Le Stelle del Palio 1 - Western University of Health Sciences

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Le Stelle del Palio 1 - Western University of Health Sciences
Le Stelle del Palio
1
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Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio
Si ringrazia per il sostegno
al progetto e la cortese
collaborazione il Consorzio
per la Tutela del Palio di Siena
3
EDITORIALE di Viola Carignani
Anno II • Numero 5
Agosto 2011
www.lestelledelPalio.com
Editore
Cluster Editori
In fase di registrazione presso
il Tribunale di Siena
Direzione e Redazione
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53100 Siena
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Direttore Responsabile
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Direttore Editoriale
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Fotografia e direzione artistica
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Traduzioni a cura di
Novella De Matteis
Segreteria di redazione
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Coordinamento editoriale
Marta Mecatti
Hanno collaborato
a questo numero
Alarico Rossi,
Roberto Parnetti
Collaborazioni speciali
Senio Sensi
Joe Bertone
Enrico Querci
Giulio Predieri
Roberto Barzanti
Piero Baronti
Stefano Ricci Cortili
Marco Molvedo
Stampa
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e scrive,
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arabo e non solo.
Linda Frosini
Fotografia e direz
ione artistica
Viola Carignani
Direttore Respon
sabile
Siena e il Palio,
conoscerli per amarli
“
(…) Si concepiscono qui necessariamente strane
passioni e grandi manie, né è possibile vivere altrimenti che in una sottile follia. (…) Quando poi sono
i giorni del Palio tutto ciò esplode universalmente in
una forma che a chi non sia del luogo o non vi abbia
dimorato appare inconcepibile”.
Scriveva così Mario Luzi di Siena, del suo Palio, della sua
gente. Quello che ci consola è che qualcuno nel mondo ama,
apprezza, cerca di capire quali siano le pazzesche dinamiche
che muovono un popolo intero per il suo Palio e le sue contrade. In questo numero de Le Stelle del Palio, abbiamo chiesto
a tanti stranieri e forestieri che provengono da realtà diverse
di raccontarci cosa è per loro il Palio, e perché anche loro ne
sono rimasti affascinati. La miglior difesa per queste dinamiche di gruppo che vivono solo a Siena, l’abbiamo affidata a chi
di Siena non è, sperando che la curiosità spinga altri a cercare
di capire a fondo cosa sia Siena e cosa sia il suo Palio.
Mario Luzi scriveva ancora di Siena: “(…) ed è questa una
città in cui è impossibile vivere da estranei. Ripartendo si infila la porta che dice: Cor tibi magis Sena pandit…Purché
anche il nostro cuore si sia aperto. E uscendo si esce da un
mondo, da un regno distinto dell’anima come da una strana
cornice purgatoriale e si rientra nella vicenda ordinaria della
vita”.•
Siena and the Palio:
know them and you will love them
“[…] Here strange passions and great obsessions are necessarily conceived, and it’s impossible to live but in
a subtle folly. […] When the days of
the Palio arrive, all this erupts universally in a way that appears to be
inconceivable to people who were not
born or have lived here”.
Thus wrote Mario Luzi, Sienese poet,
talking about his Palio, his own people. What is reassuring is to know
that somebody in the world loves,
appreciates and tries to understand
the crazy motivations that get a
whole people moving for their Palio
and their contrade. In this issue of
Le Stelle del Palio, we have asked
several foreigners and outsiders coming from different realities to tell us
what the Palio means to them, and
why they were intrigued by it. We
have entrusted people who are not
from Siena with the defence of these
typically Sienese group dynamics. In
doing so, we hope that curiosity will
urge others to try and fully under-
stand what Siena and its Palio are.
Mario Luzi also wrote about Siena that: “[…] this is a town where
you cannot live as a stranger. When
you arrive, you pass through a gate
that says: Cor tibi magis Sena pandit (Siena opens its heart to you even
more)… As long as your heart is
open too. When you leave, you leave a world, a separate realm of the
soul, as if you were leaving a strange terrace of Purgatory, and you go
back to ordinary life events”. •
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Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio
L’Editoriale
Siena e il Palio
conoscerli per amarli
(English version)
3
Il diario del Palio
2 luglio 2011
Previsite
Prove di addestramento mattutine
Tratta
Assegnazione
Le prove
Il Palio
7
Sommario
7
TESTIMONIANZE
Il Consorzio per Tutela del Palio
di Senio Sensi
(English version)
20
Americano con un cuore senese
di Joe Bertone
22
Siena e i suoi giorni speciali
di Enrico Querci
24
Palio for ever
di Giulio Predieri
25
Prima viene il cavallo
di Roberto Barzanti
26
9
Legambiente dalla parte del Palio
di Siena
di Piero Baronti
27
28
STORIA
I Costumi del Corteo Storico
(English version)
28
I “bovi” del carroccio
(English version)
30
Gli artisti della preistoria:
i cavalli
(English version)
32
BARBERI DEL PASSATO
Urban II, Zodiach e Caro Amico
guardiani dell’agriturismo
34
Quarnero
barbero vincitore
36
Choci, lunghe passeggiate
per il barbero di Sandro Tozzi
37
FANTINI DEL PASSATO
Le parole taglienti di Bastiano
“I veterinari di contrada
anche per le previsite”
38
Una vita per una squalifica
Arturo Dejana detto Pel di Carota,
ieri e oggi
40
La Donna del Palio
Rosanna Bonelli è stata
l’unica fantina
41
PERSONAGGI
Quando il Gentili tornò a Siena
Storia della lite tra Onda e Oca
42
“Pantera ultima
non può mai essere...”
Chi era Grattapassere
43
Razza Fontani
La passione dei Barberi
del Palio di Siena
44
La musica, il sogno, le vittorie
Vita e leggenda di Ettore Bastianini
45
5
34
40
54
31
38
24 57
46
Uberta, Salomè e Vittorino
Tommaso Pacciani ci racconta il Palio
47
Barbaresco per la vita
Mario Fracassi, icona lupaiola
48
Un applauso per un’impresa
Riccardo Pagni e 41 anni di attesa
49
Una “pensione” guadagnata
Venticinque anni con i cavalli
della Civetta
50
Un computer chiamato Aldo
La grande memoria dell’archivista
del Montone
51
“I tuoi occhi su Piazza del Campo”
Tradizione e nuovo modo di fare
giornalismo, la formula vincente
di Antenna Radio Esse
52
A scuderia dal Bufera
Dario Colagè ci spiega quali sono le
migliori traiettorie per girare in Piazza
54
Maurizio Pacchi
Babbo e preparatore di cavalli da Piazza
55
Scuderia Ticci
Istricetta la cavalla di Tiziano
56
PARTERRE DELL’IPPICA
Invasor: cavallo dell’anno 2006
Alessandro Miserocchi: dall’Argentina
la passione per il Palio di Siena
57
Un senese ad Ascot
Sogno di un pomeriggio di inizio estate
58
il palio immaginario
Maurizio Cenni • Pierluigi Piccini
59
INTERVISTA DOPPIA
Augusto Posta e Serena Butteri
60
ALTRI PALII E GIOSTRE
Palio di Castiglion Fiorentino, Casole
d’Elsa e Bientina • Giostra del Saracino
e Giostra dell’Orso
62
Villa Il Mandorlo: campi solari
e scuola di equitazione Fise
A pochi passi dal centro storico
un centro ippico per i senesi
6
Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio
MAIN SPONSOR
BEN
TOR
NAT
CAMPAGNA ABBONAMENTI STAGIONE 2011 - 2012
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SPONSOR TECNICO
CONCESSIONARIO
M A R K E T I N G P U B B L I C I TA R I O
S P O N S O R I S T I T UZ I O N A L E
N∞ CAVALLO PROPRIETARIO
1 BONGO BINGO Giancarlo Rossi
2 BOSSANOVA Salomone Nick Benveniste
3 BUIOTTO Fabio Giustarini
4 ELFO DI MONTALBO Francesca Manfredi
5 ELYSYRIO Alessandro Fontani
6 FANTASTIC LIGTH Simone Berni
7 FARSALO Luca Veneri
8 FEDORA SAURA Augusto Posta
9 FREESBY Luca Francesconi
10 GAMMEDE Francesco Maria De Mauro
11 GANOSU Virginia Cannoni
12 GARCON DE SEDINI Maurizio Pacchi
13 GIOSTREDDU Fabrizio Catocci
14 GIRA E RIGIRA Marco Sampieri
15 GIUNKO Alessandro Chiti
16 GUADALUPE Lucia Toto
17 GUESS Fabio Romanelli
18 GUSCHIONE Simone Berni
19 IAMMANCAP Simone Berni
20 INDIANOS Benedetta Gualtieri
21 INSOMMA Fabio Romanelli
22 INTERNOS Simone Picchi
23 IRON RIVER Daniele Bernardoni
24 ISTEMMA Pietro Porcu
25 ISTRICEDDU Serena Butteri
26 ISTRICETTA Silvia Stabile
27 IVANOV Alessandro Fontani
28 LAHIB Nicola Borselli
29 LAMAGNO Andrea Mari
30 LAMPANTE Alessandro Bandini
31 LAMPO DE AIGHENTA Marco Raveggi
32 LARDOí Stefano Paccagnini
33 LEO LUI Mark Harris Getty
34 LEZERA William Castrica
35 LIANADAR Simone Tanzini
36 LICURGO Simone Berni
37 LIMPIDU DE ZAMAGLIA Alessandro Manasse
38 LINKIN PARK Bernardino Vanni
39 LO SPECIALISTA Fabio Fioravanti
40 LOTAR DE BONORVA Alberto Manenti
41 LU MUTU DI GALLURA Niccolino Floris
42 LUCIFERO LEON Alessandro Fontani
43 MACHINE GUN Luca Veneri
44 MAFIOSU Marco Pasquetti
45 MAGIC TIGLIO Massimo Coghe
46 MALSPINA Stefano Trochei
47 MAMBO DE BONORVA Luca Francesconi
48 MARROCULA Alessandro Favilli
49 MARY MONELLA Michela Gori
50 MASEDU Mark Harris Getty
51 MATSONIA Francesco Ferrari
52 MERCENARIA Graziano Chiappetta
53 MEREMANNA Mauro Panti
54 MERISIANA Silvia Carli
55 MERLINO SAURO Simone Pioli
56 MESSI Giuseppe Zedde
57 MIGUEL Simone Santi
58 MINOTAURO Andrea Roncucci
59 MISSISIPPI Luigi Migheli
60 MISSISSIPPI Osvaldo Costa
61 MISTER MELON Francesco Begani
62 MISTERIOSU Filippo Toti
63 MOCAMBO Mark Harris Getty
64 MOEDI Augusto Bramerini
65 MONOPOLIO Luca Francesconi
66 MONTIEGO Mark Harris Getty
67 MONTIGU Roberto Danesi
68 MOROSITA PRIMA Matteo Pirani
69 MORTIMER Fabrizio Brogi
70 MOSEí DE P.ULPU Andrea Nepi
71 NABILIA SAURA Leonardo Scelfo
72 NAIKEí Salomone Nick Benveniste
73 NANBO KING Gianni Oddo
74 NANNEDDU MEU Alberto Ricceri
75 NATIA DI GALLURA Francesco Passalacqua
76 NERONE SAURO Simone Berni
77 NESPOLO DE BONORVA Antonio Zedde
78 NESSIE Alberto Ricceri
79 NESTORE DE AIGHENTA Osvaldo Costa
80 NEWTONS Marco Pasquetti
81 NICK MAMBO Egisto Giuseppe Galeazzi
82 NICOLAS DE P.ULPU Mark Harris Getty
83 NIMENTO Gian Piero Nerli
84 NINNITTU Mario Savelli
85 NINOíS Federico Sanna
86 NITRITO Vincenzo Facchini
87 NO MI TOCCHESE Mark Harris Getty
88 NOBILE NILO Ilaria Bisconti
89 NOIOSO Andrea Marchese
90 NOISCONUDDA Pietro Piredda
91 NON Eí FRANCESCA Federigo Fanetti
92 NORCE Alessandro Colombati
93 NOROC Fabio Fioravanti
94 NOTTAMBULO Luigi Migheli
95 NOVERRE Augusto Posta
96 NURAGHE Duccio Giovannini
97 NURKARA Augusto Posta
98 NUS Marco Grazzini
99 NUVOLO Antonio Alloro
100 OCCHILOS Barbara Toti
101 OHARA DE AIGHENTA Francesco Caria
102 OLINDO BAIO Federico Andreini
103 OMBRA ASSASSINA Mureddu Monica
104 OMODEOS Nicola Sandroni
105 ORAFO Giovanni De Santis
106 ORPEN Carlo Brocci
107 ORRORE PROFONDO Francesco Bigherati
108 ORTIGALE Maurizio Carboni
109 OSCAR BOY Mario Savelli
110 OUI Francesco Ferrari
111 ZIO SAURO Massimo Columbu
7
23-24-25 Giugno 2011
previsite
Foto di Linda Frosini
Ci siamo di nuovo, ma con tante novità. Prima tra tutte il sindaco Franco Ceccuzzi, che
nei giorni immediatamente prima del Palio
prende con forza le procedure della Festa e
le adatta alle esigenze dei più. Niente più
cronometro ufficiale, la velocità non è un
elemento fondamentale della Festa; i palchi saranno smontati a notte fonda anziché
a mezzanotte, per far festeggiare la contrada
vittoriosa; la presentazione del drappellone con il popolo più vicino; i guardafantini
non potranno più entrare in pista, ma solo
i soccorritori ufficiali; le prove di notte divise in due giorni, per colmare l’assenza di
Monticiano in provincia; i fotografi in palco
invece che in pista al Casato; i guanciali di
cuoio delle curve che arrivano fino a terra,
come richiesto dall’Unire; le camicie all’interno degli spigoli vuote dalla gente. Che poi
le ultime due modifiche citate si verifichino
contrarie al concetto di sicurezza, rimandiamo alla storia dei quattro giorni (più due, più
le previsite). L’alba del Palio è decisamente
all’insegna delle novità.
Le iscrizioni sono 111, ma il calendario esce
con sette defezioni. Il giorno dopo il sindaco
convoca i proprietari dei sette cavalli che non
sono presenti nel calendario per spiegare loro
che i soggetti non hanno superato l’addestramento invernale. In sostanza, hanno mostrato
dei problemi di adattamento che al momento
obbligano questi cavalli ad essere rimandati
al prossimo Palio o alla prossima stagione. Il
tutto all’insegna della chiarezza, per evitare
brucianti seccature ed esclusioni. Tra questi
sette, cinque saranno portati alle previsite e
faranno le prove di notte il 28 giugno. Perché
la divisione in due giorni delle prove di notte,
oltre che per la sicurezza, va nella direzione
di una precisa scelta già prima del Palio. Il
primo giorno, il 27 giugno, saranno visionati
quei cavalli che possono interessare i capitani direttamente; il secondo giorno i cavalli
in previsione del futuro. Solo addestramento,
insomma. Al Ceppo si opta per un’altra novità. Lastre e prelievi per tutti, quattro anni
inclusi: la volontà è quella di ampliare il più
possibile le schede dei cavalli, in maniera
tale da avere più dati possibili, sia per oggi
che per il futuro. Alla diramazione delle liste
le sorprese sono più di una: Giostreddu alle
prove di notte il 27 giugno, il 28 invece ci
saranno Ganosu, Mortimer e Leo Lui. Fuori dai giochi in tre esperti, che si sommano
a Guschione e Lahib assenti alle previsite.
Il Palio ha già preso una direzione, ovvero
quella delle chiacchiere pre-Palio: sarà un
lotto livellato in basso.
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Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio
prove di addestramento mattutine
27 Giugno 2011
Foto di Linda Frosini
QUARTA PROVA
1. IVANOV (Alessandro Chiti)
2. NINNITTU (Gianluca Mureddu)
3. FREESBY (Jonatan Bartoletti)
4. NERONE SAURO (Antonio Siri ñ Elias Mannucci)
5. MACHINE GUN (Luca Vaneri)
6. ELYSYRIO (Bastiano Sini ñ Maurizio Pacchi)
QUINTA PROVA
1. MESSI (Alberto Bianchina ñ Giuseppe Zedde)
2. LOTAR DE BONORVA (Jonatan Bartoletti)
3. FANTASTIC LIGTH (Antonio Siri ñ Elias
Mannucci)
4. NICOLAS DE P.ULPU (Gianluca Mureddu)
5. LARDO (Alberto Ricceri)
SESTA PROVA
1. MISSISSIPPI (Alberto Bianchina ñ Giuseppe
Zedde)
2. MISTERIOSU (Alessio Migheli)
3. MAFIOSU (Federico Ghiani)
4. MIGUEL (Sebastiano Murtas)
5. LU MUTU DI GALLURA (Gianluca Mureddu)
Alla fine, la maggior parte dei capitani rimarrà delusa. Ci
si aspettava di più, è il coro quasi unanime. Chi non lo
dice è perché ha paura di uscire dal gruppo, non sapendo
però che dal gruppo ci è uscito rimanendo abbottonato.
Le prove di notte del 27 giugno sono tutto sommato un
fiasco. Non per la scarsa qualità dei cavalli, quanto per
un impegno che c’è un po’ sì e molto no. Se l’unica notizia
deve essere quella di Andrea Coghe che sbatacchia al
Casato, davvero non ci siamo, sulla carta. A complicare i giudizi negativi dei capitani c’è un altro aspetto, la
definizione di “serio impegno”. Per serio impegno si intende, afferma il colonnello Reitano durante le interviste
delle previsite, “la dimostrazione da parte di un cavallo di poter essere in grado di affrontare almeno un San
Martino e un casato consecutivi ad una velocità adeguata
allo sforzo che andrà a sostenere per il Palio. Velocità
quantificabile in circa tre quarti della velocità massima”.
Quindi si parla di “almeno un giro”, in sostanza. Quel
giro che qualche capitano, comprensibilmente, magari
si è perso essendo attratto da un altro cavallo che prova. In sostanza, tutti precisi e perfetti dal punto di vista
tecnico delle prove di notte, delusi chi doveva guardare.
Così nella giornata del 27 esce una voce del tutto infondata: potrebbero rientrare in ballo anche i cavalli del 28
giugno. Nascono prove di notte vecchio stile, tra chi ci
spera ancora e chi invece è deluso per un’esclusione inaspettata e vuole dimostrare di essere da corsa. Tra cavalli
“calcianti”, quattro anni ed esclusi perché ancora acerbi
ci si diverte e si vedono spunti interessanti. Ma è troppo
tardi: in 33 ammessi alla tratta, compresi i dieci esperti
che già hanno fatto il Palio e Giostreddu, il big tanto atteso spedito alle prove di notte, che ha passato indenne
uno scoglio non da poco.
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PROVE MATTUTINE DI ADDESTRAMENTO
DEL 28 GIUGNO 2011
PRIMA PROVA
1. GANOSU (Gianluca Fais)
2. LAMAGNO (Andrea Mari)
3. LIANADAR (Gianluca Mureddu)
4. LUCIFERO LEON (Pietro Porcu)
5. MARY MONELLA (Alessandro Mascolo)
6. MERLINO SAURO (Francesco Caria)
SECONDA PROVA
1. MONOPOLIO (Jonatan Bartoletti)
2. MONTIEGO (Sebastiano Murtas)
3. MOROSITA PRIMA (Federico Ghiani)
4. NANNEDDU MEU (Alberto Ricceri)
5. NO MI TOCCHESE (Gianluca Mureddu)
6. NOBILE NILO (Giuseppe Angioi)
TERZA PROVA
1. NAIKE’ (Matteo Pische)
2. NESSIE (Alberto Ricceri)
3. NORCE (Alessandro Colombati)
4. NOROC (Antonio Villella)
5. NOVERRE (Gianluca Mureddu)
6. ZIO SAURO (Massimo Columbu)
QUARTA PROVA
1. NESTORE DE AIGHENTA (Sebastiano Murtas)
2. NURAGHE (GiosuË Carboni)
3. OCCHILOS (Luca Minisini)
4. OLINDO BAIO (Alberto Ricceri)
5. ORAFO (Gianluca Mureddu)
QUINTA PROVA
1. MINOTAURO (Matteo Pische)
2. LEO LUI (Antonio Villella)
3. ORPEN (Alessio Corda)
4. ORTIGALE (GiosuË Carboni)
5. OSCAR BOY (Gianluca Mureddu)
SESTA PROVA
1. BOSSANOVA (Sebastiano Murtas)
2. NANBO KING (Matteo Pische)
3. MAMBO DE BONORVA (Jonatan Bartoeltti)
4. LICURGO (Antonio Siri -Elias Mannucci)
5. MORTIMER (Jacopo Pacini)
CAVALLI AMMESSI DIRETTAMENTE ALLA TRATTA
DEL 29 GIUGNO 2011
N∞ CAVALLO PROPRIETARIO
1 ELFO DI MONTALBO Francesca Manfredi
2 FEDORA SAURA Augusto Posta
3 GAMMEDE Francesco Maria De Mauro
4 GUADALUPE Lucia Toto
5 GUESS Fabio Romanelli
6 INDIANOS Benedetta Gualtieri
7 INSOMMA Fabio Romanelli
8 ISTRICEDDU Serena Butteri
9 LAMPANTE Alessandro Bandini
10 LO SPECIALISTA Fabio Fioravanti
PRIMA PROVA
1. MARROCULA (Alessio Migheli)
2. ISTRICETTA (Gianluca Mureddu)
3. MAGIC TIGLIO (Andra Coghe)
4. GIOSTREDDU (Virginio Zedde ñ Giuseppe Zedde)
5. ISTEMMA (Pietro Porcu)
6. MONTIGU (Andrea Chessa)
SECONDA PROVA
1. NOTTAMBULO (Federico Ghiani)
2. BONGO BINGO (Sebastiano Murtas)
3. BUIOTTO (Andrea Farris)
4. FARSALO (Luca Veneri)
5. LIMPIDU DE ZAMAGLIA (Simone Mereu)
6. MOEDI (Paride De Mauro)
TERZA PROVA
1. MISSISIPPI (Federico Ghiani)
2. GIUNKO (Alessandro Chiti)
3. LEZERA (Massimo Columbu)
4. GIRA E RIGIRA (Gianluca Mureddu)
5. MOSEí DE P.ULPU (Dino Pes)
6. LAMPO DE AIGHENTA (Virginio Zedde)
28 Giugno 2011
PROVE MATTUTINE DI ADDESTRAMENTO
DEL 27 GIUGNO 2011
10 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 11
CAVALLI AMMESSI ALLA TRATTA DEL 29
GIUGNO
29 Giugno 2011
N∞ CAVALLO PROPRIETARIO
1 ELFO DI MONTALBO Francesca Manfredi
2 ELYSYRIO Alessandro Fontani
3 FARSALO Luca Veneri
4 FEDORA SAURA Augusto Posta
5 FREESBY Luca Francesconi
6 GAMMEDE Francesco Maria De Mauro
7 GIOSTREDDU Fabrizio Catocci
8 GIRA E RIGIRA Marco Sampieri
9 GUADALUPE Lucia Toto
10 GUESS Fabio Romanelli
11 INDIANOS Benedetta Gualtieri
12 INSOMMA Fabio Romanelli
13 ISTEMMA Pietro Porcu
14 ISTRICEDDU Serena Butteri
15 IVANOV Alessandro Fontani
16 LAMPANTE Alessandro Bandini
17 LAMPO DE AIGHENTA Marco Raveggi
18 LARDOí Stefano Paccagnini
19 LEZERA William Castrica
20 LO SPECIALISTA Fabio Fioravanti
21 LOTAR DE BONORVA Alberto Manenti
22 LU MUTU DI GALLURA Niccolino Floris
23 MACHINE GUN Luca Veneri
24 MARROCULA Alessandro Favilli
25 MESSI Giuseppe Zedde
26 MIGUEL Simone Santi
27 MISSISIPPI Luigi Migheli
28 MISSISSIPPI Osvaldo Costa
29 MOEDI Augusto Bramerini
30 MONTIGU Roberto Danesi
31 MOSEí DE P.ULPU Andrea Nepi
32 NICOLAS DE P.ULPU Mark Harris Getty
33 NOTTAMBULO Luigi Migheli
PANTERA
CAVALLO: MIGUEL
FANTINO: LUIGI BRUSCHELLI DETTO TRECCIOLINO
Luigi Bruschelli è sul suo Miguel nella Pantera. Un cavallo che va spinto e accompagnato con il suo allenatore che può mettere tanta esperienza. Un’accoppiata affascinante, perché nulla in Piazza è impossibile ed è bello crederci sempre.
Foto di Linda Frosini
Tra i capitani, nei giorni
precedenti alla tratta, c’è
stato chi ha bluffato, chi
ha dichiarato apertamente
di non volere i big, chi alla
domanda ha cambiato argomento e chi i big invece
li voleva. Fatto sta che le
voci sono chiare: Fedora e
Istriceddu hanno speranze
solo se c’è Giostreddu, ma
non è nemmeno detto quello. Così, quando alle 7,30
del 29 mattina gli iscritti
sono 31 con le defezioni di
Freesby e Giostreddu, c’è
chi tra i capitani si sfrega le
mani. La notizia pesa come
un macigno sulla presenza di Fedora Saura e Istriceddu: il lotto basso è cosa
quasi certa. Anche i cavalli
lo capiscono e Istriceddu di
rincorsa nella terza batteria
sembra esprimere perfettamente il concetto di “o gioco
o do noia”, facendo due finte
nelle quali per una volta ci
cade Paride De Mauro da
Moedi. Fedora invece, con
il suo elegantissimo manto
bianco, si limita ad un trotterello per farsi vedere stupenda come sempre. Edonismo puro. Basta aspettare
le dodici e qualche minuto
per capire che dalla tratta è
uscito un lotto basso se non
bassissimo. Quattro cavalli
esperti, nessuno strafavorito, e sei esordienti. Alla
faccia di chi la provincia
non l’aveva fatta. La scelta
stupisce i più: va bene lotto
basso, ma qualche esperto
in più ci si poteva inserire.
Salteranno Bruco e Lupa,
ma solo per l’esperienza dei
loro cavalli.
l’assegnazione
la tratta
TARTUCA
CAVALLO: IVANOV
FANTINO: GIOSUè CARBONI DETTO CARBURO
Hanno scelto il soprannome di Carburo, per Giosuè Carboni. Lo scattante Ivanov si fa
vedere nelle prove e anche Carboni non dispiace. Per la sua partenza bruciante è come
il Carburo appunto, un gas letale.
12 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 13
DRAGO
CIVETTA
Marrocula denota di avere grande testa e
temperamento. Nelle prove, anche se non è
spinta al massimo, la cavalla della Civetta,
la prima figlia di Bombolino al Palio, fa vedere che ci potrebbe stare. E Andrea Mari
è una certezza, sia per esperienza che per il
Castellare.
CAVALLO: INDIANOS
FANTINO: ALESSIO MIGHELI DETTO GIROLAMO
Sulla carta, Indianos è tra i migliori. Alessio Migheli ha la sua grande occasione
di mettersi in mostra in un Palio senza i veri big assoluti. Se il cavallo, velocissimo in partenza, non farà brutti scherzi, il Drago sarà un sicuro protagonista di
questo Palio.
CAVALLO: MARROCULA
FANTINO: ANDREA MARI DETTO BRIO
OCA
Un capitombolo non affatto simpatico nella dinamica e una brutta caduta per Giovanni Atzeni
nella quarta prova. Mississippi, cavallo che
già nel 2010 aveva le potenzialità per correre
il Palio, perde quotazioni la mattina della pro-
va generale per un Casato decisamente brutto.
Ma il motore c’è, basta un po’ di coraggio.
