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Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni
a.a. 2012-2013
CITY OF GOD.
UNA PRODUZIONE ESTETICAMENTE E SOCIALMENTE COSAPEVOLE
CITY OF GOD. Una produzione esteticamente e socialmente consapevole.
Semiologia degli audiovisivi
Professore: Francesco Pitassio
Studentessa: Alessia Spadaccini (mat.86473)
Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni
a.a. 2012-2013
INDICE
1.
IL FILM: CITY OF GOD (CIDADE DE DEUS) – 2002
LA SCHEDA TECNICA
IL CAST
LA CONTESTUALIZZAZIONE
LA SINOSSI
LA VERA STORIA
LA CRITICA
I PREMI
2.
LA DOCU-FICTION – GENERE CINEMATOGRAFICO
3.
LA “PRODUZIONE ESTETICA” DEL FILM
LA TECNICA E GLI ELEMENTI CHIAVE
L’ANALISI DEL FILM
4.
LA “PRODUZIONE SOCIALE” DEL FILM
IL SOGGETTO
GLI ATTORI E I PERSONAGGI
5.
REFERENCES
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA
FILMOGRAFIA
CITY OF GOD. Una produzione esteticamente e socialmente consapevole.
Semiologia degli audiovisivi
Professore: Francesco Pitassio
Studentessa: Alessia Spadaccini (mat.86473)
Comunicazione Integrata per le Imprese e le Organizzazioni
a.a. 2012-2013
1.
IL FILM: CITY OF GOD (CIDADE DE DEUS) – 2002
LA SCHEDA TECNICA
Titolo originale: Cidade de Deus
Anno: 2002
Nazione: Brasile/Francia/USA
Distribuzione e Produzione: Mikado
Durata: 135 min
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Regia
o
o
Fernando Meirelles
Kátia Lund (co-regista)
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Sceneggiatura
o Paulo Lins (romanzo)
o Bráulio Mantovani (sceneggiatura)
o Inês Salgado (sceneggiatura)
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Produzione
o Andrea Barata Ribeiro (produzione)
o Marc Beauchamps (co-produzione)
o Daniel Filho (co-produzione)
o Hank Levine (co-produzione)
o Vincent Maraval (co-produzione)
o Mauricio Andrade Ramos (produzione)
o Donald Ranvaud (produzione esecutiva)
o Juliette Renaud (co-produzione)
o Walter Salles (produzione esecutiva)
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Fotografia
o César Charlone
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Musica originale
o Ed Côrtes
o Antonio Pinto
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Editing
o Daniel Rezende
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Costumi
o Bia Salgado
o Inês Salgado
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Trucco
o Donna Meirelles (makeup artist)
o Anna Van Steen (makeup designer)
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Direzione della produzione
o René Bittencourt
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Effetti speciali
o Renato Batata
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Post-produzione
o Daniel Rezende
CITY OF GOD. Una produzione esteticamente e socialmente consapevole.
Semiologia degli audiovisivi
Professore: Francesco Pitassio
Studentessa: Alessia Spadaccini (mat.86473)
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IL CAST
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Alexandre Rodrigues come Buscapé (adulto)
Leandro Firmino come Zé Pequeno
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Phellipe Haagensen come Bené (adulto)
Douglas Silva come Dadinho
Seu Jorge come Mané Galinha
Alice Braga come Angélica
Michel de Souza come Bené (giovane)
Luis Otávio come Buscapé (giovane)
•
•
•
•
•
Jonathan Haagensen come Cabeleira
Jefechander Suplino come Alicate
Renato de Souza come Marreco
Matheus Nachtergaele come Cenoura
Gero Camilo come Paraíba
LA CONTESTUALIZZAZIONE
LA SINOSSI
Favela “Cidade de Deus” - Rio de Janeiro (Brasile), anni 1960-1980.
Due coetanei con storie parallele, Buscapé e Dadinho, sono mossi da ambizioni
diversissime: il primo vorrebbe diventare fotografo, il secondo il più temuto criminale
della città, ben al di sopra del “docile” Trio Tenerezza.
