Andar per mare - Lega Navale Italiana

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Andar per mare - Lega Navale Italiana
Andar
per mare
di Ciro Paoletti e Loredana Vannacci
O
La vita di bordo del
passeggero nella
pubblicità delle
Compagnie di
Navigazione italiane
1912-1943
gni viaggio è
un’avventura... ogni meta
una nuova scoperta.
Partire è sempre emozionante: lasciare per
un po’ quello che si conosce e che ci è familiare per andare a vedere come vive il mondo.
Le pubblicità suggeriscono posti affascinanti ed un po’ misteriosi, e quelle d’epoca
che presentiamo qui facevano lo stesso, anche se
in maniera che oggi, logicamente, ci appare un
po’ datata. Certo, la pubblicità sui viaggi che c’è
ora è molto varia; dal mezzo al luogo viene presentata una gamma di scelte per ogni gusto e
aspettativa.
Prima non era proprio possibile; già viaggiare
non era alla portata di tutti, a parte chi viaggiava
per lavoro, ossia chi lo faceva perché ne aveva bisogno e il viaggio non se lo godeva proprio.
Concentriamoci allora su chi poteva permettersi di viaggiare e quindi aveva la borsa ben fornita. Si trattava, lo abbiamo detto, di una minoranza, che quindi non consentiva i guadagni producibili dal turismo di massa e, per questo, doveva essere allettata il più possibile, sia per essere incoraggiata a viaggiare, sia per farlo sulle navi della
Compagnia che si faceva pubblicità e non su
quelle della concorrenza.
Come attrarre il cliente, cioè il passeggero?
Ovviamente con l’unico mezzo disponibile
almeno fino alla fine
degli Anni ’20, quando mancavano radio,
televisione e il cinema
muoveva i primi passi,
ossia con i manifesti e
gli annunci sulla
stampa periodica. Lo
schema era sempre lo
stesso.
La Compagnia di
Navigazione commissionava a un illustratore un manifesto a colori,
dopodiché lo faceva affiggere nelle vie, ma lo riutilizzava, in formato ridotto, sia a colori, sia in
bianco e nero, sulla stampa periodica.
Va da sé che, in quegli anni, la pubblicazione a
colori sui periodici era così costosa che, dato il ridotto numero di clienti potenziali, non conveniva valersene, per cui si preferivano avvisi in bianco e nero o in bicromia, salvo poi, con l’ampliarsi
del mercato negli Anni ‘30, ricorrere alla stampa
in policromia.
Va ricordato che prima della Grande Guerra la
navigazione passeggeri italiana era molto ridotta,
specie se confrontata a quella del periodo fra i due
conflitti mondiali. Pochi i transatlantici e il traffico passeggeri, quasi tutto in mano ad inglesi,
francesi e tedeschi; alle compagnie italiane restava
una percentuale minima del mercato, per cui l’investimento, tanto in navi quanto in pubblicità,
non era grande cosa.
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Manifesto del 1922 della Navigazione Generale Italiana illustrante il
vestibolo del transatlantico Giulio Cesare
Manifesto del 1923 della Navigazione Generale Italiana con l’immagine
della sala da pranzo di 2ª classe del transatlantico Giulio Cesare
Manifesto del 1923 della Navigazione Generale Italiana che raffigura
la veranda della classe di lusso del transatlantico Giulio Cesare
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Se si guardano i periodici che prima del
conflitto erano i più diffusi nel segmento
medio-alto della borghesia italiana e nell’aristocrazia (le due categorie che potevano
spendere e quindi viaggiare) cioè la “Domenica del Corriere” e la più sofisticata “Illustrazione Italiana”, si nota che la pubblicità
si limita quasi solo ad avvisi. Lo stesso accadeva su periodici più mirati, come ad esempio “Lega Navale”.
La fine della Grande Guerra segnò una
ripresa delle costruzioni navali. Si trattava
di ripianare le perdite subite ad opera dei
sommergibili nemici nei 41 mesi precedenti
e questo implicava tra l’altro la messa in
mare di navi nuove, di ultimo modello e,
perché no, dotate di tutte le comodità per i
passeggeri.
Qui non si può purtroppo fare un’esposizione completa delle centinaia di manifesti
e annunci che le varie compagnie di navigazione italiane produssero nel trentennio
dalla fine della guerra di Libia all’armistizio
dell’8 settembre, quando moltissime navi
passeggeri e mercantili, sfuggite fino allora
ai siluri inglesi, si autoaffondarono per non
cadere in mano ai tedeschi o ai giapponesi,
però almeno un’idea proveremo a darla.