CAVALLO: MISSISSIPPI
FANTINO: GIOVANNI ATZENI DETTO TITTIA
BRUCO
CAVALLO: LAMPANTE
FANTINO: GIUSEPPE ZEDDE DETTO GINGILLO
Lampante non si discute. Forte, veloce: una femmina col fisico da maschio. Gingillo nei quattro giorni cede la poltrona ad Alberto Bianchina per la prima prova e accorda leggermente il
suo strumento. Il Bruco può suonare una musica perfetta.
14 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 15
ISTRICE
valdiMONTONE
La rivale? Perché no. Valter Pusceddu inventa una nuova figura lasciata da parte nel Palio e trova un giubbetto
pesante. Nell’Istrice c’è Moedi che dà poche speranze di
successo con la Lupa sulla carta ad alta quota. Ma Bighino sa il fatto suo.
L’accoppiata si era rivista. Scompiglio e Lo Specialista
hanno corso nell’Onda nel 2010 e hanno trovato sulla
loro strada vari ostacoli che non sono riusciti a superare.
Basterà trovare l’occasione giusta in un Palio in cui non
ci sono le grandi potenze dell’agosto 2010. Fattibile.
CAVALLO: MOEDI
FANTINO: WALTER PUSCEDDU DETTO BIGHINO
LUPA
Eccola, l’occasione della vita. Magari non c’è da
vincere, ma da essere competitivi sì. La nonna del
Palio si affida ancora a Gianluca Fais su Elfo di
Montalbo. Potenzialmente l’accoppiata più importante di questo lotto, con un Istrice da evitare.
CAVALLO: ELFO DI MONTALBO
FANTINO: GIANLUCA FAIS DETTO VITTORIO
CAVALLO: LO SPECIALISTA
FANTINO: JONATAN BARTOLETTI
DETTO SCOMPIGLIO
16 Le Stelle del Palio
29-30 Giugno • 1-2 Luglio 2011
Ci sono dei momenti in cui non importa di che contrada siamo. Se corriamo, se non corriamo, se quella coinvolta è la nostra rivale. A Siena prima
viene il Palio e poi le contrade; prima i cavalli degli uomini. Le contrade?
Sono tutte belle. Perché se non fossimo in diciassette il Palio non sarebbe
bello così com’è. E il Palio, al contrario di come molti potrebbero pensare,
noi lo vogliamo correre in dieci. Siena ha pianto uno dei suoi eroi come
se fosse il primo dei suoi figli. La quarta prova è bastata a prescindere a
rovinare la nostra Festa. Siamo i primi addolorati, i primi a soffrire della
situazione, noi senesi. Non aspettiamo con il fucile puntato. Piangiamo
per i nostri dolori. Anche se, guardando tutto quello che facciamo, non ce
lo meritiamo affatto.
29-30 Giugno • 1-2 Luglio 2011
LE PROVE
Le Stelle del Palio 17
18 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 19
2 Luglio 2011
IL PALIO
Ambrosione chiama otto contrade al canape e l’unico
“pericolo di ordine pubblico” viene evitato dalla sorte. Istrice al primo, Lupa all’ottavo posto. Nel mezzo
Bruco, Montone, Tartuca e Drago, con l’Oca alta e
la Pantera bassa. Di rincorsa la Civetta. Ambrosione
chiama tutti fuori una sola volta. Andrea Mari ascolta
tutti, senza distinzione di faccia o giubbetto. Poi si
decide ad entrare subito. Dà una mossa “politica”,
con la Pantera al secondo canape e tutti e nessuno,
Bruschelli a parte, lasciato lì. Forse Ambrosione,
dopo sette minuti di mossa, poteva essere più esigente, ma di mosse ne sono state date parecchie peggiori.
In testa il Bruco e il Montone, con il Bruco all’interno
e Scompiglio che nerba Gingillo alla Fonte per cercare di passare. L’Istrice punta il radar e attraversa
tutta la pista per andare, all’altezza dell’angolo dei
barbareschi, a prendere in pieno la Lupa. Le nerbate
a San Martino tra Vittorio e Bighino sono d’altri tempi. Il Drago e la Tartuca sono a ruota dei battistrada
e Migheli entra in terza ruota a San Martino. Il Bruco gira, il Montone va largo ai materassi. Il Drago
pur entrando largo si salva, l’Oca si infila dietro al
Bruco e la Tartuca trova un intralcio nella Civetta
che entra a tutta velocità all’interno di tutti e finisce
ai materassi, la Pantera cerca di prendere il viottolo
dell’Oca. Al palco delle comparse è Bruco primo, seguito da Oca, Montone e Drago. Gingillo può controllare, e pensa a controllare, quando Lampante prende
troppo stretta la curva e il fantino di via del Comune
trova prima lo spigolo, poi il bandierino e infine assaggia il tufo. Passa l’Oca all’interno in testa, mentre prima di girare al Casato la Civetta cade rovinosamente
trascinando nella caduta l’Istrice. Solo uno spavento
per tutti. E’ Oca. A Tittia basta controllare la scossa
Lampante che in realtà fa da tappo per due giri, con il
Drago terzo ad inseguire. Dietro bella rimonta, vana,
della Pantera. Fontebranda può festeggiare, è il quinto
Palio in quindici anni.
20 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 21
Il Consorzio per la tutela del Palio
di Senio Sensi
Amministratore Delegato
Consorzio per la Tutela
del Palio di Siena
Area Immagine
e Comunicazione
F
orse perché rappresento un po’ la memoria storica del Consorzio per la Tutela del
Palio di Siena, mi si chiede un
sintetico contributo per meglio
chiarire il ruolo, attuale e del
passato, di questo organismo
non troppo conosciuto e talvolta
criticato a sproposito.
Brevissimo excursus della vita
del Consorzio: nacque nel 1981
per far fronte all’abuso, se non
al plagio, cui erano soggette le
immagini relative alla nostra
Festa. Spesso il nome “Palio
di Siena” veniva abbinato ad
immagini pubblicitarie o, disinvoltamente, si sfruttavano le
nostre bandiere o addirittura i
figuranti del Corteo Storico, per
promuovere altre feste o sagre
nazionali.
Il primo Statuto, immodificato
anche dopo recenti revisioni,
affida il compito al Consiglio di
Amministrazione di proteggere
“l’immagine delle insegne,
degli stemmi e di quant’altro
fa parte del patrimonio delle
Contrade e del Palio di Siena”. Potrà anche “svolgere
ogni azione indirizzata alla
tutela ed alla promozione
delle immagini che torni a
vantaggio delle Contrade e
del Palio”. Quindi: tutela e
promozione; ovvio che per
immagini si intenda sia quelle
in movimento che le foto, così
come i prodotti che rappresentino i colori e i simboli delle
Contrade.
Da allora ogni qual volta gli organi competenti si sono impegnati in una vertenza legale, su
consiglio degli esperti e quindi
evitando i rischi di sentenze
non favorevoli che avrebbero
fatto giurisprudenza, i risultati
sono stati positivi: sia in ordine
a diffide con immediata remissione da parte delle controparti
(e potremmo citare molti casi
anche attuali), sia con pronunciamenti delle autorità giudiziarie che hanno fatto prevalere le
nostre giuste ragioni.
Intanto cresceva l’attenzione
dei media nazionali e mondiali
verso quel “qualcosa”, talvolta
a loro poco comprensibile, che
si svolgeva nella Piazza del
Campo e nei Rioni. La Rai aveva debuttato con una trasmissione del 1954, ma solo dagli
anni intorno al 1970 la presenza
sul tufo delle telecamere ebbe
continuità. Nacquero in quegli
anni le tv locali che consentirono, e consentono tutt’oggi, una
“copertura” totale di quanto avviene nel rituale paliesco.
Non sempre gli impegni profusi rendevano giustizia ai valori
più genuini della nostra Festa:
assieme agli splendidi documentari di Emmer e di Frajese
ci furono quelli problematici,
se non aspramente critici, di
Costanzo oppure i film in cui
nostri monturati erano chiamati
a fare tappezzeria. Citiamo per
tutti il film con Celentano “Il
burbero”…
La presenza libera di telecamere, macchine da presa, fotografi
più o meno professionali, nonché la gestione spettacolarizzante di tutto quanto riguardava
la nostra manifestazione, con
aggressioni piuttosto violente
e immotivate da parte dei cosiddetti animalisti, consigliò
a Comune e Magistrato delle
Contrade di mettere un po’ d’ordine nella materia. Nel 1994
furono cedute, a titolo esclusivo, le immagini dalla Piazza al
Consorzio per la Tutela del Palio, mentre si faceva sempre più
pressante il bisogno di disciplinare l’utilizzo dei simboli delle
Contrade da parte di produttori
di ogni genere di oggetti. Tale
cessione è stata rinnovata, fino
ad oggi, ogni tre anni.
Intanto, nel 2004, fu modificato
lo Statuto con la creazione di due
settori, il Marchio e l’Immagine
e Comunicazione, affidati a due
Amministratori Delegati con
l’impegno di curare al massimo
possibile tutto quanto si riferiva alla Festa. Fondamentale, a
questo scopo, fu la registrazione
presso le autorità competenti,
dei simboli e dei colori di ogni
Contrada, cosa questa che autorizza il Consorzio a pretendere
il rispetto assoluto dei prototipi,
pena l’annullamento dei contratti o il ricorso alla autorità
giudiziaria con vittoria certa.
Da qui nasce l’obbligo da parte
di chiunque voglia produrre oggetti raffiguranti le Contrade, di
far verificare il prodotto, accettare le modifiche richieste e firmare un vero e proprio contratto
non sempre a titolo gratuito.
Ovviamente viene privilegiato
il rispetto dei simboli alla parte
economica.
Tema da sempre dibattuto é
poi quello delle riprese da parte delle tv. Appunto dal 1994
le immagini sono prodotte, in
esclusiva, da un service scelto
dal Consorzio; nessun altro può
filmare ciò che avviene in Piazza se non per fini privati. Chi
intende produrre trasmissioni
televisive o documentari (così
come la RAI che ha l’esclusiva
nazionale della “diretta”) deve
rapportarsi con il Consorzio da
cui riceverà collaborazione ma
anche indicazioni affinché la
divulgazione della nostra Festa
non si limiti al racconto, magari
spettacolarizzato, dei 75 secondi della corsa quanto invece a
cogliere l’aspetto fondamentale
del ruolo delle Contrade, della
loro storia, delle finalità che si
esaltano in tutto quanto riguarda il Palio, ma che si estendono
soprattutto alla difesa dei valori
più importanti quali la solidarietà, l’identità, la difesa della
tradizione.
L’impegno è spesso foriero di
buoni risultati, ma di certo il
fatto che le immagini siano di
esclusiva competenza del Consorzio facilita l’imposizione di
questa scelta che niente tende a
censurare ma che mira ad ottenere un racconto corretto e culturalmente elevato delle nostre
antiche istituzioni.
Si discute da anni sul fatto che
la presenza delle telecamere
abbia facilitato l’attività, spesso in malafede, di quanti denigrano il Palio e ci accusano di
maltrattamento dei cavalli. Una
manifestazione come la nostra,
seguita già ottanta anni fa – ad
esempio – dai cinegiornali (vedi
i filmati degli anni ’30 del passato secolo), non poteva e non
può passare inosservata e quindi l’unico modo per difenderla è
quello di proteggere le immagini in uscita oltre a “comunicare” con tutti i media, tv, radio,
carta stampata e ora anche il
web, nel modo più completo e
approfondito possibile.
Il tentativo di “chiudere le porte” e ritenere che il Palio possa,
nel terzo millennio, rimanere
appannaggio dei soli senesi è
niente altro che una utopia e,
anzi, la sola volontà espressa
renderebbe ancora più accanita
la battaglia contro i “censori”
che “si vergognano di mostrare
il loro …prodotto”.
A parte il fatto che, se davvero
Comune, Magistrato e Consorzio (si parla per assurda ipotesi)
decidessero di non trasmettere
il Palio in esclusiva, sarebbe
facilissimo, a cura di chiunque,
magari con un semplice tele-
fonino o una mini cinepresa,
documentare ciò che più danneggia la Festa venendo meno
anche la protezione del controllo delle immagini in uscita e
quindi favorendo la “pirateria”.
L’“esclusiva” non ci salva certo
da tutti i pericoli; basti pensare
alla possibile registrazione da
tv o documentari delle nostre
immagini e al loro parziale o
distorto utilizzo su un qualsiasi
social network. Ma queste sono
operazioni che vanno contro il
copyright e quindi sottoponibili, una volta individuato l’autore, ad aggressione con i mezzi
che la legge (talvolta carente)
può peraltro consentirci. Ed è
una opportunità da non perdere.
Mi sembra di poter dire che le
Contrade ed il Comune hanno
fatto quasi l’impossibile per tutelare la salute dei cavalli, tanto
che anche autorevoli membri
del Governo, cui si deve l’ordinanza che disciplina le corse
con gli equini, hanno espresso
la loro soddisfazione per come
Siena si comporta da anni in
tale materia. Allo stato delle
conoscenze, anche scientifiche,
non è possibile compiere altri
passi in questa direzione e pertanto nulla abbiamo da temere,
ma anzi dobbiamo divulgare la
ratio e i risultati di tale impegno. Se poi chi è pregiudizialmente contrario al Palio ed è
privo di strumenti conoscitivi
che, se vuole, può invece acquisire, continua nella sua campagna scriteriata e offensiva, non
rimane che prenderne atto e
continuare il lavoro su più fronti intrapreso, non curandosi di
loro se non per smentire menzogne e frutti di disinformazione.
Vigilare su quanto viene detto, scritto e documentato; indirizzare verso il racconto dei
giusti valori della Festa e delle
Contrade chi vuol divulgare immagini; operare in stretto collegamento con il Comune – organizzatore del Palio – e con le
dirigenze contradaiole; fare affidamento su quanti, contradaioli
e non, intendono difendere la
Festa informando i responsabili
del Consorzio su siti, blog ed altre diavolerie del web che usano
immagini in maniera abusiva,
questo ed altro il compito di
chi, in assoluto volontariato, si
dedica alla difesa di quel bene
prezioso che è il Palio. I risultati saranno pari all’impegno condiviso e i meriti, o le eventuali
colpe, non saranno delegabili. •
Probably because I represent
the recorded history of the
Consortium for the protection of the Palio di Siena, I
was asked to make my contribution and explain the
past and current role of this
organisation, about which
too little is known and which
has sometimes been wrongly
criticised.
The Consortium in short: it
was born in 1981 to tackle
the abuse, if not plagiarism, of the images that are
related to our Festival. The
name “Palio di Siena” was
often linked to advertising
pictures, and the images of
our flags and even of the paraders from the historic parade were impudently used
to promote other festivals at
a national level.
The first Statute, which has
never been changed despite recent revisions, entrusts
the Board of Management
with the duty to protect “the
images of the emblems, coats
of arms and anything that
belongs to the heritage of
the Contrade and the Palio
di Siena”. The Board can
also “take any action needed to protect and promote
the images that can benefit
the Contrade and the Palio”.
Therefore, protection and
promotion. Obviously, the
word “images” includes both
motion pictures and photos,
as well as products representing the colours and symbols
of the Contrade.
From then on, whenever the
competent authorities took
a legal dispute (after getting
legal advice and thus avoiding the risk of negative verdicts that would have set a
precedent), the results were
positive, both with regards to
warnings followed by immediate waiver on the counterparts’ part (many cases, also
very recent, could be mentioned), and to court judgements which acknowledged
our arguments as valid.
In the meanwhile, national
and international media coverage of that “thing” that
took place in the Piazza del
Campo and in the town districts - and that sometimes
they could hardly grasp became increasingly bigger.
Public service broadcaster
RAI was born in 1954, but it
was only from the beginning
of the 1970s that its cameras
started broadcasting regularly from the piazza’s tuff.
In those years, local TVs
were born, which guaranteed (and still guarantee)
a complete coverage of the
whole Palio ritual.
The efforts made did not always do justice to the most
genuine values of our Festival: besides Emmer’s and
Frajese’s wonderful documentaries, there were Costanzo’s problematic, if not
harshly critical, documentaries, or films where our paraders were mere wallflowers,
as in the film “Il burbero”
starring comedian Adriano
Celentano.
The free presence of cameras and of more or less professional photographers, as
well as the fact of having
turned everything that was
related to this event into a
show (with rather violent
and unjustified attacks from
so-called animal activists)
lead the municipality and
the judge of the Contrade to
regulate the matter. In 1994,
the rights on the images of
the piazza were exclusively
sold to the Consortium for
the Protection of the Palio,
while the need to regulate the
use of the Contrade’s symbols
by manufacturers of any sort
of objects had become increasingly pressing. Until today,
the transfer was renewed
every three years.
In the meanwhile, in 2004
the Statute was modified and
two new sectors were created: Branding, and Image
and Communication. Two
managing directors were put
in charge of each, who had
the task of taking the best
possible care of everything
that was connected with the
Festival. To this end, the official registration with the
competent authority of the
symbols and colours of eve-
ry Contrada became fundamental. This entitled the
Consortium to demand full
observance of the prototypes, under penalty of cancellation of the contracts or
of court appeal (which the
Consortium would certainly
win). For this reason, all those wanting to make objects
representing the Contrade
are obliged to verify the product, accept the required
modifications and sign a real
contract (not always without
compensation). Obviously,
the respect of symbols would
be more important than the
economic side.
Another controversial issue
is TV coverage of the event.
Since 1994, a broadcaster selected by the Consortium has
had exclusive rights to broadcast images from the Palio.
This means that no-one else
is allowed to film what goes
on in the square, unless for
personal use. Those who
want to produce a TV show
or a documentary (as well as
RAI, which has national exclusivity over live broadcast)
must refer to the Consortium,
from which they will receive
cooperation as well as instructions to ensure that our
Festival is not only presented
as a 75-second spectacular
race, and that people understand the essential meaning
of the role of the Contrade,
of their history, and of the
purposes that are supported
through all the things related
to the Palio and that include
first of all the protection of
fundamental values such as
solidarity, identity and the
defence of tradition.
This task usually leads to
positive results, but the fact
that the images are exclusively managed by the Consortium obviously makes it easier to enforce this decision,
which is not meant to ban
anything but is aimed to provide a correct and highly cultural account of our ancient
institutions.
For years it has been argued
that TV coverage facilitates
the activity of those who,
in bad faith, denigrate the
Palio and blame us for mistreating the horses. Such
an important event as ours,
which was already followed
by the newsreels 80 years
ago (see for instance videos
taken in the 1930s), could
not and cannot pass unnoticed. The only way to protect
it is therefore to protect the
images taken, as well as to
communicate with the media
(TV, radio, newspapers and
now also the web) in the most
accurate and exhaustive way
as possible.
The attempt to “shut the doors”, thinking that – in the
third millennium – the Palio
could be exclusively reserved to the Sienese, is only an
empty wish. The mere idea
of it would make the battle
against “censors” who “are
ashamed to show their product” even fiercer.
If the municipality, judge
and Consortium really decided (but this is an implausible hypothesis) not to have
the Palio exclusively broadcast, it would be extremely
easy for anyone – possibly
using only a mobile phone or
a small camera – to do what
is most harmful to our Festival, because the protection
of images would no longer be
regulated and piracy would
be encouraged.
Of course, exclusive rights
do not protect us from every danger: recordings of
TV shows or documentaries
could be partially or improperly published on any social
network. But these activities
infringe copyright laws and
(once the offender is identified) are liable to prosecution, despite the fact that the
law is sometimes inadequate
on this subject. Therefore,
this is an opportunity not to
be missed.
I dare say the Contrade and
municipality did everything
they could to safeguard the
horses’ health. Even important members of our Government (to which we owe the
law that regulates horse races) expressed satisfaction
with the way Siena has been
handling this. At the present level of knowledge (also
scientific) it is not possible
to make any other progress.
For this reason, we have nothing to fear. On the contrary, we must let people know
what is right and show the
results of our job. If those
who have prejudice against
the Palio and do not have
the right knowledge on the
subject (of which they could
get hold, if they only wanted
to) are determined to carry
out their unreasonable and
offensive campaign, the only
thing we can do is acknowledge that and keep working
on different fronts, only caring about refuting their lies
and misinformation.
Monitoring what is said,
written and documented;
orienting those who want to
publish images towards the
right values of the Festival
and of the Contrade; working side by side with the
municipality, which organises the Palio, and with the
managers of each Contrada;
relying on those who, whether they belong to a Contrada or not, are willing to
protect the Festival by informing the members of the
Consortium about websites,
blogs and other web contraptions where images are used
without authorisation: this
(and much more) is the job
of those who volunteered to
protect such a valuable thing
as the Palio. The results will
be equal to our engagement
and the merit, or the blame,
will not be ascribed to anyone else. •
of Senio Sensi
Managing Director
Consortium for the Protection
of thePalio di Siena
Image and Communication
Department
22 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 23
Americano con un cuore senese
joe bertone veterinario statunitense racconta perchè ama il palio
di Joe Bertone | foto di Costanza Maremmi
L
a mia conoscenza del
Palio si è evoluta nel
tempo da semplice
turista, a veterinario,
ad amico e infine più
significativamente a membro di
una contrada. Le conoscenze di
ognuno sono determinate da ogni
propria esperienza. La mia prima
visita a Siena avvenne nel 1994
dopo un congresso di veterinaria
ad Orvieto. Prima del congresso
alcuni amici vennero da me e mi
dissero “Devi andare a Siena.
Loro fanno il Palio, una corsa di
cavalli a pelo nella piazza della città”. Il mio primo pensiero
perplesso fu “a pelo?”. Siena e i
suoi cavalli mi sembravano una
buona idea. La priorità l’aveva
il mio intervento al congresso.
Questa raccomandazione mi risparmiò il problema di dovere
prendere la decisione da turista
in subordine al congresso. Ma
ancora ero distratto dal pensiero
di una corsa “nella piazza della
città e a pelo”.
Gennaio è uno splendido periodo per visitare Siena; è freddo,
piovoso e relativamente deserto. Mia moglie venne con me in
quello che fu un eccellente viaggio. Gli organizzatori del congresso trovarono le persone che
mi ospitarono a Siena. In pochissimo tempo divennero le persone che oggi considero cari amici
per tutta la vita. Mi raccontarono
del Palio tra i cocktails (penso
soprattutto ai bombardini), il
vino, il cibo e le partite a scopa.
Ancora il Palio non era niente
di più di un’interessante corsa
di cavalli. Mi sembrava curioso
che in ogni ristorante, bar o casa
dove entravamo ci fossero immagini più o meno eloquenti della
corsa o di una contrada. Questo
mi suggeriva che c’era una storia
e che questo avvenimento doveva essere importante per la gente
della città. Poi arrivò la domanda
“saresti interessato a diventare il
veterinario di una contrada?” Io
risposi di si, pensando che non
sarebbe mai successo…
Fui contattato e venni a vedere il mio primo Palio nel Luglio
del 1997. Lo studiai, misurai le
distanze, le curve, i giri, la superficie della corsa, i cavalli, le
ferrature, i fantini, la mossa, etc.
Perché non usare le gabbie, mi
chiedevo? Era una corsa di resistenza o una gara di distanza?
Studiai anche quello che potevo
sulla sua storia. La cosa di cui
non mi accorgevo era che stavo
studiando gli aspetti più superficiali. Gli aspetti tecnici del Palio
sono cambiati in questo periodo
ma le caratteristiche più importanti esistono/resistono da tanto
tempo, prima che fossi nato.
Gli sforzi della città, con il consulto dei veterinari e altri esperti,
hanno migliorato le caratteristiche tecniche della corsa. La sicurezza del cavallo ha la priorità
assoluta. I veterinari delle Contrade con i quali mi sono incontrato, sono del più alto calibro e
ritengono fondamentale il benes-
sere del cavallo. La previsita ha
migliorato i risultati della sicurezza. La scelta di specializzare
il fisico e lo stile dei cavalli li
rende più adatti in funzione di
questa corsa e di altri avvenimenti simili. I fantini sono più
specializzati nel loro allenamento. La superficie della pista è una
meraviglia scientifica e di ingegneria. Tecnicamente l’evento
si è evoluto e migliorato ma ho
avuto bisogno di molto tempo ed
esperienza per individuare le caratteristiche costanti, significative, preziose e veramente uniche
del Palio di Siena.
Negli anni in cui sono venuto a
Siena ho visto molti aspetti della
vita nella città e nella Contrada.
Sono stato onorato e colpito/
prostrato/umiliato nel vedere
con i miei occhi la Contrada dalla nascita alla morte. Le persone
che considero tra i miei più cari
amici vivono a Siena e vicino a
Siena. Le loro gioie e le loro tristezze mi stanno profondamente
a cuore. Sono stato onorato di
partecipare al battesimo contradaiolo e di essere battezzato. Io
ero l’ultimo ad essere battezzato
quel giorno e la mia madrina non
era una donna affascinante. Ho
visto bambini crescere e diventare adulti. Ho partecipato alla gioia delle feste, ho sentito le paure
e le preoccupazioni per le malattie e le perdite di persone che
consideravo amici e familiari. Ma
in tutto questo se dovessi identi-
ficare un momento rivelatore che
esprima la mia conoscenza del
Palio, di Siena e della sua tradizione, sarebbe il seguente. Non è
stata l’esperienza più eclatante
ma è quella che riassume come
la mia percezione del Palio si sia
evoluta. Nel 2010 una giornalista
straniera, che vive in Italia, visitò
la Contrada durante il Palio per
scrivere una storia per la stampa
tedesca. Chiese se poteva passare un po’ di tempo con noi e fu
benvenuta a farlo. Le domandai
quali impressioni dell’avvenimento emergevano dalla sua ricerca. Lei aveva esperienza dei
cavalli e fu molto onesta.
Disse tra tutte le altre cose “è
una strana corsa di cavalli”. Per
me chiunque descriva il Palio
come una “corsa di cavalli” ha
parecchio da imparare. Aggiunse
poi “i non-senesi vedono l’entusiasmo di Siena per il Palio come
una cosa un po’ folle”. Nel suo
ultimo giorno, le chiesi se la sua
impressione era cambiata. Lei fu
stupefatta di quanto non avesse
capito l’avvenimento. Era rimasta colpita dalla evidente attenzione, devozione e speranza che i
contradaioli avevano per il cavallo e il fantino. Il suo cuore fu toccato dalle espressioni che i bambini avevano quando potevano
vedere o toccare il cavallo nella
stalla. Lei aveva visto l’attenzione e la gioia dei genitori che
stavano vicino a loro. Vide che i
colori della contrada scorrevano
realmente nelle loro vene. Lei
aveva potuto vedere la profonda
natura familiare della Contrada.
Lei disse “le persone sono considerate folli quando credono di
avere raggiunto le più idilliache
aspirazioni nella vita. Quando i
non-senesi pensano che i senesi
siano pazzi stanno esprimendo la
loro incredulità per il fatto che
un’intera città avesse raggiunto
ciò che tutti desideravano avere per la loro vita. Ero attonito:
com’era possibile che questa
persona nel giro di tre giorni
potesse così chiaramente ed eloquentemente vedere le cose con
cui il mio cervello aveva lottato
per 17 anni? Ho letto poesia e
prosa che parlava di Palio. Loro
riassumono il Palio con le parole che seguono. Il Palio rappresenta l’emozione, l’aspirazione,
l’amicizia e la famiglia dentro
Siena e dentro la Contrada. Il
cavallo è il simbolo di questi attributi e guida la contrada nella
Piazza. Indipendentemente dalla
sua forza o dalla sua debolezza,
esso porta la speranza e l’affermazione della gente della città e
delle famiglie di tutte le contrade. Una volta queste parole mi
apparivano alte/vaghe, sopravvalutate e qualche volta scritte
per i turisti, per gli scrittori e i
poeti. Ora capisco che sono molto ben misurate e semplicemente
vere. •
My perception of the Palio has
evolved from tourist, to veterinarian, to friend and ultimately and most significantly
to a member of a Contrada.
