Samarcanda Petra Tebe Costantinopoli
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Samarcanda Petra Tebe Costantinopoli
Mondo DI PAOLA STACCIOLI impero L’ colpisce ancora Samarcanda Petra Tebe Costantinopoli 30 SETTEMBRE 2004 ■ I VIAGGI DI REPUBBLICA I VIAGGI DI REPUBBLICA ■ 30 SETTEMBRE 2004 Sono capitali che hanno fatto la storia e che parlano di civiltà scomparse. Città-mito, spesso luoghi letterari, conservano la loro bellezza e il loro fascino. Un viaggio affascinante e leggendario tra siti archeologici, opere architettoniche, antichi tesori e civiltà remote Petra, la meravigliosa capitale dei nabatei, si schiude d’incanto al termine del Siq, la gola angusta che conduce alle rovine 26 27 L’IMPERO COLPISCE ANCORA Mondo SAMARCANDA PETRA COSTANTINOPOLI TEBE ■ PACCHETTI Tour operator come Columbia Viaggi, Antichi Splendori, Il Tucano, Mistral, Apatam o Viaggi dell’Elefante vanno nell’Uzbekistan. Quest’ultimo propone due itinerari, uno di 8 giorni nell’Uzbekistan e un’altro di 12 giorni, che visita sia il Turkmenistan che l’Uzbekistan Ambasciata Uzbeka ✆ 06-8542456 www.uzbekistanitalia.org ■ PACCHETTI Molti i tour operator, tra cui: Best Tours, Cosertour, Francorosso, I Grandi Viaggi, Il Tucano, I Viaggi del Turchese, Mistral, Four Winds, Turisanda. NBTS Viaggi, propone un tour a cavallo nel deserto da Petra al Wadi Rum Jordan Tourism Board c/o Adam & Partner Italia via Lombroso 26 - Torino ✆ 011-6687550 ■ PACCHETTI Per viaggi in Turchia,anche per il solo fine settimana, tra i molti tour operator ci si può rivolgere a: Turbanitalia, Maxitravel, Swan Tour, Veratour, In Viaggi, Incentive Sistem, Alpitour, Viaggi del Turchese, Entour, Futurviaggi, King Holidays, Viaggi del Capitano Ufficio Cultura e Turismo Turchia Pzza della Repubblica 56 - Roma ✆ 06-4871190 ■ PACCHETTI Tanti tour operator e tante le proposte di viaggio in Egitto. Tra i principali: Alpitour, Best Tours, Francorosso, Origini, Pianeta Terra, Rallo Viaggi, Viaggi del Ventaglio. E un operatore egiziano, Misr Travel che organizza viaggi personalizzati con itinerari su misura Ente del Turismo Egiziano via Bissolati 19- Roma ✆ 06-4827985 La scoperta di luoghi dove storia e leggenda,mito e realtà sono legati,regalerà emozioni veramente impareggiabili. P etra, Samarcanda, Tebe, Bisanzio... nomi che stimolano la fantasia ed evocano atmosfere esotiche e fiabesche, mondi lontani pervasi da profumi di incenso e popolati da carovane di cammelli. Capitali di antichi imperi, queste città che hanno fatto la storia ora parlano di importanti civiltà scomparse. Quasi tutti conoscono la loro esistenza, ben pochi sono interessati a individuarne l’esatta collocazione su una carta. Un mito non tollera il vincolo di un ancoraggio geografico. Sulle loro spalle gravano le responsabilità di un’immagine fantastica e letteraria che spesso si infrange sulla realtà di un presente ben poco idilliaco. Che mal si combina con la trepida e smisurata aspettativa del- l’aspirante visitatore. Un mito deve essere all’altezza della sua fama, immune da problemi o segni del tempo. Per riuscire a mettere in secondo piano le rughe dell’oggi e assaporare appieno il fascino di un viaggio in luoghi che ricordano civiltà molto remote c’è bisogno di una certa preparazione. Altrimenti le camminate in mezzo alla polvere, sotto un sole spesso cocente, rischiano di diventare estenuanti e insopportabili, soprattutto se alla fine ci si trova di fronte a rovine molto simili a quelle già viste altrove, in primo luogo a casa propria. Non sempre il valore estetico dei monumenti giustifica il viaggio. Specialmente quando si ha a che fare con siti archeologici. Una colonna, in sé, regala scarse emozioni ai più. Per comprendere periodi sto- rici lontani, poco conosciuti e molto distanti dalla nostra sensibilità, non è granché utile ascoltare gli elenchi di date, sovrani e dinastie diligentemente sciorinati dalle guide. Dopo