la spettacolarizzazione - Pagano Sport Marketing
Transcript
la spettacolarizzazione - Pagano Sport Marketing
Marketing Ovale Una rubrica di Benchmarking di Antonio Pagano La Spettacolarizzazione una strategia di successo nel marketing sportivo L a “spettacolarizzazione” è oggi una delle strategie di marketing più praticate e di maggior successo nella gestione dei Club sportivi (negli sport da stadio o da arena ovviamente, molto meno in altri sport). Ma cosa significa in realtà “spettacolarizzazione” in un ambito come quello dello sport che è già di per sé spettacolo, almeno per la gran parte dei tifosi e degli appassionati che seguono in diretta o in TV l’evento sportivo? Significa dare allo spettacolo sportivo un valore aggiunto, un ulteriore spettacolo nello spettacolo che vada oltre lo sport e lo affianchi con eventi di richiamo allo scopo di aumentarne l’interesse e la capacità di attrazione. Una corretta strategia di marketing, valida erga omnes (cioè nella promozione dello sport come nella promozione di qualsiasi altro bene o servizio) distingue il “cosa” dal ”come”, gli obbiettivi dagli strumenti per realizzarli. Nel nostro caso gli obiettivi della spettacolarizzazione sono grosso modo i seguenti: • allargare il bacino di utenza, coinvolgendo attraverso lo spettacolo aggiuntivo, nello stadio/arena e in TV, un pubblico molto più vasto di quello dei normali aficionados • fidelizzare il target “naturale” offrendogli un prodotto migliore e quindi più appetibile • incrementare l’immagine del Club potenziandone l’importanza e la visibilità • attrarre sponsor e partner in funzione di reperire maggiori risorse • essere competitivi anche quando i risultati sportivi lasciano a desiderare Il “come”, la strategia in senso stretto, è massimizzare il divertimento, ottenuto con diversi interventi, alcuni di ampia rilevanza come potrebbe essere l’esibizione di una star dello spettacolo, altri più accessori come la presenza di mascotte e cheersleaders, ben al di là (ma non a spese) dell’evento sportivo vero e proprio: a beneficio del pubblico dello stadio/arena ma soprattutto a beneficio del pubblico televisivo. Un pubblico composito, formato da persone interessate al “main event” sportivo ma anche (e forse numericamente prevalenti) da persone che non ci sarebbero se non “catturate” con altri mezzi. E’ bene sottolineare che l’amplificazione del divertimento è un mezzo, non un fine. Il fine è dare maggior peso al Club, la mission rimane tutta nell’ambito dello sport, il mezzo però potrebbe essere diverso. Ma oggi funziona così e il marketing sportivo non può non tenerne conto. >> Probabilmente i puristi del rugby storceranno il naso ma pazienza: il mondo, e lo sport con esso, va avanti. Antonio Pagano 33 anni, avvocato, Marketing and Communication Manager del Montepaschi Viadana Rugby Club. Esperienza consolidata nel marketing dei beni di largo consumo, nella pratica sportiva e in scienza della nutrizione. Ha introdotto con sistematicità il marketing nel mondo del rugby italiano, facendone uno strumento fondamentale di crescita e d’immagine. Ideatore di Performanager®, l’innovativo metodo di formazione manageriale basato sui principi e i valori del rugby, adottato con successo da numerose importanti aziende italiane e multinazionali. n˚42 Novembre 2008 93 >> E’un serpente che si morde la coda: maggior >> divertimento porta con sé maggior appeal, maggior appeal vuol dire più partner, più partner producono maggiori risorse, maggiori risorse consentono maggiori investimenti in giocatori e nel marketing, maggiori investimenti portano migliori risultati agonistici e spettacolari che a loro volta… Nelle foto di questa pagina e di quella precedente, immagini di archivio del rugby inglese, francese e alcuni scorci delle attività di spettacolarizzazione della National Football League Per capirci meglio vediamo cosa succede nel Super Bowl americano, un terreno dove questa strategia di spettacolarizzazione trova una delle sue massime espressioni. Come è noto il Super Bowl è l’evento che nel football americano assegna annualmente il titolo della National Football League (NFL): nel mondo incolla davanti al piccolo schermo più di un miliardo di telespettatori ed è il principale avvenimento sportivo degli Stati Uniti. Ma il Super Bowl non è solo una partita di football è anche e soprattutto uno dei