One’s perceptions are defined
by one’s own experience. My
first visit to Siena was after a
veterinary congress in Orvieto in 1994. Before the congress, friends came to me and
said, “You have to go to Siena.
They have the Palio, a bare
back horse race in the piazza
of the city.” My first puzzled
thought was “Bareback?” Siena and horses sounded like a
good idea. My priority was my
presentations at the congress.
The recommendation saved
me the problem of having to
make the tourist decision for
after the congress. Yet still, I
was distracted by the thought
of a race, “in the piazza, bareback?”
January is a wonderful time
to see Siena; cold, raining
and relatively empty.
My
wife came on this trip, which
was excellent. My hosts in Siena were arranged by the congress. In a very short time my
hosts became people I now consider dear and lifelong friends.
They told me about the Palio
over cocktails (I think bombardinos among others), wine,
food and games of scopa. Still,
the Palio wasn’t much more
than an interesting horse race.
It was curious to me that each
restaurant, bar and home we
entered had some obvious or
discrete imagery of the race or
a Contrada. That indicated
to me that there was history
and that this event might be
important to the people of the
city. Then the question came,
“Would you be interested in
being a veterinarian for a contrada?” I said yes, thinking it
would never happen.
I was contacted and arrived
to see my first Palio in July,
1997. I studied it, measured
the distances, the turns, the
revolutions, the race surface,
the horses, the horseshoes, the
jockeys, the mossa, etc. Why
not use a gate I wondered?
Was it an endurance race,
or a distance race? I studied
what I could about its history,
as well. What I did not realize
is that I was studying its most
superficial features. The technical aspects of the Palio have
changed over my time, but the
most important features have
endured from long before I was
born.
The efforts of the city, in consultation with veterinarians
and other experts, have improved the technical features
of the race. Safety of the horse
is the absolute priority. The
veterinarians for the Contra-
das, whom I’ve met, are of the
highest caliber and hold paramount, the horses’ well being.
The provisita has improved
safety records. The move to
specialize the physique and
style of the horses make them
more appropriate in form and
function for this and other
events like it. The jockeys are
more specialized in their own
training. The track surface is
an engineering and scientific
marvel. Technically the event
has evolved and improved.
But it has taken great time and
experience for me to define the
durable, significant, precious
and truly unique features of
Siena’s Palio.
In my years coming to Siena,
I’ve seen many aspects of life
in the city and the Contrada.
I have been honored and humbled to witness the Contrada
from birth to death. People
I consider among my dearest
friends live in and near Siena.
I deeply care for their joys and
sorrows. I’ve been honored to
be part of baptisms, including my own. I was last to be
baptized that day and my godmother was not an attractive
woman/man. I’ve seen children grow into adulthood. I’ve
witnessed the joys of feasts,
felt the fears and concern for
illness and the loss of people I
considered friends and family.
But, in all that, if I had to identify one clarifying moment that
would express my understanding of the Palio, Siena and its
tradition, it would be the following. It is not the most impactful experience, but it summarizes where my understanding has evolved. In 2010, a foreign journalist, living in Italy,
visited the Contrada during
the Palio to write a story for
the German press. She asked
if she could spend some time
with us and she was welcomed
to do so. I asked her what
impressions she carried to the
event from her research. She
had horse experience, and she
was honest. She said, amongst
other things, “It’s a strange
horse race.” For me, anyone
who describes the Palio as a
“horse race” has a great deal
to learn. She added, “Outsiders see Siena’s enthusiasm for
the Palio as a little crazy.” On
her last day, I asked if her impressions had changed. She
expressed astonishment at the
level of her misconception. She
was impressed with the clear
caring, devotion and hope the
Contrada members had for the
horse and jockey. Her heart
was touched by the expressions
of the children who reached
for the horse in the paddock.
She saw care and joy in their
parents who stood by them.
She saw that the colors do run
through their veins. She could
see the deep family nature of
the Contrada. She said, “People are viewed as crazy when
they believe they’ve achieved
the most idyllic aspirations
in life. When outsiders think
people in Siena are crazy, they
are expressing their disbelief
that an entire city has achieved
what they wish they all had in
their own lives.” I was astonished. How is it possible that
this person in 3 days could
so eloquently and clearly see
what my brain has struggled
with for 17 years?
I have read poetry and prose
discussing the Palio. They
summarize the Palio in words
like the following. The Palio
represents the emotion, aspiration, friendship and family
within Siena and the Contrada. The horse is the symbol
of those attributes and leads
the Contrada to the Piazza.
Regardless of the horse’s
strengths or weaknesses, it
carries the hope and affirmation of the people of the city
and the family of all the Contradas. At one time, to me
those words sounded lofty,
overstated and something for
tourists, writers and poets.
I now understand that they
are well measured and simply
true.•
24 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 25
Siena e i suoi giorni speciali
che il luogo centrale della loro Contrada è la chiesa di Santa Caterina che è
posta più in basso rispetto alla Piazza.
Al contrario, i contradaioli dell’Istrice,
quando vanno nella stessa direzione, dicono “Si va in giù” perché dalla Porta
di Camollia il tragitto verso Il Campo è
in discesa. Ovviamente gli aggettivi sono
invertiti quando dal centro si ritorna a
casa: quello che è certo è che a Siena si
cammina sempre molto!
dall’ippodromo di san rossore alla conchiglia di piazza
Testo e foto di Enrico Querci - Giornalista - Ufficio stampa Alfea
BENESSERE & CONOSCENZA
In questi ultimi anni si è parlato molto
(straparlato, spesso) del benessere degli
animali e delle censure da porre su alcune manifestazioni popolari nelle quali gli animali, i cavalli nel nostro caso,
sono protagonisti. Premettiamo che questo è un interesse precipuo di chiunque
ama i cavalli e della gente di Siena in
particolar modo. Stupisce la leggerezza
con la quale vengono scagliate certe ministeriali sentenze, talvolta riprese ancor
più leggermente dai media nazionali che
somministrano al popolo televisivo dei
calderoni nei quali rimestano tutto il
peggio di. Non stupisce, quindi, che si
sentano levare clamori, proteste da parte
di chi ode ma non conosce. Ecco, la conoscenza è la chiave di volta per cercare
di capire dove e come intervenire e correggere ma prima di parlare è necessario
documentarsi accuratamente e considerare che questo nostro Paese ha magnifiche tradizioni millenarie delle quali
tenere conto. E che il Palio di Siena è
una di queste e che ha il cavallo come
attore principale.
IL RISIKO MEDIEVALE
Decine di migliaia sono le persone che
affollano il Campo nel giorno del Palio.
Turisti che vengono anche da molto lontano per assistere a questo evento, eppure la maggior parte di loro sa poco o
niente di quello a cui sta per assistere.
Non conoscono le regole, i simboli, le
Contrade. Ma allora, perché sono qui?
Perché sono attratti dalla storia che si
perpetua, dal fascino di uno spettaco-
lo apparentemente sempre uguale a se
stesso ma che, in realtà, è ogni volta unico, perché il cavallo è il protagonista e
perché la contestualizzazione del Palio
in uno dei luoghi più belli del mondo fa
il resto. Gente che arriva da ogni angolo
della terra per vederlo e, per contrapposizione, persone che da anni vivono a
Siena per motivi di studio e di lavoro e
che si disinteressano completamente al
Palio. Perché? Uno dei motivi addotti è
che non si tratta di una corsa “regolare”, che è truccata. Ma come, se il bello
del Palio è proprio questo! Avete mai
giocato, quando non esistevano i giochi
elettronici e il pc, al Risiko? Un gioco
da tavolo noiosissimo dove vinceva chi
riusciva a conquistare il mondo con i
suoi carri armati, con battaglie portate
avanti tra strategia e lancio di dadi dove,
quindi, l’abilità del giocatore si mescola
con la fortuna.
Beh, il Palio è una sorta di Risiko medievale dove lo scopo è conquistare il
Cencio e, allo stesso tempo, cercare di
metter di mezzo i propri rivali. A Siena
se non si gode per una propria vittoria
si può gioire delle disgrazie (paliesche)
altrui. Ed è tutto il contrario che noioso,
solo che per conoscerlo e apprezzarlo ci
si deve spogliare della veste di turista
e cercare di calarsi (cosa difficile ma
non impossibile), in quella di senese. Si
potrebbero comprendere molte cose, la
prima di tutte è che i sentimenti che trasudano da un senese quando si parla e
si gioca al Palio sono tutti veri e sinceri.
Non c’è finzione, non c’è esagerazione,
qui è come tornare indietro nel tempo
anche se si è vestiti con jeans e t-shirt si
è nell’animo paggi e cavalieri, tamburini
e capitani, priori e barbareschi. Si capirebbe che per un contradaiolo è poi un
onore vestire in costume per partecipare
al corteo storico e sfilare per tutta la città
e in piazza, indossando i preziosi velluti
e broccati, nonostante i 40 gradi di temperatura con il rischio ricorrente del colpo di calore. E commovente è l’inizio del
corteo da ogni singola Contrada, quando i figuranti vengono salutati da amici
e parenti con abbracci e baci, proprio
come se fossero in procinto di andare
alla guerra e, in fin dei conti, si tratta
proprio di una sorta di battaglia, il Palio,
(non a caso non ci sono costumi femminili nel corteo storico) dove l’abilità diplomatica e l’astuzia del Capitano e dei
suoi fidi si trova poi di fronte anche alla
dea bendata che è l’unico Personaggio
del Palio che non può esser comprato. A
nessun prezzo.
LA SORTE E IL RAGAZZINO
Il Palio è un misto di abilità, strategia
e fortuna. Mettete questi ingredienti
nel mixer a forma di conchiglia che è la
Piazza del Campo, agitate bene ed ecco
servito il vincitore del Palio. Impossibile
quantificare quanto influisca percentualmente l’abilità dei Capitani delle Contrade nel tessere rapporti durante l’anno
e nei giorni del Palio, ma tutte queste
trame possono esser buttate all’aria dalla
fatalità. Perché, poi, alla fine dei conti,
ci vuole soprattutto molta buona sorte
per conquistare l’ambito Cencio. Fortuna che la corsa si svolga favorevolmente, che l’estrazione regali una posizione
buona alla mossa ma, soprattutto, che il
cavallo sorteggiato sia di quelli che vanno forte sul tufo.
Già, perché alla fine quello che conta a
Siena è avere un buon cavallo per il Palio: è lui l’oggetto del desiderio, è lui il
protagonista, è lui l’essere più amato e
coccolato (sempre, e non solo nei giorni
della Festa, checché ne dicano ministri
disinformati!). Il Palio lo può vincere il
cavallo scosso ma non il fantino di corsa e neppure i contradaioli. Pertanto, il
momento chiave ai fini della vittoria, è
quello della Tratta, cioè del sorteggio dei
cavalli dopo che i Capitani hanno scelto
i 10 tra quelli giunti alle batterie che si
svolgono quattro giorni prima del Palio.
Nomi noti e nuovi in Piazza per guadagnarsi un posto tra i prescelti tra i quali
ci sono cavalli già vincitori di Palio, altri
più o meno esperti, gli esordienti. Quando i cavalli più famosi entrano in piazza
per le rispettive batterie, il loro passaggio per raggiungere i canapi è accompagnato dall’incitamento e dall’applauso
dei bambini senesi che li salutano sventolando il loro fazzoletto colorato.
Una volta che i Capitani hanno effettuato
la difficile scelta, è il momento del sorteggio per formare le accoppiate cavallo
- Contrada. La cerimonia ha la sacralità
di una funzione religiosa e il cerimoniere è il Sindaco di Siena che mostra tutti
i biglietti che riportano numeri e nomi
delle Contrade prima di inserirli nelle
capsule anonime che due paggi inseriscono nelle due urne trasparenti poste
alle estremità del lungo tavolo. Ecco così
individuato il vero artefice della vittoria
di questa o di quella Contrada. E’ proprio lui, un ragazzino che avrà si e no
11 o 12 anni. E’ serio, compreso nella
parte. Chissà come si chiama, qual è la
sua Contrada, di quali colori è dipinto
il suo cuore. E’ impassibile, forse non è
senese ... ma si, lo è per forza ed è calato
nella sua parte, ma non recita. E’ spon-
avevano aperto la cerimonia squillano di
nuovo per dire “E’ finita, adesso è Palio”. Le autorità tornano in Comune, e
anche l’imperturbabile paggio lascia il
palco. Non l’accenno di un’espressione
diversa anche se la tensione si è allentata. Nei suoi ricordi questi momenti resteranno indelebili perché lui è stato la
buona Sorte in questo Palio.
I COLORI
Chiedete a un senese quali sono i suoi
colori preferiti e scoprirete a quale Contrada appartiene. Son tinti dentro, i senesi, di quei colori sotto i quali sono stati anche battezzati. La loro visione delle
cose è molto deviata dai colori della loro
Contrada ma anche da quelli della Contrada avversaria. Provate a passeggiare
con una bella maglia rosa per le vie del
Nicchio e vi sentirete gli occhi addosso
perché quello è il colore del Valdimontone. Indossare una maglia gialla e nera
e passate per le vie dell’Aquila e la gente vi sorriderà incrociandovi. Il peggior
scherzo che potreste fare a un senese
sarebbe quello di fargli indossare delle
lenti che trasformino i colori in altri, inducendoli in un daltonismo che li farebbe andar fuori di testa. E questo vale in
tutti i giorni dell’anno e anche in tutti
i posti al di fuori di Siena dove potreste incontrare uno di loro. Il bello, è che
non si trattengono dal dirtelo, nel bene e
nel male, anche se tu non sai veramente niente di Palio e non sei mai stato in
quella città!
IN SU E IN GIU’
Camminare a Siena per un paio di giorni
lascia il segno. Per chi abita in territorio
pianeggiante i saliscendi per le magnifiche vie del centro storico sono inevitabile fonte di dolore muscolare. Quando i
senesi si spostano in centro, dicono che
vanno “in su o in giù”. Planimetricamente la centralità indiscussa della città
è rappresentata dalla Piazza del Campo.
Altimetricamente, invece, dipende dalla
Contrada di riferimento. Per esempio,
gli Ocaioli dicono “Si va in su”, visto
Palio for ever
di Giulio Predieri – Medico veterinario
taneamente serio, misurato, compassato.
Chissà perché hanno scelto proprio lui
per estrarre dall’urna equina i bigliettini che corrispondono ai nomi degli altri
attori, quelli a quattro gambe. Il Palio
è nelle sue mani e, forse, lo sa bene: è
lui la Sorte. Estrae la capsula, con passi
sempre uguali la porta al Sindaco che la
apre e mostra al popolo il numero declamandolo ad alta voce. Lui, il paggio, si è
però già riportato vicino all’urna. Non un
sorriso, non una smorfia man mano che i
numeri e i cavalli vengono estratti.
La sua espressione non muta, sia che il
cavallo estratto sia un esordiente, sia che
si tratti di uno dei più attesi, incurante
delle esclamazioni e delle acclamazioni
dei popoli presenti in piazza.
Il sorteggio si esaurisce, le chiarine che
Ho accettato di scrivere queste righe per assecondare la richiesta di amici senesi che, in recenti
edizioni del Palio, mi hanno dimostrato stima e
considerazione non comuni, permettendomi di
condividere i momenti più intimi e toccanti della
vita di contrada.
Non ho la presunzione di essere un esperto di questioni Paliesche, né d’insegnare qualcosa ai senesi
in fatto di Palio.
Vorrei piuttosto offrire un contributo personale a
sostegno di una Festa meravigliosa, con la speranza che le mie considerazioni possano tonare
utili a chi deve condurre il Palio lontano nel tempo,
per la gioia e la formazione dei futuri rampolli del
popolo senese.
Allora, cari senesi, ecco il mio punto di vista: commettereste un grave errore se consideraste il Palio
una questione soltanto vostra.
Certamente per secoli lo è stata ma ora il Palio è
troppo famoso, eccitante ed intrigante perché le
sue grida non arrivino dall’altra parte del globo in
una manciata di millisecondi dalla caduta dei canapi, magari grazie ad uno smart phone nelle mani
abili di un bambino giapponese.
Il 2 di luglio e il 15 di agosto di ogni anno Piazza del
Campo si dilata per comprendere il mondo intero,
il Palio è di tutti.
Anche se non sarà mai imitabile ed omologabile è
un evento che tende a diventare sempre più glo-
bale, chi vi assiste dalla piazza contrae una sorta
di appassionante malattia contagiosa che non concede spazio di manovra agli anticorpi; più lo vivi
da dentro, più il Palio ti emoziona e l’eccitazione
rischia di sopraffarti.
Conosco veterinari di contrada e di lungo corso che
nell’ora fatidica della mossa fuggono in albergo per
assistere alla carriera dall’attenuante filtro televisivo, lo struggimento è troppo forte per concedergli
di rimanere nel Campo, altri assumono betabloccanti per controllare tachicardia ed extrasistole.
Sono i frutti dell’alchemica magia del Palio composta di sogni, passione, ansia, disperazione, dolore,
pianto, urla, gioia, cori, feste, notti insonni, senso di
morte e di rinascita.
I turisti, dopo essere stati appollaiati per ore sui
RUMORI
Il Palio di Siena si può vedere centinaia di volte in televisione, ma quello che
le immagini non potranno mai trasmettere, sono i suoi rumori. Gli inni delle
Contrade, i cori, gli sberleffi verso le
nemiche: questi canti accompagnano i
movimenti dei popoli di Siena, quando
arrivano con i cavalli in Piazza, quando
li riportano alla stalla, alla cena della
prova generale. Ogni momento è buono
per cantare. Le prime strofe le canta uno
solo o pochi, poi la massa si unisce in
una sola, potente voce. I tamburini e
le chiarine sono la base ritmica e melodica del Palio. La grande conchiglia
fa da cassa armonica durante il corteo
storico che precede la corsa, mentre i
rintocchi del Campanone martellano il
tempo e poi lo sparo del mortaretto. Lo
sai che sta per avvenire ma ti sorprende
e ti fa venire un colpo ogni volta. Quello
che più impressiona, però, è un rumore
strano che si materializza non appena
il Mossiere riceve la busta che riporta
l’ordine segreto d’ingresso tra i canapi.
A quel punto sulla Piazza scende un silenzio irreale, si sente lo strappo della
busta, e tale mantello cala e rimane sulla
folla fin che il Mossiere non chiama la
prima Contrada. A questo punto c’è un
primo boato, ma poi subito silenzio (un
palchi del Campo, portano in terre lontane racconti
enfatici e stupefacenti; non ha nessuna importanza
che abbiano capito solo una minima parte di ciò
che è successo sotto i loro occhi, quello che conta per le sorti del Palio è che attirano altri turisti,
novelli giudici improvvisati e di conseguenza incontrollabili giudizi che possono scadere nel luogo
comune.
Inoltre la cassa di risonanza del Palio è talmente
potente da attirare folte schiere di politici di vario
genere e grado, esattamente come il miele attira
insetti di diverse specie, si tratta di un fluido irresistibile per chi non vuol perdere l’occasione di farsi
un enorme spot elettorale a buon mercato.
Può succedere che alcuni di loro provino un tale
amore per i cavalli da non averne mai posseduto
uno, ma che, in compenso, dopo aver consultato
sondaggi d’opinione, abbiano deciso di provare
sentimenti pietosi per i cavalli del Palio, non importa l’artificialità degli stessi, l’importante è che appaiano, che diventino mediatici e di conseguenza si
trasformino in consensi elettorali.
Solo così si spiegano affermazioni paradossali che
individuano nel Palio un deterrente per il turismo
internazionale, nonostante un cornicione cada nella sera della Festa e guarda caso colpisca proprio
un turista!
Forse occorre dire che non è amore vero per i
cavalli quello che minaccia l’introduzione di regole
che ne vietano l’utilizzo per fini agonistici o sportivi,
perché senza sport e competizioni i cavalli scomparirebbero dal territorio.
Vi rimarrebbero pochissimi esemplari destinati alla
macellazione per la produzione di alimenti che non
sembra essere la condizione più auspicabile persi-
po’ meno di prima) per sentire il nome
della seconda e così fino a che non restano solo due cavalli fuori dai canapi e
tutti vogliono sapere chi sarà di rincorsa.
Fuori dai canapi resta così solo l’ultimo
barbero, quello che sancirà il momento
della partenza.
Ma il rumore più bello in assoluto del
Palio lo si può percepire solo nelle prove
del mattino, quando in Piazza ci sono pochi spettatori, restando vicini alla pista:
è quello ovattato degli zoccoli sul tufo, il
galoppo leggero che non alza polvere e
che è musica per le orecchie di chi ama
questo gioco.•
no da un punto di vista animalista.
Ritengo, senza poterlo dimostrare, che qualsiasi
cavallo preferirebbe rischiare di morire di schianto
al galoppo piuttosto che tremante nell’invincibile
corsia di un macello, pur non potendo sapere che,
dopo aver corso il Palio, verrebbe ospitato in accoglienti “pensionati” vita natural durante.
Anche su questo varrebbe la pena di far riflettere
quelli che giudicano senza conoscere.
Allora credo sia doveroso investire in comunicazione, in cultura e in sicurezza perché tutto è perfettibile e in divenire, persino le secolari tradizioni
Paliesche.
La sicurezza dei fantini e dei cavalli deve essere
cercata in tutti i modi; se fossero chiamate nel
Campo nuove conoscenze, unite a tecnologie
d’avanguardia e a materiali di ultima generazione,
potrebbero dare una svolta decisiva alla sicurezza
del Palio nel pieno rispetto delle sue tradizioni secolari ovvero senza alterarne lo spirito, la spettacolarità e il significato più profondo.
Competenze ed esperienze adeguate non mancano ma la soluzione di una problematica così
complessa richiede un approccio multidisciplinare,
anche di tipo scientifico, perché non esiste una
sola categoria professionale che padroneggi tutte
le abilità utili allo scopo.
Affiancare nuove professioni ad arti e mestieri
secolari può rappresentare una soluzione vincente: ingegneri, fantini, sociologi, allenatori, allevatori, veterinari, medici, fisiologi, farmacologi,
maniscalchi, informatici, esperti di comunicazione
siano chiamati nel Campo affinché il Palio possa
continuare a farci sognare, evoluto ma fedele a se
stesso. •
26 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 27
Legambiente
dalla parte del Palio di Siena
senso di appartenenza e coesione sociale come ambientalismo
O
Prima viene il cavallo
il fascino dei barberi del palio
di Roberto Barzanti - già Sindaco di Siena | foto di Linda Frosini
A
l Palio il cavallo incarna
il destino. Viene estratto a
sorte e per nessuna ragione può essere sostituito.
È scrutato, accudito, vezzeggiato, benedetto addirittura come un
essere indiscutibile. Nel tramestio che
precede la corsa e nelle diplomatiche
trame che l’accompagnano il cavallo è
l’unico elemento che si sottrae a qualsiasi tipo di contrattazione. Ha attorno
a sé una squadra di addetti indaffarati
come una piccola corte ai suoi ordini.
Che sia in buona forma interessa per
poter avere chances credibili di vittoria
o almeno per disputare al meglio l’imminente carriera, ma non per questo il
barbero consegnato alla Contrada recede da un ruolo di esigente protagonista,
che con gli anni s’è fatto più corposo.
Si potrebbe perfino affermare che dal
cavallo dipende tutto. Che il cavallo
produce le decisioni essenziali. Ragioniamo un po’. Prima viene il destino, o
la sorte, come si preferisce dire a Siena.
Ma, una volta che si sia avuto il responso, dal cavallo tutto dipende. I fantini,
oggi, scelgono non tanto per i legami che
intrattengono con questa o quella Contrada, ma per l’affidabilità del cavallo e
preferiscono montare “soggetti” – come
si dice con frusta parola tratta dal gergo
ippico – conosciuti o a loro parere gestibili con maggior agio. Successivamente
prendono forma le strategie dei capitani, adattandosi alla volontà dei fantini.
Da accondiscendenti esecutori di ordini i fantini son diventati, infatti – e non
c’è da rallegrarsene – attivi promotori
di alleanze e rapporti. La Contrada, a
sua volta, non può che registrare quanto
è maturato da un quadro di relazioni e
predilezioni che s’è delineato a partire
dal cavallo e dalla sua misteriosa – numinosa – non-volontà. Senza imbastire
considerazioni di natura filosofica – che
pur non è arduo scoprire nell’universo
affascinante del Palio – è lecito affermare che dalla non-volontà del destriero
assegnato in sorte deriva l’impalcatura
approssimativa di ipotesi e partiti, di
supposizioni e sottintesi. I teorici più
radicali della “questione animale” continueranno a obiettare che, nonostante
tutto, il cavallo al Palio, come in qualsiasi ippodromo o in più crudeli recessi, è
considerato solo un mezzo e quindi indegno di quel rispetto che deriva dai diritti
propri anche di ogni animale non-umano. Ebbene, se analizzano le cose con
onestà, si accorgeranno che proprio perché è un insondabile segno vivente del
destino il cavallo da noi è anche un fine,
suscita venerazione e riguardo, assume
la riconoscibile dignità d’una persona. Il
suo nome è iscritto nell’albo aureo della
Contrada accanto a quello di Capitano e
Priore. E da quando l’hai preso a conoscere, la mattina della tratta, non lo perdi d’occhio. “Fate piano, il cavallo deve
dormire!” ordinano quelli della stalla.
Da nessuna parte attorno ad una bestia
chiamata ad una difficile sfida ruota un
mondo di attenzioni e affetti, di gratitudine e premure come attorno al barbero.
Insomma il cavallo viene da noi umanizzato oltre misura: “Poiché gli animali –
ha scritto Kant – posseggono una natura
analoga a quella degli uomini, osservando dei doveri verso di essi osserviamo dei
doveri verso l’umanità, promuovendo con
ciò i doveri che la riguardano”. Certo: ci
son settori della cultura animalista che
vanno ben oltre le indicazioni di questo
famoso passo. Ma per contrastarlo e superarlo occorrerebbe esaltare un’utopia
tanto suggestiva quanto insostenibile
come obiettivo: uno stato edenico, dove
tutte le creature vivano senza costrizione, ciascuna obbedendo ad una mitezza
al riparo da ogni condizionamento e violenza. Come si sa quel paradiso è stato
perduto per sempre. Se c’è un luogo nel
quale una bestia ha tratti paragonabili a
quelli di una persona – non esente pure
essa, si converrà, da costrizioni, dolori,
imprevisti – è il Palio. Mediatore tra insondabilità della sorte e aspettative degli
uomini, il cavallo è il fondamento di tutto. Prima viene il cavallo. •
gni anno, puntualmente, quando si tiene il
Palio di Siena
c’è una parte di
mondo animalista che accende
i riflettori su questa grande manifestazione e riapre la stagione
delle polemiche. Quando poi,
per disgrazia, ci scappa l’incidente, le polemiche salgono
di tono e assumono la forma
dell’incendio. E’ accaduto anche quest’anno con le prove del
Palio del 2 Luglio. Eppure erano anni che non si verificavano
incidenti di questa gravità e ciò
è dovuto al fatto che le cose sono
migliorate, nel senso che sono
stati presi molti accorgimenti e
in questi ultimi anni i rischi per
i cavalli e per i fantini sono diminuiti in modo considerevole.
