Horus N° 0 - Grande Oriente Egizio di Memphis e Misraim

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Horus N° 0 - Grande Oriente Egizio di Memphis e Misraim
n. 0 A:. L:. E:. 3306
INDICE
- Editoriale
Fr∴ Leuviah - Cavaliere d’Occidente
pag. 3
- Custodi dell’Arca venerata - Allocuzione del Gran Hyerofante per il II Convento
Nazionale dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim
Il Gran Hyerophante Ser∴ Fr∴ Akira
pag. 4
- Relazione morale per il II Convento Nazionale dell’Ordine dei Riti Uniti di
Memphis e Misraim
Il Grande Oratore M∴S∴ Fr∴ Retziel
pag. 9
- Considerazioni sul IV grado
Fr∴ Parzival - Sublime Scozzese
pag. 14
- Da dove deriva la filiazione apostolica vantata dall'Ordine dei Riti Uniti di
Memphis e Misraim
da “Table Apostolique et Constitutions” del Fr∴ Robert Ambelain tradotto in italiano dal
dal Sostituto Gran Hyerophante M∴ S∴Fr∴ Purusha
pag. 17
2
Nota editoriale
L’idea di creare uno spazio di diffusione dei Lavori dei Fratelli dell’Ordine dei Riti Uniti
di Memphis e Misraim era già nell’aria da tempo. Il II Convento Nazionale del Nostro
Venerabile Rito ha dato lo stimolo definitivo: il Convento è stata un’occasione di
incontro e scambio con Fratelli provenienti dalla Logge di Perfezione di tutta Italia. Il
Convento non è stato infatti un mero “appuntamento” istituzionale, bensì un momento
importante per i Fratelli che oltre due anni fa portarono in Italia l’Ordine dei Riti Uniti di
Memphis e Misraim e per i Fratelli che da poco si sono uniti al nostro Cammino.
Da questo evento nasce l’idea di dar vita a HORUS, Quaderni di studio aperiodici del
Sovrano Santuario d'Italia dei Riti Uniti. La pubblicazione è rivolta a tutti i Fratelli del
Rito: è un luogo comune di incontro e confronto. Uno strumento che potrà tenere in
contatto e unite le Logge di Perfezione, al di là dei confini geografici.
Fr∴ Leuviah - Cavaliere d’Occidente
Aggiornamenti
Il 26 ottobre 2013 Era Volgare, presso la Casa massonica della Gran Loggia Tradizionale
d’Italia, si è tenuto il II Convento Nazionale dell'Ordine dei Riti Uniti di Memphis
Misraim. Preceduto dalla solenne Messa gnostica, il Convento in 4° grado ha visto la
partecipazione dei Fratelli di tutte le Logge di Perfezione sparse sul territorio nazionale,
al Nord come al Sud è si è svolto in un clima di perfetta unione e di alta spiritualità.
Dopo l'agape, i lavori sono ripresi con elevazioni nelle Logge Magistrali di Cagliostro
appositamente convocate, prima di essere chiuse dalla riunione rituale del Sovrano
Santuario, in 95° grado.
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Custodi dell’Arca Venerata
Allocuzione del Grande Hyerophante per il II Convento Nazionale
dell’Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim
Il 26 ottobre 2013 dell’Era Volgare, a Roma, si è tenuto il II Convento nazionale dell’Ordine dei Riti
Uniti di Memphis e Misraim che ha visto la partecipazioni di numerosi Fratelli. Erano presenti
delegazioni del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, del Lazio, della Campania, della Calabria e
della Puglia. Riportiamo di seguito l’allocuzione che il Serenissimo Gran Hyerophante ha illustrato ai
presenti.
A tutti i Massoni sparsi sui due emisferi del globo terrestre.
Un raggio divino apprende al M:.
che per vincere la notte dei tempi
è necessario aprire il libro delle rivelazioni.
L'occhio umano, aiutato dalla Luce e dalla Verità,
penetra le profondità degli Alti Misteri.
Premessa
Carissimi Fratelli, la data del 23 settembre 1881 è decisiva nella storia del Nostro
Venerabile Rito: è il giorno in cui Giuseppe Garibaldi, patriota e artefice dell'unità
d'Italia, unifica i Riti di Memphis e Misraim: la denominazione che è stata utilizzata dal
Fr. Garibaldi è stata correttamente ripristinata a distanza di oltre un secolo dal Fr.
Gerard Kloppel, suo successore quale Gran Maestro Mondiale.
Da italiano, e da Massone, è per me un onore e un privilegio proseguire nel cammino di
questi grandi Maestri Passati.
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La Massoneria del Vecchio Egitto, che pratichiamo con amore e con fervore, non è una
Massoneria per tutti, non è una Libera Muratoria in smoking: è la Massoneria dei pochi,
dei felici pochi che hanno il coraggio di incamminarsi nelle sabbie di Memphis, in cerca
del proprio Santuario interiore1: chi lo dimentica e cerca soddisfazione in falsi idoli,
facendosi ingannare dal luccichio dei metalli, non è adatto a questa Via, e la sua Opera al
Nero è lungi dall'essere intrapresa.
Fratelli miei, il cammino di osirificazione del nostro Venerabile Rito si compie nell'arco
di ben trenta camere di lavoro, praticate dal Maestro d'Arte in un arco temporale di oltre
dieci anni; e un decennio può non bastare se l'iniziato denota uno scarso interesse verso
l'Arte o peggio mostra di non avere le qualificazioni necessarie a pervenire infine alla
realizzazione.
Il raggiungimento del culmine della sapienza che il nostro Grande Oriente Egizio
trasmette ai meritevoli richiede, anzi esige, una purificazione costante, da cui discende la
possibilità, dopo tanto operare, di scrutare con timore e tremore il Sole di mezzanotte,
per comprendere infine la necessità di superare ogni approccio speculativo o dialettico
alla Via iniziatica, che è Fuoco vivo.
Leggiamo infatti nei Testi dei Sarcofagi "Io sono Heka, quello che il Signore unico creò
prima che esistesse una dualità su questa terra, quando inviò il suo occhio ed era solo
con ciò che usciva dalla sua bocca, mentre mandava fuori la forza delle sue parole, l'HU.
Io sono davvero il figlio di colui che ha generato l'universo, che era nato prima che sua
madre fosse là. Io sono il protettore di tutto ciò che ordina il Signore unico. Io sono
colui che anima l'Enneade divina, io sono colui che se vuole fa, il padre degli dei.
Tutto era mio prima del vostro sorgere, o dei che seguendomi siete discesi.
Io sono la magia".
