Follow-up a lungo termine della fobia sociale trattata con
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Follow-up a lungo termine della fobia sociale trattata con psicoterapia comportamentale Long term follow-up of social phobia treated by behavioral therapy SANDRA CONTI, SILVANA GRANDI, CHIARA RUINI, CHIARA RAFANELLI, FRANCESCO MARIA SAVIOTTI, GIOVANNA BARTOLUCCI, ELIANA TOSSANI, CARLOTTA BELAISE, GIOVANNI ANDREA FAVA Dipartimento di Psicologia, Università di Bologna RIASSUNTO. Introduzione. In ambito clinico sono scarsi gli studi che si occupano del decorso a lungo termine della fobia sociale con un follow-up oltre i 2 anni. Scopo di questa indagine è quello di valutare il follow-up a lungo termine di pazienti affetti da fobia sociale trattati secondo protocolli psicoterapeutici standardizzati. Materiali e metodi. Una serie consecutiva di 70 pazienti che soddisfano i criteri diagnostici del DSM-IV per la fobia sociale è stata sottoposta ad un ciclo di psicoterapia comportamentale basata sulla esecuzione di compiti di esposizione. Dopo 8 sedute di psicoterapia, 45 pazienti non hanno più manifestato i sintomi riferiti alla diagnosi di fobia sociale; pertanto questo campione di soggetti è stato selezionato per il follow-up, effettuato da 2 fino a 12 anni ( mediana: 6 anni). Per descrivere il decorso clinico dei pazienti è stata utilizzata l´analisi della sopravvivenza. La valutazione psicometrica e clinica è stata effettuata prima dell’inizio della psicoterapia, al termine, dopo 12 mesi, e successivamente ogni anno utilizzando specifici items della Intervista Clinica per la Depressione di Paykel. Risultati. Sei dei 45 pazienti (13%) hanno presentato una ricaduta della fobia sociale durante il follow-up. La percentuale di pazienti rimasti in remissione è risultata del 98% a 2 anni, 85% a 5 anni e 51% a 10 anni. L’assenza di disturbo di personalità, di evitamento fobico residuo dopo il ciclo psicoterapico e la sospensione nell’assunzione di benzodiazepine si sono rivelati fattori prognostici positivi per il decorso a lungo termine della malattia. Conclusioni. I risultati di questo lavoro suggeriscono che la psicoterapia comportamentale basata sull’esposizione in vivo alle situazioni fobiche può produrre miglioramenti clinici stabili e duraturi nella maggior parte dei pazienti con fobia sociale. Un obiettivo terapeutico a cui prestare particolare importanza è ottenere la scomparsa del comportamento di evitamento sociale residuo. PAROLE CHIAVE: fobia sociale, psicoterapia comportamentale, predittori di esito, ricaduta, follow-up. SUMMARY. Background. There is very little information on long-term follow-up of social phobia. Methods. A consecutive series of 70 patients satisfying the DSM-IV criteria for social phobia was treated in an outpatient clinic with behavioral methods based on exposure homework. Forty-five patients were judged to be remitted after 8 individual sessions of psychotherapy. A 2 to 12 year (median = 6 years) follow-up was performed. Survival analysis was selected to characterize the clinical course of patients. Assessments were performed before treatment, at the end of therapy, after one year, and subsequently on a yearly basis, and utilized selected items of Paykel’s Clinical Interview for Depression. Results. Six of the 45 patients (13%) had a relapse of social phobia at some time during follow-up. The estimated cumulative percent of patients remaining in remission was 98 after 2 years, 85 after 5 years, and 51 after 10 years. Such probabilities increased in the absence of a personality disorder, of residual social phobic avoidance after exposure, and of concurrent use of benzodiazepines. Conclusions. The findings suggest that, even though one patient out of 3 is unable to complete treatment or does not benefit sufficiently from it, exposure treatment can provide lasting effects to the majority of patients with social phobia. Disappearance of residual, subclinical social phobic avoidance appears to be the target of treatment. KEY WORDS : social phobia, behaviour therapy, predictors of outcome, relapse, follow-up. E-mail: [email protected] Rivista di psichiatria, 2003, 38, 2 78 Follow-up a lungo termine della fobia sociale trattata con psicoterapia comportamentale INTRODUZIONE to sulle modalità