioni.
Un accorgimento che vale la pena di sottolineare è il criterio con il
quale dare in adozione i suinetti a seconda della loro peso.
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Ad esempio è consigliabile affidare un suinetto particolarmente piccolo ad una scrofa di secondo o terzo parto, infatti i capezzoli della scrofa saranno più grandi e il suinetto farà sicuramente meno fatica durante la suzione, risparmiando cosi energie utili al suo accrescimento.
Un suinetto robusto invece dovrà essere adottato da una primipara in
quanto, benché il capezzolo sia più piccolo ed il suinetto debba fare
maggior fatica durante la poppata, ciò permetterà alla scrofa di aumentare la produzione di latte; questo avviene poiché la suzione crea a
livello endocrino una maggior produzione di prolattina che determina
di riflesso un aumento della montata lattea.
Prendiamo ora in esame alcuni esempi pratici di gestione delle adozioni:
GESTIONE DEI SOPRANNUMERARI
CASO n° 1
SALA PARTO
TUTTI I SUINETTI DELLE DIVERSE SCROFE
SONO ISOLATI IN UNA GABBIA PARTO
E SVEZZATI
AL MEDESIMO MOMENTO DELLE ALTRE COVATE
L’esempio mostra come, nel caso di una sala parto, si possano mettere
tutti i suinetti più piccoli sotto una scrofa sola, tenendo sempre conto
delle premesse fatte in precedenza a proposito dell’età e del peso.
Lo svezzamento in questo caso avverrà regolarmente insieme alle altre
nidiate presenti in quella stessa sala parto.
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A 7 GIORNI I SUINETTI DELLA
BANDE 1 ADOTTATI DALLA BANDA 2
CASO n° 2
n° 2
n° 1
n° 3
A 15 GIORNI I SUINETTI DELLA
BANDA 2 ADOTTATI DELLA BANDA 3
SUINETTI RIUNITI SOTTO
UNA SOLA SCROFA
NURSERY
POST SVEZZAMENTO
I SUINETTI DELLA BANDA 3 SONO
RACCOLTI IN UNA NURSERY E UNITI
IN SEGUITO A QUELLI DELLA STESSA ETÀ
CASO n° 3
n° 1
n° 2
NURSERY
BANDA 1 : ADOZIONE
OMOGENEA DEI SUINETTI
BANDA 2 :
7 GIORNI DI VITA
SUINETTI SVEZZATI A 5 - 7 gg
E PORTATI IN UNA NURSERY
VERRANO MESSI
NEL POST SVEZZAMENTO
INSIEME A QUELLI
DELLA BANDA 2 DI NASCITA
Un altro esempio di svezzamento molto usato consiste nel mischiare
tutti i suinetti alla nascita senza un criterio preciso e omogeneizzarli in
base al peso e al numero di parti delle scrofe presenti. Questo sistema,
ormai collaudato in molti allevamenti, ha dato ottimi risultati
Lo svezzamento dinamico o frazionato
Consiste nel togliere i suinetti più grossi e svezzarli insieme a quelli
con una settimana in più di età.
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Questo intervento ha due finalità molto importanti:
1) OMOGENEIZZARE AL MEGLIO LE PARTITE DI
SUINETTI E LASCIARE SOTTO SCROFA I SUINETTI
PIÙ PICCOLI
(svezzare però solo suinetti con peso non inferiore a 5 - 6 Kg)
2) RIDURRE I SUINETTI PER NIDIATA NELL’ULTIMA
SETTIMANA DI LATTAZIONE, DEBILITA MENO LA
SCROFA E FAVORISCE LA RIDUZIONE DEL PERIODO
SVEZZAMENTO - CALORE.
PUR NON AVENDO “ALL IN ALL OUT”
SI HA UN MIGLIORAMENTO INDISCUTIBILE
DELLE PERFORMANCE AZIENDALI.
Lo svezzamento dinamico e frazionato è in uso in molte aziende è presenta numerosi vantaggi.
Dobbiamo però sottolineare che, in questo caso, non riusciremo a
mantenere il concetto di tutto pieno tutto vuoto che sicuramente permette una migliore gestione sanitaria, ma lavorando in condizioni igieniche accurate possiamo ugualmente limitare eventuali problemi.