Il deposito occulto che è affidato ai Riti Uniti di Memphis e Misraim è infatti il culmine
della Via iniziatica occidentale: le vicende storiche, assai confuse, che hanno consentito la
trasmissione fino ai giorni nostri della Scala di Napoli, ovvero del sistema teurgico noto
1 Dall'Orazione del Principe di Sansevero così come è riportata nell'opera del Barone Tschudy: "Sono molto lusingato
Accettati, per il vostro medesimo desiderio e per un suffragio che vi assicurano le vostre qualità personali, nella
nostra rispettabile società, dopo aver sfidato i pregiudizi del secolo, le opinioni del profano, dopo aver superato con
costanza precisa le prove differenti che vi hanno condotto nell’augusto santuario della massoneria, è infine giusto
che vi metta a parte della luce che avete cercato con tanta cura, e non contento di aver colpito i vostri occhi con il
vivo fulgore dei suoi raggi, che io vi riscaldi il cuore, lo animi, illumini la vostra anima e il vostro spirito, svelandovi
i misteri delle nostre logge, facendovi conoscere il vero oggetto dei lavori, lo scopo vero della nostra associazione,
le regole per la nostra condotta ed i principi della nostra morale.
Tutto ciò che facciamo è relativo alla virtù, è il suo tempio che noi costruiamo, e i semplici e grossolani
strumenti di cui facciamo uso non sono che i simboli dell’architettura spirituale di cui ci occupiamo. Voi vedrete,
fratelli, avanzando nei gradi dell’Ordine, cosa che il vostro zelo meriterà senza dubbio, fino a che punto l’allegoria
ne sia sottilmente sostenuta: io posso, per adesso, rivelarvi solo quei segreti ai quali lo stato di apprendista vi
permette di essere iniziati: non traccerò la storia della nostra origine; consultate i libri santi, voi la troverete
all’epoca della sublime costruzione che consacrò con la saggezza del più grande dei re, un magnifico monumento
alla gloria e al culto dell’Eterno. […] Questa breve spiegazione, fratelli, dissipa il prestigio che vi ha potuto
preoccupare prima di conoscervi... noi non ci lasciamo ingannare né dai nostri principi, né dai nostri sentimenti:
riuniti dallo stesso zelo noi siamo fratelli e ne facciamo gloria... Opere simili di una stessa provvidenza, siamo tutti
uguali, la nascita, i ranghi, la fortuna non ci fanno uscire da questo giusto livello... Uomini semplici, modesti nei
piaceri, essenziali nelle amicizie, fermi negli impegni, puntuali nei doveri, sinceri nelle promesse."
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come Arcana Arcanorum, ci permettono di comprendere che dal 1788 ad oggi, l'unione
feconda tra la sapienza ermetica di provenienza alessandrina e i Misteri mediterranei,
rappresentano il Nec Plus Ultra, com'è scritto nel 91° grado, culmine degli Arcana.
Il “nodo napoletano” è la sfida ultima per ogni uomo di desiderio, poiché in esso è
racchiusa l'autentica Opera all'Oro, l'Auredo che gli alchimisti di ogni tempo intuiscono
ed alla quale sanno di non poter pervenire.
La crescita armoniosa del nostro Regime in tutto il territorio nazionale denota il
manifestarsi di una volontà di riscatto interiore dei Fratelli, alla quale abbiamo il diritto
ed il dovere di dare seguito: noi esistiamo solo e soltanto per poter fare la differenza.
Per questa ragione, le Logge che lavorano nei gradi azzurri secondo il nostro rituale
hanno il ruolo decisivo di formare nuovi Maestri capaci di capire e sapere quello che
fanno e di amare e difendere la Massoneria, che merita di essere amata, difesa e non
offesa in modo imbarazzante, come sovente purtroppo avviene in tante Logge:
istruzione, cura della ritualità e amore fraterno, questo è l'unico trinomio nel quale credo.
La forza dei Riti Uniti che hanno superato i secoli: l'eggregore
È questa la prerogativa del Rito egizio, di secolo in secolo: non vi è uno solo dei Maestri
Passati che hanno fatto la storia della Massoneria che non abbia lavorato nella terra di
Misraim.
Aggiungo che alcuni tra loro hanno pagato la loro fedeltà alla Tradizione con la vita,
come i Fratelli Constant Chevillon, Georges Delaive e Raul Fructus, rispettivamente
Gran Jerofante per la Francia, per il Belgio e Presidente del Consiglio nazionale del Rito
di Memphis-Misraim, uccisi dai nazisti sol per essere degli iniziati.
Ma prima di loro, negli ultimi duecento anni, altri Fratelli hanno sofferto la loro
appartenenza ai Riti Uniti di Memphis e Misraim, a partire dai Fratelli del Rito di
Misraim in Francia, denunciati alla polizia dell'epoca e perseguitati dai “Fratelli” della
Massoneria regolare del tempo, per essersi rifiutati di chinare la testa e farsi assorbire
dalla Comunione dominante.
E prima ancora Cagliostro, il fondatore del Rito, finì i suoi giorni in prigionia a San Leo,
poiché si rifiutò di rinnegare la Tradizione, quella stessa Tradizione Universale che dà il
titolo al testamento spirituale di Constant Chevillon, pubblicato postumo nel 1946.
Questo elenco, breve ma significativo, dei martiri del Rito Egizio ha il solo scopo di far
percepire a ciascuno dei Fratelli quanto -a discapito di una condizione strutturalmente
minoritaria nei numeri e nei rapporti di forza interni alle Gran Logge- è forte l'eggregore
che lega chi percorre questo cammino, e con quanta tenacia è stata trasmessa ed è giunta
fino a noi l'Arca Venerata della Tradizione.
Se nei momenti difficili che la vita ci riserverà, e che affronteremo anche nel Rito,
avremo anche solo un grammo della fermezza d'animo di coloro che ci hanno
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preceduto, e di cui indegnamente calpestiamo le orme, allora la nostra Rubedo sarà
compiuta2.
Custodi dell'Arca Venerata
Memori e consapevoli di quanto è avvenuto in passato, incombe su di noi il dovere di
dare ai meritevoli un'opportunità, tenendo loro la porta socchiusa, e sbatterla invece in
faccia a coloro che hanno fallito nella Via iniziatica e cercano scompostamente di minare
le fondamenta della nostra comunità, animati dal risentimento e dall'odio: per simili
individui la fine è già scritta, e a scriverla ci penseremo noi, quali custodi dell'Arca
Venerata della Tradizione.
Diviene dunque sempre più importante il ruolo dei Presidenti delle Logge di perfezione
e delle Camere capitolari: un deposito iniziatico così rilevante deve essere trasmesso da
chi è in grado di farlo: approssimandosi le scadenze che li riguardano, invito chi ne ha la
responsabilità a designare un degno successore, che unisca qualificazioni iniziatiche e
umane, e sia capace di prendersi cura dei Fratelli.
E' scritto infatti sulla Stele di Ptah-Hotep, e vale in primo luogo per me: "Se sei una
guida, incaricata di dare direttive a molte persone, cerca per te ogni occasione di essere
efficiente, in modo che la tua maniera di governare sia senza macchia.