più grandi e potenti contenitori mediatici mai inventati, una macchina da soldi mirabilmente gestita, uno speciale e redditizio strumento di marketing. L’immancabile “Halftime Show,” lo show nell’intervallo dei due tempi, rappresenta la performance musicale più vista dell’anno negli Stati Uniti ed è trasmesso in più di 230 nazioni: vi si esibiscono artisti del calibro di Bruce Springsteen, Paul Mc Cartney, Rolling Stones, U2, tanto per fare dei nomi. Gli inserzionisti corrono come gli orsi al miele: dallo storico spot della Apple Computer con la regia di Ridley Scott per il lancio dell’Apple Macintosh all’altrettanto famoso spot della Budweiser soprannominato “Bud Bowl” , passando per Coca Cola, Audi, Bridgestone, Dell, Disney, FedEx, Fox Pictures, Garmin Gps, Gatorade G2, Hyundai, Paramount, Pepsi Cola, Sony Pictures, Sunsilk, T-mobile, Toyota, Universal, Warner Bros, la diretta televisiva del Super Bowl è diventata la principale vetrina per gli spot televisivi dei big, soprattutto in funzione del lancio di nuovi prodotti. Il costo medio di uno spot pubblicitario di 30 secondi è stato nell’ultimo anno di circa 2.7 milioni di dollari. La media spettatori ha superato i 90 milioni di persone con punte record che sono arrivate quasi a 100. Per rimanere in America e sempre nel football, sorprendente, quasi shoccante, è la strategia di hospitlaity e di “marketing spinto” adottato dai Tampa Bay Buccaneers (I Pirati di Tampa Bay), uno dei team che partecipano alla National Football League. A parte un sito web a dir poco straordinario, creativo, intuitivo e dinamico, a impressionare è lo stadio, davvero incredibile, il Raymond James Stadium (considerato uno dei migliori, se non addirittura il migliore del circuito NFL ) o come a loro piace chiamarlo “la tana dei pirati”. Lo stadio costruito nel 1998 e che ospiterà il Super Bowl 2009 è praticamente un condensato di marketing al servizio del business; 65.000 posti (aumentabili fino a 75.000 per gli eventi più importanti) assume la forma di un mega galeone pirata (family feeling con il resto della comunicazione incentrata tutta sullo stile piratesco) durante le partite, con 200 suite per l’hospitality riuscendo a coinvolgere lo spettatore a 360°: ad ogni segnatura i cannoni esplodono colpi su colpi e il pubblico è intrattenuto da concorsi, giochi e quant’altro serva a divertirlo, a proporgli qualcosa da fare o da comprare. Se non è marketing questo, cos’è? Ma una grande case history di spettacolarizzazione ce l’abbiamo anche noi in Europa, in Francia, paese più vicino a noi culturalmente oltre che geograficamente. Il deus ex machina si chiama Max Guazzini, classe 1947, di 94 Rugby! il magazine italiano del rugby origini toscane, avvocato, uomo di mondo che ha sempre creduto nel business dello spettacolo. Anche perchè Max Guazzini viene dallo spettacolo e ne conosce bene le potenzialità e i meccanismi: ex cantante, inventore della primo grande network radiofonico francese, NRJ. Nel 1992 entra nel rugby e diventa presidente dello Stade Français, Club dal passato glorioso ma ormai in terza divisione. In soli sei anni conquista il titolo francese e in altri sei anni la ribalta mondiale. Nel 2000 lancia il calendario senza veli degli “Dieux du Stade”, ossia giocatori fotografati nudi in pose plastiche, giunto oggi alla sua nona edizione: un vero terremoto nel mondo sostanzialmente conservatore del rugby francese. Ma Guazzini va avanti imperterrito e adotta per i suoi giocatori il colore rosa, un’altra rivoluzione francese. Proprio dal Super Bowl importa la formula della partita come evento: spettacoli, musica, colori insieme a ottanta minuti di rugby. I risultati? Vediamo cosa è accaduto il 13 maggio 2007, a Parigi, durante la partita Stade Français-Perpignan nello Stade de France (quello del calcio, per intenderci): al centro del campo i Gipsy Kings scaldano il pubblico riproponendo i loro storici successi. A seguire le evoluzioni di sei cavallerizzi cosacchi. L’anello è ormai gremito, tinto di magliette e bandiere rosa, ben 72.000 spettatori. Poi un match di wrestling, i balletti delle cheerleaders, la sfilata di quattro vedette del Moulin Rouge vestite (poco) con i colori dello Stade. Musica a tutto volume quando entrano le squadre, per i padroni di casa una rilettura techno di “Another brick in the wall” fra una cascata di stelle