Il concetto illustrato si presta molto bene negli allevamenti in cui, di
prassi, lo svezzamento è a 21 giorni.
Ormai, con l’alimentazione specifica per ogni fase dello sviluppo dei
suinetti, lo svezzamento precoce non è più un problema e soprattutto
ci permette di ridurre i periodi improduttivi delle scrofe riuscendo a
ottimizzare la loro produttività.
Quindi, nel caso di un allevamento con svezzamento a 21 giorni, possiamo immaginare di riunire tutti i suinetti più grossi e svezzarli insieme ai suinetti che hanno una settimana in più di età.
Bisogna comunque tener sempre presente che il peso minimo non deve essere inferiore ai 5 - 6 Kg.
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Rimarranno quindi sotto la scrofa, in sala parto, solo i suinetti più piccoli che avranno quindi una minore competizione tra loro. Inoltre la
scrofa ne trarrà un beneficio in quanto, in questo periodo in cui di norma deve produrre una quantità di latte maggiore per soddisfare i fabbisogno dei lattanti, avrà da accudire un numero minore di soggetti.
Questo aspetto si ripercuote in modo favorevole sulla ripresa della
scrofa all’uscita dalla sala parto e sul calore successivo.
Lo svezzamento
In questo caso parliamo di aziende che vogliono effettuare il tutto pieno - tutto vuoto.
È importante ricordare che si devono svezzare insieme tutti i suinetti
di una sala parto in modo da ottenere la possibilità di svuotare totalmente i locali e lavarli e disinfettarli completamente.
CASO n° 1
I SUINETTI DELLA BANDA
SONO SVEZZATI INSIEME
A QUELLI DELLA BANDA DI NASCITA
Il metodo più usato nei nostri allevamenti consiste nello svezzare insieme tutti i suinetti provenienti da una sala parto.
In tal modo potremmo avere sempre la possibilità di effettuare il tutto
pieno - tutto vuoto nei locali parto e svezzamento.
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CASO n° 2
I SUINETTI SONO RAGGRUPPATI
IN UNA NURSERY E REINTRODOTTI
CON I SUINETTI SVEZZATI LA
SETTIMANA SUCCESSIVA
BANDA DI
SVEZZAMENTO
NURSERY
A 1 - 2 SALE
POST SVEZZAMENTO
I suinetti più piccoli vengono raggruppati in un locale “nursery” (in
questo modo potranno essere accuditi più facilmente e usciranno quindi pronti per lo spostamento successivo) e entreranno in sala svezzamento insieme a quelli svezzati la settimana successiva.
In questo caso i primi saranno i suinetti più piccoli che hanno necessità di maggiori cure.
CASO n° 3
I SUINETTI SONO RAGGRUPPATI
IN UNA NURSERY E REINTRODOTTI
CON I SUINETTI DELLA STESSA BANDA
IN POST SVEZZAMENTO
POST SVEZZAMENTO
BANDA DI
SVEZZAMENTO
NURSERY
A 1 - 2 SALE
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In questo esempio abbiamo bisogno di un locale dove immettere tutti
suinetti più grossi, mentre i più piccoli rimangono in sala parto; allo
svezzamento vengono raggruppati insieme ai suinetti della stessa banda di nascita in un unico locale.
CASO n° 4
I SUINETTI SONO RAGGRUPPATI
IN UNA NURSERY E REINTRODOTTI
INSIEME A QUELLI DELLA STESSA
BANDA SOLO ALL’INGRASSO
NURSERY A PIU’ SALE
INGRASSO
Quest’ultimo esempi ci permette di valutare la possibilità di mettere
insieme tutti i suinetti di diverse nidiate in una nursery e di reintrdurli,
solo nella fase di ingrasso, assieme ai fratelli svezzati tradizionalmente.
Metafilassi e Profilassi
☞Immunizzazione delle scrofe
☞Immunità colostrale
☞Immunizzazione e profilassi dei suinetti
Un argomento di sicuro interesse riguarda l’attuazione di un piano di
metafilassi e profilassi accurato; si deve comunque sottolineare che
ogni azione deve essere accuratamente valutata a seconda della situazione igienico - sanitaria peculiare dell’azienda in esame.
