Scarica Reloaded Maggio

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Scarica Reloaded Maggio
AMBIENTE
ANTIMAFIA
Il caso Kalat
Libera si rafforza a
Ragusa
ESTERI
Grecia: gli squadroni
della morte
generazionezero.org
Migranti, giovani, precari, ambiente
io
g
g
a
3
1
0
2
M
Troppo fango su Kyenge
Precarissimi
Anti-Putin in galera
Peppino è vivo
anno I n°11
Immagine di copertina di Alaskan Dude| Alcuni diritti riservati
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Reloaded
Migranti, giovani, precari, ambiente
Contenuti del numero
3.
La guerra, il comunista e il
giudice
- Attilio Occhipinti
4.
Il caso Kalat
Ambiente
- Attilio Occhipinti
5.
Precario è il mondo
- Giuseppe Cugnata
7.
L'assemblea di pozzallo
- Giulio Pitroso
9.
Razzismo e libertà:
il caso Kyenge
- Simone Bellitto
11.
Gli squadroni della morte.
La Grecia ripiomba
nell’ideologia nazista.
- Luca Gulino
14.
In Russia la persecuzione politica è travestita da giustizia
- Roberto Federico Proto
16.
Le proposte che cambieranno l'Italia
- Gianni Scifo
Direttore Responsabile:
Giacomo Pisani;
Editore, Proprietario: Associazione Generazione Zero;
Direttore Editoriale:
Giulio Pitroso;
ViceDirettore Editoriale: Attilio Occhipinti;
Condirettore Editoriale: Simone Lo Presti;
Redazione: Simone Bellitto, Federica Monello,
Sebastiano Cugnata, Giuseppe Cugnata;
Collaboratori:
Marco Occhipinti, Gianni Scifo, Roberto
Federico Proto, Luca Gulino;
Impaginazione e Grafica:
Gianni Scifo;
IMMAGINE DI COPERTINA:
Emma Celeo;
Generazione Zero Reloaded:
download mensile dell’allegato dal sito di
Generazionezero.org
T
ESTATA REGISTRATA AL
TRIBUNALE DI RAGUSA N. 05/11
ERRATA CORRIGE
Ci scusiamo per una svista
dello scorso numero, dove,
a pagina 14 riportavamo
che Franco Mormina fosse
dipendente della ditta
Sebastiano Busso, quando
invece lo è della Eco.S.E.I.B. srl
di Giuseppe Busso
2|
Generazionezero Reloaded
editoriale |
La guerra, il comunista
e il giudice
Scrivere un editoriale è un momento intimo per me. Penso
alle cose di cui parleremo nel
numero che state per leggere
e a quelle cose che abbiamo
fatto in precedenza, tiro le
somme. Guardo il calendario,
siamo a maggio, e in teoria automaticamente saprei che cosa
scrivere, come inaugurare
questo numero di Generazione
Zero Reloaded. Poi però rifletto
un attimo. Che mese è maggio? Sicuramente maggio ha
le sue particolarità, come ogni
mese del resto. L’aria di mare
dipinge dei grossi sorrisi sui
volti di tante persone, le quali,
sfregandosi le mani, pensano
a sdraiarsi sulla sabbia o a tuffarsi il più presto possibile nel
blu del mare. L’intro dell’estate
è maggio, con i suoi odori, con
le sue serate accompagnate
dalle ultime fresche correnti
d’aria, prima che il caldo soffochi la nostre notti.
La stagione più bella è alle porte, mentre penso ai due anni
che il mese scorso abbiamo
festeggiato insieme a voi. Noi
siamo ancora bambini, abbiamo poco più di due anni di vita.
E ci comportiamo da bambini
di due anni. Esploriamo la realtà che ci circonda, siamo curiosi, spalanchiamo gli occhi, cadiamo per terra, ci rialziamo
e soprattutto piangiamo tanto.
Piangiamo perché abbiamo
fame, perché qualcuno ci toglie
il giocattolo, piangiamo perché
vogliamo dormire. Vogliamo
anche tante attenzioni e vogliamo che le nostre lamentele
siano ascoltate dai più grandi.
Così ci buttiamo a capofitto
sulle cose che accadono, facciamo casino, sperando che gli
altri ci diano retta. E qual è la
realtà che ci circonda? Qual è
questo giocattolo che ci hanno tolto dalle mani? Perché
piangiamo? Abbiamo fame?
La fame è tanta, davvero. Il
giocattolo è la nostra stessa
terra. Motivi per piangere sono
parecchi. La realtà nella quale
siamo immersi è complicata,
strana. Si vedono poliziotti che
caricano le mamme a Niscemi,
si leggono notizie sul riciclaggio di rifiuti nel catanese, si attendono mosse da parte di un
governo appena nato e già in
difficoltà, si aspettano i risultati
delle prossime tornate elettorali. Un’attualità vecchia e nuova
mentre sullo sfondo abbiamo
Peppino, il comunista che
voleva cambiare le cose, che
gridava contro la montagna di
merda che tanti uomini hanno
contribuito ad accumulare. C’è
pure Falcone, il giudice che
combatteva la mafia, che insieme ad altri coraggiosi uomini
dello Stato aveva intrapreso
una strada ben precisa. Una
strada che poi è saltata in aria
a suon di tritolo. Perché la realtà di questo mese è in gran
parte questa: il comunista e
il giudice. Due persone molto
diverse, agli antipodi si direbbe, stando agli epiteti di cui
sopra, ma schierati in guerra
sullo stesso fronte, in prima
linea.
Da tempo siamo in guerra, lo
sappiamo, e noi, seppur ancora bambini, abbiamo deciso di
combattere con tutte le nostre
armi a disposizione e non solo
nel mese di maggio, non solo
nel mese di Peppino e del
giudice Falcone. Lo facciamo
anche nel mese di Fava e di
Borsellino, di Rostagno e di
Cassarà. La guerra è la nostra realtà e non guarda in
faccia il calendario.
Attilio Occhipinti
Generazionezero Reloaded | 3
Il caso Kalat
Ambiente
“La monnezza è oro”, aveva
detto il camorrista Nunzio Perrella circa vent’anni fa. A volte
ci si dimentica quanto la spazzatura sia remunerativa, ne
sanno qualcosa alcuni comuni
catanesi, come Palagonia,
Scordia e Caltagirone. Attenzione, questi comuni lo sanno
a spese loro (precisiamo, magari qualcuno ha frainteso).
