GALLURA - Diocesi di Tempio
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GALLURA - Diocesi di Tempio
G ALLURA & Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 NGLONA N. 9 - Anno XXIV - 26 settembre 2016 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00 Solo la pace è santa, non la guerra D all’incontro di Assisi con Papa Francesco giunge a tutte le nazioni un invito e un monito: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Molti di voi hanno percorso un lungo cammino per raggiungere questo luogo benedetto. Uscire, mettersi in cammino, trovarsi insieme, adoperarsi per la pace: non sono solo movimenti fisici, ma soprattutto dell’animo, sono risposte spirituali concrete per superare le chiusure aprendosi a Dio e ai fratelli. Dio ce lo chiede, esortandoci ad affrontare la grande malattia del nostro tempo: l’indifferenza. È un virus che paralizza, rende inerti e insensibili, un morbo che intacca il centro stesso della religiosità, ingenerando un nuovo tristissimo paganesimo: il paganesimo dell’indifferenza. Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertà... Noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita. Noi non abbiamo armi. Crediamo però nella forza mite e umile della preghiera. In questa giornata, la sete di pace si è fatta invocazione a Dio, perché cessino guerre, terrorismo e violenze. La pace che da Assisi invochiamo non è una semplice protesta contro la guerra, nemmeno «è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risultato della preghiera. Cerchiamo in Dio, sorgente della comunione, l’acqua limpida della pace, di cui l’umanità è assetata: essa non può scaturire dai deserti dell’orgoglio e degli interessi di parte, dalle terre aride del guada- Solenne dedicazione della chiesa di San Michele Arcangelo D omenica 2 Ottobre alle ore 18,00 S.E. Mons. Sebastiano Sanguinetti, Vescovo di Tempio-Ampurias, presiederà la S. Messa con il solenne Rito di Dedicazione della nuova chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo in Olbia. Il rito particolarmente suggestivo e ricco di simboli che ne caratterizzano l’unicità segna un gno a ogni costo e del commercio delle armi. Diverse sono le nostre tradizioni religiose. Ma la differenza non è I motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco. Oggi non abbiamo pregato gli uni contro gli altri, come talvolta è purtroppo accaduto nella storia. Senza sincretismi e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. San Giovanni Paolo II in questo stesso luogo disse: «Forse mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace». Continuando il cammino iniziato trent’anni fa ad Assisi, dove è viva la memoria di quell’uomo di Dio e di pace che fu San Francesco, «ancora una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne conmomento fondamentale nella vita della giovane Comunità parrocchiale di San Michele Arcangelo entrata in funzione proprio il 2 Ottobre del 2010, e sorta insieme ad altre quattro nel 2010 all’interno del Progetto “Città di Olbia”, voluto dal Vescovo per il rilancio ecclesiale del capoluogo gallurese. San Michele è la prima delle nuove chiese parrocchiali ad essere consacrata ad Olbia, l’ultima fu la chiesa della Sacra Famiglia sul finire degli anni 70’. traddice l’ispirazione più autentica e profonda», che ogni forma di violenza non rappresenta «la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra! Oggi abbiamo implorato il santo dono della pace. Abbiamo pregato perché le coscienze si mobilitino a difendere la sacralità della vita umana, a promuovere la pace tra i popoli e a custodire il creato, nostra casa comune. La preghiera e la collaborazione concreta aiutano a non rimanere imprigionati nelle logiche del conflitto e a rifiutare gli atteggiamenti ribelli di chi sa soltanto protestare e arrabbiarsi. La preghiera e la volontà di collaborare impegnano a una pace vera, non illusoria: non la quiete di chi schiva le difficoltà e si volta dall’altra parte, se i suoi interessi non sono toccati; non il cinismo di chi si lava le mani di problemi non suoi; non l’approccio virtuale di chi giudica tutto e tutti sulla tastiera di un computer, senza aprire gli occhi alle necessità dei fratelli e sporcarsi le mani per chi ha bisogno. La nostra strada è quella di immergerci nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con l’aiuto di Dio e con la buona volon- tà, processi di pace... Pace vuol dire Collaborazione, scambio vivo e concreto con l’altro, che costituisce un dono e non un problema, un fratello con cui provare a costruire un mondo migliore... Desideriamo che uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono conflitti. Il nostro futuro è vivere insieme. Per questo siamo chiamati a liberarci dai pesanti fardelli della diffidenza, dei fondamentalismi e dell’odio. I credenti siano artigiani di pace nell’invocazione a Dio e nell’azione per l’uomo! E noi, come Capi religiosi, siamo tenuti a essere solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace. Ci rivolgiamo anche a chi ha la responsabilità più alta nel servizio dei Popoli, ai Leader delle Nazioni, perché non si stanchino di cercare e promuovere vie di pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento: non rimangano inascoltati l’appello di Dio alle coscienze, il grido di pace dei poveri e le buone attese delle giovani generazioni. Qui, trent’anni fa San Giovanni Paolo II disse: «La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale». Sorelle e fratelli, assumiamo questa responsabilità, riaffermiamo oggi il nostro sì ad essere, insieme, costruttori della pace che Dio vuole e di cui l’umanità è assetata”. Sapranno ascoltare i capi delle nazioni il grido che sale da ogni angolo della terra? ALLURA 2 &AGNGLONA ca nonizz azione N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 Nuova Serie Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4 del 21-12-1960 Proprietà: Diocesi di Tempio-Ampurias Amministratori Gavino Fancellu Direttore responsabile: don Giovanni Sini [email protected] Redazione: Franco Fresi Andrea Muzzeddu Giuseppe Pulina Gianni Satta Pietro Zannoni Tomaso Panu Gavino Fancellu AbboNAMeNTi 12 MeSi ITALIA ordinario € 20,00 sostenitore € 30,00 benemerito € 50,00 ESTERO + spese di spedizione HANNo collAborATo Sebastiano Sanguinetti Mauro Maria Morfino - Ignazio Sanna Alessandro Cossu - Paolo Pala Umberto Deriu - Paola Pischedda Antonella Pischedda - Cristoforo Puddu Daniela Astara - Quirica Azzena PubbliciTà Istituzionali: -20% Promozionali: -25% Prima pagina: a modulo € 15,00 Ultima pagina (solo riquadri settori commerciali) a cmq € 1,00 a modulo mm 25 x colonna € 1,00 Sconti, non cumulabili, per formato, frequenza, invito. I prezzi sono al netto di IVA. La Redazione si riserva la facoltà di rifiutare inserzioni pubblicitarie Direzione Redazione e Amministrazione Via episcopio, 7 07029 Tempio Pausania c. P. 183 - c. c. P. n.11733078 Tel e Fax 079 635790 e-mail: [email protected] Impaginazione e grafica GiANNi cAriA [email protected] Stampa TAS P. Niedda sud strada 10 - 07100 Sassari Tel 079 262221 - 079 262236 Fax 079 262221 e-mail: [email protected] Questo numero di Gallura & Anglona è stato consegnato alle Poste, per la spedizione, il 28 settembre 2016. Canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta e giubileo degli operatori e dei volontari della Misericordia Omelia del Santo Padre Francesco P er verificare la chiamata di Dio, dobbiamo domandarci e capire che cosa piace a Lui. Tante volte i profeti annunciano che cosa è gradito al Signore. Il loro messaggio trova una mirabile sintesi nell’espressione: «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Os 6,6; Mt 9,13). A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere (cfr Gv 1,18). E ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio (cfr Mt 25,40). Insomma, abbiamo toccato la carne di Cristo. Siamo dunque chiamati a tradurre in concreto ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede. Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio (cfr 1 Gv 3,16-18; Gc 2,14-18). La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore. Abbiamo ascoltato nel Vangelo che: «una folla numerosa andava con Gesù» (Lc 14,25). Oggi quella “folla numerosa” è rappresentata dal vasto mondo del volontariato, qui convenuto in occasione del Giubileo della Misericordia. Voi siete quella folla che segue il Maestro e che rende visibile il suo amore concreto per ogni persona. Vi ripeto le parole dell’apostolo Paolo: «La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua» (Fm 7). Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede - dà voce alla fede! - ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno. La sequela di Gesù è un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede radicalità e coraggio per riconoscere il Maestro divino nel più povero e scartato della vita e mettersi al suo servizio. Per questo, i volontari che servono gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamento e nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perché hanno scoperto il vero amore. E ognuno di noi può dire: “Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli. Dovunque ci sia una mano tesa che chieFolla in piazza San Pietro per la canonizzazione di Madre Teresa de aiuto per rimettersi in piedi, lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza”. E, questo, farlo con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra. Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza. La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle “Madre Teresa”. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere». Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono. Apriremo così orizzonti di gioia e di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza. c hi esa N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 GALLURA &A NGLONA 3 Madre Teresa: un cammino di misericordia che va dal cuore alle mani Antonella Sedda o non penso di avere qualità speciali, non pretendo niente, per il lavoro che svolgo. È opera Sua. Io sono come una matita nelle Sue mani, nient’altro; È Lui che penso. È Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve essere usata”. Una similitudine questa, con cui la Santa dei poveri riesce a trasmetterci il concetto di povertà e di umiltà con cui si descrive, una vita dedicata agli ultimi fra gli ultimi, un servizio basato sul sacrificio personale, sulla preghiera, sul coraggio di donarsi agli altri senza riserve, una vita misericordiosa spesa al servizio degli ammalati, nella miseria e nel dolore di Calcutta, con opere, azioni e gesti che hanno fatto sì che si sperimentasse l’amore di Dio lungo un cammino di Misericordia che va “dal cuore alle mani”, di una chiesa in uscita capace di raggiungere le periferie esistenziali abbattendo muri e caste, chinandosi verso gli emarginati, i rifiutati, gli intoccabili, tutti bisognosi di amore, di dignità, di speranza; la capacità di inventare I “ e reinventarsi sempre qualcosa, per poi trovare magicamente l’aiuto per ogni situazione, anche quella più complessa e disperata! Difese con coraggio la vita nascente, considerando i bambini non ancora nati i più poveri tra i poveri, non esitò inoltre a far sentire la sua voce ai potenti della terra per i crimini della povertà, creata da loro stessi. Un’ opera vasta che fiorì nelle Congregazioni delle suore Missionarie della Carità che lei stessa fondò e più tardi in quella dei Fratelli Missionari della Carità. Fino alla fine la tenera durezza della santità è stato il volto di questa suora, ostinata e dolcissima, una donna di ferro, austera e sempre sorridente, come venne spesso descritta da chi la conobbe e ebbe il privilegio di incontrarla. Una fede immensa, che l’ha elevata agli onori degli altari per aver percorso la strada della sequela di Cristo, un cammino che si può non solo ammirare, ma anche imitare, che ci fa comprendere il mistero della vita e del dolore. Era questo il mondo di questa piccola-grande Santa. Il suo messaggio È straordi- Un momento durante la canonizzazione di Madre Teresa nario, semplice e forte: “È possibile”; é possibile fare qualcosa, é possibile essere uomini, uomini capaci di amare. Tutto ciò ci invita alla riflessione; ognuno di noi può dare il proprio contributo, perché non importa quanto si fa o cosa si fa, conta l’amore che ci si mette, la qualità del cuore. La spiritualità e la santità era per madre Teresa il condividere la sua stessa passione per Cristo e per i fratelli, senza distinzioni di razza, lingua religione, vivere l’amore incondizionato con la disponibilità, l’altruismo, il servizio; a noi questa santità ci invita a guardare il nostro oggi alla luce della sua, con fiducia e disponibilità, perché possiamo mettere Cristo al centro della nostra vita realizzando così lo spirito del Vangelo. Iscrizioni al convegno presbiterale regionale D al 12 al 14 ottobre 2016 si terrà a Orosei il convegno regionale sulla formazione permanente dei sacerdoti. Sarà un’occasione di comunione e di confronto che viene riproposta dopo ben 22 anni, grazie al lavoro di riflessione e programmazione compiuto dalla Commissione presbiterale regionale, ricostituita poco più di due anni fa. Un lungo periodo, quello intercorso tra il 1994 e il 2016, nel quale i contesti sociali ed ecclesiali sono profondamente mutati e, con essi, le ca- ratteristiche dei presbitèri diocesani di appartenenza. In questi ultimi tempi la Chiesa italiana ha voluto approfondire il tema delle condizioni attuali del clero e, in particolare, dell’opportuno impegno per la formazione permanente. La Cei ha dedicato due assemblee (novembre 2014 e maggio 2016) per individuare nuovi stili e nuovi percorsi per un costante cammino di crescita comunionale, spirituale e pastorale dei presbiteri. Risulta sempre più chiaro che il senso di appartenenza fraterna al proprio presbiterio costituisca, oggi più che mai, la chiave di volta della formazione permanente, pertanto l’esperienza