Se sei una guida,che il tuo modo di governare possa procedere liberamente per mezzo di
ciò che tu hai ordinato. Devi compiere, perciò, azioni elevate."
Nel rituale dell'82° grado della nostra Scala di perfezione, Cavaliere del Tempio, al nuovo
Cavaliere rivestito con il bianco mantello e la croce vermiglia, è detto: “Siete vestito da
nuovo uomo. Questo è il segno dell’alleanza che abbiamo contratto con voi: non vi
dimenticate mai che la nostra unione fa la forza”.
Sono parole in apparenza semplici, e risalgono al 1804, data in cui è stato compilato:
eppure risuonano nel mio cuore perché trasmettono una forza straordinaria ed una
volontà incrollabile.
Le insegne del Rito devono rammentarci che coloro i quali percorrono il cammino
misraimitico sono uomini nuovi, e hanno contratto alleanza con la Conoscenza3, con i
Fratelli che hanno al fianco e, soprattutto, con la propria anima.
2 "Tu sei il pastore, Ammone, tu conduci le greggi al pascolo. Possa tu, che sei il pastore infaticabile, guidarmi verso
il mio nutrimento. La luce di colui che ti pone nel suo cuore risplende alta nel cielo". Stele del British Museum
"Ostrakon" 5656a.
3 Veneriamo e acclamiamo il Dio della conoscenza, Thot, filo a piombo che incarna la giustizia nell'ago della bilancia.
Egli allontana il male e accoglie l'uomo che ha allontanato da sè le azioni disarmoniche. Egli è il giudice che
soppesa le parole, che placa le tempeste, che dona la pace, lo scriba al lavoro che preserva il rotolo del segreto, che
punisce il criminale, che accoglie l'uomo obbediente, Colui il cui braccio è efficace, il Saggio nel cuore
dell'Enneade, Colui che fa ricordare ciò che è stato dimenticato, Colui che consiglia chi si sente smarrito, Colui che
preserva l'istante,che descrive le ore della notte, Colui le cui parole durano in eterno. (Statua di Horemheb,
Metropolitan Museum of New York).
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La costruzione del Mito
Viviamo in un'era di profonda decadenza, materiale e spirituale, eppure se realizzeremo
quest'Opera, un giorno nel Tempio di Memphis invecchiato dal tempo in un futuro
incerto, qualcuno dirà di nuovo: "la rettitudine esisteva già all'epoca degli antenati, la
giustizia venne dal cielo in quel tempo e si unì a coloro che si trovavano sulla terra. Essa
viveva nell'abbondanza, i ventri erano sazi e le Due Terre non conoscevano carestia. I
muri non crollavano, la spina non pungeva, al tempo degli Dei primordiali4.”
A ciascun Fratello impegnato nell’ORUMM, rivolgo dunque un ringraziamento non
formale, poiché sono ben consapevole di quanto sia ardua questa Via; eppure il
ringraziamento diviene subito un'esortazione, a fare di più e dare di più, poiché siamo
nella fase della costruzione del Mito: tanto è già stato fatto grazie al lavoro e all'impegno
di ciascuno di voi; ma tanto ancora resta da fare, per rendere solide le fondamenta del
nostro Tempio.
Ad uno dei Maestri Passati cui siamo debitori per la fondazione del Nostro Venerabile
Rito, per l'emersione degli Arcana Arcanorum e la loro perpetuazione all'interno del
Misraim cedo il passo, riportandone infine un frammento: “non so se il destinato a
leggere5 questi miei scritti sarà di appartenenza all'età dove la lancetta del quadrante
Celeste avrà toccato la costellazione dell'Acquario. Questo non so; voglio però se
chicchessia trovasse questo mio testamento di troppa propria coscienza, destini la sua
mente alle mie confidenze e poi sia così probo da divulgarle; gli uomini che vegliano, i
quali vivono intenderanno. Sarà per essi l'Aleph”.
UNIONE, PROSPERITÀ E CORAGGIO
Il Grande Hyerophante
Ser∴ Fr∴ Akira
33∴ 66∴ 90∴ 95∴ 97∴
4 Stele di Urkunden.
5 Raimondo De Sangro, Principe di Sansevero: Testamento Spirituale.
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Relazione morale
per il II Convento Nazionale dell’Ordine dei Riti Uniti
di Memphis e Misraim
Presentiamo di seguito la Relazione morale presentata dal Grande Oratore dell’Ordine dei Riti Uniti di
Memphis e Misraim in occasione del II Convento Nazionale. La relazione è suddivisa in due parti:
nella prima il Grande Oratore presenta la situazione del nostro Venerabile Rito ad oggi, mentre nella
seconda parte si sofferma sul concetto di Egrégore.
Alla Gloria del Sublime Artefice dei Mondi
Serenissimo Gran Hyerophante, molto Sublimi Fratelli, Fratelli tutti.
Condensare un anno di lavoro in una sintesi di quattro pagine, è da sempre compito, a
volte non sempre agevole del Grande Oratore.
Da quando nel mese di Gennaio 2013, il nostro Gran Hyerophante, mi ha chiamato a
questo incarico, non posso negare che abbia modificato il mio modo di impegno nel
nostro Venerabile Rito.
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E quantunque la mia inesperienza a svolgere il ruolo sia evidente, non vorrei, tuttavia,
che questo mio primo documento, fosse soltanto un mero elenco di quanto è stato
fatto, ma piuttosto un momento di riflessione sull’anno appena trascorso.
Pur tuttavia credo che almeno una volta all’anno sia indispensabile riconsiderare i
progressi fatti, se ce ne sono stati, ricomponendoli in un unico mosaico completo.
Ed è, quindi, con gioia profonda che comunico a tutti voi la costante crescita qualitativa
del nostro Venerabile Rito e la decisa partecipazione giovanile.
Credo questo un dato degno di interesse, non soltanto perché l’adagio popolare recita
che il «Futuro appartiene ai giovani», ma considerato come il momento storico registri
una diffusa disaffezione degli «anziani» verso l’impegno esoterico; il nostro Venerabile
Rito, al contrario, si presenta in controtendenza riuscendo a catalizzare l’interesse e
l’adesione di qualificate forze giovanili; adesioni che scaturiscono da aspettative
ampiamente soddisfatte dai contenuti esoterici che il nostro Venerabile Rito gelosamente
conserva e trasmette.
La situazione interna si presenta, quindi, ad una analisi approfondita sostanzialmente
positiva e ricca di prospettive per il futuro.
I dati ci informano della nostra presenza in tutta Italia, al nord come al sud da Torino a
Latina, da Milano a Roma da Taranto a Cosenza a Savona e varcando i confini nazionali
siamo presenti anche Springfield.
Pratichiamo dal 1° al 97° grado. Ben 31 Camere Rituali, avvalendoci di una scala di
perfezione che ricomprende nel suo seno le principali correnti dell’esoterismo
occidentale: i gradi Adoniramiti, i gradi Gnostici, il grado Rosacroce, i gradi di Vendetta,
i gradi Gioanniti, i gradi Alchemici, quelli di Cagliostro e quelli Templari, ed infine gli
Arcana Arcanorum con tutta l’operatività che ne è parte integrante.