Il film presenta la vita dei due protagonisti, il crescendo iniziale di Dadinho che
diventa padrone del narcotraffico con lo pseudonimo di Ze Pequeno e i mille ostacoli
della storia dell’onesto Buscapé. Una situazione iniziale che il destino decide di
invertire e che trova la chiave di volta nello stupro della donna del mite Malé Galinha
e nella morte di Bené, altri due personaggi di rielievo nella narrazione. Scoppia una
sanguinosa guerra intestina dall’esito tragico dove proprio il declino di Ze Pequeno
dà nuova luce alla carriera da fotografo di Buscapé. La morte di Ze, però, non
termina la spirale della violenza nella favela; la guerra fra bande continua, ancora
una volta guidata da bambini: il Comando Vermelho.
LA VERA STORIA
La pellicola si basa su una storia vera, tratta dal romanzo omonimo di Paulo Lins.
"Cidade de Deus" è un progetto di urbanizzazione realizzato negli anni '60 che, agli
inizi degli anni '80, divenne uno dei posti più malfamati di Rio de Janeiro. Il film
trasporta lo sguardo dello spettatore attraverso questi vent'anni di storia da "borgo"
del Brasile.
LA CRITICA
“City of God” ricevette commenti positivi dalla maggior parte della carta stampata
statunitense ed europea. Tra questi, “The Times” lo scelse come “one of the 100
greatest films of all time” (“uno dei 100 più importanti film di tutti i tempi”). Come il
quotidiano inglese, molti altri affermano la straordinarietà del film brasiliano, ne
sottolineano la tecnica e la sceneggiatura caratterizzata da un livello al di sopra dello
standard.
La trasmissione del contenuto sociologico viene però spesso criticato, anche in Italia,
dove per esempio Mereghetti sostiene che “[…] il film d’esordio di Meirelles vuol
essere un affresco sulla sopravvivenza e il destino di una società senza orizzonti. Ma
non rappresenta la rinascita del cinema brasiliano, come molti hanno sostenuto
incautamente: piuttosto è prono al concerto hollywoodiano del cinema d’“autore”.
Abusando dei suoi indubbi mezzi tecnici, crede di assumere il punto di vista neutro
del fotografo Buscapé. Ma tra effetti digitali, iperviolenza ed erotismo ostentato, il suo
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sguardo è sempre compiaciuto, e la spettacolarizzazione del degrado rasenta
l’immoralità […]”.
I PREMI
Il film ha ricevuto quattro nomination agli Oscar nel 2004: miglior fotografia, miglior
regia, miglior montaggio e miglior sceneggiatura. Prima di allora, nel 2003, era stato
scelto per essere corridore del Brasile per l'Academy Award come miglior film
straniero.
Ha vinto invece presso l’Havana Film Festival (2002), il Toronto International Film
Festival (2002), l’ABC Cinematography Award (2003) il British Independent Film
Awards (2003), il Cinema Brazil Grand Prize (2003) e l’Uruguay International Film
Festival (2003) e molte altre competizioni.
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2.
LA DOCU-FICTION – GENERE CINEMATOGRAFICO
Il termine “docu-fiction” (o “docufiction”), apparso all'inizio del XXI secolo, dà un nome alla
combinazione cinematografica di due generi: il documentario e la fiction. La docu-fiction, in
particolare, fa leva sul difficile rapporto tra fiction e non-fiction che in essa si concretizza.
Si tratta di un genere cinematografico che cerca di catturare la realtà così com'è e che
introduce simultaneamente elementi irreali o situazioni fittizie in narrativa per rafforzare la
realtà rappresentata con espressioni artistiche.
Più precisamente, è un documentario contaminato con elementi di fiction, spesso filmato
quando gli eventi si svolgono – in tempo reale.
Già la scelta di un’inquadratura piuttosto che un’altra ti fa descrivere la realtà per come la
vedi tu, non per quella che è.
Bill NICHOLS, 2001
Per la realizzazione del film “City of God” sono state tratte solo alcune delle molte storie di
strada descritte nel romanzo di Lins.