del convegno regionale vuole essere anzitutto un momento di frater- nità sacerdotale nella quale narrare la propria esperienza di pastori per condividere slanci, ansie e attese caratterizzanti l’attuale vita dei preti. Il convegno di Orosei deve quindi costituire uno snodo storico per un nuovo cammino condiviso e per ripensare la vita nei presbitèri delle diocesi sarde nella prospettiva di un rilancio della comunione sacerdotale e nell’accoglienza delle sfide che l’oggi della società e della Chiesa ci pongono dinanzi. Il convegno sarà anche un’opportunità per rinsaldare la trama di relazioni tra le diocesi sarde, in parte già attivata dalla proposta formativa del Seminario regionale, affinché i responsabili delle comunità ecclesiali, tutte unite da una storia, una cultura, una peculiare missione, si sentano partecipi di un mandato comune. L’accorato invito alla partecipazione proviene da tutti i membri della Commissione presbiterale regionale che sono espressione dei sacerdoti delle diocesi della Sardegna dai quali hanno ricevuto il mandato. Attraverso i collegamenti presenti in questa pagina è possibile scaricare il programma dettagliato del convegno, l’Instrumentum laboris, le indicazioni per le iscrizioni e una proposta di alcune intenzioni da inserire nelle preghiere dei fedeli per invocare l’azione dello Spirito su di noi e sul nostro incontro attraverso l’impegno orante delle nostre comunità. Confidando sulla vostra presenza vi saluto e benedico. ✠Mauro Maria Morfino Vescovo di Alghero-Bosa Presidente della Commissione presbiterale regionale Ingressi dei nuovi parroci e sacerdoti nella diocesi di Tempio-Ampurias Venerdì, 9 settembre 2016 Ore 18.00 Sabato, 10 settembre 2016 19.00 Martedì, 13 settembre 2016 18.00 Domenica, 18 settembre 2016 10.30 XXV Dom. Tempo Ordin. Lunedì, 19 settembre 2016 19.00 Domenica, 25 settembre 2016 XXVI Dom. Tempo Ordinario Sabato, 1 ottobre 2016 11.00 Santa Teresa di Gesù Bambino 17.00 Lunedì, 3 ottobre 2016 18.00 Martedì, 4 ottobre 2016 S. Francesco D’Assisi Venerdì, 7 ottobre 19.00 Beata Vergine Maria del Rosario Sabato, 8 ottobre 17.30 Sedini Golfo Aranci Castelsardo Olbia La Salette Ingresso don Luciano Brozzu Accolitato Dario D’Angelo Ingresso don Pietro Denicu Festa patronale; presentazione don Francesco Tamponi e don Taddeo; dedicazione altare della chiesa antica Presentazione Piccoli Frati e Suore di Gesù e Maria Olbia S. Ponziano Ingresso dei Padri Salesiani Luogosanto S. Antonio di Gallura Luogosanto S. Antonio di Gallura Tempio San Giuseppe Ingresso don Sandro Serreri Ingresso don Gianfranco Saba Ingresso don Giovanni Pittorru Golfo Aranci Ingresso don Mirko Barone nella nuova Parrocchia La Muddizza Ingresso p. Giampaolo Pais Trinità D’Agultu Ingresso don Santino Cimino S. M. Coghinas ALLURA 4 &AGNGLONA N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 chiesa sard a Colletta diocesana per le popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto La Caritas diocesana di TempioAmpurias, su indicazione del Vescovo, S.E. Mons. Sebastiano Sanguinetti, promuove una raccolta fondi per le popolazioni del Centro Italia duramente colpite dal terremoto L a colletta diocesana è da subito operativa ed è finalizzata a far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali. Caritas Italiana si è subito attivata con i suoi operatori sul posto per coordinare gli sforzi delle Caritas coinvolte e di quelle che hanno già offerto disponibilità ad intervenire da tutta Italia e anche dall’estero. Non sono previste raccolte di viveri, vestiario, suppellettili, etc o altro materiale. Caritas Italiana sconsiglia la partenza di volontari che, in questo momento, sarebbero di intralcio a chi sta lavorando alla ricerca dei dispersi e nel recupero delle vittime. Chi desidera dare la sua disponibilità ad andare sul posto è pregato di segnalarlo alla Caritas Diocesana che ne prenderà nota e, al momento opportuno, lo interpellerà ([email protected] - tel 079671477). ComuniCato della Curia dioCesana A parziale rettifica e integrazione di precedente comunicazione del 4 luglio u.s., il Vescovo in data 27 agosto 2016 ha adottato i seguenti provvedimenti, che avranno efficacia giuridica con l’introduzione canonica degli interessati nel nuovo ufficio: Don Gavino COSSU, finora parroco di Luogosanto è nominato parroco della Parrocchia S. Vittoria in Aggius. Don Pier Giovanni SCANO, finora parroco di Aggius e vice Cancelliere Diocesano è nominato parroco della Parrocchia Spirito Santo in Nuchis, nonché Cancelliere Diocesano. Don Alberto GUEVARA, con il 1 settembre è nominato parroco della Parrocchia S. Maria del Mare, in Pittulongu-Olbia, di cui era finora Vicario cooperatore, con don Gianni Sini Amministratore Parrocchiale. Don Sandro SERRERI, è nominato Vice Cancelliere Diocesano ad acta Tempio Pausania 29 agosto 2016 Per aderire alla colletta diocesana si possono da subito versare le offerte sui conti intestati a Diocesi di Tempio-Ampurias - Caritas Diocesana, specificando nella causale: Colletta terremoto centro Italia › Banca Intesa - iban: IT17B0306985082100000000286; › Bancoposta - conto n. 000011209079 (Per versamenti con bollettino postale); iban: IT15 V076 0117 2000 0001 1209 079 (per versamenti con bonifico); › Banca Carige Agenzia TEMPIO P. iban: IT43 D03433185080000000284780; CCB 284780. La Presidenza della CEI ha indetto una colletta nazionale, che si è tenuta in tutte le Chiese italiane domenica 18 settembre 2016, in concomitanza con il 26° Congresso Eucaristico Nazionale, come frutto della carità che da esso deriva e di partecipazione di tutti ai bisogni concreti delle popolazioni colpite. chies a N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 GALLURA &A NGLONA 5 Il catechista in sinergia con gli altri operatori pastorali Nella comunità ecclesiale al servizio dell’annuncio Don Paolo Pala - UCR Sardegna Appena qualche mese fa, l’Ufficio Catechistico Regionale aveva inviato ai parroci e ai catechisti della Sardegna un questionario nel quale si chiariva prima di tutto quale era il compito della catechesi: aiutare a conoscere, celebrare, vivere e contemplare il mistero di Cristo e poi quali doti deve possedere un buon catechista: un uomo o donna credente, adulto nella fede e ricordava che il catechista ha fatto la scelta fondamentale per Cristo, è capace di comunicarla, è inserito in una comunità e sa correlare fede e vita. Ora, all’inizio del nuovo anno pastorale, abbiamo voluto sottoporre alcune domande al direttore dell’UCR don Paolo Pala, essenzialmente due: - Qual è la situazione catechistica a livello regionale (bambini/ preadolescenti e adolescenti; formazione catechisti) e le esigenze del territorio? - Quali gli obiettivi per il nuovo anno pastorale. Ecco che cosa ci ha risposto don Paolo. “Per quanto riguarda la prima domanda: la situazione catechistica regionale è molto variegata con differenze sensibili non solo tra diocesi e diocesi, ma anche nello stesso territorio diocesano esistono “marce