e sugli scopi della ricerca, ha accettato di partecipare allo studio, fornendo un consenso informato scritto. La fobia sociale è un disturbo cronico con scarsa possibilità di miglioramento spontaneo (1, 2, 5). Diventa pertanto di fondamentale importanza individuare un approccio terapeutico adeguato, efficace e con effetti duraturi nel tempo. Dalla letteratura emerge che, nella fobia sociale, sia il trattamento cognitivo-comportamentale che farmacologico si sono dimostrati validi nel breve termine (1, 5, 6). Mancano tuttavia dati sufficienti che riguardano studi di follow-up superiori a 2 anni (2): nella maggior parte delle indagini la valutazione degli effetti della terapia non supera i 6 mesi (3, 5). Alcune questioni nell’ambito della ricerca rimangono ancora aperte: qual è la probabilità di ricaduta dopo 2 anni, in un paziente con fobia sociale trattato con psicoterapia comportamentale? Si possono individuare variabili predittive di decorso? Lo scopo di questo studio è quello di valutare con un follow-up a lungo termine (da 2 a 12 anni), un campione di 45 pazienti con diagnosi di fobia sociale. Tutti i soggetti sono stati trattati secondo un protocollo di psicoterapia comportamentale basata sull’ esposizione in vivo alle situazioni fobiche. Per meglio caratterizzare il decorso clinico, è stato applicato il metodo statistico dell’analisi della sopravvivenza. TRATTAMENTO Dopo la valutazione psicometrica iniziale, tutti i pazienti sono stati trattati da tre psicologi clinici, secondo un protocollo comportamentale standardizzato: esposizione in vivo alle situazioni fobiche, tramite compiti da eseguire a casa senza l’aiuto del terapeuta (10, 11). L’esposizione in vivo, pianificata e concordata con il paziente, è focalizzata sulla importanza di una graduale, regolare e prolungata esposizione alle situazioni fobiche. Il soggetto registra l’andamento degli esercizi di esposizione progressiva in un diario strutturato, con l’automonitoraggio dell’ansia e del panico (10). Il principio fondamentale del trattamento è persuadere il paziente ad affrontare la situazione fobica e a rimanervi nonostante l’aumento dell’ansia. Molta enfasi è posta nella spiegazione degli effetti e delle conseguenze del comportamento di evitamento (11). Durante ogni seduta si rinforza positivamente il paziente per i progressi raggiunti e viene ripetutamente sottolineata la necessità di esporsi. Particolare attenzione è stata posta nell’approfondire, con il paziente, che il comportamento di evitamento inneschi ed amplifichi la sintomatologia che sottende l’attacco di panico. Il trattamento comportamentale standard prevede 8 sedute della durata di 30 minuti, una volta ogni 2 settimane. I cinquantaquattro pazienti che hanno completato il protocollo sperimentale sono stati rivalutati con strumenti psicometrici somministrati da uno psicologo clinico non coinvolto nella terapia. In 45 soggetti il quadro clinico è stato giudicato “notevolmente migliorato” in accordo con la scala la di valutazione globale del miglioramento clinico di Kellner (12). Le valutazioni di follow-up sono state condotte su 45 pazienti e il disegno sperimentale non ha previsto interventi terapeutici nel periodo di follow-up. Solo in presenza di ricadute, i soggetti hanno affrontato un secondo ciclo di psicoterapia comportamentale. MATERIALI E METODI RECLUTAMENTO Una serie consecutiva di 70 pazienti ambulatoriali che soddisfano i criteri diagnostici del DSM-IV (7) per la fobia sociale di tipo generalizzato, è stata studiata presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Bologna, nell’ambito del Programma per i Disturbi Affettivi, lungo un arco di tempo di 10 anni. Le valutazioni diagnostiche iniziali sono state effettuate sia da uno psichiatra che da uno psicologo clinico indipendentemente, utilizzando la Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia (8). I pazienti che erano stati in precedenza identificati come affetti da fobia sociale dal DSM III- R (9) sono stati inclusi solo se rientravano anche nei criteri del DSM-IV per la fobia sociale. Sono stati esclusi dalla ricerca i soggetti con concomitante disturbo depressivo maggiore secondo i criteri del DSM-IV, in quanto avrebbero richiesto un diverso protocollo terapeutico, e analogamente anche pazienti con un