Rimane cosa certa che lo sguardo soggettivo dell’autore è qualcosa da cui non si può
prescindere: un autore offre sempre una sua personale interpretazione dei fatti che l’hanno
colpito e il regista le traduce in un altro modo ancora, altrettanto soggettivo.
"City of God" è in un certo senso un film di denuncia per raccontare il disagio della povertà e
della malavita di Rio. Poteva essere un documentario, ma non si è spogliato della
cinematografia di genere. Al contrario, ha colpito maggiormente o – per meglio dire – in
maniera diversa.
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3.
LA “PRODUZIONE ESTETICA” DEL FILM
LA TECNICA E GLI ELEMENTI CHIAVE
Con i suoi continui rimandi ad un altro cinema (soprattutto per i variegati registri filmici), il suo
ritmo avvolgente di una calda samba (non solo nella colonna sonora) e il realismo, "City of
God" è un film che non lascia indifferenti: non è solo un film "di stile", quindi esteticamente di
rilievo, ma è anche socialmente coinvolto.
I mezzi tecnici del film sono indiscutibili: attraversa tre decenni con altrettanti stili di fotografia
e ripresa – lunghe carrellate nei terrosi anni ’60, macchina a mano negli psichedelici anni ’70
montaggio anfetaminico nei primi ’80.
Il regista Meirelles gira con mano sicura. È efficacissima la parte "storica" ambientata negli
anni 60, virata in un seppia che sa di "bruciato" dalla canicola estiva così come bruciate e
aride sono le vie non asfaltate della Città di Dio.
Negli anni ’70, girando e montando con ritmo forsennato (esagerando a volte con la camera a
spalla) Meirelles e collaboratori cercano di dare un'idea "gangster" del mondo delle favelas.
Non compiaciuta o volutamente eroica, ma malata e contagiata dall'"esempio" che la gioventù
vede nelle bande da strada.
Sono i primi anni ’80, di cui fa parte anche la scena iniziale della “caccia alla gallina” a dare
quel senso d’instabilità e frenesia della vita dei protagonisti. Qui l’unico personaggio che
vuole restare fuori dalla guerriglia vede realizzarsi la sua ascesa.
Gli elementi essenziali e ritrovabili molteplici volte all’interno del film sono i seguenti:
o narratore intradiegetico che parla sempre in occasione di flashback o flashforward, in
un altro spazio e/o tempo;
o punto di vista del racconto – quindi inquadrature – che cambiano spesso (fattore
discorsivo fondamentale);
o molteplici storie interconnesse all’interno della narrazione, a cominciare da quelle dei
due protagonisti del film: Ze Pequeno e Buscapé;
o singolo luogo: la Città di Dio;
o tempo quale elemento fondamentale del film, espresso attraverso tecniche che
rompono sistematicamente la continuità con il discorso e i suoi riferimenti – si gioca
sulla durata e sulle relazioni temporali:
 flashback e flashforward: l'interruzione della continuità cronologica della
narrazione filmica a favore di una rievocazione di un'azione avvenuta nel
passato o che avverrà nel futuro rispetto al punto del discorso – si lavora
sull’ordine degli elementi del discorso all’interno della storia;
 ellissi: quella parte della storia che, non essendo significativa nella dinamica
narrativa, non viene solitamente presa in considerazione dal racconto e
quindi non è mostrata; nel caso del film preso in analisi, l’ellissi occulta
informazioni che vengono poi riproposte sullo schermo per spiegare gli
elementi del discorso;
 sommario: collegamento tra i processi narrativi e/o descrittivi all’interno del
discorso;
 frequenza: un’azione che succede una volta nel discorso e molte volte nella
storia (seguendo la narrazione).
Il leit motiv è segnato dalla storia dei due protagonisti – Ze Pequeno (Dadinho) e Buscapé.
La costante è data dal fatto che Buscapè ha una serie di desideri, ma succede sempre
qualcosa che non gli permette più di desiderare; Ze Pequeno, invece, se ha problemi li
risolve. Alla fine succede il contrario: quando la fortuna di uno inizia a salire, quella dell’altro
scende e le due vicende si compensano.