Basta pensare che nel corso degli anni sono state migliorate le
condizioni della pista di Piazza
del Campo al fine di prevenire gli incidenti e che i cavalli
sono costantemente sottoposti a
controlli veterinari anche attraverso le previsite. Inoltre sono
stati tolti dalle corse i cavalli
non adatti a competere in Piazza del Campo. Per non parlare
poi del pensionario dei cavalli
del Palio di Siena: esiste dal
1991, quando le polemiche
anti-Palio erano all’ordine del
giorno molto più di adesso, e
qualcuno ebbe l’idea di creare
questa struttura per i vecchi cavalli e per quelli a fine carriera
sportiva. Il pensionario nacque
a Radicondoli, in una struttura
gestita dal Corpo Forestale dello Stato tra prati e boschi. Tutto
questo grazie ad un accordo tra
di Piero Baronti, Presidente Legambiente Toscana| foto di Linda Frosini
il Corpo Forestale stesso ed il
Comune di Siena.
Conosciamo il Palio e sappiamo
con quanta attenzione le singole contrade si diano da fare per
il benessere dei cavalli. Anche
per questo, Legambiente non si
è mai unita a coloro che fuori
dalle mura di Siena non hanno
mai perso l’occasione per occu-
pare spazi mediatici con l’unico fine di lanciare strali contro
questa grande manifestazione.
Ma c’è un motivo ulteriore che
spinge Legambiente a difendere il Palio di Siena e con esso
il senso di appartenenza di una
comunità. Una società disgregata dove si perdono le radici
della propria appartenenza, è
una società destinata a cedere
tutti i propri spazi all’omologazione. Dove scompare l’orgoglio
di vivere in quel determinato
paese o in quella determinata
città. Dove niente rimane del
proprio passato e dove il futuro è incarnato nel conformismo
generale. Viceversa, il senso
di appartenenza è un aspetto
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molto importante dell’ecologia
umana. Non c’è solo l’ambientalismo dell’acqua come bene
pubblico, del no al nucleare,
della raccolta differenziata dei
rifiuti, della lotta alle ecomafie, delle energie rinnovabili o
dell’aria pulita. C’è anche l’ambientalismo fuori di noi, che
è quello del senso di appartenenza e della coesione sociale.
L’orgoglio di vivere a Siena e
stare nella contrada o di vivere
a Radicondoli e fare volontariato in una delle tante associazioni che ci sono nel mondo del
terzo settore. Vivere ed operare
in contrada a Siena, significa
vivere in contrada tutto l’anno.
C’è l’aggregazione sociale, la
solidarietà fra le persone e la
solidarietà come assistenza sociale che fa da supporto al ruolo di governo del territorio delle
pubbliche amministrazioni.
C’è uno scudo contro le facili
tentazioni della fuga nel privato o peggio, verso le attrazioni
della piccola criminalità che
derivano spesso dalla noia e
dalla mancanza di ideali e motivazioni. Noi di Legambiente
abbiamo sempre pensato che
le tematiche ambientali per
essere vincenti devono nascere dal basso e coinvolgere tutte
le persone, anche coloro che
apparentemente sembrano distanti da noi, ma che poi sono
la prima espressione dell’ecologia, quella umana appunto.
Ce lo diceva anche Enzo Tiezzi,
illustre legambientino, tra i fondatori della nostra associazione
oltreché illustre contradaiolo
della Giraffa. Voglio ricordarlo
con un po’ di commozione. •
per il calcio
COLLE VAL
D’ELSA (SI)
Strada provinciale 5
Colligiana
ingresso 7 loc. Belvedere
Tel. 0577.905015
Da lunedì a sabato:
dalle 9.00 alle 20.00
con orario continuato
APERTI DOMENICA
4 E 18 SETTEMBRE
28 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 29
There is a stock room within the Palazzo Comunale where the costumes
for the Palio di Siena pageant are carefully kept. Here, there are wardrobes and mannequins, hangers, display
cabinets, chests and boxes. Everything
is in its place. There are dozens of
“monture”, the costumes worn by the
paraders from the municipality. These
clothes are based on careful iconographic studies and are made using the
highest quality materials: velvet, silk
and English leather. There are also
armours, helmets, shields and swords.
Then horse stacks used for the “soprallassi”, the horses that take part in the
pageant: leather bridles, hand-made
saddles with silver studs and large caparisons falling softly over their muscular backs. In this big stock room,
the “monture” seem to be sleeping, as
they are stored with mothballs in nylon
bags. They spend the winter resting,
after being carefully washed, ironed
and stored. In spring they “wake up”.
Tailors from the municipality check
and fix every detail, and they take care
of each aspect of this huge wardrobe
that seems to belong to other times.
Day after day, when the Palio is approaching, the costumes are taken out
of the wardrobes, then they are fixed
so as to be worn by the paraders. Then
finally comes the day when everything
comes to life. The costumes come out
of hibernation and they are worn in
all their glory by proud Sienese people
that devote themselves to this Festa.
The clothing of the paraders is a special moment that only few know. The
tailors are very precise in giving orders to those wearing the costumes and
they make sure that every least detail
has been worked out before letting the
costumes go out: an intimate moment
that only few know.•
I costumi del corteo storico
finimenti, armature, elmi, velluti preziosi che prendono vita il giorno del palio
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
C
’è un magazzino
dentro a Palazzo
Pubblico dove vengono custoditi con
cura i costumi del
corteo storico del Palio di Siena. Ci sono armadi e manichini,
appendiabiti, vetrine, cassoni
e scatole. Tutto è al suo posto.
Sono decine di monture che
vestono i figuranti del Comune.
Sono abiti ricostruiti grazie a
studi attenti delle testimonianze
iconografiche del passato, con
materiali di altissimo pregio:
velluti, sete, pelli e cuoi inglesi.
Ci sono poi le armature, gli elmi,
gli scudi e le spade. Quindi i finimenti dei cavalli, i soprallassi,
che fanno parte del corteo. Sono
briglie in cuoio, selle lavorate
a mano con borchie in argento
e le grandi gualdrappe che ricadono morbide sulle groppe
muscolose. Dentro al grande
magazzino le monture sembrano
dormire, riposte tra carboline e
custodie di nylon, trascorrono
l’inverno a riposo, dopo essere
state tutte accuratamente lavate,
stirate e riposte. In primavera
il risveglio. Ci sono le sarte del
Comune che controllano ogni
particolare, che sistemano i particolari che curano ogni aspetto
di questo immenso guardaroba
che sembra uscito da altri tem-
pi. Giorno dopo giorno, quando
ci si avvicina al Palio, i costumi
vengono tirati fuori dagli armadi e vengono sistemati in modo
tale da poter essere indossati dai
figuranti. E finalmente arriva il
giorno in cui tutto prende vita. I
costumi si svegliano dal letargo
e vivono il loro splendore indossati con orgoglio dai senesi che
si mettono a disposizione della
Festa. La vestizione dei figuranti è un momento particolare che
in pochi conoscono. Le sarte del
comune sono molto precise nel
dare ordini a chi indossa i costumi e controllano che ogni minimo particolare sia al suo posto
prima di far uscire alla luce del
sole i costumi. Un momento intimo che pochi conoscono.•
Laura Guidolotti, la responsabile del magazzino dove vengono custoditi i costumi del corteo
30 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 31
I “bovi” del Carroccio
A Pozzo della Chiana l’ultima stalla dei giganti bianchi
E
ccoli. Escono dalla
bocca del Casato. Fieri generali
trainanti il carroccio sormontato
dall’agognato drappellone, il
loro procedere lento e solenne
segna un momento preciso della
nostra festa: è terminato il corteo
storico e nella testa di ogni senese inizia il conto alla rovescia,
il poco tempo che rimane prima
dell’uscita dei cavalli dall’Entrone. Ci si prepara ad affrontare
l’emozione finale.
Sono belli, enormi, imponenti...
bianchissimi. Una razza antica
e pregiata che, per secoli, ha
affiancato l’uomo nel lavoro dei
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
campi. Oggi la razza chianina
è una delle razze più pregiate
e ricercate. Ormai da tempo le
macchine agricole hanno sostituito il prezioso lavoro di questi
splendidi animali, ma c’è ancora
chi conosce i segreti della doma
dei giganti bianchi.
Narici enormi, pelo bianchissimo, lingua e palato scuro come
richiede lo standard della razza, vi presentiamo Valentino,
Barone, Capitano e Bellino, i
quattro “bovi di Piazza”; vivono
in un piccolo paese della Valdichiana: Pozzo della Chiana.
All’ombra del Tempio di Santo
Stefano alla Vittoria, esempio archittetonico nato dalla collabo-
razione tra Bartolomeo Ammannati ed il Vasari, c’è la stalla di
Massimo Donnini, l’ultima stalla
dove ancora si tiene vivo l’antico
mestiere della doma di queste
sempre più rare bestie.
Come per i cavalli di razza, anche per i buoi ci sono linee di
sangue selezionate che vanno
sapute ricercare con accuratezza.
“I buoi da lavoro devono essere
molto grandi e non devono mai
ingrassare – ci spiega Massimo,
fiero di mostrarci i suoi animali –
è difficile trovarne oggi di queste
dimensioni perché la razza chianina viene usata solo per il consumo di carne e la selezione oggi
prevede per questo uno standard
di taglia più piccola. Per fortuna
in Valdichiana ci sono ancora
un paio di allevamenti che continuano ad allevare le vecchie,
originali linee di sangue e possiamo quindi ancora ammirare
esemplari come questi che portiamo in Piazza”.
Valentino, Barone, Capitano
e Bellino hanno oltre dieci anni,
sono affidabili e sicuri, abituati
a sfilare e vivere situazioni particolari come potrebbe essere
quella di entrare in Piazza del
Campo il giorno del Palio.
“Ci vogliono anni per ottenere
animali come questi - ci dice
Emilio Mencarelli, un anziano
signore che aiuta Massimo nella cura e nella preparazione dei
buoi da lavoro - il mestiere me
lo ha insegnato mio padre che
lo aveva imparato da suo padre,
che a sua volta lo aveva imparato
da suo padre. Una tradizione antica di questa terra tramandata
da generazioni. Purtroppo andrà
a finire – si rammarica Emilio non ci sono domeniche per chi
ha una stalla con gli animali, e
sono sempre meno i giovani disposti a fare sacrifici”.
Dalla scelta della linea di sangue più adatta, alla morfologia,
alla doma, niente viene lasciato al caso. Come per i cavalli,
anche in questo caso i giovani
vitelli vengono maneggiati ogni
giorno e accuditi perché imparino le “buone maniere”.
“Riconoscono perfettamente la
voce del padrone e si ricordano
i torti subiti - continua Emilio –
la giannetta va saputa usare (la
giannetta è un semplice bastone
di legno utilizzata per condurre i
buoi ndr), non si deve mai alzare
la voce né le mani con i vitelli né
con gli adulti, ci vuole calma e
tanta pazienza”.
Massimo e Emilio ci spiegano
come si “fa il collo” dei buoi,
cioè come si abituano a portare
il giogo, e trainare i pesi. Dall’età
di dieci mesi i vitelli vengono
avviati al lavoro, ma ci vogliono
quattro anni per avere un esemplare pronto per la Piazza; per
ottenere un buon risultato i buoi
devono essere “attaccati” almeno tre volte alla settimana. Emilio, Massimo e gli altri uomini
che si danno il turno per il lavoro
della stalla, sono orgogliosi dei
loro buoi.
“Entrare in Piazza la prima volta è stata un’emozione unica”
- mentre lo dice si vede che la
mente di Massimo torna a quel
momento di quattro anni fa
quando, per la prima volta, i suoi
buoi hanno fatto il loro ingresso
sul tufo. Anche per Emilio far
parte del corteo storico del Palio
di Siena è un’emozione diversa:
“Sono abituato a partecipare a
rassegne con i miei vitelli, con
loro giro tutta Italia, sono abituato alla folla, alle foto, ma la
Piazza è diversa. Ero emozionato, avevo quasi timore, entrare in
Piazza dal Casato e incrociare lo
sguardo di tutta quella gente”.
Commossi e fieri, gli uomini della
Valdichiana ci mostrano gli strumenti del mestiere e ci spiegano
nei dettagli come vanno condotti
“alla mano” i buoi perché facciano bella figura. Si sente dalle loro
parole, dallo sguardo eloquente
quanta passione e orgoglio c’è
nell’allevare questi ultimi giganti, e la loro presenza nel Campo li
ripaga di ogni sacrificio. •
The oxen of the Carroccio
In Pozzo della Chiana, the last
stable of the “white giants”
Here they are. They come out
of the Casato’s entrance. Proud
generals pulling the Carroccio,
the big cart on which the coveted drappellone is carried. Their
slow and solemn pace marks a
specific moment of our festival:
the historic parade is over and
in the head of every Sienese the
countdown has started. There
is only a little time before the
horses come out of the Entrone,
the main entrance of the Town
Hall. Everyone is ready to experience the final thrill. They
are beautiful, huge, majestic…
incredibly white. This is an ancient and rare breed that has
helped men work the land for
centuries. Today the Chianina
breed is one of the most precious and sought-after breeds.
It has been long time since agricultural machinery replaced
the valuable work of these
wonderful animals, but there is
still someone who knows the secrets of the taming of the white
giants.
Huge nostrils, snow-white hair,
dark tongue and palate, as required by the breed standard.
We are glad to introduce you
Valentino, Barone, Capitano
e Bellino, the four “bovi di Piazza”, the oxen of the square.
They live in a small town in
the Val di Chiana: Pozzo della
Chiana. In the shade of the
Temple of Santo Stefano alla
Vittoria – a typical example of
the artistic collaboration between Bartolomeo Ammannati
and Vasari – stands the stable
of Massimo Donnini, the last
stable where the ancient art of
taming these increasingly rare
animals is still kept alive.
Just like for thoroughbred
horses, oxen too have unique
bloodlines that need to be carefully selected.
“Draught oxen must be very big
and cannot put on weight.” –
explains Massimo, who is proud
to show us his animals. “Today
it’s hard to find such big oxen,
because the Chianina breed is
only used for meat production,
where selected animals need to
be smaller. Luckily, in the Val di
Chiana a couple of cattle farms
still exist which keep rearing
oxen that belong to the ancient,
original bloodlines. This is why
we can still admire the variety
of oxen that we take into the
Piazza.”
Valentino, Barone, Capitano e
Bellino are over ten years old.
They are reliable and safe, and
are used to parading and living
delicate moments such as entering the Piazza del Campo on
the day of the Palio.
“It takes years to have animals
like these” - says Emilio Mencarelli, an old man who helps
Massimo take care of and prepare the oxen. This trade was
taught to me by my dad, who
had learned it from his dad,
who in turn had learned it from
his dad. It is an ancient tradition of this land, which was
passed on through generations.
Unfortunately, it’s going to end
– says Emilio regretfully – because there is no rest for those
who run a stable, and there are
less and less young people willing to make sacrifices.”
From the selection of the best
bloodline, to morphology
and taming: nothing is left to
chance. Just like for horses,
calves too are brought up and
trained to learn “good manners”.
“They know exactly their
master’s voice and remember the punishments inflicted
on them” - adds Emilio. “You
must know how to use the gi-
annetta (a simple wooden stick
that is used to lead the cattle);
you should never raise your
voice or lay a finger on neither
the calves nor the adult oxen.
You must be calm and very patient.”
Massimo and Emilio go on
to explain how to “make the
oxen’s neck”, or get them used
to wearing the yoke and pulling weights. As early as ten
months of age, the calves are
prepared for work, although
it takes four years before they
are ready for the Piazza. In
order to get good results, the
oxen need to be “harnessed” at
least three times a week. Emilio, Massimiliano and the other
guys working at the stable are
proud of their oxen.
“Going to the Piazza for the
first time was a unique experience” – says Massimo, his
mind going back to four years
ago, when his oxen stepped for
the first time onto the square’s
tuff. Emilio agrees in saying
that taking part in the historic
parade at the Palio di Siena is
a special moment: “I’m used to
attending several events with
my calves. I travel all across
Italy with them and I’m used
to the crowds and the photos,
but the Piazza is different. I
was worked up. I was almost
scared to walk into the square
from the Casato (TN Via del
Casato, a street leading to the
square) and meet the eyes of
all those people”.
With a mixture of excitement
and pride, the guys from the
Val di Chiana show us the tools
of their trade and explain in
detail how to gently lead the
oxen so that they can make a
good impression. Their words
and the expression in their
eyes show all the passion and
pride that come from breeding
the last giants, whose presence
on the Campo is the reward
for all their sacrifices. •
32 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 33
Gli artisti della prestoria: il cavallo
40.000 anni fa circa, la mano di un uomo, in uno dei recessi più oscuri di una grotta, traccia
sicura una linea, disegna una figura. Utilizza il nero di manganese per il contorno, campisce di ocra rossa le forme; poi si allontana e guarda compiaciuto il risultato: uno splendido
cavallo in corsa.
di Stefano Ricci Cortili - Antropologo Fisico - Unità di Ricerca di Ecologia Preistorica - Dip. Scienze Ambientali Università di Siena
Q
uando, nel secolo scorso, furono
scoperti i primi
esempi di arte
paleolitica europea, gli archeologi stentarono
a credere che uomini così primitivi fossero capaci di realizzare opere di tale raffinatezza.
Nella storia dell’umanità le
prime forme d’arte compaiono appunto 40.000 anni fa, in
concomitanza con l’arrivo delle prime popolazioni di Homo
sapiens; queste testimonianze si ritrovano sopratutto nel
territorio franco-cantabrico e
nell’area mediterranea, dalla
Sicilia alla Spagna meridionale. Questi nostri antenati affollarono le pareti delle grotte con
rappresentazioni di cavalli,
tori, bisonti, cervi, rinoceronti,
orsi, leoni e altri animali. Ma
è il cavallo a farla da padrone:
quasi il 40% di tutte le raffigurazioni zoomorfe preistoriche
è rappresentato dal cavallo.
Questo animale era la preda,
fonte di cibo, necessità di vita,
ma quella mano sicura traccia
le linee così familiari di un
essere per il quale non si poteva che provare ammirazione.
Esempi famosi come le grotte
francesi di Lascaux, Niaux,
Chauvet, Cosquer ci hanno
restituito pitture parietali di
cavalli realizzate con una maestria e accuratezza dei dettagli
veramente straordinaria. Oggi
sappiamo che l’arte paleolitica è prosperata in Europa per
oltre 25.000 anni. Durante
questo periodo di tempo furono
Anca di cavallo - Grotta di Paglicci
molteplici le motivazioni che
spinsero questi nostri antenati
a diventare veri e propri artisti; gli studiosi sostengono che
probabilmente queste grotte
dipinte venissero utilizzate nel
corso di rituali magico-propiziatori, cerimonie religiose o
riti di iniziazione. Anche l’Italia ha il suo “santuario preistorico”. Si tratta di Grotta Paglicci, situata sul Gargano, in
provincia di Foggia. La grotta
è stata oggetto di campagne di
scavo quasi ininterrotte a partire dagli anni 60’ del secolo
scorso da parte dell’Università di Siena, U.R. di Ecologia
Preistorica del Dip. di Scienze
Ambientali “G. Sarfatti”. L’ importante sequenza stratigrafica
di Grotta Paglicci, datata tra i
35.000 e gli 11.000 anni fa, ha
restituito testimonianza delle
varie attività umane, come provano le paleosuperfici di abitato ricche di manufatti in pietra
e avanzi di pasto, la presenza
di focolari, le sepolture e l’arte
parietale. Si...l’arte! Grotta Paglicci è l’unica grotta italiana
con una sala interna ornata di
pitture parietali di età paleolitica. Si tratta di due splendidi
cavalli, uno in posizione normale, l’altro rampante, in par-
te incisi sulla roccia e dipinti
interamente con ocra rossa. I
due cavalli sono raffigurati con
uno stile che richiama il periodo più antico dell’Arte francocantabrica (30.000 – 20.000
anni fa). Ritratti con la testa
piccola e un poco reclinata, i
dorsi incavati e i ventri rigonfi
che fanno pensare a giumente
gravide. Sempre da Grotta Paglicci, proviene un altro reperto eccezionale: si tratta di un
blocco calcareo proveniente da
strati vecchi di 17.000 anni,
recante la zampa posteriore
destra di un cavallo in corsa: il
tratto sicuro, la realizzazione di
chiaroscuri e altri dettagli stilistici rimandano ai meravigliosi
(e contemporanei) cavalli della
celebre grotta francese di Lascaux. Da ricordare anche un
frammento di bacino di cavallo, inciso su entrambe le facce
con figure di animali. Gli artisti
di 15.000 anni fa hanno graffito
su una delle facce il profilo di
un bue selvatico, sull’altra una
complessa scena di caccia: un
cavallo, affiancato da due cervi
che sfuggono ad una nuvola di
frecce e lance. Il cavallo in primo piano è graffito con dovizia
di particolari e il fine tratteggio
mette in evidenza il pelame e
le masse muscolari. Si tratta di
uno degli oggetti d’arte preistorica più belli che i nostri artisti
antenati ci abbiano lasciato in
eredità da un tempo che, per la
sua incommensurabile distanza, la nostra mente di uomini
tecnologicamente moderni fatica a concepire.•
Confronto Lascaux - Pagliicci
Artists of the prehistory: The horse
About 40,000 years ago, a man’s hand confidently traces out a line, draws a
picture, in one of the darkest recesses of a cave. He outlines this picture using
black manganese, he fills its shapes with red ochre; then he takes a step back
and looks contentedly at the result: a magnificent running horse.
When the first European
Palaeolithic artworks were
discovered in the last century, archaeologists hardly believed that men as primitive
as those could make such sophisticated works of art. The
first art forms in the history
Pittura parietale - Grotta di Paglicci
of mankind appeared 40,000
years ago, when the first
Homo sapiens populations
arrived. These artefacts were
discovered especially in the
Franco-Cantabrian region
and in the Mediterranean
area, i.e. from Sicily to South
Spain. Our ancestors filled
cave walls with images of horses, bulls, bison, deer, rhinoceros, bears, lions and other
animals. But it was the horse
that featured predominantly:
almost 40% of all prehistoric
animal depictions represent
horses. This animal was a
prey, a source of food, a necessity of life, but that man’s
steady hand traced out the
familiar outline of a creature
that one cannot but admire.
In the famous French caves
of Lascaux, Niaux, Chauvet
and Cosquer, we found horse cave paintings that were
made in an extraordinarily
skilful and accurate way. Nowadays we know that Palaeolithic art flourished in Europe for over 25,000 years.
During this period of time our
ancestors turned into real artists for several reasons: scholars think that these painted
caves were probably used in
propitiatory rites, religious
ceremonies or initiations.
Italy too has its “prehistoric
sanctuary”: Grotta Paglicci (Paglicci Cave), on the
Gargano promontory, near
Foggia. This cave has been
excavated almost uninterruptedly since the 1960s by
researchers of the Università
di Siena, from the Prehistoric
Ecology Research Unit within
the Department of Environmental Sciences “G. Sarfatti”. The important stratigraphic sequence of Paglicci
Cave, dating back to between
35,000 and 11,000 years ago,
attested to various human
activities. This is proved by
the paleosurfaces of ancient
habitations rich in stone handiworks and food leftovers,
as well as by the presence of
hearths, burial sites and parietal art. Yes... art! Paglicci
Cave is the only Italian cave
which has an inner room decorated with Palaeolithic pa-
20,000 years ago). They have
slightly bowed and small heads, hollow backs and bloated
bellies resembling pregnant
mares. Another outstanding
archaeological find was discovered in Paglicci Cave:
a limestone block belonging
to 17,000-year-old layers depicting the right hind leg of
a running horse. The confident stroke, light and shade
effects and other style details
recall the wonderful (and
contemporaneous) horses of
the renowned French cave of
Lascaux. Also noteworthy is a
fragment of horse pelvis with
animal figures carved on both
sides. These artists of 15,000
years ago engraved the outline of a wild ox on one side
and a complex hunting scene
on the other: a horse and two
deer escaping a cloud of arrows and spears. The horse
in the foreground was engraved with a wealth of details,
with a fine hatching highligh-
Grotta di Chauvet
rietal paintings, those of two
magnificent horses: the first
in normal position, the other
prancing. These are partly
carved in stone and entirely
painted with red ochre, in a
style which recalls that of the
most ancient period of Franco-Cantabrian art (30,000 –
ting its hair and muscle masses. This is one of the most beautiful prehistoric artworks
that our artist ancestors have
left us from an age that is so
immeasurably distant in time
that our modern and technological minds find it difficult
to understand it.•
34 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 35
Queste pagine sono dedicate ai barberi vincitori di Palio che vivono a casa
dei loro proprietari amati, curati e coccolati
Urban II, Zodiach e Caro Amico
guardiani dell’agriturismo
L
a sua nuova vita di cavallo ex vincitore di Palio è quella di guardiano
di un agriturismo alle porte di Siena. Caro Amico, il barbero vincitore
del Palio del 2008 nella Selva, se ne sta al centro della strada a sterro
che porta a Montiglioni e non lascia passare le macchine dei turisti
che sbigottiti lo osservano per poi rassegnarsi in attesa dell’arrivo di
qualcuno che possa intervenire per lasciare libero il passaggio. La situazione si
ripete anche nei pressi degli appartamenti dove alloggiano i turisti che spesso e
volentieri si ritrovano il cavallo in casa in cerca di leccornie. A volte ad essere preso di mira è invece l’orto dove Caro Amico sceglie con cura le primizie. Insomma
queste sono adesso le sue principali attività di “pensionato”. Insieme a lui, anche
se più riservati, ci sono altri due vincitori, sempre nella Selva: Zodiach e Urban
II. In comune i tre barberi hanno almeno una vittoria nella contrada della Selva:
Zodiach nel luglio del 2003, ma aveva già vinto un Palio nel Drago nell’agosto
del 2001. E Urban II, vincitore nell’agosto del 2006, manco a dirlo, proprio nella
Selva. A disposizione hanno ampi recinti dove possono pascolare in serenità e dei
ricoveri asciutti dove ripararsi durante l’inverno e quando è troppo caldo. Sono
cavalli ancora relativamente giovani e pieni di energia che hanno voglia di giocare
e divertirsi tra loro e spesso con i loro proprietari che, a turno, vanno ad accu-
Un grazie particolare ai proprietari di Zodiach, Elisabetta Terzani e Alessandro Manasse; al proprietario di Caro Amico, Alberto Manenti e a Silvia Stabile proprietaria di Urban II.
dirli. Vengono montati un paio di volte al mese per fare brevi passeggiate in giro
per l’azienda e ancora oggi cercano la competizione quando sono tutti insieme e
vogliono primeggiare l’uno sull’altro. Insomma, una pensione dorata per questi tre
Barberi amati e viziati che si trascinano da un pascolo all’altro, partono al galoppo
e si inseguono, poi si fermano di nuovo a mangiare l’erba e aspettano il tramonto
per saltare i recinti e andare a pesticciare nell’orto, a rubare le mele dall’albero del
giardino, inseguire qualche turista poco avvezzo ai cavalli. Siena è anche questo,
per chi non lo sapesse. •
36 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 37
Quarnero
barbero vincitore
Passato, presente e futuro a casa Brandini
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
T
utto cominciò nel
1992, quando Giuliano Brandini ricevette una segnalazione come succede di
solito quando si cerca un cavallo
per Piazza. La segnalazione arrivò da Fegato.
Il cavallo è in Sardegna da Quidacciolu, un noto allevatore di
linee da corsa, ma secondo fegato il cavallo non era adatto per
Piazza.
Non importa, Giuliano decise che
era da prendere e così, nel giro
di pochi giorni, l’allora giovane
Quarnero sbarcò nel continente. Baio scuro tutto pepe, regalò
grandi soddisfazioni vincendo
anche il Gp dei mezzosangue
all’ippodromo di Grosseto.
“Dopo due anni di corse regolari,
decisi di portarlo in Piazza - ci
racconta Giuliano mentre ci mostra l’attuale dimora del barbero
vincitore, che vive alle porte della città in un paddock ricavato in
mezzo agli orti insieme ad Afara
e Oppio, il giovane grigio figlio di
Bombolino, che da ottobre andrà
in preparazione da Massimo Coghe - la sorte lo assegnò all’Aquila e il fantino era Aceto, che dopo
due prove scese, perché il cavallo non era di suo gradimento”.
