inserto Italie/Vicentino

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inserto Italie/Vicentino
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- Sabato 8 Settembre 2012 - Corriere della Sera - Italie/Vicentino
Agatha Christie
«Assassinio sull’Orient Express»
«...Era una bruttezza raffinata: affascinava
piuttosto che ripugnare. Sedeva con la
schiena rigida. Intorno al collo aveva una
Le aziende
collana di perle grossissime e, per quanto
improbabile potesse sembrare, autentiche.
Le mani erano coperte di anelli. Aveva
sulle spalle un mantello di ermellino. Un
piccolissimo e costoso tocco nero che
stonava disgustosamente con la faccia
gialla da rospo che vi stava sotto. In quel
momento si rivolgeva al cameriere con
voce chiara, cortese, ma assolutamente
autoritaria...»
SEI PERSONAGGI PER UNA PASSIONE
Perché
facciamo
gioielli
Cosa sostiene gli imprenditori nei
momenti difficili? La storia della loro
vita, fatta di entusiasmi, tenacia,
intuito. E un fiume di nuove idee
testi di Melisa Garzonio
ROBERTO COIN
ADRIANO CHIMENTO
«Ho scelto un mondo
in cui trovo tutto: amore,
creatività e magia»
«Il lusso non ostentato
e la qualità. Questo ho
imparato e insegnato»
on ama definirsi un orafo, ma un business man. Spiega: «Sono un uomo
d’affari che si è innamorato della creatività. E un creativo che è diventato un
discreto manager. Mi muove la curiosità, l’entusiasmo, l’amore per il lusso,
nell’accezione più nobile della parola. Per me, lusso non significa ostentazione sfacciata, ma il compiacimento di aver raggiunto qualcosa che dia piacere a sé e alle
persone che amiamo. Un piacere da condividere. Anche adesso che la crisi ci rende
il lavoro difficile. Che fa riflettere anche me che ho sempre esportato il 99% dei miei
gioielli, e che sono fondamentalmente un ottimista». Eloquio da gentleman, vocabolario forbito, il veneziano Roberto Coin approda nella capitale palladiana dei gioielli
dalle rive nebbiose delle Channel Islands. «A ventiquattro anni comprai un albergo
a Guernsey e imparai il mestiere. Quando decisi di tornare nel mio Veneto avevo un
sogno: i gioielli. Perché? Perché in un gioiello c’è tutto: creatività, fantasia, magia».
Detto, fatto, nel 1977 nasce a Vicenza l’azienda che porterà il suo nome e che nel
1996 si trasformerà in uno dei marchi di gioielleria più conosciuti del pianeta, con oltre
800 punti vendita nel mondo. In Italia i corner Coin sono due, uno a Roma, in zona
piazza di Spagna, e un’altro, in franchising,
a Venezia, in piazza San Marco. A Vicenza
il presidente è affiancato da due formidabili alleati: il figlio Carlo, nel ruolo di amministratore delegato, e la moglie Pilar Cabo, insostituibile direttore marketing.
Oro, ma non solo. Se nel 1978 Roberto
Coin è tra i primi a utilizzare l’oro nelle sue tre varianti di colore, giallo, bianco, rosa,
negli anni arriveranno gli smalti, le pietre preziose e la gemma delle gemme: «Cento», il diamante con cento sfaccettature. Con i suoi trecento dipendenti e la quarantina di piccole imprese orafe disseminate per l’Italia, l’azienda produce ogni anno tra
quattrocento e seicento nuovi modelli. «Da noi comprano europei, asiatici, statunitensi e sudamericani. Sono clienti affezionati. Se quest’anno la richiesta è un po’
calata, non ci spaventiamo. Cerchiamo di fare prodotti meno costosi, riduciamo le
pretese, ma sempre tenendo alta la nostra credibilità». A documentarla c’è anche
l’impegno etico: Roberto Coin aderisce al Kimberley process (KP), l’accordo delle
Nazioni Unite, che vede impegnati tutti i Paesi produttori di diamanti e le organizzazioni non governative contro il traffico dei diamanti insanguinati, provenienti da
zone di conflitto. E l’impegno sociale: le campagne pubblicitarie con la top model
Christy Turlington, testimonial feticcio di Coin, hanno finanziato i poveri di Care e i
ragazzi di YouthAIDS. E dal 2011 supportano Every Mother Counts, causa a tutela
della cura e salute di tutte le donne che mettono al mondo un figlio.