concomitante disturbo di panico con agorafobia e/o disturbo ossessivo compulsivo, perché queste condizioni richiedono l’applicazione di strategie cognitivocomportamentali più complesse. Ciascun soggetto, edot- CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE Le caratteristiche sociodemografiche e cliniche dei 45 pazienti che hanno completato il trattamento sono elencate in Tabella 1. La comorbilità è stata indagata alla fine del trattamento per ridurre al minimo le eventuali contaminazioni di “stato-tratto”(14), utilizzando la Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia (8). Questa metodologia di ricerca consente di individuare quei casi in cui si evidenzia la necessità di un intervento mirato e specifico, per il permanere della condizione di comorbilità anche dopo il termine del trattamento del disturbo primario. La Rivista di psichiatria, 2003, 38, 2 79 Conti S, et al Tabella 1. Caratteristiche sociodemografiche e cliniche dei pazienti che hanno completato la psicoterapia comportamentale (n = 45)* Caratteristiche Età all’intake, anni Sesso, maschi/femmine Stato civile, coniugato/non coniugato Classe sociale, medio-alta/occupato** Scolarità, almeno 13 anni/inf. a 13 anni Comorbilità in Asse I: presente/assente Disturbo da ansia generalizzata Disturbo di panico Disturbo distimico Disturbo ciclotimico Bulimia Comorbilità in Asse II: presente/assente Disturbo dipendente di personalità Disturbo evitante di personalità Disturbo istrionico di personalità Disturbo ossessivo-compulsivo di personalità Uso di farmaci antidepressivi: sì/no Fluoxetina, 20 mg/d Fluvoxamina, 100 mg/d Imipramina, 100 mg/d Desipramina, 150 mg/d Amitriptilina, 50 mg/d Uso di benzodiazepine: sì/no Clonazepam,1-2 mg/d Lorazepam, 1-3 mg/d Bromazepam, 4.5-6 mg/d Prazepam. 30 mg/d Durata di malattia (in mesi) Fobia sociale iniziale (1-7) Ansia generalizzata iniziale (1-7) Ansia somatica iniziale (1-7) Depressione Iniziale (1-7) 11 soggetti (24%) assumevano ancora benzodiazepine a bassi dosaggi (Tabella 1). 30.6 (7.2) 17/28 19/26 29/16 35/10 10/35 4 2 2 1 1 10/35 5 3 1 1 8/37 4 1 1 1 1 11/34 4 4 2 1 47.3 (27.3) 5.6 (1.0) 4.2 (0.9) 3.9 (0.8) 2.4 (1.1) VALUTAZIONE PSICOMETRICA La valutazione psicometrica, eseguita da uno psicologo clinico che non prendeva parte alla terapia, è stata effettuata all’inizio e al termine del trattamento comportamentale, a 6 mesi, a 12 mesi e successivamente ogni anno. In ogni seduta di follow-up è stata condotta un’approfondita raccolta anamnestica con il monitoraggio di eventuale assunzione di farmaci e un’accurata valutazione psicopatologica del soggetto, utilizzando per l’eterovalutazione, l´Intervista Clinica per la Depressione di Paykel (CID, 17). La durata complessiva di questa ricerca è stata di 10 anni e i primi pazienti trattati presentano anche il follow-up più lungo. L’osservazione catamnestica dei soggetti che hanno partecipato allo studio ha permesso di registrare, là dove si siano verificate, le ricadute. La Tabella 1 riporta la durata della malattia, i punteggi iniziali della CID relativi alla fobia sociale, all’ansia generalizzata, all’ansia somatica e all’umore depresso nei 45 pazienti, divisi anche secondo il verificarsi o meno di una ricaduta, definita come ricomparsa della fobia sociale secondo i criteri del DSM-IV. Il periodo di follow-up richiesto per l’inclusione nello studio è stato di almeno 2 anni. STRUMENTI PSICOMETRICI * I dati si riferiscono alle medie (DS) e al numero dei pazienti **Secondo la classificazione di Goldthorpe e Hope (13) Per rilevare la presenza di disturbi di personalità è stata utilizzata la Schedule for Affective Disorders and Schizophrenia, di Endicott & Spitzer (8), sia per le valutazioni diagnostiche iniziali che alla fine del trattamento. L’Intervista Clinica per la Depressione di Paykel (17) è una versione modificata dalla Scala di Hamilton per la Depressione ed è costituita da 36 items: ogni item viene quantificato con un punteggio “ancorato” da 0 a 7. Per la formulazione del punteggio vengono considerate la frequenza, la gravità e la qualità del sintomo a cui l’item si riferisce. La CID permette di quantificare sia la patologia depressiva che ansiosa nelle sue varie espressioni cliniche (agorafobia, fobia sociale, ansia generalizzata, ansia