I due sono anche accomunati dalla presenza sulla scena di un oggetto simbolico: per Ze
l’amuleto, per Buscapé la macchina fotografica che è anche simbolo del desiderio sessuale. Il
protagonista, infatti, perde la verginità con la giornalista il giorno della pubblicazione dei suoi
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scatti. In una sorta di parallelismo, l’impulso sessuale è anche ciò che annulla il valore
simbolico dell’altro oggetto – l’amuleto di Ze Pequeno.
L’ANALISI DEL FILM
I primi minuti del film anticipano con chiarezza il montaggio esterno e dinamico dell’intero film.
Questo inizia con un punto di vista singolare, quello della gallina: i cambi d’inquadratura rapidi
e il voluto tremolio interno alle stesse che ricalcano il movimento dell’animale spaventato, le
riprese dal basso all’alto, la musica sincopata. La gallina è un elemento simbolico. I primi
piani che la raffigurano fanno subito cogliere il terrore nel suo volto e soprattutto negli occhi,
quella paura tipica di qualsiasi essere vivente della Città di Dio.
Quando il discorso inizia ad essere davvero significativo, ecco che le cose vengono rimarcate
grazie all’utilizzo della camera lenta. “Se fuggi ti prendono, se ti fermi ti uccidono” dice il
protagonista; una frase riferita alla gallina ma anche alla favelas.
Il movimento di camera, che ruota intorno a Buscapé e alla sua postura significativa, porta al
primo flashback della pellicola: un salto indietro negli anni ’60 dove sono compresenti un
narratore intradiegetico (parlante) e uno extradiegetico (scritte che indicano la cronologia)
così come un suono extradiegetico. Il personaggio si ritrova in un altro spazio, grazie a una
narrazione per nulla classica, inizia un sommario che presenta una storia principale alla quale
si aggiungono molteplici argomenti: viene presentato il Trio Tenerezza (Cabaleira, Marreco e
Alicate), Dadinho e Bené oltre che Buscapé stesso.
La scena successiva che gode di rilievo nell’analisi della tecnica è il cosiddetto “colpo al
bordello”. Qui avviene la prima ellissi che occulta importanti informazioni sia ai personaggi
che agli spettatori del film: si inizia a credere che la polizia abbia commesso il massacro,
cosa che poi si smentirà proseguendo nella narrazione della storia.
Qui il narratore diventa colui che spiega ciò che è successo: segue la fuga e la definitiva
separazione dei membri del trio. Singolari le vocazioni di Alicate prima e di Cabaleira poi. La
fotografia e il suono sono qui rappresentazione chiave: Alicate incontra Dio nel bosco e le
immagini esterne alla narrazione descrivono il momento del contatto; Cabaleira incontra
Berenice e la musica così come il fuoco sottolineano il colpo di fulmine.
La violenza continua nella Città di Dio e proprio quando Cabaleira e Marreco decidono di
cambiare vita fuggendo dalla favelas, ecco che incontrano la morte. Dadinho spara a Marreco
e il suo ritorno sulla scena permette di svelare la verità sul massacro avvenuto al bordello. Un
altro sommario propone agli spettatori ciò che l’ellissi aveva nascosto e la vita di Dadinho e
Bené dopo tale avvenimento. Buscapé incontra invece sul suo cammino Cabaleira, ucciso
dalla polizia e vede per la prima volta una macchina fotografica: importante in questa scena
l’inquadratura sul flash, che sta quasi a indicare la luminescenza di un oggetto prezioso o
altresì un colpo di fulmine del giovane protagonista.
Segue un’altra ellissi in cui la continuità tra le scene è permessa sia da una musica
extradiegetica che da un furgoncino: il salto temporale proposto è evidente, Buscapé ha
acquistato la sua prima fotocamera. Il suono dello scatto e il fermo immagine è altamente
referenziale.
