Studio delle interazioni tra una cupola geodetica sferica e
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Studio delle interazioni tra una cupola geodetica sferica e
Studio delle interazioni tra una cupola geodetica sferica e un reticolo solidale di travi membranali Salvatore S. Ligarò1, Riccardo Barsotti2 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, Università di Pisa, Italy E-mail: [email protected] 2 Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, Università di Pisa, Italy E-mail: [email protected] Keywords: costruzioni leggere, strutture pneumatiche portanti, gusci reticolari, travi membranali. SUMMARY. In this paper we describe a first example of a thin geodesic spherical dome composed by a lattice of inflatable interacting beams. The geometry of the lattice is determined by trying to minimize the variation of the characteristic dimensions of the elements that make up the dome (length of the beams and area of the panels). The mechanical response of the structure is briefly discussed with reference to the loads that usually are assumed to act on this type of shell. 1 INTRODUZIONE Nei gusci reticolari sferici monostrato, la disposizione più semplice e più largamente diffusa degli elementi strutturali è quella in cui le aste sono poste lungo i lati di una griglia regolare a maglie triangolari disegnata sulla superficie. Le ragioni in favore di questa tipologia di reticolo sono da ricercarsi anzitutto nelle sue elevate prestazioni sul piano strutturale; tali gusci permettono, infatti, di realizzare strutture caratterizzate da un’elevata rigidezza sfruttando in modo conveniente la bassissima deformabilità nel proprio piano posseduta da ciascuna singola maglia triangolare. Altri fattori che solitamente sono ritenuti essere di secondaria importanza, possono acquistare una certa rilevanza nella scelta del tipo di reticolo. Tra questi, la possibilità di utilizzare tecniche di prefabbricazione per la realizzazione dei diversi elementi strutturali è certamente la più importante (Makowski, [1]). I gusci reticolari, così come accade per tutte le strutture spaziali, sono costituiti, infatti, da un gran numero di parti componenti differenti tra loro (nodi, aste, pannelli di rivestimento), e riuscire ad uniformare quanto più possibile le dimensioni di ciascun componente permette di ridurre significativamente i costi di realizzazione (Tarnai, [2]). In quest’ottica, l’impiego di travi cilindriche gonfiabili al posto degli usuali elementi metallici offre numerosi vantaggi ([3], [4]). Prima di tutto, è possibile conseguire una riduzione, che può essere anche consistente, del peso complessivo della struttura. In secondo luogo, la pre-trazione delle travi che s'instaura durante la fase del loro gonfiaggio pone in uno stato di trazione anche ciascun pannello del guscio, riducendo così il rischio che nelle travi possano presentarsi fenomeni di perdita della stabilità della configurazione di equilibrio. Per questi motivi, i gusci reticolari sferici ottenuti dall’assemblaggio di travi membranali sembrano avere buone possibilità di essere utilizzati in modo vantaggioso per realizzare strutture, sia permanenti (per queste applicazioni, l’uso dei materiali cosiddetti “rigidifiable” sembra promettente) sia temporanee. Con l’uso di travi membranali occorre ripensare l’intera organizzazione delle fasi di progetto e di realizzazione di queste strutture. In particolare, la presenza di elementi gonfiabili (inflatable elements), che acquistano rigidezza in virtù della pressione che si stabilisce al loro interno, ed il montaggio che può avvenire anche in assenza di attrezzature esterne (self-deployment structures) rappresentano altrettante caratteristiche peculiari dell’opera di cui occorre tenere conto in modo opportuno sin dall’inizio del processo di progettazione (Comte et al., [5]). In questo lavoro si descrive un primo esempio di cupola geodetica sferica da realizzarsi mediante un reticolo di travi membranali gonfiabili interagenti. La geometria del reticolo è determinata cercando di rendere minima la variazione delle dimensioni caratteristiche degli elementi che compongono la cupola (essenzialmente, la lunghezza delle travi e l'area dei pannelli). La risposta meccanica della struttura è discussa brevemente, con riferimento ai carichi che solitamente si assume possano investire questo tipo di coperture. 