Mapping the City di Lorenzo Taiuti Da alcuni anni organizzo "mostre

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Mapping the City di Lorenzo Taiuti Da alcuni anni organizzo "mostre
Mapping the City
di Lorenzo Taiuti
Da alcuni anni organizzo "mostre seriali" collocate sotto il titolo “M-Multimedia”, in cui
allineo prodotti estetici diversi all'insegna di un generale mutamento creato dal convergere
dei media nell’ambito digitale. In questo senso la mostra di Elastic Group intitolata
Mapping the City rappresenta una indagine su un gruppo che utilizza con decisione e
efficacia lo strumento del video digitale e che evidenzia diverse problematiche nell’uso
stesso del medium.
Elastic Group of Artistic Research si presenta con caratteristiche innovative nel panorama
dell'uso del Video in Italia. Uso del video che si è diffuso nel sistema dell'arte italiano con
ritardo rispetto all'ondata di ricerca che aveva percorso Europa e Stati Uniti negli anni 80.
Oggi gli artisti italiani partecipano numerosi alla diffusione del video e alla sua pervasiva
presenza sia in mostre internazionali sia nelle gallerie private. Il video ha vinto? Forse no,
o comunque non ha vinto quel radicalismo di intenzioni che sosteneva il video ieri come
oggi l'arte multimediale. Il video si è integrato come strumento di espressione legato al
“narrativo”, con forte riferimento al "reale televisivo", oggi più che mai forte. La realtà
figurativamente rappresentata non è più un contenzioso fra astratto e figurativo ma
appunto fra "reale televisivo" e gli altri linguaggi della rappresentazione in un processo di
cambiamento innestato dal video, processo che è probabilmente solo all’inizio.
In questo contesto Elastic fa scelte insolite e coraggiose.
Il “Group” è composto dal duo Alexandro Ladaga e Silvia Manteiga, secondo un uso oggi
diffuso di dualismo creativo (Botto e Bruno, Bianco e Valente ecc...) figure con cui dividono
anche alcuni aspetti operativi. Il loro lavoro affronta il problema video nei territori in parte
definiti dalla sua storia. Lo fa con curiosità e interessi legati a punti cruciali del medium
come anche con fantasie e ottiche particolari. Per esempio soffermandosi sulle
componenti voyeuristiche del mezzo. Oppure sugli elementi di stilizzazione e di
sottrazione che il video permette. Stilizzazioni ottenute con effetti speciali, grafizzazioni o
spesso con l'uso dei raggi ultrarossi, che creano una visione estranea e stravolta, come
nel forte “ritratto” rappresentato dal video “Carillon”.
I lavori di Mapping the City vertono su tematiche urbane e in particolare su tre videoinstallazioni: “Amniotic City” riflessione “cyber” sulla città come corpo-informazione, corpo
come tessuto di connessione. “Subliminal Wien” entra nel groviglio di referenti culturali che
Vienna e la sua storia culturale rappresentano. Incrostazioni di segni, testi, segnali, volti,
rappresentano una geografia della memoria, confusa nella sua riconoscibilità, ampliata nei
suoi riferimenti. La terza città è New York, che in “Human Highways” fa scorrere le sue
strade viste dall’alto attraverso sovrapposizioni e frammenti che creano l’immagine di una
"città-tessuto", portabile e non separata nè distinta fra fattore organico e inorganico.
Stampe digitali dai video riaffermano l’aspetto “plastico” di una videomostra che nel video
si ricolloca con necessità, mentre una videoinstallazione a parte “By Cycle Kobehavn”
rovescia le eccitazioni visive e le accelerazioni tipiche della videoarte in un’immagine quasi
statica. Il rovesciamento dei processi cinetici precedenti porta a riproporre il video come
punto di incrocio linguistico e a riaprire il problema-motore dell’uso del video: incrocio
linguistico e equilibrio rappresentativo. Ma anche ridefinirsi del problema plastico
all’interno dei linguaggi cinetici e audiovisivi, che oggi premono sui linguaggi visivi con
peso senza precedenti.
Testo di presentazione alla mostra personale Mapping the City, MLAC Museo Laboratorio di Arte
Contemporanea della Sapienza, Roma 2005