Altro sommario all’interno della narrazione è quello della “Boca dos Apes”, caratterizzato
questa volta da una camera fissa – con conseguente unità spaziale e transizioni marcate dai
colori e dalle azioni ripetitive (un incatenato fa capire che c’è un cambio temporale). La
musica è sempre extradiegetica e il narratore spiega l’”evoluzione del luogo”. Interessante la
circolarità del sommario che riporta allo stesso punto del discorso dal quale era iniziato.
A questa scena si torna successivamente con un punto di vista differente, ma prima ancora
un altro salto nel passato dove si riprende un avvenimento anteriore riproponendolo sullo
schermo: è Dadinho che uccide. La storia di Dadinho permette il realizzarsi di una frequenza
ripetuta: prima il Motel, poi la “Boca dos Apes”. Si trova qui una successione di piani dove
l’inquadratura raffigura sempre il ragazzino dall’alto al basso che uccide sorridendo e che
hanno la musica come elemento di continuità marcante un’evoluzione.
Dadinho cambia poi il suo nome in Ze Pequeno. Il rituale d’iniziazione si incentra su un altro
oggetto chiave – l’amuleto (o collana), segnale visuale del fatto che il protagonista si è
trasformato.
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Un altro piccolo sommario si presenta subito dopo, con Ze Pequeno che rincomincia ad
uccidere. Questa volta a morire sono suoi possibili rivali nel commercio della cocaina.
Si ritorna così per la terza volta nella “Boca dos Apes” nel momento in cui Buscapé compra la
droga. Questo ritorno segna il più chiaro esempio di frequenza nel film: un’azione che
succede una sola volta nel discorso ma che si presenta tre volte nella storia (seguendo la
narrazione).
Altro momento di indubbia importanza è quello che presenta la nuova amicizia tra Thiago e
Bené. La tinta e i nuovi vestiti, così come l’ingresso nella cerchia di amici di Thiago e
Buscapé, simboleggiano la fine della subordinazione a Ze da parte del suo migliore amico.
Con i suoi cambiamenti, non solo esteriori, Bené si presenta agli amici banditi come
“playboy”. Interessante la scena: Bené apre la porta accompagnato da un suono fuori campo;
una panoramica rapida (su un unico piano) propone un piano-contropiano che marca il
discorso e osserva le reazioni.
Seguono tecniche cinematografiche come per esempio lo schermo diviso (che segnala la
contemporaneità di più eventi della narrazione) o l’inserto diegetico (con Bené e Ze da
piccoli) ma anche elementi simbolici quale la metafora bestiale del cane con l’osso.
Si arriva poi alla scena della festa in cui Bené muore: qui si ripresenta la costante del film,
ossia la struttura in diverse unità. Questo grazie al montaggio convergente. Vengono
occultate informazioni e si alternano inquadrature di Bené e del suo assassino che si trovano
nello stesso spazio ma in luoghi diversi.
Arriva qui il punto di volta, dove la dinamica degli argomenti cambia. Ze Pequeno violenta la
donna di Malé Galinha. Fornica con l’amuleto rompendo il patto e cambiando la sua fortuna.
L’auto-immolazione di Ze e procede di pari passo con la buona sorte di Buscapé. La vita di
Buscapé cambia completamente: ottiene una buona fotocamera da Ze, la sua foto viene
pubblicata nella prima pagina del Journal do Brazil per il quale lavora e riesce così ad uscire
dalla Città di Dio. La frase del protagonista lo sottolinea: “ottenni una macchina fotografica e
la grande opportunità di essere fotografo”.
La mala sorte di Ze Pequeno inizia da qui. Malé Galinha non viene ucciso e il processo
evolutivo della sua storia raccolta in un sommario porta poi verso la sua unione con Cenoura,
per rimediare ai torti subiti da parte del capo dei banditi.
Si sviluppa così la Guerra intestina descritta nel film attraverso ellissi e flashback e sommari
tra cui si segnala quello dell’arruolamento dei soldati-bambini.
Uno dei flashback riporta addirittura all’inizio del film (è quasi un flashback esterno) ma che si
ripresenta da un punto di vista nuovo.