pochi minuti si sarà già dimenticato tutto. Per lasciarsi catturare a fondo, farsi appassionare dalle rovine, bisogna renderle vive, collegarle alle vicende di cui sono testimoni, agli uomini che le hanno popolate. Narrando di guerre e amori, popoli e culture, tradizioni e regni, i luoghi acquisteranno un interesse del tutto diverso e inaspettato. Non è necessario cibarsi un trattato, imparare a memoria date, luoghi, nomi di re o imperatori. A volte un bel film o un buon romanzo possono essere più esplicativi, per la loro immediatezza, di un atlante storico. Perché quel che conta è acquisire l’idea generale di una civiltà fatta di lavoro, passioni, sofferenze, conflitti. E popolata da gente comune, che ha costruito i monumenti ancora oggi visibili. Le opere architettoniche, si sa, sono frutto della decisione dei singoli e della fatica di molti. Uno dei più classici sogni nel cassetto è quello di lasciare per un periodo alle spalle tutto e tutti, caricarsi uno zaino in spalla e partire all’avventura. Pochi, alla fine, lo fanno davvero. Eppure, per chi ne ha il coraggio e la possibilità, è il modo migliore per visitare queste città leggendarie. Senza pacchetti-tutto-compreso e con lo spirito d’avventura dei viaggiatori d’altri tempi. La scoperta di luoghi dove storia e leggenda, mito e realtà sono inscindibilmente legati regalerà allora emozioni veramente impareggiabili. ■ Il racconto di un avventuroso viaggio effettuato nel 1932 lungo le montagne e i deserti dell’Asia centrale. Il suo itinerario comprende splendide città come Samarcanda, Bukhara, Khiva, ma anche piccoli villaggi sperduti. VAGABONDA NEL TURKESTAN Di Ella Maillart Edt - Torino 1995 - Euro 12,91 Raccoglie le osservazioni dell’esploratore svizzero che nel 1812 riscoprì Petra e visitò il Wadi Rum, fornendo dettagliate descrizioni del paesaggio sociale e archeologico della regione. VIAGGIO IN GIORDANIA di Johann Ludwig Burckhardt Cierre Edizioni - Verona 1994 - Euro 14,00 Il romanzo, ambientato in Turchia, è un viaggio attraverso grandi città e remoti villaggi. Seguendo il destino del fez, copricapo nazionale bandito nel 1925 in nome della modernizzazione, il libro guida il lettore alla scoperta di un paese ricco di contraddizioni. LA TURCHIA A CAVALLO DI UN FEZ Di Seal Jeremy Feltrinelli - Milano 2000 - Euro 15,49 Flaubert partì per l’Oriente nell’ottobre 1849 insieme all’amico Maxime Du Camp. Il libro è la testimonianza del grande scrittore sul mito di un paese leggendario, ma anche sulla sua realtà di miseria e sofferenza. VIAGGIO IN EGITTO Di Gustave Flaubert Ibis - Como 1998 - Euro 9,81 28 29 L’IMPERO DI TAMERLANO I VIAGGI DI REPUBBLICA ■ Se un tiranno spietato, ma colto e patrono delle arti, non avesse deciso nel 1370 di farne la capitale del suo impero, Samarcanda sarebbe forse caduta per sempre nell’oblio. L’antica Maracanda, conquistata nel 329 a.C. da Alessandro Magno e passata poi sotto varie dominazioni, era infatti stata devastata nel 1220 dal conquistatore mongolo Gengis Khan. Fu il condottiero tartaro Timur, da noi noto come Tamerlano, a donare nuova vita alla città, rendendola riferimento economico e culturale per tutta l’Asia centrale. Soprannominato iLenk, lo zoppo, a causa di una ferita di guerra, Timur fece costruire negli ultimi decenni del Trecento moschee, università coraniche (madrase), mausolei e palazzi, meraviglie architettoniche che ancora oggi colpiscono per la loro bellezza e grandiosità. Tanto splendore fu ottenuto anche con la deportazione di architetti e la spoliazione delle terre conquistate. Timur decimò popolazioni e distrusse città creando un vasto impero islamico. Morì nel 1405. Suo nipote, il dotto Ulughbek, regnò fino al 1449, rafforzando il ruolo di Samarcanda come centro intellettuale. Ma i timuridi vennero battuti agli albori del XVI secolo dagli Shaybanidi Uzbeki, che spostarono la capitale a Bukhara. Iniziò il declino della città, arrestato nel 1868 dalla conquista russa. Samarcanda divenne capoluogo provinciale del Turkestan e, in seguito, capitale della Repubblica sovietica dell’Uzbekistan, ma nel 1930 dovette cedere il titolo a Tashkent. 