2 LE CUPOLE GEODETICHE SFERICHE L’utilizzo di cupole come strutture di copertura è ben documentato anche in tempi remoti, nelle costruzioni erette dalle prime civiltà organizzate. La scelta dei materiali e della particolare tipologia strutturale è tuttavia in continua evoluzione. Senza voler fare qui una storia delle cupole nelle costruzioni civili, si osserva soltanto come la tipologia costruttiva sia rapidamente passata dalle iniziali cupole sferiche sottili in muratura, alle volte sferiche in c.a. a spessore costante o leggermente variabile, entrambe richiedenti per la loro costruzione delle notevoli opere di centinatura, fino ad arrivare alle più recenti e sottilissime cupole sferiche reticolari metalliche a semplice strato, per la cui realizzazione non è più richiesta finalmente alcun tipo di centina. Altrettanto rapido è stato il passaggio avvenuto fra la tipologia di cupole reticolari con elementi gerarchici e quello delle attuali cupole reticolari omogenee prive di qualunque gerarchia fra elementi dello stesso tipo (quali, ad esempio, le cupole lamellari). Parallelamente al mutamento tipologico, occorre rilevare anche il simultaneo cambiamento dei materiali. Spinti dalla necessità di ridurre quanto possibile i costi di manutenzione, i progettisti sono rapidamente passati dall’uso del comune acciaio strutturale a quello dell’acciaio inox, sino all’attuale e diffusissimo uso di elementi in leghe leggere di alluminio. Seguendo tale via, arriviamo nei giorni nostri all’impiego anche di materiali compositi fibro-rinforzati (textile materials). 2.1 Il problema della resistenza e della stabilità delle cupole reticolari Nelle attuali cupole reticolari metalliche, prive di gerarchie fra elementi dello stesso tipo e operanti quasi esclusivamente in regime estensionale, il problema della resistenza dei diversi componenti strutturali (aste, nodi e pannelli) riveste oramai un’importanza secondaria. Le dimensioni caratteristiche delle cupole sferiche sottili sono rimaste pressoché immutate, così come anche l’intensità dei carichi accidentali (azioni del vento e della neve). D’altra parte, la resistenza dei materiali è notevolmente aumentata; inoltre, occorre considerare che, in presenza di uno stato di sforzo estensionale, tutti gli elementi si trovano nelle condizioni migliori per esplicare le loro funzioni resistenti. Da quanto detto discende come, attualmente, ben altri siano gli aspetti da considerare come fondamentali per la ricerca di una ottima soluzione strutturale. L’aspetto che più di ogni altro condiziona la scelta delle cupole reticolari è costituito senz’alcun dubbio dalla stabilità dell’equilibrio. In effetti, all’aumentare della capacità resistente dei nuovi materiali, restando inalterate o addirittura diminuendo le intensità dei carichi gravanti sulla struttura, si è verificata una progressiva diminuzione delle dimensioni degli elementi resistenti. Da una parte ciò ha prodotto una consistente economia nell’uso dei materiali, ma dall’altra, essendo diminuite anche le rigidezze degli elementi, le strutture sono divenute più esposte a fenomeni d'instabilità dell’equilibrio rispetto al passato. L’instabilità dell’equilibrio può manifestarsi a livello locale, se interessa le singole aste o i singoli pannelli qualora a questi, oltre alle funzioni di semplice rivestimento, siano assegnate anche delle funzioni resistenti, oppure a livello globale, se il fenomeno interessa invece un singolo nodo su cui convergono più aste od un insieme di nodi e le aste che li collegano. 