Il Caracol Zapatista: lo spazio della Dignità Indigena

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Il Caracol Zapatista: lo spazio della Dignità Indigena
Convegno “Lo Spazio della Differenza”
G. Mario Castellani - Il Caracol Zapatista: lo spazio della dignità Indigena
Il Caracol Zapatista: lo spazio della Dignità Indigena
Nell’amministrazione autonoma dei territori controllati dagli Zapatisti, gli Indios del
Chiapas trovano finalmente la Dignità di cittadini loro negata, prima dal
Colonialismo Spagnolo e ora dal Neocolonialismo Messicano
----------------------Intorno al 1983, nella Selva Lacandona, nel sud-est del Chiapas – Messico - , un
piccolo gruppo di indigeni si incontra con un meticcio borghese. Questi, quasi
sicuramente Rafael Sebastian Guillen Vicente, è là per insegnare storia. Diventerà il
sub-comandante Marcos.
Gli Indios combattono per avere terra per sopravvivere. La terra è lo spazio vitale e il
suo possesso significa poter sopravvivere come individui ,senza dover cedere ogni
giorno un po’ della poca dignità residua rimasta dopo 500 anni di colonialismo.
Così nasce l’EZLN – Ejercito Zapatista de Liberacion Nacional
L’EZLN non combatte per l’indipendenza del Chiapas o per affermare teorici principi
rivoluzionari. La lotta è per il totale, completo riconoscimento dei diritti civili e
sociali degli indigeni, del loro diritto di cittadinanza e autodeterminazione in un paese
che questo diritto non lo riconosce né in teoria, né in pratica. Il riconoscimento della
Razza Indigena come un fattore qualificante che arricchisce la società multirazziale
messicana. Il diritto di governare autonomamente i territori che loro appartenevano.
Marcos, sottomettendo e fondendo le sue ideologie alla cultura autoctona, riesce a
creare negli indios, divisi in etnie diverse, con lingue diverse, separati da una
geografia complessa, un senso di “razza in sé” e di razza per sé”, ed a far
comprendere che la lotta per la terra senza la lotta per ottenere la piena Dignità di
cittadini, non dà reali speranze di emancipazione
Il movimento si sviluppa nel sicuro della Selva e degli “Altos”,luoghi ideali per
l’incubazione del movimento, crescendo e cominciando a requisire – “recuperare”terre da coltivare. Il reclutamento avviene all’interno della famiglia, poi del villaggio,
dell’etnia. Lo sviluppo è a macchia d’olio. Il Movimento si struttura militarmente e
politicamente, stabilisce contatti, acquisisce una posizione di forza fra i (tanti)
movimenti chiapanechi di rivendicazione di terra. Ma il suo ambito è ancora locale,
la sua immagine, all’esterno è ancora quella di un gruppo armato dalle dimensioni e
dagli obbiettivi approssimati.
Il 01 gennaio 1994 lo Zapatismo amplia di colpo lo spazio geografico e virtuale di
movimento.
Nella notte l’EZLN ha occupato in armi San Cristobal – la principale città della
regione – ed altri importanti municipi. Lo shock è grande, inatteso, per popolazione e
turisti. “Disculpen la molestia, esto es una revolucion” dirà Marcos alla gente davanti
alla cattedrale.
La reazione dello Stato è brutale. Seguono 14 giorni di combattimenti. Vengono usati
anche aerei ed elicotteri. Vi sono diverse centinaia di morti, prima che l’indignazione
nazionale ed internazionale, e le pressioni della Chiesa, costringano il Governo
Federale a fermarsi. L’EZLN si ritira e, da questo momento la sua funzione sarà di
sola autodifesa in quella che è definita “guerra de baja intensidad”.
Lo EZLN si ritira fisicamente, ma, con la sua azione, ha conquistato al Movimento
due spazi enormi, probabilmente aldilà di ogni sua previsione.
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Il primo è nella Società Civile messicana. Il Messico, per 80 anni governato del PRI –
Partido Revolucionario Istitucional – che a dispetto del nome rappresenta gli interessi
dei proprietari terrieri, dei “caciques” locali, ha accolto molti rivoluzionari da altri
paesi, ma ha curato di eliminare i propri progressisti, tollerando a volte gli
intellettuali, ma non il sindacalismo e le forme di opposizione reale.