30 SAMARCANDA ■ www.edt.it/lonelyplanet/microguide/ La “città rossa” gioiello del medio Oriente luogo della terra, secondo Lawrence d’Arabia. Sarà forse banale ripetere queste parole, ma corrispondono al vero. La meravigliosa capitale dei nabatei si schiude d’incanto al termine del Siq, la gola angusta che conduce alle rovine. Un chilometro e mezzo, più o meno, fra altissime pareti a picco un po’ inquietanti che incombono sullo stretto sen- IL DOMINIO DEI NABATEI Fu un intraprendente esploratore anglo-svizzero il primo occidentale a “riscoprire” Petra, nel 1812, dopo secoli di oblio. In viaggio da Damasco al Cairo, Johann Ludwig Burckhardt rimase colpito dalle narrazioni su una favolosa città nascosta fra le montagne del Wadi Musa, sulla cui ubicazione le popolazioni beduine custodivano gelosamente il segreto. Parlava arabo, e si finse un commerciante musulmano. Disse di dover sacrificare, per un voto ad Allah, una capra sulla tomba del profeta Aronne, che sapeva essere situata nei pressi della misteriosa città. Gli indigeni caddero nel tranello e lo guidarono. Da allora, l’antica capitale dei Nabatei è nota in tutto il mondo. Successivi scavi hanno mostrato che Petra era abitata dagli Edomiti già nel secondo millennio a.C., cacciati intorno al VI secolo a.C. dai Nabatei. Questi ex nomadi divenuti sedentari si arricchirono controllando le rotte delle carovane che trasportavano pregiate spezie fra il Mediterraneo e l’Oriente, e fecero di Petra la capitale di un prosperoso e vasto dominio territoriale comprendente anche parte della Siria. Nel 312 a.C. i Nabatei resistettero all’attacco di sorpresa di Antigono Monoftalmo, così come in seguito ai primi tentativi di conquista romani, ma nel 106 d.C. Petra fu definitivamente espugnata, ed entrò a far parte della provincia romana d’Arabia. Iniziò il declino della città, determinato anche dallo spostamento delle vie commerciali e dai ripetuti terremoti. Non fermarono la decadenza la designazione a sede vescovile né la successiva conquista araba del 636. Nel XII secolo Petra attraversò un nuovo breve periodo di gloria quando vi si stabilirono i crociati, costruendovi un importante fortilizio. Poi, nulla se ne seppe più, in Occidente, fino all’avventuroso viaggio di Burckhardt. TURISMO IN GIORDANIA tiero, e che hanno preservato dal degrado il più importante monumento della città, il Khazneh elFaroun. Tesoro del faraone. L’edificio, scolpito nella parete della montagna e probabilmente destinato a sepolcro, giunge inaspettato e sorprendente. Realizzato in stile ellenistico, è ricco di decorazioni architettoniche e scultoree di alto livello. Sembra il set di un film, una finzione creata per Indiana Jones e l’ultima crociata e poi dimenticata lì. Invece è il contrario. La sua facciata alta quasi quaranta metri ha fatto da fondale alle riprese. Si è favoleggiato di un tesoro nascosto al suo interno, ma nessuno lo ha mai trovato. È tuttora visibile l’urna sforacchiata dai proiettili dei beduini che speravano di farne sgorgare una pioggia di monete. La città si sviluppa in un’immensa valle circondata da alture, che crea una sorta di anfiteatro naturale nel quale le realizzazioni dell’uomo sono in perfetta armonia con l’ambiente. Per godere appieno della bellezza, soffermatevi fra le rovine all’alba o al tramonto. Fa meno caldo, i colori sono più intensi, e soprattutto si evitano gli incontri con i chiassosi gruppi organizzati. Centinaia di edifici sono disseminati sui 3 km quadrati ■ www.quigiordania.it/ dell’area urbana principale. Quasi tutti sono scavati nella roccia, le cui venature creano uno straordinario effetto cromatico, un caleidoscopio dalle mille sfumature e tonalità che mutano