2.2 Le cupole reticolari geodetiche sferiche La ricerca di soluzioni tecniche cui corrisponda una riduzione dei costi di costruzione della cupola spinge molto spesso verso una standardizzazione delle dimensioni dei singoli componenti strutturali. In questo senso, Füller ha ottenuto dei risultati estremamente importanti con le “cupole reticolari geodetiche”. L’idea di Füller è di individuare una legge semplice che permetta di tracciare un reticolo a maglia triangolare su una sfera (grigliato sferico). Il metodo scelto consiste nella proiezione sulla superficie sferica dei trenta lati di un icosaedro, concentrico alla sfera. Su ciascuna faccia dell’icosaedro originale è quindi tracciato un reticolo con i lati paralleli oppure perpendicolari a quelli della faccia stessa. Il reticolo piano così ottenuto in entrambi i casi è proiettato radialmente dal centro dell’icosaedro sulla sfera circoscritta concentrica. Tale metodo di suddivisione ha costituito l’oggetto di un famosissimo brevetto presentato dallo stesso Füller nel Dicembre del 1951 (Füller, [6]). Il risultato di questa seconda suddivisione e la successiva proiezione è che le dimensioni dei lati e delle facce in cui la sfera si trova ora suddivisa non sono più uguali fra di loro, sebbene le differenze fra gli stessi risultino ancora tecnicamente accettabili. Gli elementi (aste e pannelli) posti in prossimità dei vertici dell’icosaedro avranno sviluppo minimo, mentre quelli situati in prossimità dei baricentri delle facce avranno dimensioni maggiori; tali regioni saranno quindi dotate di rigidezze minori. Il grigliato di ciascuna cupola geodetica sferica cerca, per quanto possibile, di diminuire la varianza della lunghezza delle aste, sfruttando l’esistenza di varie simmetrie. Le più importanti sono elencate di seguito. a) “simmetria binaria” o simmetria di rotazione rispetto a ciascun asse passante per il punto medio di due lati diametralmente opposti dell’icosaedro. Ruotando di 180° il grigliato intorno a ciascun asse, questo si sovrappone a se stesso. Tale simmetria semplifica notevolmente la progettazione del grigliato sferico poiché ci sono 15 assi di simmetria binaria. b) “simmetria ternaria” o simmetria di rotazione intorno a ciascun asse passante per il baricentro di due facce dell’icosaedro diametralmente opposte e perpendicolare ad esse. Ruotando di 120° il grigliato intorno a ciascun asse, questo si sovrappone a se stesso. Tale simmetria è la più evidente in quanto permette di verificare semplicemente quali elementi di ogni faccia si corrispondono e, pertanto, devono essere uguali fra di loro. Poiché vi sono 10 assi di simmetria ternaria, la produzione standardizzata degli elementi risulta fortemente favorita. c) “simmetria quinaria” o simmetria di rotazione intorno a ciascun asse passante per due vertici diametralmente opposti dell’icosaedro. Ruotando di 72° il grigliato intorno a ciascun asse, questo si sovrappone a se stesso. La presenza di queste simmetrie non solo diminuisce il numero di componenti diversi (nodi, aste, pannelli), ma, soprattutto, favorisce la generazione automatica dell’intero reticolo, una volta forniti il valore del raggio della sfera e dei parametri della tassellazione. In tal modo, più reticoli sferici possono essere confrontati fra loro permettendo di scegliere quello che meglio soddisfa l’insieme dei rimanenti requisiti di progetto della cupola. 