La guerra finisce decretando la fortuna di Buscapé e la morte di Malé Galinha e Ze Pequeno.
La scena della morte di Ze, in particolare, viene seguita da una soggettiva molto marcata di
Buscapé, attraverso l’inquadratura e il mirino delle sue foto.
Il film si conclude con una visione circolare: muoiono tutti i capi – uccisi da bambini – ma gli
stessi bambini figurano un futuro ancor più sanguinoso.
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4.
LA “PRODUZIONE SOCIALE” DEL FILM
IL SOGGETTO
La pellicola di Meirelles è in parte il racconto, da non sottovalutare, della "formazione" dei
giovani protagonisti. Senza andare eccessivamente in profondità, mostra la stagione
dell'amore, i disagi giovanili, la voglia di provare le cose per la prima volta. Tocca tanti
argomenti, "City of God", senza approfondirne nessuno in particolare, se non la violenza della
favelas (che è forse la vera protagonista della vicenda). Questo può essere un aspetto
negativo, in quanto il film pecca d’eccessiva "semplificazione" o d’incompletezza.
Gli Anni ‘70 dell’impero di Ze Pequeno capo della favelas e gli inizi degli Anni ‘80, quelli della
guerra tra bande per il controllo del traffico di droga rappresentano il "sapiente" arco narrativo
della pellicola, e pongono in primissimo piano gli indimenticabili protagonisti di queste
esistenze al limite: bambini e ragazzini.
Personaggi esistiti e storie realmente accadute a Rio de Janeiro, che fanno di "City of God" la
crudele e commovente testimonianza di un’umanità sommersa e sconosciuta.
Un film che racconta le favelas più povere e più distanti dal Brasile "vivibile", senza alcuna
distanza moralistica o politicamente corretta, con la nitidezza di un documentario e la
capacità di coinvolgimento del racconto cinematografico corale a struttura narrativa forte.
Il risultato è un film enorme ma "incompleto", che emoziona ma sempre legato alla
sensazione dell’attimo, cercato attraverso i meccanismi e i macchinari filmici.
Qui Buscapè (silenzioso e coraggioso testimone) diventerà l'"eccezione” che, fuori
dall’ineluttabilità di un destino segnato, è capace di rinascere a nuova vita soltanto dentro il
proprio animo duramente forgiato.
GLI ATTORI E I PERSONAGGI
I 110 giovani utilizzati nel film sono stati tutti presi dalla strada.
Paolo MEREGHETTI, 2007
La confezione della pellicola e la recitazione (notevole) dei ragazzi non professionisti ne vale
sicuramente la visione. Il cast comprende Alexandre Rodrigues, Leandro Firmino da Hora,
Jonathan Haagensen, Douglas Silva, Alice Braga e Seu Jorge. La maggior di questi sono
stati abitanti di favelas come Vidigal e la “Cidade de Deus” stessa.
Ecco la presentazione dei personaggi principali, a cominciare dai due protagonisti:
Buscapé
Zé Pequeno
(Dadinho da
giovane)
Alexandre
Rodrigues (da
adulto); Luis Otávio
(da giovane)
Leandro Firmino da
Hora (da adulto);
Douglas Silva (da
giovane)
Il narratore principale. Un calmo e onesto ragazzo che sogna
di diventare fotografo e l’unico personaggio che sembra
restare lontano dalla corruzione e dagli omicidi durante la
guerra tra bande.
Un sociopatico spacciatore che prova un piacere sadico
nell’uccidere i suoi rivali.
Quando il suo unico amico Bené viene ucciso, la sua rabbia e
voglia di sangue si spinge oltre il limite. Il suo nome da adulto
viene scelto durante una cerimonia religiosa nella quale gli
viene consegnato un amuleto.
Bené
Phellipe Haagensen
(da adulto)
Michel de Souza
(da giovane)
Il compagno di crimine di vecchia di Ze Pequeno, è conosciuto
come lo spacciatore più “amichevole” della “Cidade de Deus”.