I risultati conseguiti parlano più e meglio di qualsiasi relazione morale; e forti di questi
dati possiamo continuare a dare vita a momenti che potranno contribuire al
miglioramento di tutti in armonia e serenità.
Se saremo capaci di mantenere l’impegno che ci ha caratterizzato fino ad oggi, se saremo
capaci di conservare quella onestà intellettuale e materiale, che ci ha caratterizzato, se
persevereremo nella costante ricerca della verità, allora Fratelli Miei, come catena di
pensiero ed azione saremo in grado di portare «doni» al tavolo dell’Umanità.
Il gallo che canta ai primi raggi del sole che appare ad Est sarà il simbolo di tutti quei
Fratelli che cercheranno di dar voce a quello che è ancora in matrice ma che è per
generarsi.
Ignoriamo quando tutto ciò accadrà e il materialismo oggi imperante, finalmente
sconfitto, certo è però che non dovremo mancare al nostro compito, al nostro dovere di
preparar il Tempio come «centro di luce» per mantenere alta la visione dei figli degli
uomini.
Ma per far questo è necessario conoscere e comprendere la natura delle energie che
condizionano il nostro ambiente, vedendole non più come eventi e circostanze, ma
come energia in azione.
Soltanto allora si comprenderanno anche le motivazioni sottili che rendono così forte e
saldo il nostro Venerabile Rito.
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Si, è vero e non possiamo dimenticarlo che grande merito va anche riconosciuto al
nostro Gran Hierophante; ma c’è una energia sottile potente che ci sovrasta ci guida e ci
protegge, intendo il nostro Egrégore.
A volte l’ho sentito citato in varie Camere Rituali, ma non so con quanta
consapevolezza, per tale motivo, carissimi Fratelli, perdonatemi se indugerò ora, per
qualche riga di questa relazione sulla nozione di Egrégori, presentando le mie scuse a
quanti di voi già sanno.
Inizierei dal termine, Egrégore, la cui origine è abbastanza difficile da individuare. Si
pensa che provenga dai testi sacri degli Hittiti o dalla Cilicia e considerato che in queste
aree le lingue di riferimento erano l’aramaico e il greco, ecco che alcuni lo fanno derivare
dal greco «To Grigoreion», che significa «vegliare». Per questo a volte li sentiamo citati
come i Veglianti, ma più abitualmente li conosciamo come i Girigori, gli Eggregora, gli
Egrégori.
È dal greco la derivazione più consolidata, poiché stranamente, per ciò che concerne
l’ebarico-aramaico non c’è una parola che gli corrisponda esplicitamente, la più prossima
sembrerebbe «Malakh» (‫)לחמ‬, parola che normalmente sottintende un angelo e
letteralmente significa messaggero, infatti è proprio con tale significato, quello di angelo
ribelle, che lo troviamo utilizzato per la prima volta nel libro di Enoch, un testo apocrifo
di origine giudaica la cui redazione definitiva risale al I secolo a.C.
Tale attribuzione, quella di angelo, è andata, con il tempo, a modificarsi fino a significare
con il Guenon, «la creazione umana di una forma di pensiero che assume una
individualità potente da cui si può attingere in seguito forza e vigore».
È oggi, in ambito esoterico, generalmente accettato, che con la parola Egrégore sia da
intendersi una creatura psichica artificiale, creata con l’energia di un pensiero unanime in
una riunione di individualità, vitalizzata e tenuta in vita tramite l'uso di riti, a volte anche
con dei sacrifici, la quale acquisisce un potere occulto di azione in rapporto con quello
degli impulsi che sono ispirati dagli animatori.
Una convinzione che deriva dalla Tradizione Cabalista la quale istruisce che quando
almeno dieci persone si riuniscono per compiere un rito, queste creano un Malakh, un
angelo (‫)לחמ‬. Queste dieci persone, o più esattamente questo piccolo gruppo operativo, è
chiamato «Minyan» (‫)מנין‬.
Così, il rito eseguito da un Minyan, ossia da un gruppo di dieci persone, forma un
Malakh (‫( )חלמ‬un Angelo un Egrégore) la cui vocazione e l'energia sono motivate dalla
Kawanah ossia dall’intenzione di questo gruppo.
Quindi, anche per la Qabalah, un cerchio di convinzione, sigilla con la sua azione rituale
un'energia alimentata dalla forma-pensiero di tutti i propri membri. E tutti i pensieri
emessi costituiscono, nei piani sottili, energie che gravitano intorno alle loro ragioni di
essere.
Tutti i pensieri in armonia e diretti verso un stesso scopo non sommandosi ma
moltiplicandosi geometricamente all’infinito si uniscono per formarne uno soltanto.
Non si pensi tuttavia che un Egrégore sia costituito esclusivamente dalle forme-pensiero
umane, anche delle entità più o meno elevate vi sono incluse, numerosi Elementali dei
differenti regni della natura ne fanno parte.
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Da questo punto di vista, un Egrégore può essere quindi anche considerato una vera a
propria comunità occulta la cui vita è, al tempo stesso, fisica (grazie i suoi membri
umani) e sottile (grazie alla compartecipazione delle sue entità celesti).
Essi possono acquisire anche una certa indipendenza, o addirittura, liberarsi da ogni
suggestione, e ciò avviene quando hanno acquisito il massimo del potere.
Al contrario, a volte, si indeboliscono, declinano e si decompongono, e ciò accade
quando la loro vitalizzazione non è più garantita dai riti.
Sono costituiti ad immagine «dell'Uomo Totale», ossia come principio di pluralità
nell'unità, tramite un «arkai», (l’idea eterna del sistema platonico) che ne costituisce lo
spirito, il noùs, il pneuma.
Queste creature artificiali hanno per anima, l'anima collettiva dei loro «creatori»; ne
ricevono le caratteristiche inclinazioni tramite le preghiere, le invocazioni, le parole di
potenza, le litanie ecc., e sono capaci di infondere a loro volta e ad insaputa dei loro
procreatori, le stesse tendenze, le stesse inclinazioni, per via di osmosi psichica.
Hanno naturalmente un «corpo astrale», una specie di «guscio», costituito dai simboli,
(pentacli), e dalle immagini, (icone, idoli téraphim, statue ecc.), e l’anima intuitiva e
passionale dei loro «creatori» che ne è l'ipostasi, il veicolo.