Cominciamo dall’ormai lontano 1922,
quando, in maggio, entrò in servizio il nuovissimo e lussuosissimo Giulio Cesare, della
Navigazione Generale Italiana, sulla tratta
Genova - Barcellona - America del sud.
Gli annunci ne magnificavano le qualità
marinare: 22.000 tonnellate, 4 eliche, 20,84
nodi alle prove, il viaggio da Genova a Buenos Aires in 13 giorni e mezzo: erano particolari che rientravano fra le conoscenze tecniche, prerogativa maschile, specie all’epoca,
e quindi colpivano chi si interessava un po’
di navigazione, anche per fare una comparazione con una nave più vecchia, o altrettanto moderna ma di un’altra compagnia.
Alle passeggere invece era evidente che
sarebbero interessate di più altre cose: gli
interni, le tappezzerie, gli arredi, le rifiniture, il lusso in generale, ma anche la qualità
del servizio, cioè che camerieri e personale
in genere fossero all’altezza delle comodità
propagandate e fossero efficienti quanto la
nave prometteva dal punto di vista dello
stile e della qualità.
Quindi vediamo la propaganda, la pubblicità, mettere l’accento sui luoghi di ritrovo, sia per sottolinearne la qualità e il lusso,
sia per garantire ai passeggeri che nelle due
settimane della traversata avrebbero avuto
modo di fare incontri e conoscenze e di passare il loro tempo in un ambiente piacevole
e confortevole, fra i migliori al mondo.
Ad esempio l’ambiente per il pranzo,
momento di aggregazione per eccellenza: la
gente si incontra, si conosce, stringe rapporti ed amicizie, talvolta molto intense, talvolta della durata della sola traversata e
l’ambiente deve essere tale da incoraggiarle,
favorirle.
Ecco allora la sala da pranzo di seconda
classe del Giulio Cesare: tavole ben apparecchiate, ornate da fiori, circondate da poltroncine comode, in un ambiente ampio,
spazioso, illuminato da grandi finestre e rinfrescato dalle ventole sul soffitto, particolare
non da poco per una nave che deve tagliare
l’Equatore. La si immagina facilmente coi
commensali a tavola, coi camerieri che vanno da un tavolo all’altro, portando cibi prelibati. Se questa è la seconda classe, viene da
dirsi, chissà la prima come sarà!
Le immagini del vestibolo della stessa nave, per non parlare della gemella Duilio, in
servizio sulla linea da Genova per Napoli all’America del nord, sono accattivanti. Un
viaggiatore dell’epoca ne poteva essere molto
allettato. Ambienti di lusso, dall’apparenza
tranquilla, in cui soffermarsi a chiacchierare
piacevolmente, o a scrivere o a leggere, lontani dal caos, nel caso del Duilio, o far incontri
nello spostarsi da un luogo all’altro della nave, nel caso del Giulio Cesare, come evidenziato implicitamente dalle scalinate, decorate da
ringhiere in ferro battuto fregiate dal monogramma della Navigazione Generale.
Altro ambiente in cui trascorrere il tempo è la veranda. Un luogo che offre al passeggero una possibilità assolutamente unica
di ammirare il mare. Per chi lo regge, beninteso, il mare è uno spettacolo sempre interessante, specie quando è agitato. Un conto
è vederlo in un quadro, un conto è leggerne
in un libro, un conto è vederlo direttamente dalla nave, specie se è mosso o molto,
molto mosso. Vedere il mare in tempesta,
con le onde che spazzano la coperta o ma-
Manifesto del 1923 della Navigazione Generale Italiana che mostra il
vestibolo del transatlantico Caio Duilio
In questo manifesto a colori del 1933 l’ambientazione è quella di una
festa notturna a bordo del transatlantico Rex
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Ancora un manifesto del 1933, questa volta delle Flotte Riunite; in
una veste tipografica più moderna, dei passeggeri in partenza per una
crociera estiva
Nel 1936 il Lloyd Triestino inizia a pubblicizzare le crociere delle sue
linee celeri sulle lunghe tratte internazionali
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gari s’infrangono sui vetri, dà la sensazione
d’essere in balia degli elementi, ma in un
modo assai sicuro, su una buona nave, ben
piazzati in una comoda poltroncina di vimini, magari con amici e conoscenti intorno, coi quali commentare la violenza degli
elementi e la sicurezza del bastimento.
In definitiva, almeno la Navigazione Generale, metteva l’accento sui luoghi d’incontro, di scambio, d’aggregazione, di conoscenza; luoghi, insomma, in cui la novità era dietro l’angolo, ma con il massimo dei comfort.