3 UN RETICOLO DI TRAVI GONFIABILI La soluzione tecnica per le cupole, che intendiamo illustrare nei suoi tratti principali nel seguito della presente memoria, è caratterizzata dall’utilizzo di elementi membranali gonfiabili per le travi e di membrane per i pannelli. Questa scelta è motivata anzitutto dalla possibilità di ottenere in questo modo cupole notevolmente più leggere, rispetto a quelle realizzate con travi metalliche, montabili e smontabili rapidamente, senza l’obbligo di ricorrere a centine oppure a ingombranti dispositivi di sollevamento. Queste caratteristiche rappresentano altrettanti vantaggi nel caso di costruzioni temporanee o che devono essere poste in opera rapidamente, come avviene, ad esempio, in seguito ad un evento calamitoso. Altre proprietà di un certo interesse, su cui torneremo in dettaglio più avanti, riguardano il particolare comportamento limite a rottura che è ragionevole immaginare per questo tipo di strutture. Le travi membranali gonfiabili, così come i pannelli, si trovano, infatti, in uno stato di pre-trazione, indotto dalla pressione interna alle travi, che esercita un’azione benefica nei confronti della resistenza alle azioni esterne e dell’insorgenza di fenomeni di perdita della stabilità della configurazione di equilibrio. Inoltre, anche una volta raggiunto il carico limite cui corrisponde l’attivazione di un meccanismo di collasso per la cupola, alla rimozione del carico la cupola tornerà nella configurazione occupata prima dell’applicazione del carico (shakedown reversibile). 4 UN ESEMPIO APPLICATIVO: UNA CUPOLA GEODETICA APERTA Allo scopo di illustrare mediante un esempio la soluzione tecnica proposta, consideriamo la cupola geodetica aperta mostrata nella figura 1. Figura 1: una cupola geodetica aperta. La struttura è composta sostanzialmente da una cupola sottile semisferica interagente con un reticolo triangolare di travi disposte su un singolo strato. Il raggio R, sia della membrana, sia della superficie media del reticolo di travi, è pari a 10,0 m. La particolare cupola reticolare scelta è una cupola geodetica a strato semplice, caratterizzata da una tassellazione di tipo “alternata parallela” {3,5+}10,0 avente un numero di triangolazione T = 100. Nel caso in cui il reticolo fosse esteso all’intera sfera, il numero di nodi V sarebbe pari a V = 10T + 2 = 1002; inoltre, E = 30T = 3000 e F = 20T = 2000 rappresenterebbero, rispettivamente, il numero degli spigoli e delle facce del poliedro (dovendo risultare F + V = S + 2, per la formula di Eulero sui poliedri uniformi). Per ragioni di spazio, tralasciamo di fornire qui i dettagli che permetterebbero di giustificare le relazioni sopra riportate; per maggiori dettagli circa la classificazione delle tassellazioni di una cupola geodetica e circa le relazioni geometriche che intercorrono tra il numero di triangolazione ed il numero dei vertici del poliedro, si rimanda a quanto illustrato in (Ligarò, [7]). Nel caso specifico, trattandosi di una semi-sfera, i vertici (nodi) sono ridotti a V = 526, gli spigoli (le aste) a E = 1525, ed i pannelli (le facce) a F = 1000. Sia le aste sia i pannelli sono realizzati con lo stesso materiale composito. I tubi sono dei cilindri in parete sottilissima (diametro d = 12,0 cm, spessore t = 0,1 cm, lunghezza media h = 125 cm). I pannelli triangolari piani sono invece delle membrane, spessore t = 0,1 cm, pressochè equilatere. Il materiale composito è formato da fibre di vetro (S-Glass) e matrice resina termoplastica (PVC) al 70% in volume. Ciascun elemento strutturale (tubo o pannello) è schematizzato come una lamina sottile in stato piano di tensione, per cui si assume la relazione costitutiva mostrata sotto: −ν 12 / E1 0 σ 1 ε1 1 / E1 e = ε 2 = −ν 12 / E1 1 / E2 0 σ 2 = Ds , γ 12 0 0 1 / G12 τ 12 nella quale E1 = E2 = 6110 kN/cm2, G12 = 333,5 kN/cm2, ν12 = 0,274. Inoltre, per il materiale si assume un coefficiente di dilatazione termica α1 = 1,38 × 10-5 C-1 ed un peso specifico γ = 1,961 × 10-5 kN/cm3. Nel seguito si illustrano gli andamenti delle sollecitazioni nelle travi e nei pannelli della cupola geodetica per diverse condizioni di carico. Per quanto concerne la fase iniziale di ottimizzazione della struttura si veda (Ligarò, [7]); per la successiva fase di analisi statica, i risultati sono stati ottenuti