Le Stelle del Palio 1 - Western University of Health Sciences
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Le Stelle del Palio 1 2 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio Si ringrazia per il sostegno al progetto e la cortese collaborazione il Consorzio per la Tutela del Palio di Siena 3 EDITORIALE di Viola Carignani Anno II • Numero 5 Agosto 2011 www.lestelledelPalio.com Editore Cluster Editori In fase di registrazione presso il Tribunale di Siena Direzione e Redazione Via dei Termini 72a 53100 Siena Tel. 057745561 Fax 0577270815 [email protected] Direttore Responsabile Viola Carignani [email protected] Direttore Editoriale Fabrizio Barbagli Fotografia e direzione artistica Linda Frosini [email protected] Traduzioni a cura di Novella De Matteis Segreteria di redazione Claudia Cataldo Coordinamento editoriale Marta Mecatti Hanno collaborato a questo numero Alarico Rossi, Roberto Parnetti Collaborazioni speciali Senio Sensi Joe Bertone Enrico Querci Giulio Predieri Roberto Barzanti Piero Baronti Stefano Ricci Cortili Marco Molvedo Stampa Petruzzi - Via Venturelli, 7 Città di Castello (PG) Concessionaria Pubblicità Cluster Editori Via dei Termini 72a 53100 - Siena Tel. 057745526 Fax 0577270774 [email protected] Direttori commerciali Laura Dami [email protected] Account Elisa Baraldo [email protected] Lia Coppola [email protected] Pamela Micheli [email protected] Fabio Viti [email protected] Chiara Martinelli [email protected] Servizio abbonamenti [email protected] Inserzioni nella bacheca [email protected] Segnalazioni [email protected] e scrive, Io sono quella ch le foto. lei è quella che fa nostro il Vogliamo proporre va ca lli del modo di vedere i nto di Palio di Siena. Il pu nno ha e e ch vista di due donn ri pe ra ve una passione no ora lav do cavalli e che quan te creature es qu a o zz me in ordano di straordinarie si sc io. guardare l’orolog a, tic an ’ rom Una visione un po a a vit dà e ma è quella ch a nic l’u , Le Stelle del Palio glo an llo rivista sul cava arabo e non solo. Linda Frosini Fotografia e direz ione artistica Viola Carignani Direttore Respon sabile Siena e il Palio, conoscerli per amarli “ (…) Si concepiscono qui necessariamente strane passioni e grandi manie, né è possibile vivere altrimenti che in una sottile follia. (…) Quando poi sono i giorni del Palio tutto ciò esplode universalmente in una forma che a chi non sia del luogo o non vi abbia dimorato appare inconcepibile”. Scriveva così Mario Luzi di Siena, del suo Palio, della sua gente. Quello che ci consola è che qualcuno nel mondo ama, apprezza, cerca di capire quali siano le pazzesche dinamiche che muovono un popolo intero per il suo Palio e le sue contrade. In questo numero de Le Stelle del Palio, abbiamo chiesto a tanti stranieri e forestieri che provengono da realtà diverse di raccontarci cosa è per loro il Palio, e perché anche loro ne sono rimasti affascinati. La miglior difesa per queste dinamiche di gruppo che vivono solo a Siena, l’abbiamo affidata a chi di Siena non è, sperando che la curiosità spinga altri a cercare di capire a fondo cosa sia Siena e cosa sia il suo Palio. Mario Luzi scriveva ancora di Siena: “(…) ed è questa una città in cui è impossibile vivere da estranei. Ripartendo si infila la porta che dice: Cor tibi magis Sena pandit…Purché anche il nostro cuore si sia aperto. E uscendo si esce da un mondo, da un regno distinto dell’anima come da una strana cornice purgatoriale e si rientra nella vicenda ordinaria della vita”.• Siena and the Palio: know them and you will love them “[…] Here strange passions and great obsessions are necessarily conceived, and it’s impossible to live but in a subtle folly. […] When the days of the Palio arrive, all this erupts universally in a way that appears to be inconceivable to people who were not born or have lived here”. Thus wrote Mario Luzi, Sienese poet, talking about his Palio, his own people. What is reassuring is to know that somebody in the world loves, appreciates and tries to understand the crazy motivations that get a whole people moving for their Palio and their contrade. In this issue of Le Stelle del Palio, we have asked several foreigners and outsiders coming from different realities to tell us what the Palio means to them, and why they were intrigued by it. We have entrusted people who are not from Siena with the defence of these typically Sienese group dynamics. In doing so, we hope that curiosity will urge others to try and fully under- stand what Siena and its Palio are. Mario Luzi also wrote about Siena that: “[…] this is a town where you cannot live as a stranger. When you arrive, you pass through a gate that says: Cor tibi magis Sena pandit (Siena opens its heart to you even more)… As long as your heart is open too. When you leave, you leave a world, a separate realm of the soul, as if you were leaving a strange terrace of Purgatory, and you go back to ordinary life events”. • 4 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio L’Editoriale Siena e il Palio conoscerli per amarli (English version) 3 Il diario del Palio 2 luglio 2011 Previsite Prove di addestramento mattutine Tratta Assegnazione Le prove Il Palio 7 Sommario 7 TESTIMONIANZE Il Consorzio per Tutela del Palio di Senio Sensi (English version) 20 Americano con un cuore senese di Joe Bertone 22 Siena e i suoi giorni speciali di Enrico Querci 24 Palio for ever di Giulio Predieri 25 Prima viene il cavallo di Roberto Barzanti 26 9 Legambiente dalla parte del Palio di Siena di Piero Baronti 27 28 STORIA I Costumi del Corteo Storico (English version) 28 I “bovi” del carroccio (English version) 30 Gli artisti della preistoria: i cavalli (English version) 32 BARBERI DEL PASSATO Urban II, Zodiach e Caro Amico guardiani dell’agriturismo 34 Quarnero barbero vincitore 36 Choci, lunghe passeggiate per il barbero di Sandro Tozzi 37 FANTINI DEL PASSATO Le parole taglienti di Bastiano “I veterinari di contrada anche per le previsite” 38 Una vita per una squalifica Arturo Dejana detto Pel di Carota, ieri e oggi 40 La Donna del Palio Rosanna Bonelli è stata l’unica fantina 41 PERSONAGGI Quando il Gentili tornò a Siena Storia della lite tra Onda e Oca 42 “Pantera ultima non può mai essere...” Chi era Grattapassere 43 Razza Fontani La passione dei Barberi del Palio di Siena 44 La musica, il sogno, le vittorie Vita e leggenda di Ettore Bastianini 45 5 34 40 54 31 38 24 57 46 Uberta, Salomè e Vittorino Tommaso Pacciani ci racconta il Palio 47 Barbaresco per la vita Mario Fracassi, icona lupaiola 48 Un applauso per un’impresa Riccardo Pagni e 41 anni di attesa 49 Una “pensione” guadagnata Venticinque anni con i cavalli della Civetta 50 Un computer chiamato Aldo La grande memoria dell’archivista del Montone 51 “I tuoi occhi su Piazza del Campo” Tradizione e nuovo modo di fare giornalismo, la formula vincente di Antenna Radio Esse 52 A scuderia dal Bufera Dario Colagè ci spiega quali sono le migliori traiettorie per girare in Piazza 54 Maurizio Pacchi Babbo e preparatore di cavalli da Piazza 55 Scuderia Ticci Istricetta la cavalla di Tiziano 56 PARTERRE DELL’IPPICA Invasor: cavallo dell’anno 2006 Alessandro Miserocchi: dall’Argentina la passione per il Palio di Siena 57 Un senese ad Ascot Sogno di un pomeriggio di inizio estate 58 il palio immaginario Maurizio Cenni • Pierluigi Piccini 59 INTERVISTA DOPPIA Augusto Posta e Serena Butteri 60 ALTRI PALII E GIOSTRE Palio di Castiglion Fiorentino, Casole d’Elsa e Bientina • Giostra del Saracino e Giostra dell’Orso 62 Villa Il Mandorlo: campi solari e scuola di equitazione Fise A pochi passi dal centro storico un centro ippico per i senesi 6 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio MAIN SPONSOR BEN TOR NAT CAMPAGNA ABBONAMENTI STAGIONE 2011 - 2012 w w w. a c s i e n a . i t SPONSOR TECNICO CONCESSIONARIO M A R K E T I N G P U B B L I C I TA R I O S P O N S O R I S T I T UZ I O N A L E N∞ CAVALLO PROPRIETARIO 1 BONGO BINGO Giancarlo Rossi 2 BOSSANOVA Salomone Nick Benveniste 3 BUIOTTO Fabio Giustarini 4 ELFO DI MONTALBO Francesca Manfredi 5 ELYSYRIO Alessandro Fontani 6 FANTASTIC LIGTH Simone Berni 7 FARSALO Luca Veneri 8 FEDORA SAURA Augusto Posta 9 FREESBY Luca Francesconi 10 GAMMEDE Francesco Maria De Mauro 11 GANOSU Virginia Cannoni 12 GARCON DE SEDINI Maurizio Pacchi 13 GIOSTREDDU Fabrizio Catocci 14 GIRA E RIGIRA Marco Sampieri 15 GIUNKO Alessandro Chiti 16 GUADALUPE Lucia Toto 17 GUESS Fabio Romanelli 18 GUSCHIONE Simone Berni 19 IAMMANCAP Simone Berni 20 INDIANOS Benedetta Gualtieri 21 INSOMMA Fabio Romanelli 22 INTERNOS Simone Picchi 23 IRON RIVER Daniele Bernardoni 24 ISTEMMA Pietro Porcu 25 ISTRICEDDU Serena Butteri 26 ISTRICETTA Silvia Stabile 27 IVANOV Alessandro Fontani 28 LAHIB Nicola Borselli 29 LAMAGNO Andrea Mari 30 LAMPANTE Alessandro Bandini 31 LAMPO DE AIGHENTA Marco Raveggi 32 LARDOí Stefano Paccagnini 33 LEO LUI Mark Harris Getty 34 LEZERA William Castrica 35 LIANADAR Simone Tanzini 36 LICURGO Simone Berni 37 LIMPIDU DE ZAMAGLIA Alessandro Manasse 38 LINKIN PARK Bernardino Vanni 39 LO SPECIALISTA Fabio Fioravanti 40 LOTAR DE BONORVA Alberto Manenti 41 LU MUTU DI GALLURA Niccolino Floris 42 LUCIFERO LEON Alessandro Fontani 43 MACHINE GUN Luca Veneri 44 MAFIOSU Marco Pasquetti 45 MAGIC TIGLIO Massimo Coghe 46 MALSPINA Stefano Trochei 47 MAMBO DE BONORVA Luca Francesconi 48 MARROCULA Alessandro Favilli 49 MARY MONELLA Michela Gori 50 MASEDU Mark Harris Getty 51 MATSONIA Francesco Ferrari 52 MERCENARIA Graziano Chiappetta 53 MEREMANNA Mauro Panti 54 MERISIANA Silvia Carli 55 MERLINO SAURO Simone Pioli 56 MESSI Giuseppe Zedde 57 MIGUEL Simone Santi 58 MINOTAURO Andrea Roncucci 59 MISSISIPPI Luigi Migheli 60 MISSISSIPPI Osvaldo Costa 61 MISTER MELON Francesco Begani 62 MISTERIOSU Filippo Toti 63 MOCAMBO Mark Harris Getty 64 MOEDI Augusto Bramerini 65 MONOPOLIO Luca Francesconi 66 MONTIEGO Mark Harris Getty 67 MONTIGU Roberto Danesi 68 MOROSITA PRIMA Matteo Pirani 69 MORTIMER Fabrizio Brogi 70 MOSEí DE P.ULPU Andrea Nepi 71 NABILIA SAURA Leonardo Scelfo 72 NAIKEí Salomone Nick Benveniste 73 NANBO KING Gianni Oddo 74 NANNEDDU MEU Alberto Ricceri 75 NATIA DI GALLURA Francesco Passalacqua 76 NERONE SAURO Simone Berni 77 NESPOLO DE BONORVA Antonio Zedde 78 NESSIE Alberto Ricceri 79 NESTORE DE AIGHENTA Osvaldo Costa 80 NEWTONS Marco Pasquetti 81 NICK MAMBO Egisto Giuseppe Galeazzi 82 NICOLAS DE P.ULPU Mark Harris Getty 83 NIMENTO Gian Piero Nerli 84 NINNITTU Mario Savelli 85 NINOíS Federico Sanna 86 NITRITO Vincenzo Facchini 87 NO MI TOCCHESE Mark Harris Getty 88 NOBILE NILO Ilaria Bisconti 89 NOIOSO Andrea Marchese 90 NOISCONUDDA Pietro Piredda 91 NON Eí FRANCESCA Federigo Fanetti 92 NORCE Alessandro Colombati 93 NOROC Fabio Fioravanti 94 NOTTAMBULO Luigi Migheli 95 NOVERRE Augusto Posta 96 NURAGHE Duccio Giovannini 97 NURKARA Augusto Posta 98 NUS Marco Grazzini 99 NUVOLO Antonio Alloro 100 OCCHILOS Barbara Toti 101 OHARA DE AIGHENTA Francesco Caria 102 OLINDO BAIO Federico Andreini 103 OMBRA ASSASSINA Mureddu Monica 104 OMODEOS Nicola Sandroni 105 ORAFO Giovanni De Santis 106 ORPEN Carlo Brocci 107 ORRORE PROFONDO Francesco Bigherati 108 ORTIGALE Maurizio Carboni 109 OSCAR BOY Mario Savelli 110 OUI Francesco Ferrari 111 ZIO SAURO Massimo Columbu 7 23-24-25 Giugno 2011 previsite Foto di Linda Frosini Ci siamo di nuovo, ma con tante novità. Prima tra tutte il sindaco Franco Ceccuzzi, che nei giorni immediatamente prima del Palio prende con forza le procedure della Festa e le adatta alle esigenze dei più. Niente più cronometro ufficiale, la velocità non è un elemento fondamentale della Festa; i palchi saranno smontati a notte fonda anziché a mezzanotte, per far festeggiare la contrada vittoriosa; la presentazione del drappellone con il popolo più vicino; i guardafantini non potranno più entrare in pista, ma solo i soccorritori ufficiali; le prove di notte divise in due giorni, per colmare l’assenza di Monticiano in provincia; i fotografi in palco invece che in pista al Casato; i guanciali di cuoio delle curve che arrivano fino a terra, come richiesto dall’Unire; le camicie all’interno degli spigoli vuote dalla gente. Che poi le ultime due modifiche citate si verifichino contrarie al concetto di sicurezza, rimandiamo alla storia dei quattro giorni (più due, più le previsite). L’alba del Palio è decisamente all’insegna delle novità. Le iscrizioni sono 111, ma il calendario esce con sette defezioni. Il giorno dopo il sindaco convoca i proprietari dei sette cavalli che non sono presenti nel calendario per spiegare loro che i soggetti non hanno superato l’addestramento invernale. In sostanza, hanno mostrato dei problemi di adattamento che al momento obbligano questi cavalli ad essere rimandati al prossimo Palio o alla prossima stagione. Il tutto all’insegna della chiarezza, per evitare brucianti seccature ed esclusioni. Tra questi sette, cinque saranno portati alle previsite e faranno le prove di notte il 28 giugno. Perché la divisione in due giorni delle prove di notte, oltre che per la sicurezza, va nella direzione di una precisa scelta già prima del Palio. Il primo giorno, il 27 giugno, saranno visionati quei cavalli che possono interessare i capitani direttamente; il secondo giorno i cavalli in previsione del futuro. Solo addestramento, insomma. Al Ceppo si opta per un’altra novità. Lastre e prelievi per tutti, quattro anni inclusi: la volontà è quella di ampliare il più possibile le schede dei cavalli, in maniera tale da avere più dati possibili, sia per oggi che per il futuro. Alla diramazione delle liste le sorprese sono più di una: Giostreddu alle prove di notte il 27 giugno, il 28 invece ci saranno Ganosu, Mortimer e Leo Lui. Fuori dai giochi in tre esperti, che si sommano a Guschione e Lahib assenti alle previsite. Il Palio ha già preso una direzione, ovvero quella delle chiacchiere pre-Palio: sarà un lotto livellato in basso. 8 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio prove di addestramento mattutine 27 Giugno 2011 Foto di Linda Frosini QUARTA PROVA 1. IVANOV (Alessandro Chiti) 2. NINNITTU (Gianluca Mureddu) 3. FREESBY (Jonatan Bartoletti) 4. NERONE SAURO (Antonio Siri ñ Elias Mannucci) 5. MACHINE GUN (Luca Vaneri) 6. ELYSYRIO (Bastiano Sini ñ Maurizio Pacchi) QUINTA PROVA 1. MESSI (Alberto Bianchina ñ Giuseppe Zedde) 2. LOTAR DE BONORVA (Jonatan Bartoletti) 3. FANTASTIC LIGTH (Antonio Siri ñ Elias Mannucci) 4. NICOLAS DE P.ULPU (Gianluca Mureddu) 5. LARDO (Alberto Ricceri) SESTA PROVA 1. MISSISSIPPI (Alberto Bianchina ñ Giuseppe Zedde) 2. MISTERIOSU (Alessio Migheli) 3. MAFIOSU (Federico Ghiani) 4. MIGUEL (Sebastiano Murtas) 5. LU MUTU DI GALLURA (Gianluca Mureddu) Alla fine, la maggior parte dei capitani rimarrà delusa. Ci si aspettava di più, è il coro quasi unanime. Chi non lo dice è perché ha paura di uscire dal gruppo, non sapendo però che dal gruppo ci è uscito rimanendo abbottonato. Le prove di notte del 27 giugno sono tutto sommato un fiasco. Non per la scarsa qualità dei cavalli, quanto per un impegno che c’è un po’ sì e molto no. Se l’unica notizia deve essere quella di Andrea Coghe che sbatacchia al Casato, davvero non ci siamo, sulla carta. A complicare i giudizi negativi dei capitani c’è un altro aspetto, la definizione di “serio impegno”. Per serio impegno si intende, afferma il colonnello Reitano durante le interviste delle previsite, “la dimostrazione da parte di un cavallo di poter essere in grado di affrontare almeno un San Martino e un casato consecutivi ad una velocità adeguata allo sforzo che andrà a sostenere per il Palio. Velocità quantificabile in circa tre quarti della velocità massima”. Quindi si parla di “almeno un giro”, in sostanza. Quel giro che qualche capitano, comprensibilmente, magari si è perso essendo attratto da un altro cavallo che prova. In sostanza, tutti precisi e perfetti dal punto di vista tecnico delle prove di notte, delusi chi doveva guardare. Così nella giornata del 27 esce una voce del tutto infondata: potrebbero rientrare in ballo anche i cavalli del 28 giugno. Nascono prove di notte vecchio stile, tra chi ci spera ancora e chi invece è deluso per un’esclusione inaspettata e vuole dimostrare di essere da corsa. Tra cavalli “calcianti”, quattro anni ed esclusi perché ancora acerbi ci si diverte e si vedono spunti interessanti. Ma è troppo tardi: in 33 ammessi alla tratta, compresi i dieci esperti che già hanno fatto il Palio e Giostreddu, il big tanto atteso spedito alle prove di notte, che ha passato indenne uno scoglio non da poco. 9 PROVE MATTUTINE DI ADDESTRAMENTO DEL 28 GIUGNO 2011 PRIMA PROVA 1. GANOSU (Gianluca Fais) 2. LAMAGNO (Andrea Mari) 3. LIANADAR (Gianluca Mureddu) 4. LUCIFERO LEON (Pietro Porcu) 5. MARY MONELLA (Alessandro Mascolo) 6. MERLINO SAURO (Francesco Caria) SECONDA PROVA 1. MONOPOLIO (Jonatan Bartoletti) 2. MONTIEGO (Sebastiano Murtas) 3. MOROSITA PRIMA (Federico Ghiani) 4. NANNEDDU MEU (Alberto Ricceri) 5. NO MI TOCCHESE (Gianluca Mureddu) 6. NOBILE NILO (Giuseppe Angioi) TERZA PROVA 1. NAIKE’ (Matteo Pische) 2. NESSIE (Alberto Ricceri) 3. NORCE (Alessandro Colombati) 4. NOROC (Antonio Villella) 5. NOVERRE (Gianluca Mureddu) 6. ZIO SAURO (Massimo Columbu) QUARTA PROVA 1. NESTORE DE AIGHENTA (Sebastiano Murtas) 2. NURAGHE (GiosuË Carboni) 3. OCCHILOS (Luca Minisini) 4. OLINDO BAIO (Alberto Ricceri) 5. ORAFO (Gianluca Mureddu) QUINTA PROVA 1. MINOTAURO (Matteo Pische) 2. LEO LUI (Antonio Villella) 3. ORPEN (Alessio Corda) 4. ORTIGALE (GiosuË Carboni) 5. OSCAR BOY (Gianluca Mureddu) SESTA PROVA 1. BOSSANOVA (Sebastiano Murtas) 2. NANBO KING (Matteo Pische) 3. MAMBO DE BONORVA (Jonatan Bartoeltti) 4. LICURGO (Antonio Siri -Elias Mannucci) 5. MORTIMER (Jacopo Pacini) CAVALLI AMMESSI DIRETTAMENTE ALLA TRATTA DEL 29 GIUGNO 2011 N∞ CAVALLO PROPRIETARIO 1 ELFO DI MONTALBO Francesca Manfredi 2 FEDORA SAURA Augusto Posta 3 GAMMEDE Francesco Maria De Mauro 4 GUADALUPE Lucia Toto 5 GUESS Fabio Romanelli 6 INDIANOS Benedetta Gualtieri 7 INSOMMA Fabio Romanelli 8 ISTRICEDDU Serena Butteri 9 LAMPANTE Alessandro Bandini 10 LO SPECIALISTA Fabio Fioravanti PRIMA PROVA 1. MARROCULA (Alessio Migheli) 2. ISTRICETTA (Gianluca Mureddu) 3. MAGIC TIGLIO (Andra Coghe) 4. GIOSTREDDU (Virginio Zedde ñ Giuseppe Zedde) 5. ISTEMMA (Pietro Porcu) 6. MONTIGU (Andrea Chessa) SECONDA PROVA 1. NOTTAMBULO (Federico Ghiani) 2. BONGO BINGO (Sebastiano Murtas) 3. BUIOTTO (Andrea Farris) 4. FARSALO (Luca Veneri) 5. LIMPIDU DE ZAMAGLIA (Simone Mereu) 6. MOEDI (Paride De Mauro) TERZA PROVA 1. MISSISIPPI (Federico Ghiani) 2. GIUNKO (Alessandro Chiti) 3. LEZERA (Massimo Columbu) 4. GIRA E RIGIRA (Gianluca Mureddu) 5. MOSEí DE P.ULPU (Dino Pes) 6. LAMPO DE AIGHENTA (Virginio Zedde) 28 Giugno 2011 PROVE MATTUTINE DI ADDESTRAMENTO DEL 27 GIUGNO 2011 10 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 11 CAVALLI AMMESSI ALLA TRATTA DEL 29 GIUGNO 29 Giugno 2011 N∞ CAVALLO PROPRIETARIO 1 ELFO DI MONTALBO Francesca Manfredi 2 ELYSYRIO Alessandro Fontani 3 FARSALO Luca Veneri 4 FEDORA SAURA Augusto Posta 5 FREESBY Luca Francesconi 6 GAMMEDE Francesco Maria De Mauro 7 GIOSTREDDU Fabrizio Catocci 8 GIRA E RIGIRA Marco Sampieri 9 GUADALUPE Lucia Toto 10 GUESS Fabio Romanelli 11 INDIANOS Benedetta Gualtieri 12 INSOMMA Fabio Romanelli 13 ISTEMMA Pietro Porcu 14 ISTRICEDDU Serena Butteri 15 IVANOV Alessandro Fontani 16 LAMPANTE Alessandro Bandini 17 LAMPO DE AIGHENTA Marco Raveggi 18 LARDOí Stefano Paccagnini 19 LEZERA William Castrica 20 LO SPECIALISTA Fabio Fioravanti 21 LOTAR DE BONORVA Alberto Manenti 22 LU MUTU DI GALLURA Niccolino Floris 23 MACHINE GUN Luca Veneri 24 MARROCULA Alessandro Favilli 25 MESSI Giuseppe Zedde 26 MIGUEL Simone Santi 27 MISSISIPPI Luigi Migheli 28 MISSISSIPPI Osvaldo Costa 29 MOEDI Augusto Bramerini 30 MONTIGU Roberto Danesi 31 MOSEí DE P.ULPU Andrea Nepi 32 NICOLAS DE P.ULPU Mark Harris Getty 33 NOTTAMBULO Luigi Migheli PANTERA CAVALLO: MIGUEL FANTINO: LUIGI BRUSCHELLI DETTO TRECCIOLINO Luigi Bruschelli è sul suo Miguel nella Pantera. Un cavallo che va spinto e accompagnato con il suo allenatore che può mettere tanta esperienza. Un’accoppiata affascinante, perché nulla in Piazza è impossibile ed è bello crederci sempre. Foto di Linda Frosini Tra i capitani, nei giorni precedenti alla tratta, c’è stato chi ha bluffato, chi ha dichiarato apertamente di non volere i big, chi alla domanda ha cambiato argomento e chi i big invece li voleva. Fatto sta che le voci sono chiare: Fedora e Istriceddu hanno speranze solo se c’è Giostreddu, ma non è nemmeno detto quello. Così, quando alle 7,30 del 29 mattina gli iscritti sono 31 con le defezioni di Freesby e Giostreddu, c’è chi tra i capitani si sfrega le mani. La notizia pesa come un macigno sulla presenza di Fedora Saura e Istriceddu: il lotto basso è cosa quasi certa. Anche i cavalli lo capiscono e Istriceddu di rincorsa nella terza batteria sembra esprimere perfettamente il concetto di “o gioco o do noia”, facendo due finte nelle quali per una volta ci cade Paride De Mauro da Moedi. Fedora invece, con il suo elegantissimo manto bianco, si limita ad un trotterello per farsi vedere stupenda come sempre. Edonismo puro. Basta aspettare le dodici e qualche minuto per capire che dalla tratta è uscito un lotto basso se non bassissimo. Quattro cavalli esperti, nessuno strafavorito, e sei esordienti. Alla faccia di chi la provincia non l’aveva fatta. La scelta stupisce i più: va bene lotto basso, ma qualche esperto in più ci si poteva inserire. Salteranno Bruco e Lupa, ma solo per l’esperienza dei loro cavalli. l’assegnazione la tratta TARTUCA CAVALLO: IVANOV FANTINO: GIOSUè CARBONI DETTO CARBURO Hanno scelto il soprannome di Carburo, per Giosuè Carboni. Lo scattante Ivanov si fa vedere nelle prove e anche Carboni non dispiace. Per la sua partenza bruciante è come il Carburo appunto, un gas letale. 12 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 13 DRAGO CIVETTA Marrocula denota di avere grande testa e temperamento. Nelle prove, anche se non è spinta al massimo, la cavalla della Civetta, la prima figlia di Bombolino al Palio, fa vedere che ci potrebbe stare. E Andrea Mari è una certezza, sia per esperienza che per il Castellare. CAVALLO: INDIANOS FANTINO: ALESSIO MIGHELI DETTO GIROLAMO Sulla carta, Indianos è tra i migliori. Alessio Migheli ha la sua grande occasione di mettersi in mostra in un Palio senza i veri big assoluti. Se il cavallo, velocissimo in partenza, non farà brutti scherzi, il Drago sarà un sicuro protagonista di questo Palio. CAVALLO: MARROCULA FANTINO: ANDREA MARI DETTO BRIO OCA Un capitombolo non affatto simpatico nella dinamica e una brutta caduta per Giovanni Atzeni nella quarta prova. Mississippi, cavallo che già nel 2010 aveva le potenzialità per correre il Palio, perde quotazioni la mattina della pro- va generale per un Casato decisamente brutto. Ma il motore c’è, basta un po’ di coraggio. CAVALLO: MISSISSIPPI FANTINO: GIOVANNI ATZENI DETTO TITTIA BRUCO CAVALLO: LAMPANTE FANTINO: GIUSEPPE ZEDDE DETTO GINGILLO Lampante non si discute. Forte, veloce: una femmina col fisico da maschio. Gingillo nei quattro giorni cede la poltrona ad Alberto Bianchina per la prima prova e accorda leggermente il suo strumento. Il Bruco può suonare una musica perfetta. 14 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 15 ISTRICE valdiMONTONE La rivale? Perché no. Valter Pusceddu inventa una nuova figura lasciata da parte nel Palio e trova un giubbetto pesante. Nell’Istrice c’è Moedi che dà poche speranze di successo con la Lupa sulla carta ad alta quota. Ma Bighino sa il fatto suo. L’accoppiata si era rivista. Scompiglio e Lo Specialista hanno corso nell’Onda nel 2010 e hanno trovato sulla loro strada vari ostacoli che non sono riusciti a superare. Basterà trovare l’occasione giusta in un Palio in cui non ci sono le grandi potenze dell’agosto 2010. Fattibile. CAVALLO: MOEDI FANTINO: WALTER PUSCEDDU DETTO BIGHINO LUPA Eccola, l’occasione della vita. Magari non c’è da vincere, ma da essere competitivi sì. La nonna del Palio si affida ancora a Gianluca Fais su Elfo di Montalbo. Potenzialmente l’accoppiata più importante di questo lotto, con un Istrice da evitare. CAVALLO: ELFO DI MONTALBO FANTINO: GIANLUCA FAIS DETTO VITTORIO CAVALLO: LO SPECIALISTA FANTINO: JONATAN BARTOLETTI DETTO SCOMPIGLIO 16 Le Stelle del Palio 29-30 Giugno • 1-2 Luglio 2011 Ci sono dei momenti in cui non importa di che contrada siamo. Se corriamo, se non corriamo, se quella coinvolta è la nostra rivale. A Siena prima viene il Palio e poi le contrade; prima i cavalli degli uomini. Le contrade? Sono tutte belle. Perché se non fossimo in diciassette il Palio non sarebbe bello così com’è. E il Palio, al contrario di come molti potrebbero pensare, noi lo vogliamo correre in dieci. Siena ha pianto uno dei suoi eroi come se fosse il primo dei suoi figli. La quarta prova è bastata a prescindere a rovinare la nostra Festa. Siamo i primi addolorati, i primi a soffrire della situazione, noi senesi. Non aspettiamo con il fucile puntato. Piangiamo per i nostri dolori. Anche se, guardando tutto quello che facciamo, non ce lo meritiamo affatto. 