differenti”, in merito alla prassi e catechesi di iniziazione cristiana, cura catechistica della gioventù, esperienze oratoriane e cooptazione e formazione dei catechisti. In realtà però ci sfugge una mappatura precisa... per tanti motivi, tra cui la scarsa comunicazione tra diocesi e per l’assenza prolungata (in alcune diocesi) della figura del direttore UCD, problema a cui i vescovi stanno tentando di porre rimedio. In Dario D’Angelo ha ricevuto il ministero dell’accolitato Un altro frutto del ministero di don Alessandro Cossu T ra i ministeri istituiti, l’accolitato rappresenta una tappa importante soprattutto per chi lo esercita in preparazione al diaconato che riceverà tra qualche mese. Paolo VI ricorda come alcuni ministeri furono istituiti nella Chiesa fin dai tempi più antichi, per il culto e il servizio al popolo di Dio. Alcuni di essi, più legati alle celebrazioni liturgiche, col tempo furono considerati preliminari al ricevimento del sacramento dell’Ordine e nella chiesa latina furono interpretati come «ordini minori». Due di questi erano proprio il lettorato e l’accolitato. L’accolito viene «istituito per aiutare il diacono e per fare da ministro al sacerdote. È dunque suo compito curare il servizio dell’altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della santa Messa». In mancanza del diacono, spetta all’accolito disporre sull’altare corporale, purificatoio, calice e messale; aiuta il sacerdote a ricevere i doni e gli presenta pane e vino. Come ministro straordinario, può aiutare il sacerdote nella distribuzione della comunione al popolo, quando ve ne fosse bisogno secondo le condizioni stabilite in Ministeria quaedam (impedimento da parte del sacerdote o grande numero dei comunicanti). Infine, l’ac- colito aiuta nella purificazione dei vasi sacri. In mancanza del diacono lui stesso li purifica, ma non all’altare: li porta alla credenza dove li purifica e riordina. Come si vede si tratta di compiti che in parte sono propri dell’accolito, in parte il loro svolgimento è rilasciato all’opportunità, secondo il discernimento del sacerdote che celebra. Invece, la lettura del Vangelo non è delegabile all’accolito. Nel rispetto delle norme e dei gesti significativi che regolano la liturgia, un accolito non può leggere il Vangelo durante la celebrazione eucaristica: si tratta di un servizio tipicamente diaconale, e in mancanza di questa figura resta a carico del presbitero. Nelle situazioni ordinarie, non vi sono motivi perché si debba venire meno a queste indicazioni. La mens della riforma liturgica conciliare, tuttavia, invita a distribuire il più possibile i compiti liturgici per manifestare la ricchezza della ministerialità nella Chiesa. A questo ministero si prepara Dario D’Angelo, di anni 33, della parrocchia di Golfo Aranci, originario di Palermo e studente dottorando in sacramentaria. Frequenta il 6° anno di Teologia e fra un anno verrà ordinato diacono. È stato il vescovo della diocesi mons. Sanguinetti a conferirgli il ministero sabato 10 settembre nella parrocchia di San Giuseppe in Golfo Aranci. Dario D’Angelo, a breve verrà trasferito in un’altra parrocchia per una esperienza pastorale. È uno dei frutti più belli del ministero parrocchiale di don Alessandro Cossu, assieme ad un altro frutto, ugualmente bello, che è Marco Bilewski, sempre della parrocchia di Golfo Aranci, ma proveniente da Torino. Don Alessandro Cossu, parroco di Golfo Aranci dal 19 settembre 2013 rimarrà in carica sino al 09 novembre 2016, giorno del suo insediamento da parroco nella parrocchia di San Teodoro. aggiunta a ciò occorre considerare anche il debole ruolo del coordinamento regionale in anni passati e recenti, forse per un poco convinto esercizio ecclesiale regionale. Mi pare che la situazione stia migliorando grazie all’apporto dei direttori e grazie ad una maggiore attenzione dell’episcopato sardo. Proprio per sopperire a questa mancanza di una reale conoscenza della situazione catechistica regionale (iniziazione cristiana, giovani, catecumenato, catechesi dei disabili, apostolato biblico, formazione dei catechisti, etc.) abbiamo promosso un’indagine per tutta l’Isola con il contributo di Prof. Diotallevi. Tale indagine coinvolge i direttori UCD, i parroci e i catechisti delle dieci diocesi sarde. In questo momento stiamo procedendo alla raccolta dei dati che successivamente saranno computati e analizzati. Ci aspettiamo i risultati con la doverosa interpretazione per il mese di giugno del 2017. A tal proposito è doveroso ringraziare la Conferenza Episcopale Sarda e quella italiana per le risorse economiche investite. Gli obiettivi del nuovo anno pastorale sono pochi e chiari: Giubileo regionale dei catechisti a Nuoro il prossimo 2 ottobre. Un’occasione importante per essere e vivere la dimensione ecclesiale del catechista, oltre che per fare esperienza di misericordia, riconciliazione e vita rinnovata. Continuare ad investire sulla formazione delle équipes diocesane con incontri specifici ed appropriati. Cercare di articolare meglio l’Ucr con la creazione dei settori di competenza: i.c.; disabili; apostolato biblico; portare a termine il lavoro a cui accennavo poco sopra, cioè la conclusione della indagine statistica con la relativa conoscenza e divulgazione della situazione catechistica regionale... per poi lavorare di conseguenza. E poi occorrerà a chi di dovere... rimboccarsi le maniche... A più di un mese dalla GMG di Cracovia Non solo ricordi ed emozioni D. Alessandro Cossu - Referente diocesano E dopo la GMG di Colonia 2005, un’altra grazia: essere presente insieme ad altri 2,7 milioni di giovani per incontrare il vicario di Cristo, Papa Francesco, che ci ha chiamato a Cracovia per ricevere il mandato di annunciare Cristo e testimoniarlo in questo mondo che sembra aver perso la speranza nel Bene. Mentre a Colonia ero ancora un seminarista, qui mi sono ritrovato da sacerdote, referente diocesano, che deve guidare altri giovani a fare la stessa esperienza che ho fatto io nel 2002 a Toronto e nel 2005 a Colonia, per far capire a questi giovani che cosa voglia Dio da loro e dalla loro vita. In questi anni molte cose sono cambiate e maturate, primo fra tutti il mio rapporto con Dio. Rispetto al passato, ora sento Dio ogni giorno presente e lo vivo nella mia vita e soprattutto nella vita sacerdotale, parrocchiale e diocesana. Quando si riceve un dono così grande non si può tenerlo per sé, ma è bello ridonarlo e aiutare gli altri a scoprire la gioia piena e la felicità in Cristo, senza rilassarsi, senza essere “giovani preti divano” e aiutare i giovani a non cadere nella stessa tentazione, ossia essere “giovani da divano” come ha ribadito il Santo Padre durante la giornata mondiale della gioventù. La GMG di Cracovia è stata veramente un’avventura: disagio negli alloggi, difficoltà organizzative, malori di alcuni di noi, ma in tutto questo la stanchezza cedeva continuamente il posto alla gioia di stare insieme a fare festa con Cristo, insieme ad un