materiali/15.06.17_impatto sociale
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Misurare l’impatto sociale, lo standard Ue The Employment and Social Innovation (EaSI) programme is a financing instrument at EU level to promote a high level of quality and sustainable employment, guaranteeing adequate and decent social protection, combating social exclusion and poverty and improving working conditions. Structure and funding EaSI is managed directly by the European Commission. It brings together three EU programmes managed separately between 2007 and 2013: PROGRESS, EURES and Progress Microfinance. La misurazione dell'impatto sociale ha ricadute positive su tutti i settori della società. Conseguire un impatto sociale positivo rappresenta l'obiettivo fondamentale di un'impresa sociale, ed è spesso parte integrante e una componente permanente della sua attività. È importante distinguere tra i risultati sociali e quelli commerciali dell'impresa: ciò che va misurato è l'impatto sociale e non l'organizzazione stessa. 1.1 È importante poi segnalare che misurando l'impatto non si intende valutare solamente gli effetti desiderati, bensì anche gli effetti globali (sia quelli auspicati che quelli imprevisti) e il loro impatto. 1.2 Valutare l'impatto sociale è un lavoro arduo, poiché può essere difficile dimostrare l'esistenza di un collegamento tra l'attività realizzata e l'effetto ottenuto. Spesso gli effetti positivi sono di ordine qualitativo, e talvolta possono risultare evidenti solo nel lungo periodo. Gli sforzi volti a tradurre un'attività in cifre comportano il rischio significativo che le informazioni ottenute non siano in grado di misurare - o non adeguatamente - quello che dev'essere misurato. Di conseguenza, le imprese sociali non devono essere indotte a equiparare misurazione e quantificazione, concentrandosi unicamente su attività in grado di essere agevolmente misurate, quantificate o riconosciute dall'esterno. 1.3 1.4 La quantificazione va vista invece come uno dei metodi di misurazione, da affiancare ad altri metodi orientati alla qualità come, ad esempio, la narrazione. Un simile approccio alternativo, o complementare, che consiste nel raccogliere "storie" ricche di informazioni viste dalla prospettiva dei beneficiari è cruciale per poter valutare il "valore aggiunto" delle attività di un'impresa sociale. Inoltre, va precisato che misurare la creazione di valore non significa necessariamente ottenere delle cifre definitive, bensì che il risultato può presentarsi come una combinazione di cifre e di testo. Un prerequisito indispensabile per l'adozione di un tale approccio è un'interpretazione comune dei concetti basilari da utilizzare per la misurazione dell'impatto sociale. Termini come input, output, effetto e impatto infatti vengono spesso definiti in maniera diversa a seconda del contesto, ma è essenziale che tutte le parti interessate ne diano un'interpretazione univoca. L'Allegato 1 contiene un glossario con le definizioni di questi concetti di base proposte dal CESE. 1.5 Se si tiene conto unicamente dell'output (ad esempio il numero di persone che partecipano ad una formazione), si finisce per non misurare l'impatto reale dell'attività. L'importante è quindi riconoscere che per misurare l'impatto sociale si deve passare dalla misurazione dei semplici output a quella del vero e proprio impatto, in modo tale da cogliere il valore aggiunto reale, senza però dimenticare che la misurazione dell'impatto sociale rimane un esercizio complesso e multidisciplinare. 1.6 Va anche osservato che occorre in particolare valutare meglio le difficoltà che emergono nel processo di trasposizione dei risultati della misurazione dell'impatto sociale dal livello micro a quello macro (nell'ambito dell'UE), così come il modo in cui i metodi di misurazione rispettano i diritti e le esigenze sia dei cittadini che delle imprese. Uno standard per misurare gli impatti delle imprese a carattere sociale sulle persone. E dunque il loro valore. Lo ha fissato la Commissione europea, per aiutare le imprese di questo variegato e ampio settore a misurare al meglio e a dimostrare il loro impegno nel cambiare la società. E per poterlo comunicare a partner, investitori e soggetti pubblici a diverso titolo coinvolti. Lo standard – o meglio gli standard – sono racchiusi in un poderoso report, e sarà determinante per l’accesso delle imprese sociali europee ai finanziamenti erogati dalle casse degli European Social Entrepreneurship Funds (EuSEF) e agli 86 milioni di euro stanziati per il periodo 2014-2020 dal nuovo programma Employment and Social Innovation (EaSI). La valutazione dell’impatto sociale si basa su due idee guida: 1. la logica del problem solving applicata ai problemi di rilevanza collettiva 2. le decisioni basate sull’evidenza Ma gli strumenti utilizzati per capire le esigenze della società sono stati per secoli di tipo ‘artigianale’, basati sulla capacità degli eletti di interpretare i bisogni dei loro elettori, attraverso i partiti, i gruppi di pressione, l’ascolto dell’opinione pubblica... - qual è il problema? - che cosa succede se non si interviene? - quali soluzioni si possono adottare? - quale soluzione promette di dare i risultati migliori? - quali difficoltà presenta la fase di implementazione? - come monitorare e valutare ex post gli esiti? Politiche, programmi, progetti La stessa logica del problem solving vale anche per articolare i programmi e i progetti attraverso i quali si concretizza la politica pubblica o gli investimenti dell’impresa sociale. ……..esigenza di prevedere spazi per: - la sperimentazione - la partecipazione dei destinatari - la autocorrezione ‘in corso d’opera’ - la gestione della complessità La seconda linea-guida alla base della valutazione delle politiche e dei programmi riguarda l’idea che le decisioni devono essere basate sull’evidenza. Così come nessun medico dovrebbe prescrivere un farmaco che non sia stato adeguatamente testato, allo stesso modo non si dovrebbero adottare soluzioni che non siano sostenute da convincenti evidenze. -l’analisi ex ante delle soluzioni disponibili -il monitoraggio degli effetti in corso d’opera -la valutazione ex post dopo un congruo periodo di tempo dovrebbero improntare ogni politica pubblica. Politiche pubbliche e progetti not-for-profit (NFP): diversità e aspetti comuni La valutazione delle politiche e dei programmi: un problema di costi/benefici L’analisi/valutazione delle politiche e dei programmi (AVP) è un’attività tecnicamente complessa e costosa: ne vale la pena? Sì, perché ci sono obiettivi che possono essere raggiunti solo con l’AVP: - apprendere dagli errori e dai successi - rendere conto ai finanziatori e alla società nel suo complesso Le risposte che solo la valutazione può fornire: sono soldi spesi bene? apprendimento accountability Quali risultati sono stati conseguiti? Quale differenza c’è rispetto ai risultati attesi? Che cosa non ha funzionato? Ci sono stati errori nella fase della progettazione o dell’implementazione? Quali azioni vanno adottate per ridurre i rischi futuri? Per poter valutare una politica, occorre impostare fin dall’inizio l’intervento secondo il ciclo del problem solving 1. analisi delle cause del problema 3. ricerca delle possibili soluzioni 