La vicenda Kalat Ambiente
La Kalat Ambiente Spa, ora in
liquidazione, si occupava della gestione integrata dei rifiuti
nel territorio del Calatino, nella
provincia di Catania. La tappa
successiva alla differenziazione dei rifiuti, fatta dal cittadino,
consiste nella trasformazione
dei suddetti rifiuti, in base alla
loro natura organica o non
organica, in qualcos’altro. Un
esempio pratico è il compost,
fertilizzante ottenuto dal trattamento dei rifiuti organici che
trova il suo giusto utilizzo in
agricoltura. Insomma, ciò che
le maestre ci hanno insegnato alla scuola elementare: il
celebre riciclaggio. D’altronde in natura nulla si crea, nulla
si distrugge, ma tutto si trasforma.
veniamo ai fatti. Il 10 maggio
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Generazionezero Reloaded
un’operazione eseguita dalla Procura della Repubblica
di Catania, denominata “bad
boys”, ha inchiodato amministratori e tecnici della Kalat.
L’operazione ha coinvolto pure
altre due ditte, affidatarie del
servizio di raccolta dei rifiuti, la
Aimeri Ambiente Srl e la Agesp
Spa.
Sono scattati gli arresti domiciliari per Vito Digeronimo, ex
presidente del consiglio di amministrazione di Kalat Ambiente e commissario del Policlinico
di Catania (il governatore Crocetta ha già revocato l’incarico
a Digeronimo), Salvatore Ilardi, tecnico della Kalat, Vincenzo Demetrio Ruggeri, responsabile dei flussi dell’impianto di
stabilizzazione di Grammichele
e Salvatore Stracquadanio,
responsabile cantieri Agesp
Spa. Per altre quattro persone,
invece, è stato ordinato l’obbligo di dimora nei Comuni di
residenza.
Queste persone avrebbero
commesso una vera e propria
truffa ai danni dei Comuni che
servivano, riciclando rifiuti di
qualsiasi natura, ottenendo e
vendendo così un prodotto finale spacciato per compost di
qualità.
Dalle indagini dei Carabinieri
si evince che la Kalat, con la
complicità delle altre due ditte, avrebbe frodato i Comuni in
questione certificando percen-
Ru
br
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a
am
bi
en
te
tuali fasulle di raccolta differenziata dei rifiuti. Si parla addirittura di una percentuale pari al
70%. Secondo gli investigatori
questo “sporco riciclo” avveniva negli impianti di compostaggio della Kalat nella zona di
Grammichele: il prodotto finale,
generato dalla manipolazione
dei rifiuti, veniva così venduto
agli agricoltori, mentre ai Comuni veniva chiesto di pagare
sempre di più, in virtù dell’ottimo lavoro svolto dalle ditte.
“Pubblicizzavano dati falsi sulla
raccolta differenziata, truffavano i comuni, pare 300.000
euro solo al comune di Scordia, e distribuivano compost
altamente inquinato, saccheggiando risorse pubbliche e
mettendo in grave pericolo la
salute dei lavoratori e l'ambiente”, così ci hanno riferito i
ragazzi di ScordiaBeneComune. Ed è tutto dire.
I quattro amministratori di Kalat
Ambiente dovranno rispondere
alle accuse di traffico e smaltimento illecito di rifiuti, truffa e
frode in pubbliche forniture.
Attilio Occhipinti
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Precario è il mondo
HISTORY | Sights and Land-
ri
a
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p
L'articolo è stato scritto prima che la manifestazione del
18 si effettuasse
“Non è la soluzione che ci voleva e che chiedeva il Paese. Non
saranno in grado di produrre il
cambiamento che serve per rimettere in cammino l'Italia”. Con
queste parole il segretario della
FIOM Maurizio Landini si scaglia
contro il nuovo Governo Letta,
ritenuto incapace di poter attuare
in breve tempo le riforme sul lavoro tanto sbandierate davanti alle
telecamere o ai colloqui con gli
esponenti politici degli altri Paesi
europei. Landini invita perciò gli
operai, i disoccupati e gli studenti
alla manifestazione del 18 Maggio
a Roma, alla
saranno pre67%quale
of youth
senti, oltre alle sigle dei sindacati,
anche le bandiere dei vari partiti
worldwide
politici dell'area affine, come SEL,
PRC e, probabilmente, anche la
loveCivile
ANDdiEAT
nuova Azione
Ingroia.
Tra gli ospiti della manifestazione
spiccanotomatoes
i nomi di Stefano
and Rodotà e Gino Strada, già legati dal
filo rosso delle candidature alla
apples SCHOOL
Presidenza della Repubblica.
STUDYper
SHOWS
Il popolo scende
l'ennesima
volta in piazza, per gridare come
la composizione del nuovo Gover5|
Magazine First Edition
no altro non sia che la riedizione
del “doloroso” Governo Monti e
per ribadire quanto l'Italia abbia
necessariamente bisogno di una
nuova linea politica per il lavoro.
Già, il lavoro, il sogno che diventa
una chimera, il traguardo irraggiungibile visto come una grazia
per chi lo possiede, anziché come
un diritto sancito dalla Costituzione, torna a far parlare di sé, anzi,
non ha mai smesso. Potremmo
discutere ore intere dei processi
di Berlusconi o dell'abolizione
dell'IMU, potremmo sprecare fiumi d'inchiostro sulle divisioni interne al PD, ma il lavoro resterebbe
sempre l'argomento principe, in
un Paese in cui il 38% dei giovani
è disoccupato.
Il Governo Letta afferma, tramite la persona del Ministro del
Lavoro Giovannini, di avere già
programmato un piano di rilancio
delle economie familiari, in primis
con il rifinanziamento della cassa
integrazione. Ma cosa prevede la
ricetta Giovannini per i prossimi
mesi? La soluzione a lungo corso
del Ministro si chiama “staffetta
Generazionezero Reloaded | 5
generazionale”, un'idea non poi
così innovativa come si potrebbe
pensare, ma che permetterebbe
l'assunzione di giovani lavoratori
e allo stesso tempo la conservazione del posto di lavoro per i
dipendenti prossimi alla pensione, con una diminuzione di ore
lavorative e di salari per questi
ultimi, ma con un mantenimento
per quanto riguarda il versamento dei contributi per la pensione.