29-30 Giugno • 1-2 Luglio 2011 LE PROVE Le Stelle del Palio 17 18 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 19 2 Luglio 2011 IL PALIO Ambrosione chiama otto contrade al canape e l’unico “pericolo di ordine pubblico” viene evitato dalla sorte. Istrice al primo, Lupa all’ottavo posto. Nel mezzo Bruco, Montone, Tartuca e Drago, con l’Oca alta e la Pantera bassa. Di rincorsa la Civetta. Ambrosione chiama tutti fuori una sola volta. Andrea Mari ascolta tutti, senza distinzione di faccia o giubbetto. Poi si decide ad entrare subito. Dà una mossa “politica”, con la Pantera al secondo canape e tutti e nessuno, Bruschelli a parte, lasciato lì. Forse Ambrosione, dopo sette minuti di mossa, poteva essere più esigente, ma di mosse ne sono state date parecchie peggiori. In testa il Bruco e il Montone, con il Bruco all’interno e Scompiglio che nerba Gingillo alla Fonte per cercare di passare. L’Istrice punta il radar e attraversa tutta la pista per andare, all’altezza dell’angolo dei barbareschi, a prendere in pieno la Lupa. Le nerbate a San Martino tra Vittorio e Bighino sono d’altri tempi. Il Drago e la Tartuca sono a ruota dei battistrada e Migheli entra in terza ruota a San Martino. Il Bruco gira, il Montone va largo ai materassi. Il Drago pur entrando largo si salva, l’Oca si infila dietro al Bruco e la Tartuca trova un intralcio nella Civetta che entra a tutta velocità all’interno di tutti e finisce ai materassi, la Pantera cerca di prendere il viottolo dell’Oca. Al palco delle comparse è Bruco primo, seguito da Oca, Montone e Drago. Gingillo può controllare, e pensa a controllare, quando Lampante prende troppo stretta la curva e il fantino di via del Comune trova prima lo spigolo, poi il bandierino e infine assaggia il tufo. Passa l’Oca all’interno in testa, mentre prima di girare al Casato la Civetta cade rovinosamente trascinando nella caduta l’Istrice. Solo uno spavento per tutti. E’ Oca. A Tittia basta controllare la scossa Lampante che in realtà fa da tappo per due giri, con il Drago terzo ad inseguire. Dietro bella rimonta, vana, della Pantera. Fontebranda può festeggiare, è il quinto Palio in quindici anni. 20 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 21 Il Consorzio per la tutela del Palio di Senio Sensi Amministratore Delegato Consorzio per la Tutela del Palio di Siena Area Immagine e Comunicazione F orse perché rappresento un po’ la memoria storica del Consorzio per la Tutela del Palio di Siena, mi si chiede un sintetico contributo per meglio chiarire il ruolo, attuale e del passato, di questo organismo non troppo conosciuto e talvolta criticato a sproposito. Brevissimo excursus della vita del Consorzio: nacque nel 1981 per far fronte all’abuso, se non al plagio, cui erano soggette le immagini relative alla nostra Festa. Spesso il nome “Palio di Siena” veniva abbinato ad immagini pubblicitarie o, disinvoltamente, si sfruttavano le nostre bandiere o addirittura i figuranti del Corteo Storico, per promuovere altre feste o sagre nazionali. Il primo Statuto, immodificato anche dopo recenti revisioni, affida il compito al Consiglio di Amministrazione di proteggere “l’immagine delle insegne, degli stemmi e di quant’altro fa parte del patrimonio delle Contrade e del Palio di Siena”. Potrà anche “svolgere ogni azione indirizzata alla tutela ed alla promozione delle immagini che torni a vantaggio delle Contrade e del Palio”. Quindi: tutela e promozione; ovvio che per immagini si intenda sia quelle in movimento che le foto, così come i prodotti che rappresentino i colori e i simboli delle Contrade. Da allora ogni qual volta gli organi competenti si sono impegnati in una vertenza legale, su consiglio degli esperti e quindi evitando i rischi di sentenze non favorevoli che avrebbero fatto giurisprudenza, i risultati sono stati positivi: sia in ordine a diffide con immediata remissione da parte delle controparti (e potremmo citare molti casi anche attuali), sia con pronunciamenti delle autorità giudiziarie che hanno fatto prevalere le nostre giuste ragioni. Intanto cresceva l’attenzione dei media nazionali e mondiali verso quel “qualcosa”, talvolta a loro poco comprensibile, che si svolgeva nella Piazza del Campo e nei Rioni. La Rai aveva debuttato con una trasmissione del 1954, ma solo dagli anni intorno al 1970 la presenza sul tufo delle telecamere ebbe continuità. Nacquero in quegli anni le tv locali che consentirono, e consentono tutt’oggi, una “copertura” totale di quanto avviene nel rituale paliesco. Non sempre gli impegni profusi rendevano giustizia ai valori più genuini della nostra Festa: assieme agli splendidi documentari di Emmer e di Frajese ci furono quelli problematici, se non aspramente critici, di Costanzo oppure i film in cui nostri monturati erano chiamati a fare tappezzeria. Citiamo per tutti il film con Celentano “Il burbero”… La presenza libera di telecamere, macchine da presa, fotografi più o meno professionali, nonché la gestione spettacolarizzante di tutto quanto riguardava la nostra manifestazione, con aggressioni piuttosto violente e immotivate da parte dei cosiddetti animalisti, consigliò a Comune e Magistrato delle Contrade di mettere un po’ d’ordine nella materia. Nel 1994 furono cedute, a titolo esclusivo, le immagini dalla Piazza al Consorzio per la Tutela del Palio, mentre si faceva sempre più pressante il bisogno di disciplinare l’utilizzo dei simboli delle Contrade da parte di produttori di ogni genere di oggetti. Tale cessione è stata rinnovata, fino ad oggi, ogni tre anni. Intanto, nel 2004, fu modificato lo Statuto con la creazione di due settori, il Marchio e l’Immagine e Comunicazione, affidati a due Amministratori Delegati con l’impegno di curare al massimo possibile tutto quanto si riferiva alla Festa. Fondamentale, a questo scopo, fu la registrazione presso le autorità competenti, dei simboli e dei colori di ogni Contrada, cosa questa che autorizza il Consorzio a pretendere il rispetto assoluto dei prototipi, pena l’annullamento dei contratti o il ricorso alla autorità giudiziaria con vittoria certa. Da qui nasce l’obbligo da parte di chiunque voglia produrre oggetti raffiguranti le Contrade, di far verificare il prodotto, accettare le modifiche richieste e firmare un vero e proprio contratto non sempre a titolo gratuito. Ovviamente viene privilegiato il rispetto dei simboli alla parte economica. Tema da sempre dibattuto é poi quello delle riprese da parte delle tv. Appunto dal 1994 le immagini sono prodotte, in esclusiva, da un service scelto dal Consorzio; nessun altro può filmare ciò che avviene in Piazza se non per fini privati. Chi intende produrre trasmissioni televisive o documentari (così come la RAI che ha l’esclusiva nazionale della “diretta”) deve rapportarsi con il Consorzio da cui riceverà collaborazione ma anche indicazioni affinché la divulgazione della nostra Festa non si limiti al racconto, magari spettacolarizzato, dei 75 secondi della corsa quanto invece a cogliere l’aspetto fondamentale del ruolo delle Contrade, della loro storia, delle finalità che si esaltano in tutto quanto riguarda il Palio, ma che si estendono soprattutto alla difesa dei valori più importanti quali la solidarietà, l’identità, la difesa della tradizione. L’impegno è spesso foriero di buoni risultati, ma di certo il fatto che le immagini siano di esclusiva competenza del Consorzio facilita l’imposizione di questa scelta che niente tende a censurare ma che mira ad ottenere un racconto corretto e culturalmente elevato delle nostre antiche istituzioni. Si discute da anni sul fatto che la presenza delle telecamere abbia facilitato l’attività, spesso in malafede, di quanti denigrano il Palio e ci accusano di maltrattamento dei cavalli. Una manifestazione come la nostra, seguita già ottanta anni fa – ad esempio – dai cinegiornali (vedi i filmati degli anni ’30 del passato secolo), non poteva e non può passare inosservata e quindi l’unico modo per difenderla è quello di proteggere le immagini in uscita oltre a “comunicare” con tutti i media, tv, radio, carta stampata e ora anche il web, nel modo più completo e approfondito possibile. Il tentativo di “chiudere le porte” e ritenere che il Palio possa, nel terzo millennio, rimanere appannaggio dei soli senesi è niente altro che una utopia e, anzi, la sola volontà espressa renderebbe ancora più accanita la battaglia contro i “censori” che “si vergognano di mostrare il loro …prodotto”. A parte il fatto che, se davvero Comune, Magistrato e Consorzio (si parla per assurda ipotesi) decidessero di non trasmettere il Palio in esclusiva, sarebbe facilissimo, a cura di chiunque, magari con un semplice tele- fonino o una mini cinepresa, documentare ciò che più danneggia la Festa venendo meno anche la protezione del controllo delle immagini in uscita e quindi favorendo la “pirateria”. L’“esclusiva” non ci salva certo da tutti i pericoli; basti pensare alla possibile registrazione da tv o documentari delle nostre immagini e al loro parziale o distorto utilizzo su un qualsiasi social network. Ma queste sono operazioni che vanno contro il copyright e quindi sottoponibili, una volta individuato l’autore, ad aggressione con i mezzi che la legge (talvolta carente) può peraltro consentirci. Ed è una opportunità da non perdere. Mi sembra di poter dire che le Contrade ed il Comune hanno fatto quasi l’impossibile per tutelare la salute dei cavalli, tanto che anche autorevoli membri del Governo, cui si deve l’ordinanza che disciplina le corse con gli equini, hanno espresso la loro soddisfazione per come Siena si comporta da anni in tale materia. Allo stato delle conoscenze, anche scientifiche, non è possibile compiere altri passi in questa direzione e pertanto nulla abbiamo da temere, ma anzi dobbiamo divulgare la ratio e i risultati di tale impegno. Se poi chi è pregiudizialmente contrario al Palio ed è privo di strumenti conoscitivi che, se vuole, può invece acquisire, continua nella sua campagna scriteriata e offensiva, non rimane che prenderne atto e continuare il lavoro su più fronti intrapreso, non curandosi di loro se non per smentire menzogne e frutti di disinformazione. Vigilare su quanto viene detto, scritto e documentato; indirizzare verso il racconto dei giusti valori della Festa e delle Contrade chi vuol divulgare immagini; operare in stretto collegamento con il Comune – organizzatore del Palio – e con le dirigenze contradaiole; fare affidamento su quanti, contradaioli e non, intendono difendere la Festa informando i responsabili del Consorzio su siti, blog ed altre diavolerie del web che usano immagini in maniera abusiva, questo ed altro il compito di chi, in assoluto volontariato, si dedica alla difesa di quel bene prezioso che è il Palio. I risultati saranno pari all’impegno condiviso e i meriti, o le eventuali colpe, non saranno delegabili. • Probably because I represent the recorded history of the Consortium for the protection of the Palio di Siena, I was asked to make my contribution and explain the past and current role of this organisation, about which too little is known and which has sometimes been wrongly criticised. The Consortium in short: it was born in 1981 to tackle the abuse, if not plagiarism, of the images that are related to our Festival. The name “Palio di Siena” was often linked to advertising pictures, and the images of our flags and even of the paraders from the historic parade were impudently used to promote other festivals at a national level. The first Statute, which has never been changed despite recent revisions, entrusts the Board of Management with the duty to protect “the images of the emblems, coats of arms and anything that belongs to the heritage of the Contrade and the Palio di Siena”. The Board can also “take any action needed to protect and promote the images that can benefit the Contrade and the Palio”. Therefore, protection and promotion. Obviously, the word “images” includes both motion pictures and photos, as well as products representing the colours and symbols of the Contrade. From then on, whenever the competent authorities took a legal dispute (after getting legal advice and thus avoiding the risk of negative verdicts that would have set a precedent), the results were positive, both with regards to warnings followed by immediate waiver on the counterparts’ part (many cases, also very recent, could be mentioned), and to court judgements which acknowledged our arguments as valid. In the meanwhile, national and international media coverage of that “thing” that took place in the Piazza del Campo and in the town districts - and that sometimes they could hardly grasp became increasingly bigger. Public service broadcaster RAI was born in 1954, but it was only from the beginning of the 1970s that its cameras started broadcasting regularly from the piazza’s tuff. In those years, local TVs were born, which guaranteed (and still guarantee) a complete coverage of the whole Palio ritual. The efforts made did not always do justice to the most genuine values of our Festival: besides Emmer’s and Frajese’s wonderful documentaries, there were Costanzo’s problematic, if not harshly critical, documentaries, or films where our paraders were mere wallflowers, as in the film “Il burbero” starring comedian Adriano Celentano. The free presence of cameras and of more or less professional photographers, as well as the fact of having turned everything that was related to this event into a show (with rather violent and unjustified attacks from so-called animal activists) lead the municipality and the judge of the Contrade to regulate the matter. In 1994, the rights on the images of the piazza were exclusively sold to the Consortium for the Protection of the Palio, while the need to regulate the use of the Contrade’s symbols by manufacturers of any sort of objects had become increasingly pressing. Until today, the transfer was renewed every three years. In the meanwhile, in 2004 the Statute was modified and two new sectors were created: Branding, and Image and Communication. Two managing directors were put in charge of each, who had the task of taking the best possible care of everything that was connected with the Festival. To this end, the official registration with the competent authority of the symbols and colours of eve- ry Contrada became fundamental. This entitled the Consortium to demand full observance of the prototypes, under penalty of cancellation of the contracts or of court appeal (which the Consortium would certainly win). For this reason, all those wanting to make objects representing the Contrade are obliged to verify the product, accept the required modifications and sign a real contract (not always without compensation). Obviously, the respect of symbols would be more important than the economic side. Another controversial issue is TV coverage of the event. Since 1994, a broadcaster selected by the Consortium has had exclusive rights to broadcast images from the Palio. This means that no-one else is allowed to film what goes on in the square, unless for personal use. Those who want to produce a TV show or a documentary (as well as RAI, which has national exclusivity over live broadcast) must refer to the Consortium, from which they will receive cooperation as well as instructions to ensure that our Festival is not only presented as a 75-second spectacular race, and that people understand the essential meaning of the role of the Contrade, of their history, and of the purposes that are supported through all the things related to the Palio and that include first of all the protection of fundamental values such as solidarity, identity and the defence of tradition. This task usually leads to positive results, but the fact that the images are exclusively managed by the Consortium obviously makes it easier to enforce this decision, which is not meant to ban anything but is aimed to provide a correct and highly cultural account of our ancient institutions. For years it has been argued that TV coverage facilitates the activity of those who, in bad faith, denigrate the Palio and blame us for mistreating the horses. Such an important event as ours, which was already followed by the newsreels 80 years ago (see for instance videos taken in the 1930s), could not and cannot pass unnoticed. The only way to protect it is therefore to protect the images taken, as well as to communicate with the media (TV, radio, newspapers and now also the web) in the most accurate and exhaustive way as possible. The attempt to “shut the doors”, thinking that – in the third millennium – the Palio could be exclusively reserved to the Sienese, is only an empty wish. The mere idea of it would make the battle against “censors” who “are ashamed to show their product” even fiercer. If the municipality, judge and Consortium really decided (but this is an implausible hypothesis) not to have the Palio exclusively broadcast, it would be extremely easy for anyone – possibly using only a mobile phone or a small camera – to do what is most harmful to our Festival, because the protection of images would no longer be regulated and piracy would be encouraged. Of course, exclusive rights do not protect us from every danger: recordings of TV shows or documentaries could be partially or improperly published on any social network. But these activities infringe copyright laws and (once the offender is identified) are liable to prosecution, despite the fact that the law is sometimes inadequate on this subject. Therefore, this is an opportunity not to be missed. I dare say the Contrade and municipality did everything they could to safeguard the horses’ health. Even important members of our Government (to which we owe the law that regulates horse races) expressed satisfaction with the way Siena has been handling this. At the present level of knowledge (also scientific) it is not possible to make any other progress. For this reason, we have nothing to fear. On the contrary, we must let people know what is right and show the results of our job. If those who have prejudice against the Palio and do not have the right knowledge on the subject (of which they could get hold, if they only wanted to) are determined to carry out their unreasonable and offensive campaign, the only thing we can do is acknowledge that and keep working on different fronts, only caring about refuting their lies and misinformation. Monitoring what is said, written and documented; orienting those who want to publish images towards the right values of the Festival and of the Contrade; working side by side with the municipality, which organises the Palio, and with the managers of each Contrada; relying on those who, whether they belong to a Contrada or not, are willing to protect the Festival by informing the members of the Consortium about websites, blogs and other web contraptions where images are used without authorisation: this (and much more) is the job of those who volunteered to protect such a valuable thing as the Palio. The results will be equal to our engagement and the merit, or the blame, will not be ascribed to anyone else. • of Senio Sensi Managing Director Consortium for the Protection of thePalio di Siena Image and Communication Department 22 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 23 Americano con un cuore senese joe bertone veterinario statunitense racconta perchè ama il palio di Joe Bertone | foto di Costanza Maremmi L a mia conoscenza del Palio si è evoluta nel tempo da semplice turista, a veterinario, ad amico e infine più significativamente a membro di una contrada. Le conoscenze di ognuno sono determinate da ogni propria esperienza. La mia prima visita a Siena avvenne nel 1994 dopo un congresso di veterinaria ad Orvieto. Prima del congresso alcuni amici vennero da me e mi dissero “Devi andare a Siena. Loro fanno il Palio, una corsa di cavalli a pelo nella piazza della città”. Il mio primo pensiero perplesso fu “a pelo?”. Siena e i suoi cavalli mi sembravano una buona idea. La priorità l’aveva il mio intervento al congresso. Questa raccomandazione mi risparmiò il problema di dovere prendere la decisione da turista in subordine al congresso. Ma ancora ero distratto dal pensiero di una corsa “nella piazza della città e a pelo”. Gennaio è uno splendido periodo per visitare Siena; è freddo, piovoso e relativamente deserto. Mia moglie venne con me in quello che fu un eccellente viaggio. Gli organizzatori del congresso trovarono le persone che mi ospitarono a Siena. In pochissimo tempo divennero le persone che oggi considero cari amici per tutta la vita. Mi raccontarono del Palio tra i cocktails (penso soprattutto ai bombardini), il vino, il cibo e le partite a scopa. Ancora il Palio non era niente di più di un’interessante corsa di cavalli. Mi sembrava curioso che in ogni ristorante, bar o casa dove entravamo ci fossero immagini più o meno eloquenti della corsa o di una contrada. Questo mi suggeriva che c’era una storia e che questo avvenimento doveva essere importante per la gente della città. Poi arrivò la domanda “saresti interessato a diventare il veterinario di una contrada?” Io risposi di si, pensando che non sarebbe mai successo… Fui contattato e venni a vedere il mio primo Palio nel Luglio del 1997. Lo studiai, misurai le distanze, le curve, i giri, la superficie della corsa, i cavalli, le ferrature, i fantini, la mossa, etc. Perché non usare le gabbie, mi chiedevo? Era una corsa di resistenza o una gara di distanza? Studiai anche quello che potevo sulla sua storia. La cosa di cui non mi accorgevo era che stavo studiando gli aspetti più superficiali. Gli aspetti tecnici del Palio sono cambiati in questo periodo ma le caratteristiche più importanti esistono/resistono da tanto tempo, prima che fossi nato. Gli sforzi della città, con il consulto dei veterinari e altri esperti, hanno migliorato le caratteristiche tecniche della corsa. La sicurezza del cavallo ha la priorità assoluta. I veterinari delle Contrade con i quali mi sono incontrato, sono del più alto calibro e ritengono fondamentale il benes- sere del cavallo. La previsita ha migliorato i risultati della sicurezza. La scelta di specializzare il fisico e lo stile dei cavalli li rende più adatti in funzione di questa corsa e di altri avvenimenti simili. I fantini sono più specializzati nel loro allenamento. La superficie della pista è una meraviglia scientifica e di ingegneria. Tecnicamente l’evento si è evoluto e migliorato ma ho avuto bisogno di molto tempo ed esperienza per individuare le caratteristiche costanti, significative, preziose e veramente uniche del Palio di Siena. Negli anni in cui sono venuto a Siena ho visto molti aspetti della vita nella città e nella Contrada. Sono stato onorato e colpito/ prostrato/umiliato nel vedere con i miei occhi la Contrada dalla nascita alla morte. Le persone che considero tra i miei più cari amici vivono a Siena e vicino a Siena. Le loro gioie e le loro tristezze mi stanno profondamente a cuore. Sono stato onorato di partecipare al battesimo contradaiolo e di essere battezzato. Io ero l’ultimo ad essere battezzato quel giorno e la mia madrina non era una donna affascinante. Ho visto bambini crescere e diventare adulti. Ho partecipato alla gioia delle feste, ho sentito le paure e le preoccupazioni per le malattie e le perdite di persone che consideravo amici e familiari. Ma in tutto questo se dovessi identi- ficare un momento rivelatore che esprima la mia conoscenza del Palio, di Siena e della sua tradizione, sarebbe il seguente. Non è stata l’esperienza più eclatante ma è quella che riassume come la mia percezione del Palio si sia evoluta. Nel 2010 una giornalista straniera, che vive in Italia, visitò la Contrada durante il Palio per scrivere una storia per la stampa tedesca. Chiese se poteva passare un po’ di tempo con noi e fu benvenuta a farlo. Le domandai quali impressioni dell’avvenimento emergevano dalla sua ricerca. Lei aveva esperienza dei cavalli e fu molto onesta. Disse tra tutte le altre cose “è una strana corsa di cavalli”. Per me chiunque descriva il Palio come una “corsa di cavalli” ha parecchio da imparare. Aggiunse poi “i non-senesi vedono l’entusiasmo di Siena per il Palio come una cosa un po’ folle”. Nel suo ultimo giorno, le chiesi se la sua impressione era cambiata. Lei fu stupefatta di quanto non avesse capito l’avvenimento. Era rimasta colpita dalla evidente attenzione, devozione e speranza che i contradaioli avevano per il cavallo e il fantino. Il suo cuore fu toccato dalle espressioni che i bambini avevano quando potevano vedere o toccare il cavallo nella stalla. Lei aveva visto l’attenzione e la gioia dei genitori che stavano vicino a loro. Vide che i colori della contrada scorrevano realmente nelle loro vene. Lei aveva potuto vedere la profonda natura familiare della Contrada. Lei disse “le persone sono considerate folli quando credono di avere raggiunto le più idilliache aspirazioni nella vita. Quando i non-senesi pensano che i senesi siano pazzi stanno esprimendo la loro incredulità per il fatto che un’intera città avesse raggiunto ciò che tutti desideravano avere per la loro vita. Ero attonito: com’era possibile che questa persona nel giro di tre giorni potesse così chiaramente ed eloquentemente vedere le cose con cui il mio cervello aveva lottato per 17 anni? Ho letto poesia e prosa che parlava di Palio. Loro riassumono il Palio con le parole che seguono. Il Palio rappresenta l’emozione, l’aspirazione, l’amicizia e la famiglia dentro Siena e dentro la Contrada. Il cavallo è il simbolo di questi attributi e guida la contrada nella Piazza. Indipendentemente dalla sua forza o dalla sua debolezza, esso porta la speranza e l’affermazione della gente della città e delle famiglie di tutte le contrade. Una volta queste parole mi apparivano alte/vaghe, sopravvalutate e qualche volta scritte per i turisti, per gli scrittori e i poeti. Ora capisco che sono molto ben misurate e semplicemente vere. • My perception of the Palio has evolved from tourist, to veterinarian, to friend and ultimately and most significantly to a member of a Contrada. One’s perceptions are defined by one’s own experience. My first visit to Siena was after a veterinary congress in Orvieto in 1994. Before the congress, friends came to me and said, “You have to go to Siena. They have the Palio, a bare