secondo i riflessi del sole. Dal rossiccio al marrone, giallo, viola. Significative le tracce di età romana. C’è il teatro per 8000 spettatori e la via Sacra delimitata dai resti di un colonnato, monumentale ingresso per mercanti e carovane. A colpire sono però soprattutto le testimonianze, tipicamente nabatee, di architettura funeraria rupestre: dalle file di sepolcreti alle imponenti tombe reali. Passeggiate per la città almeno una giornata intera, inerpicandovi per il ripido cammino a gradini che conduce al monastero EdDeir, situato su un promontorio che domina la valle. Per la salita vi saranno offerti a due soldi asinelli sfruttati allo stremo. Andate a piedi. La fatica sarà ripagata dal panorama spettacolare, in grado di regalare forti emozioni. Preparatevi a sentir echeggiare nelle orecchie le parole cartolina cavallo cammello, a essere circondati da bambini che si offrono come guida o vendono frammenti di roccia. È uno degli inconvenienti delle mete del turismo di massa, come la lievitazione dei prezzi, i dromedari agghindati per le foto o i chioschi sbucati come funghi. Aspetti secondari. Petra rimane all’altezza del suo mito. ■ 30 SETTEMBRE 2004 viale pedonalizzato che conduce alla grande moschea di Bibi Khanum, la moglie cinese di Tamerlano, a cui è legata una tragica leggenda. Si racconta che la sovrana la fece costruire mentre il marito era in India. L’architetto persiano, innamoratosi di lei, riuscì a darle un bacio su una mano, che lasciò un segno scoperto dal consorte. Fu condannata a morte. Nei pressi c’è un grande bazar, dove si è travolti da intensi aromi, colori, suoni. La sua vivacità contrasta con lo squallore dei negozi di stato sovietici. Nei volti si leggono i diversi tratti somatici delle etnie che popolano la città. Gli uomini sono vestiti all’occidentale, tranne qualche an- e rovine delle antiche città si somigliano un po’ tutte agli occhi del profano. Colonne, capitelli, templi che spesso non provocano grandi emozioni. Perché non è facile entrare nel vivo della storia degli uomini, delle civiltà che le hanno popolate. Petra è diversa. Petra è unica. Affascinante e misteriosa, ammalia il visitatore lasciando immagini che si stampano indelebili nella mente. Lo hanno detto in molti. È stata definita il gioiello del Medio Oriente, la città rossa come rosa. Il più bel L ■ stro immaginario. Maestosi portali, slanciati minareti, cupole turchesi, maioliche policrome. La piazza è chiusa su tre lati da madrase, che sembrano parte di un progetto unitario ma sono state costruite in momenti diversi, fra il XV e il XVII secolo. Purtroppo gli interni dei monumenti sono invasi da venditori di souvenir. Piatti dipinti, scialli in seta, drappi ricamati, tappeti. La contrattazione è d’obbligo. Spesso si paga in dollari, ricevendo in resto sum, moneta in costante svalutazione. Dopo una sosta al Museo Statale di Storia Culturale dell’Uzbekistan, interessante nonostante l’allestimento un po’ squallido, ci si incammina per il ziano con barba lunga e copricapo tradizionale. Le donne indossano abiti variopinti sopra pantaloni dello stesso tessuto. Alcune sfoderano il sorriso metallico di una dentatura ricoperta d’oro, simbolo di prestigio sociale. Vale la pena assaggiare il nan, pane da assaporare caldo, mentre il tè va gustato in una chaykhana, sale dove gli uomini giocano a domino e dove ci si accomoda su una piattaforma simile a un letto coperta da un tappeto con un tavolinetto al centro. Per mangiare si può scegliere fra i ristoranti “veri” e quelli nelle case private. L’igiene è spesso accettabile, ma qualche disturbo intestinale va messo in conto. I pasti sono simili ovunque. Antipasti di verdure, zuppa, e plov, riso con carne e verdure, o shashlyk, grassi spiedini di carne. Resta da visitare il Gur-i Amir, sepolcro che accoglie anche le spoglie di Tamerlano e Ulughbek, e la necropoli di Shah-i Zindah, di epoca timuride, una