Quando una di queste creature artificiali viene a morire psichicamente, l'arkai ossia il suo
spirito, il suo noùs, il suo ruah, ritorna al piano delle «Idee Eterne». La sua anima, ovvero
il suo nephesh, psychée, soggiorna per un tempo più o meno lungo, si dice a volte per
dei secoli, associata al «corpo astrale», al «guscio»; poi si disgrega e la creatura «muore»;
ma il «corpo astrale» continuerà a sussistere, come larva, per periodi lunghissimi. Ecco
perché è possibile «risvegliare» un Egrégore, anche dopo molto tempo, «riempiendo» il
«corpo astrale», il «guscio» richiamando lo «arkai» originale tramite una particolare pratica
magica.
L’operazione non è né facile né semplice sebbene possibile ma il contatto dei nuovi
«animatori» con questo «guscio» presenta dei seri pericoli.
Si tratta, in verità, di una specie di spiritismo il cui pericolo concreto è rapportato alla
potenza dell'Egrégore originale.
Se il contatto con un semplice «guscio» umano (seduta spiritica) è già di per sé molto
pericoloso, a maggior ragione, quindi, lo sarà quello con un «guscio» egregorico la cui
potenza magnetica occulta è ancora presente, ma non è più controllata dall'elemento
superiore iniziale, l’arkai, che lo ha abbandonato da molto tempo.
Georges Lahy ci ricorda che essere annesso ad un Egrégore comporta certamente dei
vantaggi, ma anche degli inconvenienti che non bisogna trascurare; non potendosi
accettare gli uni senza prendere anche gli altri.
Tra i vantaggi possiamo annoverare che il membro approfitta dello slancio dinamico
delle generazioni passate, e, talvolta, di una forza ascensionale determinante, ovviamente
tutto dipende dalla qualità dell' Egrégore, beneficia di una protezione su tutti i piani ed in
caso di bisogno approfitta dell'aiuto energetico di tutti i membri; come dire … il fatto di
essere iniziato rende le chiavi magiche attive.
Ma, come detto, esistono anche dei detrimenti, dal momento che il membro perde la
propria autarchia, subendo i movimenti di debolezza del proprio Egrégore.
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È spesso difficile lasciare un Egrégore, a meno di non farsi espellere, scomunicare, o
come si dice in Massoneria bruciare fra le colonne, e le persone che le subiscono, spesso
si trovano esposte a grossi problemi.
Esistono fortunatamente dei metodi magici per lasciare un Egrégore senza subire troppi
contraccolpi.
Vorrei terminare questa Relazione riprendendo da «Il giardino dell’Amato» di Robert
Way: “Arrivò nel Giardino un giovane vestito di abiti lussuosi, con al fianco uno spadino
dorato tempestato di gioielli, sul cui volto aggraziato c’era però un’espressione di pena e
grande struggimento.
«Signore», disse, «ho sentito dire che siete un valentissimo artefice nell’arte dell’Amore, e
io desidero sopra ogni cosa diventare esperto e competente in quest’arte. Mi domandavo
se forse avreste la carità di prendere come apprendista uno così ignorante e maldestro
come me. Qualunque somma costi tale apprendistato sarò lieto di pagarla.»
L’Amatore smise di zappare e guardò il giovane a lungo e con sguardo inquisitore; poi,
trovato di suo gradimento ciò che vide, rispose: «Straniero, per me io non desidero
niente … ma all’Amato dovrai pagare una somma così alta, che quasi tutti quelli che
cercano tale servizio la trovano offensiva.
Essa consiste in questo: che tu dia tutto quello che hai e tutto quello che sei, così che
non ti rimanga nulla e tu custodisca tutto solo per conto dell’Amato.»
«Se,» domandò lo straniero, «ti pagherò, cosa guadagnerò?»
Rispose l’Amatore: «Guadagnerai alla fine la conoscenza dell’amore dell’Amato».
A quel punto lo Straniero che dal profondo dell’anima vi aspirava fortemente, con gioia
pagò l’intera somma, togliendosi i ricchi abiti che indossava, abiti che gli uomini
chiamano Conoscenza e Orgoglio, vestì il rozzo saio del giardiniere, chiamato Umiltà, e
gettò via lo spadino ingioiellato che portava, che gli uomini chiamano Erudizione,
prendendo al suo posto la vanga del giardiniere, il cui nome è Ricerca.”
Il Grande Oratore
Fr∴ Retziel
33∴ 66∴ 90∴95∴
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Considerazioni sul IV Grado
Il primo scalino del Nostro Rito è il Grado di Maestro Discreto. Questo Grado rappresenta una
peculiarità rispetto ad altri Riti di ispirazione egizia che praticano, almeno sino al XXXIII Grado, la
scala del Rito Scozzese Antico e Accettato. Il R.S.A.A. pratica al IV grado il Maestro Segreto e al V
il Maestro Perfetto, due gradi che non vanno confusi con quello di Maestro Discreto da noi praticato.
Il Maestro Discreto è infatti un grado fondamentale per i Riti di Memphis e Misraim ed è la base della
Nostra Piramide. Questo Grado si ritrova nella scala del Rito di Memphis, che lo pone in apertura
della I Classe, al IV Grado. Il Rito di Memphis apparve in Francia nel 1839, per opera del Fr:.
Etienne Marconis de Négre, che rielaborò i gradi praticati dal Rito Scozzese, dal Rito di Misraïm e
dalla Loggia di Montauban, fondata dal padre di Marconis nel 1814, che praticava il cosiddetto Rito
dei discepoli di Memphis
Il Maestro Discreto riprende elementi dei primi tre gradi dell’Ordine, in particolare quelli di Maestro
Libero Muratore, creando un ponte, attraverso la leggenda hiramitica, che ci condurrà sino al XX
Grado, Scozzese della Volta Sacra di San Giacomo VI.
Leggendo le istruzioni al grado di Maestro Discreto, sono sorti in modo naturale alcuni
pensieri e quesiti d’ordine simbolico ed esperienziale, il primo di questi riguarda la figura
dello stesso Hiram, quale tipo o prototipo dell’uomo ideale, cosciente della sua vera
essenza e del mistero incomunicabile in essa celato alla base di ogni vera iniziazione. Ed
è proprio nel rifiuto di quest’ultimo di comunicare la “Parola” del maestro ai suoi
assassini che a mio avviso, risiede un importante chiave interpretativa legata alla vicenda,
nonché all’intima conoscenza del “segreto” e della sua incomunicabilità con i comuni
mezzi che l’uomo temporale possiede nel suo limitato stato materiale.
Da questo punto nasce la necessità del simbolo e dell’allegoria, tramite l’ingegno umano
nel formulare sofisticati metodi di comunicazione “alternativa” che siano i più efficaci
possibili. Ed è da questo ingegno che nei secoli hanno preso forma i riti iniziatici giunti
fino a noi. Ebbene con il raggiungimento della maestranza ci troviamo di fronte al
mistero della resurrezione, tant’è che il candidato dopo aver sperimentato la morte
simbolica viene per così dire “risvegliato” a nuova vita, quindi la ciclicità delle cose trova
un efficace espressione simbolica nel mito stesso, umanizzandone le caratteristiche
universali.