Quarnero non fece una gran figura, al posto di Aceto montò Imo-
lino, che cadde al primo Casato.
“Tenevo Quarnero a Lecceto e lo
montavo io in passeggiata, verso
gennaio cominciarono ad arriva-
re a scuderia i primi fantini che
avevano intravisto in Quarnero
la stoffa del barbero: Gianluigi
Mureddu e Massimo Donatini”.
Cominciano così le prime apparizioni di Quarnero in provincia
e le prime vittorie facili. Si arriva così alle prove di notte del
luglio 1995. “Era notte, perché
a quel tempo le prove erano di
notte davvero – racconta ridendo
Brandini – il cavallo ci scappò
nel bosco e tornò dopo un’ora tutto graffiato e sanguinante perché
era entrato in un macchiaio. Decidemmo di portarlo comunque e
poi fu preso tra i dieci e andò in
sorte al Drago, dove fu montato
dal Donatini. Tutti videro le sue
potenzialità e ad agosto fu scartato per manifesta superiorità insieme a La Fanfara”. Ma la vera vita
di cavallo da Palio di Quarnero
comincia nel 1996, quando Giuliano Brandini decise di mandarlo in allenamento da un fantino,
il Corbini. Da qui la carriera del
baio è storia: vince nel luglio del
’96 nell’Oca montato da Trecciolino. Corse anche ad agosto nel
Bruco sempre con Trecciolino,
poi l’anno successivo a luglio
’97 è nella Civetta con il Coghe e
quindi entra nella storia vincendo
ad agosto il cappotto della Giraffa
montato da Beppino Pess. Dal ’98
Quarnero intraprende anche la
carriera di cavallo da equitazione
vincendo con Caterina, la figlia di
Giuliano, categorie di concorso
ippico di salto ostacoli. Un gran
cavallo, Quarnero, che oggi ha
ventidue anni e porta ancora il
suo proprietario in giro per gli orti
a fare passeggiate. •
Choci, lunghe passeggiate
per il barbero di Sandro Tozzi
Il baio che ha vinto un palio nella pantera
T
redici gli anni di Cochi, il vincitore del
Palio nella Pantera nel 2006. Il baio di
Sandro Tozzi, come altri cavalli da Palio,
vive la sua seconda vita a casa di un contradaiolo della Pantera e come fanno di
solito i barberi, si diletta a portare in giro il suo nuovo
cavaliere. Sì, perché questi cavalli di fama, venerati
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
e adorati e spesso anche viziati, sono i “padroni” di
chi se ne prende cura. Sembra buffo ma è così. La
vita di chi tiene a casa uno di questi cavalli ruota decisamente intorno a quella del cavallo che riempie di
orgoglio tutta la famiglia che lo ha adottato. In questo
caso, visto che Cochi è in forma fisica perfetta, almeno tre volte a settimana porta in passeggiata il suo
nuovo compagno di vita che, ne siamo certi, si stanca molto più di lui a percorrere medie distanze nelle
campagne senesi. Cochi è muscolato e pimpante, ha
un paio di amici con cui divide il paddock e i ricoveri
invernali e ogni mattina riceve un intero Ape pieno
di erba fresca tagliata rigorosamente con la falce a
mano. •
38 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 39
gi o di cambiare le situazioni, mi chiedo
di quale incompatibilità stiamo parlando.
Il ruolo è secondario”.
A proposito di fantini, chi sono i migliori nel Palio di oggi?
“Quelli che vincono più spesso è ovvio,
ma il segreto di un grande fantino è quello
di sapersi far portare dal cavallo che monta”.
Allora prendiamo quelli che vincono
più spesso.
Luigi Bruschelli detto Trecciolino.
“Sa stare a cavallo e a piedi”.
Giovanni Atzeni detto Tittia.
“Una grande persona, un po’ sfortunato in
Piazza. La vittoria di luglio ha riportato un
po’ di meritata fortuna a questo fantino”.
Andrea Mari detto Brio.
“Molto bravo a piedi, se riuscisse anche a
partire bene sarebbe un fantino completo”.
Silvano Mulas detto Voglia.
“Ha qualità, ha più chance a cavallo che
a piedi”.
Jonatan Bartoletti detto Scompiglio.
“Per vincere bisogna montare i primi cavalli, con gli altri si può solo figurare rischiando molto”.
A Siena c’è il nuovo sindaco e diverse cose relative al Palio sembrano
muoversi.
“Questo non è un buon momento né per
la città né per il Palio, dovrà lavorare parecchio”.
Il sindaco ha detto che dal 18 di agosto ci dovremmo tutti mettere a lavoro per le modifiche al protocollo. Tu
che modifiche faresti?
Piste
“Il Comune dovrebbe avere una pista
tutta sua, costruita su terreno di proprietà comunale, sul modello di quella del
Tamburo, ma ripeto di proprietà. Quindi
abolire le piste che non hanno un’utilità
in funzione dell’addestramento dei cavalli
da Palio”.
Le parole taglienti di Bastiano
“I VETERINARI DI CONTRADA ANCHE PER LE PREVISITE”
D
all’alto della sua esperienza
come fantino di Piazza anche vittorioso, può permettersi di dire ciò che vuole
e quando lo fa di solito ci
sono sempre polemiche e chiacchiericci,
perché le sue parole arrivano come lame
taglienti. E’ Silvano Vigni detto Bastiano,
ex fantino del Palio di Siena, che ci spiega come mai da qualche anno ha lasciato
perdere con i cavalli da Palio. Nella sua
piccola scuderia nelle crete senesi a Vescona, ci sono solo purosangue che corrono alle regolari.
“Quando toglieranno il contributo riprenderò anche i mezzosangue da Piazza. Tenere un cavallo per sognare che faccia il
Palio deve essere una passione e non si
deve pensare ad avere un rimborso spese o peggio un contributo. Ci deve essere
solo la passione”.
Hai lasciato i cavalli ma ti vediamo
sempre in giro con giovani fantini!
Sono diventati il tuo modo per stare
vicino al Palio?
“Avere dei ragazzi in scuderia che sogna-
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
no di diventare fantini di Siena, è un po’
come avere un puledro da corsa e scoprire
pian piano se ha la stoffa del campione”.
E se un giorno uno dei tuoi fantini/
puledri diventasse più bravo di te?
“ Ne sarei felicissimo e fiero perché significherebbe che sono stato un buon ma-
estro”.
La tua esperienza ti permette di
esprimerti senza peli sulla lingua sul
Palio, e questo non sempre è apprezzato a Siena.
“Non parlo mai a sproposito e parlo solo
se mi è richiesto ai giornalisti di radio,
giornali e televisioni: a domanda rispondo, se poi le mie risposte sono ritenute
troppo taglienti…, beh io parlo sempre a
fin di bene”.
Sei di quelli nostalgici che pensa che
il Palio di qualche anno fa era meglio di quello di oggi?
“Assolutamente no. Il Palio di oggi è
uguale a quello di ieri: sono tre giri, chi
arriva primo vince, chi arriva secondo
non cogliona. Il pericolo sono i cavalli,
che invece di correre in pista, forse vogliono fare i turisti e cercano di entrare
dentro allo steccato”.
A proposito di cavalli, quelli di oggi
come sono?
“Più facili e più addestrati”.
I cavalli vengono scelti dai fantini o
dai capitani?
“Sono i fantini che alla fine scelgono perché fanno una lista che consegnano ai dirigenti, si faceva anche ai miei tempi, non
è cambiato nulla”.
Incompatibilità tra ruoli e proprietari di cavalli.
“Se non c’è la possibilità di avere vantag-
Cavalli, si parla della possibilità di
escludere anglo arabo francesi o
polacchi.
“Mi sembra una scelta ottimale, perché in Francia le
percentuali di sangue
dell’anglo arabo sono
diverse dalle nostre e
per quanto riguarda i
cavalli che vengono
dalla Polonia, anche in questo caso
le regole sono ben
diverse”.
Stop dei cavalli
prima del Palio.
“Abolirei lo stop
dei venti giorni, è meglio se corrono, così
si vedono pregi e difetti dei cavalli, ed è
meglio vederli prima del Palio che dopo.
Metterei la regola che le corse fatte vanno
dichiarate”.
Veterinari e previsite.
“I veterinari dovrebbero essere scelti tra
quelli di contrada, tra le sette che corrono
di diritto, a sorteggio. E poi le famose visite a sorpresa con prelievi di sangue nelle
scuderie durante la stagione di cui si parla nel protocollo, perché non si sono mai
fatte? Facciamole specie il giorno dopo le
corse”.
Doping per i fantini?
“ Sì, come si fa per gli atleti, nel calcio,
nel ciclismo. Non per malafede ma per
trasparenza”.•
40 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 41
La poesia e la foto sono stati gentilmente
concessi dall’ Osteria Titti
Una vita per
una squalifica
Arturo Dejana detto Pel di Carota, ieri e oggi
di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini
A
Siena si chiama
servizio quel comportamento di un
fantino
portato
alla sconfitta di
un’altra contrada anziché della
propria. C’è chi ci ha rimesso la
carriera per una squalifica a causa di un servizio. Arturo Dejana
detto Pel di Carota è uno di quei
fantini che ha legato ad un servizio la storia della propria carrie-
ra. Era il primo luglio del 1966
quando la dirigenza dell’Istrice
andò a chiamarlo nella sua casa
di Montieri. Sia Peppinello che
Parti e Vai non avevano convinto: l’obiettivo di quel Palio era
uno solo, far perdere la Lupa. In
Vallerozzi c’era il grigio Danubio
della Crucca con Bruno Deriu
detto Bozzolo, indubbiamente i
favoriti. L’ordine era chiaro, far
di tutto pur di non purgarsi.
La scelta di un fantino giovane
che non avesse nulla da perdere
fu la migliore. Caricato del soprannome “Pel di Carota” e forse
aiutato da una bibita particolare,
Arturo Dejana quel 2 luglio fu
un leone. Al canape ostacolò la
Lupa, poi appena partiti risolse
subito il problema: fece cadere
Bozzolo e prese Danubio scosso
per le briglie. Con il grigio, pericoloso anche scosso, in mano
arrivò quasi fino al palco delle
comparse, quando gli altri avevano preso consistente vantaggio.
Missione compiuta, nella maniera più precisa e scorretta possibile. Pel di Carota fu portato quasi
in trionfo nell’Istrice, ma la giustizia paliesca fece il suo corso.
Al fantino furono comminati otto
Palii di squalifica, per il tempo
un evento.
Dejana non vestì più il giubbetto dell’Istrice, corse solo un altro
Palio nella Selva. Nonostante il
rammarico del premio mancato
di rimontare, per Pel di Carota
l’Istrice rimane sempre la contrada del cuore, tanto da tornare
ancora a Siena nell’Istrice. Così
Pel di Carota, il fantino che ha
dato una carriera per un Palio da
perdere e far perdere, è tornato
alla sua vita di contadino poeta,
nostalgico di un Palio in cui le
parole contavano più di ogni altra
cosa. •
La donna del Palio
Rosanna Bonelli è stata l’unica fantina
R
osanna Bonelli
detta Diavola
è stata l’unica
donna fantina
del dopoguerra.
E probabilmente della storia
del Palio. Le leggende, anzi
le cronache, narrano di una
tale Virginia Tacci che corse
un Palio alla lunga per i colori del Drago nel 1581. Troppo
lontana quella storia.
Rosanna Bonelli è invece
l’unica di cui si abbia una
foto (di Virginia un disegno,
di Alarico Rossi
a dire il vero) di una donna
che ha corso il Palio. Era il
1956 e Siena si era ritrovata
palcoscenico di Hollywood. Il
film “La Ragazza del Palio”
era stato girato a Siena e per
il Palio coinvolgendo tutta la
città in un evento eccezionale, dove si dovette ricorrere
ad una controfigura per le
scene di Diana Dors a cavallo.
Fu allora scelta Rosanna Bonelli, che in effetti in alcune
scene del film si nota in tutta la sua classe a cavallo, nei
panni dell’attrice protagonista. La ragazza del Palio, che
ad Hollywood vince il Palio,
ebbe la sua controfigura reale
in Rosanna Bonelli. Un “contrappasso” che scese in pista
nell’agosto del 1957.
L’Aquila aveva vinto nel 1956
e le finanze della contrada
non erano così eccelse. Così
la produzione, anche per fare
propaganda al film appena
uscito propose la monta di
Rosanna Bonelli nell’Aquila,
la contrada della fantina, sul-
la poco promettente Percina. Il
Capitano Masoni accettò, montando la fantina già durante
le prove: su tre, la Bonelli ne
vinse due. Ebbe il soprannome
di “Diavola”, anche se al secolo passerà come “Rompicollo”,
dall’operetta scritta dal padre.
La corsa non andò benissimo.
Partita in gruppo, il suo Palio
se lo lottò eccome. Stette sempre tra Torre e Lupa, fino a che
al secondo San Martino, a seguito di un impatto con la Lupa,
Diavola battè il ginocchio nel
colonnino e andò a cadere ai
materassi. Nel mezzo della caduta ci rientrò la Torre. I contradaioli di Salicotto, non contenti della corsa della fantina
nei confronti della loro contrada, accennarono un’aggressione, subito sedata. Poi Rosanna
Bonelli fu portata in comune,
dove il sindaco Ugo Bartalini la
accolse con in mano un mazzo
di fiori. Anche se fosse stato un
mazzo personale, tutta Siena in
quel momento aveva il desiderio di regalargliene uno. •
42 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 43
Quando il Gentili
tornò a Siena
Storia della lite tra Onda e Oca
di Alarico Rossi
E
’ rimasta nella storia l’aggressione a Giuseppe Gentili dopo il 16 agosto 1961.
Fantino dell’Oca al nono posto, all’ingresso della Torre
di rincorsa fece la storica “rigirata”, con
la Torre che vinse il Palio. Santa Caterina al buio, i colpi di forcone al fantino e
il subbuglio storico in Fontebranda sono
stati ormai raccontati più e più volte.
Quello che manca nelle cronache raccontate e memorabili, è il ritorno di Ciancone
a Siena. Dalla porta principale.
L’onta della vittoria della Torre causata,
secondo gli ocaioli, da Ciancone, faceva
sì che il fantino corresse qualche corsetta in provincia ma se ne restasse a Manziana. Dal 1962 al 1964, la diffida a non
tornare in Piazza era addirittura formale.
La scusa addotta era “possibili problemi
di ordine pubblico”: la questura di Siena,
prima di ogni Palio, inviava la richiesta a
Giuseppe Gentili di non presentarsi a Siena, richiesta molto caldeggiata dall’Oca,
che di fatto aveva ostracizzato il fantino.
Incredibile come la Torre non pensò mai
di umiliare Fontebranda, facendogli fare
almeno una prova. In questa storia tra
Oca e Torre, nel 1966, si inserì l’Onda.
Malborghetto era in un periodo non semplice della sua storia: impalpabile nel
1961 nella vittoria della Torre, senza vittoria dal 1954. L’idea che nella dirigenza
dell’Onda stava maturando era quella di
cercare un fantino che tecnicamente potesse valere veramente in un periodo in
cui il livello dei fantini si stava alzando.
L’avvicinamento a Lazzaro fu scontato,
ma poco produttivo. Nell’agosto 1966
all’Onda toccò Sambrina, non certo la
favorita ma una cavalla con cui ci si poteva fare il Palio. La dirigenza dell’Onda
si accorse delle potenzialità della cavalla
solo a Palio in corso, quando Peppinello,
fantino di chiara simpatia ocaiola, dimostrò che la grigia in quel Palio ci poteva
stare. Le prime due prove furono fatte da
Secondo Cardaioli, che corse solo quelle
due prove nella sua carriera e che viene
ancora ricordato come “Lo Zega”. Poi la
scelta di Peppinello, via Fontebranda.
Dopo due prove Giuseppe Vivenzio iniziò
a lamentarsi dei mille difetti di una cavalla che in realtà poteva avere tutto tranne
che non fosse maneggevole, anche se non
semplice da montare. Peppinello, in sostanza, non garantiva ciò che la dirigenza
desiderava. La scelta, caldeggiata particolarmente da Robertino Neri, di dare
un “calcio al tavolino”, divenne concreta,
non più un lontano pensiero. La dirigenza
dell’Onda partì con la mitica Porsche di
Robertino Neri per Manziana, nell’Alto
Lazio. Obiettivo: riportare Giuseppe Gentili a Siena, per fargli vestire il giubbetto
dell’Onda.
Il viaggio di ritorno fu lunghissimo. Nel
frattempo a Siena si era svolto uno dei
tumulti più famosi della storia del Palio,
con l’annullamento della prova generale.
L’Onda aveva già liquidato Peppinello e a
capotavola nella cena della prova generale fu richiamato lo Zega, che al massimo
avrebbe corso su Sambrina. Le discussioni nella Porsche diretta a Siena si susseguivano, per capire come fosse questa
Sambrina. Neri allora tirò fuori che questa cavalla aveva avuto un importante
passato come cavalla da polo, e per quanto maneggevole doveva essere montata in
maniera particolare, con le redini tenute a
mazzetto. La sosta a Montefiascone, dove
furono ordinate delle fettuccine alla romana, fu prolifera: Robertino Neri riuscì con
delle telefonate a racimolare un pelame,
non da polo ma da calesse, tra l’altro di
pregevolissima fattura, che doveva essere
usato per il Palio. Nel frattempo a Siena,
l’Onda stava aspettando il suo nuovo fantino, ignara di chi potesse vestire il giubbetto bianco e celeste. Poco prima di mezzanotte in Piazza erano finite le prove dei
carabinieri a cavallo (sì, proprio così, prima a Siena c’erano solo il giorno del Palio) e praticamente tutta l’Onda (circa una
cinquantina di persone, non di più) aspettò in Piazza l’arrivo del suo nuovo fantino.
Dal Casato, dopo la mezzanotte, nel silenzio della pietra serena il suono cadenzato
e affascinante degli zoccoli di un cavallo
al passo annunciava l’arrivo del nuovo
fantino dell’Onda. Ciancone era finalmente tornato a Siena, nella sua Siena. Salì a
cavallo sul tufo, poco dopo che l’Onda gli
rivolse un applauso di bentornato, e fece
alcuni giri di prova nella Piazza buia e
deserta. La mattina successiva Giuseppe
Gentili avrebbe fatto la provaccia con il
giubbetto di Malborghetto. L’Onda aveva
rialzato la testa, pronta a vivere un evento fondamentale della sua storia. Appena
arrivato il Gentili nell’Entrone, la notizia
fece scalpore. Il ritorno di Ciancone a Siena era qualcosa di eccezionale. L’avevano prima dato per morto, poi osteggiato e
tenuto lontano da Siena; adesso il Gentili
era lì, di nuovo pronto a combattere. Tanto importante era la sua figura che tutti i
barbareschi gli si avvicinarono per salutarlo e porgergli la mano. Con la stessa
scusa si avvicinò il barbaresco dell’Oca e
gli rifilò un cazzotto (o uno schiaffo, a seconda delle versioni), ma Ciancone, a cui
nonostante l’età i riflessi non mancavano,
lo schivò battendo la testa nella colonna
dell’Entrone. Il mal di testa tragico fece
impaurire un po’, ma non piegò il fantino.
Dopo la provaccia l’Oca si sentì tanto offesa da fronteggiare l’Onda e dopo il Palio
avrebbe rotto quel patto di collaborazione
anti-Salicotto (considerato come un’alleanza) che contrassegnava il rapporto tra
le due Contrade. Il giorno seguente, visto che il 16 agosto non si corse per altre
proteste di Piazza, Ciancone perse ad un
palmo dal bandierino per una nerbata finita nell’occhio di Sambrina da Canapetta
nella Chiocciola. Il Gentili però ritornò
nel suo habitat naturale, l’Onda rialzò la
testa e nel 1969, proprio con Sambrina,
sia il fantino che la contrada ritrovarono
la tanto agognata vittoria. •
Il Grattapassere
“Pantera ultima
non può mai essere...”
Chi era Grattapassere
S
e alla maggioranza dei senesi
si chiedesse chi fosse Alfredo
Jacopini, in pochi saprebbero
rispondere. La storia di Grattapassere, di puro copyright
panterino, si perde nella leggenda con
diverse incongruenze storiche. Quello
che è certo è che il fantino in questione corse solo due carriere, nel 1925 nel
Drago e il 3 luglio 1930 nella Pantera,
senza mai vincere. Ma il suo nome è stato adottato dai panterini in maniera tanto affettuosa da farlo diventare “titolare”
della testata del loro giornalino.
Nel Palio di luglio del 1930 in San Quirico arrivò un cavallo decisamente scarso. Le speranze di vittoria erano quindi
praticamente nulle. Per di più, il fantino
soprannominato Borda, che negli annali corrisponde a Leonardo Torzoni detto
Smania, non si era presentato alle “prove dei cavalli”, così si legge nei verbali
del tempo, se non alle ore 12, quando già
tutte le contrade avevano il fantino. Borda (o Smania) era in pratica il fantino di
contrada, che, di fatto, si era rifiutato di
montare nella Pantera. Questo il quadro
di Alarico Rossi
certo al 29 giugno 1930. Il resto è a tinte
leggendarie.
La storia racconta che il capitano Alessandro Cialfi scelse il fantino soprannominato Moro, il quale però non convinse
del tutto la dirigenza, specialmente perché non riusciva a far partire il cavallo.
Qui le versioni sono due: quella tradizionale e quella riportata in un “Grattapassere” (non a caso) del 1974. La leggenda
tradizionale vuole che il capitano Cialfi
avesse deciso, a furor di popolo, di cambiare Moro per montare Grattapassere.
I motivi erano sostanzialmente causati
dall’incapacità del primo e dalla simpatia che emanava il secondo. Il Moro si
arrabbiò e protestò a tal punto che ottenne che la decisione riguardo al fantino
della Pantera fosse decisa da un sorteggio in assemblea. In questa assemblea
nei due biglietti del sorteggio fu scritto
due volte il nome di Grattapassere, per
far sì che non ci fossero dubbi su chi dovesse vestire il giubbetto di Stalloreggi.
Nel giornalino della Pantera del 1974 si
racconta invece una storia diversa, ma
che non per questo potrebbe discostar-
si dal vero. Si racconta che, poco prima
della cena della prova generale (che a
quei tempi la contrada organizzava nella Piazzetta del Conte), il Moro fosse
scappato e che la dirigenza fosse rimasta senza fantino. Si decise di ripiegare
quindi su Grattapassere, e nell’articolo
si legge: “Dopo vari screzi con la popolazione, in special modo con le prostitute
della casa del piacere di via del Rialto, il
Grattapassere viene trovato. Viene portato di peso in Pantera e il suo arrivo fa
prendere alla cena della prova generale
un nuovo aspetto di felicità e di speranza
per la corsa”.
Nel verbale dell’assemblea della relazione del Palio, in realtà si percepiscono tempistiche e situazioni leggermente differenti. Il Moro fu sostituito con
Grattapassere dopo “due corse”, quindi
la mattina della prova generale, essendo la seconda prova non disputata
per maltempo. Inoltre, si trova ciò che,
per la fama del personaggio, non ci si
aspetterebbe. Premesso che gli accordi con la vittoriosa contrada dell’Onda
erano di trecento lire per la contrada e
altrettante per il fantino; Sozzi Enrico in
quell’assemblea avanzò il dubbio che il
Grattapassere avesse riscosso 600 lire da
un certo Fontani di Fontebranda (erano i
tempi del Tono), trovando la risposta di
Leoncini, uomo di fiducia del capitano,
che dichiarò di non essersi accorto del
tranello e che solo al momento di spogliare il fantino delle armi e depositarle
nella cesta vide qualcosa ma non poteva
sostenere che il fatto fosse avvenuto. Il
capitano promise di appurare il fatto e
in alternativa le trecento lire promesse
al fantino sarebbero state devolute alla
contrada.
In realtà, Grattapassere raggiunse in pieno l’obiettivo richiesto dalla dirigenza:
non arrivare ultimo. La Pantera adottò
Alfredo Jacopini come suo simbolo, cantando il celeberrimo stornello sull’aria di
Bandiera Rossa e “reso vivo” da Armando Venturini: “Pantera ultima non può
mai essere col Grattapassere, col Grattapassere... Pantera ultima non può mai
essere col Grattapassere si va più in là”.
E attualità, storia e leggenda si intrecciano per sempre.•
44 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 45
I
i vincitori di palio
(vittoria, proprietario, nome cavallo, contrada)
16•8•1905 Ettore Fontani • Ida • Istrice
2•7•1931 Ettore Fontani • Lina • Aquila
16•8•1938 Ettore Fontani • Sansano •Chiocciola
2•07•1945 Ettore Fontani • Mughetto • Lupa
28•5•1950 Ettore Fontani • Gaia• Valdimontone
16•8•1950 Pietro Fontani • Niduzza • Leocorno
16•8•1953 Fratelli Fontani • Mitzi • Selva
16•8•1958 Ettore Fontani • Uberta • Istrice
16•8•1960 Ettore Fontani • Uberta •Nicchio
4•9•1960 Ettore Fontani • Uberta • Civetta
5•6•1961 Ettore Fontani • Uberta • Nicchio
2•7•1961 Ettore Fontani • Uberta • Istrice
2•7•1962 Filippo Fontani • Elena • Selva
16•8•1964 Ettore Fontani • Danibio • Chiocciola
16•8•1968 Fratelli Fontani • Livietta • Oca
Razza Fontani
La passione dei Barberi del Palio di Siena
di Viola Carignani
S
iena è una città particolare così
come i suoi abitanti, alcuni dei
quali sono più particolari della media perché hanno fatto
della passione per i cavalli
da Palio una sorta di “malattia genetica”
che si tramanda di generazione in generazione. E’ il caso della famiglia Fontani
dell’Oca, che, nel nostro articolo, abbiamo ribattezzato “razza Fontani” come usa
nell’ambiente dei cavalli da corsa purosangue. La razza Fontani può vantare dal
1931 ad oggi ben sedici cavalli vincitori
Un ringraziamento a Barbara Toti, per le foto dell’archivio di famiglia
di Palio. Gloria Fontani, nella sua casa,
ha una stanza dedicata alle vittorie conquistate dai cavalli che, anno dopo anno,
sono stati i barberi più ambiti di Piazza.
La più famosa è la cavalla dei record:
Uberta. La femmina del sor Ettore Fontani ha vinto ben cinque Palii dal 1958
al 1961, facendo cappotto sia nel ’60 che
nel ’61. Tanti, come dicevamo, i cavalli
dei Fontani che negli anni hanno segnato
la storia del Palio di Siena. Nella passione di questa “razza” si tramanda magicamente, di generazione in generazione,
come se fosse scritto nel dna,
l’orgoglio di essere proprietario
di un barbero. Ancora oggi nel
2011 i discendenti di questa
“linea di sangue” senese di appassionati di cavalli, proseguono
la tradizione con amore ed entusiasmo. E così la genetica fa il suo
corso e in ogni ramo della famiglia
si vede spuntare un cavallo da Palio. Siena è bella anche per questo.
Perché a Siena avere un cavallo da
Palio è qualcosa di molto speciale.•
16•8•1971 Pietro Fontani • Orbello • Giraffa
16•8•1972 Pietro Fontani • Orbello • Onda
l teatro dei Rinnovati
era bellissimo, quella lontana sera del
1952. Non che non lo
fosse mai stato. Siena
rispondeva al grande evento
della Traviata. Nella parte di
Germont, un baritono alla sua
prima uscita in carriera. Se poi
la serata non andò benissimo,
perché la prestazione a quanto
pare non fu delle migliori, poco
importa. Siena aveva avuto la
sua “prima” in tutti i sensi. A
trent’anni, dopo anni di sacrifici, Ettore Bastianini, nato e
cresciuto nella Pantera, si era
affacciato nella grande musica.