suggestiva strada di tombe decorate con mosaici, iscrizioni, intarsi. Vi sono sepolti familiari di Tamerlano e, sembra, un cugino di Maometto. Dopo una rilassante passeggiata fra i viali alberati della città russa del XIX secolo, ci si può spingere in collina, per visitare il sito archeologico di Afrasiabe l’osservatorio astronomico di Ulughbek, con i resti di un enorme sestante. ■ I VIAGGI DI REPUBBLICA Uzbekistan 30 SETTEMBRE 2004 L’architettura sacra sulla Via della Seta Petra una statua di Tamerlano seduto in trono, con l’aspetto imponente e austero, ad accogliere i visitatori di Samarcanda nella zona universitaria. In epoca sovietica al suo posto c’era Marx. Il crudele condottiero, assunto a modello culturale dall’attuale governo, per la popolazione è una sorta di padre. Gli sposi amano essere immortalati in sua compagnia, come a cercare protezione e rifugio nelle glorie del passato. Perché la leggendaria città della Via della Seta, alla quale Tamerlano donò sfarzo e prosperità, oggi appare contraddittoria. È splendore nei raffinati esempi di architettura sacra islamica ma è anche povertà diffusa. La popolazione ha perso i vantaggi dell’epoca sovietica senza acquistare nulla. Il Registan corrisponde alla Samarcanda custodita dal no- È Giordania Samarcanda L’IMPERO COLPISCE ANCORA Mondo 31 cui interno semplice e spazioso colpisce per il bellissimo effetto cromatico che l’ha fatta definire “moschea blu”. Il maggiore monumento di Istanbul, che ha accompagnato la storia della città e dei vari imperi, è però Hagia Sophia, la basilica iniziata sotto Costantino ma poi distrutta e ricostruita più volte. La semplice eleganza dell’interno contrasta con la pesantezza dell’esterno, reso massiccio da vari interventi effettuati sulla struttura originaria. Come altre chiese, fu trasformata in moschea dopo la conquista ottomana. Dal 1935 è un museo. Fra le tracce più remote dell’antica Bisanzio vi sono i resti del grande ippodromo iniziato da Set- CAPITALE DI TRE IMPERI I VIAGGI DI REPUBBLICA ■ La città che nel tempo si chiamò Bisanzio, Costantinopoli e infine Istanbul, e che fu capitale di tre grandi imperi - romano d’oriente, bizantino e ottomano - ha sempre rivestito, nel corso della sua lunga storia, un ruolo di fondamentale importanza, grazie soprattutto alla posizione strategica sulla penisola del Bosforo, a cavallo di due continenti. Tracce archeologiche testimoniano una presenza nell’area già nel XIII secolo a.C., ma la fondazione di Bisanzio ad opera di coloni greci guidati da Byzas il Megarese risale al 667 a.C. Divenuto un florido centro commerciale, non riuscì a preservarsi da guerre, conquiste e distruzioni. Cadde, tra l’altro, sotto il dominio persiano e l’influenza del regno di Pergamo. Nel 330 Costantino ne fece la capitale dell’Impero romano d’Oriente con il nome di Costantinopoli. Dal 476, quando fu deposto il reggente d’Occidente, rimase l’unica sede di potere. L’impero bizantino si estese e consolidò sotto Giustiniano, alla metà del primo millennio. Nel 1071 l’esercito bizantino fu duramente sconfitto e parte della città cadde nelle mani dei turchi selgiuchidi. L’imperatore chiese aiuto ai crociati che però, successivamente, tradirono gli accordi, e nel 1204 saccheggiarono la città proclamando l’effimero Impero latino d’Oriente. Dal 1261 Costantinopoli visse un nuovo periodo di splendore con la dinastia dei Paleologhi. Nel 1453 fu conquistata dai turchi guidati da Mehemet (Maometto) II e divenne capitale dell’impero ottomano. 