“Hiram è risorto! Egli ha calpestato il Re dei terrori sotto i suoi piedi ed il suo spirito
brilla di luce invincibile per l’eternità”.
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Certamente questo passaggio ci indica in modo inequivocabile la similitudine con il mito
degli Dei morti e risorti, presenti in ogni cultura religiosa ed è il tipo stesso del
Riparatore. Ma nel grado di Maestro Discreto ritroviamo Hiram “diciamo” ancora nello
stato mortifero, ed il nuovo Maestro Discreto assurge allo status di guardiano della sua
tomba, ove risiede la parte più intima dello stesso Hiram, ovvero il suo cuore, il suo
centro, quindi il grande insegnamento che se ne trae è che oltre alla vicenda “umana”,
che funge da mediatore del concetto, da struttura simbolica, in realtà ci si riferisce
all’essenza intima dell’uomo stesso, ovvero la parte occulta, propulsiva che contiene la
Scintilla Divina.
Il colore verde è chiaramente indicativo, il nuovo Maestro diviene come terra novae, la
speranza di una semina abbondante, difatti troviamo successivamente la stessa lettera
IOD, quale principio fecondante oltre che omnicomprensivo, in quanto racchiude nel
suo numero ; l’unità, il binario, il ternario ed il quaternario, che sommati 1+2+3+4 ci
rendono esattamente il valore ghematrico della lettera, ovvero il 10 che ridotto
teosoficamente 1+0 ci restituisce l’unità.
Luois Claude de Saint-Martin ci ricorda che: “L’Eterno è Uno. E uno essenzialmente è
semplice, ma nell’immensità Divina, se non in seno a Dio, il tempo ha fatto eco. A causa
della creazione e delle sue cause”.
Lo stesso passo regolare che forma la quadratura, ci regala altri lumi sul concetto di
come i primi 4 numeri ci riconducano alla decade prima che li contiene e li risolve
nell’unità primordiale. I misteri del quaternario sono espressi in tutto il cerimoniale, la
parola stessa, se si considera scritta in questo modo: I EVE ci riconduce al Sacro
Tetragrama, dove I è il seme creativo mente EVE è la sua “posterità” o meglio la
possibilità. Se prendessimo I come Adamo ed EVE come Eva, non ci sarebbe difficile
ritrovarci...
Sempre il Filosofo Incognito afferma: “L’affermazione dell’Unità suppone il numero 4,
se l’unità non rientra in se stessa come in un circolo vizioso, e pure il ternario, si spiega
col binario e si risolve con il quaternario che è l’unità quadrata dei numeri pari e la base
quadrata del cubo, unità di costruzione, di solidità e di misura”.
IOD il padre, HE la madre, VAV il figlio, HE la figlia, i 4 elementi che compongono il
mondo fenomenico. È interessante notare che le due lettere “attive” sono diverse tra
loro (IOD-VAV) mentre le due lettere “passive”(HE-HE) sono identiche, mi viene in
mente a proposito quel che accade nelle coppie di cromosomi XY maschile, XX
femminile.
Pater et Mater Unus Deus, Mater et Filus Unus Deus, Filius et Filia Unus Deus, Filia et
Pater Unus Deus. A.R.A.R.I.T.A. *
Se sommiamo il valore delle lettere che compongono il nome ineffabile, il nostro
risultato sarà 26 che ridotto 2+6 ci darà 8 lo spirito doppiamente forte appartenente al
Cristo, ovvero l’Uomo-Dio, il Riparatore che allegoricamente sconfigge la morte, il
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Figlio, dunque Hiram risorto come il Cristo che non muore più, il Sole Invitto, Horus
che procede dal Padre.
Il mistero del Tetragramma, il 4 come numero fondante di infinite combinazioni, ma che
sempre ritornano all’unità, il processo reintegrativo nell’UNO, ecco a mio avviso la
chiave della resurrezione simbolica di Hiram, che è l’umanità resa perfetta dalla Gnosi,
questo è il concetto che cominciamo sin da questo grado a custodire. L’uomo
fisicamente muore o meglio cambia stato trascorso il suo periodo terreno, quando il suo
abito diviene logoro, o viene brutalmente “distrutto” dall’ignoranza del profano, ma il
suo principio essendo eterno ed immutabile senza inizio ne fine si manifesta immanente
in tutto ciò che esiste.
Ed è solo Lui, L’Uomo tra tutte le creature, che mediante il suo intelletto, ponendosi i
grandi quesiti di Coscienza Divina che ha il potere di rigenerarsi, poiché è l’immagine
microcosmica stessa di questa Coscienza, evolvendosi e cambiando nei secoli dei secoli
rimanendo lo stesso. Credo fermamente che il lavoro di ogni buon iniziato debba
fondarsi sull’impegno di fare del complesso il semplice, mediante le proprie capacità
lavorare assiduamente per il suo perfezionamento, in modo da scoprire la propria vera
essenza, per potersi ri-conoscere e ri-trovare in un matrimonio indissolubile con la
Verità.
“Sii Israele il tabernacolo che ho fatto costruire a Bezael, in tua presenza ,e nel Quale ho
rinchiuso la legge divina che il creatore mi ha donato faccia a faccia, è il vero tipo e la
vera somiglianza del corpo dell’uomo o della forma corporea di materia apparente, nella
quale sta il minore o l’Anima Spirituale Divina.”
* Achad Rayshelethoh, Achad Resh Iechidathoh, Temurathoh Achad (che significa: Uno è il suo
Principio, Una è la sua Individualità, la sua Permutazione è Una).
Fr∴ Parzival - Sublime Scozzese
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Da dove deriva la filiazione apostolica
vantata dall'Ordine dei Riti Uniti di Memphis e Misraim
Presentiamo un articolo del Ser∴ Fr∴ Robert Ambelain, Gran Maestro Mondiale dell’Antico e
Primitivo Rito di Memphis e Misraim, estratto dal suo scritto: “Table Apostolique et Constitutions” e
tradotto dal Sostituto Gran Hyerophante del Sovrano Santuario d'Italia dei Riti Uniti, Fr∴ Purusha.
Ci è parso opportuno presentare questo documento che illustra la filiazione apostolica del nostro
Venerabile Rito, attraverso prove storiche inconfutabili; come sostiene infatti il Fr∴ Purusha: “La
nostra filiazione apostolica non discende certo dalla Chiesa Gnostica Valentiniana di J. Doinel (di
discendenza spiritica), bensì dalla Chiesa di Antiochia, secondo la seguente, incontestata filiazione”.
Leggiamo negli Atti degli Apostoli: "Intanto quelli che erano stati dispersi dopo la
persecuzione scoppiata al tempo di Stefano, erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e ad
Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei. Ma alcuni fra loro,
cittadini di Cipro e di Cirene, giunti ad Antiochia, cominciarono a parlare anche ai Greci,
predicando la Buona Novella del Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro e
così un gran numero credette e si convertì al Signore. La notizia giunse agli orecchi della
Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad Antiochia"(Atti XI, 19 - 22).
