Padre e figlio precipitano sul Pordoi

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Padre e figlio precipitano sul Pordoi
Trento
l'Adige
MONTAGNA
L’uomo, accompagnato dai tre figli, ieri mattina ha
affrontato la celebre discesa fuoripista. Il ragazzo con
lo snowboard si è trovato in difficoltà sul ripido pendio
lunedì 18 marzo 2013
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Nel tentativo di aiutare il 14enne, lo sciatore è volato
per una sessantina di metri. Ora è ricoverato in gravi
condizioni a Bolzano; trauma facciale per il giovane
Padre e figlio precipitano sul Pordoi
Stavano scendendo con gli sci dalla Forcella
Finiti sulle rocce, volano per decine di metri
Poteva essere una tragedia, e
in parte lo è, quella che ha visto protagonista una famiglia di
turisti pisani: padre e tre figli ieri hanno affrontato con gli sci i
ripidi pendii della Forcella del
Pordoi. In due sono precipitati
da un costone roccioso, un volo di decine di metri attutito in
parte dalla neve: il bilancio vede il padre in gravi condizioni
all’ospedale di Bolzano, mentre
il figlio invece se l’è cavata meglio anche se comunque è stato trasferito all’ospedale di
Trento. Anche gli altri due figli,
che hanno assistiti impotenti
all’incidente, sono stati recuperati e accompagnati a valle dagli uomini del Soccorso alpino
e della Polizia di Stato.
La famiglia di turisti toscani pare fosse in vacanza a Mazzin di
Fassa. Ieri padre e tre figli avevano deciso di salire con la funivia del Pordoi per scendere
poi dalla forcella omonima: un
itinerario celebre, non battuto
e piuttosto ripido, ma molto apprezzato da chi ama i percorsi
fuori pista per lo straordinario
ambiente montano. Ovviamente va affrontato solo da sciatori esperti in condizioni di innevamento ottimali.
La famiglia ha percorso oltre
metà del tracciato indenne, ma
poi ha dimostrato di non conoscere bene l’itinerario specie in
una giornata dalla visibilità
scarsa.
Il primo ad avere dei problemi
è stato il ragazzo che scendeva
con lo snowboard. Pare che il
14enne non riuscisse a tenere
la diagonale finendo in una zona pericolosa caratterizzata da
Il 22 e 23 marzo. Previste anche tre mostre
Il futuro dei rifugi alpini
GIUSEPPE FIN
Tutto cambia e tutto evolve,
anche l’architettura e il ruolo
dei rifugi alpini che non possono estraniarsi dai cambiamenti. Oggi non esiste più solamente una montagna «verticale» fatta solo dagli alpinisti
ma bensì «trasversale» dove le
esigenze e i fruitori sono diversi dal passato. Un tema importante questo per tutto l’arco
alpino che verrà approfondito
nel convegno internazionale,
dal titolo «Rifugi in divenire:
soluzioni architettoniche, funzionalità e ambiente. Esperienze alpine a confronto», promosso dall’Accademia della Montagna e che si terrà a Trento,
presso la sala della Cooperazione, dal 22 al 23 marzo 2013.
Sarà un’occasione unica che
vedrà l’intervento di esponenti di spicco nel settore dell’alpinismo provenienti dall’Italia
ma dalla Francia, l’Austria e la
Svizzera. «Il tema centrale del
convegno - ha spiegato Iva Berasi, direttrice dell’Accademia
- saranno i rifugi in divenire.
Capire come potrà essere il loro futuro e capirne i cambiamenti».