32 TURISMO IN TURCHIA ■ www.turchia.it Tebe l Basso Egitto, il nord, è celebre per le piramidi e la Sfinge, ma è l’Alto Egitto, con l’attuale Luxor, a custodire le tracce storiche, artistiche e religiose più alte del periodo faraonico. Dove migliaia di anni fa sorgeva la mitica città chiamata Tebe dai greci e Waset dagli egizi, che Omero definì “dalle cento porte” per la sua grandiosità, ci sono oggi i maestosi templi di Luxor e Karnak, sulla riva destra del Nilo, e le necropoli dei re e delle regine sulla sponda opposta. A est la La splendida Luxor dalle cento porte I vita, a ovest la morte. Luxor è uno splendido museo all’aperto, con una profusione di mura istoriate, colonne, sfingi, obelischi, statue colossali, mentre le magnifiche pitture delle tombe costituiscono una sorta di album fotografico dell’antico Egitto. Illustrano scene di vita quotidiana, caccia, agricoltura, feste, gesta di sovrani, LA CAPITALE DEI FARAONINON Non è semplice districarsi nel dedalo delle 30 dinastie che governarono l’Antico Egitto per quasi 2700 anni, a partire dal 3000 circa a.C. A grandi linee, si può dividere l’epoca dei faraoni in tre periodi - Antico, Medio e Nuovo Regno - preceduti da un primo periodo dinastico, intervallati da periodi intermedi e seguiti da un’età di progressiva decadenza, che accompagnò il I millennio a.C. sfociando nella conquista persiana del 525 e in quella di Alessandro Magno nel IV secolo a.C. In seguito l’Egitto divenne provincia romana, subì il dominio arabo, turco, l’occupazione britannica. Tornò indipendente solo nel 1952. L’epoca di splendore della civiltà egizia prese avvio con l’unificazione dell’Alto e Basso Egitto, rispettivamente il sud e il nord. Capovolgimento strano solo in apparenza, in un paese che ha come principale riferimento il corso del Nilo. La capitale era allora Menfi. La gloria di Tebe, l’attuale Luxor, un piccolo villaggio trasformatosi ben presto in grande metropoli, iniziò verso la fine dell’Antico Regno quando i principi del sud unirono il paese sotto il controllo di Tebe e il comando di un solo faraone. Ebbe così inizio il Medio Regno, caratterizzato da splendore e stabilità politica. Dopo un ulteriore declino, durante il quale l’impero venne attaccato da popolazioni nomadi, nacque il Nuovo Regno, l’epoca d’oro dei faraoni, che durò circa 500 anni, dalla metà del XVI secolo a.C. Risalgono a questo periodo i principali monumenti di Tebe. Alcuni sovrani spostarono al nord la capitale, ma durante il Nuovo Regno la città mantenne sempre notevole importanza. Quasi tutti i faraoni la elessero a loro residenza. EGITTO ■ vittorie militari, cerimonie, offerte agli dei, rituali di resurrezione. Il luogo più sorprendente è la sala ipostila del complesso monumentale di Karnak, una foresta di 134 colossali colonne papiriformi che si stagliano su un cielo sempre azzurro. Nel Medio e Nuovo Regno, periodo d’oro del potere tebano, il tempio fu il principale luogo di culto del dio Amon-Ra. Un viale fiancheggiato da sfingi lungo quasi 3 chilometri, in parte rimasto sepolto sotto la città moderna, collegava Karnak al tempio di Luxor - sorto su un santuario dedicato alla triade divina Amon, Mut e Khonsu - molto suggestivo di sera, con i suoi giochi di luci e ombre. Per non rischiare un’indigestione archeologica, è consigliabile alternare le visite con un’immersione nell’atmosfera vivace della città moderna, fra carretti trainati da asinelli, uomini che indossano la galabya tradizionale e fumano il narghilè in strada o nei caffè, donne con l’abito nero e il volto coperto, bancarelle, lustrascarpe, richiami del muezzin alla preghiera. Attraversato il Nilo, nella “Tebe dei morti” c’è l’interessante villaggio di Ghurma. I turisti, erroneamente, spesso lo ignorano, ed effettuano la prima sosta ai colossi di Memnone. www.egittologia.net/elearning/corsi_luxor.aspx Una delle due statue senza volto di Amenofi III ammaliò i greci per il suo “canto”, un suono che si produceva in una fenditura al prosciugarsi dell’umidità notturna. Pensavano fosse il dio Memnone che tornava in vita al sorgere del sole. Un restauro del III secolo ammutolì la statua. I templi funerari dedicati al culto - da non perdere quelli di Ramses II, Ramses III e della regina Hatshepsut - sono separati dalle tombe. I faraoni del Nuovo Regno facevano infatti