turbinio di giovani e bandiere di tutti i colori, compresa quella sarda. Ho sentito la Chiesa viva, unita, l’ho vista e percepita in questo modo ed è così che la vorrei! Un anno fa tutto questo credevo non fosse possibile, visto il prezzo e le difficoltà di ripartire con la pastorale giovanile nella nostra diocesi. Con i referenti diocesani e con l’aiuto straordinario di don Andrea Domanski e l’agenzia Renata Travel, siamo riusciti a fare unità pastorale extra-diocesana e sentirci davvero un unico Corpo che prega, balla, canta e fa festa. Vorrei inviare un sms a tutti i giovani e a tutti coloro che pensano alla Chiesa e a Cristo come a qualcosa di antico, di statico e triste e dir loro che la Chiesa è giovane, è in movimento ed è gioia, è comunità di persone che sanno donarsi l’uno all’altro liberamente. Ringrazio infinitamente il Signore per questa esperienza e spero che i giovani abbiano compreso pienamente il significato di quella parole che tante volte il Papa Giovanni Paolo II pronunciò a noi giovani: “Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”. Maria Santissima, che abbiamo visitato nel santuario di Czestochowa, protegga e sostenga tutti i giovani affinché nel testimoniare Cristo possano “incendiare” il mondo, di fede, gioia, amore e soprattutto speranza nel Signore, come ha detto Papa Francesco. Ringrazio di cuore tutti i collaboratori diocesani, sacerdoti e laici, e soprattutto il vescovo, per il sostegno accordatoci. Dio ci e vi benedica tutti. ALLURA 6 &AGNGLONA N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 chiesa d iocesana A Kiev si delinea la nuova geografia delle diocesi P apa Francesco è dal 2013 che chiede all’Episcopato Italiano di ridurre il numero delle diocesi tanto pesanti. Entro la fine di questo mese tutte le conferenze episcopali regionali dovranno far pervenire alla CEI il loro parere sul progetto di riordino delle diocesi. Attualmente in Italia sono 226 e pare che almeno 90 siano in eccesso. Probabilmente assisteremo a dei tagli e non è improbabile che qualche sacrificio sia chiesto anche alla nostra Isola dove ci sono 10 diocesi con una popolazione totale di 1.658.000 abitanti. Nei prossimi giorni, ogni ordinario diocesano dovrà inviare un rapporto dettagliato della situazione: popolazione, la percentuale dei battezzati sul totale dei residenti, il numero e l’età media dei sacerdoti e dei religiosi, il numero dei seminaristi, le I vescovi sardi a Kiev è la frazione di Berchiddeddu che ricade nella diocesi di Ozieri e le distanze da un confine all’altro della diocesi superano i 100 km, mentre in continente, percorrendo 100 km, in alcune province vengono attraversate addirittura tre diocesi. C’è da considerare che in questi decenni, per non dire in questi secoli, la Sardegna ha subito diverse trasformazioni, a livello sociale ed economico. Papa Francesco sogna una Chiesa agile, snella, non appesantita dalla burocrazia. Ecco perché i vescovi sardi, dopo l’esperienza dello scorso anno in Svizzera, quest’anno hanno scelto l’Ucraina per incontrarsi. L’orga- I vescovi sardi in trasferta ospiti del Nunzio Gugerotti previsioni e le proiezioni per i prossimi 5 anni. Diversi anche tra gli studiosi di storia della chiesa, sostengono la necessità di ristudiare i confini delle circoscrizioni ecclesiastiche isolane. A due passi dalla città di Olbia, per esempio, vi Medio Oriente Cei: 3,5 milioni di euro dell’8 per mille ai profughi siriani T re milioni e mezzo di euro, tratti dai fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, da destinare ai profughi siriani. Li ha stanziati oggi la presidenza della Cei. Un primo finanziamento, di circa 2 milioni di euro, permetterà a 3.647 famiglie di profughi cristiani (caldei, siro-cattolici e siro-ortodossi) in fuga da Mosul e dalla Piana di Ninive di trovare temporaneamente alloggio in case in muratura, prese in affitto dalla diocesi Caldea di Erbil. L’al- tro contributo, di 1.600.000 euro, servirà invece a garantire cibo, assistenza medica e generi di prima necessità a oltre 12mila famiglie della comunità cristiana di Aleppo, attraverso i Padri Francescani e l’Associazione pro Terra Sancta. “Entrambi i finanziamenti – informa la Cei – saranno erogati in due soluzioni: il secondo bonifico partirà solo dopo che sarà stata presentata la documentazione attestante il buon esito delle prime spese effettuate”. nizzazione del viaggio è stata facilitata dall’amicizia di alcuni vescovi con il Nunzio Apostolico Mons. Claudio Gugerotti, veronese. Ha affermato padre Paolo Atzei, arci vescovo di Sassari: “Si può dire che il programma lo abbia pensato e proposto lui con alcuni ottimi collaboratori. Così, non diversamente dagli anni precedenti, l’utile è stato soprattutto il dovere quotidiano della preghiera comunitaria, della concelebrazione dell’Eucaristia, della mensa e del tempo libero fraternamente condivisi; l’utile è il compito che ci portiamo sempre appresso nelle nostre riunioni in Sardegna e in ogni altro luogo: tanti punti all’ordine del giorno, con ore di confronto, negli spazi di tempo appositamente ritagliati. Dilettevole è stato non solo il dovere di Pastori chiamati ad orientare l’impegno delle Comunità cristiane su alcuni particolari settori, soprattutto formazione dei sacerdoti e dei seminaristi, e iniziazione cristiana, ma anche tutto ciò che ha favorito in quei giorni una più approfondita conoscenza di quella Nazione e del suo patrimonio ambientale, storico, culturale, artistico, spirituale. Un Paese con un territorio due volte l’Italia e una popolazione di 45 milioni di abitanti, di cui circa quattro nella sola Kiev. Utili e dilettevoli si può dire fossero tutte le ore della giornata, anche le nostre riunioni sui temi all’o.d.g., compreso quello della possibile nuova articolazione delle diocesi sarde. L’Ucraina su quest’ultimo punto non ci ha certamente ispirato, perché avevamo ormai ben chiaro e definito, in precedenza, il contributo da offrire alla Santa Sede. Con buona pace dei quotidiani dell’Isola. Anche quest’ultimo momento crediamo sia stato utile e dilettevole, nonostante la molta stanchezza”. Attendiamo di conoscere come verrà risolto il rebus e se ci dovranno essere dei tagli. Per ora vescovi e sacerdoti continuano la loro attività pastorale. anniver sar io N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 GALLURA &A NGLONA 7 Il seminario di Tempio compie 50 anni Gianni Sini V oluta con forte determinazione dai vescovi mons. Re, mons. Ghiga e mons Melis venne definita dallo stesso mons Melis “l’Opera delle Opere”, non una delle tante opere della diocesi, parafrasando così un detto molto arguto di Pio XI. Il vecchio seminario di piazza Gallura era risultato ormai inadeguato per posti e funzionalità e la struttura era divenuta fatiscente. La capillare campagna del settimanale “Gallura e Anglona” alimentò una gara di solidarietà che permise una raccolta straordinaria sia di denari che di materiali. Nulla ricevette dalle istituzioni pubbliche, ma la