4. selezione e approvazione della soluzione preferita 5. implementazione della soluzione 6. valutazione delle soluzioni attuate ciclo del problem solving 1. identificazione e definizione del problema Fase 1: l’importanza della policy analysis (ex ante) Per poter valutare ex post una politica, occorre fare l’analisi ex ante, cioè occorre che dalle fasi iniziali emergano: 1. una chiara ‘teoria del cambiamento’: cioè un’idea di quali meccanismi dovrebbero essere attivati per produrre i risultati attesi 2. degli OVI (Objectively Verifiable Indicators). Le misurazioni sono importanti: “Se non puoi misurare una cosa, non puoi migliorarla” (Lord Kelvin, primo presidente della International Electrotechnical Commission (1906) e inventore della ‘scala di Kelvin’) Quindi, il progetto iniziale deve già prevedere alcuni indicatori da utilizzare nella fase della valutazione ex post Criteri di base per la policy analysis (ex ante) e per la valutazione (ex post) Innanzi tutto, occorre considerare le classiche ‘3 e’ descritte in ogni manuale di management: 1. economicità, 2. efficienza (efficiency) 3. efficacia (effectiveness) A partire dalle riforme avviate nei primi anni ’90 negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, il Managing-For-Results (MFR) è diventato la parte centrale del New Public Management (NPM). Altri criteri: l’equità Ma, soprattutto, i fallimenti di molti interventi in ambito sociale hanno portato a considerare criteri quali: - la rilevanza: occorre evitare di limitarsi a interventi marginali per paura di sbagliare - l’appropriatezza - l’accettabilità da parte dei destinatari - la sostenibilità per un periodo congruo, continuità - la correttezza - la copertura dei beneficiari rispetto ai potenziali destinatari - la coerenza ... 28 Fase 2: implementazione-valutazione Una volta che sono stati decisi i programmi da attuare, occorre organizzare le fasi successive: 3. pianificare l’implementazione (formative evaluation) 4. fare il monitoraggio 5. pianificare la valutazione ex post (summative evaluation) Parole chiave INPUTS… PROCESSI /VARIABILIESTERNE…..OUTPUTS….. OUTCOMES….. IMPATTO ECONOMICITA’CONTROLLO INTERNO ALL’ENTE EFFICIENZA EFFICACIA Dalla fase 1 alla fase 2: il modello logico Gli aspetti sottoposti a valutazione sono riconducibili alle seguenti categorie: - effetti duraturi nel tempo - effetti a prova di condizioni avverse... Capacità di modificare stabilmente il contesto o le condizioni di vita dei destinatari Impatto - adeguatezza - tempestività - soddisfazione dei destinatari Capacità di fornire soluzioni ai problemi secondo criteri di efficacia Risultati (Outcomes) - beni - servizi - capacità - informazioni.. Capacità di fornire i prodotti richiesti secondo criteri di efficienza Prodotti (Outputs) - le interazioni con gli stakeholders - i conflitti allocativi - gli imprevisti dell’attuazione.. Capacità di gestire la complessità Processo - risorse finanziarie - risorse umane - ICT - risorse conoscitive - procurement di beni e servizi (diretto, outsourcing..)- comunicazione.. Capacità di acquisire lerisorse necessarie secondo criteri di economicità La valutazione più difficile è quella finale, decisiva Possiamo davvero attribuire al nostro intervento i cambiamenti osservati tra i destinatari, o piuttosto questi effetti vanno attribuiti a fattori esterni al progetto? La valutazione dell’impatto Questa parte della valutazione cerca di rispondere proprio alla domanda più difficile: è fondato attribuire alla politica i cambiamenti osservati dopo la sua implementazione? E’ sbagliato inferire dalle modificazioni dell’outcome il successo della politica:. La logica controfattuale cerca di evitare questo errore: l‘effetto di un intervento è la differenza tra quanto si osserva in presenza dell'intervento e quanto si sarebbe osservato in sua assenza (il controfattuale). Ma gli strumenti utilizzati per capire le esigenze della società sono stati per secoli di tipo ‘artigianale’, basati sulla capacità degli eletti di interpretare i bisogni dei loro elettori, attraverso i partiti, i gruppi di pressione, l’ascolto dell’opinione pubblica... - qual è il problema? - che cosa succede se non si interviene? - quali soluzioni si possono adottare? - quale soluzione promette di dare i risultati migliori? - quali difficoltà presenta la fase di implementazione? - come monitorare e valutare ex post gli esiti? Politiche, programmi, progetti La stessa logica del problem solving vale anche per articolare i programmi e i progetti attraverso i quali si concretizza la politica pubblica o gli investimenti dell’impresa sociale. ……..esigenza di prevedere spazi per: - la sperimentazione - la partecipazione dei destinatari - la autocorrezione ‘in corso d’opera’ - la gestione della complessità La seconda linea-guida alla base della valutazione delle politiche e dei programmi riguarda l’idea che le decisioni devono essere basate sull’evidenza. Così come nessun medico dovrebbe prescrivere un farmaco che non sia stato adeguatamente testato, allo stesso modo non si dovrebbero adottare soluzioni che non siano sostenute da convincenti evidenze. -l’analisi ex ante delle soluzioni disponibili -il monitoraggio degli effetti in corso d’opera -la valutazione ex post dopo un congruo periodo di tempo dovrebbero improntare ogni politica pubblica. Politiche pubbliche e progetti not-for-profit (NFP): diversità e aspetti comuni La valutazione delle politiche e dei programmi: un problema di costi/benefici L’analisi/valutazione delle politiche e dei programmi (AVP) è un’attività tecnicamente complessa e costosa: ne vale la pena? Sì, perché ci sono obiettivi che possono essere raggiunti solo con l’AVP: - apprendere dagli errori e dai successi - rendere conto ai finanziatori e alla società nel suo complesso Le risposte che solo la valutazione può fornire: sono soldi spesi bene? apprendimento accountability Quali risultati sono stati conseguiti? Quale differenza c’è rispetto ai risultati attesi? Che cosa non ha funzionato? Ci sono stati errori nella fase della progettazione o dell’implementazione? Quali azioni vanno adottate per ridurre i rischi futuri? Per poter valutare una politica, occorre impostare fin dall’inizio l’intervento secondo il ciclo del problem solving 1. analisi delle cause del problema 3. ricerca delle possibili soluzioni 4. selezione e approvazione della soluzione preferita 5. implementazione della soluzione 6. valutazione delle soluzioni attuate ciclo del problem solving 1. identificazione e definizione del problema Fase 1: l’importanza della policy analysis (ex ante) Per poter valutare ex post una politica, occorre fare l’analisi ex ante, cioè occorre che dalle fasi iniziali emergano: 1. una chiara ‘teoria del cambiamento’: cioè un’idea di quali meccanismi dovrebbero essere attivati per produrre i risultati attesi 2. degli OVI (Objectively Verifiable Indicators). Le misurazioni sono importanti: “Se non puoi misurare una cosa, non puoi migliorarla” (Lord Kelvin, primo presidente della International Electrotechnical Commission (1906) e inventore della ‘scala di Kelvin’) Quindi, il progetto iniziale deve già prevedere alcuni indicatori da utilizzare nella fase della valutazione ex post Criteri di base per la policy analysis (ex ante) e per la valutazione (ex post) Innanzi tutto, occorre considerare le classiche ‘3 e’ descritte in ogni manuale di management: 1. economicità, 2. efficienza (efficiency) 3. efficacia (effectiveness) A partire dalle riforme avviate nei primi anni ’90 negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, il Managing-For-Results (MFR) è diventato la parte centrale del New Public Management (NPM). Altri criteri: l’equità Ma, soprattutto, i fallimenti di molti interventi in ambito sociale hanno portato a considerare criteri quali: - la rilevanza: occorre evitare di limitarsi a interventi marginali per paura di sbagliare - l’appropriatezza - l’accettabilità da parte dei destinatari - la sostenibilità per un periodo congruo, continuità - la correttezza - la copertura dei beneficiari rispetto ai potenziali destinatari - la coerenza ... 