Un'idea allettante, ma che non
risolve il problema, se non in
minima parte, impegnando per
centinaia di migliaia di euro le
casse dello Stato, che dovranno
risarcire le spese di contribuzione alle aziende che operano in
questo modo.
L'altro punto cardine per l'abbassamento dei tassi di disoccupazione, in particolare di
disoccupazione giovanile, è la
Youth Guarantee, il progetto per
il rilancio del lavoro nelle fasce
giovanili, approvato, stavolta,
direttamente dall'alto, dall'Unione
Europea, su iniziativa del Partito
del Socialismo Europeo (PSE).
Lo scopo della Youth Guarantee
è quello di garantire, per i giovani sotto i venticinque anni,
un posto di lavoro entro quattro
mesi dall'abbandono degli studi o
dalla disoccupazione, su esempio della larga parte dei Paesi del
Nord Europa. Dato però gli enormi tassi di disoccupazione a livello europeo e la scarsità di mezzi
economici messi a disposizione
(appena 6 miliardi), il progetto
risulta essere quasi una risposta
illusoria al problema dei NEET,
ovvero quei giovani che non lavorano e non studiano, piuttosto
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Generazionezero Reloaded
che un punto da cui partire.
Tornando ad una faccenda tutta
italiana, il Governo Letta ripropone anche una nuova versione
della Legge 92/2012, meglio
nota come “Riforma Fornero”,
la stessa che l'anno precedente
ha avuto come risultato finale
la creazione su larga scala del
fenomeno degli esodati. La “Ririforma” è stata architettata con
l'intento di ammorbidire i punti
più negativi della manovra, come
l'ingrandimento delle pause tra
un contratto a termine e l'altro,
ma, in realtà, il risultato finale è
una riforma che addirittura peggiora le condizioni dei lavoratori,
e che rimarrà inalterata, almeno
fino alla fine del 2013, perché,
come precisato dallo stesso Giovannini: “bisogna stare attenti a
toccare una riforma che sta dando effetti voluti perché l'instabilità
delle riforme non è amata dagli
investitori”.
Sul “remake” della riforma si è
espressa anche la segretaria
della CGIL, Susanna Camusso,
affermando che: “Lei stesso (il
Ministro Giovannini, ndr)
ha asserito che
gli investitori
hanno bisogno
di stabilità e
certezze. Pensi
di quanta ne
avrebbero bisogno le persone
che dipendono
dagli annunci
che il governo propone in
sequenza sul
lavoro e sulle emergenze sociali,
non per investire su un progetto
di vita, come in epoca di crescita
sarebbe auspicabile, ma sulla
sopravvivenza in un tempo di
crisi ancora molto profonda”, e
aprendo le porte ad “una modalità
d'azione più giusta ed efficace:
quella di aprire il confronto e
valutare la sostenibilità sociale,
non solo i vincoli economici, delle
scelte necessarie da compiere
sul complesso tema del welfare.
Si sceglie, invece, di annunciare
provvedimenti di manutenzione
che in realtà rappresentano interventi sostanziali come la liberalizzazione dei contratti a termine, la
staffetta generazionale (salvo poi
retrocedere in ragione dei costi),
le flessibilità in uscita per le pensioni (ma penalizzandole senza
qualificare i diversi lavori), e si trascurano altre priorità immediate”.
Giuseppe Cugnata
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br
L'assemblea
di pozzallo
“Nel nostro Meridione la cosa
che non va bene è la disgregazione delle associazioni”. Così
la voce del rappresentante del
caffè Rino Giuffrida, mentre
fuori imperversa un vento fastidioso, mitigando dal clima marittimo di Pozzallo. Dal pc dietro
di lui è uscita fuori la voce di
Damian Marley fino a pochi
minuti fa, quando i ragazzi che
armeggiavano alla consolle gli
hanno lasciato il microfono. Lo
stesso pc è stato comprato,
all’incirca 500 €, messo a diposizione della comunità, dei
giovani che frequentano il caffè, che è anche una bottega
equo-solidale, ma soprattutto
è un’oasi di recupero sociale e
di promozione culturale nel più
ampio senso del termine.
Del resto, a Pozzallo le realtà che sono maturate e che
stanno fiorendo sono tante,
raccolte e rafforzate dalla rete
di Libera e da una evidente
predisposizione dei cittadini. Il
Circolo Don Puglisi-Impastato
ha cominciato proprio la sera
prima un cineforum tematico, mentre si è fatta valere
recentemente sulla scena
l’associazione neocostituita
Kaspita!. Il Circolo ha pure un
blog d’informazione dal basso,
“U vota-vota”. Sono qua, sulle
sedie di legno del caffè, in tanti, pervenuti per l’assemblea
provinciale di Libera. Così
tanti, che si sta stretti, anche
se mancano molti nomi, soprattutto dai centri maggiori.
Quest’oggi, come valore aggiunto, i parenti della famiglia
Tedeschi, parenti di vittime di
mafia in suolo ibleo. Tutti uniti
dallo spirito di sacrificare parte
di se stessi per non restare
soli, per “fare rete”, come dice
il mantra dell’associazionismo.
Perché bisogna “Valorizzare
quelle che sono le differenze”,
come dice Giorgio Abate, referente provinciale di Libera.
Gabriele Vaccaro è di ritorno
da un’assemblea liceale a
Comiso; fa il banchiere am-
ic
a
gi
ov
an
i
bulante per Banca Etica, al
centro di parecchie iniziative in
provincia. C’è Giorgio Cavallo,
Legambiente Modica; Marcello Vindigni, Kaspita!, spiega
della giornata organizzata a
Pozzallo per Giovanni Spampinato. Poi, una signora prende
la parola: “Sono la sorella di
Marco Tedeschi”. È qui con
altri familiari di questa vittima.