Di strada ne avrebbe dovuta
fare ancora tantissima, prima
di diventare uno dei più grandi
della storia.
Da sempre, pronunciare il
nome di Ettore Bastianini in
San Quirico è un po’ come pronunciare il nome di Pelè ad un
appassionato di calcio. Troppo
grande la sua fama per essere
trattato come un capitano qualunque della storia della Pantera. Noi lo possiamo vedere
all’opera da Capitano in uno
dei più importanti documentari sul Palio di Siena, “Bianco
Rosso e Celeste”. In quei pochi frammenti in cui Bastianini viene filmato, si riconosce
un Palio d’altri tempi in cui il
baritono emerge in tutto il suo
carisma. Nel mezzo della cena
della prova generale, in una
piazzetta del Conte gremita,
Bastianini si alza e chiama alla
carica il popolo: “seguitemi
nella vittoria e in questo canto”, il tripudio della Pantera
dopo le note di bronzo intonate
dal capitano “Sventolavano le
bandiere...” è cosa scontata e
gioiosa. Il commento di Emmer è sintetico ed eloquente:
“Bastianini aveva stanziato tre
milioni per la vittoria. Era un
segreto, ma lo sapevano tutti”.
Un Palio di altri tempi, quello
di Bastianini. Ma per i personaggi e i modi di fare, non certo per la mentalità. Anzi. Bastianini gestì la contrada con
La musica,
il sogno, le vittorie
Vita e leggenda di Ettore Bastianini
di Alarico Rossi
uno stile ed una classe che per
certi versi precorrevano i tempi.
Oltre alla sua grande disponibilità economica, che aiutò la contrada non solo a vincere il Palio
del 1963 ma anche a rifondare i
locali della società Due Porte, il
cui nome venne votato in assemblea, Bastianini si pose come
un vero punto di riferimento per
Stalloreggi. Non potendo essere
sempre a Siena per evidenti ragioni di lavoro, non perdeva un
attimo per tornare in contrada
appena la sua agenda glielo poteva permettere e questo gesto
era visto dai contradaioli con
grande ammirazione. Amava essere sempre sulla cresta dell’onda, sempre protagonista. Il suo
Palio per eccellenza, quello del
1963, lo fece entrare di diritto
nella storia del Palio. Splendida
fu la cavalcata di Canapino, alla
sua prima vittoria, e Topolone.
Tanto bella che la prima comunicazione in assemblea di Bastianini prima della sua relazione fu
quella dell’acquisto del cavallo
vittorioso, con il nuovo appellativo di “Ettore”, ovviamente
in suo onore. Una relazione che
vide anche la comparsa di Cynthia Sue Woods, che lasciò due
consistenti assegni alla contrada
in dono per la vittoria del Palio.
Uno andò alle spese del Palio,
l’altro per rifare i locali della
società. L’assemblea, in onore
“dell’amata americana”, attribuì
un lunghissimo applauso.
Bastianini era un uomo vicino
ai giovani, da capitano. Capace
di discorsi arringanti e di gesti
eclatanti quanto convincenti nei
confronti dei suoi contradaioli,
specialmente i giovani che non
finiva mai di elogiare e ringraziare. Un brutto male lo stroncò in
età giovanissima, quando ancora
era capitano della Pantera. Per
lui Siena tributò il saluto che si
riserva agli eroi. Intitolargli una
strada fu un atto tanto doveroso
quanto scontato. La Pantera, e
Siena tutta, gli rendono ancora
il grande tributo che un grande
uomo, nel Palio e nel mondo,
merita di avere. •
Le Stelle del Palio 47
foto di Linda Frosini
46 Le Stelle del Palio
Uberta, Salomè
e Vittorino
tommaso pacciani ci racconta il palio
di Viola Carignani
U
Tomma
so a ca
vallo
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gosto 1
Tommas
o
, Vittorin
o e Don
de Corra
deschi
Palio A
Foto dall’archivio di Tommaso Pacciani
Cenino 1969
Capotavola Rondone,
Mario Cioni, Tommaso
e Paolo Maccherini
no dei passatempi preferiti dai senesi,
è quello di
ascoltare
le
storie del passato di chi ne sa
di più, di chi ha vissuto il Palio magari venti anni prima e
può regalarti un po’ della sua
esperienza. Farsi raccontare
come era il Palio un po’ di
anni fa è bello e puoi immaginare tante cose: accordi,
fantini, cavalli, vittorie, sconfitte. Sono tante le storie, gli
aneddoti che racconta Tommaso Pacciani, guardia fantino del Nicchio dal 1966 al
1972 quando nella stalla erano presenti il mitico barbaresco Giancarlo Cambi e l’indimenticato Nello Ugolini e poi
mangino dal 1973 al 1975.
Ma secondo lui il Palio non
è così cambiato come dicono
in molti: “Il Palio è sempre lo
stesso con i cavalli e i fantini
e la Piazza, e come prima il
95% delle possibilità di vittoria ce l’ha l’accoppiata con
il miglior cavallo e miglior
fantino poi c’è come prima e
come adesso la percentuale
legata alla sorte”. Allora cosa
c’è di diverso?
“Intanto i soldi - prima c’erano pochi soldi e quindi non
tutti tentavano la vittoria. Si
diceva “ha tirato indietro davanti all’uccellaio”, perché,
in quel punto della pista c’era
un negozio di uccelli, oppure
ha tirato indietro davanti al
Masignani o al “funaio”, che
Vittoria Palio 1969 - Tommaso, Donde Corradeschi, Rondone, Mario Cioni
era al Casato”.
E i fantini? “I fantini erano
più scaltri - racconta Tommaso - perché c’erano meno
soldi e dovevano per forza essere più scaltri e furbi”.
Chi era il meglio fantino?
“Vittorino è stato il più grande fantino del passato, quando montava Salomè batteva
Uberta, quando montava
Uberta batteva Salomè. Lui
diceva che in Piazza ci sono
tre curve perché per impostare San Martino bisogna saper
girare al Birraio bene e poi
galoppare forte per entrare
bene a San Martino”.
Come si facevano i partiti
negli anni Sessanta e Settanta? “Come si fanno sempre e
come diceva il Prof. Mangiavacchi della Torre: nell’interesse della propria contrada
o contro l’avversaria. La differenza anche qui sta nella
disponibilità economica e
quindi fare i partiti era più
difficile per questo e si do-
veva aguzzare l’ingegno e poi
alla fine vinceva la contrada
più fortunata”.
E Aceto, che ruolo ha avuto nel Palio? “Con Aceto il
Palio è diventato in un certo
senso atletico. Da lui in poi in
Piazza abbiamo visto fantini
molto preparati fisicamente.
Lui, a differenza dei fantini della vecchia generazione, strizzava i cavalli con le
gambe, lo guardavo a cavallo le prime volte e capii che
avrebbe fatto carriera. Ha
avuto un grande rapporto con
l’Oca, onesto, come prima di
lui Vittorino con il Nicchio”.
E i cavalli? “Il protocollo non
c’era e i cavalli nella maggior parte dei casi facevano
schifo, era difficile trovarne
di buoni e sani. Con Vittorino e Rondone si guardavano
nell’Entrone, si osservavano i
tendini, i nodelli, un disastro.
Gli unici cavalli del passato
all’altezza di quelli di oggi,
sono stati Uberta e Salomè”.•
Barbaresco per la vita
Mario Fracassi, icona lupaiola
di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini
E
’ il barbaresco
più longevo nella
storia della Lupa.
Diciotto anni più
quattro di apprendistato per Mario Fracassi non
sono affatto pochi. Anzi, nella
stalla della Lupa come lui nessuno mai. “Io ormai ho i capelli
bianchi”, scherza Mario. Ma i
suoi sono capelli bianchi che
portano dietro storia ed esperienza, in un periodo che ha
visto l’evoluzione del Palio, da
quello divertente e improvvisato a quello scientifico.
Mario Fracassi potrebbe fare il
testimone della storia del cavallo e delle stalle nel Palio. En-
trato nel 1963 a soli diciannove
anni alle spalle di Irio Barnini
(Belinda e Mezzetto, vittoria
della Pantera e cuffia proprio
alla Lupa), diventato barbaresco
nel 1967, uscito di scena (per
fare il mangino) nel 1984. Oggi
il suo occhio e i suoi commenti
esperti sono sempre dei giudizi
più che attendibili. Di storie ne
ha da raccontare tante: “Al mio
secondo Palio, nell’agosto del
1963, nella Lupa c’erano Gabria
e Parti e Vai. Invece di parare il
Drago, Parti e Vai sbagliò colori e parò il Bruco. Dopo il Palio
nella Lupa si cercò di salvare il
salvabile: io ero nella stalla e
Parti e Vai nascosto sotto il letti-
no della stalla. I brucaioli spaccarono tutti i lampioni del Club
72”. Nel 1967 Antonio Trinetti
detto Canapetta fu il fantino
della Lupa, prima su Danubio
della Crucca e poi su Eroe: “Ero
giovanissimo. E soprattutto ero
in mezzo ai grandi barbareschi
della storia. A quel tempo nella
stalla si era da soli, non c’era neanche il veterinario. Quando si
poteva e si sentiva che ce ne era
bisogno si provava a fare qualche alchimia al cavallo. Qualcuno provava a farla nell’Entrone,
altri nel Casato”. La curiosità
nasce, di fronte a questa affermazione, per capire come fosse
il Palio di un tempo. Oggi che
siamo abituati ad avere mille
attenzioni per la salvaguardia
del cavallo, sorge spontaneo
cercare di capire da dove siamo
partiti. Allora Mario, come era il
Palio di allora? “Il maniscalco
non c’era. O meglio, c’era Aldo
Borgogni di Buonconvento che
ferrava minimo per sei contrade
a Palio. Si andava a prenderlo
nella sua bottega a Buonconvento e ci pensava lui a ferrare. I
veterinari non c’erano, pensava
a tante cose il barbaresco. Il Menichetti del Montone fu il primo
veterinario, poi all’inizio degli
anni ‘80 il veterinario arrivò anche nella Lupa. Mi ricordo che
Panezio nei giorni del Palio del
1973 ebbe bisogno solo una sera
di un antidolorifico”.
Già, Panezio. Il cavallo che ha
regalato a Mario Fracassi l’unico
Palio vittorioso. Fu il primo per
Mario e il primo per il cavallo. I
ricordi si sprecano: “Ero da solo
nella stalla con Tristezza, lui dormiva sopra e io sotto. Panezio
aveva fatto i tre Palii del 1972 e
Lazzaro addirittura una volta non
volle montarci perché non gli piaceva. Dopo una prova Tristezza mi
disse che questo cavallo talmente
era preciso che non ci si poteva
esimere dal non vincere. Anche
ora con Tristezza ci sentiamo tantissimo e ci vediamo ancora”.
Le figure più importanti per Mario
Fracassi sono state quelle di Irio
Barnini, suo maestro per vivere la
stalla e di Ilio Forcini, che andò
a prendere il cavallo nel 1973.
L’ultimo Palio da barbaresco di
Fracassi è stato nel 1984 con
Siena e Renato Porcu detto Rino.
Poi l’avventura da mangino. Ma
Mario rimarrà sempre, per tutti, il
Barbaresco della Lupa.•
C
i sono dei Palii che hanno
stravolto la vita dei senesi.
Palii storici, che restano
nella memoria, che spostano inesorabilmente gli
equilibri e le idee di tutti. Il 16 agosto
del 1996 Siena, praticamente per l’unica
volta nella sua storia, applaudì a lungo
il Bruco che usciva da Piazza dopo 41
anni di patimenti. Anche il Bruco aveva
vinto, cancellando quel ricordo offuscato di Ciancone e Sturla, “cavalla con tre
zampe” solo perché era veramente scarsa. Da lì in poi, anni di delusioni e di
Palii persi: il 1967 di Arianna; il 1973
di Marco Polo; il 1983 con Ascaro e Il
Pesse beffati da Benito scosso; il 1989
in due maniere identiche. La grande riscossa arrivò una sera di diciassette anni
fa.
Il grande eroe della cuffia passata alla
Torre fu Riccardo Pagni. Eletto dopo otto
anni da vicario capitano nel 1996, Pagni
decise subito quale strada intraprendere: “La mia amicizia con Cianchino si
era cementata in tre anni di convivenza nell’albero di famiglia. Nel 1977 il
mossiere Ilario Atanasi e Ciancone consigliarono il ragazzo al mio babbo e lo
portarono a vivere qui. Quando divenni
capitano eravamo già amici. Capivo che
il mio destino era con lui e per lui era la
stessa cosa”. Se la scelta del fantino era
semplice, non fu sicuramente così per il
veterinario. Appena eletto infatti Pagni
ricevette molte pressioni da un veterinario legato a un fantino per venire nel
Bruco, ma non senza qualche difficoltà
il capitano scelse di confermare la stalla
nonostante le forti pressioni esterne.
“Appena fatto capitano – racconta Pagni
– andai a Monteroni da Salvatore e trovai
una familiarità che mai mi sarei aspettato. Veronica aveva un pigiamino, era
molto piccola, e mi stette in collo tutto il
tempo. Cianchino mi disse di non stare a
perdere tempo, che io dovevo fare il mio
Le Stelle del Palio 49
Un applauso
per un’impresa
Riccardo Pagni e 41 anni di attesa
di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini
lavoro e lui avrebbe montato su tutti i cavalli nel Bruco”. E infatti, a luglio 1996
fu così. Trastullo arrivò in via del Comune e Cianchino volle vedere dall’esterno
il purosangue che in ippodromo correva
con il nome di Mark Change. Fu scelto Bazzino, che confermò le sensazioni
della vigilia: il cavallo era troppo forte
per la Piazza, una monta pericolosa per
i fantini. Cianchino ci montò per la terza
prova, ma la sera della prova generale
cadde al canape e si fratturò la tibia. Fu
scelto al volo Massimo Donatini, che
fece un bel Palio senza vincere. “Tornato
in contrada mi accolsero con soddisfazione. Dissi però che ad agosto sarebbe
stata un’altra musica”.
Era iniziata però la lunga estate di Cianchino infortunato. Non fu semplice, anche se alla fine di luglio il fantino era
già a cavallo. “Sono un matto coraggioso: ormai avevo scelto, sarei andato con
Salvatore nonostante avessi altre disponibilità. Anche grazie a Mara, Cianchino venne sottoposto a un programma
di recupero dall’infortunio”. Dall’altra
parte, c’era una contrada che seguiva il
capitano e gli dava disponibilità in tutto. Pagni scelse per andare a prendere il
cavallo Beppe di Bedo: “Il capitano è un
incaricato dalla contrada per fare il Pa-
lio, però poi il Palio lo vince la contrada.
Il mio grande affetto per Beppe di Bedo,
che considero il popolano più brucaiolo
conosciuto, uno di quelli che ha vissuto
solo per la contrada, che aveva capito che
il gruppo sociale della contrada era importante e ne aveva fatto il suo ambito sociale, mi portò a scegliere lui per andare
a prendere il cavallo. Beppe fece il giro
di tutti i cimiteri a visitare i defunti del
Bruco e uscì dal Laterino con una rosa,
che portò in Piazza il 13 agosto”. Al Bruco, toccò Rose Rosa, una cavalla bellissima con il destino nel nome. A detta del
capitano, che la sera della prova generale si dilettò in un “rose rosse per te...”,
furono tre giorni bellissimi. La contrada
si era scordata l’incubo della sconfitta,
c’era una forza positiva che andava al di
là del normale. In pratica, il Bruco per i
brucaioli non poteva perdere. Nella scelta della strategia però c’erano delle considerazioni importanti da fare: Cianchino,
a causa dell’infortunio, non poteva essere
strizzato in partenza. La consapevolezza
di dirigenza e fantino, che dava tranquillità, era che il Palio era stato fatto. Per
la benedizione, presso la Chiesa delle
Suore Saviniane (la chiesa del Bruco era
inagibile), la cavalla non voleva entrare.
Di colpo gli spettri tornarono alla mente
dei brucaioli, troppo avvezzi alla sconfitta
per non pensare ad un cattivo presagio.
Cianchino montò in groppa alla cavalla
per il sollievo di tutti, entrando a cavallo
in Chiesa. Mancava solo il Palio.
Il racconto di Riccardo Pagni potrebbe
non fermarsi più: “il Palio si correva in
nove, la Pantera e l’Aquila rimasero al
canape e il Bruco uscì settimo dai canapi. Pensai che sarebbe stata dura tornare
in contrada, perché per tutti quel Palio
valeva la reputazione. E non avevo fatto
assolutamente il prudente. Poi Salvatore
fece un San Martino perfetto, fece tutte le
traiettorie perfette. Fulvio Bruni (capitano dell’Oca) al terzo San Martino mi disse
di saltare perché avevo vinto, ma c’era il
cavallo scosso contromano da evitare. Salvatore portò la cavalla come una farfalla.
L’ultimo sussulto ci fu perché frenò troppo prima del bandierino. Quando mi resi
conto che ero solo sul palco dei capitani,
volevo abbracciare tutti gli amici di sempre, ma non c’erano. L’emozione che stavo
provando era quella di un Palio che non
avevo mai visto vincere. Era l’emozione
della mia prima vittoria del Bruco”. Era la
prima vittoria del Bruco anche per Siena.
Non era così, ma quell’applauso lungo e
scrosciante di tutti i contradaioli uniti dette proprio quell’impressione. •
Da destra: Mario, Francesco e Roberto Papei
48 Le Stelle del Palio
Una “pensione”
guadagnata
Venticinque anni con i cavalli della Civetta
di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini
L
a Piazza sta fremendo. E’
una pentola che ribolle di
caldo e di tensione. I cavalli
sono al canape che scalpitano, si agitano, si sfiorano e
si spingono. I fantini si mettono d’accordo e si minacciano, inveiscono contro il
mossiere per cercare un posto per partire. La rincorsa cerca lo sguardo di chi
deve far partire per cercare l’attimo buono. Non si parte: in troppi vogliono fare i
furbi. Un tonfo sordo improvviso, un boato di stupore della Piazza e un urlo di
dolore. Aceto ha preso un calcio da un
cavallo, tutti fuori dai canapi. Si cerca
di capire l’entità del danno, accorrono
i barbareschi, i medici e i veterinari.
Qualche fantino scende da cavallo, l’attesa sarà lunga. Aceto è dolorante con
il giubbetto della Civetta, si decide di
mandare tutti nell’Entrone.
I cavalli sono tutti nel Cortile del Podestà, con fantini e barbareschi, in attesa di correre questo Palio, che già ha
eliminato un suo possibile protagonista
di lusso. E’ chiaro a tutti che la Civetta
non potrà correre il Palio, resta solo il
responso dei medici a dare l’ufficialità.
Escono dall’Entrone un’altra volta, tutti
i cavalli montati dal loro fantino tranne
Figaro. E’ con il suo giovane barbaresco
con il cappello con la coccarda rossa
bianca e nera, che tristemente capisce
che gli altri correranno e lui no. Appena
i fantini scendono per la seconda volta
sul tufo, tutti i barbareschi vanno ad
abbracciare con sincerità Mario Papei,
al suo esordio da barbaresco, che sta
tenendo Figaro alla sua colonna. Anche
quello del Leocorno gli riserva un abbraccio sincero: per i senesi il Palio lo
devono correre tutti. Poi si chiudono le
porte: fuori la gente che urla, che freme,
che incita la propria contrada e i cavalli
al galoppo. Si sente tutto alla perfezione,
dentro l’Entrone. Mario Papei e Figaro,
che salta chiedendo di correre anche lui,
lo sanno bene.
L’immagine del primo Palio di Mario
Papei come barbaresco della Civetta, il
2 luglio 1986, è malinconica. Le porte
dell’Entrone chiuse, con il buio e un
cavallo e un uomo da soli esclusi dalla
contesa. Mario Papei ha fatto venticinque anni il barbaresco del Castellare e
quell’abbraccio dei barbareschi gli è rimasto dentro: “Mi salutarono tutti. Nel
brutto di quel Palio fu una cosa bellissima”. Non che la carriera di Mario Papei,
nel suo corso, sia stata molto fortunata:
troppe sconfitte e troppe vittorie del Leocorno. La fortuna però di avere al fianco
Luigi Bruschelli agli esordi: “Era umile
e grintoso, si vedeva che c’era la stoffa”.
Quel Palio con Usiglia in cui cavallo e
fantino dettero il massimo senza raggiungere la vittoria fu l’emblema di una
carriera solo agli inizi ma che doveva
solo sbocciare. Un anno particolarmente
triste per Mario fu il 2003, con il fratello
Roberto capitano: “quell’anno ad agosto ci credevo davvero, con Zodiach”.
Invece niente, neanche il connubio
con il fratello Roberto capitano riuscì
a togliere alla Civetta quel peso che si
doveva togliere dal 1979. La cuffia, nel
2005, sembrava essere l’ultimo passo
verso l’inferno. Mario nel 2007 decide di
smettere, dopo più di venti anni di servizio per la contrada.
Nel 2009 Paolo Betti lo richiama, ma
di luglio sembra che l’allegro non esista
nello spartito della Civetta. “E’ stata una
bruttissima esperienza quella di Iesael
alla prova generale. Costretti a non correre il Palio, poi con Andrea Mari che
ritengo come un fratello piccolo”. La
storia però gli avrebbe reso giustizia di
lì a poco.
Ad agosto arriva Istriceddu. A Mario
iniziano a venire i brividi: “Un cavallo
desiderato tanto e cercato tanto, che è
andato a prendere mio fratello Roberto e
che è nato l’8 marzo, come il mio babbo
Morgaro. Sembrava tutto deciso dall’alto. Tutto quello che toccavi diventava
oro. Il cavallo rispondeva bene, il fantino rispondeva bene. Per lavorare con
gli animali bisogna entrare nella linea
della mente e quel cavallo aveva una testa incredibile. Sembrava tutto così impossibile”. Si arriva al Palio, trent’anni
di attesa e tante, troppe vittorie del Leocorno patite. Le contrade sono di nuovo
lì, come la sera del luglio 1986, con i
fantini che non si decidono a partire. Ci
si mette anche il mossiere, ad annullare alcune mosse. Ci si mette anche la
notte, a scendere inesorabile su Piazza
del Campo. E’ buio, non si parte. La
vigilessa scende in pista, si avvicina ai
barbareschi: “Signori, tra trenta secondi
verrà messa la bandiera verde, portate
immediatamente via i cavalli prima che
possa succedere qualcosa”. Passa ad un
altro, e poi ad un altro: “Allora Papei per
lei vale la stessa cosa che per gli altri,
tra trenta secondi...” Un boato. Civetta prima. Mario pensa “è fatta”, anche
se nel buio si vede poco o nulla. Brio e
Istriceddu riportano il Palio nel Castellare dopo trenta anni. Il sogno è arrivato.
“Avrei voluto avere con me anche Ferruccio, perché il percorso lo abbiamo
fatto insieme”, è il pensiero del barbaresco vittorioso. Bravo Mario, ce l’hai fatta.
E con te la Civetta. •
50 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 51
“I tuoi occhi su
Piazza del Campo”
tradizione e nuovo modo di fare giornalismo,
la formula vincente di antenna radio esse
“
Un computer chiamato Aldo
La grande memoria dell’archivista del Montone
di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini
P
rendete un computer, dategli
le fattezze umane e mettetegli al collo un fazzoletto del
Montone. Forse è un po’ esagerato descrivere così Aldo
Giannetti, ma comunque ci si avvicina
parecchio. Archivista da una vita, memoria storica dei Servi e non solo, Giannetti
ha trovato anche il suo posto nel Comitato Amici del Palio. Soltanto per merito e
competenza.
La scrivania di Aldo in fondo a via dei
Servi è pulita e ordinata; in un angolo si
intravede un grande lavoro che sta facendo: “Appena sono andato in pensione
non ho perso l’occasione – sorride con un
ghigno di libidine – di andare all’archivio
comunale a ricercare tutte le comparse
e i seggi della storia del Montone”. E in
effetti, sui faldoni rossi le etichette prevedono già che le fotocopie delle comparse
arrivino al 16 agosto 2016. Alla faccia
della profezia dei Maya.
Aldo inizia a raccontare la sua storia,
senza nemmeno chiederglielo, è già pron-
to a seguire la scaletta che si è preparato, proprio per non dimenticarsi niente:
“Sono nato in Valli e negli anni Sessanta il Montone era una contrada piccola.
Quando da giovane venivo in contrada, il
95% dei montonaioli viveva nel rione e
chi come me era di Valli, o di altre parti
fuori delle mura, era guardato quasi con
sospetto. Cercai nonostante tutto di avvicinarmi alle figure storiche della contrada e di conoscere le storie legate alla
contrada. Poi mi chiesero di fare l’archivista e da quel momento avevo in mano
i documenti della storia della contrada”.
La chiacchierata con Aldo dura più di
due ore, tra aneddoti del Montone e storie
di contrada.
Si parte dalla festa del 1958 con i fiori
e le rondini e la stracciatella nel menù
della cena dei bambini fino ad arrivare al
fascino e alla gentilezza di Anna Maria
Befani, passando dal ricordo di Amleto
Rossi, tamburino degli anni Trenta.
Le curiosità si sprecano, fino a che non
emerge un atto del lontano 1835. Un
foglio scritto in un corsivo diagonale e
rotondo, in cui si legge l’accoglienza di
una particolare richiesta del Valdimontone. L’atto costitutivo del 20 giugno 1835
conferma la richiesta del Valdimontone di
poter correre con un giubbetto rosa, a patto però che i colori della bandiera giallo, bianco e rosso siano comunque presenti. Questa disposizione è ancora oggi
vigente: infatti nel giubbetto delle prove
la striscia gialla bordata di bianco è ben
visibile, mentre il rosso resta presente nel
cappello. Storia differente per lo zucchino
e la spennacchiera. Per il Valdimontone
questi sono entrambi divisi in parti uguali, giallo, bianco e rosso. Aldo fa la storia
del rosa: “il Montone già correva con un
giubbetto rosa scuro o rosa antico, come
si vede in qualche disegno d’epoca”.
Il lavoro di archivista lo prende tantissimo. Il sito internet del Valdimontone
è aggiornatissimo, con tutti gli aneddoti
legati alle mille storie della contrada; la
collaborazione con gli altri archivisti è
attivissima. “Una delle cose che mi ri-
prometto di fare è rendere pubblico il
libro del Cavallo. Nella nostra stalla c’è
un libro in cui viene raccontata la storia
del cavallo del Montone in prima persona,
come se fosse il cavallo che parla. E’ bellissimo”. E’ l’ennesima idea. Come quella
di recuperare tutti i nomi delle persone
che nel Montone sono andate a prendere il cavallo. Perché l’idea del monturato
fortunello fu proprio di via dei Servi, nel
1964, anno in cui furono fatti i fazzoletti
e fu deciso, non senza qualche polemica,
di optare per il rosa. “E’ un rosa peso la
tonalità – spiega Aldo – ma a seconda del
tessuto in cui viene stampato cambia”.
E per concludere, perché non ci si può dimenticare mai di lui, chi era l’Alberone?
La faccia di Aldo si illumina, cerca ma
non trova il giusto aggettivo, si accontenta
di “era un simbolo, lo sai se l’Alberone
poteva parlare...” Sì, perché Aldo è uno
di quei montonaioli cresciuti all’ombra
dell’Alberone che conserva ancora un
ramo di uno dei massimi simboli della
sua contrada, umano o vegetale che sia. •
I tuoi occhi su Piazza del Campo” è lo slogan che accompagna
il Palio su Antenna Radio Esse,
una formula vincente che si ripete ogni luglio e agosto per
portare gli ascoltatori nello straordinario
mondo della festa senese, miscelando tradizione e nuovo modo di fare giornalismo.