"Barnaba poi partì alla volta di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad
Antiochia. Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono molta gente;
ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati Cristiani" (Atti XI, 25 - 26) .
"C'erano nella comunità di Antiochia profeti e dottori: Barnaba, Simeone
soprannominato Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno di infanzia di Erode
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tetrarca e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo
Spirito Santo disse: "Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera alla quale li ho
chiamati" . Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li
accomiatarono" (Atti XIII, 1 - 3) .
In tal modo Antiochia fu catechizzata da Barnaba e da Saulo e contò subito dopo - oltre
a questi apostoli - Simone Pietro. E' probabile che durante il loro soggiorno ad
Antiochia, Barnaba e Saulo vi abbiano costituito un Vescovo. Gli Atti , ci dicono solo
che istruirono un gran numero di persone; successivamente con essi troviamo Pietro
(Simone) e gli Atti di Antiochia ci tramandano la tradizione che Pietro fu il consacratore
del primo Vescovo di questa Chiesa: Evode.
Dalla Cronologia tradizionale della Chiesa riportata da Lemaistre de Sacy (1613 - 1684),
scrittore, storico e teologo cattolico (in seguito diventerà giansenista):
"L'anno 38 dell'era volgare, nel II° anno del regno di Caligola imperatore, Pietro venne
ad Antiochia e vi stabilì la sua sede. L'anno II° di Claudio imperatore egli andò a Lydia
..."
Questo lo troviamo anche nella Storia Ecclesiastica di Eusebio, Vescovo di Cesarea (265
- 340) .
Pietro si ferma circa un anno ad Antiochia ed è nel 38 (altri dicono nel 40) della nostra
era, che consacra, prima di partire, Evode che è quindi il suo primo successore.
In effetti Antiochia, come scrive il Crivelli "...fu durante i primi tre secoli del
Cristianesimo non soltanto la capitale della Siria e la città principale dell'oriente asiatico
ma anche il centro piu' importante dei cristiani d'Asia, soprattutto dopo la distruzione di
Gerusalemme (70 d.C.). Per essere stata la prima sede del Principe degli Apostoli, e per
avere i suoi missionari portata la Buona Novella oltre i confini dell'Impero romano, nella
Persia e nella Georgia, la giurisdizione del suo Vescovo si estendeva a quasi tutta l'Asia
romana e ne varcava i confini. La fondazione della nuova capitale dell'oriente,
Costantinopoli, al principio del IV secolo, diminuì l'importanza di Antiochia" .
I primi Patriarchi di Antiochia furono : Pietro Apostolo, Evode, San Ignazio e via di
seguito, secondo la cronologia tradizionale, sino a Severo detto il Grande, che nel 519 fu
cacciato in Egitto per ordine di Giustino Imperatore, attraverso una successione
ininterrotta di 37 Vescovi attraverso i quali i poteri dell'Apostolo di trasmisero
regolarmente.
"La prima scissione permanente - prosegue il Crivelli - del Patriarcato di Antiochia
avvenne in occasione del Monofisismo. Dopo la condanna dei monofisiti nel Concilio di
Calcedonia (451) gran parte di Siri accettò l'eresia. Il propagatore principale fu Giacobbe
Baradeo, da cui il nome di Giacobiti, quelli invece che rimasero fedeli al Concilio e al
Imperatore si chiamarono Melkiti (da Melek - re ). Da allora cominciarono a delinearsi
ad Antiochia due patriarcati, uno dei Giacobiti (monofisita) e l'altro dei Melkiti
(cattolico)".
La Chiesa Giacobita nacque nelle ceneri di Bisanzio. Il Dizionario delle eresie, degli
errori e degli scismi così dice: "Giacobiti, Eutichiani o Monofisiti, così chiamati da un
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famoso Eutichiano GIacobbe Baradeo o Zanzale e che resuscitò l'Eutichianismo quasi
spento nel Concilio di Calcedonia dalle leggi dell'Imperatore e dalla divisioni degli
Eutichiani. Le elezioni dei Vescovi e le loro dispute avevano diviso questa Chiesa in una
infinità di piccole sette che si distruggevano a vicena, essi erano d'altra parte senza
pastori, senza Vescovi e i capi di questo partito, chiusi nelle prigioni, prevedevano quello
che sarebbe stato l'Eutichianismo se non avessero ordinasso un Patriarca che riunisse gli
Eutichiani e sostenesse il loro coraggio in mezzo alle disgrazie in cui erano oppressi.
Severo, Patriarca di Antiochia e i Vescovi opposti come lui al Concilio di Calcedonia,
scelsero a questo scopo Giacobbe Baradeo detto Zanzale, monaco semplice e senza
cultura, ma bruciante di zelo, e lo ordinarono Vescovo di Emesa, confermandogli la
dignità di Metropolita Ecumenico. Coperto di stracci e sotto un'aspetto esteriore umile,
egli percorse così impunemente tutto l'oriente, riunì tutte le Sette Eutichiane e riaccese il
fanatismo in tutti gli Spiriti. Ordinò dei preti e dei Vescovi e fu il restauratore del
Eutichianismo in tutto l'oriente... ... ...
Dopo la morte di Severo, Giacomo Zenzale ordinò Paolo detto il cammelliere, come
Vescovo di Antiochia al quale altri sono succeduti sino al nostro secolo. I Vescovi
ordinati da Giacobbe non risiedettero in questa città, ma in Amida, fino a che gli
Imperatori romani furono padroni della Siria. Il numero degli Eutichiani nel patriarcato
di Antiochia era allora molto superiore a quello dei cattolici ... ".
Attualmente ve ne sono i Siria, nell'Iraq, ma il gruppo piu' numeroso è nel Malabar.
Attraverso i Patriarchi della Chiesa Giacobita di Antiochia dal 544, giungiamo al 1877,
data in cui Paolo Atanasio, capo dei Giacobini del Malabar, viene consacrato da S.B.
Ignazio Pietro III° Patriarca di Antiochia.
Mar Paolo Atanasio, Vescovo di Kottayaym e Metropolita del Malabar, consacra il 29
Luglio 1889 Antoine- Francois-Xavier Alvarez, Vescovo di Ceylon e delle Indie orientali
che prese il nome di Mar Giulio I°.
I cristiani del Malabar detti anche cristiani di San Tommaso - secondo la tradizione che
attribuisce l'evangelizzazione di quella regione all'Apostolo Tommaso - abbracciarono
ben presto il Nestorianesimo, successivamente, in seguito la conquista da parte del
Portogallo delle coste del Malabar nel XVI secolo, si ebbe l'unificazione con la Chiesa
Romana che fallì però in occasione del Sinodo di Diamper a causa dei tentativi di
latinizzazione operati dai cattolici (1599) . Questi cristiani ebbero da allora due Chiese,
l'una cattolica con circa 400 fedeli, l'altra nestoriana . Tuttavia i nestoriani non
riuscirono a ricollegarsi al gruppo originario e chiesero aiuto al Patriarca Giacobita di
Antiochia (1665) che inviò loro il Metropolita di Gerusalemme, Mar Gregorius che riuscì
a portare i Cristiani di Tommaso nella Chiesa Giacobita di Antiochia. Questa a grandi
linee la storia dei Cristiani di San Tommaso che tuttavia ebbe vicende alterne e instabili.