Quello in programma dal 22
marzo è il secondo incontro
promosso in Trentino sul futuro dei rifugi di montagna dopo
quello organizzato lo scorso
anno sui temi della tradizione
e dell’innovazione. In Trentino ad oggi sono 144 i rifugi presenti, per la maggior parte gestiti dalla Sat ed alcuni di proprietà privata. L’obiettivo è
quello di soffermandosi sul loro aspetto architettonico e fun-
balzi di roccia. Erano vicini alla cascata, in questa stagione
di ghiaccio, «O sole mio» dove
gli sciatori è meglio stiano alla
larga. Il padre ha cercato, invano, di soccorrere il figlio. Anzi,
alla fine è stato proprio lui ad
avere la peggio. Il ragazzo è precipitato per una trentina di metri, mentre il genitore ha fatto
un balzo di una sessantina di
metri.
Vista la delicatezza dell’intervento, sul posto il 118 ha fatto
intervenire due elicotteri, quello di Trento più il velivolo dell’Aiut Alpin Dolomites. Sul Pordoi sono intervenuti anche cin-
Il rifugio Vioz, il più alto del Trentino
zionale.
«Il rifugio è da sempre un presidio della montagna - ha spiegato Egidio Bonapace, presidente dell’Accademia della
Montagna -. In questi anni abbiamo assistito a forti cambiamenti nel significato stesso di
cultura e turismo di montagna.
Le esigenze sono cambiate e
una riflessione su come comportarci in futuro è importante».
A parlare di «svolta culturale»
in montagna è anche l’antropologo Annibale Salsa. «Occorre interrogarsi - ha spiegato su questa tipologia. Il Trentino rimane all’avanguardia in
tema di rifugi proprio perché
riesce a trovare il tempo di riflettere. Di certo i cambiamenti sono forti basta pensare che
oggi, a differenza del passato,
queste strutture sono considerate delle mete. E’ nostro
compito guardare al domani
pensando ad una miscela che
unisca tradizione e innovazione». Accanto al convegno, dal
21 al 28 marzo presso il Palazzo della Regione in piazza Dante, sarà visibile al pubblico
l’esposizione «Rifugi in divenire». Tre mostre per fare il punto sulla situazione dell’edilizia
in alta quota. La prima mostra
sarà intitolata «Rifugi alpini ieri e oggi» e si concentrerà sull’evoluzione storica dei rifugi
che costellano le alpi. Ci sarà
poi una seconda mostra su alcuni progetti di ristrutturazione di 3 rifugi in provincia di Bolzano ed infine «Abitare minimo nelle Alpi» con l’esposizione di progetti per «la progettazione di una cellula minima
, autonoma, reversibile, dedicata al ricovero temporaneo
da collocarsi lungo il sentiero
in alta quota». La mostra sarà
inaugurata giovedì 21 marzo
alle ore 18.
G3031413
IL CONVEGNO
Sciatori
impegnati
sulla Forcella
del Pordoi, il
canalone che
si vede sulla
foto in alto a
destra
L’incidente,
che ha
coinvolto
padre e figlio,
è avvenuto
oltre la metà
della discesa
que uomini del Soccorso alpino Alta Fassa e tre poliziotti della stazione di Canazei in servizio sulle piste da sci. Quando la
squadra calata dal’elicottero ha
raggiunto il padre questi era privo si coscienza. È stato stabilizzato e trasferito in ospedale a
Bolzano. Le sue condizioni sono gravi: preoccupa soprattutto un pneumotorace, ma il quadro è reso delicato anche da alcune fratture. Il figlio che scendeva con lo snowboard ha fatto anche lui un ben volo, ma appariva in condizioni migliori.
Recuperato dall’elicottero, è
stato trasferito in ospedale per
traumi, facciale e ad un arto.
Soccorritori e poliziotti hanno
poi recuperato gli altri due figli,
non coinvolti nell’incidente ma
provati per l’accaduto. Entrambi sono poi stati accompagnati a Mazzin di Fassa dove la famiglia alloggia.
«Poteva andare anche molto
peggio - dice Gino Comelli, capostazione veterano tra i soccorritori della val di Fassa - con
un volo del genere i morti potevano essere due. Ad attutire
l’impatto ha aiutato l’angolo di
caduta e i grossi accumuli di neve che hanno fatto effetto materasso».