“Raccontare il Palio è per un cronista
senese il massimo, sono quattro giorni
adrenalinici durante i quali cerchi di trasporre con la voce quelle sensazioni ed
emozioni che provi agli altri – racconta
Cristiana Mastacchi, direttore di Antenna
Radio Esse, la storica emittente che segue il Palio dal 1976 - La soddisfazione
è quando gli ascoltatori ti dicono che con
le tue parole li hai emozionati”. Anche
questo è Palio, il far vivere la festa a chi
per vari motivi non può essere in piazza
del Campo, farli entrare nell’atmosfera,
coinvolgerli sempre rispettando il mondo
delle contrade.
“In questi 25 anni di cronache paliesche
- dice Alessandro Pagliai, l’altra voce ufficiale del Palio su Antenna Radio Esse
- ho conosciuto e, spero, fatto conoscere
tutti i personaggi della Piazza: capitani
vittoriosi, i grandi fantini della storia,
i contradaioli diventati protagonisti di
quattro giorni indimenticabili. Una soddisfazione non di poco conto è, durante l’attività radiofonica, aver visto vincere le 17
Contrade, potendo condividere le emozioni di tutti i popoli di Siena. Un’esperienza
unica!”
Grazie ad un gruppo affiatato che lavora
insieme da anni, Antenna Radio Esse
riesce a garantire una lunga diretta dallo
studio mobile di piazza del Campo dalla
mattina alle 7,30 alla sera alle 20,30 alternando programmi prettamente giornalistici a trasmissioni ludico musicali.
“ Fare informazione nei giorni di Palio è
un’operazione complessa - spiega Silvia
Sclavi che coordina il lavoro in redazione
– perchè l’argomento è estremamente delicato, una parola detta nel modo sbagliato può travisare il senso di un discorso.
Oggi poi, tramite il web, si travalicano i
confini cittadini, la platea di ascoltatori è
molto ampia e, a volte, non tutti sanno di
cosa si parla. La responsabilità dunque
cresce. Ma raccontare il Palio è anche
un’esperienza irripetibile, un’emozione
che, credetemi, mette a dura prova le coronarie del cronista!”
Antenna Radio Esse infatti si può ascoltare anche via internet, tramite il sito
www.antennaradioesse.it e sono moltissimi quelli che si collegano da tutte le parti
d’Italia e del mondo. •
“Il sapore di un film”, un viaggio tra cinema sensi e gusto
Lorenzo bianciardi nel suo primo libro per accompagnare i lettori alla scoperta dei confini segreti del gusto
Si può parlare di sapore di un film? Se lo è chiesto
Lorenzo Bianciardi nel suo primo libro, edito da
Protagon Editori. A partire da questo interrogativo, “Il sapore di un film” accompagna il lettore in
un viaggio tra cinema, sensi e gusto che si serve
del linguaggio della semiotica e della fisiologia per
andare alla scoperta dei confini segreti del gusto.
Ne parleranno con l’autore, il direttore editoriale
Protagon, Maurizio Boldrini, e il docente di semiotica del testo, Tarcisio Lancioni, che ha firmato la
prefazione del volume.
“Se il senso comune ci fa pensare
al cinema come mezzo privo di
gusto - spiega Bianciardi - sono
tanti i film capaci di trasmettere i sapori agli spettatori, da
Chocolat a Ratatouille, da Il
pranzo di Babette a Mangiare
bere uomo donna. Il canale
sensoriale solleticato in partenza è sempre e soltanto
quello audiovisivo, eppure
certe pellicole riescono ad
andare al di là dei loro limiti,
superando questo apparente “deficit” iniziale grazie a un
linguaggio capace di aprirsi al
simbolico. È così che il cinema
riesce a descrivere la realtà, ma
anche a toccare la sfera più nascosta dello spettatore, andando
dritto al cuore delle emozioni. E
perché no, delle sensazioni”.
L’autore. Lorenzo Bianciardi è dottore di ricerca
in Semiotica. Nei suoi studi all’Università di Siena, all’Université de Paris III e all’Université de
Montréal si è dedicato principalmente all’analisi
dei film. Giornalista del gruppo Class Editori per
la televisione aziendale della Banca Monte dei
Paschi di Siena e autore di video, ha pubblicato
in periodici di cinema come «Cinecritica» e tiene
la rubrica “Pellicole di gusto” sul mensile «I Grandi
Vini». A trentuno anni, “Il sapore di un film” è il suo
primo libro.
52 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 53
A scuderia dal Bufera
[ NoMi Tocchesse ]
dario colagè ci spiega quali sono le migliori traiettorie per girare in piazza
S
i chiama pozzolana, è una
terra vulcanica, che sembra
adatta per far correre i cavalli. E’ qui, a Canino nell’alto
Lazio, che vive e lavora Dario
Colagé in arte il Bufera. E’ una giornata
di caldo torrido, il viaggio è lungo e diverse le fermate per bere e capire dove
siamo. Ad un certo punto ci fermiamo
in un piccolo paese a fare benzina. Alla
pompa c’è una faccia conosciuta, ci guarda con occhi sgranati stupito di vederci
da quelle parti. E’ Tonino “il Pesciarolo”. Lasciamo una copia de Le Stelle del
Palio, una traccia del nostro passaggio
in terra laziale. Alla fine dopo diverse
telefonate di Dario, che nel frattempo ci
aveva perso, arriviamo a destinazione. A
scuderia c’è la famosa pista a forma di
Piazza e la percorriamo in macchina per
farci spiegare bene le traiettorie.
“Vuoi sapere come si prendono le curve in Piazza? All’inizio della carriera di
fantino si fa in un modo, dopo qualche
Palio si fa in un altro modo e a fine carriera in un altro ancora” - spiega Dario
che prende carta e penna e ci disegna le
traiettorie.
“Quando i fantini sono alle prime armi
vanno spesso a centro pista prima di affrontare San Martino e in questo modo
c’è il rischio concreto di prendere il colonnino. Il cavallo va messo in condizione di girare da solo e di portarti naturalmente fuori dalla curva”.
Allora come si fa per fare un buon San
Martino?
“Ci si deve accostare allo steccato all’altezza della Birreria, così da poter uscire dalla curva all’altezza del palco del
Nicchio sempre galoppando forte. Per il
Casato vale lo stesso principio. Bisogna
alzarsi subito dopo l’Onda così che poi
il cavallo ritrova l’esatta traiettoria per
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
[ Leo Lui ]
girare”.
A parole e sulla carta disegnata a tavola sembra tutto molto logico e semplice.
“E’ normale che i fantini alle prime armi
abbiano difficoltà poi, con l’esperienza,
tutto diventa più chiaro anche per chi è
a cavallo”.
E i cavalli di oggi come sanno girare?
“I cavalli che ci sono ora sono a dondolo in confronto a quelli di dieci anni fa.
Sono tutti cavalli pronti, preparati e di
qualità, non esiste un altro posto dove
venga fatta una selezione di questo genere per la sicurezza”.
Cosa dici degli attacchi alla Festa?
“Mi stupisce il fatto che la maggior parte di coloro che parlano male del Palio
non sappiano che in Italia si corre tutti i
giorni nei tanti ippodromi che ci sono da
nord a sud e i cavalli si fanno male ogni
giorno. Nessuno però dice niente e sai
perché? Perché ci sono le scommesse,
i soldi e questo fa sì che nessuno apra
mai bocca. Corse come quelle in siepi Merano, il Grand National - sono corse
pericolose ma nessuno si scandalizza,
sempre perché ci sono le scommesse.
Sul Palio, invece, non si scommette”.•
LEO LUI
maschio sauro,
nato nel 2004 in Italia
Allevatore
Pes Pietrina
Stallone
RIO NAPO
baio
1994 Eire
Fattrice
UCRAINA
ROSSA
sauro
1993 Italia
LAW SOCIETY
baio 1982 USA
ALLEGED
MY SOUTHERN LOVE
baio 1986 Italia
SOUTHERN ARROW
NESSI TUE
baio 1986 Italia
FATTI FURBO
NADINA
baio 1986 Italia
VORTICE
NO MI TOCCHESE
maschio sauro,
nato nel 2006 in Italia
Allevatore
F.lli Mura Ignazio e Mario
BOLD BIKINI
TIME WIND
CRIMEA
CAREZZA (IV)
[ Leo Lui ]
Stallone
GUADO
D’ANNIBALE
sauro
1989 Eire
GLINT OF GOLD
baio 1978 UK
MILL REEF
WHEN LIT
sauro 1978 Eire
NORTHFIELDS
Fattrice
BELLAMURA
sauro
1997 Italia
NO LOVE
sauro 1986 Italia
MATOUKA
MAY DAY (II)
baio 1985 Italia
CAPRIOLO III
CROWN TREASURE
SERRAVALLA
DAIANA
NATASCIA
NICOLAS DE P.ULPU alla sua seconda stagione nel circuito senese
La pista a forma di Piazza, dove Dario allena i suoi cavalli
LEO LUI ha corso due Palii, da tre anni nel Protocollo del Comune di Siena
NICOLAS DE P.ULPU
castrone baio, nato nel 2006 in Italia
Allevatore Sanna Antonio
Stallone
BALENT
sauro
1997 Italia
DIGOS
sauro 1979 Italia
MEDAR
QUASSIA
sauro 1989 Italia
NEORION
Fattrice
BELLEZZA
baio
1997 Italia
SOLERO
grigio 1978 Italia
brook
MIRABEL
baio 1985 Italia
GALILEO LA CRUCCA
ONDINA
nicoletta
stiente
coca
[ Nicolas de P.Ulpo ]
54 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 55
istricetta
femmina saura,
nata nel 2003
in Italia,
allevatore
Cossu Giuseppe
Stallone
ORIOLU TOU
sauro
1987 Italia
Fattrice
TIBERIA II
sauro
1992 Italia
JEREZ
sauro 1973 Italia
VERONESE
UCRAINA
DE ORISTANO
sauro 1969 Italia
GERONIMO
IS YOUR PLEASURE
sauro 1981 USA
ACCIPITER
REDENTA (II)
baio 1970 Italia
MEDAR
BRIOCHE
CHEVALIERE
I’M A PLEASURE
matera
LIANADAR
maschio baio,
nato nel 2004
in Italia,
allevatore
Perra Massimino
Giuseppe
Maurizio Pacchi
babbo e preparatore di cavalli da Piazza
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
L
a scuderia di Maurizio Pacchi in estate è
una sorta di cartolina, per via dei campi
di girasole in fiore
che incorniciano i paddock dove
vengono tenuti i cavalli dopo
aver fatto il lavoro quotidiano.
Maurizio è un vero appassionato di cavalli a tutto tondo. Fin
da ragazzo ha sempre montato
cimentandosi in diverse disci-
pline equestri compreso il cross,
una delle più difficili dal punto
di vista della preparazione atletica del cavallo. Poi ci sono stati
lunghi anni in cui Maurizio ha
montato in provincia come fantino. Oggi è preparatore di diversi cavalli da Piazza e di quelli
dell’allevamento del Corpo Forestale dello Stato, anche se il
suo ruolo più impegnativo nella
vita è quello di babbo di Niccolò
e Ettore.
“Nella mia vita i cavalli ci sono
sempre stati, non potrei immaginarla senza di loro – racconta
Maurizio mentre rimette in scuderia i cavalli, accompagnato
dal figlioletto che lo segue passo
passo – ho fatto anche sei tratte,
ma forse erano otto, non ricordo”.
Oggi sono almeno tre i cavalli in
lavoro che potranno arrivare alla
tratta.
“Elysyrio è il cavallo più anziano del gruppo, è quello più affidabile e serio e in Piazza gira
senza problemi, è nel circuito
del protocollo dal 2007, è un cavallo che tanti vogliono montare,
soprattutto i fantini al debutto
perché sanno di potersi fidare.”
Poi il grigio Lucifero Leon che
Maurizio gestisce da due stagioni.
“E’ un cavallo che sta migliorando molto e alle prove di notte è
andato bene a luglio montato da
Pietro Porcu, poi c’è Lampo de
Aighenta, un cavallo di grande
qualità di proprietà di Marco
Raveggi ma che da quest’anno è
gestito da Massimiliano Brilli. E’
un cavallo che viene allenato e
preparato esclusivamente per la
Piazza. Alla tratta è stato presentato da Alessandro Colombati”.
Scuderia Ticci
Istricetta la cavalla di Tiziano
Stallone
FONTIDEO
sauro
1985 Italia
Fattrice
QUERIDA
PERRA
baio
1989 Italia
di Viola Carignani | foto di Linda Frosini
Q
Oltre ai cavalli Maurizio si diverte molto a far debuttare i
fantini, come Sebastiano Sini e
Alessandro Colombati.
“E’ una soddisfazione per me sapere che ragazzi giovani si fidano
a montare i miei cavalli perché
sanno che possono fare bella figura con cavalli affidabili. •
uando si arriva alla scuderia
di Francesco Ticci, la cavalla che ruba l’occhio, come si
dice in gergo, per la sua bellezza, è Istricetta. Una saura
tutta pepe che per molti a Siena non è un
semplice cavallo, ma il ricordo di un amico
che non c’è più.
“La comprammo io e Tiziano Vannini
quando aveva tre anni – ricorda ancora
commosso Francesco Ticci – una cavalla
qualitativa e con il fisico giusto anche per
la Piazza. Ora che Tiziano non c’è più, proseguo in quello che lui avrebbe voluto che
la cavalla facesse”.
A quattro anni Istricetta fu subito presa nel
Protocollo, fece due apparizioni a Mociano e vinse una corsa, quindi approdò alle
prove di notte. Da quel momento però la
cavalla fu ritirata.
“Un cavallo per essere da Piazza deve anche avere la testa, e Istricetta da giovane
era troppo irruenta, e decidemmo che era
meglio farle fare esperienza in ippodromo”.
Istricetta ha vinto molte corse su distanze
diverse e ha dimostrato tutte le sue qualità
da atleta. Oggi, ad otto anni, la cavalla di
Tiziano e Francesco torna in Piazza.
“Quest’anno ho ritenuto opportuno ripresentarla nel Protocollo, come avrebbe
voluto anche Tiziano. Adesso la cavalla è
pronta anche psicologicamente per affrontare la Piazza”.
Ma non c’è solo Istricetta nella scuderia
di Francesco e della sua compagna Silvia
Stabile, allenatore Unire. Da alcuni mesi,
una cavalla su cui la scuderia conta molto,
è Mary Monella di Michela Gori.
“E’ una cavalla di qualità e credo che possa
fare bene in questo giochino, la presenterà
Alessandro Mascolo, vediamo come andrà
ma credo che abbia le carte in regola per
la Piazza”. Infine un castrone che viene da
un allevamento sardo di cavalli da corsa.
“Lianadar è un figlio di Fontideo e viene
dalla razza di Massimino Perra, ha corso
nella stagione dei tre anni, poi fu venduto e non ha più corso. Lo abbiamo preso
quest’anno. Ha le misure e il cavallo è
venuto avanti bene nel lavoro da cavallo
da Palio. E’ ancora un po’ verde ma ha un
gran carattere: freddo ed equilibrato e già
questo è un ottimo punto di partenza su cui
lavorare”. •
FORLANINI
sauro 1974 Italia
FURIBONDO
PANDORA
DE ORISTANO
sauro 1968 Italia
RIVISONDOLI
GREEN
baio 1981 Francia
GREEN DANCER
GOLDPHINE
sauro 1982 Italia
MATOUKA
ROYAL ROSE
UBERTOSA DE ORISTANO
FINE II
ZAIRANA (II)
56 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 57
Un senese ad Ascot
Invasor: cavallo dell’anno 2006
alessandro miserocchi: dall’argentina la passione per il palio di siena
Sogno di un pomeriggio di inizio estate
E
di Marco Molvedo
di Viola Carignani
D
ivide la sua
vita tra l’Italia - Ravenna e
la Valdichiana
- e l’Argentina.
Alessandro Miserocchi è uno
dei più importanti allevatori di
purosangue da corsa del mondo. Invasor, cavallo vincitore
della Breeder’s Cup in America e della Dubay Cup, è nato
di dollari. Mentre io e Linda
guardiamo in religioso silenzio
il video, sentiamo le vibrazioni del cuore di Alessandro che
ci racconta le vittorie dei suoi
guerrieri emozionato come fosse la prima volta; un pò come
per noi senesi che rivediamo
per la milionesima volta, e con
lo stesso stupore, la vittoria
della nostra contrada. Sappia-
foto di Linda Frosini
Enrique e Alessandro Miserocchi
foto di Linda Frosini
nel suo allevamento a Duggan
in Argentina all’Haras Santa
Ines. Abbiamo saputo da un
suo vicino parente, che Alessandro è un “fissato del Palio”
e per una serie di coincidenze
riusciamo a contattarlo e a fissare un appuntamento con lui.
Uomo all’apparenza pacato e di
modi eleganti e gentili, ci accoglie con semplicità insieme al
figlio Enrico nella sua Tenuta
di Frassineto nella Valdichiana aretina, dove trascorre parte dell’anno quando non è in
Argentina. Ci mostra le cantine dove viene fatto un vino di
ottima qualità, in particolare
lo spumante realizzato con metodo classico e l’antica tabacchiera dove un tempo veniva
lavorato il tabacco, coltivazione
tipica di questo lembo di terra.
Finita la visita in azienda e nel
grande palazzo giallo del Vasari
che si staglia sull’orizzonte della pianura, Miserocchi ci invita
a pranzo. Con sé ha due grandi
album pieni di fotografie e ritagli di giornale che riportano le
vittorie dei suoi cavalli. Mentre
sfoglia le pagine, gli occhi si
illuminano e i racconti si fanno più serrati, poi dal pc portatile ci fa vedere i video delle
cronache delle corse in tutte le
lingue. Sono le grandi vittorie
del suo pupillo Invasor, figlio di
Candy Stripes e di Quendom,
vincitore di oltre dieci milioni
mo che è un appassionato della
Festa. Non si perde un Palio
anche se si trova all’altro capo
del mondo dove, quando a Siena si muore di caldo e i monturati faticano sotto i pesanti
costumi di pelle e velluto, la è
inverno e si va a sciare. Ci sono
Rai International e internet, per
fortuna, che permettono anche
a chi sta lontano di vivere le
due Carriere. “Sono affascinato dal Palio di Siena, non me lo
perdo mai, sembra tutto molto
complicato, fatto di regole non
dette e di sotterfugi; mi chiedo
spesso come il mossiere riesca
a mantenere la calma e dare il
via al momento giusto. Ho un
amico con il quale ho montato
a cavallo per tanti anni che ha
fatto il mossiere a Siena e con
lui parliamo spesso della vostra
Festa”. Ci racconta tutto questo
mentre sorseggiamo l’ottimo
vino della Tenuta di Frassineto
e gustiamo la tagliata chianina
che il ristoratore ci ha presentato su uno splendido vassoio.
“La caratteristica della mia razza è la freddezza; un campione,
oltre ad essere un atleta, deve
avere il carattere per poter affrontare la competizione, un po’
come nel Palio; vedo che negli
anni la selezione c’è stata e ultimamente scegliete cavalli che
si agitano e sudano molto meno
tra i canapi, anche se il tempo
di mossa a volte è decisamente
lungo.”
Invasor è il prototipo del campione, nei filmati si vede come
riesce sempre a sorprendere
tutti; prende la testa, orecchie
dritte in avanti e via verso il
traguardo senza lasciare scampo agli inseguitori. Alessandro
assomiglia un po’ a Invasor.
Un tipo pacato che poi improvvisamente ti stupisce. Finito il pranzo, saliamo in auto
per tornare in azienda. Non so
dirvi che tipo di auto, ma di
quelle sportive, piuttosto bassa
e scomoda per i miei gusti. Il
breve tragitto scorre lento tra
le chiacchiere quando improvvisamente, nella spianata che
porta verso la villa di Frassineto, ci sentiamo schiacciare
sui sedili posteriori dell’auto.
Qualcosa di simile al decollo di un aereo. Alessandro ha
spinto sull’acceleratore e via a
duecento all’ora come Invasor
verso il traguardo della Dubay
Cup. •
CURIOSITà: anche in Argentina come a Siena i cavalli vengono allenati a
pelo, viene usata la sella solo per i lavori di apertura di fiato
ra un pezzo che non
andavo in un ippodromo. Poco tempo a disposizione,
troppa nostalgia.
Però l’idea di andare ad Ascot,
anzi al Royal Ascot, l’ho sempre
avuta in testa. E’ uno di quei desideri che nascono da bambini.
E io di desideri ne avevo almeno
tre con poca pretesa ma, per me,
di grande fascino: guidare una
Volvo 240 station wagon bianca,
andare al Royal Ascot e assistere al concerto di Capodanno a
Vienna. I primi due desideri li
ho realizzati: per il terzo dovrò
aspettare anche perché, tanta è
la richiesta, che i posti vengono
sorteggiati. E con la fortuna che
ho...
Dunque, sogni infantili a parte,
l’idea di Ascot rappresentava
anche un passaggio quasi dovuto per un percorso ippico ormai
maturo pronto per essere messo
nell’armadio dei ricordi. Nella
mia famiglia c’è sempre stato un
cavallo (anche più d’uno per la
verità): il nonno ufficiale della
Regia Cavalleria, il babbo malato di cavallite tanto da tenere
un maremmano in una stalla
improvvisata del Sambuco, tanto
malato che l’8 settembre 1943
quando l’esercito italiano si sfasciò e tanti senesi corsero alla
Caserma Lamarmora a razziare
quello che c’era rimasto (coperte, suppellettili, qualcosina da
mangiare), mio padre prese il
cavallo bianco del comandante del reggimento abbandonato
sgambata al Casalone, poi un purosangue di grande discendenza
alle aste di Settimo Milanese, poi
una partecipazione importante in
una scuderia importante, con un
quasi decennio in giro per gli
ippodromi di tutta Europa: da
Bologna a Milano, da Palermo
nella stalla. Troppo riconoscibile: i tedeschi lo beccarono in un
minuto, macellarono il cavallo e
fecero salire l’avo scriteriato su
un camion per la Germania. Io
non potevo, non dovevo, essere
da meno. Così prima un avelignese per farci le passeggiate,
poi un mezzosangue per qualche
cosa speciale. Ma Ascot, per chi
ama i cavalli, è troppo speciale. E’ come per un goloso fare
un tuffo nella Nutella. Il Royal
Ascot, poi. La Regina Elisabetta con un vestito giallo-arancio
che arriva in carrozza insieme
al principe Filippo, la corte che
la segue con una sequenza di
a Roma, dall’ Elitlopp a Stoccolma, a una manciata di riunioni a
Monaco di Baviera, dalla delusione del Grand Prix d’Amerique a Parigi al trionfo del Gran
Premio Lotteria a Napoli, il 26
aprile 1992.
Com’erano lontane quelle domeniche a Pian delle Fornaci col Savelli, il Cavallini, il Capannelli.
Alla fine della serata, dopo aver
fatto i conti con il totalizzatore,
c’era sempre la merenda-cena
al Giuggiolo con le chiocciole
al sugo e il prosciutto coi sottoli.
Comunque Agnano o Pian delle
Fornaci, trotto o galoppo, per un
senese un cavallo è sempre una
landau. Il tempo inequivocabilmente inglese. Nuvole, pioggia,
sole; nuvole, pioggia, sole e via
di questo passo. Ascot, per certi
versi, è un po’ come il Palio: lo
respiri, ti entra dentro. C’è persino più rispetto per la tradizione:
turisti pochi, pochissimi. Non ho
incontrato un italiano, mentre
Londra ne è piena in qualunque
periodo dell’anno. Gli inglesi, in
compenso, ci tengono da morire:
intanto non è un appuntamento
per snob, una passerella classista. Anzi. Dalla governante a
ore alla moglie del banchiere il
cappellino rende giustizia a tutte
le signore. L’eccentricità si beve
insieme allo champagne che accompagna ogni persona come il
cane il cacciatore: penne, tante
piume, creazioni impossibili che
non si sa come facciano a star
su. Mia moglie, sotto le falde del
suo cappello comprato da Mark
& Spencer è in brodo di giuggiole. Estasiata. Quando ci siamo
sposati somigliava a Lady Diana.
Chissà se oggi Lady Diana somiglierebbe ancora a lei: vorrebbe
dire che a cinquant’anni suonati
sarebbe ancora bella. Più sobri
gli uomini. In tight giovani e vecchi, senza che questo distingua
la casta; in vestito grigio o blu,
al massimo uno spezzato grigioblu tutti gli altri. La cravatta è
tassativa. La rosa all’occhiello
molto gradita, quasi indispensabile. Giocano tutti: anche una
sterlina, ma giocano tutti. Avere
il programma in mano è importante come il libretto della prima comunione. La banda suona
marcette militari sotto un gazebo
a due passi dal tondino. Già, il
tondino. Quando lo vedi ti batte
il cuore: i cavalli che sembrano
alti due metri al garrese passeggiano tenuti da artieri in giacca
e cravatta. Al centro i proprietari. Si battono per migliaia di
sterline, valgono centinaia di
migliaia di sterline. Il pelo lucido. Senti l’odore del cuoio della
sella. Scapeano come per dirti,
“ora ti faccio vedere...”. Poi la
pista. Il Royal Enclosure è strepitoso, una favola. Il Grandstand
zeppo di gente bagnata di pioggia e di champagne. Partiti. La
Gold Cup è il clou della riunione.
Trenta cavalli che sgabbiano. La
folla che urla. Saranno almeno
50 mila bocche aperte. Quattro
maxi-schermi ti fanno vedere le
bestie da vicino. Mangiano l’erba
con gli zoccoli. Volano. Il rumore cresce. Cerco di guadagnare
la staccionata dribblando ladies
e gentlemen. Ci sono. Agguanto
stretto il legno bianco. Diventa
un pezzo di me. Cerco di sporgermi. Eccoli. Sono lì, vivi, altro
che schermo: trenta purosangue
al galoppo. L’erba schizza sotto
gli zoccoli ma il manto si ricompone quasi come fosse acqua. Il
pendolo delle braccia e del frustino per tirar fuori l’ultimo guizzo. Vince Fame and Glory, un
cavallo con davvero il destino nel
nome. Il destino. Rivedo Canapino, chissà perché proprio lui,
mille anni fa a Pian delle Fornaci che per sollecitare un grigio
perse il frustino. Lo raccolse mio
padre. Ce l’ho ancora. Se dovessi
rinascere vorrei rinascere a Siena. Ma appena posso torno ad
Ascot. •
Il
Palio Immaginario
IL PALIO IMMAGINARIO
58 Le Stelle del Palio
Berio
“Il miglior esempio di cavallo a fondo
inglese. Ci montiamo chi ci montava più
spesso”
Zodiach
Il miglior esempio di cavallo a
fondo arabo. Con Minisini vinse un
Palio bellissimo
Luigi Bruschelli detto
Trecciolino
Luca Minisini detto
dè
[ Intervista Doppia ]
Il Palio immaginario de Le Stelle del Palio è un gioco. Un gioco basato sulla memoria storica dell’intervistato che deve mettere insieme un lotto di dieci cavalli e poi montarci i
fantini. Le Contrade non sono previste, così come un vincitore. Questo lo lasciamo al lettore... Per comporre il lotto dei dieci barberi abbiamo messo due regole: non devono
essere i dieci assoluti migliori, ma un lotto composto indicativamente da tre “bomboloni”, quattro outsider e tre “brenne”; non si possono scegliere cavalli ancora in attività.
Libertà invece per i fantini, assoluta.