Mons. Francois-Xavier Alvarez, Mar Giulio I°, Arcivescovo di Ceylon, su autorizzazione
del Patriarca della Chiesa di Antiochia S.B. Ignazio Pietro III° (Bolla del 29 Dicembre
1891) e assistito da Mar Athanasius e da Mar Gregorius, consacra il 29 Maggio del 1892
nella Cattedrale di Nostra Signora della Buona Morte a Colombo (Ceylon) Joseph-René
Vilatte, con il nome di Mar Timotheus, che aveva fondato negli Stati Uniti una Chiesa
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Vecchio Cattolica e che successivamente fonderà la Chiesa Cattolica Apostolica Francese
(meglio conosciuta come Gallicana .
La validità della successione apostolica dei Vescovi della Chiesa Giacobita non è stata
mai loro contestata dalle autorità vaticane nè da quelle ortodosse quando alla validità
della consacrazione di Mons. Vilatte, possiamo riportare queste note.
1 - Il Rev. Padre William, benedettino, nella sua brochure dal titolo La Genesi del Rito
Vecchio-Cattolico in America (Buffalo 1898) scrive a giustificazione della validità
apostolica della filiazione giacobita: "La validità degli atti episcopali di Mar Timotheus
(alias Mons. Vilatte), è stata riconosciuta da Roma. Un prete da lui ordinato è entrato
nella Chiesa Romana. Questo prete è venuto a Roma e la sua ordinazione, dopo attento
esame della Sacra Congregrazione dei Riti, è stata dichiarata valida ed è stato ammesso a
celebrare sugli altari del Papa."
2 - Il Rev. Padre David Fleming, consulente del Santo Ufficio e definitore generale
dell'Ordine dei Frati Minori nel 1889 dichiarava che "il Santo Ufficio ritiene che le
ordinazioni dei Gianseniti e dei Giacobiti sono valide".
3 - Il Cardinale Richard, Arcivescovo di Parigi, nella sua lettera del 17 - 04 - 1900 ed il
Vescovo di Evreux nella Settimana religiosa edita nella stessa città dopo aver protestato
per le ordinazioni fatte da Mons. Vilatte a Parigi nello stesso anno (1900) dichiarano che
se sono irregolari (dal punto di vista cattolico) "esse tuttavia non potrebbero essere
inficiate di nullità ..." .
4 - Nel 1935 Mons. Vilatte si riconciliò con la Chiesa Romana. Sulla validità della sua
consacrazione il Sant'Ufficio non sollevò alcuna obiezione e Pio XI gli accordò una
pensione annuale. Per far tacere voci interessate che spargevano il dubbio sulla sua
consacrazione, Mons. Ceretti, Nunzio Apostolico fece stampare sul Corriere di
Baviera di Monaco il 6 e l' 11 Luglio 1925 la seguente nota: " ...Mons. Vilatte ha ricevuto
gli Ordini minori e il suddiaconato il 05 / 06 / 1885, il Diaconato il 6 Giugno dello
stesso anno e il Presbiterato il 7 Giugno 1885. Questi differenti ordini gli furono
conferiti da Mons. Herzog, Vescovo Vecchio-Cattolico nella Chiesa Vecchio-Cattolica di
Berna. I documenti che ne fanno fede, portano la data, la firma e il nome di Mons.
Herzog.
5 - Quanto alla sua consacrazione Episcopale essa ebbe luogo il 25 / 05 / 1892 . Mons.
Vilatte venne consacrato da tre Vescovi Giacobiti, nella Cattedrale dell'Arcivescovo
Alvarez (Giulio I°) ossia nella Chiesa di Nostra Signora della Buona Morte a Colombo
(Isola di Ceylon) . Mons. Vilatte è in possesso della Bolla di Consacrazione firmata dai
tre Vescovi e dal Console Americano che assisteva alla cerimonia.
F.to B.Ceretti, Arcivescovo di Corinto e Nunzio Apostolico".
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Le successive consacrazioni avvennero in questo modo:
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Mons. Vilatte consacra nella sua Chiesa di Piacenza (Italia) Paolo Miraglia Gulotti il
06/05/1900 come Vescovo della Chiesa Cattolica Indipendente in Italia, con il nome di
Paolo.
Mons. Miraglia consacra nella Chiesa Vecchio-Cattolica di Thienghen (Ducato di Baden)
il 04/12/1904 Mons. Julienne-Ernest Houssay, Arcivescovo della Chiesa Cattolica
Francece con il nome di Julio (meglio conosciuto come Abbé Julio).
Mons. Houssay consacra ad Aire (Ginevra) il 21/06/1911 Louis-Francois Giraud che fu
in seguito Patriarca della Chiesa Gallicana, con il nome di Francois.
Mons. Giraud consacra il 21/07/1913 Jean Bricaud fondatore con il nome di Tau Jean
II, della Chiesa Gnostica Apostolica che sino ad allora non era in possesso della
filiazione apostolica diretta.
Mons. Bricaud consacra a Parigi il 05/05/1918 Victor Blanchard, con il nome di Tau
Targelius.
Mons. Blanchard consacra a Parigi il 07/01/1945 Roger Ménard, con il nome di Tau
Eon II
Mons. Ménard consacra a Parigi il 10/06/1946 Robert Ambelain, con il nome di Tau
Robert, come Vescovo di Samaria . Diventato Patriarca della Chiesa Gnostica Apostolica
Universale (E.G.A.U.) assunse il nome di Jean III ".
Egli ha consacrato il Fr:. G. Kloppel, che a sua volta ha consacrato il Fr:. J. Castelli,
nostro Gran Maestro Mondiale. Da notare infatti che, a partire da quasi un secolo,
l'episcopato gnostico è inserito nella scala dei Riti di Memphis Misraim di filiazione
franco-belga, dopo il 33° grado o equivalente.
Tanto si doveva per esigenze di chiarezza.
da “Table Apostolique et Constitutions” del Fr∴ Robert Ambelain
tradotto in italiano dal
Sostituto Gran Hyerophante
Fr∴ Purusha
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HORUS, Quaderni di studio aperiodici del Sovrano Santuario d'Italia dei Riti Uniti.
La pubblicazione è diretta dal Fr∴ Leuviah.
I Fratelli interessati a pubblicare i loro contributi possono scrivere a questo indirizzo:
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La direzione di HORUS si riserva ogni valutazione in merito,
sentito il Sovrano Santuario.
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