filanti argento. A questo punto, finalmente, può iniziare la partita. Ma non è un caso isolato. Per la stagione in corso Guazzini ha presentato nuove maglie agli antipodi della tradizione rugbistica: si ispirano alla pop art di Andy Warhol, facce multicolori su sfondo blu, non Marylin Monroe ma il volto di una santa, eroina del medioevo francese, la regina Bianca di Castiglia. Bizzarro innovatore a briglia sciolta o genio del marketing? Per lui parlano i numeri. Guazzini ha battuto e ribattuto il record di presenze in gare di campionato di tutti gli sport di squadra francesi (79.741 contro il Tolosa lo scorso 27 gennaio). Ha venduto 200 mila copie del calendario 2006, con un ricavato netto di 650 mila euro di cui una parte data in beneficenza. Visti questi risultati non c’è da stupirsi se altri Club stanno battendo la stessa strada, come il Bourgoin di Pierre Martinet, che ha cominciato ad affittare gli stadi di Saint-Etienne e di Lyon per le partite di cartello copiando lo stile Guazzini a suon di musica e danzatrici di samba. E in Italia? In Italia la spettacolarizzazione è ancora ai primi passi ma qualcosa si sta muovendo. Gli sport da palazzetto sono i più avanzati (basket soprattutto) e anche altri sport come tennis, beach volley o beach soccer timidamente cercano di adeguarsi. Lo stesso calcio, il re degli sport italiani, fa fatica dall’alto del suo egocentrismo a creare spettacoli collaterali alle partite, forse con la presunzione che non ne abbia bisogno o che comunque non serva. Intanto la media spettatori e abbonati cala di anno in anno, con tassi di riempimento degli stadi ben lontani da quelli di altri campionati: in Premier League ad esempio è sul 92 per cento, da noi siamo al 53% (ultima la Lazio, 26,61%). La Fiorentina di Della Valle, non a caso manager del Made in Italy abituato a servirsi del marketing, sembra averlo capito. Il suo nuovissimo progetto di rilancio della Fiorentina, accanto ad un nuovo megastadio da 50.000 posti, prevede un parco giochi, un museo, spazi di hospitality, aree commerciali, iniziative di intrattenimento e spettacolo: una specie di calciodisneyland che fa da contorno al piatto forte del calcio, stuzzicando l’appetito di calciofili e non, dentro e fuori la Toscana. Anche a Viadana ho cercato, con tutti i limiti del caso, in primis le risorse a disposizione, di introdurre la spettacolarizzazione sul modello Guazzini. Feste, eventi, musica e quant’altro sia in grado di coinvolgere gli spettatori con una dose aggiuntiva di emozioni e divertimento. Se all’estero la conoscono bene, nel rugby italiano la spettacolarizzazione è una novità e non tutti, per spocchia, ignoranza, malinteso purismo, pigrizia mentale, sono pronti ad accettarla. Fra l’altro il rugby italiano registra un sempre più alto gradimento del pubblico femminile, sugli spalti e anche in campo, con motivazioni nuove e diverse che non è più possibile ignorare. E per la prima volta al vertice del Rovigo, una squadra del Super Ten, c’è una signora quarantenne, Susanna Vecchi. Viadana ha la media spettatori più alta nel Super 10 ma è un primato che in assoluto conta poco. Ben venga quindi la spettacolarizzazione se serve a far conoscere, seguire ed amare questo sport meraviglioso da parte di un numero sempre crescente di persone. Il Montepaschi Viadana Night, festa annuale di presentazione delle nuove stagioni, rientra in questa filosofia. L’anno scorso ha invitato a condurla Andrea e Michele di Radio Dj. Nelll’ultima edizione è stato il turno di una star nascente come Giusi Ferreri. Abbiamo anche creato una Mascotte, Leonero, con tanto di Jingle e un gruppo di Cheerleaders, le Leonerine, che ad ogni partita intrattengono gli spettatori portando un ulteriore tocco di divertimento e simpatia che non guasta mai. Ormai Leonero e le Leonerine sono un’istituzione per Viadana, conosciutissimi e amatissimi anche fuori dai confini: Leionero è arrivato fino a Cardiff nella finale dell’Haineken Cup 2008. E’ ancora poco, certo, ma la strada è indubbiamente questa. C’è però il rovescio della medaglia, che va ribadito: senza vittorie in campo per un po’ lo spettacolo tiene ma alla lunga la bolla si sgonfia e non è più in grado di supplire alla mancanza di risultati sportivi. Max Guazzini, patron dello Stade Francais e genio del marketing sportivo / foto Stade Francais n˚42 Novembre 2008 95