“Siamo qui, perché vorremmo essere un modello e un
esempio autorevole nella zona
di Vittoria”: un’altra storia per
ricordare a tutti quanta mafia
ci sia stata e ci possa ancora
essere da noi, nonostante tutta
l’ostinazione a negarla. Giorgio
ricorda che l’organizzazione ha
già collaborato per il memoriaGenerazionezero Reloaded | 7
le del 21 marzo con Rosalinda gusa, ci spiega: “La manOttone, il cui fratello morì nella canza di lavoro ti porta verso
strage di San Basilio a Vittol’illegalità” e continua “Su due
cantieri trovo almeno uno
ria. È un percorso importante,
che in nero”. Carmelo Galfo,
quello per trasformare l’indiragazzo pozzallese rappregnazione in impegno. Perché,
come dice Giorgio, di questi
sentante d’istituto allo scientifico, ci racconta di come ha
tempi c’è uno scaricabarile
continuo, un’accusa contro
conosciuto Libera a scuola
altri, una ricerca della colpevo- tramite un progetto. Veronica
Taschetti, segreteria regionale
lezza in altrui fattori: “Perché
di Libera, si dice estremanon diciamo mai che la colmente emozionata. Non si
pa è nostra?”. Maurilio Assenza, direttore della Caritas
aspettava di trovare così tanti
gruppi ei così attivi: “Su quedi Noto, ci parla della casasto territorio c’è un tessuto già
famiglia da poco inaugurata a
sensibile”. Dà appuntamento
Modica: “La casa è un posto
a tutti all’assemblea regionale
dove si elabora un cammino
di Sferracavallo, l’8 e
educativo”. Per
Perché non
9 giugno.
lui a Libera serve
“l’innesto popodiciamo mai
lare”. Giuseppe,
Giulio Pitroso
Filca Cisl di Rache la colpa è
nostra?”
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Generazionezero Reloaded
Peppino è vivo
Chi è Peppino Impastato, in
molti non lo sanno neppure
oggi. E dico “chi è”, adesso,
non “chi è stato”. Perché, come
dice il più usurato degli slogan,
“Peppino è vivo e lotta insieme a noi/Le nostre idee non
moriranno mai”. E come dice
un altro, altrettanto noto, “Le
idee di Peppino camminano
sulle nostre gambe”.
Non lo conosce il ragazzo che
vive fuori dalla Storia e tutti
gli adulti con il codice a barre
tatuato sul cuore, con i corpi
spezzati tra i corridoi dei centri
commerciali, negli scomparti
dei supermercati nella spesa
del sabato. Non lo conoscono
i ragazzi con il fegato mangiato dalla rabbia e dal desiderio
degli oggetti che la televisione
dice di comprare, i ragazzi che
si sentono di non appartenere
a nulla, fermi in una vacanza
perenne, al limbo di chi non ha
cominciato a vivere; non se lo
ricordano i manichini dell’impegno, quella gente in vetrina.
Non sanno bene neppure i difensori dei cani e i nemici degli
zoo, gli amici delle foche e delle balene, perché non si occupano di questo; peggio ancora,
tentennano i maratoneti delle
filosofie orientali, i sapienti
della politica internazionale, i
sacerdoti dei massimi sistemi.
Non lo conoscono gli anziani, oppure fanno finta. Non lo
conoscono i vecchi professori
arroganti o le signore benpensanti, che oggi si commuovono
alla storia di questo povero
uomo e martire del sogno, sospirando tra i denti che l’idealismo non paga, ma soprattutto,
che uno non deve essere troppo esagerato come Peppino,
come Giovanni, come Mauro
o Pippo. Non se lo ricordano
le macchine da lavoro dell’esercito impiegatizio, l’egoismo
disperato dell’esercito di riserva dei disoccupati, non se lo
ricordano gli studenti, anche
quelli universitari, se non l’hanno conosciuto in uno di quei
progetti extracurriculari che fa
l’antimafia a scuola, perché a
scuola insegnare l’antimafia
non è ancora considerata una
cosa di importanza vitale. Ma
tornerà in mente a quel vecchio che si è rotto la schiena
per decenni e ora mastica le
parole senza dentiera, ai militanti dell’antimafia, a quelli
che l’antimafia la fanno per
hobby, ai rivoluzionari, ai comunisti, a quelli che si vogliono
appropriare della memoria di
un combattente solo e isolato
dalla maggioranza grassa e silenziosa del suo tempo.
Peppino, nostro caro Peppino,
io, come tanti altri, non ti ho
potuto conoscere. Per dire la
verità, la tua storia, così vicina
nello spazio alla mia sicilianità,
così vicina per la giovane età,
mi è arrivata solo per via d’un
film. Altrimenti, a saperlo chi
era Peppino Impastato… Del
resto, per quelli che hanno la
Generazionezero Reloaded | 9
mia età e per tanti compagni
ed amici, tu, nostro caro Peppino, sei diventato il simbolo che
sei, il nostro buon esempio,
per via della pellicola di Tullio
Giordana e la canzone dei
Modena City Ramblers. Come
ben saprai, da queste parti,
le storie come la tua sono
tante, e piace tanto al potere
insabbiarle e al quieto vivere far finta di niente. Peggio
ancora per le storie di persone come te, giornalista senza
stipendio, che nel linguaggio
della classe egemone, della
nostra classe dirigente, è uno
sbandato, se non un piantagrane. Per i pigri e gli indolenti,
si fa prima a chiedersi chi ti
pagasse, per quale complotto
ti avessero chiamato, chi fossi
in realtà: la voce del popolo è
spesso un ripieno di ignoranza e qualunquismo, quando
l’istruzione è quasi un lusso
e le bugie sono l’ingrediente
maggiore dell’impasto della
propaganda. Peggio ancora,
nostro caro Peppino, tu eri uno
di quei morti senza divisa, che
nella lotta alla mafia, nel pensiero dei tanti, sono come degli
imbecilli che sono andati a fare
qualcosa che non gli spettava:
una specie di scusa per mentire a se stessi e scaricare le
responsabilità su quella gente
che domani le strade dei quartieri vogliono chiamare “sbirri”
e per cui bastano un onorevole
cordoglio e una memoria corta. In fin dei conti, solo oggi gli
stessi uomini e donne in divisa incominciano a capire che
non è loro dovere esclusivo
lavorare per la comunità e che
devono rendere conto ai cittadini di quello che fanno, se non
per la giustizia lenta, per il loro
decoro.
Di questi nostri simboli, di questa lunga marcia contro il potere oscuro, della nostra convinzione, contro l’ipocrisia di
10 | Generazionezero Reloaded
chi si appropria dei valori
migliori per difendere i propri interessi, di tutta la nostra
stessa speranza ci rimangono, però, grandi cose. Tante
bestie finiscono in manette e,
cosa ancora più importante, le
generazioni crescono pensando che la mafia, in generale,
come forma astorica, come
atteggiamento, soprattutto
come violenza, sia orrenda. Si
è fatto quello che altrove si è
fatto contro il nazismo, ma, per
adesso, le nostre uniche certezze stanno forse nel sostegno della borghesia urbana di
diversi centri e nei ragazzi.