Maurizio Cenni
serena butteri
PROPRIETARIA DI ISTRICEDDU
Giuseppe Zedde detto
E
’ un Palio immaginario
apparentemente scontato,
sicuramente perché troppo recente, quello di Maurizio Cenni. Il sindaco di
Siena dal 2001 al 2010 propone un Palio
all’insegna della sicurezza, con tanti cavalBrento
Giovanni Atzeni detto
li vittoriosi. Fermato sicuramente dai paletti
TITTIA
“Per due volte
Brento non ha corso
del nostro gioco, perché la scelta dei bomboper infortunio, poi
loni è stata ardua. “Da una parte ci mettiamo
ha vinto un Palio.
Berio, dall’altra Zodiach”, inizia Cenni. “Poi
A Tittia diamo la
ci potremmo mettere Istriceddu simile a Berio
seconda chance”
o Fedora più simile a Zodiach? Alla fine scelgo Già del Menhir, che è intermedio tra i due,
Choci
Andrea Mari detto
per così dire. Altri due da inserire sarebbeBRIO
“Un cavallo scelto per
ro Ugo Sanchez e Elisir”. Nascono ricordi
decimo o quasi che vince
e sensazioni di un Palio visto dalla parte
il Palio. Forse il più bello
del Sindaco, un modo certamente diverso
dei dieci anni, quel Palio”
rispetto agli altri, una fortuna e una responsabilità per pochissimi. “Sarebbe
bello vedere un Palio con tutti i più
Alberto Ricceri detto
Caro Amico
forti insieme”, è il pensiero concluSALASSO
“Altro cavallo scelto per decimo, vinsivo. I nomi scorrono dalla bocca di
se in maniera strepitosa. E Salasso
Maurizio Cenni come una filastrocca,
fu il primo a venire a chiedermi di
tra i cavalli da mettere tra la seconda
poter utilizzare il corpetto. E’ anche
merito suo se ci sono state delle
e la terza fascia. Ci sono cavalli che
innovazioni”
meritano menzione doverosa, per l’impegno messo in Piazza o per la sfortuna
di una vittoria mai arrivata. Si nomiDario Colagè detto
Donosu Tou
nano Alesandra, Urban nella seconda
IL BUFERA
“E’ vero, non è il fantino adatto per
fase della sua carriera, Zullina (“era il
questo cavallo. Ma con Dario sono
mio primo Palio, vinceva il Nicchio...”),
sicuro di avere un Palio tranquillo”
Dostoevskij e, a sorpresa, Barattieri
(“prometteva bene, ha espresso molto
poco”). Cavalli che non rientreranno nel
Elfo di Montalbo
Salvatore Ladu detto
lotto perché davanti avranno situazioni e
Cianchino
storie incredibili. Già, perché nel periodo
“Esperienza del fantino
ed esperienza del cavallo.
di Maurizio Cenni ci sono stati dei Palii
Insieme potrebbero veramente
e degli eventi che, per forza di cose, redare il massimo”
steranno nella storia per diversi motivi:
Zodiach che batte Altoprato; Zilata Usa
Giuseppe Pes detto
Altoprato
che perde all’ultimo colonnino; Choci,
IL PESSE
Caro Amico e Donosu Tou che vinco“Altoprato ha avuto un momento in
no Palii fuori dal comune; le fantasticui avrebbe anche potuto vincere, è
stato un cavallo sfortunato. A questa
che storie di Berio e Già del Menhir;
accoppiata diamo la seconda opporla longevità di Elfo di Montalbo; la
tunità, perché nel 2001 ci sono andati
sfortuna, poi ripagata dalla Piazza,
veramente vicino”
della sempre giovane promessa (anMassimo Coghe
Zilata Usa
che quando giovane non era più)
detto MASSIMINO
Brento. Con un pensiero a chi non
“Hanno già corso insieme, Zilata sfortunaè potuto entrare tra i dieci ma che
tissimo e Massimino di grande esperienza”
se lo sarebbe meritato. All’insegna
“Un cavallo che al
canape era una statuina
di sale. Dipinto per la
Piazza”
Gingillo
foto di Linda Frosini
di Alarico Rossi
Già del Menhir
Le Stelle del Palio 59
della sicurezza.
Per i fantini, invece, è tutta un’altra
storia. Maurizio Cenni ha vissuto durante il suo mandato un passaggio di
consegne fondamentale nella storia
del Palio. Ha visto i grandi della fine
del secolo scorso passare il testimone
agli assassini di oggi. Con tante sorprese, perché tra cavalli esperti e fantini ancora più veterani la sicurezza
della Festa è ancora più tranquilla.
Vinceranno Berio e Trecciolino. In un
Palio sicuro, la storia ottiene la sua
giustizia.•
Pierluigi Piccini
Pierluigi Piccini è stato Sindaco di Siena dal 1991 al
2000. Nei suoi ventuno Palii
(lo straordinario del settembre 2000 è stato il suo
ultimo), ha visto susseguirsi
pezzi di storia indelebile
nella storia del Palio. Il quattordicesimo Palio di Aceto,
il dualismo tra Cianchino e
Il Pesse, le prime vittorie di
Luigi Bruschelli. Il suo Palio
immaginario è frutto degli
anni novanta, che nella storia del mondo e non solo del
Palio sono corsi talmente
veloci che anche gli uomini
non sono forse riusciti a stare dietro ai tempi. E’ un Palio
immaginario di primo ordine
quello di Pierluigi Piccini, con
tre cavalli favoriti dai quali è
difficile trovare il migliore: il
purosangue Pitheos, Galleggiante con Aceto (ma guarda
un po’...) e Uberto sono i tre
da battere. Poi cavalli che
hanno vinto Palii storici:
Oriolu de Zamaglia, ultimo
vincitore nell’Onda; Re Artù,
ultimo vincitore nel Nicchio;
Votta Votta, ultima a vincere
per la Chiocciola; Quarnero,
ce lo vogliamo immaginare
(perché alla fine è un gioco
e si può dare una libera interpretazione) con Etrusco
fermo immobile e la bandiera verde al Palazzo Comunale. Chi vince non importa:
mancano però Zucchero e il
Deledda...
1.
il primo a vincere con Luigi
Bruschelli. Le tre “brenne”
sono cavalli che rimangono lontano dalle cronache
eroiche delle storie di Palio:
Nearco, Etrusco e Lincea.
Sorprende la scelta di Claudio Naldi detto Imolino, solo
un Palio corso nel decennio
“picciniano” nell’Aquila su
Quarnero. Colpisce invece
la scelta di ben due accoppiate del Palio di esordio di
Piccini, il 3 luglio1991: una
carriera rimandata al giorno
dopo per oscurità con Bazzino e Etrusco fermi immobili
al primo posto che non concessero mai al Nicchio di entrare. E allora noi il Palio immaginario di Pierluigi Piccini
1.
1.
1.
1.
1.
1.
1.
1.
1.
Pitheos e Giuseppe
Michele Pes detto Il
Pesse
Uberto e Salvatore
Ladu detto Cianchino
Galleggiante e Andrea
De Gortes detto Aceto
Oriolu de Zamaglia
e Silvano Vigni detto
Bastiano
Quarnero e Luigi
Bruschelli detto Trecciolino
Re Artù e Dario Colagè detto Il Bufera
Votta Votta e Massimo
Coghe detto Massimino
Nearco e Claudio
Naldi detto Imolino
Etrusco e Massimo
Alessandri detto
Bazzino
Lincea e Mario Canu
detto Clemente
PROPRIETARIO DI FEDORA SAURA
AUGUSTO POSTA
AUGUSTO POSTA
PER COMBINAZIONE, SONO ANDATO A STARE IN
CAMPAGNA E SONO ARRIVATI ANCHE I CAVALLI
CI VORREBBERO TROPPE PAGINE. DICIAMO
QUILLERO DE SEDINI, VOTTA VOTTA, FEDORA
SAURA, ZETSUN, GHERLY
LA CIUCHINA
Nome e cognome?
Com’è nata la passione dei cavalli da Palio?
Cavalli posseduti (ieri e oggi)?
Come chiami il tuo cavallo? (nomignolo)
Serena Butteri
Da una delusione
tanti, forse troppi. Ma troppo non è mai...
Bideer
SONO TUTTI BELLI I PALII
Il Palio più bello?
16 agosto 2009
DIREI IL PIU TRISTE,
QUANDO PERSI UN CAVALLO
Il Palio più brutto?
2 luglio 2010
BAIO
LONTANO DAL COLONNINO,
SPECIALMENTE ORA
UGUALE
L’ALLENATORE SONO IO, QUINDI…
CAMBIO SPESSO FANTINO
CLASSICA CAVALLA DA PALIO
GRAN CAVALLO
TUTTO, E’ INGORDA
FEDORA
Baio o grigio?
Come si gira a San Martino?
Come si gira al Casato?
Cosa pensi di chi allena il tuo cavallo?
Cosa pensi di chi monta sempre il tuo cavallo?
Come giudichi Fedora?
Come giudichi Istriceddu?
Il cibo preferito della tua cavalla?
Il cavallo che vorresti avere?
grigio
primi
sempre primi
E’ il numero uno
Ha pazienza, coraggio e costanza
E’ una Signora
E’ il mio figliolo
caramelle alla menta
ce l’ho già
FILETTO A “D”
Che morso usi?
Per me personalmente?
NORMALISSIMI FERRI
Che ferri metti?
Lo chef non ti dice mai la ricetta
NO, NON LI SOPPORTA
Speroni sì o no?
Sì
NON LO CURA
Nerbo sì o no?
Si, come aiuto
CHI ME LO HA FATTO FARE
Cosa pensi di Augusto?
Augusto è avanti e coerente con se stesso
e con gli altri
PASSIONE, AMORE, ENTUSIASMO, LA STIMO
Cosa pensi di Serena?
che mangia troppo
COS’E’ LO SHOW SHEEN?
CHE VINCANO O PERDANO SONO SEMPRE I MIEI
ADORATI CAVALLI
Show sheen con o senza brillantini?
Il regalo più bello fatto al tuo cavallo dopo una vittoria?
con i brillantini per sempre
un bouquet fatto di carote e mele
60 Le Stelle del Palio
Le Stelle del Palio 61
Il Palio di Castiglion Fiorentino
La Giostra del Saracino
PORTA FIORENTINA VINCE IL PALIO DEI RIONI CASTIGLIONESI
SANTO SPIRITO ROMPE IL DIGIUNO E VINCE LA 27. ma LANCIA D’ORO
Testo e foto di Roberto Parnetti
di Roberto Parnetti foto di Andrea Scartoni
A
sorpresa è il terziere arancio verde
di Porta Fiorentina
ad
aggiudicarsi
l’edizione
2011
del Palio dei Rioni di Castiglion
Fiorentino con il fantino Gianluca Mureddu, detto “filuferro”, su
Melissa bella femmina baia di 6
anni. Una vittoria frutto dell’abilità del fantino nuorese nel saper
cogliere l’attimo giusto alla mossa
valida data dal mossiere senese
Andrea Calamassi, stravolgendo
le “strategie di piazza”, che davano per favorito Porta Romana.
Mureddu è riuscito a partire ingambato trovando il varco giusto nell’attimo in cui il mossiere dava la mossa valida, che è
stata alquanto laboriosa con tre
false partenze, prendendo la testa della corsa seguito da Valter
Pusceddu (Rione del Cassero) e
Virginio Zedde (Porta Romana)
che hanno tentato in tutti i modi
bianco azzurri che marcavano
“stretti” quelli arancio verdi di
Porta Fiorentina.
Ma la corsa ha avuto tutt’altro
epilogo con la vittoria di potenza
di Gianluca Mureddu che consegna così il dodicesimo Palio,
quest’anno dipinto dal castiglio-
Casole d’Elsa
di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini
di passarlo senza riuscirvi.
L’ordine di ingresso ai canapi,
stabilito dal sorteggio effettuato
prima della corsa, vedeva allo
steccato Mureddu, quindi Francesco Caria (Porta Romana) su
Freelander, Martin Ballestreros detto “Pampero” (Cassero)
su Encantado, Andrea Chessa
(Porta Fiorentina) su Ilon che,
per aver scalciato, è stato poi retrocesso a partire dalle retrovie,
Giuseppe Zedde detto “Lo Zedde” (Porta Romana) su Grein e
Valter Pusceddu detto “Bighino”
(Cassero) su Fogosu.
Fin dall’ingresso in piazza dei
fantini era apparsa chiara l’alleanza tra il Rione del Cassero
e quello di Porta Romana con i
Palio di Bientina
di Alarico Rossi | foto di Mauro Gemignani
U
na pista difficile, dove ci
vuole cuore. Bientina ha
espresso il suo verdetto,
con sorpresa per il rione ma non
per l’accoppiata. Di nuovo Isopac e Gianluca Mureddu detto
Filuferru hanno vinto, stavolta
nese Tommaso Musarra, al terziere arancio verde guidato dal
Priore Simone Divulsi e dal capitano Loris Fanelli, per la gioia
anche dello staff stalla guidato da
Paolo Ramaldi oltre che di tutti i
contradaioli che hanno festeggiato fino a notte fonda. •
per Cilecchio, dopo la vittoria
del 2010 per Guerrazzi. Per i
colori biancoblù è una felice vittoria ritrovata dopo quattordici
anni di astinenza. E’ stato un palio difficile quello di Bientina. Se
nella prima batteria i rioni hanno
svolto il loro dovere alla perfezione, velocizzando i tempi di mossa e chiudendo in fretta il primo
verdetto, cosa differente è stata
la seconda batteria. Una mossa
durata più di un’ora ha costretto i
cavalli al canape a uno sforzo importantissimo prima della finale.
Ha vinto, guarda caso, un’accoppiata uscita dalla prima batteria,
sicuramente più fresca delle altre. E’ stata una corsa totalmente
di testa quella di Cilecchio, che
ha dovuto rintuzzare gli attacchi
delle altre contendenti, tra cui la
rivale Forra e le Quattro Strade,
che in rimonta hanno cercato di
soffiare la vittoria a Cilecchio.
Nulla da fare però: Gianluca
Mureddu si è dimostrato il nuovo
padrone di Bientina.•
E
’ stata un’annata molto
importante per Casole
d’Elsa. Due Palii in un
anno non si erano mai visti. Ed
entrambi hanno avuto risultati
sorprendenti. La prima domenica di giugno, in una giornata
molto particolare perché la prima di inattività dei cavalli del
protocollo di Siena (che ha visto
quindi defezioni importanti), si è
corso il primo Palio straordinario
della storia di Casole, in occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia. Come sempre le batterie sono
state molto combattute, portando
in finale anche diverse sorprese.
Poi ci si è messo il maltempo, che
ha guastato la festa a tutti. Palio
rinviato al venerdì successivo e
strategie congelate, o per meglio
dire attivissime, come non si è
mai visto da nessun’altra parte:
cavalli dati e una settimana di
attesa. In finale però non c’è stata storia. Casole Campagna si è
tolta la cuffia andando a vincere
con Luca Minisini e Intiveddau.
La corsa è stata molto lineare:
capitato di rincorsa, Dè ha trovato tutti impreparati portandosi in
testa fin da subito, per la grande
gioia del rione che aspettava da
tanto la vittoria e per Minisini,
che era a secco in un Palio in
provincia dal 2004.
Storia differente invece per il
Palio ordinario. La seconda domenica di luglio i rioni si sono
di nuovo dati battaglia per contendersi il drappo. Le sorprese
sono uscite dalle batterie. Elias
Mannucci, in groppa al fortissimo Nino’s, ha trovato una splendida vittoria in batteria, di fronte
a nomi di fantini molto più blasonati di lui (accoppiata toccata
in sorte a Merlo). Fatto sta che
il “ragazzo di stalla” di Antonio
Siri si è ritrovato a combattere
con i più grandi. Alla fine, sorpresa tra le sorprese, a vincere è
stato l’albanese Adrian Topalli,
sul suo Falco Doglia, per il rione
Rivellino. A Casole veramente
nulla è impossibile. Tante belle
storie in un anno non si potevano
davvero trovare. •
S
i tinge dei colori gialloblù del Quartiere di
Porta Santo Spirito la
121.ma edizione della
Giostra del Saracino –
Giostra di San Donato – dedicata
ai 150 anni dell’Unità d’Italia.
Una Giostra che, ancora una
volta, ha regalato grandi emozioni con colpi di scena che testimoniano dell’imprevedibilità
della manifestazione: tre centri,
una lancia persa ma, soprattutto,
una lancia spezzata determinante per far prendere alla lancia
d’Oro “tricolore” (trofeo della
Giostra) la strada in direzione
dei Bastioni, sede del Quartiere
della “Colombina” che interrompe il digiuno di vittorie che
si protraeva dal 2006.
La manifestazione ha avuto il
suo inizio con l’ingresso in Piazza, gremita in ogni ordine di
posti, degli Sbandieratori, che
hanno presentato un saggio dedicato alla ricorrenza dell’unità
nazionale. E’ stata poi la volta
del Gruppo Musici che ha voluto omaggiare tale ricorrenza
eseguendo, in maniera impeccabile, l’inno di Mameli. Dopo
l’ingresso dei quattro Quartieri e
la lettura della disfida, da parte
dell’Araldo, è iniziata la Giostra
vera e propria con la prima car-
riera di Stefano Cherici (Porta
Sant’Andrea in sella a Lilly Gray
Mac) che ha marcato il massimo
punteggio 5.
Secondo giostratore Alessandro
Vannozzi (Porta Crucifera in
sella a Giusy) che si è fermato
sul 4.
Giovanni Bracciali (Porta del
Foro sull’esordiente Napoleone) ha tentato di marcare il centro ma la punta della sua lancia
è finita sul 2.
A chiudere Marco Cherici (Porta S. Spirito in sella all’esordiente Aragon) autore del tiro
determinante per la vittoria finale, con la rottura della lancia
nell’impatto con il tabellone ed
il conseguente raddoppio dei
punti marcati da 4 a 8.
Le seconde carriere registravano il centro del cavaliere di
Porta Sant’Andrea Enrico Vedovini (in sella a Peter Pan)
mentre Carlo Farsetti (Porta
Crucifera in sella al secondo
cavallo esordiente Enola Gay)
si vedeva vanificare il 3 marcato poiché perdeva la lancia
nello scontro contro il Buratto.
Lo seguiva Enrico Giusti (Porta del Foro in sella a Luna) che
marcava un centro.
Si arrivava così all’ultima carriera di Daniele Gori (sul ter-
zo cavallo esordiente F.B. Doc
Ojena Remedy) che marcando
3 punti, sommati agli 8 del
compagno, portavano il totale
dei gialloblù ad 11 chiudendo
la manifestazione.
Dopo la consegna della lancia
d’Oro il popolo gialloblù, gui-
dato dal Rettore Ezio Gori e dal
Capitano Paolo Agnoletti, si recava in cattedrale per il solenne Te Deum di ringraziamento.
La rivincita è ora fissata per la
seconda edizione che si correrà
domenica 4 settembre dedicata
al pittore Spinello Aretino.•
Giostra dell’Orso
di Alarico Rossi
L
a Piazza del Duomo
di Pistoia è addobbata a festa. Il 25 luglio
è arrivato, la Giostra
dell’Orso avrà il suo nuovo vincitore. I quattro rioni, Cervo Bianco, Drago, Grifone e Leon d’Oro,
ripongono le speranze di vittoria
nei loro quattro cavalieri, che si
allenano da un anno intero per
questa serata. Il corteo storico è
finito, con la benedizione dei cavalli e dei cavalieri si consuma
l’ultimo atto prima dell’evento.
La piazza è gremita, le tribune
esaurite in ogni ordine di posto.
Si attende la prima tornata con
ansia: l’importante è rompere il
ghiaccio. “Cavalieri, in pista!”
è l’ordine. Si apre la porta sotto
gli archi del comune ed escono
uno alla volta prima il cavaliere
bianco verde del Cervo Bianco
e poi quello giallo rosso del Leone. La piazza è una bolgia, si
guarda il programma per vedere
chi sono i cavalieri: il migliore
dei sedici vincerà lo Sperone
d’oro. Iniziano i giri di riscaldamento, poi l’altro ordine: “cavalieri, alla partenza!”. Da questo
momento ci sono trenta secondi
prima che il gong dia il via ai
due cavalieri. Bisogna contare
nella propria testa, con il palafreniere che prova a tenere fermo il cavallo che scalpita per
partire. Gong. I due cavalieri
girano stretti intorno all’ovale di
Piazza del Duomo, la gente salta
e urla per il proprio cavaliere. Si
corre ad inseguimento, quindi
se la prospettiva non inganna
solo ogni metà giro si sa chi è
in testa. Primo giro di lancio a
tutta velocità, inizia il secondo
giro. Appena passa il cavaliere
rivale il palafreniere gira l’orso
per far colpire il proprio. A metà
curva ci si prepara con la lancia
per prendere la mira, piegati sul
cavallo come in motocicletta.
Il suono metallico dell’orso dà
il risultato: colpito! Chi arriva
primo e colpisce porta tre punti
al suo rione, chi arriva secondo colpendo uno. Lo speaker
annuncia l’esito “Leone uno
Cervo zero”: il braccio dell’orso
che ha colpito il cavaliere del
Cervo non è sceso. Infuriano le
polemiche, ma alla fine quei tre
punti non arriveranno. E siamo
solo all’inizio.
Piazza del Duomo regala boati per più di due ore. Ognuno
per il suo cavaliere, o contro
gli altri. Tutti i presenti hanno
carta e penna per segnarsi il
punteggio delle rispettive tornate. Si arriva alla sedicesima
tornata: Drago contro Grifone.
I due rioni sono divisi da due
punti. Il programma prevede
Gino Culatore contro Claudio
Bartoletti, il massimo possibile immaginabile. Un po’ come
mettere Cianchino e Il Pesse
uno contro l’altro in Piazza del
Campo. Quando esce dalla porta, Gino ha un ghigno eccezionale: non vede l’ora di colpire.
Claudio è di ghiaccio: sa che in
gioco ci sono le sorti della Giostra. “Cavalieri, alla partenza!”
Claudio prova a forzare, partenza falsa. L’adrenalina sale altissima, c’è quasi silenzio. Serve
un sostegno, si alza un coro
unanime e fortissimo: “Gino!
Gino! Gino!” Tra i due gladiatori, la Piazza ha scelto senza
pensarci neanche un attimo. Si
parte, stavolta è valida. Due giri
alla morte: Claudio in casacca
bianco rossa spinge appena
può; Gino vestito di rosso verde
si piega sulla balaustra per non
concedere neanche un millimetro. Negli ultimissimi metri
la Piazza sospende il fiato prima di esplodere: Gino colpisce
per primo, Claudio non prende
niente. Un tripudio. I due cavalieri scendono da cavallo e
si abbracciano. La Piazza attende il verdetto definitivo per
la prossima tornata, che arriva
puntuale. Ha vinto il Drago, ha
vinto Gino Culatore, con la Giostra dell’Orso nel dna. •
Per contatti
Marco Bruni • cellulare: 335 398411
mail: [email protected]
* Condizioni dell’offerta consultabili sul sito www.estraspa.it
62 Le Stelle del Palio
Villa Il Mandorlo:
campi solari e scuola
di equitazione Fise
Le Stelle del Palio 63
1000 ORE DI LUCE IN REGALO.
12 MESI A PREZZO FISSO.*
A pochi passi dal centro storico un centro ippico per i senesi
A
circa duemila metri in linea d’aria
da Piazza del
Campo, c’è il Centro Ippico Villa
Il Mandorlo. Siamo in via Enea
Silvio Piccolomini, poco fuori
dalle mura della città di Siena
nel parco del Buongoverno che
si estende fino all’Orto dei Pecci.
E’ qui che Marco Bruni, cavaliere e appassionato di cavalli, ha
realizzato il suo sogno: quello di
creare una piccola ma funzionale struttura sportiva per tutti
coloro che vogliono cominciare
ad andare a cavallo. Un posto
tranquillo dove tutti, ma proprio
tutti, possono provare la gioia di
cavalcare.
Marco è una sorta di erede del
marchese Giuseppe Ramirez,
che, negli anni, ha messo a cavallo un po’ tutti i senesi. Anche
Marco da ragazzino montava da
Pippo Ramirez e da lui ha ereditato la passione di insegnare.
“Ho sempre montato a cavallo e
avuto i cavalli sotto casa, ma la
vera voglia di mettermi alla prova e di insegnare è arrivata con
mio figlio Simone - spiega Marco
Bruni - Ho capito quanto fosse
difficile trasmettere le mie conoscenze e allo stesso tempo quanto fosse bello. E’ per questo che
ho intrapreso la carriera formativa presso la Federazione Italiana
Sport Equestri e sono diventato
istruttore”.
Al centro ippico Villa Il Mandorlo i cavalli sono alloggiati in
ampi box ed hanno la possibilità
di trascorrere anche molto tempo nei paddock dove possono
pascolare l’erba di primavera.
A disposizione dei neo cavalieri
e amazzoni, ci sono due campi
in sabbia. Il campo principale (30m x 60m) con il fondo in
sabbia drenata, è dotato anche
di illuminazione per montare
fino a tardi. L’altro, più piccolo,
è ideato su misura per i bambini
e i pony. Poi c’è la confortevole
Club House con il giardino e la
veranda per i pranzi all’aperto.
L’attività prevalente del centro
Ippico Villa Il Mandorlo è quella
di scuola di equitazione di base.
I bambini possono cominciare
a montare a cavallo a partire
dall’età di quattro anni, grazie
a pony molto affidabili. Poi ci
sono i cavalli a disposizione dei
ragazzi e degli adulti.
“La nostra volontà è quella di
privilegiare la scuola e non i privati – prosegue Marco - per dare
a tutti la possibilità di montare a
cavallo e, per chi lo vuole, anche
di fare attività agonistica sempre
con i cavalli della scuola”.
Un bel sospiro di sollievo per i
genitori che non dovranno accollarsi la spesa dell’acquisto di un
cavallo e del suo mantenimento,
per poter far fare ai figli qualche
concorso ippico.
“Abbiamo anche la possibilità
di fare lunghe passeggiate, ovviamente per i più esperti”.
I cavalli della scuola di Marco
Bruni sono per lo più cavalli che
vivono una seconda vita sportiva. Sono molti, infatti, i mezzosangue o purosangue che Marco ha recuperato dalle corse in
ippodromo e che adesso, grazie
a cure attente e tanta serenità,
sono diventati molto buoni e
adatti per i ragazzi.
Parlando di cavalli da corsa, tanti i puledri che vengono mandati
in doma da Marco.
“Mi diverto a domare i cavalli e
qui l’ambiente è sereno e favorevole, spesso mi mandano cavalli
da ippodromo o addirittura da
Palio e questo mi fa molto piacere, essendo anche io un senese e
appassionato di Palio”.
Siamo in estate e una delle attività prevalenti durante le vacanze sono i campi solari. In
un ambiente sicuro e gestito da
istruttori preparati, i bambini
a partire dai quattro anni fino
ai sedici possono trascorrere le
giornate al maneggio divertendosi con i cavalli e i pony, socializzando e imparando il rispetto
della natura e degli animali.
“Abbiamo diversi tipi di possibilità per i campi solari: giornata
intera, mezza giornata o tutta la
settimana, insomma c’è posto
per tutti e ci sono soluzioni per
tutti i bambini”.•
TUTTA L’ENERGIA CHE VUOI,
CON SERENITÀ.
RISPARMIA CON ESTRA,
LA SOCIETÀ DELL’ENERGIA DEL CENTRO ITALIA.
NESSUN COSTO, NESSUNA MODIFICA, NESSUNA INTERRUZIONE.
SCEGLI 12 MESI DI SERENITÀ. TI CONVIENE.
LA VITA SI ACCENDE
www.estraspa.it
64 Le Stelle del Palio