somatica, panico, irritabilità, ipocondria). Nel nostro studio sono stati presi in considerazione i suddetti items della CID relativi a fobia sociale, ansia generalizzata, ansia somatica e umore depresso. La CID fornisce una misura sensibile dei cambiamenti clinici della fobia sociale durante il trattamento comportamentale. Si definisce sintomo assente se il punteggio relativo è 1 e 2, mentre il sintomo è presente per punteggi da 3 a 7. diagnosi di più frequente riscontro secondo il DSM-IV, in Asse I è il disturbo da ansia generalizzato, mentre in Asse II è il disturbo di personalità dipendente o istrionico. Al momento dell’intake, 8 pazienti (18%), nonostante la terapia farmacologica in atto con antidepressivi, rispondevano ugualmente ai criteri diagnostici del DSM-IV per la fobia sociale. I farmaci sono stati poi ridotti gradualmente e sospesi durante la psicoterapia (15), in modo tale che, alla prima valutazione di follow-up, nessun paziente assumeva più la suddetta terapia. Analogamente, i 38 pazienti (84%) che prendevano benzodiazepine (BDZ), rispondevano ai criteri diagnostici del DSM-IV per la fobia sociale. Durante il trattamento anche il dosaggio delle BDZ è stato progressivamente diminuito e, dove possibile, sospeso. Il clonazepam ha sostituito quelle BDZ (soprattutto lorazepam) che in 8 soggetti non era stato possibile interrompere completamente. Il disegno sperimentale non prevedeva l’introduzione di nuovi protocolli con farmaci psicotropi, né l’incremento della posologia. Al termine della psicoterapia comportamentale, Rivista di psichiatria, 2003, 38, 2 80 Follow-up a lungo termine della fobia sociale trattata con psicoterapia comportamentale La Figura 1 indica la proporzione cumulativa del campione dei pazienti che rimangono in remissione dopo il ciclo di psicoterapia. Come già indicato nei metodi, tutti i pazienti hanno effettuato un follow-up di almeno 2 anni. La percentuale cumulativa stimata per i pazienti rimasti in remissione è stata del 98% dopo 2 anni, dell’85% dopo 5 anni, del 51% dopo 10 anni. ANALISI STATISTICA Il principale metodo statistico utilizzato è stato l’analisi della sopravvivenza (18) che ha avuto come oggetto la ricaduta della fobia sociale. Come predittori di rischio di ricaduta sono state prese in esame le seguenti variabili: età, sesso, classe sociale, stato civile, scolarità, attività lavorativa, durata di malattia, comorbilità psichiatrica (Asse I e Asse II), intensità e gravità, sia all’inizio che al termine del trattamento, di fobia sociale, ansia generalizzata, ansia somatica e umore depresso, assunzione di benzodiazepine o antidepressivi. Per valutare le curve di sopravvivenza atte a stabilire la probabilità di rimanere in remissione dopo la guarigione dall’episodio iniziale, è stato utilizzato il metodo Kaplan-Meier. Ogni fattore di rischio è stato dicotomizzato secondo un cut-off corrispondente alla mediana. Per confrontare la distribuzione della sopravvivenza per ciascuno dei 18 fattori considerati è stato utilizzato il log-rank test. Per tutti i test utilizzati sono stati considerati significativi valori di p<0.05. PREDITTORI DI ESITO DECORSO DECORSO CLINICO DOPO LA COMPARSA DI RICADUTA Il follow-up è durato da 2 a 12 anni ( mediana = 6 anni). Sei dei 45 pazienti ( 13%) hanno presentato una ricaduta della fobia sociale. I 6 pazienti che hanno presentato la ricaduta sono stati nuovamente trattati con esposizione in vivo. In 4 soggetti i sintomi sono cessati alla fine del secondo ciclo di trattamento, che prevedeva un minore numero Proporzione di pazienti che rimangono in remissione RISULTATI Dei 18 fattori di rischio, tre hanno ottenuto la significatività statistica: la presenza di un disturbo di personalità (log-rank test, X12 = 11.50; p < 0.001) è predittiva di una prognosi peggiore (Figura 2); il livello di sintomatologia residua nell’evitamento sociale (fobia sociale residua) al termine della psicoterapia; l’assenza dell’ evitamento fobico sociale nei pazienti ha indotto una remissione più duratura (logrank test, X12 = 6.23; p < 0.05) (Figura 3); l´assunzione di benzodiazepine al termine della psicoterapia è predittivo di un esito peggiore (log-rank test, X12 = 5.01; p < 0.05) (Figura 4). Figura 1. - Proporzione cumulativa dell’intero campione dei pazienti che rimangono in remissione. 