erigere i monumenti per la devozione in luoghi accessibili, mentre i sepolcri con il corpo e le ricchezze terrene erano nascosti nelle viscere delle montagne. Lo stratagemma non evitò le profanazioni. Nelle grandi necropoli della Valle dei Re e di quella delle Regine, dalle porte tagliate nella roccia partono lunghi cunicoli che conducono a nicchie, cappelle e alla camera funeraria con il sarcofago che conteneva la mummia. Nel 1922 fu scoperto il sepolcro, inviolato, di Tutankhamon. Parte del suo strabiliante corredo è esposto nel Museo Egizio del Cairo. Splendidamente conservate sono le pitture della tomba della regina Nefertari, la bella moglie di Ramses II, ma giustamente l’accesso è consentito, per motivi di conservazione (sarebbe un peccato il degrado di queste pitture), a un numero sempre limitato di visitatori, e il biglietto è molto caro. ■ 30 SETTEMBRE 2004 imperiale, e soprattutto l’harem, con il suo fascino intrigante e misterioso. Un labirinto di corridoi, sale, giardini dove abitavano mogli, concubine e schiave del sultano, guidate dalla potente regina madre e sorvegliate da eunuchi. Alla metà dell’Ottocento fu sostituito dal nuovo palazzo imperiale sulle rive del Bosforo, il Dolmabahçe Sarayi, un coacervo di stili espressione dell’impero in decadenza. Al periodo d’oro dell’impero ottomano, quello di Solimano il Magnifico, nel Cinquecento, risale invece la Süleymaniye Camii. Imponente ma sobria, elegante e maestosa, è forse la più bella moschea della città. La preferita da turisti e fedeli è però la Sultan Ahmet Camii, il timio Severo e ampliato da Costantino, cuore della vita pubblica della città romana e bizantina. Meritano una visita la quattrocentesca torre di Galata, che regala un bel panorama, la Yerebatan Sarnici, grande cisterna sotterranea del periodo giustinianeo, la ex Chiesa del Salvatore in Chora, oggi museo, nei pressi delle mura teodosiane, con i suoi splendidi mosaici a fondo oro e gli affreschi parietali tardo bizantini. Istanbul è la città dalle mille atmosfere, da assaporare anche attraverso esperienze di vita quotidiana come i dolmus, taxi collettivi, gli hamam, bagni turchi, i traghetti sul Bosforo, i dolci intrisi nello sciroppo di zucchero, i lustrascarpe in strada, i giardini da tè... Sullo sfondo, l’immancabile canto del muezzin. Di tanto in tanto è quindi consigliabile dimenticare i monumenti per lasciarsi trascinare nell’intricato dedalo di viuzze del vecchio quartiere ebraico di Balat, oppure passeggiare a fianco alle pittoresche case in legno della strada lungo le mura del Serraglio, o immergersi nell’immenso alveare di botteghe, come Mark Twain definì il Kapali Çarsi, il più grande bazar coperto del mondo. Migliaia di negozi, un’infinità di vicoli. Vi si trovano oggetti di antiquariato e artigianato, stoffe, gioielli, tappeti. Poco più in là, il bazar egiziano, o delle spezie, una distesa di sacchi di polveri colorate con intensi aromi. ■ ■ 30 SETTEMBRE 2004 Le mille atmosfere e il fascino delle moschee I VIAGGI DI REPUBBLICA stanbul è affascinante e caotica, ricca di tesori d’arte e di smog. Una città splendida, dove l’atmosfera magica si infrange spesso sui problemi causati dal sovraffollamento. La megalopoli sul Bosforo conserva numerose tracce della sua lunga storia politica, culturale, artistica. Il luogo più adatto per rivivere i fasti dell’impero ottomano è il Topkapi, il Serraglio nato per volontà di Mehemet II nell’area dell’antica Bisanzio. Fu residenza di sultani e centro amministrativo per circa 400 anni, dalla metà del XV secolo. Nei suoi ambienti fiabeschi, ricchi di decorazioni e maioliche policrome, l’atmosfera è da Mille e una notte. Lo strabiliante tesoro dei sultani lascia a bocca aperta, ma catturano l’attenzione anche la finestra a inferriate dalla quale il sultano osservava, non visto, le riunioni del consiglio I Egitto Turchia Costantinopoli L’IMPERO COLPISCE ANCORA Mondo 33