buona raccolta fu opera esclusiva della bontà della Chiesa nel senso più compiuto. La posa della prima pietra avvenne il giorno della festività di San Giuseppe del 1962, alla presenza di tutte le autorità cittadine, tra cui si ricorda l’on. Paolo Dettori e di una folla numerosa di fedeli. Il Posa della prima pietra vescovo mons. Mario Ghiga firmò la pergamena prima che venisse murata. Con l’inizio dell’anno scolastico 1966/67 anche la vita dei seminaristi cambiò. Iniziarono a frequentare le scuole pubbliche causando qualche perplessità nei fedeli che li avrebbero visti più volentieri nel centro della città nonostante quei locali appena abbandonati fossero angusti e freddi. Il 26 settembre 1966 prima dell’inizio dell’anno scolastico, 57 seminaristi tra la prima media e la quinta ginnasio, nonostante i lavori del nuovo seminario non fossero stati ancora ultimati, entravano nei nuovi locali. Il Santo Padre inviava un telegramma di auguri per la nuova opera. La benedizione vera e propria dei locali avvenne qualche anno dopo, ed esattamente il 09 novembre 1968. Il card. Luigi Traglia officiava la santa messa per l’inaugurazione del nuovo edificio alla presenza delle autorità locali e regionali e i rappresentanti di tutte le istituzioni e della Conferenza Episcopale Sar- I seminaristi nell'anno scolastico 1966-67 da. La direzione del seminario veniva confermata la Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Trento e nominato rettore del nuovo seminario Padre Oscar Menichelli che vi rimarrà sino al 1972. Animatori padre Romeo Benetazzo e padre Domenico Marconi, padre spirituale invece venne nominato padre Silvio Tabarelli. A collabo- Seminaristi in gita sul Limbara Uno dei pochi diventati sacerdoti La testimonianza preziosa di don Umberto D. Umberto Deriu - Parroco di Calangianus e capellano al supercarcere di Nuchis S ento forte in me il desiderio di voler esprimere con queste parole le mie considerazioni riguardo a ciò che è stata per me l’esperienza del Seminario Minore. 26 settembre 1966: data importante perché ha significato per me l’ingresso nella realtà del Seminario, posso affermare che per me non è stata problematica perché vivevo a Tempio visitavo il Seminario vecchio e facevo il chierichetto nella chiesa del Purgatorio dove officiava il rettore Padre Oscar Menichelli. Seminario nuovo; superiori nuovi, per la prima volta i seminaristi che frequentano le scuole esterne, tante novità tutte positive. 56 alunni che cercano di fare un cammino insieme per condividere un tratto importante della loro vita. Nuova condizione di vita ma sempre sostenuti, incoraggiati, educati a vivere attivamente la vita del Seminario. Quante qualità belle in ciascuno dei compagni cercando di comprendere ciò che il Signore voleva da noi. Voglio ringraziare il Signore per gli 8 anni di Seminario minore per come siamo stati accolti in modo accogliente e premuroso, vicini alle nostre esigenze ma attenti ad alzare il livello della proposta formativa perché non ci accontentassimo di essere mediocri ma tendere sempre al meglio. Abbiamo vissuto momenti di gioie ma anche di sofferenza quando qualche compagno lasciava il Seminario, questo mi ha introdotto a capire che il sacerdote è una persona che non nasconde i suoi sentimenti a chi gli sta di fronte, ma un uomo che gioisce con chi è nella gioia e piange con chi è nel pianto senza paura di mostrarsi come è. Ricordare i superiori è capire che anche se severi si è imparato molto da loro perché come dei rare nel nuovo seminario, dal 23 settembre 1966 vennero chiamate le suore della Compagnia di Mater Purissima ed esattamente suor Maria Speranza, suor Maria Elena e suor Maria Antonietta. Subentrarono alle suore di Gesù Crocifisso che per vent’anni avevano collaborato nella cucina del vecchio seminario di piazza Gallura. Dei 57 seminaristi del primo anno di apertura, soltanto quattro sono arrivati alla meta del sacerdozio: don Umberto Deriu, don Giampaolo Raffatellu, don Gianni Sini e don Andrea Raffatellu. Il 26 settembre 2016 alle ore 17,00 dopo la Messa alle ore 16,00 celebrata da mons. Sanguinetti nella chiesa esterna del seminario, ci si recherà in aula magna per ascoltare le testimonianze di coloro che hanno vissuto il passaggio dal vecchio al nuovo seminario, le testimonianze dei rettori, di ex alunni e di zelatrici, il tutto intervallato da brani musicali proposti dal coro di San Pietro Apostolo diretto dal maestro Giovanni Maria Pasella. E’ superfluo dire che siete tutti invitati “nel cuore della diocesi”. buoni allenatori esigenti abbiamo seguito i loro consigli per poter giocare anche noi la partita della vita sacerdotale con la serenità e fiducia in Dio che ci ha chiamato e nelle persone che ha scelto per prepararci. Negli anni del Seminario mai dissidi o carrierismi vari nella nostra comunità, ma aiutati a curare le relazioni con tutti, certi che il regno di Dio si costruisce un passo alla volta lasciandosi guidare dallo Spirito. E tutto questo non puoi farlo da solo ma insieme. Per questo dico il grazie al Seminario scegliendo l’immagine della cordata durante la scalata, perché la cordata ti insegna l’appartenenza, ti educa al lavoro fecondo e silenzioso, ti allena alla fatica della salita, ti fa praticare la fiducia, ti fa condividere la gioia per il traguardo raggiunto. ALLURA 8 &AGNGLONA diaconato N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 Un nuovo diacono per la Chiesa di Tempio-Ampurias È un momento emozionante l’ordinazione diaconale, soprattutto la chiamata del candidato e la prostrazione. Sabato 27 agosto, nella chiesa esterna del seminario, gestita dalla parrocchia del Sacro Cuore, fr. Giuseppe Pipitone è stato ordinato diacono da mons. Sebastiano Sanguinetti. Alla richiesta presentata al vescovo dal Rettore del seminario diocesano don Paolo Pala: Reverendissimo Padre, la santa Madre Chiesa chiede che questo nostro fratello sia ordinato diacono, il vescovo ha chiesto: Sei certo che ne è degno? Don Paolo Pala ha ripercorso tutte le fasi del periodo formativo del candidato con queste parole: “Ecc.za Rev.ma, conosco fr. Giuseppe Pipitone (al secolo Salvatore) dall’autunno del 2011, periodo nel quale S.E. lo ha affidato alla mia attenzione formativa in ordine al sacerdozio ministeriale. Fr. Giuseppe è un uomo di 36 anni, proveniente dalla bella, antica e nobile Sicilia, appartiene da oltre dieci anni alla giovane Comunità religiosa dei Piccoli frati e Piccole suore di Gesù e Maria, attualmente interessata ed impegnata nel proprio cammino di riconoscimento canonico da parte della diocesi madre (Noto) e della Sede Apostolica. In questa comunità religiosa fr. Giuseppe ricopre un servizio impegnativo essendo il vicario del Fondatore che è anche l‘attuale Responsabile generale. Dopo un’adolescenza ed una prima giovinezza svagata, intraprende gli studi universitari presso l’Università di Palermo, Facoltà di Lettere con specializzazione in discipline artistiche e musicali. Intorno all’anno 2004/2004 