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Vale comunque la pena di sottolineare alcuni punti che sicuramente
possono risultare interessanti per tutti gli allevatori.
METAFILASSI E PROFILASSI
☞IMMUNIZZAZIONE DELLE SCROFE
☞IMMUNITÀ COLOSTRALE
☞IMMUNIZZAZIONE E PROFILASSI DEI SUINETTI
È opportuno a questo punto spiegare cosa si intende per metafilassi e
profilassi prima di addentrarci in esempi concreti.
La metafilassi è il corretto uso preventivo di antibiotici o sulfamidici
mirato a contenere patologie già esistenti in allevamento.
La profilassi vaccinale è invece il metodo più efficace per dotare i suinetti di un adeguato corredo anticorpale contro le patologie che più
colpiscono una determinata aziendae e di cui si cerca di ottenere
l’eradicazione.
Immunizzazione delle scrofe
IMMUNIZZAZIONE A FINE GESTAZIONE
O IPERIMUNIZZAZIONE
☞AUJESZKY
☞INFLUENZA
☞RINITE SI
☞(COLIBACILLOSI)
si
si
☞PARVOVIOROSI
☞MAL ROSSINO
in lattazioe
in lattazione
si
Per quanto riguarda l’immunizzazione delle scrofe, si procede con una
iperimmuniazzazione prima del parto contro le patologie più frequenti
quali la malattia di Aujeszky, l’Influenza, la Rinite Atrofica e la Colibacillosi.
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La vaccinazione a fine gestazione viene effettuata in quanto, a seconda della pressione virale presente in azienda, viene indotta una iper produzione di gamma globuline.
Al parto, con l’assunzione del colostro, i suinetti riceveranno in questo
modo una immunità passiva adatta ad evitare l’insorgere di patologie
nei primi giorni di vita.
Altre vaccinazioni, quali quelle contro il Mal Rossino e la Parvovirosi,
vengono effettuate in lattazione allo scopo di ottenere una buona copertura anticorpale per le gravidanze successive.
LIVELLO DI ANTICORPI SIERICI
IMMUNIZZAZIONE COLOSTRALE
ANTICORPI MATERNI
(COLOSTRALI)
ANTICORPI “ATTVI”
LIVELLO DI PROTEZIONE
TEMPO
ZONA A RISCHIO DI INFEZIONI
Questo diagramma ci permette di avere una visione della reale situazione anticorpale che si viene a creare nei suinetti dopo la nascita.
L’immunità passiva ricevuta dalla scrofa tende a diminuire nel tempo
mentre il suinetto comincia a produrre anticorpi in modo attivo (immunità attiva).
Esiste una soglia sotto la quale la produzione anticorpale non risulta
sufficiente a proteggere i suinetti da eventuali infezioni.
Notiamo però che le due curve lasciano scoperta una finestra nella
quale i suinetti risultano scoperti ad eventuali infezioni.
Nel grafico abbiamo omesso volutamente di indicare il tempo nel quale si può incorrere in questo rischio in quanto, solo effettuando una
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accurata analisi sierologica nelle sale parto, possiamo avere un’idea
del periodo nel quale la protezione anticorpale risulta inefficace.
Questo momento infatti varia da azienda ad azienda a seconda della
situazione epidemiologica.
Sono infatti variabili importanti: la genetica, la “pressione infettante”
specifica di ogni allevamento ed il tipo di management.
Immunizzazione suinetti
☞PROFILASSI VACCINALE ADEGUATA
☞MOMENTO OTTIMALE PER L’INTERVENTO
VACCINALE IN RELAZIONE ALLA CADUTA DELL’IMMUNITÀ PASSIVA COLOSTRALE
I due punti che dobbiamo sottolineare sono: la tipologia di vaccinazioni da effettuare e quando effettuarle.
In questo caso risulta ancora più evidente l’importanza di conoscere
perfettamente la situazione dell’andamento delle diverse patologie in
allevamento.
Infatti risulterà inutile effettuare interventi vaccinali contro patologie
non presenti in una determinata azienda.
Dobbiamo quindi valutare, con esami sierologici, la situazione sanitaria ed agire di conseguenza.
Il momento nel quale effettuare gli interventi, lo abbiamo già evidenziato, verrà mirato al periodo in cui i suinetti perdono l’immunità colostrale materna, l’intervento dovrà però essere effettuato prima che
siano scoperti.