1 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Anni dopo la terapia comportamentale Rivista di psichiatria, 2003, 38, 2 81 10 11 12 13 Conti S, et al di sedute psicoterapeutiche (una media di quattro) rispetto al primo ciclo. In 2 pazienti la psicoterapia è risultata inefficace e pertanto sono state messe in atto altre strategie di intervento. fluvoxamina (150 mg/die per un periodo di sei mesi). Due pazienti sono deceduti: uno per un linfoma maligno dopo 5 anni di follow-up, una per una neoplasia maligna allo stomaco dopo 8 anni di follow-up. PROBLEMI PSICHIATRICI E INTERNISTICI DISCUSSIONE Due pazienti (4%) durante il follow-up hanno sviluppato un episodio depressivo maggiore secondo i criteri diagnostici del DSM-IV, che ha risposto in modo soddisfacente alla terapia farmacologica con Il lungo follow-up effettuato in questa indagine ha evidenziato che la psicoterapia comportamentale con esposizione in vivo nella fobia sociale induce una re- Disturbo di personalità presente Proporzione di pazienti che rimangono in remissione Disturbo di personalità assente 1 0,8 0,6 0,4 0,2 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Figura 2. - Proporzione cumulativa dei pazienti affetti o meno da disturbo di personalità che rimangono in remissione. Anni dopo la psicoterapia comportamentale Fobia sociale residua Proporzione di pazienti che rimangono in remissione Assenza di fobia sociale residua 1 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Anni dopo la terapia comportamentale Rivista di psichiatria, 2003, 38, 2 82 Figura 3. - Proporzione cumulativa dei pazienti che rimangono in remissione e livelli di fobia sociale al termine del trattamento. Follow-up a lungo termine della fobia sociale trattata con psicoterapia comportamentale Assunzione di BDZ Proporzione di pazienti che rimangono in remissione Non assunzione di BDZ 1 0,9 0,8 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 0,2 0,1 0 1 2 3 Figura 4. - Proporzione cumulativa dei pazienti che rimangono in remissione e assunzione di benzodiazepine (BDZ). 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 Anni dopo la terapia comportamentale di una sintomatologia residua costituisca un rischio di ricaduta e l’ipotesi secondo cui i sintomi residui possano divenire i prodromi di una ricaduta (24, 25). Un altro fattore prognostico negativo è rappresentato dalla incompleta sospensione delle BDZ alla fine della psicoterapia. Il dato replica quello di altre indagini che riguardano il disturbo di panico con agorafobia (26-29). Si è visto che l’uso delle BDZ aumenta la sensibilità all’ansia, cioè la convinzione che l’ansia, oltre alla spiacevolezza percepita nell’immediato, possa avere conseguenze negative a lungo termine (16). La sensibilità all’ansia, indotta dall’uso delle BDZ, costituisce un rischio per una ricaduta (30, 31) ed inoltre può ostacolare una corretta esecuzione degli esercizi di esposizione (16). Così come emerge da un precedente lavoro di Reich et al. (32), anche nel nostro studio alcune variabili sociodemografiche, come età, sesso, durata di malattia, e comorbilità con disturbi ansiosi e depressivi non hanno influenzato il decorso clinico dei pazienti durante il follow-up. Molte ricerche rilevano la predisposizione nei pazienti affetti da fobia sociale a sviluppare un episodio depressivo maggiore (1-5). Alla luce di questi dati, è sorprendente come, in questo lavoro, ciò si sia verificato solo in 2 pazienti (4%). L’esclusione, nella fase di reclutamento, di soggetti con concomitante depressione maggiore spiega solo in parte questo risultato. Sappiamo da precedenti ricerche, che la psicoterapia cognitivo-comportamentale dei sintomi ansiosi residui della depressione unipolare migliora l’esito a lungo termine di tale disturbo (15, 33, 34). È possibile al- missione duratura nel tempo. L’analisi della sopravvivenza ha mostrato alte probabilità di rimanere in remissione dai 2 ai 12 anni dopo la psicoterapia; tali possibilità aumentano in assenza di fobia sociale residua in assenza di una comorbilità con un disturbo di personalità e di un evitamento fobico-sociale residuo. I pazienti che durante lo studio hanno avuto una ricaduta sono stati trattati con esposizione in vivo. I risultati sono conformi alle precedenti indagini sul trattamento