28 Fase 2: implementazione-valutazione Una volta che sono stati decisi i programmi da attuare, occorre organizzare le fasi successive: 3. pianificare l’implementazione (formative evaluation) 4. fare il monitoraggio 5. pianificare la valutazione ex post (summative evaluation) Parole chiave INPUTS… PROCESSI /VARIABILIESTERNE…..OUTPUTS….. OUTCOMES….. IMPATTO ECONOMICITA’CONTROLLO INTERNO ALL’ENTE EFFICIENZA EFFICACIA Dalla fase 1 alla fase 2: il modello logico Gli aspetti sottoposti a valutazione sono riconducibili alle seguenti categorie: - effetti duraturi nel tempo - effetti a prova di condizioni avverse... Capacità di modificare stabilmente il contesto o le condizioni di vita dei destinatari Impatto - adeguatezza - tempestività - soddisfazione dei destinatari Capacità di fornire soluzioni ai problemi secondo criteri di efficacia Risultati (Outcomes) - beni - servizi - capacità - informazioni.. Capacità di fornire i prodotti richiesti secondo criteri di efficienza Prodotti (Outputs) - le interazioni con gli stakeholders - i conflitti allocativi - gli imprevisti dell’attuazione.. Capacità di gestire la complessità Processo - risorse finanziarie - risorse umane - ICT - risorse conoscitive - procurement di beni e servizi (diretto, outsourcing..)- comunicazione.. Capacità di acquisire lerisorse necessarie secondo criteri di economicità La valutazione più difficile è quella finale, decisiva Possiamo davvero attribuire al nostro intervento i cambiamenti osservati tra i destinatari, o piuttosto questi effetti vanno attribuiti a fattori esterni al progetto? La valutazione dell’impatto Questa parte della valutazione cerca di rispondere proprio alla domanda più difficile: è fondato attribuire alla politica i cambiamenti osservati dopo la sua implementazione? E’ sbagliato inferire dalle modificazioni dell’outcome il successo della politica:. La logica controfattuale cerca di evitare questo errore: l‘effetto di un intervento è la differenza tra quanto si osserva in presenza dell'intervento e quanto si sarebbe osservato in sua assenza (il controfattuale). Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione per gli effetti che gli esercizi di valutazione possono avere sulle stesse organizzazioni che li promuovono. Se alcuni sono assolutamente positivi, quali l’apprendimento e l’accountability, altri possono generare un senso di impotenza, ridurre la coesione e la fiducia, aumentare la distanza con i destinatari. Per questo, la scelta di sottoporre a valutazione un programma deve essere a sua volta attentamente valutata. Molti enti NFP hanno elaborato criteri per orientare le loro organizzazioni nella scelta se valutare o no, e, se sì, con quali criteri. La International Federation of Red Cross and Red Crescent Societies suggerisce questi criteri: 1 Utilità: la valutazione (V) deve essere utile e utilizzata 2. Fattibilità: la V deve essere realistica, diplomatica, e gestita con grande attenzione ai costi 3. Etica e Legalità: la V deve essre gestita in modo eticamente e legalmente corretto, con particolare attenzione al benessere di chi valuta e di chi è valutato 4. Impartialità e Indipendenza: la V deve essere imparziale e fornire una verifica complessiva e senza deformazioni che tenga conto delle opinioni di tutti gli stakeholders. 5. Trasparenza: ogni attività deve riflettere un orientamento per l’apertura e la trasparenza 6. Accuratezza: la V deve essere tecnicamente accurata e fornire sufficienti informazioni sulla raccolta dei dati, la loro analisi, i metodi per la loro interpretazione, in modo che se ne possa determinare il valore o il merito 7. Partecipazione: gli stakeholders devono essere consultati e coinvolti in modo significativo nel processo di V quando ciò è fattibile e appropriato 8. Collaborazione: la collaborazione tra i partners con ruoli chiave nel processo di V aumenta la legittimazione e l’utilità della V) 2 recenti tendenze 1. Il Social Problem Solving Soprattutto i criteri. Partecipazione, e Collaborazione, meritano una particolare attenzione. Dalla seconda metà degli anni ’80, anche nel campo delle politiche pubbliche i modelli per il problem solving prestano grande considerazione alle valutazioni dei destinatari: singole persone, famiglie, imprese, associazioni. I cittadini, in quanto utilizzatori – sperimentatori delle politiche pubbliche, accumulano competenze straordinarie circa - la natura dei problemi - le loro cause - le possibili soluzioni - il funzionamento dell’implementazione - la valutazione dei risultati. Le loro esperienze possono valere come migliaia di rilevazioni sperimentali fatte sul campo. 2. Una valutazione più attenta ai risultati latenti Sul piano metodologico, sono stati formulati correttivi per compensare la tendenza implicita in alcune applicazioni della AVP a fornire un bilancio negativo dei programmi esaminati. La valutazione di apprezzamento (appreciative evaluation), ad esempio, permette di portare alla luce i risultati positivi latenti, in modo da rafforzare la fiducia interna all’organizzazione, favorire la diffusione di buone pratiche, aumentare la credibilità verso l’esterno. In questa logica, alle tradizionali funzioni della valutazione, l’apprendimento e l’accountability, si aggiunge anche una terza funzione: la creazione della fiducia e del capitale sociale. L’imprenditoria sociale assolve a funzioni sociali e risolve attraverso mezzi innovativi i problemi sociali: favorendo la sostenibilità del business e la mobilità sociale. Le problematiche sociali sono complesse e richiedono per essere interpretati intelligenza emotiva, empatia, tempo…. Quale può essere la soluzione migliore di “grande impatto”? Quali sono i gruppi target più idonei? Per misurare l’impatto sociale è utile comprendere le categorie sociali sottostanti, correlare gli obiettivi proposti con i risultati creando valore sociale ed economico. L’impresa sociale crea prodotti e servizi per il soddisfacimento di bisogni sociali attraverso azioni che trasformano il contesto per ottenere ritorni sociali ed economici. I problemi sociali sono interconnessi e autoevidenti ma di lettura ambigua: tutti gli attori sociali sono perciò coinvolti(sttato, enti locali, ong, imprese, singoli individui). L’impatto sociale è il cambiamento positivo nello status quo delle persone afflitte da unop specifico problema che si cerca di risolvere attraverso azioni che hanno un effetto spillover (beneficiari indiretti). Il modello logico dell’impatto