incontra fr. Volantino Verde (al secolo Corrado Giunta) persona carismatica e neoconvertita che, accogliendo un’ispirazione del Signore e dietro consiglio del suo direttore spirituale, inizia e costituisce una Fraternità religiosa con specifiche attività apostoliche quali l’evangelizzazione di strada per ricondurre i “lontani”, gli indifferenti e gli atei alla fede cristiana e alla pratica dei sacramenti. Da questo incontro ❜ ❜ Il servizio della carità nelle parole del vescovo “ L ’ piti della Chiesa, che insieme e inseparabilmente costituiscono “l’intima natura della Chiesa”: il servizio della parola e il servizio della liturgia. Il diacono, quindi, secondo le competenze e le modalità del suo grado, è istituito ministro della parola, ministro della liturgia e ministro della carità. Sono servizi inseparabili ed interdipendenti, l’uno non si può dare senza l’altro e l’uno integra e completa l’altro. Ma nella logica di Cristo e del vangelo la carità, in quanto rivelazione stessa di Dio che è amore, rappresenta quasi l’anima e la forma anche degli altri due servizi. Accentuare, perciò, la dimensione caritativa della diaconia della Chiesa, non significa oscurare le altre due dimensioni, semmai ricondurre anch’esse al loro alveo originale, che è il cuore stesso di Dio, cuore benevolo e misericordioso verso ogni creatura umana ferita nel corpo e nello spirito. Sempre Benedetto XVI in un suo discorso ha aggiunto: “Negli ultimi secoli, le ideologie che inneggiavano al culto della nazione, della razza, della classe sociale si sono Fr. Giuseppe Pipitone rivelate vere e proe il Vescovo prie idolatrie; e altrettanto si può dire del capitalismo selvaggio col suo culto del profitto, da cui sono conseguite crisi, disuguaglianze e miseria”. Un tema, questo, molto caro a Papa Francesco, sul quale torna spesso per invitare la Chiesa ordine sacro, sappiamo, nei suoi tre gradi (diaconato, presbiterato, episcopato), appartiene alla struttura portante della Chiesa, attraverso il quale Dio assicura al suo popolo tutto quel tesoro di grazia che ne fa un popolo redento e nello stesso tempo lo rende “lumen gentium”, luce delle genti sparse in tutto il mondo e in tutti i tempi. Non una struttura di potere e di comando, non una struttura di privilegi e di primi posti, ma una struttura di servizio, nella logica evangelica data a questo termine e incarnata nel suo significato autentico in Cristo stesso. Il diaconato è stato istituito dalla Comunità apostolica come diaconia-servizio della carità verso gli ultimi e i poveri. Dirà papa Benedetto XVI che “il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza” (Benedetto XVI, Intima Ecclesiae natura, proemio). Con il tempo la Chiesa ha esteso il ministero del diaconato anche agli altri due com- nasce una conversione, un riavvicinamento alla fede e alla Chiesa tanto da indurre fr. Giuseppe ad intraprendere un cammino di discernimento in ordine alla vita consacrata. In ausilio a ciò viene inviato da fr. Volantino presso il Seminario regionale della Calabria “San Pio X” in Catanzaro dove espleta il quinquennio formativo. Nel 2010 fr. Giuseppe giunge insieme a fr. Picchignito e ad alcune consorelle nella nostra diocesi, precisamente ad Olbia presso la Parrocchia della Sacra Famiglia, con il permesso di S.E., per costituire una piccola comunità. Al contempo inizia gli studi specialistici presso il Pontificio Istituto Biblico in Roma conseguendovi la Licenza in Scienze bibliche. Attualmente è dottorando presso codesto Istituto e svolge l’attività di docente di esegesi biblica veterotestamentaria nel nostro ISSR. Fr. Giuseppe è un uomo intelligente, culturalmente qualificato, teologicamente preparato, ortodosso nella dottrina, amante dello studio e della scrittura. Credo che lo studio intenso e Don Paolo Pala l’applicazione alle Scienze bibliche siano il suo peculiare modo di pregare. Ha dimostrato propensione all’impegno pastorale, mostrando una certa versatilità e passione per la gente, l’evangelizzazione, la catechesi, la conoscenza e diffusione della Paola di Dio in genere, la docenza come campo apostolico, l’attenzione alle situazioni dio sofferenza morale e di disagio in genere. Si è mostrato docile ed affidato al Vescovo, al suo diretto Superiore, ai suoi antichi formatori e a chi in questo momento ha avuto un ruolo di coordinamento formativo a livello diocesano. Alla luce di queste considerazioni, sapendo che la Fraternità dei piccoli frati di Gesù e Maria è bene incamminata sulla strada della erezione in Istituto di Vita consacrata, sapendo che fr. Giuseppe sarà coinvolto in un proficuo tirocinio pastorale parrocchiale, capace di raffinarlo, dico che “dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e secondo il giudizio di coloro che ne hanno curato la formazione, posso attestare che ne è degno”. L’abito che indosserai è quello del servo e il grembiule quello del servizio e ciascuno di noi, ognuno per la sua parte di responsabilità, ad essere Chiesa in uscita verso tutte le periferie esistenziali, materiali, spirituali, morali e sociali. Caro Fra Giuseppe, Cristo ti chiama oggi ad essere suo servo, ad essere servitore e ministro del suo amore in mezzo ai fratelli che Lui ti affiderà. Da oggi, questo non sarà più solo frutto della tua iniziativa, espressione della tua sensibilità personale, un abito che tu potrai indossare o smettere a piacere, ma un dono e un mandato della Chiesa che diventerà connaturale alla tua persona e alla tua vita, che informerà la tua esistenza, le tue parole e le tue opere. Diventerà, per grazia di Dio e per mandato della Chiesa, parte di te, che ti contrassegnerà indelebilmente, perché la tua vita da oggi diventi dono totale a Dio e ai fratelli. L’abito liturgico che oggi indosserai è l’abito del servo, il grembiule del servizio, secondo la bella espressione di mons. Tonino Bello nel suo libro “La Chiesa con il grembiule”. Un vestito liturgico che ingloba e finalizza ancor di più il saio che indossi abitualmente, nello spirito di San Francesco. Abito liturgico e saio che non indicano tanto separazione, ma invito ad andare e ad essere in mezzo ai fratelli con lo stesso spirito e lo stesso profumo di Cristo. Abito liturgico e saio che non indicano solo rinuncia, ma indicano soprattutto dono, dono totale di te a Dio, alla Chiesa e ai fratelli, senza calcoli umani e senza tornaconto personale. A una società sempre più agonistica, che vive e sopravvive sulla competitività esa- sperata, che fa tante vittime e lascia indietro tante, troppe persone, gruppi e popoli, Cristo contrappone il primato del servizio, dell’essere per gli altri, del condividere con gli altri, dell’essere una sola famiglia. Essere ultimi per servire. Qui siamo nel cuore del Vangelo, siamo nel cuore del Francescanesimo, qui siamo nel cuore della vita e della missione della Chiesa. Nel dono del diaconato che oggi ti viene conferito, caro Fra Giuseppe, tu vivrai il mandato di Cristo, esprimerai nel migliore dei modi lo spirito di