La valutazione di questi punti risulta importante sia da un punto di vista economico, in quanto si eliminano interventi inutili, ma soprattutto
perchè si prevengono patologie sia nella fase di svezzamento che in
quella d’ingrasso.
A questo proposito buona norma risulta il controllo routinario, al macello, delle eventuali lesioni riscontrabili nei suini all’ingrasso per va-
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lutare patologie tipiche di questa fase non rilevabili allo svezzamento
o al magronaggio.
Questo ci permetterà di valutare eventuali trattamenti che potrebbero
sembrare inutili nelle prime fasi, ma che si ripercuotono in quelle successive.
Un esempio chiaro ci viene dato dalla Mycoplasmosi, che raramente
viene evidenziata nei suini fino all’ingrasso , ma che anche nella sua
forma sub - clinica si ripercuote con una diminuzione delle rese e dei
consumi alimentari.
Con una buona profilassi vaccinale nei suinetti questa patologia respiratoria può essere tenuta sotto controllo permettendo un risparmio in
terapie e un aumento delle rese all’ingrasso.
Qui di seguito abbiamo voluto elencare alcuni nuovi metodi di profilassi vaccinale, già in uso in altri paesi Europei, tra i quali la Francia e
la Spagna.
Abbiamo inoltre indicato la loro efficacia con i segni +/- a seconda dei
risultati ottenuti.
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QUALI SONO LE SOLUZIONI PER IL FUTUTRO ?
10 gg
STREPTOCOCCUS SUIS
+++ +++
15 gg 20 gg
+++
HAEMOPHILUS PARASUIS
0
+++
+++
PASTOURELLA MULTOCIDA D
0
+ /-
+/-
BORDETELLA BRONCHISEPTICA0
+/-
+/-
ACTINO. PLEUROPNEUMONIAE 0
0
+
MYCOPLASMA HYPOPNEUMONIAE
+
+
+
PRRS
+++
+++
+++
GASTROENTERITE TRASMISSIILE
0
0
0
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LE MANUALITÀ E GLI INTERVENTI DA EFFETTUARE
IN SALA PARTO
Passiamo ora ad esaminare più da vicino quali sono le manualità di
uso comune che vengono effettuate in sala parto con i suinetti.
Riteniamo importante sottolineare che in ogni azione il personale deve
fare molta attenzione, non dare nulla per scontato solo perché viene
fatto tutti i giorni da anni.
Questo vale soprattutto per quanto riguarda l’aspetto igienico.
La pulizia e la disinfezione sono sempre l’arma migliore per la prevenzione da patologie o infezioni che possono colpire i suinetti nei
primi giorni di vita con risvolti nefasti.
Gestione dei suinetti: manualità ed interventi
☞SOMMINISTRAZIONE DI FERRO
per via parenterale o orale
☞RESEZIONE DEI DENTI
☞TATUAGGIO
☞TAGLIO DELLA CODA
☞CASTRAZIONE
☞IGIENE DEL CORDONE OMBELICALE
☞IGIENE DEL NIDO
Somministrazione del ferro
Età dei suinetti: 3 giorni
- via parenterale
- via orale
L’anemia ferro priva è
una delle patologie che
può colpire i suinetti nei
primi giorni di vita causandone anche la morte.
Lo scarso apporto di fer-
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ro da parte della scrofa ci obbliga a sopperire a questa carenza mediante la somministrazione di ferro per via parenterale entro i primi tre
giorni di vita.
La somministrazione mediante iniezione deve essere praticata con le
dovute accortezze poiché qualsiasi intervento iniettivo arreca all’animale una ferita che può facilmente diventare la via di introduzione di
batteri patogeni quali stafilococchi o streptococchi.
Sottolineiamo ancora una volta l’importanza della pulizia del posto di
lavoro e la disinfezione della zona di inoculo.
Per ovviare a questo inconveniente sono stati messi a punto dei prodotti ad uso orale, da mischiare sia all’alimento che all’acqua di bevanda.
In entrambi i casi si corre però il rischio che non tutti gli animali lo
assumano in modo corretto.
Ultimo ritrovato ci arriva dalla Danimarca sotto forma di pasta orale
da somministrare mediante una pistola dosatrice già al primo giorno di
vita.
