Allevamento all`aperto di Testudo hermanni

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Allevamento all`aperto di Testudo hermanni
Allevamento all’aperto di Testudo hermanni
di Fabrizio Fioravanti
Prendersi cura della testuggine italiana (Testudo hermanni – Gmelin
1789) significa inizialmente imbattersi in un dedalo di aspetti legislativi
e burocratici che ne gestiscono la detenzione a livello nazionale. Una
volta superato lo scoglio amministrativo, curare la cattività di tali
animali vuol dire, molto concretamente, permettergli di godere di un
ampio spazio dove poter espletare tutte le normali attività biologiche.
Gestire correttamente e per intero la cattività all’aperto è possibile
anzitutto solo nell’ottimo di distribuzione naturale della suddetta specie.
Questo si sviluppa pressappoco nel complesso vegetazionale che
corrisponde alla fascia mediterranea o, più spartanamente, fino al limite
di estensione altitudinale dell’olivo (Olea europaea). In Italia, ad es., il
range di distribuzione si estende raramente oltre i 50 km di distanza
dalla costa (VETTEL, 2006).
In primo luogo è necessario che le testuggini abbiano a disposizione un piccolo pascolo con le
principali essenze per una corretta alimentazione (erbe e piante di campo). E’ opportuno che il
pascolo sia ubicato in una zona ideale per la vegetazione stessa (per es. il trifoglio, essendo una
leguminosa, è eliofila) e che il substrato sia ricco in calcare o carbonato di calcio (in tal modo le
piante che vi cresceranno sopra conterranno elevate dosi di calcio) e povero in termini strettamente
nutrizionali per la pianta (soprattutto in fosforo).
Le specie ideali per formare un cotico funzionale all’allevamento non sono quelle tipicamente
rappresentative del classico tappeto erboso. Dovranno invece essere privilegiate essenze spontanee
quali radicchi (tutte le varietà),
cicoria di campo (Cichorium
intybus), tarassaco (Taraxacum
officinale), ruchetta (Eruca sativa),
ravizzone
(Brassica
napus),
crespino (Sonchus oleraceus),
crescione dei prati (Cardamine
pratensis), borsa del pastore
(Capsella bursa-pastoris), ecc.
molto gradite ai nostri ospiti. In
aggiunta potranno essere inserite
pratoline
(Bellis
perennis),
graminacee (ma non in quantità
tale da formare il tappeto erboso
che trattiene eccessiva umidità) e
varie specie di trifoglio (Trifolium
sp.). In linea di massima il trifoglio
dovrà sempre essere presente in piccole quantità (perché nonostante sia molto appetito è una pianta
molto proteica e poco adatta per una sana alimentazione); tuttavia la quota di trifoglio disponibile
potrà essere maggiore tanto più ridotta è l’età degli esemplari ospitati.
Se possibile, dovranno essere messe a dimora piante arboree per la protezione dall’eccessiva
insolazione quali il leccio (Quercus ilex), la sughera (Quercus suber), la quercia spinosa (Quercus
coccifera) o l’olivo (Olea europaea) e piante arboree, quale il gelso (Morus sp.), per la produzione
di fogliame commestibile, il fico (Ficus carica) e il corniolo (Cornus mas), per la produzione di
frutti da utilizzarsi sporadicamente come alimento supplementare.
In aggiunta, piante che possono essere coltivate per i fiori appetiti alle testuggini, sono l’ibisco
(Hibiscus sp.), le rose (Rosa sp.), il
nasturzio (Tropaeolum majus e T.
nanus) e, già detti, il tarassaco e le
pratoline.
Esistono inoltre piante succulente
che possono risultare ottimi alimenti
quali il fico d’India (Opuntia
ficus-indica) e la borracina rupestre e
bianca o “erba pignola” (Sedum
reflexum e S. album) e altre che
possono
essere
somministrate
raramente come la portulaca o
“porcellana” (Portulaca oleracea) e
la calancola (Kalanchoe sp.).
Infine si potranno collocare piante e
cespugli
tipici
della
flora
mediterranea (facendo attenzione a non utilizzare piante tossiche) ad es. erica (Erica arborea),
alloro (Laurus nobilis), corbezzolo (Arbutus unedo), mirto (Myrtus communis), ginestra (Spartium
junceum), rosmarino (Rosmarinus officinalis), lavanda selvatica (Lavandula stoechas).
Sempre che non vengano ignorati e preferiti dai suddetti cespugli in posizione gradita, è opportuno
inserire alcuni rifugi in pietra, altri materiali naturali o laterizi.
Oltremodo è indispensabile che determinate zone siano assolate durante tutto l’arco della giornata
ed altre aduggiate. In questo modo le testuggini possono spostarsi per modificare la temperatura
corporea e la sintesi della vitamina D per la fissazione del calcio (possibile solo in presenza di raggi
UVB), avverrà in modo corretto. Altre zone dovranno essere leggermente rialzate (più o meno a
seconda della permeabilità del terreno) per
impedire all’acqua piovana di inondarle e
consentire alla testuggini di trovare un riparo
sicuro.
E’ inoltre indicato predisporre zone calde e
asciutte prive o quasi di vegetazione con
declivi esposti a sud o sud-est, in modo che le
testuggini possano ottimizzare il prelievo dei
raggi solari, e zone con substrato ruvido (ad
es. argilla espansa o ghiaino non colorato) per
mantenere della giusta misura le unghie.
Con la presenza di esemplari di sesso
femminile è necessario predisporre più
substrati adatti all’ovoposizione, in differenti siti (più o meno soleggiati), con terriccio, torba e poca
sabbia (crea situazioni di anossia rallentando gli scambi con l’ossigeno). I siti di scavo andranno
predisposti anche se non sono presenti maschi perché le testuggini sono animali ovipari che
depongono a prescindere dall’effettiva fecondazione.
Se il numero dei maschi è superiore a 1 o nel caso che non siano in giusto rapporto con le femmine
(equilibrio con 2-3 femmine per ogni maschio, meglio fino a 5, a seconda dell’età dei soggetti), è
inevitabile la divisione degli esemplari maschi in spazi separati per evitare pericolose contese e per
evitare alle femmine gravi lesioni da monta (le testuggini sono infatti animali solitari e l’incontro di
due soggetti in natura è quanto meno sporadico).
Se il clima consente lo svernamento all’aperto, è importante
che sia presente un substrato adatto al letargo. Con giacitura a
sud-est questo non deve trattenere l’umidità né fare muffe,
pertanto può essere realizzato con terriccio da giardinaggio
miscelato con sabbia (possibilmente non carbonatica), coperto
con lettiera di faggio (particolarmente resistente alla
degradazione).
Non ultimo per importanza, le testuggini devono avere libero
accesso ad acqua fresca dove possano bere e rinfrescarsi.
Tutti questi spazi in cui le testuggini sono libere di
vagabondare andranno accuratamente delimitati con
particolare cura all’estensione sotterranea del recinto e alla
sua altezza (le tartarughe si dimostrano instancabili nel
cercare una via di fuga, arrivando perfino ad “arrampicarsi” o
a scavare lungo il perimetro). Qualora non sia possibile
approntare uno spazio chiuso con murature, la soluzione
migliore è rappresentata da reti a maglia fine di congrua altezza, con massi, oggetti naturali o tavole
di legno che occludano la visuale degli animali e non li tengano occupati lungo i confini nel vano
tentativo di uscire.
Fabrizio Fioravanti
Tartarugadoc.it

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