back horse race in the piazza of the city.” My first puzzled thought was “Bareback?” Siena and horses sounded like a good idea. My priority was my presentations at the congress. The recommendation saved me the problem of having to make the tourist decision for after the congress. Yet still, I was distracted by the thought of a race, “in the piazza, bareback?” January is a wonderful time to see Siena; cold, raining and relatively empty. My wife came on this trip, which was excellent. My hosts in Siena were arranged by the congress. In a very short time my hosts became people I now consider dear and lifelong friends. They told me about the Palio over cocktails (I think bombardinos among others), wine, food and games of scopa. Still, the Palio wasn’t much more than an interesting horse race. It was curious to me that each restaurant, bar and home we entered had some obvious or discrete imagery of the race or a Contrada. That indicated to me that there was history and that this event might be important to the people of the city. Then the question came, “Would you be interested in being a veterinarian for a contrada?” I said yes, thinking it would never happen. I was contacted and arrived to see my first Palio in July, 1997. I studied it, measured the distances, the turns, the revolutions, the race surface, the horses, the horseshoes, the jockeys, the mossa, etc. Why not use a gate I wondered? Was it an endurance race, or a distance race? I studied what I could about its history, as well. What I did not realize is that I was studying its most superficial features. The technical aspects of the Palio have changed over my time, but the most important features have endured from long before I was born. The efforts of the city, in consultation with veterinarians and other experts, have improved the technical features of the race. Safety of the horse is the absolute priority. The veterinarians for the Contra- das, whom I’ve met, are of the highest caliber and hold paramount, the horses’ well being. The provisita has improved safety records. The move to specialize the physique and style of the horses make them more appropriate in form and function for this and other events like it. The jockeys are more specialized in their own training. The track surface is an engineering and scientific marvel. Technically the event has evolved and improved. But it has taken great time and experience for me to define the durable, significant, precious and truly unique features of Siena’s Palio. In my years coming to Siena, I’ve seen many aspects of life in the city and the Contrada. I have been honored and humbled to witness the Contrada from birth to death. People I consider among my dearest friends live in and near Siena. I deeply care for their joys and sorrows. I’ve been honored to be part of baptisms, including my own. I was last to be baptized that day and my godmother was not an attractive woman/man. I’ve seen children grow into adulthood. I’ve witnessed the joys of feasts, felt the fears and concern for illness and the loss of people I considered friends and family. But, in all that, if I had to identify one clarifying moment that would express my understanding of the Palio, Siena and its tradition, it would be the following. It is not the most impactful experience, but it summarizes where my understanding has evolved. In 2010, a foreign journalist, living in Italy, visited the Contrada during the Palio to write a story for the German press. She asked if she could spend some time with us and she was welcomed to do so. I asked her what impressions she carried to the event from her research. She had horse experience, and she was honest. She said, amongst other things, “It’s a strange horse race.” For me, anyone who describes the Palio as a “horse race” has a great deal to learn. She added, “Outsiders see Siena’s enthusiasm for the Palio as a little crazy.” On her last day, I asked if her impressions had changed. She expressed astonishment at the level of her misconception. She was impressed with the clear caring, devotion and hope the Contrada members had for the horse and jockey. Her heart was touched by the expressions of the children who reached for the horse in the paddock. She saw care and joy in their parents who stood by them. She saw that the colors do run through their veins. She could see the deep family nature of the Contrada. She said, “People are viewed as crazy when they believe they’ve achieved the most idyllic aspirations in life. When outsiders think people in Siena are crazy, they are expressing their disbelief that an entire city has achieved what they wish they all had in their own lives.” I was astonished. How is it possible that this person in 3 days could so eloquently and clearly see what my brain has struggled with for 17 years? I have read poetry and prose discussing the Palio. They summarize the Palio in words like the following. The Palio represents the emotion, aspiration, friendship and family within Siena and the Contrada. The horse is the symbol of those attributes and leads the Contrada to the Piazza. Regardless of the horse’s strengths or weaknesses, it carries the hope and affirmation of the people of the city and the family of all the Contradas. At one time, to me those words sounded lofty, overstated and something for tourists, writers and poets. I now understand that they are well measured and simply true.• 24 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 25 Siena e i suoi giorni speciali che il luogo centrale della loro Contrada è la chiesa di Santa Caterina che è posta più in basso rispetto alla Piazza. Al contrario, i contradaioli dell’Istrice, quando vanno nella stessa direzione, dicono “Si va in giù” perché dalla Porta di Camollia il tragitto verso Il Campo è in discesa. Ovviamente gli aggettivi sono invertiti quando dal centro si ritorna a casa: quello che è certo è che a Siena si cammina sempre molto! dall’ippodromo di san rossore alla conchiglia di piazza Testo e foto di Enrico Querci - Giornalista - Ufficio stampa Alfea BENESSERE & CONOSCENZA In questi ultimi anni si è parlato molto (straparlato, spesso) del benessere degli animali e delle censure da porre su alcune manifestazioni popolari nelle quali gli animali, i cavalli nel nostro caso, sono protagonisti. Premettiamo che questo è un interesse precipuo di chiunque ama i cavalli e della gente di Siena in particolar modo. Stupisce la leggerezza con la quale vengono scagliate certe ministeriali sentenze, talvolta riprese ancor più leggermente dai media nazionali che somministrano al popolo televisivo dei calderoni nei quali rimestano tutto il peggio di. Non stupisce, quindi, che si sentano levare clamori, proteste da parte di chi ode ma non conosce. Ecco, la conoscenza è la chiave di volta per cercare di capire dove e come intervenire e correggere ma prima di parlare è necessario documentarsi accuratamente e considerare che questo nostro Paese ha magnifiche tradizioni millenarie delle quali tenere conto. E che il Palio di Siena è una di queste e che ha il cavallo come attore principale. IL RISIKO MEDIEVALE Decine di migliaia sono le persone che affollano il Campo nel giorno del Palio. Turisti che vengono anche da molto lontano per assistere a questo evento, eppure la maggior parte di loro sa poco o niente di quello a cui sta per assistere. Non conoscono le regole, i simboli, le Contrade. Ma allora, perché sono qui? Perché sono attratti dalla storia che si perpetua, dal fascino di uno spettaco- lo apparentemente sempre uguale a se stesso ma che, in realtà, è ogni volta unico, perché il cavallo è il protagonista e perché la contestualizzazione del Palio in uno dei luoghi più belli del mondo fa il resto. Gente che arriva da ogni angolo della terra per vederlo e, per contrapposizione, persone che da anni vivono a Siena per motivi di studio e di lavoro e che si disinteressano completamente al Palio. Perché? Uno dei motivi addotti è che non si tratta di una corsa “regolare”, che è truccata. Ma come, se il bello del Palio è proprio questo! Avete mai giocato, quando non esistevano i giochi elettronici e il pc, al Risiko? Un gioco da tavolo noiosissimo dove vinceva chi riusciva a conquistare il mondo con i suoi carri armati, con battaglie portate avanti tra strategia e lancio di dadi dove, quindi, l’abilità del giocatore si mescola con la fortuna. Beh, il Palio è una sorta di Risiko medievale dove lo scopo è conquistare il Cencio e, allo stesso tempo, cercare di metter di mezzo i propri rivali. A Siena se non si gode per una propria vittoria si può gioire delle disgrazie (paliesche) altrui. Ed è tutto il contrario che noioso, solo che per conoscerlo e apprezzarlo ci si deve spogliare della veste di turista e cercare di calarsi (cosa difficile ma non impossibile), in quella di senese. Si potrebbero comprendere molte cose, la prima di tutte è che i sentimenti che trasudano da un senese quando si parla e si gioca al Palio sono tutti veri e sinceri. Non c’è finzione, non c’è esagerazione, qui è come tornare indietro nel tempo anche se si è vestiti con jeans e t-shirt si è nell’animo paggi e cavalieri, tamburini e capitani, priori e barbareschi. Si capirebbe che per un contradaiolo è poi un onore vestire in costume per partecipare al corteo storico e sfilare per tutta la città e in piazza, indossando i preziosi velluti e broccati, nonostante i 40 gradi di temperatura con il rischio ricorrente del colpo di calore. E commovente è l’inizio del corteo da ogni singola Contrada, quando i figuranti vengono salutati da amici e parenti con abbracci e baci, proprio come se fossero in procinto di andare alla guerra e, in fin dei conti, si tratta proprio di una sorta di battaglia, il Palio, (non a caso non ci sono costumi femminili nel corteo storico) dove l’abilità diplomatica e l’astuzia del Capitano e dei suoi fidi si trova poi di fronte anche alla dea bendata che è l’unico Personaggio del Palio che non può esser comprato. A nessun prezzo. LA SORTE E IL RAGAZZINO Il Palio è un misto di abilità, strategia e fortuna. Mettete questi ingredienti nel mixer a forma di conchiglia che è la Piazza del Campo, agitate bene ed ecco servito il vincitore del Palio. Impossibile quantificare quanto influisca percentualmente l’abilità dei Capitani delle Contrade nel tessere rapporti durante l’anno e nei giorni del Palio, ma tutte queste trame possono esser buttate all’aria dalla fatalità. Perché, poi, alla fine dei conti, ci vuole soprattutto molta buona sorte per conquistare l’ambito Cencio. Fortuna che la corsa si svolga favorevolmente, che l’estrazione regali una posizione buona alla mossa ma, soprattutto, che il cavallo sorteggiato sia di quelli che vanno forte sul tufo. Già, perché alla fine quello che conta a Siena è avere un buon cavallo per il Palio: è lui l’oggetto del desiderio, è lui il protagonista, è lui l’essere più amato e coccolato (sempre, e non solo nei giorni della Festa, checché ne dicano ministri disinformati!). Il Palio lo può vincere il cavallo scosso ma non il fantino di corsa e neppure i contradaioli. Pertanto, il momento chiave ai fini della vittoria, è quello della Tratta, cioè del sorteggio dei cavalli dopo che i Capitani hanno scelto i 10 tra quelli giunti alle batterie che si svolgono quattro giorni prima del Palio. Nomi noti e nuovi in Piazza per guadagnarsi un posto tra i prescelti tra i quali ci sono cavalli già vincitori di Palio, altri più o meno esperti, gli esordienti. Quando i cavalli più famosi entrano in piazza per le rispettive batterie, il loro passaggio per raggiungere i canapi è accompagnato dall’incitamento e dall’applauso dei bambini senesi che li salutano sventolando il loro fazzoletto colorato. Una volta che i Capitani hanno effettuato la difficile scelta, è il momento del sorteggio per formare le accoppiate cavallo - Contrada. La cerimonia ha la sacralità di una funzione religiosa e il cerimoniere è il Sindaco di Siena che mostra tutti i biglietti che riportano numeri e nomi delle Contrade prima di inserirli nelle capsule anonime che due paggi inseriscono nelle due urne trasparenti poste alle estremità del lungo tavolo. Ecco così individuato il vero artefice della vittoria di questa o di quella Contrada. E’ proprio lui, un ragazzino che avrà si e no 11 o 12 anni. E’ serio, compreso nella parte. Chissà come si chiama, qual è la sua Contrada, di quali colori è dipinto il suo cuore. E’ impassibile, forse non è senese ... ma si, lo è per forza ed è calato nella sua parte, ma non recita. E’ spon- avevano aperto la cerimonia squillano di nuovo per dire “E’ finita, adesso è Palio”. Le autorità tornano in Comune, e anche l’imperturbabile paggio lascia il palco. Non l’accenno di un’espressione diversa anche se la tensione si è allentata. Nei suoi ricordi questi momenti resteranno indelebili perché lui è stato la buona Sorte in questo Palio. I COLORI Chiedete a un senese quali sono i suoi colori preferiti e scoprirete a quale Contrada appartiene. Son tinti dentro, i senesi, di quei colori sotto i quali sono stati anche battezzati. La loro visione delle cose è molto deviata dai colori della loro Contrada ma anche da quelli della Contrada avversaria. Provate a passeggiare con una bella maglia rosa per le vie del Nicchio e vi sentirete gli occhi addosso perché quello è il colore del Valdimontone. Indossare una maglia gialla e nera e passate per le vie dell’Aquila e la gente vi sorriderà incrociandovi. Il peggior scherzo che potreste fare a un senese sarebbe quello di fargli indossare delle lenti che trasformino i colori in altri, inducendoli in un daltonismo che li farebbe andar fuori di testa. E questo vale in tutti i giorni dell’anno e anche in tutti i posti al di fuori di Siena dove potreste incontrare uno di loro. Il bello, è che non si trattengono dal dirtelo, nel bene e nel male, anche se tu non sai veramente niente di Palio e non sei mai stato in quella città! IN SU E IN GIU’ Camminare a Siena per un paio di giorni lascia il segno. Per chi abita in territorio pianeggiante i saliscendi per le magnifiche vie del centro storico sono inevitabile fonte di dolore muscolare. Quando i senesi si spostano in centro, dicono che vanno “in su o in giù”. Planimetricamente la centralità indiscussa della città è rappresentata dalla Piazza del Campo. Altimetricamente, invece, dipende dalla Contrada di riferimento. Per esempio, gli Ocaioli dicono “Si va in su”, visto Palio for ever di Giulio Predieri – Medico veterinario taneamente serio, misurato, compassato. Chissà perché hanno scelto proprio lui per estrarre dall’urna equina i bigliettini che corrispondono ai nomi degli altri attori, quelli a quattro gambe. Il Palio è nelle sue mani e, forse, lo sa bene: è lui la Sorte. Estrae la capsula, con passi sempre uguali la porta al Sindaco che la apre e mostra al popolo il numero declamandolo ad alta voce. Lui, il paggio, si è però già riportato vicino all’urna. Non un sorriso, non una smorfia man mano che i numeri e i cavalli vengono estratti. La sua espressione non muta, sia che il cavallo estratto sia un esordiente, sia che si tratti di uno dei più attesi, incurante delle esclamazioni e delle acclamazioni dei popoli presenti in piazza. Il sorteggio si esaurisce, le chiarine che Ho accettato di scrivere queste righe per assecondare la richiesta di amici senesi che, in recenti edizioni del Palio, mi hanno dimostrato stima e considerazione non comuni, permettendomi di condividere i momenti più intimi e toccanti della vita di contrada. Non ho la presunzione di essere un esperto di questioni Paliesche, né d’insegnare qualcosa ai senesi in fatto di Palio. Vorrei piuttosto offrire un contributo personale a sostegno di una Festa meravigliosa, con la speranza che le mie considerazioni possano tonare utili a chi deve condurre il Palio lontano nel tempo, per la gioia e la formazione dei futuri rampolli del popolo senese. Allora, cari senesi, ecco il mio punto di vista: commettereste un grave errore se consideraste il Palio una questione soltanto vostra. Certamente per secoli lo è stata ma ora il Palio è troppo famoso, eccitante ed intrigante perché le sue grida non arrivino dall’altra parte del globo in una manciata di millisecondi dalla caduta dei canapi, magari grazie ad uno smart phone nelle mani abili di un bambino giapponese. Il 2 di luglio e il 15 di agosto di ogni anno Piazza del Campo si dilata per comprendere il mondo intero, il Palio è di tutti. Anche se non sarà mai imitabile ed omologabile è un evento che tende a diventare sempre più glo- bale, chi vi assiste dalla piazza contrae una sorta di appassionante malattia contagiosa che non concede spazio di manovra agli anticorpi; più lo vivi da dentro, più il Palio ti emoziona e l’eccitazione rischia di sopraffarti. Conosco veterinari di contrada e di lungo corso che nell’ora fatidica della mossa fuggono in albergo per assistere alla carriera dall’attenuante filtro televisivo, lo struggimento è troppo forte per concedergli di rimanere nel Campo, altri assumono betabloccanti per controllare tachicardia ed extrasistole. Sono i frutti dell’alchemica magia del Palio composta di sogni, passione, ansia, disperazione, dolore, pianto, urla, gioia, cori, feste, notti insonni, senso di morte e di rinascita. I turisti, dopo essere stati appollaiati per ore sui RUMORI Il Palio di Siena si può vedere centinaia di volte in televisione, ma quello che le immagini non potranno mai trasmettere, sono i suoi rumori. Gli inni delle Contrade, i cori, gli sberleffi verso le nemiche: questi canti accompagnano i movimenti dei popoli di Siena, quando arrivano con i cavalli in Piazza, quando li riportano alla stalla, alla cena della prova generale. Ogni momento è buono per cantare. Le prime strofe le canta uno solo o pochi, poi la massa si unisce in una sola, potente voce. I tamburini e le chiarine sono la base ritmica e melodica del Palio. La grande conchiglia fa da cassa armonica durante il corteo storico che precede la corsa, mentre i rintocchi del Campanone martellano il tempo e poi lo sparo del mortaretto. Lo sai che sta per avvenire ma ti sorprende e ti fa venire un colpo ogni volta. Quello che più impressiona, però, è un rumore strano che si materializza non appena il Mossiere riceve la busta che riporta l’ordine segreto d’ingresso tra i canapi. A quel punto sulla Piazza scende un silenzio irreale, si sente lo strappo della busta, e tale mantello cala e rimane sulla folla fin che il Mossiere non chiama la prima Contrada. A questo punto c’è un primo boato, ma poi subito silenzio (un palchi del Campo, portano in terre lontane racconti enfatici e stupefacenti; non ha nessuna importanza che abbiano capito solo una minima parte di ciò che è successo sotto i loro occhi, quello che conta per le sorti del Palio è che attirano altri turisti, novelli giudici improvvisati e di conseguenza incontrollabili giudizi che possono scadere nel luogo comune. Inoltre la cassa di risonanza del Palio è talmente potente da attirare folte schiere di politici di vario genere e grado, esattamente come il miele attira insetti di diverse specie, si tratta di un fluido irresistibile per chi non vuol perdere l’occasione di farsi un enorme spot elettorale a buon mercato. Può succedere che alcuni di loro provino un tale amore per i cavalli da non averne mai posseduto uno, ma che, in compenso, dopo aver consultato sondaggi d’opinione, abbiano deciso di provare sentimenti pietosi per i cavalli del Palio, non importa l’artificialità degli stessi, l’importante è che appaiano, che diventino mediatici e di conseguenza si trasformino in consensi elettorali. Solo così si spiegano affermazioni paradossali che individuano nel Palio un deterrente per il turismo internazionale, nonostante un cornicione cada nella sera della Festa e guarda caso colpisca proprio un turista! Forse occorre dire che non è amore vero per i cavalli quello che minaccia l’introduzione di regole che ne vietano l’utilizzo per fini agonistici o sportivi, perché senza sport e competizioni i cavalli scomparirebbero dal territorio. Vi rimarrebbero pochissimi esemplari destinati alla macellazione per la produzione di alimenti che non sembra essere la condizione più auspicabile persi- po’ meno di prima) per sentire il nome della seconda e così fino a che non restano solo due cavalli fuori dai canapi e tutti vogliono sapere chi sarà di rincorsa. Fuori dai canapi resta così solo l’ultimo barbero, quello che sancirà il momento della partenza. Ma il rumore più bello in assoluto del Palio lo si può percepire solo nelle prove del mattino, quando in Piazza ci sono pochi spettatori, restando vicini alla pista: è quello ovattato degli zoccoli sul tufo, il galoppo leggero che non alza polvere e che è musica per le orecchie di chi ama questo gioco.• no da un punto di vista animalista. Ritengo, senza poterlo dimostrare, che qualsiasi cavallo preferirebbe rischiare di morire di schianto al galoppo piuttosto che tremante nell’invincibile corsia di un macello, pur non potendo sapere che, dopo aver corso il Palio, verrebbe ospitato in accoglienti “pensionati” vita natural durante. Anche su questo varrebbe la pena di far riflettere quelli che giudicano senza conoscere. Allora credo sia doveroso investire in comunicazione, in cultura e in sicurezza perché tutto è perfettibile e in divenire, persino le secolari tradizioni Paliesche. La sicurezza dei fantini e dei cavalli deve essere cercata in tutti i modi; se fossero chiamate nel Campo nuove conoscenze, unite a tecnologie d’avanguardia e a materiali di ultima generazione, potrebbero dare una svolta decisiva alla sicurezza del Palio nel pieno rispetto delle sue tradizioni secolari ovvero senza alterarne lo spirito, la spettacolarità e il significato più profondo. Competenze ed esperienze adeguate non mancano ma la soluzione di una problematica così complessa richiede un approccio multidisciplinare, anche di tipo scientifico, perché non esiste una sola categoria professionale che padroneggi tutte le abilità utili allo scopo. Affiancare nuove professioni ad arti e mestieri secolari può rappresentare una soluzione vincente: ingegneri, fantini, sociologi, allenatori, allevatori, veterinari, medici, fisiologi, farmacologi, maniscalchi, informatici, esperti di comunicazione siano chiamati nel Campo affinché il Palio possa continuare a farci sognare, evoluto ma fedele a se stesso. • 26 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 27 Legambiente dalla parte del Palio di Siena senso di appartenenza e coesione sociale come ambientalismo O Prima viene il cavallo il fascino dei barberi del palio di Roberto Barzanti - già Sindaco di Siena | foto di Linda Frosini A l Palio il cavallo incarna il destino. Viene estratto a sorte e per nessuna ragione può essere sostituito. È scrutato, accudito, vezzeggiato, benedetto addirittura come un essere indiscutibile. Nel tramestio che precede la corsa e nelle diplomatiche trame che l’accompagnano il cavallo è l’unico elemento che si sottrae a qualsiasi tipo di contrattazione. Ha attorno a sé una squadra di addetti indaffarati come una piccola corte ai suoi ordini. Che sia in buona forma interessa per poter avere chances credibili di vittoria o almeno per disputare al meglio l’imminente carriera, ma non per questo il barbero consegnato alla Contrada recede da un ruolo di esigente protagonista, che con gli anni s’è fatto più corposo. Si potrebbe perfino affermare che dal cavallo dipende tutto. Che il cavallo produce le decisioni essenziali. Ragioniamo un po’. Prima viene il destino, o la sorte, come si preferisce dire a Siena. Ma, una volta che si sia avuto il responso, dal cavallo tutto dipende. I fantini, oggi, scelgono non tanto per i legami che intrattengono con questa o quella Contrada, ma per l’affidabilità del cavallo e preferiscono montare “soggetti” – come si dice con frusta parola tratta dal gergo ippico – conosciuti o a loro parere gestibili con maggior agio. Successivamente prendono forma le strategie dei capitani, adattandosi alla volontà dei fantini. Da accondiscendenti esecutori di ordini i fantini son diventati, infatti – e non c’è da rallegrarsene – attivi promotori di alleanze e rapporti. La Contrada, a sua volta, non può che registrare quanto è maturato da un quadro di relazioni e predilezioni che s’è delineato a partire dal cavallo e dalla sua misteriosa – numinosa – non-volontà. Senza imbastire considerazioni di natura filosofica – che pur non è arduo scoprire nell’universo affascinante del Palio – è lecito affermare che dalla non-volontà del destriero assegnato in sorte deriva l’impalcatura approssimativa di ipotesi e partiti, di supposizioni e sottintesi. I teorici più radicali della “questione animale” continueranno a obiettare che, nonostante tutto, il cavallo al Palio, come in qualsiasi ippodromo o in più crudeli recessi, è considerato solo un mezzo e quindi indegno di quel rispetto che deriva dai diritti propri anche di ogni animale non-umano. Ebbene, se analizzano le cose con onestà, si accorgeranno che proprio perché è un insondabile segno vivente del destino il cavallo da noi è anche un fine, suscita venerazione e riguardo, assume la riconoscibile dignità d’una persona. Il suo nome è iscritto nell’albo aureo della Contrada accanto a quello di Capitano e Priore. E da quando l’hai preso a conoscere, la mattina della tratta, non lo perdi d’occhio. “Fate piano, il cavallo deve dormire!” ordinano quelli della stalla. Da nessuna parte attorno ad una bestia chiamata ad una difficile sfida ruota un mondo di attenzioni e affetti, di gratitudine e premure come attorno al barbero. Insomma il cavallo viene da noi umanizzato oltre misura: “Poiché gli animali – ha scritto Kant – posseggono una natura analoga a quella degli uomini, osservando