Certo, per quell’antimafia con
la cipria e il cerone, quella che
vuole tanto apparire, quella
strabordante che vuole fare
la liturgia dei santi ed apostoli
della sua gloria, tu, mio caro
Peppino sei un testimone un
po’ scomodo e sopra le righe.
Perché noi lo gridiamo ancora, anche se ci prendono
per pazzi, che la mafia è una
montagna di merda, senza
mezzi termini; ma tanti altri,
si scandalizzano per la parola,
per i modi eccessivi, per il temperamento, allo stesso modo
di come non si scandalizzano
davanti il grigiore e le infiltrazioni.
A farla breve, è democristiana
quella mafia che ti ha ucciso e
democristiana è l’ipocrisia che
ti vuole oscurare oggi. Sono
democristiani oggi tanti sbagli,
tanti silenzi e tanto desiderio
di mettere a tacere, come se
il nostro popolo si fosse allenato per decenni a sedare il
pettegolezzo in sacrestia e si
volesse goffamente ripetere
in questo tempo, dove le chiese si sono svuotate e i centri
commerciali si sono riempiti.
Viviamo la pantomima dei morti viventi: anche se la Democrazia Cristiana è morta, anche
se è stato ammazzato chi ha
cercato di riformarla- Piersanti
Mattarella e Aldo Moro, su
tutti-, anche se è morto chi ha
cercato di seppellire le storie
delle nostre tragedie, noi siamo
ancora qua, a spiegare quanto
valgano le cose per cui Peppino è stato disposto a morire,
per cui Peppino, solo con i suoi
amici, ha sfidato le peggiori canaglie. La lotta continua.
Giulio Pitroso
Ru
br
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mig
ra
Razzismo e libertà:
il caso Kyenge
Bianco vs nero Ci risiamo. Il problema del razzismo su suolo
italiano non sembra mai essere del
tutto risolto, anzi. In questo caso ci
riferiamo all’increscioso caso del
nuovo ministro dell’integrazione,
Cecile Kyenge, da settimane vessato da insulti razzisti anacronistici
e fuori da qualsiasi logica di buon
senso. Ad aprire le file, in questo
grottesco rendez-vous, la Lega
Nord, che non è mai stato uno
di quei partiti che sia mai andato
per il sottile, nel vero senso della
parola. Immaginate la baraonda
prevedibile suscitata dal partito
all’indomani della carica assegnata
al nuovo sfortunato ministro, quando si è arrivato persino a dire che
“la Kyenge non è un’italiana, è un
ospite”. L’uomo che ha pronunciato questa frase è l’esponente leghista Costa, ai microfoni di Radio Padania, feudo
delle verdi boiate quotidiane. Per non parlare
degli epiteti poco simpatici quali “nero di seppia” (nei casi più gentili): dichiarazioni esecrabili, è senza dubbio scontato affermare questo.
Negli ultimi giorni, per giunta, sono arrivati da
più parti proclami che fanno sembrare il gioco
su Facebook di qualche anno fa, Rimbalza il
clandestino, una barzelletta. La provocazione,
se ha senso definirla in questo modo, proviene
dal movimento di estrema destra Forza Nuova.
A Macerata, il 9 maggio (giornata che ha a prescindere un forte contenuto politico simbolico)
un infamante striscione è stato affisso davanti
alla sede del Partito Democratico. La deplorevole scritta recitava: "Kyenge torna in Congo". In occasione di questo improvvido misfatto
la sintetica dichiarazione del nuovo ministro è
stata: "Penso che ognuno abbia diritto a poter
nti
esprimere la propria opinione. Noi dobbiamo
cercare di costruire un percorso che vada
verso la concretizzazione della cittadinanza.
Vanno ascoltati tutti, anche chi ha una opinione
contraria sul tema: ho sempre detto che un confronto è utile, purché avvenga nel rispetto delle
regole”.
La crociata degna del KKK (Klu Klux Klan) di
certo non è arrivata alla fine. Viene colpito, comunque sia, l’unico ministro di questo governo
che sembra avere un senso nel suo incarico al
suo rispettivo dicastero. La Kyenge, infatti, sta
provando a portare avanti iniziative a favore
dell’integrazione, come una proposta di legge
sul cosiddetto ius soli, già osteggiata dal PDL
prima ancora di finire in aula. La cittadinanza
agli stranieri sembra ancora un miraggio nella
nostra bieca “italietta”.
Generazionezero Reloaded | 11
Revival xenofobo
È un vecchio vizio italiano,
sempre alla moda, quello
del razzismo, della xenofobia e dell’odio verso colui
che ha un diverso colore
della pelle, credo religioso
o orientamento sessuale.
“Negro”, “Frocio” e tanti altri
spiacevoli appellativi affollano il linguaggio quotidiano
di buona parte del popolo
italiano. È emblematico come una cosa tanto
appartenente a un retaggio passato possa ancora essere così pervasiva all’interno della società odierna. L’Italia, forse, è una delle società
più chiuse e retrograde del mondo occidentale,
sotto questo punto di vista.
una volta da Forza Nuova, addirittura “uccide”.
I neo-fascisti e i leghisti, d’altro canto, crediamo
ignorino tutti gli omicidi avvenuti su suolo italiano a sfondo razzista, ai danni del negro, dell’immigrato, dell’extra-comunitario, del “vucumprà”
o addirittura del “terrone”.
Le cose però non vanno meglio nel mondo. Ba- Dovrebbero persino considerare quanto un pensti pensare alla forza di fondamentalismo, razzi- siero politico xenofobo e razzista possa influensmi e nazionalismi che il sociologo Manuel Ca- zare pesantemente questi fenomeni. Non è,
stells ha fatto entrare a pieno titolo all’interno
ovviamente, nostro compito moralizzare un ledella categoria Potere delle Identità. A quanto
ghista o un forza-novista (nella mipare non siamo nemmeno pronti
sura in cui tutto ciò sia realmente
Noi dobbiamo
ad avere un ministro “nero” (come
plausibile). Non è, senza dubbio,
cercare di
si è orgogliosamente definita la
nostro compito giustificare un omicostruire un
Kyenge) all’interno di un nuovo
cidio, anzi. Vorremmo solo constapercorso che
governo piuttosto approssimativo.
tare in quale misura l’odio razziale
Possiamo pensare di essere pronti vada verso la
sia esponenzialmente cresciuto
a cambiare il nostro modo di vede- concretizzazione
negli ultimi decenni, facendo invidella cittadinanza.
re le cose e di cambiare la nostra
dia ai livelli precedenti la Shoah e
società? La risposta, purtroppo,
gli orrori di Auschwitz.
visti gli ultimi accadimenti, sembra
La questione principale rimane una sola: non
negativa.
possiamo permettere che tutto questo accada
È emblematico come anche un fatto come
di nuovo.
quello relativo al triplice omicidio del “piccone”,
accaduto nella periferia di Milano, nella sua co- munque giustificabilissima condanna, sia stato
usato come un mero pretesto per il revival asSimone Bellitto
soluto di xenofobia e razzismo di bassa lega. Il
casus belli è stato scatenato dalla nazionalità
dell’omicida, Mada Kabobo, ghanese.