Questo mezzo ci assicura l’assunzione del quantitativo atto a soddisfare la carenza di ferro eliminando i rischi d’infezioni.
Resezione dei denti
La competizione tra i
suinetti per la poppata,
porta alle volte i piccoli
a mordersi tra loro.
I denti però devono essere tagliati solo se necessario e con una particolare attenzione.
Infatti agire sui denti
con una pinza usata con
leggerezza può causare danni alle gengive che possono infettarsi o arrecare dolore al suinetto che difficilmente andrà a poppare.
In alternativa alle pinze si possono utilizzare delle mole che permettono di limare i denti senza danneggiare le gengive.
83
Và comunque ricordatoto che , in caso di competizione tra i suinetti, è
necessario valutarne attentamente la causa dell’evento.
Fenomeni di aggressività si riscontrano quando la scrofa presenta sintomi da mastite, oppure la nidiata risulta essere troppo numerosa.
Valutiamo quindi bene se, alcuni atteggiamenti aggressivi dei suinetti,
non debbano essere attribuibili invece ad una inadeguata gestione delle covate o delle patologie cliniche o sub - cliniche della scrofa.
Tatuaggio
La regolamentazione dettata dai consorzi impone
il tatuaggio dei suinetti
entro i primi 30 giorni di
vita. Il tatuaggio viene
effettuato da una pistola
ad aghi che inietta inchiostro indelebile sotto
pelle.
Durante questa azione si
deve prestare attenzione alla pulizia dei suinetti, infatti gli aghi entrando nel sotto cute possono veicolare impurità o batteri con conseguenti formazione ascessuali, infezioni o setticemie.
Taglio della coda
La coda viene tagliata intorno a
terzo giorno di vita al fine di evitare i danni causati da morsicatura nelle fasi successive di crescita.
La resezione deve essere condotta
a distanza dalla inserzione della
coda per evitare prolassi rettali.
La coda dovrà essere tagliata per
mezzo di un cauterizzatore ( per
evitare emorragie dovute ad una
deficiente coagulazione) a circa
un centimetro dalla inserzione la-
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sciando comunque il moncone rivolto verso l’alto per che nella fase di
ingrasso si verifichino fenomeni di cannibalismo.
Castrazione
La
castrazione
è
un’operazione
molto
delicata in quanto si effettua un vero e proprio
intervento chirurgico.
Da studi recenti si consiglia la castrazione nei
primi giorni di vita, in
quanto lo stress arrecato ai suinetti risulta minore, inoltre si incide la cute e le fasce scrotali in un solo punto diminuendo così i rischi di infezioni.
L’intervento deve essere condotto seguendo le principali regole di igiene, sia nell’utilizzo dei ferri chirurgici, sia dopo la castrazione.
Buona norma è anche introdurre una copertura antibiotica preventiva
(metafilassi).
Cordone ombelicale
Il cordone ombelicale può essere tagliato nelle prime 24 ore avendo
l’accortezza di tagliare ad almeno 2
cm dall’inserzione per evitare l’insorgenza di ernie.
Ricordiamo però che si può evitare
questo intervento avendo l’accor-tezza
di rendere il nido asciutto e disinfettato, in questo caso il cordone ombelicale si secca e cade in modo naturale.
Igiene del nido
Il nido è il primo riparo di suinetti dopo la nascita.
Il calore che viene emesso dalle lampade porta i piccoli ad allontanarsi
dalla scrofa ed a accucciarsi sotto di esse fin dalle prime ore di vita.
L’igiene e la pulizia del nido sono fondamentali.
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I suinetti appena nati necessitano dunque di un luogo asciutto, al fine
di evitare che la pelle bagnata risenta di insulti esterni.
Per ottenere questo si possono adottare metodi semplici quali la lettiera di segatura oppure di prodotti in polvere più specifici, che uniscono
al potere igroscopico anche un’azione disinfettante .
Questi prodotti sono inoltre utilissimi nei giorni seguenti alla castrazione in quanto permettono di offrire ai suinetti un luogo pulito sul
quale adagiarsi.