dei doveri verso di essi osserviamo dei doveri verso l’umanità, promuovendo con ciò i doveri che la riguardano”. Certo: ci son settori della cultura animalista che vanno ben oltre le indicazioni di questo famoso passo. Ma per contrastarlo e superarlo occorrerebbe esaltare un’utopia tanto suggestiva quanto insostenibile come obiettivo: uno stato edenico, dove tutte le creature vivano senza costrizione, ciascuna obbedendo ad una mitezza al riparo da ogni condizionamento e violenza. Come si sa quel paradiso è stato perduto per sempre. Se c’è un luogo nel quale una bestia ha tratti paragonabili a quelli di una persona – non esente pure essa, si converrà, da costrizioni, dolori, imprevisti – è il Palio. Mediatore tra insondabilità della sorte e aspettative degli uomini, il cavallo è il fondamento di tutto. Prima viene il cavallo. • gni anno, puntualmente, quando si tiene il Palio di Siena c’è una parte di mondo animalista che accende i riflettori su questa grande manifestazione e riapre la stagione delle polemiche. Quando poi, per disgrazia, ci scappa l’incidente, le polemiche salgono di tono e assumono la forma dell’incendio. E’ accaduto anche quest’anno con le prove del Palio del 2 Luglio. Eppure erano anni che non si verificavano incidenti di questa gravità e ciò è dovuto al fatto che le cose sono migliorate, nel senso che sono stati presi molti accorgimenti e in questi ultimi anni i rischi per i cavalli e per i fantini sono diminuiti in modo considerevole. Basta pensare che nel corso degli anni sono state migliorate le condizioni della pista di Piazza del Campo al fine di prevenire gli incidenti e che i cavalli sono costantemente sottoposti a controlli veterinari anche attraverso le previsite. Inoltre sono stati tolti dalle corse i cavalli non adatti a competere in Piazza del Campo. Per non parlare poi del pensionario dei cavalli del Palio di Siena: esiste dal 1991, quando le polemiche anti-Palio erano all’ordine del giorno molto più di adesso, e qualcuno ebbe l’idea di creare questa struttura per i vecchi cavalli e per quelli a fine carriera sportiva. Il pensionario nacque a Radicondoli, in una struttura gestita dal Corpo Forestale dello Stato tra prati e boschi. Tutto questo grazie ad un accordo tra di Piero Baronti, Presidente Legambiente Toscana| foto di Linda Frosini il Corpo Forestale stesso ed il Comune di Siena. Conosciamo il Palio e sappiamo con quanta attenzione le singole contrade si diano da fare per il benessere dei cavalli. Anche per questo, Legambiente non si è mai unita a coloro che fuori dalle mura di Siena non hanno mai perso l’occasione per occu- pare spazi mediatici con l’unico fine di lanciare strali contro questa grande manifestazione. Ma c’è un motivo ulteriore che spinge Legambiente a difendere il Palio di Siena e con esso il senso di appartenenza di una comunità. Una società disgregata dove si perdono le radici della propria appartenenza, è una società destinata a cedere tutti i propri spazi all’omologazione. Dove scompare l’orgoglio di vivere in quel determinato paese o in quella determinata città. Dove niente rimane del proprio passato e dove il futuro è incarnato nel conformismo generale. Viceversa, il senso di appartenenza è un aspetto APPASSIOnati dal 2 al 10 settembre IL NEGOZIO DEGLI SPORTIVI SCARPA F350 JR Ideale per il gioco del calcio. Tallone rinforzato €19,90 molto importante dell’ecologia umana. Non c’è solo l’ambientalismo dell’acqua come bene pubblico, del no al nucleare, della raccolta differenziata dei rifiuti, della lotta alle ecomafie, delle energie rinnovabili o dell’aria pulita. C’è anche l’ambientalismo fuori di noi, che è quello del senso di appartenenza e della coesione sociale. L’orgoglio di vivere a Siena e stare nella contrada o di vivere a Radicondoli e fare volontariato in una delle tante associazioni che ci sono nel mondo del terzo settore. Vivere ed operare in contrada a Siena, significa vivere in contrada tutto l’anno. C’è l’aggregazione sociale, la solidarietà fra le persone e la solidarietà come assistenza sociale che fa da supporto al ruolo di governo del territorio delle pubbliche amministrazioni. C’è uno scudo contro le facili tentazioni della fuga nel privato o peggio, verso le attrazioni della piccola criminalità che derivano spesso dalla noia e dalla mancanza di ideali e motivazioni. Noi di Legambiente abbiamo sempre pensato che le tematiche ambientali per essere vincenti devono nascere dal basso e coinvolgere tutte le persone, anche coloro che apparentemente sembrano distanti da noi, ma che poi sono la prima espressione dell’ecologia, quella umana appunto. Ce lo diceva anche Enzo Tiezzi, illustre legambientino, tra i fondatori della nostra associazione oltreché illustre contradaiolo della Giraffa. Voglio ricordarlo con un po’ di commozione. • per il calcio COLLE VAL D’ELSA (SI) Strada provinciale 5 Colligiana ingresso 7 loc. Belvedere Tel. 0577.905015 Da lunedì a sabato: dalle 9.00 alle 20.00 con orario continuato APERTI DOMENICA 4 E 18 SETTEMBRE 28 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 29 There is a stock room within the Palazzo Comunale where the costumes for the Palio di Siena pageant are carefully kept. Here, there are wardrobes and mannequins, hangers, display cabinets, chests and boxes. Everything is in its place. There are dozens of “monture”, the costumes worn by the paraders from the municipality. These clothes are based on careful iconographic studies and are made using the highest quality materials: velvet, silk and English leather. There are also armours, helmets, shields and swords. Then horse stacks used for the “soprallassi”, the horses that take part in the pageant: leather bridles, hand-made saddles with silver studs and large caparisons falling softly over their muscular backs. In this big stock room, the “monture” seem to be sleeping, as they are stored with mothballs in nylon bags. They spend the winter resting, after being carefully washed, ironed and stored. In spring they “wake up”. Tailors from the municipality check and fix every detail, and they take care of each aspect of this huge wardrobe that seems to belong to other times. Day after day, when the Palio is approaching, the costumes are taken out of the wardrobes, then they are fixed so as to be worn by the paraders. Then finally comes the day when everything comes to life. The costumes come out of hibernation and they are worn in all their glory by proud Sienese people that devote themselves to this Festa. The clothing of the paraders is a special moment that only few know. The tailors are very precise in giving orders to those wearing the costumes and they make sure that every least detail has been worked out before letting the costumes go out: an intimate moment that only few know.• I costumi del corteo storico finimenti, armature, elmi, velluti preziosi che prendono vita il giorno del palio di Viola Carignani | foto di Linda Frosini C ’è un magazzino dentro a Palazzo Pubblico dove vengono custoditi con cura i costumi del corteo storico del Palio di Siena. Ci sono armadi e manichini, appendiabiti, vetrine, cassoni e scatole. Tutto è al suo posto. Sono decine di monture che vestono i figuranti del Comune. Sono abiti ricostruiti grazie a studi attenti delle testimonianze iconografiche del passato, con materiali di altissimo pregio: velluti, sete, pelli e cuoi inglesi. Ci sono poi le armature, gli elmi, gli scudi e le spade. Quindi i finimenti dei cavalli, i soprallassi, che fanno parte del corteo. Sono briglie in cuoio, selle lavorate a mano con borchie in argento e le grandi gualdrappe che ricadono morbide sulle groppe muscolose. Dentro al grande magazzino le monture sembrano dormire, riposte tra carboline e custodie di nylon, trascorrono l’inverno a riposo, dopo essere state tutte accuratamente lavate, stirate e riposte. In primavera il risveglio. Ci sono le sarte del Comune che controllano ogni particolare, che sistemano i particolari che curano ogni aspetto di questo immenso guardaroba che sembra uscito da altri tem- pi. Giorno dopo giorno, quando ci si avvicina al Palio, i costumi vengono tirati fuori dagli armadi e vengono sistemati in modo tale da poter essere indossati dai figuranti. E finalmente arriva il giorno in cui tutto prende vita. I costumi si svegliano dal letargo e vivono il loro splendore indossati con orgoglio dai senesi che si mettono a disposizione della Festa. La vestizione dei figuranti è un momento particolare che in pochi conoscono. Le sarte del comune sono molto precise nel dare ordini a chi indossa i costumi e controllano che ogni minimo particolare sia al suo posto prima di far uscire alla luce del sole i costumi. Un momento intimo che pochi conoscono.• Laura Guidolotti, la responsabile del magazzino dove vengono custoditi i costumi del corteo 30 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 31 I “bovi” del Carroccio A Pozzo della Chiana l’ultima stalla dei giganti bianchi E ccoli. Escono dalla bocca del Casato. Fieri generali trainanti il carroccio sormontato dall’agognato drappellone, il loro procedere lento e solenne segna un momento preciso della nostra festa: è terminato il corteo storico e nella testa di ogni senese inizia il conto alla rovescia, il poco tempo che rimane prima dell’uscita dei cavalli dall’Entrone. Ci si prepara ad affrontare l’emozione finale. Sono belli, enormi, imponenti... bianchissimi. Una razza antica e pregiata che, per secoli, ha affiancato l’uomo nel lavoro dei di Viola Carignani | foto di Linda Frosini campi. Oggi la razza chianina è una delle razze più pregiate e ricercate. Ormai da tempo le macchine agricole hanno sostituito il prezioso lavoro di questi splendidi animali, ma c’è ancora chi conosce i segreti della doma dei giganti bianchi. Narici enormi, pelo bianchissimo, lingua e palato scuro come richiede lo standard della razza, vi presentiamo Valentino, Barone, Capitano e Bellino, i quattro “bovi di Piazza”; vivono in un piccolo paese della Valdichiana: Pozzo della Chiana. All’ombra del Tempio di Santo Stefano alla Vittoria, esempio archittetonico nato dalla collabo- razione tra Bartolomeo Ammannati ed il Vasari, c’è la stalla di Massimo Donnini, l’ultima stalla dove ancora si tiene vivo l’antico mestiere della doma di queste sempre più rare bestie. Come per i cavalli di razza, anche per i buoi ci sono linee di sangue selezionate che vanno sapute ricercare con accuratezza. “I buoi da lavoro devono essere molto grandi e non devono mai ingrassare – ci spiega Massimo, fiero di mostrarci i suoi animali – è difficile trovarne oggi di queste dimensioni perché la razza chianina viene usata solo per il consumo di carne e la selezione oggi prevede per questo uno standard di taglia più piccola. Per fortuna in Valdichiana ci sono ancora un paio di allevamenti che continuano ad allevare le vecchie, originali linee di sangue e possiamo quindi ancora ammirare esemplari come questi che portiamo in Piazza”. Valentino, Barone, Capitano e Bellino hanno oltre dieci anni, sono affidabili e sicuri, abituati a sfilare e vivere situazioni particolari come potrebbe essere quella di entrare in Piazza del Campo il giorno del Palio. “Ci vogliono anni per ottenere animali come questi - ci dice Emilio Mencarelli, un anziano signore che aiuta Massimo nella cura e nella preparazione dei buoi da lavoro - il mestiere me lo ha insegnato mio padre che lo aveva imparato da suo padre, che a sua volta lo aveva imparato da suo padre. Una tradizione antica di questa terra tramandata da generazioni. Purtroppo andrà a finire – si rammarica Emilio non ci sono domeniche per chi ha una stalla con gli animali, e sono sempre meno i giovani disposti a fare sacrifici”. Dalla scelta della linea di sangue più adatta, alla morfologia, alla doma, niente viene lasciato al caso. Come per i cavalli, anche in questo caso i giovani vitelli vengono maneggiati ogni giorno e accuditi perché imparino le “buone maniere”. “Riconoscono perfettamente la voce del padrone e si ricordano i torti subiti - continua Emilio – la giannetta va saputa usare (la giannetta è un semplice bastone di legno utilizzata per condurre i buoi ndr), non si deve mai alzare la voce né le mani con i vitelli né con gli adulti, ci vuole calma e tanta pazienza”. Massimo e Emilio ci spiegano come si “fa il collo” dei buoi, cioè come si abituano a portare il giogo, e trainare i pesi. Dall’età di dieci mesi i vitelli vengono avviati al lavoro, ma ci vogliono quattro anni per avere un esemplare pronto per la Piazza; per ottenere un buon risultato i buoi devono essere “attaccati” almeno tre volte alla settimana. Emilio, Massimo e gli altri uomini che si danno il turno per il lavoro della stalla, sono orgogliosi dei loro buoi. “Entrare in Piazza la prima volta è stata un’emozione unica” - mentre lo dice si vede che la mente di Massimo torna a quel momento di quattro anni fa quando, per la prima volta, i suoi buoi hanno fatto il loro ingresso sul tufo. Anche per Emilio far parte del corteo storico del Palio di Siena è un’emozione diversa: “Sono abituato a partecipare a rassegne con i miei vitelli, con loro giro tutta Italia, sono abituato alla folla, alle foto, ma la Piazza è diversa. Ero emozionato, avevo quasi timore, entrare in Piazza dal Casato e incrociare lo sguardo di tutta quella gente”. Commossi e fieri, gli uomini della Valdichiana ci mostrano gli strumenti del mestiere e ci spiegano nei dettagli come vanno condotti “alla mano” i buoi perché facciano bella figura. Si sente dalle loro parole, dallo sguardo eloquente quanta passione e orgoglio c’è nell’allevare questi ultimi giganti, e la loro presenza nel Campo li ripaga di ogni sacrificio. • The oxen of the Carroccio In Pozzo della Chiana, the last stable of the “white giants” Here they are. They come out of the Casato’s entrance. Proud generals pulling the Carroccio, the big cart on which the coveted drappellone is carried. Their slow and solemn pace marks a specific moment of our festival: the historic parade is over and in the head of every Sienese the countdown has started. There is only a little time before the horses come out of the Entrone, the main entrance of the Town Hall. Everyone is ready to experience the final thrill. They are beautiful, huge, majestic… incredibly white. This is an ancient and rare breed that has helped men work the land for centuries. Today the Chianina breed is one of the most precious and sought-after breeds. It has been long time since agricultural machinery replaced the valuable work of these wonderful animals, but there is still someone who knows the secrets of the taming of the white giants. Huge nostrils, snow-white hair, dark tongue and palate, as required by the breed standard. We are glad to introduce you Valentino, Barone, Capitano e Bellino, the four “bovi di Piazza”, the oxen of the square. They live in a small town in the Val di Chiana: Pozzo della Chiana. In the shade of the Temple of Santo Stefano alla Vittoria – a typical example of the artistic collaboration between Bartolomeo Ammannati and Vasari – stands the stable of Massimo Donnini, the last stable where the ancient art of taming these increasingly rare animals is still kept alive. Just like for thoroughbred horses, oxen too have unique bloodlines that need to be carefully selected. “Draught oxen must be very big and cannot put on weight.” – explains Massimo, who is proud to show us his animals. “Today it’s hard to find such big oxen, because the Chianina breed is only used for meat production, where selected animals need to be smaller. Luckily, in the Val di Chiana a couple of cattle farms still exist which keep rearing oxen that belong to the ancient, original bloodlines. This is why we can still admire the variety of oxen that we take into the Piazza.” Valentino, Barone, Capitano e Bellino are over ten years old. They are reliable and safe, and are used to parading and living delicate moments such as entering the Piazza del Campo on the day of the Palio. “It takes years to have animals like these” - says Emilio Mencarelli, an old man who helps Massimo take care of and prepare the oxen. This trade was taught to me by my dad, who had learned it from his dad, who in turn had learned it from his dad. It is an ancient tradition of this land, which was passed on through generations. Unfortunately, it’s going to end – says Emilio regretfully – because there is no rest for those who run a stable, and there are less and less young people willing to make sacrifices.” From the selection of the best bloodline, to morphology and taming: nothing is left to chance. Just like for horses, calves too are brought up and trained to learn “good manners”. “They know exactly their master’s voice and remember the punishments inflicted on them” - adds Emilio. “You must know how to use the gi- annetta (a simple wooden stick that is used to lead the cattle); you should never raise your voice or lay a finger on neither the calves nor the adult oxen. You must be calm and very patient.” Massimo and Emilio go on to explain how to “make the oxen’s neck”, or get them used to wearing the yoke and pulling weights. As early as ten months of age, the calves are prepared for work, although it takes four years before they are ready for the Piazza. In order to get good results, the oxen need to be “harnessed” at least three times a week. Emilio, Massimiliano and the other guys working at the stable are proud of their oxen. “Going to the Piazza for the first time was a unique experience” – says Massimo, his mind going back to four years ago, when his oxen stepped for the first time onto the square’s tuff. Emilio agrees in saying that taking part in the historic parade at the Palio di Siena is a special moment: “I’m used to attending several events with my calves. I travel all across Italy with them and I’m used to the crowds and the photos, but the Piazza is different. I was worked up. I was almost scared to walk into the square from the Casato (TN Via del Casato, a street leading to the square) and meet the eyes of all those people”. With a mixture of excitement and pride, the guys from the Val di Chiana show us the tools of their trade and explain in detail how to gently lead the oxen so that they can make a good impression. Their words and the expression in their eyes show all the passion and pride that come from breeding the last giants, whose presence on the Campo is the reward for all their sacrifices. • 32 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 33 Gli artisti della prestoria: il cavallo 40.000 anni fa circa, la mano di un uomo, in uno dei recessi più oscuri di una grotta, traccia sicura una linea, disegna una figura. Utilizza il nero di manganese per il contorno, campisce di ocra rossa le forme; poi si allontana e guarda compiaciuto il risultato: uno splendido cavallo in corsa. di Stefano Ricci Cortili - Antropologo Fisico - Unità di Ricerca di Ecologia Preistorica - Dip. Scienze Ambientali Università di Siena Q uando, nel secolo scorso, furono scoperti i primi esempi di arte paleolitica europea, gli archeologi stentarono a credere che uomini così primitivi fossero capaci di realizzare opere di tale raffinatezza. Nella storia dell’umanità le prime forme d’arte compaiono appunto 40.000 anni fa, in concomitanza con l’arrivo delle prime popolazioni di Homo sapiens; queste testimonianze si ritrovano sopratutto nel territorio franco-cantabrico e nell’area mediterranea, dalla Sicilia alla Spagna meridionale. Questi nostri antenati affollarono le pareti delle grotte con rappresentazioni di cavalli, tori, bisonti, cervi, rinoceronti, orsi, leoni e altri animali. Ma è il cavallo a farla da padrone: quasi il 40% di tutte le raffigurazioni zoomorfe preistoriche è rappresentato dal cavallo. Questo animale era la preda, fonte di cibo, necessità di vita, ma quella mano sicura traccia le linee così familiari di un essere per il quale non si poteva che provare ammirazione. Esempi famosi come le grotte francesi di Lascaux, Niaux, Chauvet, Cosquer ci hanno restituito pitture parietali di cavalli realizzate con una maestria e accuratezza dei dettagli veramente straordinaria. Oggi sappiamo che l’arte paleolitica è prosperata in Europa per oltre 25.000 anni. Durante questo periodo di tempo furono Anca di cavallo - Grotta di Paglicci molteplici le motivazioni che spinsero questi nostri antenati a diventare veri e propri artisti; gli studiosi sostengono che probabilmente queste grotte dipinte venissero utilizzate nel corso di rituali magico-propiziatori, cerimonie religiose o riti di iniziazione. Anche l’Italia ha il suo “santuario preistorico”. Si tratta di Grotta Paglicci, situata sul Gargano, in provincia di Foggia. La grotta è stata oggetto di campagne di scavo quasi ininterrotte a partire dagli anni 60’ del secolo scorso da parte dell’Università di Siena, U.R. di Ecologia Preistorica del Dip. di Scienze Ambientali “G. Sarfatti”. L’ importante sequenza stratigrafica di Grotta Paglicci, datata tra i 35.000 e gli 11.000 anni fa, ha restituito testimonianza delle varie attività umane, come provano le paleosuperfici di abitato ricche di manufatti in pietra e avanzi di pasto, la presenza di focolari, le sepolture e l’arte parietale. Si...l’arte! Grotta Paglicci è l’unica grotta italiana con una sala interna ornata di pitture parietali di età paleolitica. Si tratta di due splendidi cavalli, uno in posizione normale, l’altro rampante, in par- te incisi sulla roccia e dipinti interamente con ocra rossa. I due cavalli sono raffigurati con uno stile che richiama il periodo più antico dell’Arte francocantabrica (30.000 – 20.000 anni fa). Ritratti con la testa piccola e un poco reclinata, i dorsi incavati e i ventri rigonfi che fanno pensare a giumente gravide. Sempre da Grotta Paglicci, proviene un altro reperto eccezionale: si tratta di un blocco calcareo proveniente da strati vecchi di 17.000 anni, recante la zampa posteriore destra di un cavallo in corsa: il tratto sicuro, la realizzazione di chiaroscuri e altri dettagli stilistici rimandano ai meravigliosi (e contemporanei) cavalli della celebre grotta francese di Lascaux. Da ricordare anche un frammento di bacino di cavallo, inciso su entrambe le facce con figure di animali. Gli artisti di 15.000 anni fa hanno graffito su una delle facce il profilo di un bue selvatico, sull’altra una complessa scena di caccia: un cavallo, affiancato da due cervi che sfuggono ad una nuvola di frecce e lance. Il cavallo in primo piano è graffito con dovizia di particolari e il fine tratteggio mette in evidenza il pelame e le masse muscolari. Si tratta di uno degli oggetti d’arte preistorica più belli che i nostri artisti antenati ci abbiano lasciato in eredità da un tempo che, per la sua incommensurabile distanza, la nostra mente di uomini tecnologicamente moderni fatica a concepire.• Confronto Lascaux - Pagliicci Artists of the prehistory: The horse About 40,000 years ago, a man’s hand confidently traces out a line, draws a picture, in one of the darkest recesses of a cave. He outlines this picture using black manganese, he fills its shapes with red ochre; then he takes a step back and looks contentedly at the result: a magnificent running horse. When the first European Palaeolithic artworks were discovered in the last century, archaeologists hardly believed that men as primitive as those could make such sophisticated works of art. The first art forms in the history Pittura parietale - Grotta di Paglicci of mankind appeared 40,000 years ago, when the first Homo sapiens populations arrived. These artefacts were discovered especially in the Franco-Cantabrian region and in the Mediterranean area, i.e. from Sicily to South Spain. Our ancestors filled cave walls with images of horses, bulls, bison, deer, rhinoceros, bears, lions and other animals. But it was the horse that featured predominantly: almost 40% of all prehistoric animal depictions represent horses. This animal was a prey, a source of food, a necessity of life, but that man’s steady hand traced out the familiar outline of a creature that one cannot but admire. In the famous French caves of Lascaux, Niaux, Chauvet and Cosquer, we found horse cave paintings that were made in an extraordinarily skilful and accurate way. Nowadays we know that Palaeolithic art flourished in Europe for over 25,000 years. During this period of time our ancestors turned into real artists for several reasons: scholars think that these painted caves were probably used in propitiatory rites, religious ceremonies or initiations. Italy too has its “prehistoric sanctuary”: Grotta Paglicci (Paglicci Cave), on the Gargano promontory, near Foggia. This cave has been excavated almost uninterruptedly since the 1960s by researchers of the Università di Siena, from the Prehistoric Ecology Research Unit within the Department of Environmental Sciences “G. Sarfatti”. The important stratigraphic sequence of Paglicci Cave, dating back to between 35,000 and 11,000 years ago, attested to various human activities. This is proved by the paleosurfaces of ancient habitations rich in stone handiworks and food leftovers, as well as by the presence of hearths, burial sites and parietal art. Yes... art! Paglicci Cave is the only Italian cave which has an inner room decorated with Palaeolithic pa- 20,000 years ago). They have slightly bowed and small heads, hollow backs and bloated bellies resembling pregnant mares. Another outstanding archaeological find was discovered in Paglicci Cave: a limestone block belonging to 17,000-year-old layers depicting the right hind leg of a running horse. The confident stroke, light and shade effects and other style details recall the wonderful (and contemporaneous) horses of the renowned French cave of Lascaux. Also noteworthy is a fragment of horse pelvis with animal figures carved on both sides. These artists of 15,000 years ago engraved the outline of a wild ox on one side and a complex hunting scene on the other: a horse and two deer escaping a cloud of arrows and spears. The horse in the foreground was engraved with a wealth of details, with a fine hatching highligh- Grotta di Chauvet rietal paintings, those of two magnificent horses: the first in normal position, the other prancing. These are partly carved in stone and entirely painted with red ochre, in a style which recalls that of the most ancient period of Franco-Cantabrian art (30,000 – ting its hair and muscle masses. This is one of the most beautiful prehistoric artworks that our artist ancestors have left us from an age that is so immeasurably distant in time that our modern and technological minds find it difficult to understand it.