utilizzando un comune software commerciale agli elementi finiti. In particolare, assumendo che la struttura si comporti secondo le leggi dell'elasticità lineare, si considerano le quattro condizioni elementari di carico elencate sotto: • • • • gonfiaggio delle travi membranali; peso proprio della struttura; carico da neve; pressione statica equivalente del vento. La pressione interna finale di tutte le travi membranali è stata posta pari a 2 bar. Le azioni dovute alla neve e al vento sono state valutate secondo quanto riportato nella normativa tecnica attualmente vigente in Italia [8]. A tale proposito, si è assunto che la costruzione si trovi in una località al livello del mare della provincia di Pisa, in Toscana. 4.1 La fase di gonfiaggio Nella soluzione adottata, la cupola è posta in opera semplicemente gonfiando le travi membranali che compongono il reticolo fino a raggiungere una pressione interna pari a 0,20 N/mm2. La distribuzione dello sforzo normale di trazione nelle travi e della minima tensione principale nei pannelli triangolari è mostrata nella figura 2. a) b) Figura 2: a) sforzo normale nelle travi membranali (min = 0,54 kN; max = 0,87 kN); b) minima tensione principale negli elementi a guscio (min = 0.03 kN/cm2; max = 0.28 kN/cm2). La figura mostra chiaramente come la regolarità della tassellazione permette di ottenere uno stato di pre-trazione nelle travi caratterizzato da una variabilità contenuta entro limiti più che accettabili (il minimo sforzo normale è pari al 60% di quello massimo); lo stato di pre-trazione è pressoché uniforme anche per i pannelli triangolari, fatta eccezione per lo strato che si trova direttamente a contatto con i vincoli fissi posti alla base della semisfera. Con riferimento a questa prima fase, si rileva inoltre come il valore medio degli sforzi membranali di trazione nei pannelli sia pari a circa 0,46 kN/m, e come il lavoro occorrente per il gonfiaggio della struttura ammonti a circa 8480 kNm. A titolo di esempio, si osserva che il lavoro di gonfiaggio sarebbe nettamente minore (dell’ordine di 1000 kNm) se si scegliesse di realizzare la copertura utilizzando un sottile guscio membranale messo in pressione dall’interno della cupola, a parità di sforzo medio di trazione nei pannelli. In altri termini, la soluzione proposta permette di immagazzinare una quantità molto maggiore di energia elastica negli elementi della copertura, a parità di impegno tensionale del materiale che compone i pannelli, rispetto alle costruzioni cosiddette pneumatiche. 4.2 Il peso proprio Le sollecitazioni nella struttura dovute all’azione combinata del peso proprio e dello stato di pre-trazione indotto dal gonfiaggio sono mostrate nella figura 3. a) b) Figura 3: a) sforzo normale nelle travi membranali (min = 0,48 kN; max = 0,87 kN); b) minima tensione principale negli elementi a guscio (min = 0.02 kN/cm2; max = 0.27 kN/cm2). Stante l’estrema leggerezza della copertura, l’effetto del peso proprio della struttura produce, com’era atteso, modifiche appena apprezzabili del quadro delle sollecitazioni rispetto al caso precedente. Si osserva, inoltre, come il piccolo valore dello spessore dei pannelli (t = 0,1 cm) conduca inevitabilmente a dover considerare il tipico problema della concentrazione degli sforzi (rinforzo localizzato), come comunemente accade ai bordi di qualunque tensostruttura. 