LA METAFILASSI: CORRETTO USO IN SALA PARTO
METAFILASSI
☞UTILIZZO DI PRINCIPI ATTIVI “MIRATI”
☞UTILIZZO DI MATERIALE A BASSA
TOSSICITÀ
Abbiamo accennato in precedenza alla condotta da adottare nei riguardi della profilassi vaccinale nei suinetti e nelle scrofe. Le
vaccinazioni svolgono un ruolo importante nel controllo e nella
eradicazione di patologie, ma in alcuni casi si deve ricorrere all’uso di
principi medicamentosi, al fine di arginare l’evolversi di alcune
malattie.
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In sala parto i suinetti vengono spesso trattati, sia per via parenterale
col mangime, con antibiotici o antiinfiammatori per controllare eventuali patologie enteriche o polmonari.
L’utilizzo di prodotti medicamentosi viene spesso effettuato in modo
errato. Sarebbe spesso sufficiente una accurata gestione della sala parto, pulizia e disinfezione e profilassi mirata, per eliminare i fattori scatenanti della maggior parte delle malattie riscontrabili in questa fase
dell’allevamento.
Con una buona condizione igienico - sanitaria si potrebbe dunque risparmiare sia denaro per l’acquisto dei farmaci, sia tempo da parte del
personale.
Alcune patologie rivestono una indiscussa importanza nel management della sala parto in quanto colpiscono i suinetti nei primi giorni di
vita, causandone un deperimento imponente e diminuendone le capacità vitali sino alla morte. Le più frequenti sono le patologie che interessano il tratto gastro - enterico e che si manifestano con diarrea più o
meno profusa.
LA COCCIDIOSI
patologia emergente in sala parto
☞DIARREA PRECOCE A 7-12 GIORNI: COCCIDIOSI
- Analisi delle feci positive
- Efficacia del “TOLTRAZURIL” (non registrato in Italia)
☞DIARREA NEONATALE
- Trattamento delle scrofe prima dell’ingresso in sala parto
☞DIARREA IN POST SVEZZAMENTO
(svezzamento + 10/15 g.)
- I coccidi non sempre vengono evidenziati
- Efficacia del “DECOQUINATO” nell’alimento
1 mg/Kg di peso vivo al giorno
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Tra queste la Coccidiosi riveste un importanza notevole in quanto non
esistono ad oggi farmaci specifici per la terapia di questa patologia,
registrati e commercializzati in Italia. La coccidiosi è causata da parassiti delle cellule della mucosa intestinale, che ne alterano il normale
funzionamento rendendole incapaci di effettuare un normale assorbimento dei principi nutritivi derivanti dagli alimenti.
I coccidi agiscono infatti distruggendo le cellule enteriche con conseguente diarrea di colore grigio - verdastra, deperimento, disidratazione
e morte dei suinetti colpiti.
La fonte di infezione è costituita dalle feci materne.
La diagnosi viene effettuata mediante l’esame delle feci.
In sala parto la coccidiosi si può manifestare già a sette giorni dalla
nascita e ne risulta molto difficile il controllo.
In altri casi la diarrea si manifesta nella fase di svezzamento.
Per effettuare un controllo sulla coccidiosi si deve agire direttamente
sulle scrofe prima dell’ingresso in sala parto con l’utilizzo di coccidiostatici.
.... ma quanto mi costi ?
MA QUANTO MI COSTI ?
☞ricordiamoci sempre che se i trattamenti sono MIRATI
il rapporto COSTO - BENEFICIO risulta sempre a favore
del nostro portafoglio
☞se siamo certi di essere davanti ad una patologia
sulla quale sono necessari dei trattamenti non possiamo decidere valutando solo la spesa da sostenere.
Per concludere proviamo a fare qualche considerazione in merito
all’incidenza del costo di una buona gestione della sala parto sul management aziendale.
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Non è semplice indicare dei parametri e dei costi che possano orientarci correttamente sulle spese che vengono effettuate per la gestione
della sala parto.
I fattori da considerare sono sicuramente:
il mangime, sia per la scrofa che per i suinetti, che deve essere formulato a seconda delle fasi e delle esigenze della singola azienda;
i medicinali di utilizzo comune;
i mezzi di profilassi.
Vanno inoltre valutati i costi del personale e delle attrezzature che
vengono usate di routine e che sicuramente rappresentano le voci più
onerose.