• 34 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 35 Queste pagine sono dedicate ai barberi vincitori di Palio che vivono a casa dei loro proprietari amati, curati e coccolati Urban II, Zodiach e Caro Amico guardiani dell’agriturismo L a sua nuova vita di cavallo ex vincitore di Palio è quella di guardiano di un agriturismo alle porte di Siena. Caro Amico, il barbero vincitore del Palio del 2008 nella Selva, se ne sta al centro della strada a sterro che porta a Montiglioni e non lascia passare le macchine dei turisti che sbigottiti lo osservano per poi rassegnarsi in attesa dell’arrivo di qualcuno che possa intervenire per lasciare libero il passaggio. La situazione si ripete anche nei pressi degli appartamenti dove alloggiano i turisti che spesso e volentieri si ritrovano il cavallo in casa in cerca di leccornie. A volte ad essere preso di mira è invece l’orto dove Caro Amico sceglie con cura le primizie. Insomma queste sono adesso le sue principali attività di “pensionato”. Insieme a lui, anche se più riservati, ci sono altri due vincitori, sempre nella Selva: Zodiach e Urban II. In comune i tre barberi hanno almeno una vittoria nella contrada della Selva: Zodiach nel luglio del 2003, ma aveva già vinto un Palio nel Drago nell’agosto del 2001. E Urban II, vincitore nell’agosto del 2006, manco a dirlo, proprio nella Selva. A disposizione hanno ampi recinti dove possono pascolare in serenità e dei ricoveri asciutti dove ripararsi durante l’inverno e quando è troppo caldo. Sono cavalli ancora relativamente giovani e pieni di energia che hanno voglia di giocare e divertirsi tra loro e spesso con i loro proprietari che, a turno, vanno ad accu- Un grazie particolare ai proprietari di Zodiach, Elisabetta Terzani e Alessandro Manasse; al proprietario di Caro Amico, Alberto Manenti e a Silvia Stabile proprietaria di Urban II. dirli. Vengono montati un paio di volte al mese per fare brevi passeggiate in giro per l’azienda e ancora oggi cercano la competizione quando sono tutti insieme e vogliono primeggiare l’uno sull’altro. Insomma, una pensione dorata per questi tre Barberi amati e viziati che si trascinano da un pascolo all’altro, partono al galoppo e si inseguono, poi si fermano di nuovo a mangiare l’erba e aspettano il tramonto per saltare i recinti e andare a pesticciare nell’orto, a rubare le mele dall’albero del giardino, inseguire qualche turista poco avvezzo ai cavalli. Siena è anche questo, per chi non lo sapesse. • 36 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 37 Quarnero barbero vincitore Passato, presente e futuro a casa Brandini di Viola Carignani | foto di Linda Frosini T utto cominciò nel 1992, quando Giuliano Brandini ricevette una segnalazione come succede di solito quando si cerca un cavallo per Piazza. La segnalazione arrivò da Fegato. Il cavallo è in Sardegna da Quidacciolu, un noto allevatore di linee da corsa, ma secondo fegato il cavallo non era adatto per Piazza. Non importa, Giuliano decise che era da prendere e così, nel giro di pochi giorni, l’allora giovane Quarnero sbarcò nel continente. Baio scuro tutto pepe, regalò grandi soddisfazioni vincendo anche il Gp dei mezzosangue all’ippodromo di Grosseto. “Dopo due anni di corse regolari, decisi di portarlo in Piazza - ci racconta Giuliano mentre ci mostra l’attuale dimora del barbero vincitore, che vive alle porte della città in un paddock ricavato in mezzo agli orti insieme ad Afara e Oppio, il giovane grigio figlio di Bombolino, che da ottobre andrà in preparazione da Massimo Coghe - la sorte lo assegnò all’Aquila e il fantino era Aceto, che dopo due prove scese, perché il cavallo non era di suo gradimento”. Quarnero non fece una gran figura, al posto di Aceto montò Imo- lino, che cadde al primo Casato. “Tenevo Quarnero a Lecceto e lo montavo io in passeggiata, verso gennaio cominciarono ad arriva- re a scuderia i primi fantini che avevano intravisto in Quarnero la stoffa del barbero: Gianluigi Mureddu e Massimo Donatini”. Cominciano così le prime apparizioni di Quarnero in provincia e le prime vittorie facili. Si arriva così alle prove di notte del luglio 1995. “Era notte, perché a quel tempo le prove erano di notte davvero – racconta ridendo Brandini – il cavallo ci scappò nel bosco e tornò dopo un’ora tutto graffiato e sanguinante perché era entrato in un macchiaio. Decidemmo di portarlo comunque e poi fu preso tra i dieci e andò in sorte al Drago, dove fu montato dal Donatini. Tutti videro le sue potenzialità e ad agosto fu scartato per manifesta superiorità insieme a La Fanfara”. Ma la vera vita di cavallo da Palio di Quarnero comincia nel 1996, quando Giuliano Brandini decise di mandarlo in allenamento da un fantino, il Corbini. Da qui la carriera del baio è storia: vince nel luglio del ’96 nell’Oca montato da Trecciolino. Corse anche ad agosto nel Bruco sempre con Trecciolino, poi l’anno successivo a luglio ’97 è nella Civetta con il Coghe e quindi entra nella storia vincendo ad agosto il cappotto della Giraffa montato da Beppino Pess. Dal ’98 Quarnero intraprende anche la carriera di cavallo da equitazione vincendo con Caterina, la figlia di Giuliano, categorie di concorso ippico di salto ostacoli. Un gran cavallo, Quarnero, che oggi ha ventidue anni e porta ancora il suo proprietario in giro per gli orti a fare passeggiate. • Choci, lunghe passeggiate per il barbero di Sandro Tozzi Il baio che ha vinto un palio nella pantera T redici gli anni di Cochi, il vincitore del Palio nella Pantera nel 2006. Il baio di Sandro Tozzi, come altri cavalli da Palio, vive la sua seconda vita a casa di un contradaiolo della Pantera e come fanno di solito i barberi, si diletta a portare in giro il suo nuovo cavaliere. Sì, perché questi cavalli di fama, venerati di Viola Carignani | foto di Linda Frosini e adorati e spesso anche viziati, sono i “padroni” di chi se ne prende cura. Sembra buffo ma è così. La vita di chi tiene a casa uno di questi cavalli ruota decisamente intorno a quella del cavallo che riempie di orgoglio tutta la famiglia che lo ha adottato. In questo caso, visto che Cochi è in forma fisica perfetta, almeno tre volte a settimana porta in passeggiata il suo nuovo compagno di vita che, ne siamo certi, si stanca molto più di lui a percorrere medie distanze nelle campagne senesi. Cochi è muscolato e pimpante, ha un paio di amici con cui divide il paddock e i ricoveri invernali e ogni mattina riceve un intero Ape pieno di erba fresca tagliata rigorosamente con la falce a mano. • 38 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 39 gi o di cambiare le situazioni, mi chiedo di quale incompatibilità stiamo parlando. Il ruolo è secondario”. A proposito di fantini, chi sono i migliori nel Palio di oggi? “Quelli che vincono più spesso è ovvio, ma il segreto di un grande fantino è quello di sapersi far portare dal cavallo che monta”. Allora prendiamo quelli che vincono più spesso. Luigi Bruschelli detto Trecciolino. “Sa stare a cavallo e a piedi”. Giovanni Atzeni detto Tittia. “Una grande persona, un po’ sfortunato in Piazza. La vittoria di luglio ha riportato un po’ di meritata fortuna a questo fantino”. Andrea Mari detto Brio. “Molto bravo a piedi, se riuscisse anche a partire bene sarebbe un fantino completo”. Silvano Mulas detto Voglia. “Ha qualità, ha più chance a cavallo che a piedi”. Jonatan Bartoletti detto Scompiglio. “Per vincere bisogna montare i primi cavalli, con gli altri si può solo figurare rischiando molto”. A Siena c’è il nuovo sindaco e diverse cose relative al Palio sembrano muoversi. “Questo non è un buon momento né per la città né per il Palio, dovrà lavorare parecchio”. Il sindaco ha detto che dal 18 di agosto ci dovremmo tutti mettere a lavoro per le modifiche al protocollo. Tu che modifiche faresti? Piste “Il Comune dovrebbe avere una pista tutta sua, costruita su terreno di proprietà comunale, sul modello di quella del Tamburo, ma ripeto di proprietà. Quindi abolire le piste che non hanno un’utilità in funzione dell’addestramento dei cavalli da Palio”. Le parole taglienti di Bastiano “I VETERINARI DI CONTRADA ANCHE PER LE PREVISITE” D all’alto della sua esperienza come fantino di Piazza anche vittorioso, può permettersi di dire ciò che vuole e quando lo fa di solito ci sono sempre polemiche e chiacchiericci, perché le sue parole arrivano come lame taglienti. E’ Silvano Vigni detto Bastiano, ex fantino del Palio di Siena, che ci spiega come mai da qualche anno ha lasciato perdere con i cavalli da Palio. Nella sua piccola scuderia nelle crete senesi a Vescona, ci sono solo purosangue che corrono alle regolari. “Quando toglieranno il contributo riprenderò anche i mezzosangue da Piazza. Tenere un cavallo per sognare che faccia il Palio deve essere una passione e non si deve pensare ad avere un rimborso spese o peggio un contributo. Ci deve essere solo la passione”. Hai lasciato i cavalli ma ti vediamo sempre in giro con giovani fantini! Sono diventati il tuo modo per stare vicino al Palio? “Avere dei ragazzi in scuderia che sogna- di Viola Carignani | foto di Linda Frosini no di diventare fantini di Siena, è un po’ come avere un puledro da corsa e scoprire pian piano se ha la stoffa del campione”. E se un giorno uno dei tuoi fantini/ puledri diventasse più bravo di te? “ Ne sarei felicissimo e fiero perché significherebbe che sono stato un buon ma- estro”. La tua esperienza ti permette di esprimerti senza peli sulla lingua sul Palio, e questo non sempre è apprezzato a Siena. “Non parlo mai a sproposito e parlo solo se mi è richiesto ai giornalisti di radio, giornali e televisioni: a domanda rispondo, se poi le mie risposte sono ritenute troppo taglienti…, beh io parlo sempre a fin di bene”. Sei di quelli nostalgici che pensa che il Palio di qualche anno fa era meglio di quello di oggi? “Assolutamente no. Il Palio di oggi è uguale a quello di ieri: sono tre giri, chi arriva primo vince, chi arriva secondo non cogliona. Il pericolo sono i cavalli, che invece di correre in pista, forse vogliono fare i turisti e cercano di entrare dentro allo steccato”. A proposito di cavalli, quelli di oggi come sono? “Più facili e più addestrati”. I cavalli vengono scelti dai fantini o dai capitani? “Sono i fantini che alla fine scelgono perché fanno una lista che consegnano ai dirigenti, si faceva anche ai miei tempi, non è cambiato nulla”. Incompatibilità tra ruoli e proprietari di cavalli. “Se non c’è la possibilità di avere vantag- Cavalli, si parla della possibilità di escludere anglo arabo francesi o polacchi. “Mi sembra una scelta ottimale, perché in Francia le percentuali di sangue dell’anglo arabo sono diverse dalle nostre e per quanto riguarda i cavalli che vengono dalla Polonia, anche in questo caso le regole sono ben diverse”. Stop dei cavalli prima del Palio. “Abolirei lo stop dei venti giorni, è meglio se corrono, così si vedono pregi e difetti dei cavalli, ed è meglio vederli prima del Palio che dopo. Metterei la regola che le corse fatte vanno dichiarate”. Veterinari e previsite. “I veterinari dovrebbero essere scelti tra quelli di contrada, tra le sette che corrono di diritto, a sorteggio. E poi le famose visite a sorpresa con prelievi di sangue nelle scuderie durante la stagione di cui si parla nel protocollo, perché non si sono mai fatte? Facciamole specie il giorno dopo le corse”. Doping per i fantini? “ Sì, come si fa per gli atleti, nel calcio, nel ciclismo. Non per malafede ma per trasparenza”.• 40 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 41 La poesia e la foto sono stati gentilmente concessi dall’ Osteria Titti Una vita per una squalifica Arturo Dejana detto Pel di Carota, ieri e oggi di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini A Siena si chiama servizio quel comportamento di un fantino portato alla sconfitta di un’altra contrada anziché della propria. C’è chi ci ha rimesso la carriera per una squalifica a causa di un servizio. Arturo Dejana detto Pel di Carota è uno di quei fantini che ha legato ad un servizio la storia della propria carrie- ra. Era il primo luglio del 1966 quando la dirigenza dell’Istrice andò a chiamarlo nella sua casa di Montieri. Sia Peppinello che Parti e Vai non avevano convinto: l’obiettivo di quel Palio era uno solo, far perdere la Lupa. In Vallerozzi c’era il grigio Danubio della Crucca con Bruno Deriu detto Bozzolo, indubbiamente i favoriti. L’ordine era chiaro, far di tutto pur di non purgarsi. La scelta di un fantino giovane che non avesse nulla da perdere fu la migliore. Caricato del soprannome “Pel di Carota” e forse aiutato da una bibita particolare, Arturo Dejana quel 2 luglio fu un leone. Al canape ostacolò la Lupa, poi appena partiti risolse subito il problema: fece cadere Bozzolo e prese Danubio scosso per le briglie. Con il grigio, pericoloso anche scosso, in mano arrivò quasi fino al palco delle comparse, quando gli altri avevano preso consistente vantaggio. Missione compiuta, nella maniera più precisa e scorretta possibile. Pel di Carota fu portato quasi in trionfo nell’Istrice, ma la giustizia paliesca fece il suo corso. Al fantino furono comminati otto Palii di squalifica, per il tempo un evento. Dejana non vestì più il giubbetto dell’Istrice, corse solo un altro Palio nella Selva. Nonostante il rammarico del premio mancato di rimontare, per Pel di Carota l’Istrice rimane sempre la contrada del cuore, tanto da tornare ancora a Siena nell’Istrice. Così Pel di Carota, il fantino che ha dato una carriera per un Palio da perdere e far perdere, è tornato alla sua vita di contadino poeta, nostalgico di un Palio in cui le parole contavano più di ogni altra cosa. • La donna del Palio Rosanna Bonelli è stata l’unica fantina R osanna Bonelli detta Diavola è stata l’unica donna fantina del dopoguerra. E probabilmente della storia del Palio. Le leggende, anzi le cronache, narrano di una tale Virginia Tacci che corse un Palio alla lunga per i colori del Drago nel 1581. Troppo lontana quella storia. Rosanna Bonelli è invece l’unica di cui si abbia una foto (di Virginia un disegno, di Alarico Rossi a dire il vero) di una donna che ha corso il Palio. Era il 1956 e Siena si era ritrovata palcoscenico di Hollywood. Il film “La Ragazza del Palio” era stato girato a Siena e per il Palio coinvolgendo tutta la città in un evento eccezionale, dove si dovette ricorrere ad una controfigura per le scene di Diana Dors a cavallo. Fu allora scelta Rosanna Bonelli, che in effetti in alcune scene del film si nota in tutta la sua classe a cavallo, nei panni dell’attrice protagonista. La ragazza del Palio, che ad Hollywood vince il Palio, ebbe la sua controfigura reale in Rosanna Bonelli. Un “contrappasso” che scese in pista nell’agosto del 1957. L’Aquila aveva vinto nel 1956 e le finanze della contrada non erano così eccelse. Così la produzione, anche per fare propaganda al film appena uscito propose la monta di Rosanna Bonelli nell’Aquila, la contrada della fantina, sul- la poco promettente Percina. Il Capitano Masoni accettò, montando la fantina già durante le prove: su tre, la Bonelli ne vinse due. Ebbe il soprannome di “Diavola”, anche se al secolo passerà come “Rompicollo”, dall’operetta scritta dal padre. La corsa non andò benissimo. Partita in gruppo, il suo Palio se lo lottò eccome. Stette sempre tra Torre e Lupa, fino a che al secondo San Martino, a seguito di un impatto con la Lupa, Diavola battè il ginocchio nel colonnino e andò a cadere ai materassi. Nel mezzo della caduta ci rientrò la Torre. I contradaioli di Salicotto, non contenti della corsa della fantina nei confronti della loro contrada, accennarono un’aggressione, subito sedata. Poi Rosanna Bonelli fu portata in comune, dove il sindaco Ugo Bartalini la accolse con in mano un mazzo di fiori. Anche se fosse stato un mazzo personale, tutta Siena in quel momento aveva il desiderio di regalargliene uno. • 42 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 43 Quando il Gentili tornò a Siena Storia della lite tra Onda e Oca di Alarico Rossi E ’ rimasta nella storia l’aggressione a Giuseppe Gentili dopo il 16 agosto 1961. Fantino dell’Oca al nono posto, all’ingresso della Torre di rincorsa fece la storica “rigirata”, con la Torre che vinse il Palio. Santa Caterina al buio, i colpi di forcone al fantino e il subbuglio storico in Fontebranda sono stati ormai raccontati più e più volte. Quello che manca nelle cronache raccontate e memorabili, è il ritorno di Ciancone a Siena. Dalla porta principale. L’onta della vittoria della Torre causata, secondo gli ocaioli, da Ciancone, faceva sì che il fantino corresse qualche corsetta in provincia ma se ne restasse a Manziana. Dal 1962 al 1964, la diffida a non tornare in Piazza era addirittura formale. La scusa addotta era “possibili problemi di ordine pubblico”: la questura di Siena, prima di ogni Palio, inviava la richiesta a Giuseppe Gentili di non presentarsi a Siena, richiesta molto caldeggiata dall’Oca, che di fatto aveva ostracizzato il fantino. Incredibile come la Torre non pensò mai di umiliare Fontebranda, facendogli fare almeno una prova. In questa storia tra Oca e Torre, nel 1966, si inserì l’Onda. Malborghetto era in un periodo non semplice della sua storia: impalpabile nel 1961 nella vittoria della Torre, senza vittoria dal 1954. L’idea che nella dirigenza dell’Onda stava maturando era quella di cercare un fantino che tecnicamente potesse valere veramente in un periodo in cui il livello dei fantini si stava alzando. L’avvicinamento a Lazzaro fu scontato, ma poco produttivo. Nell’agosto 1966 all’Onda toccò Sambrina, non certo la favorita ma una cavalla con cui ci si poteva fare il Palio. La dirigenza dell’Onda si accorse delle potenzialità della cavalla solo a Palio in corso, quando Peppinello, fantino di chiara simpatia ocaiola, dimostrò che la grigia in quel Palio ci poteva stare. Le prime due prove furono fatte da Secondo Cardaioli, che corse solo quelle due prove nella sua carriera e che viene ancora ricordato come “Lo Zega”. Poi la scelta di Peppinello, via Fontebranda. Dopo due prove Giuseppe Vivenzio iniziò a lamentarsi dei mille difetti di una cavalla che in realtà poteva avere tutto tranne che non fosse maneggevole, anche se non semplice da montare. Peppinello, in sostanza, non garantiva ciò che la dirigenza desiderava. La scelta, caldeggiata particolarmente da Robertino Neri, di dare un “calcio al tavolino”, divenne concreta, non più un lontano pensiero. La dirigenza dell’Onda partì con la mitica Porsche di Robertino Neri per Manziana, nell’Alto Lazio. Obiettivo: riportare Giuseppe Gentili a Siena, per fargli vestire il giubbetto dell’Onda. Il viaggio di ritorno fu lunghissimo. Nel frattempo a Siena si era svolto uno dei tumulti più famosi della storia del Palio, con l’annullamento della prova generale. L’Onda aveva già liquidato Peppinello e a capotavola nella cena della prova generale fu richiamato lo Zega, che al massimo avrebbe corso su Sambrina. Le discussioni nella Porsche diretta a Siena si susseguivano, per capire come fosse questa Sambrina. Neri allora tirò fuori che questa cavalla aveva avuto un importante passato come cavalla da polo, e per quanto maneggevole doveva essere montata in maniera particolare, con le redini tenute a mazzetto. La sosta a Montefiascone, dove furono ordinate delle fettuccine alla romana, fu prolifera: Robertino Neri riuscì con delle telefonate a racimolare un pelame, non da polo ma da calesse, tra l’altro di pregevolissima fattura, che doveva essere usato per il Palio. Nel frattempo a Siena, l’Onda stava aspettando il suo nuovo fantino, ignara di chi potesse vestire il giubbetto bianco e celeste. Poco prima di mezzanotte in Piazza erano finite le prove dei carabinieri a cavallo (sì, proprio così, prima a Siena c’erano solo il giorno del Palio) e praticamente tutta l’Onda (circa una cinquantina di persone, non di più) aspettò in Piazza l’arrivo del suo nuovo fantino. Dal Casato, dopo la mezzanotte, nel silenzio della pietra serena il suono cadenzato e affascinante degli zoccoli di un cavallo al passo annunciava l’arrivo del nuovo fantino dell’Onda. Ciancone era finalmente tornato a Siena, nella sua Siena. Salì a cavallo sul tufo, poco dopo che l’Onda gli rivolse un applauso di bentornato, e fece alcuni giri di prova nella Piazza buia e deserta. La mattina successiva Giuseppe Gentili avrebbe fatto la provaccia con il giubbetto di Malborghetto. L’Onda aveva rialzato la testa, pronta a vivere un evento fondamentale della sua storia. Appena arrivato il Gentili nell’Entrone, la notizia fece scalpore. Il ritorno di Ciancone a Siena era qualcosa di eccezionale. L’avevano prima dato per morto, poi osteggiato e tenuto lontano da Siena; adesso il Gentili era lì, di nuovo pronto a combattere. Tanto importante era la sua figura che tutti i barbareschi gli si avvicinarono per salutarlo e porgergli la mano. Con la stessa scusa si avvicinò il barbaresco dell’Oca e gli rifilò un cazzotto (o uno schiaffo, a seconda delle versioni), ma Ciancone, a cui nonostante l’età i riflessi non mancavano, lo schivò battendo la testa nella colonna dell’Entrone. Il mal di testa tragico fece impaurire un po’, ma non piegò il fantino. Dopo la provaccia l’Oca si sentì tanto offesa da fronteggiare l’Onda e dopo il Palio avrebbe rotto quel patto di collaborazione anti-Salicotto (considerato come un’alleanza) che contrassegnava il rapporto tra le due Contrade. Il giorno seguente, visto che il 16 agosto non si corse per altre proteste di Piazza, Ciancone perse ad un palmo dal bandierino per una nerbata finita nell’occhio di Sambrina da Canapetta nella Chiocciola. Il Gentili però ritornò nel suo habitat naturale, l’Onda rialzò la testa e nel 1969, proprio con Sambrina, sia il fantino che la contrada ritrovarono la tanto agognata vittoria. • Il Grattapassere “Pantera ultima non può mai essere...” Chi era Grattapassere S e alla maggioranza dei senesi si chiedesse chi fosse Alfredo Jacopini, in pochi saprebbero rispondere. La storia di Grattapassere, di puro copyright panterino, si perde nella leggenda con diverse incongruenze storiche. Quello che è certo è che il fantino in questione corse solo due carriere, nel 1925 nel Drago e il 3 luglio 1930 nella Pantera, senza mai vincere. Ma il suo nome è stato adottato dai panterini in maniera tanto affettuosa da farlo diventare “titolare” della testata del loro giornalino. Nel Palio di luglio del 1930 in San Quirico arrivò un cavallo decisamente scarso. Le speranze di vittoria erano quindi praticamente nulle. Per di più, il fantino soprannominato Borda, che negli annali corrisponde a Leonardo Torzoni detto Smania, non si era presentato alle “prove dei cavalli”, così si legge nei verbali del tempo, se non alle ore 12, quando già tutte le contrade avevano il fantino. Borda (o Smania) era in pratica il fantino di contrada, che, di fatto, si era rifiutato di montare nella Pantera. Questo il quadro di Alarico Rossi certo al 29 giugno 1930. Il resto è a tinte leggendarie. La storia racconta che il capitano Alessandro Cialfi scelse il fantino soprannominato Moro, il quale però non convinse del tutto la dirigenza, specialmente perché non riusciva a far partire il cavallo. Qui le versioni sono due: quella tradizionale e quella riportata in un “Grattapassere” (non a caso) del 1974. La leggenda tradizionale vuole che il capitano Cialfi avesse deciso, a furor di popolo, di cambiare Moro per montare Grattapassere. I motivi erano sostanzialmente causati dall’incapacità del primo e dalla simpatia che emanava il secondo. Il Moro si arrabbiò e protestò a tal punto che ottenne che la decisione riguardo al fantino della Pantera fosse decisa da un sorteggio in assemblea. In questa assemblea nei due biglietti del sorteggio fu scritto due volte il nome di Grattapassere, per far sì che non ci fossero dubbi su chi dovesse vestire il giubbetto di Stalloreggi. Nel giornalino della Pantera del 1974 si racconta invece una storia diversa, ma che non per questo potrebbe discostar- si dal vero. Si racconta che, poco prima della cena della prova generale (che a quei tempi la contrada organizzava nella Piazzetta del Conte), il Moro fosse scappato e che la dirigenza fosse rimasta senza fantino. Si decise di ripiegare quindi su Grattapassere, e nell’articolo si legge: “Dopo vari screzi con la popolazione, in special modo con le prostitute della casa del piacere di via del Rialto, il Grattapassere viene trovato. Viene portato di peso in Pantera e il suo arrivo fa prendere alla cena della prova generale un nuovo aspetto di felicità e di speranza per la corsa”. Nel verbale dell’assemblea della relazione del Palio, in realtà si percepiscono tempistiche e situazioni leggermente differenti. Il Moro fu sostituito con Grattapassere dopo “due corse”, quindi la mattina della prova generale, essendo la seconda prova non disputata per maltempo. Inoltre, si trova ciò che, per la fama del personaggio, non ci si aspetterebbe. Premesso che gli accordi con la vittoriosa contrada dell’Onda erano di trecento lire per la contrada e altrettante per il fantino; Sozzi Enrico in quell’assemblea avanzò il dubbio che il Grattapassere avesse riscosso 600 lire da un certo Fontani di Fontebranda (erano i tempi del Tono), trovando la risposta di Leoncini, uomo di fiducia del capitano, che dichiarò di non essersi accorto del tranello e che solo al momento di spogliare il fantino delle armi e depositarle nella cesta vide qualcosa ma non poteva sostenere che il fatto fosse avvenuto. Il capitano promise di appurare il fatto e in alternativa le trecento lire promesse al fantino sarebbero state devolute alla contrada. In realtà, Grattapassere raggiunse in pieno l’obiettivo richiesto dalla dirigenza: non arrivare ultimo. La Pantera adottò Alfredo Jacopini come suo simbolo, cantando il celeberrimo stornello sull’aria di Bandiera Rossa e “reso vivo” da Armando Venturini: “Pantera ultima non può mai essere col Grattapassere, col Grattapassere... Pantera ultima non può mai essere col Grattapassere si va più in là”. E attualità, storia e leggenda si intrecciano per sempre.