Il buonsenso latita: un assassino rimane sempre un assassino, anche se ghanese, italiano
o statunitense. Invece, bersaglio politico della
vicenda diventa l’immigrazione, che, in una ingiustificabile campagna d’odio proposta ancora
12 | Generazionezero Reloaded
Razzismo e odio contro gli immigrati.
Invocati gli squadroni della morte. La
Grecia ripiomba nell’ideologia nazista.
Nello stato ellenico è in atto una vera e propria
“caccia agli immigrati”, spinta anche dalle ideologie
estremiste dei partiti a capo del Governo.
Chi lo avrebbe mai detto che
nello stato in cui è nato il concetto di democrazia, ci sia
attualmente una condizione
pericolosa di odio e di recrudescenza, pronta ad esplodere
verso una particolare categoria
di soggetti: gli immigrati.
I dati parlano di un forte aumento di crimini, di attentati e
di manifestazioni d'odio rivolte
ai gruppi di immigrati residenti
nel territorio ellenico. Addirittura gran parte di questi sono
stati collegati a membri o so-
stenitori del partito politico
Golden Dawn, Alba Dorata (in
italiano), un partito neonazista che ha conquistato il 7%
alle scorse elezioni entrando
per la prima volta in Parlamento. I suoi esponenti, oltre
ad aver varcato la soglia del
Parlamento armati e con tanto
di saluto nazista, hanno proclamano il ritorno degli squadroni
della morte (e tuttora sono
attive le ronde e le aggressioni
nei confronti degli immigrati) e
l’apertura dei “forni crematori”
Generazionezero Reloaded | 13
per gli immigrati. Da rabbrividire insomma.
In tono minore ma allo stesso tempo allarmanti sono le
"teorie politiche" avanzate dal
partito di centrodestra attualmente a capo del Parlamento,
ovvero Nuova Democrazia. Il
capo del movimento, Antonis
Samaras, ha definito gli immigrati come dei tiranni da combattere e ha esortato i greci a
riprendersi le città occupate da
questi individui.
Quello dell'immigrazione è un
problema ormai radicato nella
politica greca; secondo i dati
del 2011 sono stati ben 55mila
gli immigrati che sono entrati
nel territorio greco, sfruttando
per oltrepassare la frontiera, sia i confini naturali sia gli
stratagemmi più sofisticati. La
provenienza di queste persone
è in gran parte la Turchia e i
paesi confinanti. Secondo le
stime, ogni 10 immigrati irregolari, ben 9 provengono dal
confine Turco. Tuttavia non
tutti gli immigrati, una volta
arrivati in Grecia, decidono di
rimanerci; altri infatti utilizzano
il paese soltanto come punto di
passaggio per poi indirizzarsi
verso i paesi balcanici o del
nord europa.
Il Governo ha risposto al pro-
14 |
Generazionezero Reloaded
blema in modo abbastanza
massiccio; con la presenza di
circa 5000 agenti di polizia,
sono stati rafforzati i controlli
alle frontiere, sia di terra che di
mare, ed è stato improntato un
piano vero e proprio di controllo dei flussi migratori denominato "Zeus Xenios". Questo
piano prevede l'inserimento
di una barriera-trincea a doppio filo spinato lungo tutto il
percorso del fiume Evros che
da Atene arriva al confine con
la Turchia; l'utilizzo di strumenti
a tecnologia avanzata per individuare e rintracciare gruppi
di migranti, e infine predispone
una forte politica di rimpatrio
coatto preceduta da un periodo di detenzione all'interno di
improvvisate strutture di concentramento, un misto tra carceri e strutture di isolamento.
Ed è proprio all'interno di queste "carceri" che si sono svolte
negli ultimi giorni le proteste
degli immigrati, a seguito
delle pessime condizioni in cui
sono "ospitati". Molti di essi, ormai da molti mesi, condividono
una cella di 50 metri quadrati
con altre 50 persone; le loro
pratiche, vista l'enorme mole
di lavoro per gli uffici preposti,
non riescono ad essere esaminate in tempi celeri e tutto ciò
non fa altro che allungare questa detenzione, che è diventata
ormai una forma mascherata
di tortura arbitraria. Da un
punto di vista del rispetto dei
diritti umani si capisce infatti
come si sia già andati molto
sotto al livello minimo di tutela.
Anche il Commissario per i
diritti umani Muižnieks, ha
chiesto al Governo e alle forze dell'ordine di prendere una
forte presa di posizione nel
mettere in atto tutte le misure
necessarie per sanzionare i
comportamenti che incitano o
favoriscono il sorgere di provvedimenti di questo tipo, che
ledono i diritti umani degli
immigrati, considerando anche
i richiedenti d'asilo e i rifugiati,
rendendoli facili bersagli di violenze e di episodi di razzismo.
Dalle violenze materiali a quelle basate su stigmatizzazioni
del concetto di immigrato, divenute sempre più frequenti. Il
rapporto ha messo in luce un
deficit di applicazione della legislazione nazionale e internazionale relativa alle leggi anti
razzismo ed è stato chiesto al
Governo di accelerare l'adozione di specifiche normative
riguardanti la xenofobia e appunto il razzismo.
Andando nel dettaglio, la Gre-
cia dovrà dotarsi di un sistema
di accoglienza più umano ed
efficace, dovrà affrontare il problema della scarsa capacità di
accoglienza delle sue strutture
e quindi, il problema inerente
la detenzione sistematica e
prolungata, spesso in condizioni precarie, dei immigrati
irregolari.