Tutte queste spese variano da azienda ad azienda.
Non è dunque il caso di addentrarci a esprimere cifre che non possono
essere generalizzate, in quanto soggettive per ogni singola situazione.
La cosa che risulta importante sottolineare è che la corretta gestione
della sala parto ci permette di evitare perdite prima dello svezzamento,
ed avere svezzate di suinetti più omogenei.
L’attenzione che si deve praticare in sala parto si rispecchia poi nelle
fasi successive dell’allevamento e, come detto, vale sia per i suinetti
che per le scrofe.
La cura delle scrofe al parto ci permette di avere degli animali in condizioni ottimali per affrontare una nuova gravidanza.
Ugualmente lo svezzamento di suinetti sani e con uno stato immunitario adatto, ci permetterà di avere dei buoni risultati nelle fasi successive dell’allevamento.
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SINTESI
La corretta gestazione della sala parto risulta necessaria all'ottenimento di risultati ottimali nell'intera catena produttiva dell'allevamento.
Una scrofa mantenuta in buone condizioni sia alimentari che igienico
sanitarie, presenta calori evidenti e di durata normale, affronta la gestazione e il parto nelle condizioni ottimali, e soprattutto produce e
svezza un numero di suinetti maggiore rispetto ad una scrofa mantenuta in condizioni scadenti.
L'attenzione deve essere dunque portata non solo alla sala parto in
quanto primo stadio dei suinetti, ma anche alla scrofa nel periodo antecedente al parto soprattutto per quanto concerne l'alimentazione e i
fabbisogni nutritivi e la profilassi vaccinale che inevitabilmente deve
essere condotta tenendo conto delle effettive esigenze dell'animale.
Il periodo del parto e della lattazione provocano un indiscusso stress
agli animali che non si presentano in ottime condizioni, riperquotendosi sui suinetti che avranno incrementi relativamente ridotti.
La cura riservata alle scrofe deve essere ripartita anche alla nidiata che
necessita di numerose attenzioni e manualità.
Nella sala parto il personale deve prestare attenzione ad ogni piccolo
cambiamento osservato e valutare immediatamente la soluzione da attuare.
Già dopo il parto i primi problemi che si presentano possono essere
dati da un soprannumero, sicuramente ambito dall'allevatore, che deve
essere gestito in modo oculato al fine di non perdere il vantaggio che
si ha acquisito, infatti la gestione dei soprannumerari risulta di non fa-
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cile attuazione e soprattutto deve essere valutata a seconda delle strutture della singola azienda.
L'adozione da parte di balie di suinetti provenienti da altre nidiate deve essere accurata in quanto non tutte le scrofe sono adatte a questo
compito e soprattutto bisogna valutare sempre i tempi d’effettuazione
di tali spostamenti.
Durante lo svezzamento il personale della sala parto può evidenziare
la presenza in alcune nidiate di soggetti che crescono in maniera ridotta rispetto agli altri, anche in assenza di malattie conclamate, ecco che
la gestione di uno svezzamento che permetta il rimaneggiamento delle
nidiate si rende necessario e utile al fine di migliorare la produttività.
I suinetti nel periodo di permanenza in sala parto sono sottoposte a diverse manualità, dalla somministrazione di ferro destrano contro le
anemie, dal taglio della coda, la castrazione, il taglio dei denti e il tatuaggio.
Tutte queste azioni sono estremamente importanti e devono essere
condotte nella massima igiene e da personale preparato ed attento.
Nelle fasi successive i suinetti sono sottoposti a piani di profilassi per
le principali malattie sotto controllo veterinario, come anche tutti gli
eventuali trattamenti farmacologici che si rendono necessari in taluni
casi.
Da questa breve descrizione di alcuni dei punti cruciali che ruotano attorno alla gestione della sala parto si può dedurre che l'accuratezza
nell'osservazione delle nidiate delle loro esigenze risulta necessaria e
qualificata, senza però mai dimenticare l'importanza delle scrofe che
saranno in ogni caso le protagoniste d’altri parti condizionati ogni volta dalla gestione effettuata in precedenza.
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Ricordiamo quindi che un suinetto in più si può ottenere sia salvandone qualcuno in sala parto, ma anche assecondando le esigenze della
scrofa.
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