sociale Inputs: risorse investite nell’attività Outputs: beneficiari e servizi erogati Outputs: cambiamenti e processi sostenibili derivanti dall’azione Impatto: risultati di lungo periodo (forze sociali interagenti+target) Si registra così lo scarto tra gli effetti attesi e le conseguenze impreviste, si stima l’effetto netto del progetto e la sua proiezione ideali tra gli effetti generati e quello che sarebbe accaduto senza il progetto evidenziando i nessi causali tra effetti ed interventi, migliorando la performance delle imprese, delle ong e dei governi. Segue appendice informativa 1.7 Debrief ing 1.8 Briefin g 2.riunione per definire scopi e obiettivi di un progetto Il briefing è generalmente, ma non necessariame nte, una riunione svolta all'interno di un gruppo di lavoro o tra professionisti e clienti atto a definire le linee guida di un preogetto, di una campagna pubblicitaria, ecc. Può essere redatto un "brief" che è un documento che riassume gli obiettivi del progetto sia questo di tipo industriale, creativo, di una campagna pubblicitaria o di una ricerca marketing. Quando il processo creativo comincia da un briefing o da un brief, piuttosto che da un casuale output d’ ispirazione, o altra fonte, la persona incaricata a svolgere il compito, intraprende un lavoro interpretativo da cui trae una pianificazione iniziale del progetto. Prima che questo abbia luogo potrebbe essere utile una sessione di brainstorming . Durante lo svolgimento di un briefing o la redazione di un brief possono essere espressi o definite le aspettative e le intenzioni di coloro che commissionan o un "progetto" e di coloro che le realizzano. Designer, o persone professioniste di altri campi, dovranno produrre interpretazion i soddisfacenti. Questo spesso dà luogo ad una delle fasi più creative del processo di design e della progettazione in senso lato. 1. 2. Il debriefing è la valutazione finale di un processo. Come il termine briefing, viene dal linguaggio militare, e letteralmente significa "andare a rapporto al termine di una missione". In una riunione reale o virtuale con le persone che hanno partecipato al progetto, si confronta la relazione finale con il briefing, e si tirano le somme. Spesso il debriefing apre nuove prospettive che richiedono di avviare un nuovo processo di problem setting. Tutto comincia con il briefing e finisce con il debriefing.Con il briefing si entra nel gioco, con il debriefing se ne esce. Nel gioco (nel processo) si fanno esperienze dirette. Fuori dal gioco siamo spettatori, critici, giudici. Siamo in grado di vedere da fuori il funzionamento del gioco, e noi stessi come giocatori. Con il gioco si impara facendo, dopo del gioco con il debriefing si impara riflettendo su ciò che si è fatto. Briefing: che cosa dobbiamo fare? Debriefing: che cosa abbiamo fatto? Benchmarking come problem setting: dal confronto con i migliori nasce il disagio e si riesce ad individuare l’area di miglioramento. Debug = eliminazione dei difetti che porta al miglioramento delle procedure Verifica = valutazione dei risultati Debriefing = riflessione finale su tutto ciò che è accaduto, di bene e di male. Considerare retrospettivamente ciò che è stato fatto (è una facoltà del pensiero). Trovare le motivazioni per azioni che non erano state richieste esplicitamente dal briefing ma che era necessario eseguire per ottemperare al briefing. 3.Problemi che generano problemi A volte è il problema stesso che costituisce un problema. Ad esempio un venditore insistente pensa di risolvere un nostro problema di acquisto (hai bisogno di questo? Te lo vendo), ma se noi gli diciamo che non abbiamo bisogno di niente e lui insiste, invece di possibile soluzione di problemi diventa un problema. Torniamo così al problem setting, perché un problema mal posto può essere ignorato in quanto falso problema, o comunque risolto con spreco di tempo e di energie. Nella pratica zen i problemi (koan) vengono posti al praticante dal maestro. Nello zen i problemi vanno affrontati solo quando si presentano. Il praticante si pone il problema solo quando decide di fare pratica con un maestro (l’equivoco è che lui la vede come soluzione del problema, non come setting di un nuovo problema, o di una nuova serie di problemi). 4.Soluzioni che generano problemi Spesso è proprio la soluzione di un problema che genera un altro problema. Per esempio quando Messner sale tutti i 14 Ottomila del mondo, risolvendo uno spettacolare problema alpinistico, emerge il nuovo problema per l’alpinista: che fare dopo i 14 ottomila? Il debriefing in queste circostanze viene usato come setting di nuovi problemi. Per saperne di più sul debriefing, cfr. Marcato, Guasta, Bernacchia, Gioco e dopogioco, La Meridiana 1997, p. 149 http://www.amvi.it/redflag/debriefing.htm - esempio di un modulo di debriefing Che cosa vuol dire brainstorming? 5.Brainstorming è un termine inglese composto dalle parole brain (cervello) e storming (tempesta) e significa letteralmente tempesta di cervelli. Questa espressione è entrata nell'uso comune per... Brainstorming è un termine inglese composto dalle parole brain (cervello) e storming (tempesta) e significa letteralmente tempesta di cervelli. Questa espressione è entrata nell'uso comune per indicare una modalità di lavoro di gruppo in cui viene sfruttato il gioco creativo dell'associazione di idee: la finalità è fare emergere diverse possibili alternative in vista della soluzione di un problema. Ogni persona del gruppo è stimolata a produrre in modo creativo quante più idee in una sessione di lavoro: ogni pensiero è registrato e poi discusso all'interno del gruppo e solo in un secondo tempo viene eseguita una cernita qualitativa delle idee. A coniare questo termine fu, alla fine degli anni Trenta, il pubblicitario Alex F. Osborne che stabilì le quattro regole principali di questa tecnica di lavoro: nessuna critica alle idee degli altri, benvenuti tutti i capovolgimenti di idea, la quantità prima di tutto, lavoro di perfezionamento su ogni idea. Il termine brainstorming è considerato una parola comune nella lingua inglese, un termine generico per designare il pensiero creativo, slegato. Il brainstorming funziona focalizzando un problema, e poi lasciando emergere - deliberatamente senza un ordine prestabilito - tante soluzioni originali quante sia possibile, spingendole quanto più lontano sia possibile. . Il fondamento del brainstorming è la generazione di idee, in modo individuale o in gruppo, evitando di darne subito un giudizio di valore: la ricerca scientifica ha dimostrato che questo principio è altamente produttivo sia nello sforzo individuale che nel lavoro di gruppo. In particolare nel brainstorming di gruppo, è opinione generale che i commenti degli altri partecipanti stimolino le idee di ognuno, in un sorta di reazione a catena delle idee. Certamente i gruppi non sono imprescindibili per stimolare il pensiero creativo. Anche da soli è possibile fare brainstorming. Inoltre, in un gruppo, dobbiamo ascoltare gli altri e forse utilizzare tempo per ripetere le nostre idee, prima di ricevere sufficiente attenzione dagli altri. Un altro approccio interessante e produttivo è generare l’idea centrale da soli, e poi farla sviluppare da altri in diverse direzioni: di solito si ottiene