Lo Zapatismo è il primo grande movimento popolare che, dal 1910, si oppone in
modo strutturale al potere, e lo fa senza terrorismo, sequestri, narco-traffici, in nome
di una emancipazione degli indios, il 20% della popolazione del Messico.
Attorno ad esso si coagulano organizzazioni operaie e studentesche, movimenti
contadini e sinistra parlamentare. Vedono nello Zapatismo il momento aggregante,
che permette di creare quella sinistra che può cambiare il Messico in un paese
realmente democratico e moderno per tutti i suoi abitanti.
Il secondo spazio è quello della Sinistra internazionale. Lo Zapatismo impersona
perfettamente il mito Guevarista, senza gli imbarazzi di azioni terroristiche, di
sequestri. Sostiene e fa propria la lotta no-global, sostiene le rivendicazioni
autonomiste di altri popoli. E’ inoltre accessibile ed aperto a contatti, visite,
collaborazioni. Ma la sua forza sta nella capacità comunicativa, accresciuta dall’uso
delle nuove forme di comunicazione elettronica. Internet viene usato per trasportare,
in tutto il mondo, ed in tempo reale, la lotta ed i fatti quotidiani degli zapatisti.
Aggressioni, azioni, analisi, comunicati; tutto finisce immediatamente nel web. I
comunicati iniziano con “al Popolo del Messico, ai Popoli del Mondo” ” e terminano
con “ Dalle montagne del sud-est del Messico”Un luogo imprecisato e lontano che
parla a tutto il mondo. Nasce quella che è stata definita la Rete neo-zapatista, che fa
dire agli esperti del Pentagono che è in corso una “net-war”, guerra di rete.
Lo Zapatismo è, e rimane, un movimento che lotta per avere la terra. Terra e dignità
sono inscindibili. Il movimento si organizza per gestire il territorio. Vengono definiti
i MAR (Municipio Autonomo Rebelde), all’interno dei quali vengono amministrati
l’economia, la giustizia, l’educazione, la sanità e la prima autodifesa. Si sviluppa un
ruolo civile e pubblico, separato da quello militare e clandestino, riservato all’EZLN.
I MAR vengono raggruppati in 5 aree etniche abbastanza omogenee, definite
Aguacalientes. Non si tratta di vere regioni autonome. Piuttosto aeree di riferimento
politico, etnico, culturale. I MAR conservano la loro autonomia di gestione
amministrativa delle zone di competenza, e anche la gestione dei rapporti con le
organizzazioni internazionali che operano per aiutare lo zapatismo. Supporto politico,
presenza in loco per documentare violazioni e attacchi, progetti per aiuti di vario
genere.
C’è un importante flusso di aiuti, particolarmente nel campo medico, data la difficile
situazione sanitaria dell’intero Chiapas. Tali aiuti, donazioni, progetti per opere di
supporto, arrivano in modo non coordinato, basato sui contatti con un MAR, piuttosto
che un altro. Ognuno, nei movimenti di sostegno cerca il “suo Chiapas” di cui
fregiarsi.
Le dimensioni geografiche del movimento ed il numero degli aderenti rendono
evidente la necessità di una gestione più decisa del territorio, delle risorse e dei
contatti. Ma, soprattutto emerge la necessità di fare un salto qualitativo, passando
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ad amministrare il potere su tutti quelli che vivono e operando all’interno delle aree
controllate, siano o meno zapatisti militanti.
Nel frattempo è caduta qualsiasi speranza che il Governo centrale el Parlamento
attuino gli accordi fatti nel 1996, per arrivare . Il punto relativo alla Dignità Indigena,
è stato completamente disatteso. Le modifiche alla Costituzione e la “Ley Indigena”
sono in qualche modo peggiorative della situazione precedente
Nella notte fra l’8 ed il 9 agosto 2003, ad Oventik, non lontano da San Cristobal,
viene decretata la fine delle Aguacalientes e nascono i 5 Caracoles.
Caracol - lumaca - nella iconografia Maya rappresenta la comunità, l’insieme a cui
tutto fa riferimento e ritorna.
Caracol indica la regione, ma anche il luogo fisico dove c’è l’amministrazione.