Partendo da questi presupposti è chiaro dunque che il calderone socio-politico greco è
pronto ad esplodere da un momento all'altro; non sarà certo
una rete metallica a risolvere
il problema dei flussi migratori,
bisogna andare a cercare a
fondo i problemi di queste persone e magari dar vita a delle
soluzioni politiche con i loro
paesi d'origine insieme anche
con la collaborazione degli organi comunitari per risolvere
il problema in modo definitivo ma soprattutto nel rispetto
delle legislazioni vigenti. Consideriamo il rapporto del Commissario Europeo come una
voce d'allarme e di ammonimento nei confronti dello stato
in questione, di certo però non
possiamo esimerci da chiedere, avendo già abbastanza elementi per riscontrare le violazioni di parecchi articoli previsti
dalla Convenzione Europea
dei Diritti dell'Uomo, quanto
tempo debba ancora trascorrere prima di sanzionare in maniera decisa e ufficiale questi
avvenimenti.
Fonti: Human Rights Europe - Stranieri in italia
Articolo di Luca Gulino
Generazionezero Reloaded | 15
In Russia la persecuzione
politica è travestita da
giustizia
La storia di un militante
anti-putin ingiustamente
detenuto
Dall'ascesa di Putin al Cremlino nell'Agosto del 1999 al suo
radicamento politico che dura
ormai da circa 15 anni, la Russia ha vissuto una profonda
oligarchizzazione delle Istituzioni e una deriva tutt’altro che
democratica. Infatti sotto la
guida dell'ex membro del KGB
la Russia è stata più volte accusata di violare i diritti umani,
oltre ad aver fortemente limitato la libertà d'espressione
dei propri oppositori. Come
non ricordare la tragica quanto
misteriosa scomparsa della
reporter Anna Stepanovna
Politkovskaja, che testimoniò le atrocità subite dalla
popolazione cecena ad opera
dell'esercito russo, o l'oppressione politica al gruppo punk
rock femminista Pussy
Riot, che sensibilizzò i presunti brogli elettorali delle elezioni
presidenziali del 2012. Di casi
16 |
Generazionezero Reloaded
come questi ce ne sono molti
altri, dato il forte malessere e
le numerose manifestazioni
di protesta che si sono svolte,
e uno tra questi è la vicenda
esaminata questo 11 Aprile
dalla Corte Europea dei Diritti
dell'uomo. Essa è caratterizzata dall'illegittima detenzione subita da un giovane che insieme
ad altri militanti, come lui, di un
partito nazionalista russo (fuori
legge) ha fatto una protesta
politica contro Putin mediante
l'occupazione di un luogo istituzionale.
I FATTI – Il dissidente del
PNB
Un ragazzo russo, il sig. Kirill
Viktorovich Manulin, militante
e membro del Partito Nazionale Bolscevico (PNB) - partito fuori legge in Russia - il
14 Dicembre 2004 è stato
protagonista insieme ad un
gruppo di 40 persone, anche
loro affiliate al PNB, di un’eclatante protesta politica. Infatti
occuparono la sala d’attesa del
palazzo dell'amministrazione
presidenziale a Mosca, al fine
di ottenere un incontro con l’allora presidente della Russia,
Vladimir Putin – storico nemico
politico del PNB - ed il vice
capo dell'amministrazione presidenziale e consigliere economico del presidente. Durante
l’occupazione, durata quasi
un’ora e mezza, prima dello
sgombero effettuato dalla Polizia, i militanti lanciarono dalle
finestre volantini, contenenti
una lettera in cui si chiedevano
le dimissioni di Putin e si denunciavano le presunte 10 violazioni della Costituzione da lui
effettuate. Potremmo dire che
tentarono di attuare un teatrale impeachment.
Dopo che venne arrestato e
la Corte Distrettuale Khamovnicheskiy di Mosca ebbe
ordinato la sua immediata detenzione, a causa della gravità
dei reati a lui ascritti, dell’elevato pericolo di fuga e inquinamento delle prove, il giovane
Manulin - all’epoca nemmeno
ventenne - si appellò a questa
misura di prevenzione, poiché
ritenne la tesi accusatoria troppo debole, richiedendo una
misura cautelare più clemente.
Ma l’ordine di detenzione venne confermato e intanto, il 21
Dicembre 2004 il ricorrente fu
HISTORY | Sights and Landscapes
accusato di tentato rovesciamento violento dello Stato
(articolo 278 del codice penale
russo) e di distruzione intenzionale e danni materiali in un
luogo pubblico (articolo 167 §
2 e 214 del codice penale russo).
L’indagine che lo coinvolgeva
si concluse il 7 Giugno 2005,
e trentanove persone, tra cui
il ricorrente, vennero rinviate
a giudizio. Durante l’udienza
preliminare si deliberò che comunque gli imputati sarebbero
dovuti rimanere (ancora) in custodia fino al processo.
Infine, l'8 Dicembre 2005 la
Corte distrettuale di Tverskoy
ritenne gli imputati colpevoli di
partecipazione a disordini di
massa, e condannò il giovane
militante a tre anni di reclusione, ma, subito sospendendo
la sentenza, venne messo in
libertà vigilata per due anni.
Il suddetto verdetto venne
confermato anche in secondo
grado.
Inoltre, lo stesso Manulin testimonierà di questa vicenda le
pessime condizioni che subì
durante il periodo detentivo dal
14 dicembre 2004 al 8 dicembre 2005: collocato in una cella
di circa 28 metri, gravemente
sovraffollata - perché condivisa
con altri 8 detenuti - e in condizioni igienico-sanitaria pessime
e inumane.
Successivamente alla pronuncia della sentenza di condanna, nell’Aprile 2006 il militante
del PNB depositò un ricorso
presso la Corte europea dei
diritti dell’uomo, accusando
la Russia delle ingiuste sofferenze patite e chiedendole
un risarcimento di un milione
17 | Magazine First Edition
di euro a titolo di
danno non patrimoniale.
Nella sentenza
emessa l’11 Aprile 2013 la Corte
Europea dei
Diritti dell’Uomo ha dichiarato
all’unanimità che
vi è stata una violazione dell’articolo
3 CEDU (trattamenti inumani e
degradanti), insieme alla violazione dell’articolo 5
CEDU paragrafo 3
(diritto alla libertà
e sicurezza), per le condizioni
di detenzione e per l'indebita
misura cautelare che gli venne
applicata, e predispone che lo
Stato convenuto debba versare al ricorrente la somma di
6000 euro a titolo di danno non
patrimoniale.