Passano dieci anni e l’incontro è ancora
più sottolineato ed evidenziato. Lo vediamo
ad esempio nel manifesto del 1933 delle
Flotte Riunite per le crociere d’estate. Cinque
persone felici, contente, forse anche un po’
curiose di partire - almeno questa è l’idea che
sembrano dare a chi guarda il manifesto - e
che si aspettano sicuramente qualcosa di diverso dalla loro vita di tutti i giorni.
Affrontano un’esperienza nuova, attraente, affascinante, piena di avvenimenti
interessanti in una cornice di lusso e mondanità, come quella che vediamo sul Rex, il
transatlantico italiano più famoso e prestigioso, vincitore del Nastro Azzurro, l’icona
della flotta passeggeri italiana, il fiore all’occhiello della Società Italia - Flotte Riunite.
Quello che si vede ha un impatto piacevole e positivo. Le persone ai tavoli si godono l’ambiente, non affollato e per pochi, e
la conversazione, rigorosamente in eleganti
abiti da sera. È sicuramente inusuale anche
per loro cenare sul mare, di notte; è qualcosa che dà una sensazione diversa, l’attimo
viene apprezzato, goduto di più: “potreste esserci anche voi” è il messaggio implicito.
Dove si va a volte è relativamente importante - l’importante è muoversi - però va
detto e nel modo più sintetico ed efficace.
Prendiamo ad esempio il manifesto del
Lloyd Triestino del 1938. Un tempo, fino al
1918, Lloyd Austriaco, anche dopo la Grande Guerra e col nuovo e più anodino nome
di Lloyd Triestino conservò la linea per l’Estremo Oriente, con le soste in Africa e in
India. È sintetico: Asia, Africa e Australia è
una scritta che già da sola offre un’ampia
scelta per chi vuole visitare quei posti, mettendo l’accento sull’appena creato Impero.
Si offre ai connazionali, che possono per-
metterselo, di andare a vedere fino a dove l’Italia era arrivata, cosa aveva conquistato, cosa apparteneva in quel momento e - si supponeva anche nel futuro - a tutti gli Italiani.
Per un patriota convinto la scritta “servizi per l’Impero” dà fiducia, sicurezza: “arrivano fino laggiù... possono portarci anche me a
vedere”, no? E ovviamente in ambienti di
lusso e a gran velocità, come insinua la sagoma della nave, protesa in avanti, come
sottolinea la prua, e decisamente lanciata in
corsa, come suggerisce la sottile e dritta linea bianca che sfugge dai fumaioli, il tutto
con un’accurata ed efficace scelta di colori:
giallo, che suggerisce i deserti africani, specie della Somalia interna e della Dancalia;
blu che richiama il mare e bianco della nave, che risalta sul blu del mare.
Incidentalmente - e non per caso - sono
anche i colori distintivi del Lloyd Triestino,
le cui navi bianche si distinguevano per i
fumaioli giallo oro bordati dalla striscia azzurra, che si ripeteva lungo tutta la murata,
da prua a poppa.
Come si passa il tempo a bordo? L’abbiamo detto, aggiungiamo: anche facendo
sport; solo quello consentito dalla ristrettezza dell’ambiente, è vero; ma è pure vero
che, in linea di massima, lo sport compare
nei manifesti solo poco prima della Seconda
Guerra Mondiale e non sembra essere altro
che sport nel senso etimologico di “diporto”, “divertimento”, non nel senso di competizione e di esercizio fisico come era inteso sopratutto dal Fascismo.
Qui abbiamo due sport frivoli - anche per
l’epoca - come il volano e il minigolf, praticati in un ambiente rilassato e vacanziero,
come suggerito dagli abiti estivi delle persone ritratte. Per di più, non c’è l’idealizzazione dovuta al disegno, ma la realtà dell’immagine fotografica. Sono persone vere quelle che compaiono impegnate nel gioco, come quelle che vedranno il manifesto e dovranno essere invogliate a salire sulla nave.
Probabilmente si tratta di quisquilie se
paragonate ai divertimenti offerti dalle crociere di adesso, ma per allora era molto e attraeva, o almeno si pensava che attraesse
abbastanza da scegliere di fare un viaggio e
quanto bastava per scegliere una compagnia invece di un’altra.
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Un manifesto del 1938 dal taglio spiccatamente grafico e
propagandistico del Lloyd Triestino sui Servizi Per l’Impero
Questo manifesto del 1939, sempre del Lloyd Triestino e sullo stesso
tema del precedente, ha un taglio fotografico e maggiormente spigliato
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