Una via di mezzo fra villaggio e accampamento, con edifici in gran parte in legno.
Questa operazione ha come punto centrale proprio il tema della Dignità.
Dignità di potersi amministrare secondo regole e principi coerenti con la propria
cultura e visione della vita. Dignità di non essere merce sul mercato della
globalizzazione, sfruttabili da qualche multinazionale. Dignità di possedere la terra
su cui vivere e crescere i figli. Dignità di poter eleggere i propri rappresentanti fra i
propri simili, e non fra profittatori estranei.
Il Caracol è amministrato dalla Junta de Buen Gobierno (JBC). È composta da 15
membri eletti dai vari Municipi fra le persone più rappresentative. L’elezione riguarda
i soli zapatisti, sia come elettori che eletti. Ogni Caracol ha 5 giunte che governano a
rotazione settimanale. Ovviamente questo, assieme alla necessità che le decisioni
siano all’unanimità, crea problemi di efficienza e rapidità decisionale, ma permette a
molti di partecipare alla gestione del potere, riproponendo lo schema di democrazia
diretta del villaggio indio, in cui tutti sono coinvolti nelle decisioni. Inoltre non si
crea una leader-ship stabile, non c’è occupazione del potere. Si governa nel principio
del “mandar obedeciendo”: chi governa deve ubbidire alle necessità del popolo.
“aqui manda el pueblo y el gobierno obedece”
Per essere eletti occorre essere buoni compas, avere almeno 15 anni e parlare il
castiglia, lo spagnolo, lingua franca di comunicazione fra le differenti etnie
Gli eletti si spostano dai loro villaggi, con mogli e figli piccoli, e per una settimana
vivono al Caracol. Le mogli si occupano della cucina comune.
Il lavoro svolto per la comunità non prevede retribuzione. In compenso, nel periodo
in cui sono al Caracol, la comunità svolge i loro lavori agricoli.
Questo succede anche per coloro, i Promotores, che si occupano di salute, controllo
delle acque, educazione, dando gratuitamente alle comunità quei servizi che lo Stato
non dà loro.
La JCB è praticamente in riunione permanente. Gestione amministrativa delle (poche)
entrate, problemi di autodifesa, di continue aggressioni, danneggiamenti, conflitti con
non zapatisti, con organizzazioni avverse, controllo dell’immigrazione clandestina dal
Guatemala, gestione sanitaria e dell’educazione. E poi i rapporti con gli
internacionales che arrivano al Caracol per aiutare, vedere, partecipare in qualche
modo. Accogliere, controllare motivazioni e credenziali, smistare, dare alloggio e
dividere con loro i pasti.
Il Caracol è il luogo di incontro dei 3 spazi vitali dello Zapatismo: la Selva, da cui ha
origine e per la quale lotta; la società messicana, della cui democratizzazione è un
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motore irrinunciabile; il movimento internazionale, che dà supporto e riceve in
cambio legittimazione
L’esperienza che si vive nel Caracol è unica. Uomini e donne che non avrebbero mai,
nella società “esterna”, nessuna possibilità di avvicinarsi alla gestione del potere, si
trovano a discutere e decidere fatti che riguardano il loro presente e futuro.
Rappresentanti di una razza emarginata e oppressa, abituati ad una dimensione del
mondo che non va più in là del villaggio e della propria etnia, acquisiscono, da soli e
sulla loro pelle, l’esperienza di gestione, ma anche una visione del mondo di una
ampiezza che, forse, a volte, non è per loro realmente comprensibile.
Nella vita dominata dalla quotidianità del lavoro agricolo, dalla cura del poco
bestiame, entra con forza la consapevolezza di essere in un grande meccanismo, di
sapere che altri, in parti lontane del mondo, possono incidere sulla loro vita con un
aiuto o con una decisione che può danneggiarli in modo. Si sentono parte di un
mondo estremamente vasto di oppressi, distribuiti in luoghi che non conoscono e non
vedranno mai. Ma con essi si sentono solidali e sono convinti che possono contribuire
al miglioramento del mondo con la loro lotta e la loro resistenza, dicendo con
Eduardo Galeano “siamo quello che siamo, ma, soprattutto, siamo quello che
facciamo per cambiare quello che siamo”.
G. Mario Castellani
05.09.2010
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