4.3 L’effetto del carico dovuto alla neve Se alle sollecitazioni valutate nel caso precedente si aggiungono quelle dovute al carico da neve, si ottengono i risultati mostrati nella figura 4. Per quanto riguarda l’intensità del carico, questa è stata valutata secondo le NTC2008. In particolare, si è ipotizzato che la costruzione sia posta al livello del mare, in provincia di Pisa (dunque, ricadente nella zona III), e che il coefficiente di esposizione sia pari all’unità. Sotto tali condizioni, il valore di progetto del carico da neve è pari a 0,48 kN/m2. a) b) Figura 4: a) sforzo normale nelle travi membranali (min = -0,17 kN; max = 1,65 kN); b) minima tensione principale negli elementi a guscio (min = -0.07 kN/cm2; max = 0.11 kN/cm2). Si osserva anzitutto come il carico da neve, quando raggiunge l’intensità di progetto, provochi l’insorgenza di sforzi di compressione nelle travi membranali. Poiché nello schema che abbiamo adottato, le travi non sono in grado, per ipotesi, di sostenere sforzi di compressione, ne segue che già in corrispondenza di questo livello del carico la struttura esibirà una risposta meccanica di tipo non lineare, anche se non eccessivamente marcata. A questo proposito, si osserva, infatti, come la percentuale delle travi soggette a una compressione apprezzabile (diciamo superiore, in valore assoluto, a 0,1 kN) è pari al 4%; la stessa percentuale scenderebbe all’uno per cento se l’intensità del carico da neve fosse ridotta del 10%. Anche i pannelli triangolari sono soggetti sostanzialmente a sforzi di trazione, se si eccettua la fascia direttamente a contatto con i vincoli posti alla base della cupola. 4.4 Le azioni prodotte del vento Se alle sollecitazioni valutate nel paragrafo 4.2 (peso proprio + gonfiaggio) si aggiungono quelle prodotte dal vento, si ottengono i risultati mostrati nella figura 5. Per quanto riguarda l’intensità del carico, questa è stata valutata secondo le NTC2008. In particolare, si è ipotizzato che la costruzione si trovi in Toscana, e dunque in zona 3, che la categoria di esposizione sia la terza e che la classe di rugosità del terreno sia B (quella tipica, cioè, delle aree urbane). Sotto tali condizioni, il valore di progetto del carico da vento è pari a 0,46 kN/m2. Per determinare la pressione agente sul generico elemento della cupola, occorre moltiplicare il valore di progetto del carico per i coefficienti di esposizione e di forma, Ce e Cp. Il valore da attribuire a questi coefficienti dipende dalla particolare inclinazione dell’elemento di copertura: preliminarmente all’analisi statica, per ciascun pannello, sono stati calcolati i corrispondenti valori di Ce e Cp. a) b) Figura 5: a) sforzo normale nelle travi membranali (min = -0,17 kN; max = 1,65 kN); b) minima tensione principale negli elementi a guscio (min = -0.07 kN/cm2; max = 0.11 kN/cm2). Com’era atteso, il vento è la sollecitazione che impegna maggiormente la struttura della cupola. La prima osservazione, che emerge in modo evidente dalla figura 5, consiste nel riconoscere la presenza di alcuni elementi compressi, sia fra le travi gonfiabili sia tra i pannelli della copertura. Questo risultato è chiaramente incompatibile con la particolare tipologia strutturale che abbiamo scelto di utilizzare. Le travi gonfiabili possono resistere a sforzi di compressione molto modesti e, in ogni caso, trascurabili di fronte a quelli di trazione. Nel calcolo delle sollecitazioni, al crescere d’intensità del carico da vento, le travi nelle quali si raggiunge la condizione limite in cui lo sforzo normale si annulla dovranno essere eliminate dallo schema strutturale nei successivi incrementi di carico. Procedendo in tal modo, è ragionevole ritenere che la distribuzione delle sollecitazioni mostrerà delle differenze, anche se contenute, rispetto a quella rappresentata nella figura 5. Il reticolo di travi, così come l’insieme dei pannelli, presenterà una parte inattiva, priva di sforzi, e una parte attiva (tesa). Le trazioni, inoltre, saranno maggiori rispetto ai valori corrispondenti calcolati nello schema lineare che abbiamo adottato. Una seconda osservazione, al contrario, va nel senso di diminuire le differenze attese tra la soluzione lineare e non lineare. Nella regione sopravvento la pressione del vento può essere schematizzata come un sistema di forze prementi sui nodi del reticolo. Con riferimento ad uno qualunque di questi nodi, le aste che vi convergono saranno sottoposte