• 44 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 45 I i vincitori di palio (vittoria, proprietario, nome cavallo, contrada) 16•8•1905 Ettore Fontani • Ida • Istrice 2•7•1931 Ettore Fontani • Lina • Aquila 16•8•1938 Ettore Fontani • Sansano •Chiocciola 2•07•1945 Ettore Fontani • Mughetto • Lupa 28•5•1950 Ettore Fontani • Gaia• Valdimontone 16•8•1950 Pietro Fontani • Niduzza • Leocorno 16•8•1953 Fratelli Fontani • Mitzi • Selva 16•8•1958 Ettore Fontani • Uberta • Istrice 16•8•1960 Ettore Fontani • Uberta •Nicchio 4•9•1960 Ettore Fontani • Uberta • Civetta 5•6•1961 Ettore Fontani • Uberta • Nicchio 2•7•1961 Ettore Fontani • Uberta • Istrice 2•7•1962 Filippo Fontani • Elena • Selva 16•8•1964 Ettore Fontani • Danibio • Chiocciola 16•8•1968 Fratelli Fontani • Livietta • Oca Razza Fontani La passione dei Barberi del Palio di Siena di Viola Carignani S iena è una città particolare così come i suoi abitanti, alcuni dei quali sono più particolari della media perché hanno fatto della passione per i cavalli da Palio una sorta di “malattia genetica” che si tramanda di generazione in generazione. E’ il caso della famiglia Fontani dell’Oca, che, nel nostro articolo, abbiamo ribattezzato “razza Fontani” come usa nell’ambiente dei cavalli da corsa purosangue. La razza Fontani può vantare dal 1931 ad oggi ben sedici cavalli vincitori Un ringraziamento a Barbara Toti, per le foto dell’archivio di famiglia di Palio. Gloria Fontani, nella sua casa, ha una stanza dedicata alle vittorie conquistate dai cavalli che, anno dopo anno, sono stati i barberi più ambiti di Piazza. La più famosa è la cavalla dei record: Uberta. La femmina del sor Ettore Fontani ha vinto ben cinque Palii dal 1958 al 1961, facendo cappotto sia nel ’60 che nel ’61. Tanti, come dicevamo, i cavalli dei Fontani che negli anni hanno segnato la storia del Palio di Siena. Nella passione di questa “razza” si tramanda magicamente, di generazione in generazione, come se fosse scritto nel dna, l’orgoglio di essere proprietario di un barbero. Ancora oggi nel 2011 i discendenti di questa “linea di sangue” senese di appassionati di cavalli, proseguono la tradizione con amore ed entusiasmo. E così la genetica fa il suo corso e in ogni ramo della famiglia si vede spuntare un cavallo da Palio. Siena è bella anche per questo. Perché a Siena avere un cavallo da Palio è qualcosa di molto speciale.• 16•8•1971 Pietro Fontani • Orbello • Giraffa 16•8•1972 Pietro Fontani • Orbello • Onda l teatro dei Rinnovati era bellissimo, quella lontana sera del 1952. Non che non lo fosse mai stato. Siena rispondeva al grande evento della Traviata. Nella parte di Germont, un baritono alla sua prima uscita in carriera. Se poi la serata non andò benissimo, perché la prestazione a quanto pare non fu delle migliori, poco importa. Siena aveva avuto la sua “prima” in tutti i sensi. A trent’anni, dopo anni di sacrifici, Ettore Bastianini, nato e cresciuto nella Pantera, si era affacciato nella grande musica. Di strada ne avrebbe dovuta fare ancora tantissima, prima di diventare uno dei più grandi della storia. Da sempre, pronunciare il nome di Ettore Bastianini in San Quirico è un po’ come pronunciare il nome di Pelè ad un appassionato di calcio. Troppo grande la sua fama per essere trattato come un capitano qualunque della storia della Pantera. Noi lo possiamo vedere all’opera da Capitano in uno dei più importanti documentari sul Palio di Siena, “Bianco Rosso e Celeste”. In quei pochi frammenti in cui Bastianini viene filmato, si riconosce un Palio d’altri tempi in cui il baritono emerge in tutto il suo carisma. Nel mezzo della cena della prova generale, in una piazzetta del Conte gremita, Bastianini si alza e chiama alla carica il popolo: “seguitemi nella vittoria e in questo canto”, il tripudio della Pantera dopo le note di bronzo intonate dal capitano “Sventolavano le bandiere...” è cosa scontata e gioiosa. Il commento di Emmer è sintetico ed eloquente: “Bastianini aveva stanziato tre milioni per la vittoria. Era un segreto, ma lo sapevano tutti”. Un Palio di altri tempi, quello di Bastianini. Ma per i personaggi e i modi di fare, non certo per la mentalità. Anzi. Bastianini gestì la contrada con La musica, il sogno, le vittorie Vita e leggenda di Ettore Bastianini di Alarico Rossi uno stile ed una classe che per certi versi precorrevano i tempi. Oltre alla sua grande disponibilità economica, che aiutò la contrada non solo a vincere il Palio del 1963 ma anche a rifondare i locali della società Due Porte, il cui nome venne votato in assemblea, Bastianini si pose come un vero punto di riferimento per Stalloreggi. Non potendo essere sempre a Siena per evidenti ragioni di lavoro, non perdeva un attimo per tornare in contrada appena la sua agenda glielo poteva permettere e questo gesto era visto dai contradaioli con grande ammirazione. Amava essere sempre sulla cresta dell’onda, sempre protagonista. Il suo Palio per eccellenza, quello del 1963, lo fece entrare di diritto nella storia del Palio. Splendida fu la cavalcata di Canapino, alla sua prima vittoria, e Topolone. Tanto bella che la prima comunicazione in assemblea di Bastianini prima della sua relazione fu quella dell’acquisto del cavallo vittorioso, con il nuovo appellativo di “Ettore”, ovviamente in suo onore. Una relazione che vide anche la comparsa di Cynthia Sue Woods, che lasciò due consistenti assegni alla contrada in dono per la vittoria del Palio. Uno andò alle spese del Palio, l’altro per rifare i locali della società. L’assemblea, in onore “dell’amata americana”, attribuì un lunghissimo applauso. Bastianini era un uomo vicino ai giovani, da capitano. Capace di discorsi arringanti e di gesti eclatanti quanto convincenti nei confronti dei suoi contradaioli, specialmente i giovani che non finiva mai di elogiare e ringraziare. Un brutto male lo stroncò in età giovanissima, quando ancora era capitano della Pantera. Per lui Siena tributò il saluto che si riserva agli eroi. Intitolargli una strada fu un atto tanto doveroso quanto scontato. La Pantera, e Siena tutta, gli rendono ancora il grande tributo che un grande uomo, nel Palio e nel mondo, merita di avere. • Le Stelle del Palio 47 foto di Linda Frosini 46 Le Stelle del Palio Uberta, Salomè e Vittorino tommaso pacciani ci racconta il palio di Viola Carignani U Tomma so a ca vallo 960 gosto 1 Tommas o , Vittorin o e Don de Corra deschi Palio A Foto dall’archivio di Tommaso Pacciani Cenino 1969 Capotavola Rondone, Mario Cioni, Tommaso e Paolo Maccherini no dei passatempi preferiti dai senesi, è quello di ascoltare le storie del passato di chi ne sa di più, di chi ha vissuto il Palio magari venti anni prima e può regalarti un po’ della sua esperienza. Farsi raccontare come era il Palio un po’ di anni fa è bello e puoi immaginare tante cose: accordi, fantini, cavalli, vittorie, sconfitte. Sono tante le storie, gli aneddoti che racconta Tommaso Pacciani, guardia fantino del Nicchio dal 1966 al 1972 quando nella stalla erano presenti il mitico barbaresco Giancarlo Cambi e l’indimenticato Nello Ugolini e poi mangino dal 1973 al 1975. Ma secondo lui il Palio non è così cambiato come dicono in molti: “Il Palio è sempre lo stesso con i cavalli e i fantini e la Piazza, e come prima il 95% delle possibilità di vittoria ce l’ha l’accoppiata con il miglior cavallo e miglior fantino poi c’è come prima e come adesso la percentuale legata alla sorte”. Allora cosa c’è di diverso? “Intanto i soldi - prima c’erano pochi soldi e quindi non tutti tentavano la vittoria. Si diceva “ha tirato indietro davanti all’uccellaio”, perché, in quel punto della pista c’era un negozio di uccelli, oppure ha tirato indietro davanti al Masignani o al “funaio”, che Vittoria Palio 1969 - Tommaso, Donde Corradeschi, Rondone, Mario Cioni era al Casato”. E i fantini? “I fantini erano più scaltri - racconta Tommaso - perché c’erano meno soldi e dovevano per forza essere più scaltri e furbi”. Chi era il meglio fantino? “Vittorino è stato il più grande fantino del passato, quando montava Salomè batteva Uberta, quando montava Uberta batteva Salomè. Lui diceva che in Piazza ci sono tre curve perché per impostare San Martino bisogna saper girare al Birraio bene e poi galoppare forte per entrare bene a San Martino”. Come si facevano i partiti negli anni Sessanta e Settanta? “Come si fanno sempre e come diceva il Prof. Mangiavacchi della Torre: nell’interesse della propria contrada o contro l’avversaria. La differenza anche qui sta nella disponibilità economica e quindi fare i partiti era più difficile per questo e si do- veva aguzzare l’ingegno e poi alla fine vinceva la contrada più fortunata”. E Aceto, che ruolo ha avuto nel Palio? “Con Aceto il Palio è diventato in un certo senso atletico. Da lui in poi in Piazza abbiamo visto fantini molto preparati fisicamente. Lui, a differenza dei fantini della vecchia generazione, strizzava i cavalli con le gambe, lo guardavo a cavallo le prime volte e capii che avrebbe fatto carriera. Ha avuto un grande rapporto con l’Oca, onesto, come prima di lui Vittorino con il Nicchio”. E i cavalli? “Il protocollo non c’era e i cavalli nella maggior parte dei casi facevano schifo, era difficile trovarne di buoni e sani. Con Vittorino e Rondone si guardavano nell’Entrone, si osservavano i tendini, i nodelli, un disastro. Gli unici cavalli del passato all’altezza di quelli di oggi, sono stati Uberta e Salomè”.• Barbaresco per la vita Mario Fracassi, icona lupaiola di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini E ’ il barbaresco più longevo nella storia della Lupa. Diciotto anni più quattro di apprendistato per Mario Fracassi non sono affatto pochi. Anzi, nella stalla della Lupa come lui nessuno mai. “Io ormai ho i capelli bianchi”, scherza Mario. Ma i suoi sono capelli bianchi che portano dietro storia ed esperienza, in un periodo che ha visto l’evoluzione del Palio, da quello divertente e improvvisato a quello scientifico. Mario Fracassi potrebbe fare il testimone della storia del cavallo e delle stalle nel Palio. En- trato nel 1963 a soli diciannove anni alle spalle di Irio Barnini (Belinda e Mezzetto, vittoria della Pantera e cuffia proprio alla Lupa), diventato barbaresco nel 1967, uscito di scena (per fare il mangino) nel 1984. Oggi il suo occhio e i suoi commenti esperti sono sempre dei giudizi più che attendibili. Di storie ne ha da raccontare tante: “Al mio secondo Palio, nell’agosto del 1963, nella Lupa c’erano Gabria e Parti e Vai. Invece di parare il Drago, Parti e Vai sbagliò colori e parò il Bruco. Dopo il Palio nella Lupa si cercò di salvare il salvabile: io ero nella stalla e Parti e Vai nascosto sotto il letti- no della stalla. I brucaioli spaccarono tutti i lampioni del Club 72”. Nel 1967 Antonio Trinetti detto Canapetta fu il fantino della Lupa, prima su Danubio della Crucca e poi su Eroe: “Ero giovanissimo. E soprattutto ero in mezzo ai grandi barbareschi della storia. A quel tempo nella stalla si era da soli, non c’era neanche il veterinario. Quando si poteva e si sentiva che ce ne era bisogno si provava a fare qualche alchimia al cavallo. Qualcuno provava a farla nell’Entrone, altri nel Casato”. La curiosità nasce, di fronte a questa affermazione, per capire come fosse il Palio di un tempo. Oggi che siamo abituati ad avere mille attenzioni per la salvaguardia del cavallo, sorge spontaneo cercare di capire da dove siamo partiti. Allora Mario, come era il Palio di allora? “Il maniscalco non c’era. O meglio, c’era Aldo Borgogni di Buonconvento che ferrava minimo per sei contrade a Palio. Si andava a prenderlo nella sua bottega a Buonconvento e ci pensava lui a ferrare. I veterinari non c’erano, pensava a tante cose il barbaresco. Il Menichetti del Montone fu il primo veterinario, poi all’inizio degli anni ‘80 il veterinario arrivò anche nella Lupa. Mi ricordo che Panezio nei giorni del Palio del 1973 ebbe bisogno solo una sera di un antidolorifico”. Già, Panezio. Il cavallo che ha regalato a Mario Fracassi l’unico Palio vittorioso. Fu il primo per Mario e il primo per il cavallo. I ricordi si sprecano: “Ero da solo nella stalla con Tristezza, lui dormiva sopra e io sotto. Panezio aveva fatto i tre Palii del 1972 e Lazzaro addirittura una volta non volle montarci perché non gli piaceva. Dopo una prova Tristezza mi disse che questo cavallo talmente era preciso che non ci si poteva esimere dal non vincere. Anche ora con Tristezza ci sentiamo tantissimo e ci vediamo ancora”. Le figure più importanti per Mario Fracassi sono state quelle di Irio Barnini, suo maestro per vivere la stalla e di Ilio Forcini, che andò a prendere il cavallo nel 1973. L’ultimo Palio da barbaresco di Fracassi è stato nel 1984 con Siena e Renato Porcu detto Rino. Poi l’avventura da mangino. Ma Mario rimarrà sempre, per tutti, il Barbaresco della Lupa.• C i sono dei Palii che hanno stravolto la vita dei senesi. Palii storici, che restano nella memoria, che spostano inesorabilmente gli equilibri e le idee di tutti. Il 16 agosto del 1996 Siena, praticamente per l’unica volta nella sua storia, applaudì a lungo il Bruco che usciva da Piazza dopo 41 anni di patimenti. Anche il Bruco aveva vinto, cancellando quel ricordo offuscato di Ciancone e Sturla, “cavalla con tre zampe” solo perché era veramente scarsa. Da lì in poi, anni di delusioni e di Palii persi: il 1967 di Arianna; il 1973 di Marco Polo; il 1983 con Ascaro e Il Pesse beffati da Benito scosso; il 1989 in due maniere identiche. La grande riscossa arrivò una sera di diciassette anni fa. Il grande eroe della cuffia passata alla Torre fu Riccardo Pagni. Eletto dopo otto anni da vicario capitano nel 1996, Pagni decise subito quale strada intraprendere: “La mia amicizia con Cianchino si era cementata in tre anni di convivenza nell’albero di famiglia. Nel 1977 il mossiere Ilario Atanasi e Ciancone consigliarono il ragazzo al mio babbo e lo portarono a vivere qui. Quando divenni capitano eravamo già amici. Capivo che il mio destino era con lui e per lui era la stessa cosa”. Se la scelta del fantino era semplice, non fu sicuramente così per il veterinario. Appena eletto infatti Pagni ricevette molte pressioni da un veterinario legato a un fantino per venire nel Bruco, ma non senza qualche difficoltà il capitano scelse di confermare la stalla nonostante le forti pressioni esterne. “Appena fatto capitano – racconta Pagni – andai a Monteroni da Salvatore e trovai una familiarità che mai mi sarei aspettato. Veronica aveva un pigiamino, era molto piccola, e mi stette in collo tutto il tempo. Cianchino mi disse di non stare a perdere tempo, che io dovevo fare il mio Le Stelle del Palio 49 Un applauso per un’impresa Riccardo Pagni e 41 anni di attesa di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini lavoro e lui avrebbe montato su tutti i cavalli nel Bruco”. E infatti, a luglio 1996 fu così. Trastullo arrivò in via del Comune e Cianchino volle vedere dall’esterno il purosangue che in ippodromo correva con il nome di Mark Change. Fu scelto Bazzino, che confermò le sensazioni della vigilia: il cavallo era troppo forte per la Piazza, una monta pericolosa per i fantini. Cianchino ci montò per la terza prova, ma la sera della prova generale cadde al canape e si fratturò la tibia. Fu scelto al volo Massimo Donatini, che fece un bel Palio senza vincere. “Tornato in contrada mi accolsero con soddisfazione. Dissi però che ad agosto sarebbe stata un’altra musica”. Era iniziata però la lunga estate di Cianchino infortunato. Non fu semplice, anche se alla fine di luglio il fantino era già a cavallo. “Sono un matto coraggioso: ormai avevo scelto, sarei andato con Salvatore nonostante avessi altre disponibilità. Anche grazie a Mara, Cianchino venne sottoposto a un programma di recupero dall’infortunio”. Dall’altra parte, c’era una contrada che seguiva il capitano e gli dava disponibilità in tutto. Pagni scelse per andare a prendere il cavallo Beppe di Bedo: “Il capitano è un incaricato dalla contrada per fare il Pa- lio, però poi il Palio lo vince la contrada. Il mio grande affetto per Beppe di Bedo, che considero il popolano più brucaiolo conosciuto, uno di quelli che ha vissuto solo per la contrada, che aveva capito che il gruppo sociale della contrada era importante e ne aveva fatto il suo ambito sociale, mi portò a scegliere lui per andare a prendere il cavallo. Beppe fece il giro di tutti i cimiteri a visitare i defunti del Bruco e uscì dal Laterino con una rosa, che portò in Piazza il 13 agosto”. Al Bruco, toccò Rose Rosa, una cavalla bellissima con il destino nel nome. A detta del capitano, che la sera della prova generale si dilettò in un “rose rosse per te...”, furono tre giorni bellissimi. La contrada si era scordata l’incubo della sconfitta, c’era una forza positiva che andava al di là del normale. In pratica, il Bruco per i brucaioli non poteva perdere. Nella scelta della strategia però c’erano delle considerazioni importanti da fare: Cianchino, a causa dell’infortunio, non poteva essere strizzato in partenza. La consapevolezza di dirigenza e fantino, che dava tranquillità, era che il Palio era stato fatto. Per la benedizione, presso la Chiesa delle Suore Saviniane (la chiesa del Bruco era inagibile), la cavalla non voleva entrare. Di colpo gli spettri tornarono alla mente dei brucaioli, troppo avvezzi alla sconfitta per non pensare ad un cattivo presagio. Cianchino montò in groppa alla cavalla per il sollievo di tutti, entrando a cavallo in Chiesa. Mancava solo il Palio. Il racconto di Riccardo Pagni potrebbe non fermarsi più: “il Palio si correva in nove, la Pantera e l’Aquila rimasero al canape e il Bruco uscì settimo dai canapi. Pensai che sarebbe stata dura tornare in contrada, perché per tutti quel Palio valeva la reputazione. E non avevo fatto assolutamente il prudente. Poi Salvatore fece un San Martino perfetto, fece tutte le traiettorie perfette. Fulvio Bruni (capitano dell’Oca) al terzo San Martino mi disse di saltare perché avevo vinto, ma c’era il cavallo scosso contromano da evitare. Salvatore portò la cavalla come una farfalla. L’ultimo sussulto ci fu perché frenò troppo prima del bandierino. Quando mi resi conto che ero solo sul palco dei capitani, volevo abbracciare tutti gli amici di sempre, ma non c’erano. L’emozione che stavo provando era quella di un Palio che non avevo mai visto vincere. Era l’emozione della mia prima vittoria del Bruco”. Era la prima vittoria del Bruco anche per Siena. Non era così, ma quell’applauso lungo e scrosciante di tutti i contradaioli uniti dette proprio quell’impressione. • Da destra: Mario, Francesco e Roberto Papei 48 Le Stelle del Palio Una “pensione” guadagnata Venticinque anni con i cavalli della Civetta di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini L a Piazza sta fremendo. E’ una pentola che ribolle di caldo e di tensione. I cavalli sono al canape che scalpitano, si agitano, si sfiorano e si spingono. I fantini si mettono d’accordo e si minacciano, inveiscono contro il mossiere per cercare un posto per partire. La rincorsa cerca lo sguardo di chi deve far partire per cercare l’attimo buono. Non si parte: in troppi vogliono fare i furbi. Un tonfo sordo improvviso, un boato di stupore della Piazza e un urlo di dolore. Aceto ha preso un calcio da un cavallo, tutti fuori dai canapi. Si cerca di capire l’entità del danno, accorrono i barbareschi, i medici e i veterinari. Qualche fantino scende da cavallo, l’attesa sarà lunga. Aceto è dolorante con il giubbetto della Civetta, si decide di mandare tutti nell’Entrone. I cavalli sono tutti nel Cortile del Podestà, con fantini e barbareschi, in attesa di correre questo Palio, che già ha eliminato un suo possibile protagonista di lusso. E’ chiaro a tutti che la Civetta non potrà correre il Palio, resta solo il responso dei medici a dare l’ufficialità. Escono dall’Entrone un’altra volta, tutti i cavalli montati dal loro fantino tranne Figaro. E’ con il suo giovane barbaresco con il cappello con la coccarda rossa bianca e nera, che tristemente capisce che gli altri correranno e lui no. Appena i fantini scendono per la seconda volta sul tufo, tutti i barbareschi vanno ad abbracciare con sincerità Mario Papei, al suo esordio da barbaresco, che sta tenendo Figaro alla sua colonna. Anche quello del Leocorno gli riserva un abbraccio sincero: per i senesi il Palio lo devono correre tutti. Poi si chiudono le porte: fuori la gente che urla, che freme, che incita la propria contrada e i cavalli al galoppo. Si sente tutto alla perfezione, dentro l’Entrone. Mario Papei e Figaro, che salta chiedendo di correre anche lui, lo sanno bene. L’immagine del primo Palio di Mario Papei come barbaresco della Civetta, il 2 luglio 1986, è malinconica. Le porte dell’Entrone chiuse, con il buio e un cavallo e un uomo da soli esclusi dalla contesa. Mario Papei ha fatto venticinque anni il barbaresco del Castellare e quell’abbraccio dei barbareschi gli è rimasto dentro: “Mi salutarono tutti. Nel brutto di quel Palio fu una cosa bellissima”. Non che la carriera di Mario Papei, nel suo corso, sia stata molto fortunata: troppe sconfitte e troppe vittorie del Leocorno. La fortuna però di avere al fianco Luigi Bruschelli agli esordi: “Era umile e grintoso, si vedeva che c’era la stoffa”. Quel Palio con Usiglia in cui cavallo e fantino dettero il massimo senza raggiungere la vittoria fu l’emblema di una carriera solo agli inizi ma che doveva solo sbocciare. Un anno particolarmente triste per Mario fu il 2003, con il fratello Roberto capitano: “quell’anno ad agosto ci credevo davvero, con Zodiach”. Invece niente, neanche il connubio con il fratello Roberto capitano riuscì a togliere alla Civetta quel peso che si doveva togliere dal 1979. La cuffia, nel 2005, sembrava essere l’ultimo passo verso l’inferno. Mario nel 2007 decide di smettere, dopo più di venti anni di servizio per la contrada. Nel 2009 Paolo Betti lo richiama, ma di luglio sembra che l’allegro non esista nello spartito della Civetta. “E’ stata una bruttissima esperienza quella di Iesael alla prova generale. Costretti a non correre il Palio, poi con Andrea Mari che ritengo come un fratello piccolo”. La storia però gli avrebbe reso giustizia di lì a poco. Ad agosto arriva Istriceddu. A Mario iniziano a venire i brividi: “Un cavallo desiderato tanto e cercato tanto, che è andato a prendere mio fratello Roberto e che è nato l’8 marzo, come il mio babbo Morgaro. Sembrava tutto deciso dall’alto. Tutto quello che toccavi diventava oro. Il cavallo rispondeva bene, il fantino rispondeva bene. Per lavorare con gli animali bisogna entrare nella linea della mente e quel cavallo aveva una testa incredibile. Sembrava tutto così impossibile”. Si arriva al Palio, trent’anni di attesa e tante, troppe vittorie del Leocorno patite. Le contrade sono di nuovo lì, come la sera del luglio 1986, con i fantini che non si decidono a partire. Ci si mette anche il mossiere, ad annullare alcune mosse. Ci si mette anche la notte, a scendere inesorabile su Piazza del Campo. E’ buio, non si parte. La vigilessa scende in pista, si avvicina ai barbareschi: “Signori, tra trenta secondi verrà messa la bandiera verde, portate immediatamente via i cavalli prima che possa succedere qualcosa”. Passa ad un altro, e poi ad un altro: “Allora Papei per lei vale la stessa cosa che per gli altri, tra trenta secondi...” Un boato. Civetta prima. Mario pensa “è fatta”, anche se nel buio si vede poco o nulla. Brio e Istriceddu riportano il Palio nel Castellare dopo trenta anni. Il sogno è arrivato. “Avrei voluto avere con me anche Ferruccio, perché il percorso lo abbiamo fatto insieme”, è il pensiero del barbaresco vittorioso. Bravo Mario, ce l’hai fatta. E con te la Civetta. • 50 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 51 “I tuoi occhi su Piazza del Campo” tradizione e nuovo modo di fare giornalismo, la formula vincente di antenna radio esse “ Un computer chiamato Aldo La grande memoria dell’archivista del Montone di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini P rendete un computer, dategli le fattezze umane e mettetegli al collo un fazzoletto del Montone. Forse è un po’ esagerato descrivere così Aldo Giannetti, ma comunque ci si avvicina parecchio. Archivista da una vita, memoria storica dei Servi e non solo, Giannetti ha trovato anche il suo posto nel Comitato Amici del Palio. Soltanto per merito e competenza. La scrivania di Aldo in fondo a via dei Servi è pulita e ordinata; in un angolo si intravede un grande lavoro che sta facendo: “Appena sono andato in