cognitivo-comportamentale della fobia sociale con follow-up superiore ai due anni (3, 5, 19, 20) e in linea con studi di follow-up a lungo termine di altri disturbi ansiosi e di panico trattati con psicoterapia comportamentale (22, 21). In questo lavoro si è evidenziato che la comorbilità con un disturbo di personalità rappresenta un fattore prognostico negativo; tale dato non emerge dalla letteratura esistente riguardo la correlazione tra disturbi di personalità e esito negativo al trattamento (23). La discordanza può essere ascritta alla durata del follow-up: infatti la correlazione si palesa solo per follow-up di lunga durata. Nel disturbo di panico e nell’agorafobia spesso i pazienti presentano sintomi residui al termine del percorso terapeutico (25), e il perdurare ad es. dell’evitamento agorafobico è un fattore di rischio per una ricaduta (25). I risultati del nostro lavoro sono in linea con quelli che nel disturbo depressivo e nei disturbi fobici, mostrano una correlazione tra presenza di sintomi residui e peggiore prognosi (22, 24). Il nostro studio conferma come, anche per la fobia sociale, la persistenza Rivista di psichiatria, 2003, 38, 2 83 Conti S, et al lora ipotizzare che l’efficacia della psicoterapia comportamentale nella fobia sociale possa diminuire anche la vulnerabilità alla depressione. Questo studio presenta dei limiti metodologici: si tratta di un follow-up naturalistico, senza le variabili di controllo, inoltre i pazienti hanno assunto differenti classi di farmaci psicotropi prima dell’arruolamento. La psicoterapia comportamentale invece, è stata condotta secondo un protocollo standardizzato per la fobia sociale e sono stati esclusi soggetti con concomitante disturbo depressivo maggiore, ossessivo compulsivo, o di panico con agorafobia. I risultati positivi possono dipendere in parte dai sopracitati criteri di esclusione utilizzati nello studio, che hanno consentito di selezionare un campione dove sono venuti a mancare quei fattori di rischio che già la letteratura ha indicato come responsabili degli esiti negativi e di non risposta al trattamento farmacologico e/o psicoterapico. Un altro elemento può avere influenzato i risultati: l’introduzione di ingredienti terapeutici forti, non specifici, come ad es. la capacità di convincere e motivare i pazienti ad effettuare i compiti d’esposizione (35). A livello cognitivo, l’acquisire la consapevolezza di poter controllare i sintomi, è estremamente importante, ed è il primo passo verso il miglioramento clinico: Marks lo considera come un ingrediente terapeutico essenziale (10). Ricerche di psicobiologia dello stress (36) hanno rilevato che, mentre l’esposizione a stressors incontrollabili produce modificazioni del complesso recettoriale GABA/BDZ tipiche della reazione d’ansia acuta, la valutazione cognitiva di poter affrontare e gestire l’agente stressante si associa ad una maggiore attivazione del sistema GABA/BDZ, con inibizione della reazione d’ansia a livello comportamentale. La controllabilità/ incontrollabilità dell’agente stressante diventa un fattore decisivo per il buon esito della terapia e un approccio non farmacologico, come la psicoterapia può agire come una terapia farmacologica, su una comune matrice neurochimica (36). In questa ricerca sia i risultati a breve termine che il tasso di drop-out sono in linea con la letteratura (11). della fobia sociale nel breve termine e mantiene effetti positivi duraturi nel tempo; un paziente su tre non completa il protocollo terapeutico o non risponde alla terapia: occorre individuare strategie terapeutiche alternative (farmacologiche e psicoterapiche integrate o applicate in modo sequenziale); dall’analisi dei fattori predittivi di rischio di ricaduta, è possibile identificare quei soggetti che necessitano di un approccio integrato mirato ai fattori che predispongono ad una peggiore prognosi. L’obiettivo della terapia deve essere sia la diminuzione della sintomatologia acuta, con il recupero del benessere psicologico, sia la scomparsa dei sintomi subclinici, intesi come evitamento fobico residuo. BIBLIOGRAFIA 1. den Boer JA: Social phobia. British Medical Journal, 1997, 315, 796-800. 2. Antony MM: Assessment and treatment of social phobia. 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