Conclusioni: l’eterno
ritorno della violenza
politica?
Analizzando questa vicenda, ci
si interroga sulla completa
imparzialità dei giudici o se
essi siano stati o meno oggetto
di pressioni politiche, dati i precedenti così eclatanti. Al di là
delle condizioni
inumane e de67% of youth
gradanti delle carceri - problema gravissimo e di drammatica
worldwide
attualità non solo in Russia - ,
ciò che rileva maggiormente
love AND
EATmisuè l'applicazione
di una
ra cautelare – che significa
tomatoes
la galera
anche se and
non sei
colpevole! - debolmente motiapples
SCHOOLsi è più
vata, a cui
il ricorrente
volte appellato, senza ricevere
una debita
e legittima
risposta
STUDY
SHOWS
da parte delle autorità giudiziarie. E quindi ritorna, ciclica-
mente purtroppo, la questione
della tutela dei diritti delle opposizioni politiche che dissentono e si oppongono alla linea
politica di V. Putin. Ma la questione democratica in Russia, e in particolare la tutela
dei diritti umani, è ancora tutta
da risolvere, come testimoniò
la reporter Anna Stepanovna
Politkovskaja, che perse la vita
per raccontare le sofferenze
subite dai ceceni:" Ho visto
centinaia di persone che hanno subito torture. Alcune sono
state seviziate in modo così
perverso che mi riesce difficile
credere che i torturatori siano
persone che hanno frequentato
il mio stesso tipo di scuola e
letto i miei stessi libri".
Articolo di Roberto Federico
Proto
Generazionezero Reloaded | 17
Ru
Le proposte
ic
a
sa
che salveranno tira
l'italia
br
A q uasi u n mese dalla formazione del governo, dopo st u di
approfonditi , ac u te riflessioni e ritiri spirit uali , pare si sia arrivati
all’accordo su u n p u nto fondamentale . L’ I talia è nella m *** a . L a
consapevolezza è u n passo avanti , indu bbiamente , ma vediamo le
principali misu re proposte dal governo :
• La scala mobile che
non va da nessuna
parte. Si è parlato
spesso di reintrodurre la scala mobile
per adattare il salario
all’inflazione. La misura verrà reintrodotta, ma letteralmente.
Si tratta di un’opera
mastodontica che
dovrebbe servire a
collegare la terra e il
cielo, superando così
la Tav e il Muos nella
classifica delle opere
più inutili della storia
e conquistando un
secondo posto solo
dopo il ponte sullo
stretto di Messina.
Gli sponsor principali
della Scala Celeste
saranno il Vaticano e
l’Associazione Italiana Pulitori di Scale. Il
Papa stesso inaugurerà la monumentale
opera salendo i mille
gradini per poi buttarsi giù con il paracadute. Nel suo stile
il Pontefice non mancherà di rimarcare
18 | Generazionezero Reloaded
l’ovvio, dichiarando: “È
molto alta questa scala.
Ma non porta da nessuna parte. Ci sono troppe
macchine in giro, però
manca il lavoro.”
• Reintroduzione del
nucleare. Se si fanno
le cose, bisogna farle
bene. Con il decreto
“Homer Simpson-Ahmadinejad”, d’ora in poi
ciascuno potrà costruirsi
in casa il proprio reattore nucleare per alimentare in sicurezza frigo,
Con il decreto
“Homer SimpsonAhmadinejad”,
d’ora in poi
ciascuno potrà
costruirsi in
casa il proprio
reattore
nucleare
phon e condizionatore.
Le scorie verranno gettate direttamente dalla
finestra e porranno la
base per l’intervento
successivo.
• Smaltimento di rifiuti
in orbita. Si valutava
da tempo la possibilità
di smaltire i rifiuti spedendoli nello spazio.
L’aereonautica italiana
andrà oltre, cercando
di spedirli direttamente
su Marte. Purtroppo
il volo andrà male e il
fallimento genererà una
pioggia tossica perenne
che arricchirà ulteriormente il paesaggio
italiano,tra i più belli al
mondo, di liquami verde-radioattivo e specie
mutanti, scalzandolo
così nelle statistiche di
gradimento a favore di
alcune favelas e dalle
zone brutte di Baghdad, ma rendendolo
adatto come set per
molti film post-apocalittici.
• Cementificazione
di Pompei. È ora di
finirla con i crolli. Per
evitare altri danni al patrimonio archeologico
campano, verrà indetta
una gara d’appalto. A
vincerla sarà una misteriosa azienda dal
nome “Noi non siamo
la Camorra S.p.a”.
Sorprendentemente
l’azienda si rivelerà
essere camorrista, ma
la cosa non impedirà
di portare a termine il
progetto di cementificazione dell’intero parco
archeologico. “Chistu
è nu parcheggio bellu assaie,” canterà
Casalone-Kalashnikov,
manager e proprietario
della società, suonando un mandolino. “E
cussì nun se ne parla
acchiù.”
• Indipendenza Fiorentina. Spaventati dalle
continue pretese di
Renzi, gli esponenti del
Pd in forza al governo promuoveranno la
secessione della Cittàstato toscana con il decreto legge “fuori dalle
balle”. Gli abitanti adotteranno il fiorino come
moneta ufficiale e aprofitteranno per dichiarare
immediatamente guerra
a Pisa, rivale di sempre. Renzi, neo-eletto
Podestà e signore del
contado, affermerà:
“Quelli di Pisa han la
mamma buhaiola!”
un’unica moneta, di un
euro, appunto. Per esorcizzare la sfortuna, il
Premier Letta la sottrarrà dal proprio stipendio.
Ancora aperto il mistero
di chi sia questo Letta
e di come abbia fatto a
diventare Capo del Governo.
• Commissione di inchiesta sull’identità di
Letta. Il governo proporrà un’indagine su chi sia
l’attuale Primo Ministro
e su come abbia fatto a
raggiungere il ruolo sopra citato.
Gianni Scifo
• Rinuncia all’Euro. Non
si tratta, come si potrebbe pensare, dell’uscita dall’euro-zona,
ma bensì della rinuncia ad
Generazionezero Reloaded | 19
Generazione Zero Reloaded:
download mensile dell’allegato dal sito di Generazionezero.org
TESTATA REGISTRATA AL TRIBUNALE DI RAGUSA N. 05/11
20 |
Generazionezero Reloaded