pensione non ho perso l’occasione – sorride con un ghigno di libidine – di andare all’archivio comunale a ricercare tutte le comparse e i seggi della storia del Montone”. E in effetti, sui faldoni rossi le etichette prevedono già che le fotocopie delle comparse arrivino al 16 agosto 2016. Alla faccia della profezia dei Maya. Aldo inizia a raccontare la sua storia, senza nemmeno chiederglielo, è già pron- to a seguire la scaletta che si è preparato, proprio per non dimenticarsi niente: “Sono nato in Valli e negli anni Sessanta il Montone era una contrada piccola. Quando da giovane venivo in contrada, il 95% dei montonaioli viveva nel rione e chi come me era di Valli, o di altre parti fuori delle mura, era guardato quasi con sospetto. Cercai nonostante tutto di avvicinarmi alle figure storiche della contrada e di conoscere le storie legate alla contrada. Poi mi chiesero di fare l’archivista e da quel momento avevo in mano i documenti della storia della contrada”. La chiacchierata con Aldo dura più di due ore, tra aneddoti del Montone e storie di contrada. Si parte dalla festa del 1958 con i fiori e le rondini e la stracciatella nel menù della cena dei bambini fino ad arrivare al fascino e alla gentilezza di Anna Maria Befani, passando dal ricordo di Amleto Rossi, tamburino degli anni Trenta. Le curiosità si sprecano, fino a che non emerge un atto del lontano 1835. Un foglio scritto in un corsivo diagonale e rotondo, in cui si legge l’accoglienza di una particolare richiesta del Valdimontone. L’atto costitutivo del 20 giugno 1835 conferma la richiesta del Valdimontone di poter correre con un giubbetto rosa, a patto però che i colori della bandiera giallo, bianco e rosso siano comunque presenti. Questa disposizione è ancora oggi vigente: infatti nel giubbetto delle prove la striscia gialla bordata di bianco è ben visibile, mentre il rosso resta presente nel cappello. Storia differente per lo zucchino e la spennacchiera. Per il Valdimontone questi sono entrambi divisi in parti uguali, giallo, bianco e rosso. Aldo fa la storia del rosa: “il Montone già correva con un giubbetto rosa scuro o rosa antico, come si vede in qualche disegno d’epoca”. Il lavoro di archivista lo prende tantissimo. Il sito internet del Valdimontone è aggiornatissimo, con tutti gli aneddoti legati alle mille storie della contrada; la collaborazione con gli altri archivisti è attivissima. “Una delle cose che mi ri- prometto di fare è rendere pubblico il libro del Cavallo. Nella nostra stalla c’è un libro in cui viene raccontata la storia del cavallo del Montone in prima persona, come se fosse il cavallo che parla. E’ bellissimo”. E’ l’ennesima idea. Come quella di recuperare tutti i nomi delle persone che nel Montone sono andate a prendere il cavallo. Perché l’idea del monturato fortunello fu proprio di via dei Servi, nel 1964, anno in cui furono fatti i fazzoletti e fu deciso, non senza qualche polemica, di optare per il rosa. “E’ un rosa peso la tonalità – spiega Aldo – ma a seconda del tessuto in cui viene stampato cambia”. E per concludere, perché non ci si può dimenticare mai di lui, chi era l’Alberone? La faccia di Aldo si illumina, cerca ma non trova il giusto aggettivo, si accontenta di “era un simbolo, lo sai se l’Alberone poteva parlare...” Sì, perché Aldo è uno di quei montonaioli cresciuti all’ombra dell’Alberone che conserva ancora un ramo di uno dei massimi simboli della sua contrada, umano o vegetale che sia. • I tuoi occhi su Piazza del Campo” è lo slogan che accompagna il Palio su Antenna Radio Esse, una formula vincente che si ripete ogni luglio e agosto per portare gli ascoltatori nello straordinario mondo della festa senese, miscelando tradizione e nuovo modo di fare giornalismo. “Raccontare il Palio è per un cronista senese il massimo, sono quattro giorni adrenalinici durante i quali cerchi di trasporre con la voce quelle sensazioni ed emozioni che provi agli altri – racconta Cristiana Mastacchi, direttore di Antenna Radio Esse, la storica emittente che segue il Palio dal 1976 - La soddisfazione è quando gli ascoltatori ti dicono che con le tue parole li hai emozionati”. Anche questo è Palio, il far vivere la festa a chi per vari motivi non può essere in piazza del Campo, farli entrare nell’atmosfera, coinvolgerli sempre rispettando il mondo delle contrade. “In questi 25 anni di cronache paliesche - dice Alessandro Pagliai, l’altra voce ufficiale del Palio su Antenna Radio Esse - ho conosciuto e, spero, fatto conoscere tutti i personaggi della Piazza: capitani vittoriosi, i grandi fantini della storia, i contradaioli diventati protagonisti di quattro giorni indimenticabili. Una soddisfazione non di poco conto è, durante l’attività radiofonica, aver visto vincere le 17 Contrade, potendo condividere le emozioni di tutti i popoli di Siena. Un’esperienza unica!” Grazie ad un gruppo affiatato che lavora insieme da anni, Antenna Radio Esse riesce a garantire una lunga diretta dallo studio mobile di piazza del Campo dalla mattina alle 7,30 alla sera alle 20,30 alternando programmi prettamente giornalistici a trasmissioni ludico musicali. “ Fare informazione nei giorni di Palio è un’operazione complessa - spiega Silvia Sclavi che coordina il lavoro in redazione – perchè l’argomento è estremamente delicato, una parola detta nel modo sbagliato può travisare il senso di un discorso. Oggi poi, tramite il web, si travalicano i confini cittadini, la platea di ascoltatori è molto ampia e, a volte, non tutti sanno di cosa si parla. La responsabilità dunque cresce. Ma raccontare il Palio è anche un’esperienza irripetibile, un’emozione che, credetemi, mette a dura prova le coronarie del cronista!” Antenna Radio Esse infatti si può ascoltare anche via internet, tramite il sito www.antennaradioesse.it e sono moltissimi quelli che si collegano da tutte le parti d’Italia e del mondo. • “Il sapore di un film”, un viaggio tra cinema sensi e gusto Lorenzo bianciardi nel suo primo libro per accompagnare i lettori alla scoperta dei confini segreti del gusto Si può parlare di sapore di un film? Se lo è chiesto Lorenzo Bianciardi nel suo primo libro, edito da Protagon Editori. A partire da questo interrogativo, “Il sapore di un film” accompagna il lettore in un viaggio tra cinema, sensi e gusto che si serve del linguaggio della semiotica e della fisiologia per andare alla scoperta dei confini segreti del gusto. Ne parleranno con l’autore, il direttore editoriale Protagon, Maurizio Boldrini, e il docente di semiotica del testo, Tarcisio Lancioni, che ha firmato la prefazione del volume. “Se il senso comune ci fa pensare al cinema come mezzo privo di gusto - spiega Bianciardi - sono tanti i film capaci di trasmettere i sapori agli spettatori, da Chocolat a Ratatouille, da Il pranzo di Babette a Mangiare bere uomo donna. Il canale sensoriale solleticato in partenza è sempre e soltanto quello audiovisivo, eppure certe pellicole riescono ad andare al di là dei loro limiti, superando questo apparente “deficit” iniziale grazie a un linguaggio capace di aprirsi al simbolico. È così che il cinema riesce a descrivere la realtà, ma anche a toccare la sfera più nascosta dello spettatore, andando dritto al cuore delle emozioni. E perché no, delle sensazioni”. L’autore. Lorenzo Bianciardi è dottore di ricerca in Semiotica. Nei suoi studi all’Università di Siena, all’Université de Paris III e all’Université de Montréal si è dedicato principalmente all’analisi dei film. Giornalista del gruppo Class Editori per la televisione aziendale della Banca Monte dei Paschi di Siena e autore di video, ha pubblicato in periodici di cinema come «Cinecritica» e tiene la rubrica “Pellicole di gusto” sul mensile «I Grandi Vini». A trentuno anni, “Il sapore di un film” è il suo primo libro. 52 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 53 A scuderia dal Bufera [ NoMi Tocchesse ] dario colagè ci spiega quali sono le migliori traiettorie per girare in piazza S i chiama pozzolana, è una terra vulcanica, che sembra adatta per far correre i cavalli. E’ qui, a Canino nell’alto Lazio, che vive e lavora Dario Colagé in arte il Bufera. E’ una giornata di caldo torrido, il viaggio è lungo e diverse le fermate per bere e capire dove siamo. Ad un certo punto ci fermiamo in un piccolo paese a fare benzina. Alla pompa c’è una faccia conosciuta, ci guarda con occhi sgranati stupito di vederci da quelle parti. E’ Tonino “il Pesciarolo”. Lasciamo una copia de Le Stelle del Palio, una traccia del nostro passaggio in terra laziale. Alla fine dopo diverse telefonate di Dario, che nel frattempo ci aveva perso, arriviamo a destinazione. A scuderia c’è la famosa pista a forma di Piazza e la percorriamo in macchina per farci spiegare bene le traiettorie. “Vuoi sapere come si prendono le curve in Piazza? All’inizio della carriera di fantino si fa in un modo, dopo qualche Palio si fa in un altro modo e a fine carriera in un altro ancora” - spiega Dario che prende carta e penna e ci disegna le traiettorie. “Quando i fantini sono alle prime armi vanno spesso a centro pista prima di affrontare San Martino e in questo modo c’è il rischio concreto di prendere il colonnino. Il cavallo va messo in condizione di girare da solo e di portarti naturalmente fuori dalla curva”. Allora come si fa per fare un buon San Martino? “Ci si deve accostare allo steccato all’altezza della Birreria, così da poter uscire dalla curva all’altezza del palco del Nicchio sempre galoppando forte. Per il Casato vale lo stesso principio. Bisogna alzarsi subito dopo l’Onda così che poi il cavallo ritrova l’esatta traiettoria per di Viola Carignani | foto di Linda Frosini [ Leo Lui ] girare”. A parole e sulla carta disegnata a tavola sembra tutto molto logico e semplice. “E’ normale che i fantini alle prime armi abbiano difficoltà poi, con l’esperienza, tutto diventa più chiaro anche per chi è a cavallo”. E i cavalli di oggi come sanno girare? “I cavalli che ci sono ora sono a dondolo in confronto a quelli di dieci anni fa. Sono tutti cavalli pronti, preparati e di qualità, non esiste un altro posto dove venga fatta una selezione di questo genere per la sicurezza”. Cosa dici degli attacchi alla Festa? “Mi stupisce il fatto che la maggior parte di coloro che parlano male del Palio non sappiano che in Italia si corre tutti i giorni nei tanti ippodromi che ci sono da nord a sud e i cavalli si fanno male ogni giorno. Nessuno però dice niente e sai perché? Perché ci sono le scommesse, i soldi e questo fa sì che nessuno apra mai bocca. Corse come quelle in siepi Merano, il Grand National - sono corse pericolose ma nessuno si scandalizza, sempre perché ci sono le scommesse. Sul Palio, invece, non si scommette”.• LEO LUI maschio sauro, nato nel 2004 in Italia Allevatore Pes Pietrina Stallone RIO NAPO baio 1994 Eire Fattrice UCRAINA ROSSA sauro 1993 Italia LAW SOCIETY baio 1982 USA ALLEGED MY SOUTHERN LOVE baio 1986 Italia SOUTHERN ARROW NESSI TUE baio 1986 Italia FATTI FURBO NADINA baio 1986 Italia VORTICE NO MI TOCCHESE maschio sauro, nato nel 2006 in Italia Allevatore F.lli Mura Ignazio e Mario BOLD BIKINI TIME WIND CRIMEA CAREZZA (IV) [ Leo Lui ] Stallone GUADO D’ANNIBALE sauro 1989 Eire GLINT OF GOLD baio 1978 UK MILL REEF WHEN LIT sauro 1978 Eire NORTHFIELDS Fattrice BELLAMURA sauro 1997 Italia NO LOVE sauro 1986 Italia MATOUKA MAY DAY (II) baio 1985 Italia CAPRIOLO III CROWN TREASURE SERRAVALLA DAIANA NATASCIA NICOLAS DE P.ULPU alla sua seconda stagione nel circuito senese La pista a forma di Piazza, dove Dario allena i suoi cavalli LEO LUI ha corso due Palii, da tre anni nel Protocollo del Comune di Siena NICOLAS DE P.ULPU castrone baio, nato nel 2006 in Italia Allevatore Sanna Antonio Stallone BALENT sauro 1997 Italia DIGOS sauro 1979 Italia MEDAR QUASSIA sauro 1989 Italia NEORION Fattrice BELLEZZA baio 1997 Italia SOLERO grigio 1978 Italia brook MIRABEL baio 1985 Italia GALILEO LA CRUCCA ONDINA nicoletta stiente coca [ Nicolas de P.Ulpo ] 54 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 55 istricetta femmina saura, nata nel 2003 in Italia, allevatore Cossu Giuseppe Stallone ORIOLU TOU sauro 1987 Italia Fattrice TIBERIA II sauro 1992 Italia JEREZ sauro 1973 Italia VERONESE UCRAINA DE ORISTANO sauro 1969 Italia GERONIMO IS YOUR PLEASURE sauro 1981 USA ACCIPITER REDENTA (II) baio 1970 Italia MEDAR BRIOCHE CHEVALIERE I’M A PLEASURE matera LIANADAR maschio baio, nato nel 2004 in Italia, allevatore Perra Massimino Giuseppe Maurizio Pacchi babbo e preparatore di cavalli da Piazza di Viola Carignani | foto di Linda Frosini L a scuderia di Maurizio Pacchi in estate è una sorta di cartolina, per via dei campi di girasole in fiore che incorniciano i paddock dove vengono tenuti i cavalli dopo aver fatto il lavoro quotidiano. Maurizio è un vero appassionato di cavalli a tutto tondo. Fin da ragazzo ha sempre montato cimentandosi in diverse disci- pline equestri compreso il cross, una delle più difficili dal punto di vista della preparazione atletica del cavallo. Poi ci sono stati lunghi anni in cui Maurizio ha montato in provincia come fantino. Oggi è preparatore di diversi cavalli da Piazza e di quelli dell’allevamento del Corpo Forestale dello Stato, anche se il suo ruolo più impegnativo nella vita è quello di babbo di Niccolò e Ettore. “Nella mia vita i cavalli ci sono sempre stati, non potrei immaginarla senza di loro – racconta Maurizio mentre rimette in scuderia i cavalli, accompagnato dal figlioletto che lo segue passo passo – ho fatto anche sei tratte, ma forse erano otto, non ricordo”. Oggi sono almeno tre i cavalli in lavoro che potranno arrivare alla tratta. “Elysyrio è il cavallo più anziano del gruppo, è quello più affidabile e serio e in Piazza gira senza problemi, è nel circuito del protocollo dal 2007, è un cavallo che tanti vogliono montare, soprattutto i fantini al debutto perché sanno di potersi fidare.” Poi il grigio Lucifero Leon che Maurizio gestisce da due stagioni. “E’ un cavallo che sta migliorando molto e alle prove di notte è andato bene a luglio montato da Pietro Porcu, poi c’è Lampo de Aighenta, un cavallo di grande qualità di proprietà di Marco Raveggi ma che da quest’anno è gestito da Massimiliano Brilli. E’ un cavallo che viene allenato e preparato esclusivamente per la Piazza. Alla tratta è stato presentato da Alessandro Colombati”. Scuderia Ticci Istricetta la cavalla di Tiziano Stallone FONTIDEO sauro 1985 Italia Fattrice QUERIDA PERRA baio 1989 Italia di Viola Carignani | foto di Linda Frosini Q Oltre ai cavalli Maurizio si diverte molto a far debuttare i fantini, come Sebastiano Sini e Alessandro Colombati. “E’ una soddisfazione per me sapere che ragazzi giovani si fidano a montare i miei cavalli perché sanno che possono fare bella figura con cavalli affidabili. • uando si arriva alla scuderia di Francesco Ticci, la cavalla che ruba l’occhio, come si dice in gergo, per la sua bellezza, è Istricetta. Una saura tutta pepe che per molti a Siena non è un semplice cavallo, ma il ricordo di un amico che non c’è più. “La comprammo io e Tiziano Vannini quando aveva tre anni – ricorda ancora commosso Francesco Ticci – una cavalla qualitativa e con il fisico giusto anche per la Piazza. Ora che Tiziano non c’è più, proseguo in quello che lui avrebbe voluto che la cavalla facesse”. A quattro anni Istricetta fu subito presa nel Protocollo, fece due apparizioni a Mociano e vinse una corsa, quindi approdò alle prove di notte. Da quel momento però la cavalla fu ritirata. “Un cavallo per essere da Piazza deve anche avere la testa, e Istricetta da giovane era troppo irruenta, e decidemmo che era meglio farle fare esperienza in ippodromo”. Istricetta ha vinto molte corse su distanze diverse e ha dimostrato tutte le sue qualità da atleta. Oggi, ad otto anni, la cavalla di Tiziano e Francesco torna in Piazza. “Quest’anno ho ritenuto opportuno ripresentarla nel Protocollo, come avrebbe voluto anche Tiziano. Adesso la cavalla è pronta anche psicologicamente per affrontare la Piazza”. Ma non c’è solo Istricetta nella scuderia di Francesco e della sua compagna Silvia Stabile, allenatore Unire. Da alcuni mesi, una cavalla su cui la scuderia conta molto, è Mary Monella di Michela Gori. “E’ una cavalla di qualità e credo che possa fare bene in questo giochino, la presenterà Alessandro Mascolo, vediamo come andrà ma credo che abbia le carte in regola per la Piazza”. Infine un castrone che viene da un allevamento sardo di cavalli da corsa. “Lianadar è un figlio di Fontideo e viene dalla razza di Massimino Perra, ha corso nella stagione dei tre anni, poi fu venduto e non ha più corso. Lo abbiamo preso quest’anno. Ha le misure e il cavallo è venuto avanti bene nel lavoro da cavallo da Palio. E’ ancora un po’ verde ma ha un gran carattere: freddo ed equilibrato e già questo è un ottimo punto di partenza su cui lavorare”. • FORLANINI sauro 1974 Italia FURIBONDO PANDORA DE ORISTANO sauro 1968 Italia RIVISONDOLI GREEN baio 1981 Francia GREEN DANCER GOLDPHINE sauro 1982 Italia MATOUKA ROYAL ROSE UBERTOSA DE ORISTANO FINE II ZAIRANA (II) 56 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 57 Un senese ad Ascot Invasor: cavallo dell’anno 2006 alessandro miserocchi: dall’argentina la passione per il palio di siena Sogno di un pomeriggio di inizio estate E di Marco Molvedo di Viola Carignani D ivide la sua vita tra l’Italia - Ravenna e la Valdichiana - e l’Argentina. Alessandro Miserocchi è uno dei più importanti allevatori di purosangue da corsa del mondo. Invasor, cavallo vincitore della Breeder’s Cup in America e della Dubay Cup, è nato di dollari. Mentre io e Linda guardiamo in religioso silenzio il video, sentiamo le vibrazioni del cuore di Alessandro che ci racconta le vittorie dei suoi guerrieri emozionato come fosse la prima volta; un pò come per noi senesi che rivediamo per la milionesima volta, e con lo stesso stupore, la vittoria della nostra contrada. Sappia- foto di Linda Frosini Enrique e Alessandro Miserocchi foto di Linda Frosini nel suo allevamento a Duggan in Argentina all’Haras Santa Ines. Abbiamo saputo da un suo vicino parente, che Alessandro è un “fissato del Palio” e per una serie di coincidenze riusciamo a contattarlo e a fissare un appuntamento con lui. Uomo all’apparenza pacato e di modi eleganti e gentili, ci accoglie con semplicità insieme al figlio Enrico nella sua Tenuta di Frassineto nella Valdichiana aretina, dove trascorre parte dell’anno quando non è in Argentina. Ci mostra le cantine dove viene fatto un vino di ottima qualità, in particolare lo spumante realizzato con metodo classico e l’antica tabacchiera dove un tempo veniva lavorato il tabacco, coltivazione tipica di questo lembo di terra. Finita la visita in azienda e nel grande palazzo giallo del Vasari che si staglia sull’orizzonte della pianura, Miserocchi ci invita a pranzo. Con sé ha due grandi album pieni di fotografie e ritagli di giornale che riportano le vittorie dei suoi cavalli. Mentre sfoglia le pagine, gli occhi si illuminano e i racconti si fanno più serrati, poi dal pc portatile ci fa vedere i video delle cronache delle corse in tutte le lingue. Sono le grandi vittorie del suo pupillo Invasor, figlio di Candy Stripes e di Quendom, vincitore di oltre dieci milioni mo che è un appassionato della Festa. Non si perde un Palio anche se si trova all’altro capo del mondo dove, quando a Siena si muore di caldo e i monturati faticano sotto i pesanti costumi di pelle e velluto, la è inverno e si va a sciare. Ci sono Rai International e internet, per fortuna, che permettono anche a chi sta lontano di vivere le due Carriere. “Sono affascinato dal Palio di Siena, non me lo perdo mai, sembra tutto molto complicato, fatto di regole non dette e di sotterfugi; mi chiedo spesso come il mossiere riesca a mantenere la calma e dare il via al momento giusto. Ho un amico con il quale ho montato a cavallo per tanti anni che ha fatto il mossiere a Siena e con lui parliamo spesso della vostra Festa”. Ci racconta tutto questo mentre sorseggiamo l’ottimo vino della Tenuta di Frassineto e gustiamo la tagliata chianina che il ristoratore ci ha presentato su uno splendido vassoio. “La caratteristica della mia razza è la freddezza; un campione, oltre ad essere un atleta, deve avere il carattere per poter affrontare la competizione, un po’ come nel Palio; vedo che negli anni la selezione c’è stata e ultimamente scegliete cavalli che si agitano e sudano molto meno tra i canapi, anche se il tempo di mossa a volte è decisamente lungo.” Invasor è il prototipo del campione, nei filmati si vede come riesce sempre a sorprendere tutti; prende la testa, orecchie dritte in avanti e via verso il traguardo senza lasciare scampo agli inseguitori. Alessandro assomiglia un po’ a Invasor. Un tipo pacato che poi improvvisamente ti stupisce. Finito il pranzo, saliamo in auto per tornare in azienda. Non so dirvi che tipo di auto, ma di quelle sportive, piuttosto bassa e scomoda per i miei gusti. Il breve tragitto scorre lento tra le chiacchiere quando improvvisamente, nella spianata che porta verso la villa di Frassineto, ci sentiamo schiacciare sui sedili posteriori dell’auto. Qualcosa di simile al decollo di un aereo. Alessandro ha spinto sull’acceleratore e via a duecento all’ora come Invasor verso il traguardo della Dubay Cup. • CURIOSITà: anche in Argentina come a Siena i cavalli vengono allenati a pelo, viene usata la sella solo per i lavori di apertura di fiato ra un pezzo che non andavo in un ippodromo. Poco tempo a disposizione, troppa nostalgia. Però l’idea di andare ad Ascot, anzi al Royal Ascot, l’ho sempre avuta in testa. E’ uno di quei desideri che nascono da bambini. E io di desideri ne avevo almeno tre con poca pretesa ma, per me, di grande fascino: guidare una Volvo 240 station wagon bianca, andare al Royal Ascot e assistere al concerto di Capodanno a Vienna. I primi due desideri li ho realizzati: per il terzo dovrò aspettare anche perché, tanta è la richiesta, che i posti vengono sorteggiati. E con la fortuna che ho... Dunque, sogni infantili a parte, l’idea di Ascot rappresentava anche un passaggio quasi dovuto per un percorso ippico ormai maturo pronto per essere messo nell’armadio dei ricordi. Nella mia famiglia c’è sempre stato un cavallo (anche più d’uno per la verità): il nonno ufficiale della Regia Cavalleria, il babbo malato di cavallite tanto da tenere un maremmano in una stalla improvvisata del Sambuco, tanto malato che l’8 settembre 1943 quando l’esercito italiano si sfasciò e tanti senesi corsero alla Caserma Lamarmora a razziare quello che c’era rimasto (coperte, suppellettili, qualcosina da mangiare), mio padre prese il cavallo bianco del comandante del reggimento abbandonato sgambata al Casalone, poi un purosangue di grande discendenza alle aste di Settimo Milanese, poi una partecipazione importante in una scuderia importante, con un quasi decennio in giro per gli ippodromi di tutta Europa: da Bologna a Milano, da Palermo nella stalla. Troppo riconoscibile: i tedeschi lo beccarono in un minuto, macellarono il cavallo e fecero salire l’avo scriteriato su un camion per la Germania. Io non potevo, non dovevo, essere da meno. Così prima un avelignese per farci le passeggiate, poi un mezzosangue per qualche cosa speciale. Ma Ascot, per chi ama i cavalli, è troppo speciale. E’ come per un goloso fare un tuffo nella Nutella. Il Royal Ascot, poi. La Regina Elisabetta con un vestito giallo-arancio che arriva in carrozza insieme al principe Filippo, la corte che la segue con una sequenza di a Roma, dall’ Elitlopp a Stoccolma, a una manciata di riunioni a Monaco di Baviera, dalla delusione del Grand Prix d’Amerique a Parigi al trionfo del Gran Premio Lotteria a Napoli, il 26 aprile 1992. Com’erano lontane quelle domeniche a Pian delle Fornaci col Savelli, il Cavallini, il Capannelli. Alla fine della serata, dopo aver fatto i conti con il totalizzatore, c’era sempre la merenda-cena al Giuggiolo con le chiocciole al sugo e il prosciutto coi sottoli. Comunque Agnano o Pian delle Fornaci, trotto o galoppo, per un senese un cavallo è sempre una landau. Il tempo inequivocabilmente inglese. Nuvole, pioggia, sole; nuvole, pioggia, sole e via di questo passo. Ascot, per certi versi, è un po’ come il Palio: lo respiri, ti entra dentro. C’è persino più rispetto per la tradizione: turisti pochi, pochissimi. Non ho incontrato un italiano, mentre Londra ne è piena in qualunque periodo dell’anno. Gli inglesi, in compenso, ci tengono da morire: intanto non è un appuntamento per snob, una passerella classista. Anzi. Dalla governante a ore alla moglie del banchiere il cappellino rende giustizia a tutte le signore. L’eccentricità si beve insieme allo champagne che accompagna ogni persona come il cane il cacciatore: penne, tante piume, creazioni impossibili che non si sa come facciano a star su. Mia moglie, sotto le falde del suo cappello comprato da Mark & Spencer è in brodo di giuggiole. Estasiata. Quando ci siamo sposati somigliava a Lady Diana. Chissà se oggi Lady Diana somiglierebbe ancora a lei: vorrebbe dire che a cinquant’anni suonati sarebbe ancora bella. Più sobri gli uomini. In tight giovani e vecchi, senza che questo distingua la casta; in vestito grigio o blu, al massimo uno spezzato grigioblu tutti gli altri. La cravatta è tassativa. La rosa all’occhiello molto gradita, quasi indispensabile. Giocano tutti: anche una sterlina, ma giocano tutti. Avere il programma in mano è importante come il libretto della prima comunione. La banda suona marcette militari sotto un gazebo a due passi dal tondino. Già, il tondino. Quando lo vedi ti batte il cuore: i cavalli che sembrano alti due metri al garrese passeggiano tenuti da artieri in giacca e cravatta. Al centro i proprietari. Si battono per migliaia di sterline, valgono centinaia di migliaia di sterline. Il pelo lucido. Senti l’odore del cuoio della sella. Scapeano come per dirti, “ora ti faccio vedere...”