più di quanto l’autore iniziale avrebbe potuto fare da solo. È sempre possibile analizzare nuovamente i risultati di un brainstorming in un secondo gruppo (più ridotto o più specializzato del primo), per cercare le migliori soluzioni anche con altri strumenti - più convenzionali. È essenziale che la fase di generazione delle idee sia separata dalla fase di giudizio del pensiero. La fase di giudizio non è meno importante. La mappa di idee risultante dovrà essere studiata ed elaborata, annotando gli elementi, collegando informazione locale o in rete, e classificando i nodi fino a raggiungere uno stato valutato come accettabile, idoneo per trarre le necessarie conclusioni. Alcune persone sono intuitive e flessibili, altre rigide e logiche. Il pensatore creativo può essere più produttivo nella fase iniziale del brainstorming, il pensatore critico nel valutare le possibilità realizzative. In ogni caso, l'ambiente di lavoro ideale per l’attività cognitiva è innanzitutto un ambiente di elaborazione della conoscenza, meglio quando si avvale opportunamente di un computer. Knowledge Master è un dispositivo sistemico globale, ideale per il brainstorming perché consente di creare e gestire con immediatezza e semplicità le risorse cognitive: Il tipo di mappa più conveniente per la fase iniziale della sessione di brainstorming è la mappa mentale; l'utente può iniziare la mappa mentale da zero o scegliere il modello di mappa mentale, già pronto in Knowledge Master. Basta sostituire i nomi convenzionali e completare. Svolgere una sessione di brainstorming con Knowledge Master è molto semplice: il sistema permette con semplicità e senza sforzo di inserire gli elementi cognitivi del brainstorming nella mappa, e subito collegarli ai dati, perché l’informazione è tutta disponibile in ogni momento. È molto semplice inserire nuovi elementi cognitivi, sia nell'attività individuale sia di gruppo. Con Knowledge Master è possibile, già durante il brainstorming, l’associazione di metadati (la categorizzazione dell’informazione), la ricerca ed il reperimento di qualunque tipo di informazione nel sistema, ed è possibile anche l’accesso a qualunque risorsa nel WWW. Nella fase di giudizio e valutazione è possibile anche creare delle strutture simili a quelle delle reti semantiche, utilizzabili come strumenti di lavoro successivo. E’ possibile identificare brani di testo anche in grandi file, utilizzandoli come elementi del nostro sistema cognitivo. La possibilità di stratificare le mappe in livelli (o dimensioni) permette di considerare praticamente illimitato lo spazio disponibile per la rappresentazione grafica. Quello che rende veramente utile l’attività di brainstorming è poter riuscire a capire e armonizzare gli elementi che rispondono alle classiche domande: Chi, Come, Cosa, Perché, Quando, Dove. Brainstorming Individuale o di Gruppo? Il brainstorming può essere svolto efficacemente sia da singole persone che da gruppi, o da entrambi concorrentemente: Il brainstorming individuale tende a produrre un più ampio spettro di idee rispetto al brainstorming di gruppo, ma tende a non sviluppare le idee con la stessa efficienza, forse perché i singoli spesso rincorrono i problemi che non possono risolvere. Peraltro, i singoli possono esplorare meglio le idee, senza assilli di tempo, senza paura del criticismo e senza essere dominati da altri membri del gruppo. Il brainstorming di gruppo sviluppa le idee più profondamente ed effettivamente, perché le difficoltà che potrebbe incontrare una persona nello sviluppare un’idea, potrebbero essere superate facilmente utilizzando la creatività e l’esperienza di un altro. Il brainstorming di gruppo tende a produrre meno idee (perché il tempo si utilizza sviluppando le idee in profondità) e può portare alla repressione delle persone creative ma discrete da parte delle più chiassose e invadenti. Il brainstorming di gruppo e individuale possono essere combinati, per esempio definendo il problema individualmente, e dopo lasciando al gruppo il compito di arrivare ad un ampio raggio di soluzioni, possibilmente superficiali. Queste soluzioni possono essere migliorate e sviluppate col brainstorming individuale, da parte degli specialisti delle singole materie. 5.1.1.1 Ecco le semplici regole per far funzionare al meglio il brainstorming di gruppo: Qualcuno deve essere incaricato di controllare la sessione, di definire molto chiaramente sin dall’inizio il problema da risolvere e gli obiettivi che si devono raggiungere, e deve mantenere la sessione in questo ambito. Non porre limiti predefiniti alla discussione del problema. Questa persona deve incoraggiare un atteggiamento entusiasta e privo di senso critico nel gruppo e stimolare la partecipazione di tutti i membri del gruppo. È opportuno specificare la durata della sessione, e nessun filone di pensiero dovrà essere seguito per troppo tempo. Occorre mantenere il brainstorming aderente all’oggetto, e cercare di indirizzare la sessione verso le soluzioni pratiche. I partecipanti al processo di brainstorming dovrebbero provenire dalle discipline più svariate, con un ampio spettro di esperienze, per ottenere molte idee più creative nella sessione. Si deve stimolare il gruppo a fare il brainstorming nel modo più informale e divertente, portando tutte le idee possibili, da quelle solidamente pratiche a quelle apparentemente irrealizzabili, creando un ambiente nel quale la creatività è apprezzata. Tutte le idee saranno accettate e registrate. Le idee non debbono essere criticate né valutate durante la sessione di brainstorming. Il criticismo può inibire qualche membro del gruppo nel proporre le proprie idee. Questo soffoca la creatività e rende inefficiente il brainstorming, bloccando il libero svolgimento di una buona sessione. È molto più facile scartare alla fine le idee meno valide, che riuscire ad averne di più. (Ma non è una perdita di tempo? No, se queste idee, apparentemente irrealizzabili o strane, stimolano in altri membri del gruppo altre idee più originali o innovative…). È opportuno incoraggiare i partecipanti a costruire sulle idee degli altri, a cercare combinazioni, abbellimenti, e miglioramenti. I membri del gruppo non dovrebbero soltanto apportare nuove idee nella sessione, possono anche prendere spunto da altri gruppi con altri approcci e svilupparli. Un altro approccio è far sviluppare da un gruppo un'idea centrale generata da un singolo, in diverse direzioni, più di quanto l’autore originale da solo avrebbe potuto fare. EaSI Nuovo programma ombrello comunitario per l’occupazione e la politica sociale L’Europa sociale Commissione europea Direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione Manoscritto terminato in novembre 2013 EaSI Nuovo programma ombrello comunitario per l’occupazione e la politica sociale Né la Commissione europea né alcuna persona che agisca a nome della Commissione europea è responsabile dell’uso che dovesse essere fatto delle informazioni contenute nella presente pubblicazione. I link in questa pubblicazione erano attivi alla data di completamento della redazione. Foto di copertina: Mi Ran Collin © Unione europea Per utilizzare o riprodurre foto prive di copyright dell’Unione europea, l’autorizzazione deve essere richiesta direttamente al detentore del copyright. Europe Direct è un servizio a vostra disposizione per aiutarvi a trovare le risposte ai vostri interrogativi sull’Unione europea. Numero verde unico (*): 00 800 6 7 8 9 10 11 (*) Le informazioni sono fornite gratuitamente e le chiamate sono nella maggior parte dei casi gratuite (con alcuni operatori e in alcuni alberghi e cabine telefoniche il servizio potrebbe essere a pagamento). Numerose altre informazioni sull’Unione europea sono disponibili su Internet consultando il portale Europa (http://europa.eu). Una scheda catalografica, con un sommario, figura alla fine del volume. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea, 2014 ISBN 978-92-79-33568-6 – doi:10.2767/43093 (print) ISBN 978-92-79-33592-1 – doi:10.2767/49542 (online) © Unione europea, 2014 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. Printed in Belgium Stampato su carta sbiancata senza cloro elementare (ECF)3 E a S I — N u o v o p r o g r amma omb r e l l o c omu n i t a r i o p e r l ’ o c c u p a z i o n e e l a p o l i t i c a s ociale Premessa Attualmente la situazione occupazionale e quella sociale costituiscono la principale fonte di preoccupazione dei cittadini e dei governi di tutta l’Unione europea (UE). Rappresentano anche una minaccia alla coesione, alla stabilità, alla competitività e alla prosperità dell’UE nel medio e nel lungo termine. In questo contesto di crisi e di incombenti sfide demografiche, ambientali e tecniche che minacciano i mercati del lavoro e i sistemi di protezione sociale, l’Europa ha bisogno di uno strumento applicabile a livello di tutta l’UE che, insieme al Fondo sociale europeo (FSE), consenta di generare, provare e diffondere soluzioni politiche innovative per favorire la crescita e l’occupazione sostenibili a lungo termine, ridurre le divergenze tra gli Stati membri e progredire nella riduzione delle disuguaglianze sociali. Il programma UE per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI) nasce per cercare di colmare il divario. Supporterà l’attuazione della strategia Europa 2020 in materia di occupazione, affari sociali e inclusione, completando l’FSE (orientato a progetti a livello locale e nazionale), concentrandosi su progetti innovativi con una portata di livello europeo. Le attività prioritarie di EaSI nel periodo 2014-2020 consisteranno nell’aiutare gli Stati membri a modernizzare i propri mercati del lavoro e i sistemi di sicurezza sociale, incrementando il tasso di occupazione, in particolare per i giovani. Altre attività importanti riguarderanno il sostegno alla creazione di posti di lavoro, la promozione di forza lavoro altamente qualificata, lo stimolo dell’adattamento al cambiamento e dell’anticipazione delle ristrutturazioni, il potenziamento della mobilità geografica e la promozione dell’innovazione sociale. Individuando, analizzando e diffondendo le migliori pratiche, EaSI sosterrà gli sforzi compiuti nel progettare e attuare riforme occupazionali e sociali a livello europeo, nazionale, regionale e locale. Attività e progetti concreti consentiranno di mettere alla prova le riforme sul terreno, prima di attuare su larga scala quelle che daranno i risultati migliori, anche attraverso l’FSE. In questo contesto, EaSI dedicherà circa 100 milioni di euro all’avvio di sperimentazioni nei settori più critici, come l’occupazione giovanile o l’inclusione dei gruppi svantaggiati.4 E a S I — Nuov o p r o g r a m m a o m b r e l l o c o m u n i t a r i o p e r l ’o c c u p a z i o n e e l a p o l i t icasociale Integrando la rete EURES nel progetto EaSI, saranno avviati dei programmi di mobilità dedicati, con l’obiettivo di agevolare la ricerca del lavoro e di promuovere l’incontro tra domanda e offerta a livello UE. Infine, EaSI metterà a disposizione un nuovo strumento finanziario per sostenere le imprese sociali e garantire la continuità con il nostro riuscito strumento di microfinanza. Pur essendo relativamente limitato, il bilancio proposto per EaSI metterà a disposizione una piattaforma per l’innovazione e la sperimentazione delle politiche e potrà essere integrato da parte degli Stati membri, anche con il sostegno dell’FSE. La strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi comuni prefissati per il 2020 è lunga. Questa pubblicazione ha lo scopo di contribuire mettendo in evidenza alcuni modi in cui EaSI e la vasta gamma di attori che ne stanno alla base possono fare qualcosa per guidare la nostra politica e le nostre azioni nella giusta direzione. László Andor Commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione5 E a S I — N u o v o p r o g r amma omb r e l l o c omu n i t a r i o p e r l ’ o c c u p a z i o n e e l a p o l i t icasociale Indice Premessa 3 1. L’essenza di EaSI 7 2. Progress: modernizzare l’occupazione e le politiche sociali 11 3. EURES: promuovere la mobilità del lavoro 15 4. Microfinanza e imprenditoria sociale 19 Ulteriori informazioni/seguici 227 E a S I — N u o v o p r o g r amma omb r e l l o c omu n i t a r i o p e r l ’ o c c u p a z i o n e e l a p o l i t i c a s o c i a l e 1. L’essenza di EaSI Il programma per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI) è uno strumento di finanziamento attivo a livello europeo, gestito direttamente dalla Commissione europea, che ha l’obiettivo di sostenere l’occupazione, la politica sociale e la mobilità del lavoro in tutta l’UE. I finanziamenti del programma EaSI vengono utilizzati per mettere alla prova, sul campo, le idee per le riforme, al fine di valutarle per poi sottoporre le migliori agli Stati membri. Al centro del programma EaSI si trova il concetto di innovazione sociale, orientato in particolare ai giovani. Il programma metterà a disposizione 10-14 milioni di euro l’anno per attività di innovazione sociale. EaSI riunisce tre programmi comunitari gestiti separatamente tra il 2007 e il 2013: . Progress (programma per l’occupazione e la solidarietà sociale), che ha sostenuto lo sviluppo e il coordinamento della politica dell’UE per quanto riguarda l’occupazione, l’inclusione sociale, la protezione sociale, le condizioni di lavoro, la lotta contro la discriminazione e l’uguaglianza di genere; . EURES (servizi europei per l’impiego), una rete di cooperazione tra la Commissione europea e i servizi pubblici per l’impiego degli Stati membri, che incoraggia la mobilità dei lavoratori; . Progress Microfinance (strumento europeo Progress di microfinanza), che ha lo scopo di aumentare la disponibilità di microcredito per chi desidera creare o sviluppare una piccola impresa. Da gennaio 2014 questi programmi formeranno i tre assi del programma EaSI. Riunendo questi programmi in un programma ombrello, la Commissione si prefigge l’obiettivo di valorizzare i risultati ottenuti in passato e raggiungere obiettivi comuni per le politiche sociali e occupazionali dell’UE. Da questa operazione ci si aspetta anche un miglior coordinamento tra i programmi, una maggiore coerenza delle politiche e una maggiore efficienza nell’erogazione e nella gestione. EaSI non è un programma isolato: insieme al Fondo sociale europeo (FSE) e al Fondo europeo per la globalizzazione (FEG) forma un gruppo coerente di programmi UE orientati a promuovere l’occupazione, la protezione sociale, l’inclusione e le condizioni di lavoro per il periodo 2014-2020. 