ad uno stato di compressione. Tuttavia, appena fanno la loro comparsa le prime compressioni, la rigidezza delle travi gonfiabili si riduce notevolmente fino a divenire evanescente ed il nodo può spostarsi nel verso della forza agente su di esso. Lo spostamento del nodo prosegue fino a quando le curvature locali della cupola invertono il loro segno e le travi divengono tese (curvatura anticlastica), riacquistando così la loro rigidezza (Pomeroy, [8]). In altri termini, tenendo conto dei fenomeni quali appena descritti, le compressioni previste dall’analisi lineare potrebbero essere, in un certo senso, “apparenti” e potrebbero essere sostituite da altrettante trazioni, almeno in alcuni casi, se si eseguisse un’analisi di tipo non lineare. Un'ultima osservazione riguarda il mantenimento dell'assetto della struttura. Sotto l'azione di un forte vento, infatti, la costruzione potrebbe cessare, per una precisa scelta progettuale, di essere "stagna" e ridurre così l'intensità della pressione risultante sulla cupola. La severità dello stato di sollecitazione prodotto dal vento suggerisce l’opportunità, ad ogni modo, di modificare l’organizzazione della struttura, adottando opportuni accorgimenti, in modo da ridurre gli effetti di dette azioni. A questo riguardo, una prima semplicissima soluzione potrebbe consistere nel differenziare l’intensità della pressione di gonfiaggio, graduandola secondo la posizione delle travi. 5 CONCLUSIONE In questo lavoro è stato illustrato un primo esempio di cupola geodetica sferica realizzata utilizzando un reticolo di travi membranali gonfiabili, mediamente pressurizzate, interagenti fra loro e con un guscio membranale elastico. Il problema del dimensionamento degli elementi che compongono la cupola ha richiesto, per essere risolto, l'esame di argomenti diversi tra loro. Così, per il reticolo delle travi, è stata scelta una tassellazione opportuna (alternata parallela) individuata dal numero di triangolazione. La geometria del reticolo è stata individuata cercando di rendere minima, per quanto possibile, la varianza della lunghezza delle aste. L'aspetto caratterizzante questo studio consiste nella proposta di utilizzare travi leggere gonfiabili in materiale composito al posto degli usuali elementi metallici. Questa scelta permette di ottenere soluzioni costruttive di minor peso, montabili e smontabili rapidamente, senza l’obbligo di ricorrere a centine oppure a ingombranti dispositivi di sollevamento. Le travi membranali gonfiabili, così come i pannelli, si trovano in uno stato di pre-trazione, indotto dalla pressione interna alle travi, che esercita un’azione benefica nei confronti della resistenza alle azioni esterne e dell’insorgenza di fenomeni di perdita della stabilità della configurazione di equilibrio. Anche una volta raggiunto il carico limite cui corrisponde l’attivazione di un meccanismo di collasso per la cupola, alla rimozione del carico la cupola tornerà nella configurazione occupata prima dell’applicazione del carico. Infine, il reticolo di travi gonfiabili è notevolmente meno vulnerabile nei confronti del danneggiamento, rispetto alle soluzioni di tipo pneumatico. L'esempio conclusivo ha mostrato le possibilità offerte da questo tipo di soluzione tecnica. References [1] Makowski, Z.S., “History of the Development of Braced Domes”, IASS-MSU Symp. on Domes, Instabul, 169-183, (1988). [2] Tarnai, T., “Optimization of Spherical Networks for Geodesic Domes”, Proc. of the Third Int. Conference on Space Structures, Univ. of Surrey, Guilford, UK, 100-104, (1984). [3] Wielgosz, C. and Thomas, J.C., "Deflections of inflatable fabric panels at high pressure", Thin-Walled Structures, 40, 523–536, (2002). [4] Le van, A., Wielgosz, C., "Bending and buckling of inflatable beams: Some new theoretical results", Thin-Walled Structures, 43, 1166–1187, (2005). 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