. Poi la pista. Il Royal Enclosure è strepitoso, una favola. Il Grandstand zeppo di gente bagnata di pioggia e di champagne. Partiti. La Gold Cup è il clou della riunione. Trenta cavalli che sgabbiano. La folla che urla. Saranno almeno 50 mila bocche aperte. Quattro maxi-schermi ti fanno vedere le bestie da vicino. Mangiano l’erba con gli zoccoli. Volano. Il rumore cresce. Cerco di guadagnare la staccionata dribblando ladies e gentlemen. Ci sono. Agguanto stretto il legno bianco. Diventa un pezzo di me. Cerco di sporgermi. Eccoli. Sono lì, vivi, altro che schermo: trenta purosangue al galoppo. L’erba schizza sotto gli zoccoli ma il manto si ricompone quasi come fosse acqua. Il pendolo delle braccia e del frustino per tirar fuori l’ultimo guizzo. Vince Fame and Glory, un cavallo con davvero il destino nel nome. Il destino. Rivedo Canapino, chissà perché proprio lui, mille anni fa a Pian delle Fornaci che per sollecitare un grigio perse il frustino. Lo raccolse mio padre. Ce l’ho ancora. Se dovessi rinascere vorrei rinascere a Siena. Ma appena posso torno ad Ascot. • Il Palio Immaginario IL PALIO IMMAGINARIO 58 Le Stelle del Palio Berio “Il miglior esempio di cavallo a fondo inglese. Ci montiamo chi ci montava più spesso” Zodiach Il miglior esempio di cavallo a fondo arabo. Con Minisini vinse un Palio bellissimo Luigi Bruschelli detto Trecciolino Luca Minisini detto dè [ Intervista Doppia ] Il Palio immaginario de Le Stelle del Palio è un gioco. Un gioco basato sulla memoria storica dell’intervistato che deve mettere insieme un lotto di dieci cavalli e poi montarci i fantini. Le Contrade non sono previste, così come un vincitore. Questo lo lasciamo al lettore... Per comporre il lotto dei dieci barberi abbiamo messo due regole: non devono essere i dieci assoluti migliori, ma un lotto composto indicativamente da tre “bomboloni”, quattro outsider e tre “brenne”; non si possono scegliere cavalli ancora in attività. Libertà invece per i fantini, assoluta. Maurizio Cenni serena butteri PROPRIETARIA DI ISTRICEDDU Giuseppe Zedde detto E ’ un Palio immaginario apparentemente scontato, sicuramente perché troppo recente, quello di Maurizio Cenni. Il sindaco di Siena dal 2001 al 2010 propone un Palio all’insegna della sicurezza, con tanti cavalBrento Giovanni Atzeni detto li vittoriosi. Fermato sicuramente dai paletti TITTIA “Per due volte Brento non ha corso del nostro gioco, perché la scelta dei bomboper infortunio, poi loni è stata ardua. “Da una parte ci mettiamo ha vinto un Palio. Berio, dall’altra Zodiach”, inizia Cenni. “Poi A Tittia diamo la ci potremmo mettere Istriceddu simile a Berio seconda chance” o Fedora più simile a Zodiach? Alla fine scelgo Già del Menhir, che è intermedio tra i due, Choci Andrea Mari detto per così dire. Altri due da inserire sarebbeBRIO “Un cavallo scelto per ro Ugo Sanchez e Elisir”. Nascono ricordi decimo o quasi che vince e sensazioni di un Palio visto dalla parte il Palio. Forse il più bello del Sindaco, un modo certamente diverso dei dieci anni, quel Palio” rispetto agli altri, una fortuna e una responsabilità per pochissimi. “Sarebbe bello vedere un Palio con tutti i più Alberto Ricceri detto Caro Amico forti insieme”, è il pensiero concluSALASSO “Altro cavallo scelto per decimo, vinsivo. I nomi scorrono dalla bocca di se in maniera strepitosa. E Salasso Maurizio Cenni come una filastrocca, fu il primo a venire a chiedermi di tra i cavalli da mettere tra la seconda poter utilizzare il corpetto. E’ anche merito suo se ci sono state delle e la terza fascia. Ci sono cavalli che innovazioni” meritano menzione doverosa, per l’impegno messo in Piazza o per la sfortuna di una vittoria mai arrivata. Si nomiDario Colagè detto Donosu Tou nano Alesandra, Urban nella seconda IL BUFERA “E’ vero, non è il fantino adatto per fase della sua carriera, Zullina (“era il questo cavallo. Ma con Dario sono mio primo Palio, vinceva il Nicchio...”), sicuro di avere un Palio tranquillo” Dostoevskij e, a sorpresa, Barattieri (“prometteva bene, ha espresso molto poco”). Cavalli che non rientreranno nel Elfo di Montalbo Salvatore Ladu detto lotto perché davanti avranno situazioni e Cianchino storie incredibili. Già, perché nel periodo “Esperienza del fantino ed esperienza del cavallo. di Maurizio Cenni ci sono stati dei Palii Insieme potrebbero veramente e degli eventi che, per forza di cose, redare il massimo” steranno nella storia per diversi motivi: Zodiach che batte Altoprato; Zilata Usa Giuseppe Pes detto Altoprato che perde all’ultimo colonnino; Choci, IL PESSE Caro Amico e Donosu Tou che vinco“Altoprato ha avuto un momento in no Palii fuori dal comune; le fantasticui avrebbe anche potuto vincere, è stato un cavallo sfortunato. A questa che storie di Berio e Già del Menhir; accoppiata diamo la seconda opporla longevità di Elfo di Montalbo; la tunità, perché nel 2001 ci sono andati sfortuna, poi ripagata dalla Piazza, veramente vicino” della sempre giovane promessa (anMassimo Coghe Zilata Usa che quando giovane non era più) detto MASSIMINO Brento. Con un pensiero a chi non “Hanno già corso insieme, Zilata sfortunaè potuto entrare tra i dieci ma che tissimo e Massimino di grande esperienza” se lo sarebbe meritato. All’insegna “Un cavallo che al canape era una statuina di sale. Dipinto per la Piazza” Gingillo foto di Linda Frosini di Alarico Rossi Già del Menhir Le Stelle del Palio 59 della sicurezza. Per i fantini, invece, è tutta un’altra storia. Maurizio Cenni ha vissuto durante il suo mandato un passaggio di consegne fondamentale nella storia del Palio. Ha visto i grandi della fine del secolo scorso passare il testimone agli assassini di oggi. Con tante sorprese, perché tra cavalli esperti e fantini ancora più veterani la sicurezza della Festa è ancora più tranquilla. Vinceranno Berio e Trecciolino. In un Palio sicuro, la storia ottiene la sua giustizia.• Pierluigi Piccini Pierluigi Piccini è stato Sindaco di Siena dal 1991 al 2000. Nei suoi ventuno Palii (lo straordinario del settembre 2000 è stato il suo ultimo), ha visto susseguirsi pezzi di storia indelebile nella storia del Palio. Il quattordicesimo Palio di Aceto, il dualismo tra Cianchino e Il Pesse, le prime vittorie di Luigi Bruschelli. Il suo Palio immaginario è frutto degli anni novanta, che nella storia del mondo e non solo del Palio sono corsi talmente veloci che anche gli uomini non sono forse riusciti a stare dietro ai tempi. E’ un Palio immaginario di primo ordine quello di Pierluigi Piccini, con tre cavalli favoriti dai quali è difficile trovare il migliore: il purosangue Pitheos, Galleggiante con Aceto (ma guarda un po’...) e Uberto sono i tre da battere. Poi cavalli che hanno vinto Palii storici: Oriolu de Zamaglia, ultimo vincitore nell’Onda; Re Artù, ultimo vincitore nel Nicchio; Votta Votta, ultima a vincere per la Chiocciola; Quarnero, ce lo vogliamo immaginare (perché alla fine è un gioco e si può dare una libera interpretazione) con Etrusco fermo immobile e la bandiera verde al Palazzo Comunale. Chi vince non importa: mancano però Zucchero e il Deledda... 1. il primo a vincere con Luigi Bruschelli. Le tre “brenne” sono cavalli che rimangono lontano dalle cronache eroiche delle storie di Palio: Nearco, Etrusco e Lincea. Sorprende la scelta di Claudio Naldi detto Imolino, solo un Palio corso nel decennio “picciniano” nell’Aquila su Quarnero. Colpisce invece la scelta di ben due accoppiate del Palio di esordio di Piccini, il 3 luglio1991: una carriera rimandata al giorno dopo per oscurità con Bazzino e Etrusco fermi immobili al primo posto che non concessero mai al Nicchio di entrare. E allora noi il Palio immaginario di Pierluigi Piccini 1. 1. 1. 1. 1. 1. 1. 1. 1. Pitheos e Giuseppe Michele Pes detto Il Pesse Uberto e Salvatore Ladu detto Cianchino Galleggiante e Andrea De Gortes detto Aceto Oriolu de Zamaglia e Silvano Vigni detto Bastiano Quarnero e Luigi Bruschelli detto Trecciolino Re Artù e Dario Colagè detto Il Bufera Votta Votta e Massimo Coghe detto Massimino Nearco e Claudio Naldi detto Imolino Etrusco e Massimo Alessandri detto Bazzino Lincea e Mario Canu detto Clemente PROPRIETARIO DI FEDORA SAURA AUGUSTO POSTA AUGUSTO POSTA PER COMBINAZIONE, SONO ANDATO A STARE IN CAMPAGNA E SONO ARRIVATI ANCHE I CAVALLI CI VORREBBERO TROPPE PAGINE. DICIAMO QUILLERO DE SEDINI, VOTTA VOTTA, FEDORA SAURA, ZETSUN, GHERLY LA CIUCHINA Nome e cognome? Com’è nata la passione dei cavalli da Palio? Cavalli posseduti (ieri e oggi)? Come chiami il tuo cavallo? (nomignolo) Serena Butteri Da una delusione tanti, forse troppi. Ma troppo non è mai... Bideer SONO TUTTI BELLI I PALII Il Palio più bello? 16 agosto 2009 DIREI IL PIU TRISTE, QUANDO PERSI UN CAVALLO Il Palio più brutto? 2 luglio 2010 BAIO LONTANO DAL COLONNINO, SPECIALMENTE ORA UGUALE L’ALLENATORE SONO IO, QUINDI… CAMBIO SPESSO FANTINO CLASSICA CAVALLA DA PALIO GRAN CAVALLO TUTTO, E’ INGORDA FEDORA Baio o grigio? Come si gira a San Martino? Come si gira al Casato? Cosa pensi di chi allena il tuo cavallo? Cosa pensi di chi monta sempre il tuo cavallo? Come giudichi Fedora? Come giudichi Istriceddu? Il cibo preferito della tua cavalla? Il cavallo che vorresti avere? grigio primi sempre primi E’ il numero uno Ha pazienza, coraggio e costanza E’ una Signora E’ il mio figliolo caramelle alla menta ce l’ho già FILETTO A “D” Che morso usi? Per me personalmente? NORMALISSIMI FERRI Che ferri metti? Lo chef non ti dice mai la ricetta NO, NON LI SOPPORTA Speroni sì o no? Sì NON LO CURA Nerbo sì o no? Si, come aiuto CHI ME LO HA FATTO FARE Cosa pensi di Augusto? Augusto è avanti e coerente con se stesso e con gli altri PASSIONE, AMORE, ENTUSIASMO, LA STIMO Cosa pensi di Serena? che mangia troppo COS’E’ LO SHOW SHEEN? CHE VINCANO O PERDANO SONO SEMPRE I MIEI ADORATI CAVALLI Show sheen con o senza brillantini? Il regalo più bello fatto al tuo cavallo dopo una vittoria? con i brillantini per sempre un bouquet fatto di carote e mele 60 Le Stelle del Palio Le Stelle del Palio 61 Il Palio di Castiglion Fiorentino La Giostra del Saracino PORTA FIORENTINA VINCE IL PALIO DEI RIONI CASTIGLIONESI SANTO SPIRITO ROMPE IL DIGIUNO E VINCE LA 27. ma LANCIA D’ORO Testo e foto di Roberto Parnetti di Roberto Parnetti foto di Andrea Scartoni A sorpresa è il terziere arancio verde di Porta Fiorentina ad aggiudicarsi l’edizione 2011 del Palio dei Rioni di Castiglion Fiorentino con il fantino Gianluca Mureddu, detto “filuferro”, su Melissa bella femmina baia di 6 anni. Una vittoria frutto dell’abilità del fantino nuorese nel saper cogliere l’attimo giusto alla mossa valida data dal mossiere senese Andrea Calamassi, stravolgendo le “strategie di piazza”, che davano per favorito Porta Romana. Mureddu è riuscito a partire ingambato trovando il varco giusto nell’attimo in cui il mossiere dava la mossa valida, che è stata alquanto laboriosa con tre false partenze, prendendo la testa della corsa seguito da Valter Pusceddu (Rione del Cassero) e Virginio Zedde (Porta Romana) che hanno tentato in tutti i modi bianco azzurri che marcavano “stretti” quelli arancio verdi di Porta Fiorentina. Ma la corsa ha avuto tutt’altro epilogo con la vittoria di potenza di Gianluca Mureddu che consegna così il dodicesimo Palio, quest’anno dipinto dal castiglio- Casole d’Elsa di Alarico Rossi | foto di Linda Frosini di passarlo senza riuscirvi. L’ordine di ingresso ai canapi, stabilito dal sorteggio effettuato prima della corsa, vedeva allo steccato Mureddu, quindi Francesco Caria (Porta Romana) su Freelander, Martin Ballestreros detto “Pampero” (Cassero) su Encantado, Andrea Chessa (Porta Fiorentina) su Ilon che, per aver scalciato, è stato poi retrocesso a partire dalle retrovie, Giuseppe Zedde detto “Lo Zedde” (Porta Romana) su Grein e Valter Pusceddu detto “Bighino” (Cassero) su Fogosu. Fin dall’ingresso in piazza dei fantini era apparsa chiara l’alleanza tra il Rione del Cassero e quello di Porta Romana con i Palio di Bientina di Alarico Rossi | foto di Mauro Gemignani U na pista difficile, dove ci vuole cuore. Bientina ha espresso il suo verdetto, con sorpresa per il rione ma non per l’accoppiata. Di nuovo Isopac e Gianluca Mureddu detto Filuferru hanno vinto, stavolta nese Tommaso Musarra, al terziere arancio verde guidato dal Priore Simone Divulsi e dal capitano Loris Fanelli, per la gioia anche dello staff stalla guidato da Paolo Ramaldi oltre che di tutti i contradaioli che hanno festeggiato fino a notte fonda. • per Cilecchio, dopo la vittoria del 2010 per Guerrazzi. Per i colori biancoblù è una felice vittoria ritrovata dopo quattordici anni di astinenza. E’ stato un palio difficile quello di Bientina. Se nella prima batteria i rioni hanno svolto il loro dovere alla perfezione, velocizzando i tempi di mossa e chiudendo in fretta il primo verdetto, cosa differente è stata la seconda batteria. Una mossa durata più di un’ora ha costretto i cavalli al canape a uno sforzo importantissimo prima della finale. Ha vinto, guarda caso, un’accoppiata uscita dalla prima batteria, sicuramente più fresca delle altre. E’ stata una corsa totalmente di testa quella di Cilecchio, che ha dovuto rintuzzare gli attacchi delle altre contendenti, tra cui la rivale Forra e le Quattro Strade, che in rimonta hanno cercato di soffiare la vittoria a Cilecchio. Nulla da fare però: Gianluca Mureddu si è dimostrato il nuovo padrone di Bientina.• E ’ stata un’annata molto importante per Casole d’Elsa. Due Palii in un anno non si erano mai visti. Ed entrambi hanno avuto risultati sorprendenti. La prima domenica di giugno, in una giornata molto particolare perché la prima di inattività dei cavalli del protocollo di Siena (che ha visto quindi defezioni importanti), si è corso il primo Palio straordinario della storia di Casole, in occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia. Come sempre le batterie sono state molto combattute, portando in finale anche diverse sorprese. Poi ci si è messo il maltempo, che ha guastato la festa a tutti. Palio rinviato al venerdì successivo e strategie congelate, o per meglio dire attivissime, come non si è mai visto da nessun’altra parte: cavalli dati e una settimana di attesa. In finale però non c’è stata storia. Casole Campagna si è tolta la cuffia andando a vincere con Luca Minisini e Intiveddau. La corsa è stata molto lineare: capitato di rincorsa, Dè ha trovato tutti impreparati portandosi in testa fin da subito, per la grande gioia del rione che aspettava da tanto la vittoria e per Minisini, che era a secco in un Palio in provincia dal 2004. Storia differente invece per il Palio ordinario. La seconda domenica di luglio i rioni si sono di nuovo dati battaglia per contendersi il drappo. Le sorprese sono uscite dalle batterie. Elias Mannucci, in groppa al fortissimo Nino’s, ha trovato una splendida vittoria in batteria, di fronte a nomi di fantini molto più blasonati di lui (accoppiata toccata in sorte a Merlo). Fatto sta che il “ragazzo di stalla” di Antonio Siri si è ritrovato a combattere con i più grandi. Alla fine, sorpresa tra le sorprese, a vincere è stato l’albanese Adrian Topalli, sul suo Falco Doglia, per il rione Rivellino. A Casole veramente nulla è impossibile. Tante belle storie in un anno non si potevano davvero trovare. • S i tinge dei colori gialloblù del Quartiere di Porta Santo Spirito la 121.ma edizione della Giostra del Saracino – Giostra di San Donato – dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Una Giostra che, ancora una volta, ha regalato grandi emozioni con colpi di scena che testimoniano dell’imprevedibilità della manifestazione: tre centri, una lancia persa ma, soprattutto, una lancia spezzata determinante per far prendere alla lancia d’Oro “tricolore” (trofeo della Giostra) la strada in direzione dei Bastioni, sede del Quartiere della “Colombina” che interrompe il digiuno di vittorie che si protraeva dal 2006. La manifestazione ha avuto il suo inizio con l’ingresso in Piazza, gremita in ogni ordine di posti, degli Sbandieratori, che hanno presentato un saggio dedicato alla ricorrenza dell’unità nazionale. E’ stata poi la volta del Gruppo Musici che ha voluto omaggiare tale ricorrenza eseguendo, in maniera impeccabile, l’inno di Mameli. Dopo l’ingresso dei quattro Quartieri e la lettura della disfida, da parte dell’Araldo, è iniziata la Giostra vera e propria con la prima car- riera di Stefano Cherici (Porta Sant’Andrea in sella a Lilly Gray Mac) che ha marcato il massimo punteggio 5. Secondo giostratore Alessandro Vannozzi (Porta Crucifera in sella a Giusy) che si è fermato sul 4. Giovanni Bracciali (Porta del Foro sull’esordiente Napoleone) ha tentato di marcare il centro ma la punta della sua lancia è finita sul 2. A chiudere Marco Cherici (Porta S. Spirito in sella all’esordiente Aragon) autore del tiro determinante per la vittoria finale, con la rottura della lancia nell’impatto con il tabellone ed il conseguente raddoppio dei punti marcati da 4 a 8. Le seconde carriere registravano il centro del cavaliere di Porta Sant’Andrea Enrico Vedovini (in sella a Peter Pan) mentre Carlo Farsetti (Porta Crucifera in sella al secondo cavallo esordiente Enola Gay) si vedeva vanificare il 3 marcato poiché perdeva la lancia nello scontro contro il Buratto. Lo seguiva Enrico Giusti (Porta del Foro in sella a Luna) che marcava un centro. Si arrivava così all’ultima carriera di Daniele Gori (sul ter- zo cavallo esordiente F.B. Doc Ojena Remedy) che marcando 3 punti, sommati agli 8 del compagno, portavano il totale dei gialloblù ad 11 chiudendo la manifestazione. Dopo la consegna della lancia d’Oro il popolo gialloblù, gui- dato dal Rettore Ezio Gori e dal Capitano Paolo Agnoletti, si recava in cattedrale per il solenne Te Deum di ringraziamento. La rivincita è ora fissata per la seconda edizione che si correrà domenica 4 settembre dedicata al pittore Spinello Aretino.• Giostra dell’Orso di Alarico Rossi L a Piazza del Duomo di Pistoia è addobbata a festa. Il 25 luglio è arrivato, la Giostra dell’Orso avrà il suo nuovo vincitore. I quattro rioni, Cervo Bianco, Drago, Grifone e Leon d’Oro, ripongono le speranze di vittoria nei loro quattro cavalieri, che si allenano da un anno intero per questa serata. Il corteo storico è finito, con la benedizione dei cavalli e dei cavalieri si consuma l’ultimo atto prima dell’evento. La piazza è gremita, le tribune esaurite in ogni ordine di posto. Si attende la prima tornata con ansia: l’importante è rompere il ghiaccio. “Cavalieri, in pista!” è l’ordine. Si apre la porta sotto gli archi del comune ed escono uno alla volta prima il cavaliere bianco verde del Cervo Bianco e poi quello giallo rosso del Leone. La piazza è una bolgia, si guarda il programma per vedere chi sono i cavalieri: il migliore dei sedici vincerà lo Sperone d’oro. Iniziano i giri di riscaldamento, poi l’altro ordine: “cavalieri, alla partenza!”. Da questo momento ci sono trenta secondi prima che il gong dia il via ai due cavalieri. Bisogna contare nella propria testa, con il palafreniere che prova a tenere fermo il cavallo che scalpita per partire. Gong. I due cavalieri girano stretti intorno all’ovale di Piazza del Duomo, la gente salta e urla per il proprio cavaliere. Si corre ad inseguimento, quindi se la prospettiva non inganna solo ogni metà giro si sa chi è in testa. Primo giro di lancio a tutta velocità, inizia il secondo giro. Appena passa il cavaliere rivale il palafreniere gira l’orso per far colpire il proprio. A metà curva ci si prepara con la lancia per prendere la mira, piegati sul cavallo come in motocicletta. Il suono metallico dell’orso dà il risultato: colpito! Chi arriva primo e colpisce porta tre punti al suo rione, chi arriva secondo colpendo uno. Lo speaker annuncia l’esito “Leone uno Cervo zero”: il braccio dell’orso che ha colpito il cavaliere del Cervo non è sceso. Infuriano le polemiche, ma alla fine quei tre punti non arriveranno. E siamo solo all’inizio. Piazza del Duomo regala boati per più di due ore. Ognuno per il suo cavaliere, o contro gli altri. Tutti i presenti hanno carta e penna per segnarsi il punteggio delle rispettive tornate. Si arriva alla sedicesima tornata: Drago contro Grifone. I due rioni sono divisi da due punti. Il programma prevede Gino Culatore contro Claudio Bartoletti, il massimo possibile immaginabile. Un po’ come mettere Cianchino e Il Pesse uno contro l’altro in Piazza del Campo. Quando esce dalla porta, Gino ha un ghigno eccezionale: non vede l’ora di colpire. Claudio è di ghiaccio: sa che in gioco ci sono le sorti della Giostra. “Cavalieri, alla partenza!” Claudio prova a forzare, partenza falsa. L’adrenalina sale altissima, c’è quasi silenzio. Serve un sostegno, si alza un coro unanime e fortissimo: “Gino! Gino! Gino!” Tra i due gladiatori, la Piazza ha scelto senza pensarci neanche un attimo. Si parte, stavolta è valida. Due giri alla morte: Claudio in casacca bianco rossa spinge appena può; Gino vestito di rosso verde si piega sulla balaustra per non concedere neanche un millimetro. Negli ultimissimi metri la Piazza sospende il fiato prima di esplodere: Gino colpisce per primo, Claudio non prende niente. Un tripudio. I due cavalieri scendono da cavallo e si abbracciano. La Piazza attende il verdetto definitivo per la prossima tornata, che arriva puntuale. Ha vinto il Drago, ha vinto Gino Culatore, con la Giostra dell’Orso nel dna. • Per contatti Marco Bruni • cellulare: 335 398411 mail: [email protected] * Condizioni dell’offerta consultabili sul sito www.estraspa.it 62 Le Stelle del Palio Villa Il Mandorlo: campi solari e scuola di equitazione Fise Le Stelle del Palio 63 1000 ORE DI LUCE IN REGALO. 12 MESI A PREZZO FISSO.* A pochi passi dal centro storico un centro ippico per i senesi A circa duemila metri in linea d’aria da Piazza del Campo, c’è il Centro Ippico Villa Il Mandorlo. Siamo in via Enea Silvio Piccolomini, poco fuori dalle mura della città di Siena nel parco del Buongoverno che si estende fino all’Orto dei Pecci. E’ qui che Marco Bruni, cavaliere e appassionato di cavalli, ha realizzato il suo sogno: quello di creare una piccola ma funzionale struttura sportiva per tutti coloro che vogliono cominciare ad andare a cavallo. Un posto tranquillo dove tutti, ma proprio tutti, possono provare la gioia di cavalcare. Marco è una sorta di erede del marchese Giuseppe Ramirez, che, negli anni, ha messo a cavallo un po’ tutti i senesi. Anche Marco da ragazzino montava da Pippo Ramirez e da lui ha ereditato la passione di insegnare. “Ho sempre montato a cavallo e avuto i cavalli sotto casa, ma la vera voglia di mettermi alla prova e di insegnare è arrivata con mio figlio Simone - spiega Marco Bruni - Ho capito quanto fosse difficile trasmettere le mie conoscenze e allo stesso tempo quanto fosse bello. E’ per questo che ho intrapreso la carriera formativa presso la Federazione Italiana Sport Equestri e sono diventato istruttore”. Al centro ippico Villa Il Mandorlo i cavalli sono alloggiati in ampi box ed hanno la possibilità di trascorrere anche molto tempo nei paddock dove possono pascolare l’erba di primavera. A disposizione dei neo cavalieri e amazzoni, ci sono due campi in sabbia. Il campo principale (30m x 60m) con il fondo in sabbia drenata, è dotato anche di illuminazione per montare fino a tardi. L’altro, più piccolo, è ideato su misura per i bambini e i pony. Poi c’è la confortevole Club House con il giardino e la veranda per i pranzi all’aperto. L’attività prevalente del centro Ippico Villa Il Mandorlo è quella di scuola di equitazione di base. I bambini possono cominciare a montare a cavallo a partire dall’età di quattro anni, grazie a pony molto affidabili. Poi ci sono i cavalli a disposizione dei ragazzi e degli adulti. “La nostra volontà è quella di privilegiare la scuola e non i privati – prosegue Marco - per dare a tutti la possibilità di montare a cavallo e, per chi lo vuole, anche di fare attività agonistica sempre con i cavalli della scuola”. Un bel sospiro di sollievo per i genitori che non dovranno accollarsi la spesa dell’acquisto di un cavallo e del suo mantenimento, per poter far fare ai figli qualche concorso ippico. “Abbiamo anche la possibilità di fare lunghe passeggiate, ovviamente per i più esperti”. I cavalli della scuola di Marco Bruni sono per lo più cavalli che vivono una seconda vita sportiva. Sono molti, infatti, i mezzosangue o purosangue che Marco ha recuperato dalle corse in ippodromo e che adesso, grazie a cure attente e tanta serenità, sono diventati molto buoni e adatti per i ragazzi. Parlando di cavalli da corsa, tanti i puledri che vengono mandati in doma da Marco. “Mi diverto a domare i cavalli e qui l’ambiente è sereno e favorevole, spesso mi mandano cavalli da ippodromo o addirittura da Palio e questo mi fa molto piacere, essendo anche io un senese e appassionato di Palio”. Siamo in estate e una delle attività prevalenti durante le vacanze sono i campi solari. In un ambiente sicuro e gestito da istruttori preparati, i bambini a partire dai quattro anni fino ai sedici possono trascorrere le giornate al maneggio divertendosi con i cavalli e i pony, socializzando e imparando il rispetto della natura e degli animali. “Abbiamo diversi tipi di possibilità per i campi solari: giornata intera, mezza giornata o tutta la settimana, insomma c’è posto per tutti e ci sono soluzioni per tutti i bambini”.• TUTTA L’ENERGIA CHE VUOI, CON SERENITÀ. RISPARMIA CON ESTRA, LA SOCIETÀ DELL’ENERGIA DEL CENTRO ITALIA. NESSUN COSTO, NESSUNA MODIFICA, NESSUNA INTERRUZIONE. SCEGLI 12 MESI DI SERENITÀ. TI CONVIENE. LA VITA SI ACCENDE www.estraspa.it 64 Le Stelle del Palio