8 E a S I — Nuov o p r o g r a m m a o m b r e l l o c o m u n i t a r i o p e r l ’o c c u p a z i o n e e l a p o l i t i c a s o c i a l e Lo strumento si inserisce nella strategia di crescita decennale dell’UE, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi sociali e occupazionali della strategia Europa 2020. Supporta anche il lancio delle sette iniziative faro presentate nel 2010, in particolare le seguenti: Piattaforma europea contro la povertà e l’esclusione sociale, Un’agenda per nuove competenze e per l’occupazione e Gioventù in movimento. Gli obiettivi di EaSI completano una serie di altre recenti iniziative della Commissione europea volte ad affrontare le sfide che sorgono in ambito sociale ed economico, in particolare per quanto riguarda l’occupazione, gli investimenti sociali e i pacchetti per l’occupazione giovanile. Gli obiettivi dello strumento si inseriscono anche nel quadro degli aspetti occupazionali e sociali del semestre europeo. Obiettivi di EaSI . Rafforzare la titolarità degli obiettivi dell’UE e il coordinamento delle azioni a livello UE e nazionale in materia di occupazione, affari sociali e inclusione. . Sostenere lo sviluppo di adeguati sistemi di protezione sociale e di opportune politiche per il mercato del lavoro, promuovendo la buona amministrazione, l’apprendimento reciproco e l’innovazione sociale. . Modernizzare la legislazione dell’UE e garantirne l’applicazione efficace. . Promuovere la mobilità geografica e incrementare le opportunità di occupazione attraverso lo sviluppo di un mercato del lavoro aperto. . Aumentare la disponibilità e l’accessibilità della microfinanza per i gruppi vulnerabili e per le microimprese, oltre ad agevolare l’accesso ai finanziamenti per le imprese sociali. 9 E a S I — N u o v o p r o g r amma omb r e l l o c omu n i t a r i o p e r l ’ o c c u p azioneelapoliticasociale Un’azione coordinata L’attuazione di politiche mirate ad affrontare i problemi socio-economici rientra principalmente nella competenza degli Stati membri e delle regioni; sta però aumentando il consenso sul fatto che un’azione coordinata su scala europea possa migliorare le politiche a livello locale. È qui che entra in gioco il programma EaSI. I suoi tre programmi, che rimarranno attivi con gli stessi nomi, sono fortemente complementari e tutti e tre perseguono lo stesso obiettivo: promuovere l’occupazione, l’inclusione sociale e la mobilità del lavoro. Così, ad esempio, anche l’implementazione dell’asse Microfinanza è sostenuta dall’asse Progress, grazie al supporto fornito all’assistenza tecnica per gli operatori del ramo Microfinanza. © Imageglobe 10 E a S I — Nuov o p r o g r a m m a o m b r e l l o c o m u n i t a r i o p e r l ’o c c u p a z i o n e e l a p o l i t i c a s o c i a l e Complementarità con altri programmi comunitari Il programma EaSI è progettato per sostenere lo sviluppo delle politiche e della legislazione a livello UE e le sue azioni devono essere integrate a livello nazionale, regionale e locale. Ad esempio, tutte le attività nazionali della rete EURES saranno finanziate dall’FSE. Le attività di collaborazione transfrontaliere che coinvolgono più Stati membri saranno finanziate attraverso EaSI per migliorare la mobilità dei lavoratori nell’UE. EaSI funzionerà anche a stretto contatto con altri strumenti finanziari dell’UE in settori come il dialogo sociale, la giustizia e i diritti fondamentali, l’istruzione, la formazione professionale e le politiche giovanili, la ricerca e l’innovazione, l’imprenditorialità, la sanità, l’allargamento e le relazioni esterne, la politica economica generale. Il programma Progress verrà modificato passando da cinque a tre filoni. Le sue attività di promozione dell’uguaglianza di genere e di lotta alla discriminazione saranno finanziate, per il periodo 2014-2020, tramite il programma Diritti fondamentali, uguaglianza e cittadinanza. EaSI promuoverà l’uguaglianza di genere e combatterà le discriminazioni nell’ambito di tutti i suoi obiettivi, in linea con gli impegni comunitari e quelli di Europa 2020. EaSI in cifre . Bilancio totale: 919 469 000 di euro, a prezzi correnti. . Ripartizione indicativa dei fondi: PROGRESS (61%, dal 15% incluso al 20% per la sperimentazione della politica sociale), MF/IS 21% ed EURES 18%. 919 milioni di euro in sette anni Modernizzazione della politica per l'occupazione e la solidarietà sociale (PROGRESS) Promozione della mobilità professionale (EURES) Microfinanziamenti e imprenditorialità sociale 21 % 18 % 61 % 11 E a S I — N u o v o p r o g r amma omb r e l l o c omu n i t a r i o p e r l ’ o c c u p azioneelapoliticasociale 1. Progress: modernizzare l’occupazione e le politiche sociali Progress è il principale strumento dell’UE gestito direttamente dalla Commissione europea per promuovere riforme politiche in materia di occupazione e politiche sociali. Il programma ha lo scopo di contribuire all’attuazione del progetto Europa 2020, compresi gli obiettivi principali, gli orientamenti integrati e le iniziative faro. Continuerà a sostenere le politiche dell’UE in tre ambiti: promuovere un’occupazione sostenibile e di alto livello qualitativo, garantire una protezione sociale adeguata e dignitosa e combattere l’esclusione sociale e la povertà, migliorare le condizioni di lavoro. I fondi sono ripartiti come segue: . occupazione, soprattutto per combattere la disoccupazione giovanile: almeno il 20 %; . protezione sociale, inclusione sociale e riduzione e prevenzione della povertà: almeno il 50 %; . condizioni di lavoro: almeno il 10 %. Per maggiore flessibilità, è possibile affrontare più questioni relative alle politiche combinate tra loro ricorrendo a un massimo del 20 % dei fondi stanziati. Obiettivi specifici Nel periodo 2014-2020 Progress continuerà a sviluppare e a diffondere conoscenze analitiche confrontabili a livello UE per quanto riguarda l’occupazione, la protezione sociale e le condizioni di lavoro; sosterrà la condivisione delle informazioni, l’apprendimento reciproco e il dialogo, assisterà a livello finanziario gli Stati membri e gli altri paesi partecipanti per contribuire allo sviluppo delle loro politiche e all’attuazione della normativa dell’UE. Il nuovo programma fornirà inoltre sostegno finanziario alle organizzazioni non governative, in particolare per promuovere l’inclusione sociale e la riduzione della povertà. Sperimentazione della politica sociale Progress aumenterà il sostegno per la verifica delle innovazioni e delle sperimentazioni nell’ambito della politica sociale e occupazionale, prestando attenzione alla metodologia (approccio più rigorosamente scientifico) e all’aspetto finanziario (impegno a stanziare tra i 10 e i 14 milioni di euro l’anno). Il sostegno alla sperimentazione della politica sociale avrà lo scopo di applicare su larga scala innovazioni sociali in grado di fornire risposte innovative alle esigenze sociali degli Stati membri. Contribuirà a verificare la realizzabilità delle innovazioni introdotte in 12 E a S I — Nuov o p r o g r a m m a o m b r e l l o c o m u n i t a r i o p e r l ’o c c u pazioneelapoliticasociale ambito occupazionale e sociale che offrono risposte politiche innovative alle esigenze sociali, prima di replicarle su una