Cerca di cambiare vita diventando onesto.
Mané
Galinha
Seu Jorge
Un uomo bello e carismatico. Ze stupra la sua donna e
massacra alcuni membri della sua famiglia: questo gli fa
decidere di unirsi a Cenoura per sconfiggre Ze.
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Negli extra del DVD, viene rivelato che l'unico attore professionista con anni di esperienza nel
cinema era Matheus Nachtergaele, che ha interpretato il ruolo di Cenoura. La maggior parte
del cast è stato assunto dalle favelas reali, anche la Cidade de Deus.
Meirelles ha deciso di avere attori dilettanti per due motivi: la mancanza di attori di colore
professionali e il desiderio di autenticità.
Il regista ha spiegato: "Oggi posso aprire un casting e avere 500 attori di colore, ma solo dieci
anni fa questa possibilità non esisteva. In Brasile c’erano tre o quattro giovani attori neri e allo
stesso tempo gli attori a partire dalla metà classe non potevano partecipare al film. Avevo
bisogno di autenticità". A partire dal 2000 circa, un centinaio di bambini e giovani vennero
scelti e portati in un "laboratorio di attori" per diversi mesi. In contrasto con i metodi più
tradizionali (ad esempio studiando teatro e prove), l’attenzione si è concentrata sulla
simulazione di autentiche scene quotidiane, quelle della strada come una rapina, una rissa,
uno scontro a fuoco nei periodi di guerra, ecc. Un buon aiuto è venuto dall’improvvisazione,
che si pensava utile per creare un'autentica atmosfera grintosa. In questo modo, il cast
inesperto ha presto imparato a muoversi e ad agire in modo naturale.
Prima de ”Cidade de Deus”, Lund e Meirelles girarono il cortometraggio “Golden Gate” come
test. E, come disse Meirellers, “Solo dopo è stato fatto il casting finalizzato al film”.
Dopo le riprese, la crew non poteva lasciare i ragazzi del cast tornare alle loro vecchie vite
nelle favelas, come se nulla fosse successo. Gruppi di aiuto sono stati istituiti per permettere
di costruire futuri più promettenti a coloro che sono stati coinvolti nella produzione.
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5.
REFERENCES
BIBLIOGRAFIA
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•
LINS Paulo (autore), ENTREKIN Alison (traduttore), City of God, New York,
Bloomsbury Publishing PLC, 2006;
MEREGHETTI Paolo, Il Mereghetti. Dizionario dei film 2008, Milano, Dalai Editore; 7
edizione, 2007;
COSTA Antonio, Saper Vedere il Cinema, Milano, Strumenti Bompiani, 2007;
RUGGERI Eugenio, Film, sapere, società. Per un’analisi sociosemiotica del testo
cinematografico, Milano, Vita e Pensiero, 1999;
MARCHESI Laura, Un genere cinematografico: la docu-fiction (Tesi di Laurea),
Pavia, Università degli Studi di Pavia, 2006.
SITOGRAFIA
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•
Internet
Movie
Data
base
(2003),
“City
of
God”,
http://www.imdb.com/title/tt0317248/?ref_=sr_1;
Miramax (2003), “City of God”, http://www.miramax.com/movie/city-of-god;
AllMovie (2003), “City of God”, http://www.allmovie.com/movie/v265461;
Cinema
del
silenzio
(2003),
“Recensione
di
City
of
God”,
http://www.cinemadelsilenzio.it/index.php?mod=film&id=101;
Wikipedia (2013), “Docufiction”, http://en.wikipedia.org/wiki/Docufiction;
RANDOLPH Jordan, “The Gap: Documentary Truth between Reality and Perception”,
http://www.horschamp.qc.ca/new_offscreen/documentary_truth.html;
STONE Tammy, “(Non)fiction and the viewer: re-interpreting the documentary film”,
http://www.avila.edu/journal/fall03/StonePaper.htm
FILMOGRAFIA
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City of God (Cidade de Deus), Fernando Meirelles, Brasile/Francia/USA 2002.
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Semiologia degli audiovisivi
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