’è una casetta rosa di fronte all’azienda in cemento armato di Grisignano di
Zocco, borgo industrioso a 15 chilometri da Vicenza. «È stata la mia prima
"fabbrica"», racconta con voce commossa Adriano Chimento, patron della
gioielleria fondata nel ’64, mezzo secolo di catene d’oro e grandi successi. «Lavoravo in casa, la sera, piccola oreficeria, di giorno facevo l’operaio. Oggi diamo lavoro
a 150 dipendenti, abbiamo filiali negli Stati Uniti e in Sud America. Ma non ci siamo montati la testa. L’ho insegnato anche ai miei figli, Mario, che tre anni fa ho
messo al timone dell’impresa, e Federica, che si occupa della grande distribuzione
in giro per il mondo. Il mercato è capriccioso, e quello dei gioielli ancora di più.
Puntate sulla bellezza, ragazzi, sul lavoro fatto bene, sulla modestia».
Chimento comincia la sua storia (abbagliante) negli anni 60, esordendo sul mercato dei gioielli con «Double», un maxi bracciale reversibile in oro, oggi considerato
un cult della maison. Nell’«ufficio stile» ci sono venti creativi. Il design Chimento
collabora con la ricerca più aggiornata, ma
mai a discapito dei valori del marchio: stile, charme, portabilità. Valori a cui si accorda anche la linea dedicata all’uomo, al quale Chimento dà licenza di indossare oro e
diamanti, ma solo se abbinati a leghe leggere e «povere» come titanio e alluminio (lo
stile ruvido di James Bond insegna). Perché, come insegna il vecchio Adriano, «il
lusso non va mai ostentato».
L’anno scorso Chimento ha cavalcato la
crisi con «Happiness» e «Infinity», una cascata di preziosi che mescola diamanti,
quarzi nature e madreperla. Quest’anno sfida la grande depressione con «Diana»,
una collezione che abbina il colore caldo dell’oro al bianco dei diamanti in una
parure di anelli, bracciali e pendenti dallo styling sinuoso e avvolgente (leit motive
dei gioielli Chimento). Mario, il delfino, ha 41 anni, sposato con due figli, un vecchio amore per il golf («oggi molto trascurato») e un rapporto totalizzante con i
gioielli. È appena rientrato da Ginevra, soddisfatto: «A fine luglio, dopo un corposo
lavoro di restyling, abbiamo riaperto la nostra boutique di Ginevra, a fine settembre faremo lo stesso a Milano, in via della Spiga». Due vetrine del lusso. Ribatte il
giovane Chimento: «Per grandi preziosi ci vuole una cornice adeguata. Abbiamo
scelto colori caldi come il marrone e il beige, illuminati da dettagli in oro e bronzo.
Ci stiamo espandendo a Est. Credo che questo sia il momento più opportuno per
entrare in modo credibile in mercati per noi nuovi. Abbiamo aperto un monomarca a Bakù, in Azerbaijan, e in settembre avremo una vetrina anche a Mosca. L’area
asiatica, in questo momento, è una vera terra promessa. E noi siamo in viaggio».
N
C
Avvolgente
Roberto Coin e il bracciale
Cobra Unique Collection
in oro bianco con
diamanti, zaffiri e rubini
L’azienda nata nel
1977 è un marchio
leader: oltre 800 punti
vendita nel mondo
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Esordi «domestici»
negli anni 60 poi il
marchio va nel mondo.
E oggi sfonda a Est
Tris d’oro
Adriano Chimento e gli anelli
in oro bianco, giallo, rosa
con diamanti bianchi
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