scala più grande se dimostrano di generare risultati adeguati. Le idee che daranno buoni risultati potranno essere attuate con il sostegno finanziario dell’FSE e di altre fonti. Come esempio, si può ricordare che nel 2012 il programma ha avviato 17 progetti pilota nell’ambito di questa sperimentazione in 11 Stati membri dell’UE. Uno di questi, il progetto HOPE in Stations, ha indotto le autorità a adottare un approccio meno duro nei confronti dei senzatetto nelle stazioni ferroviarie di sette città europee. Progress utilizzerà anche i propri fondi dedicati per la sperimentazione nell’ambito della politica sociale, al fine di sviluppare ulteriormente le potenzialità dell’occupazione e dell’innovazione sociale. Tipi di attività che possono essere sostenute tramite Progress 1) Analisi a) Le prove empiriche relative alle politiche, una volte ottenute attraverso Progress, vengono utilizzate spesso dalla Commissione europea e contribuiscono ad avviare e rafforzare il dibattito nazionale in tutte le fasi del ciclo politico. Nelle storie di successo del programma, le prove empiriche relative alle politiche hanno o hanno avuto un ruolo negli ambiti elencati di seguito. . Occupazione: relazioni trimestrali dell’Osservatorio europeo per l’occupazione. . Protezione sociale e inclusione sociale: banca dati MISSOC, tabelle comparative relative a 31 paesi e 12 aree principali dell’ambito della protezione sociale. . Condizioni di lavoro: sondaggio d’opinione paneuropeo sulla salute e la sicurezza sul lavoro a cura dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, con risultati relativi a 36 paesi europei, nel 2012. . Uguaglianza di genere: banca dati della Commissione europea su donne e uomini nelle posizioni di responsabilità: dati sul numero di donne e di uomini che rivestono ruoli decisionali importanti in politica, nella pubblica amministrazione, in magistratura e in varie altre aree chiave dell’economia, in 34 paesi. . Lotta alla discriminazione: relazione tematica aggiornata relativa al divieto di discriminazione, in conformità alla legislazione europea sui diritti umani. b) Progress aiuta la Commissione a garantire l’applicazione corretta ed efficace del diritto dell’UE negli Stati membri, attraverso un monitoraggio regolare. Ha sostenuto attivamente lo sviluppo e la modifica di iniziative giuridiche, in particolare per quanto riguarda le condizioni di lavoro e la possibile revisione del quadro legislativo in materia di lavoratori in trasferta.13 E a S I — N u o v o p r o g r amma omb r e l l o c omu n i t a r i o p e r l ’ o c c u p a z i o n e e l a p o l i t i c a s o c i a l e 2) Apprendimento reciproco, sensibilizzazione e diffusione a) Progress supporta la revisione paritaria delle politiche per la protezione sociale e l’inclusione sociale in diversi Stati membri dell’UE per agevolare i processi di apprendimento reciproco e di trasferimento delle politiche, oltre a una visione e a una titolarità condivise degli obiettivi politici dell’UE in questi settori. Una revisione paritaria del 2012, a Parigi, ha evidenziato che sostenere l’economia sociale è molto importante per raggiungere almeno tre degli obiettivi chiave della strategia Europa 2020 (occupazione e crescita, innovazione, lotta contro la povertà) e consente di generare innovazione sociale. Insieme al paese ospitante (la Francia) e a 10 paesi omologhi, le ONG finanziate da Progress (Eurodiaconia e Feantsa) hanno partecipato all’evento in qualità di operatori importanti e hanno condiviso la loro esperienza con gli altri partecipanti. b) Lo scambio di buone pratiche ed esperienze è uno dei principi fondamentali della strategia Europa 2020. Il progetto «New skills for green jobs: A case for a more gender inclusive labour market?» (Nuove competenze per i lavori ecologici: un’opportunità per un mercato del lavoro più inclusivo a livello di genere?) ha l’obiettivo di promuovere un’adeguata base di competenze per sostenere la transizione verso un’economia verde. Ha individuato e trasferito nei paesi partecipanti gli strumenti necessari per l’identificazione precoce delle competenze necessarie per rendere «più ecologica» l’economia. Ha anche messo in evidenza dei modi per migliorare l’efficienza e la pertinenza delle pratiche di formazione esistenti, con un’attenzione specifica alla partecipazione attiva delle donne. c) Analisi comparativa dei servizi pubblici per l’impiego (SPI). Grazie al successo del progetto «Benchmarking of PES activities» (Analisi comparativa dei servizi pubblici per l’impiego) e agli eventi sull’apprendimento reciproco ideati nel suo contesto, si sono ottenuti dei miglioramenti dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi pubblici per l’impiego in tutta l’UE. Le modifiche dei modelli di erogazione dei servizi pubblici per l’impiego derivano direttamente dalla partecipazione a eventi di apprendimento reciproco in ambito SPI (o ne sono ispirati). Questi eventi comprendono attività legate alla pianificazione di azioni individuali, alla definizione dei profili e al lavoro svolto per i disoccupati poco qualificati, in particolare giovani. 3) Sostegno ai principali operatori Importanti ONG europee introducono in diversi settori politici il punto di vista e i problemi trasversali dei rispettivi gruppi target. Progress ha sostenuto oltre 30 importanti reti e ONG dell’UE attive nella lotta alla discriminazione, nell’uguaglianza di genere e nell’inclusione/protezione sociale. Insieme, costituiscono un’utile fonte di informazioni per i responsabili delle decisioni dei singoli paesi e per altri attori in tutta l’UE, contribuendo ad esempio ad agevolare un approccio trasversale nei confronti delle politiche occupazionali e sociali europee. Fornendo supporto finanziario alle principali reti 14 E a S I — Nuov o p r o g r a m m a o m b r e l l o c o m u n i t a r i o p e r l ’o c c u p a z i o n e e l a p o l i t i c a s o c i ale dell’UE, Progress ha contribuito alla comunicazione e alla promozione di idee e strategie fondamentali, come l’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni, l’attuazione della Piattaforma contro la povertà e l’esclusione sociale, e l’attuazione delle strategie nazionali per l’integrazione dei rom. Progress continuerà a promuovere attività simili tra il 2014 e il 2020 e garantirà inoltre ulteriore valore aggiunto e rilevanza politica alle priorità presenti e future a livello dell’UE. Chi può partecipare? I finanziamenti attraverso Progress sono accessibili ai seguenti soggetti: . gli Stati membri dell’UE, . i paesi dell’area SEE ai sensi dell’accordo SEE e gli Stati membri dell’EFTA, . i paesi candidati UE e i candidati potenziali, in linea con i principi e le condizioni generali di cui agli accordi quadro stipulati con gli stessi in merito alla partecipazione ai programmi comunitari. I tipi di organizzazione che possono richiedere i finanziamenti sono i seguenti: . . . . . . . . . le autorità nazionali, regionali e locali, i servizi per l’impiego, gli organismi specializzati previsti dalla legislazione UE, le parti sociali, le organizzazioni non governative, gli istituti di istruzione superiore e gli istituti di ricerca, gli esperti in valutazione e valutazione d’impatto, gli uffici statistici nazionali, i mezzi di comunicazione.