San Francesco: la minorità, l’umiltà, la povertà, la rinuncia a te per essere degli altri, il tuo essere “piccolo frate di Gesù e Maria”, facendo diventare dono per gli altri i doni di mente, di cuore, di cultura e di generosità che il Signore ti ha dato. A questa tua gioia si unisce la tua famiglia di origine, genitori e familiari tutti, che saluto con affetto. In modo del tutto particolare condivide questa gioia la tua famiglia religiosa dei “Piccoli Frati e Suore di Gesù e Maria”, qui rappresentata dal Fondatore e Superiore generale dei Frati Fra Volantino Verde e dalla Superiora Generale delle suore, suor Veronica. Dopo il presbiterato di Fra Antonio e il diaconato di Fra Volantino, tu sei il terzo ad essere ammesso oggi all’ordine sacro nel grado del diaconato. Un ulteriore segno con il quale il Signore accompagna il vostro cammino e il vostro cammino. Ma gioisce anche la nostra chiesa diocesana che da oggi tu servirai con il mandato che ti viene dalla grazia dell’ordine sacro”. vita dio c esana N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 GALLURA &A NGLONA 9 I piccoli frati e le piccole suore di Gesù e Maria, a “La Salette” Le piccole suore P ace e bene a voi cari parrocchiani, forse alcuni già ci conoscono o hanno sentito parlare di noi, ci presentiamo: siamo i Piccoli Frati e le Piccole Suore di Gesù e Maria, che a breve, a Dio piacendo verremo a prestare il nostro servizio nella Parrocchia di Nostra Signora de La Salette, secondo il desiderio del nostro amato Vescovo Mons. Sebastiano Sanguinetti e la benevola accoglienza del parroco Don Gianni Sini. La nostra è una giovane comunità religiosa, formata da un ramo maschile e da un ramo femminile che vivono la stessa regola pur abitando in case nettamente separate. Fra’ Volantino Il nostro iniziatore è Fra’ Volantino Verde, laureato in Teologia Fondamentale con la specializzazione in Dialogo Interreligioso presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, nonché Diacono transeunte nella Diocesi di Noto (SR), luogo in cui la nostra comunità è nata circa 17 anni fa ed è stata approvata il 30 Maggio 2014, come “Associazione Pubblica di Fedeli, in vista di Istituto di Vita consacrata”, secondo quella che è la prassi della Santa Sede per l’approvazione delle nuove comunità religiose. Prima di conoscere il Signore, fra’ Volantino era un giovane spensierato ed ateo che trascorreva il tempo cercando di far soldi e tra i divertimenti mondani. Aveva infatti un grosso pub di 1500 soci e una palestra di culturismo in Sicilia ed una piccola ditta edile a Milano, inoltre amava sfrecciare con le moto a 300 Km/h. Dopo un lungo ed affascinante cammino di ricerca, scaturito dalla sofferenza, arrivò finalmente Fra Picchignito, fra Giuseppe e, a destra, fra Volantino, fondatore della comunità Presentati dal Vescovo alla comunità in occasione della festa patronale a comprendere l’esistenza di Dio e la sua vita cambiò radicalmente. Trovata la fede, iniziò subito a domandarsi quale fosse il progetto di Dio nella sua vita, e per comprendere ciò si recò fino a Fatima in autostop e lì, dopo un periodo di preghiera ricevette la chiamata alla vita consacrata. Certo, inizialmente non pensava di dover lui stesso fondare una nuova comunità, ma con il tempo e la spinta della sua guida spirituale di allora, diede inizio alla nostra comunità che compendia in sé la spiritualità dei primi carmelitani e quella dei primi francescani. Il nostro carisma nello specifico “oltre la contemplazione è - secondo la definizione data dal nostro fondatore quello di andare per le strade in semplicità, povertà e professionalità per rimandare le anime verso i sacramenti, particolarmente quelli della santa confessione e della santa comunione”. Dove siamo / chi siamo Attualmente la comunità è presente in Italia in tre diocesi, ossia qui a Tempio Ampurias, a Noto e a Cremona, poi negli USA a Houma-Tibodaux in Louisiana, e a Roma con uno studentato generale. La comunità presente qui ad Olbia, è composta attualmente da due frati e tre suore. Fra’ Giuseppe 36 anni, Servo Vice-Generale della nostra comunità, Licenziato in Scienze Bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma e dottorando presso lo stesso istituto, è attualmente docente di Introduzione Teologica e letteraria alla Sacra Scrittura all’ISSR di Tempio Pausania. È stato ordinato Diacono transeunte il 27 agosto 2016 per l’imposizione delle mani del nostro vescovo mons. Sanguinetti ed eserciterà il suo nuovo ministero, particolarmente presso la parrocchia di Nostra Signora de La Salette. Fra’ Picchignito, portoghese di 38 anni, licenziato in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Lateranense di Roma e dottorando in Teologia Dogmatica alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, ricopre l’incarico di docente di Teologia Fondamentale all’ISSR di Tempio Pausania. Già ammesso agli Ordini Sacri, si prepara anche lui a ricevere il Diaconato transeunte. Suor Stella 31 anni, Serva Vice-Generale della nostra comunità, laureata in Scienze Religiose all’ISSR di Tempio Pausania, oltre ai suoi incarichi comunitari sarà impegnata nel progetto diocesano della “Cittadella della Carità” e nella pastorale parrocchiale. Suor Scintilla 25 anni, ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Lateranense di Roma, quest’anno inizierà l’insegnamento di religione presso un Istituto tecnico della città di Olbia e collaborerà alla pastorale parrocchiale. Infine abbiamo una novizia, Suor Bela, portoghese, che ha insegnato per diversi anni “morale” nelle scuole della città di Viseu (Portogallo), anche lei presterà il suo servizio alla pastorale della parrocchia. Informazioni Per maggiori informazioni, potete visitare il nostro sito internet: www.fratipoveri.net, dove è anche possibile vedere foto e video esplicativi del nostro operato a servizio di Dio e della Chiesa, sia nelle missioni parrocchiali e sia nei viaggi di totale provvidenza, a lungo raggio per le strade del mondo o a breve raggio per le strade delle Diocesi nelle quali operiamo. Detto ciò, ci affidiamo al Signore e a Nostra Signora de La Salette, affinché possiamo svolgere al meglio il nostro servizio anche nella vostra parrocchia, secondo il nostro specifico carisma, per la maggior Gloria di Dio e la Salvezza del maggior numero di anime possibili. Pace e bene e a presto!! ALLURA 10&AGNGLONA Napoli 1966. Suore in partenza per il Brasile N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 miss ioni Le Figlie di Gesù Crocifisso da 50 anni in Brasile L di aprire una missione ’ idea in Brasile nasce durante il se, ma quella diocesi grande come metà dell’Italia aveva appena sette Concilio Vaticano II quando sacerdoti. Prima di allora non mons. De Angelis, vescovo di Via- c’era stata ancora una Congregana nel Maranhão si incontra con zione. Mons. Giovanni Melis ne mons. Melis. Si parlava già da allo- parlò subito con il fondatore delle ra di cooperazione tra varie Chie- Figlie di Gesù Crocifisso padre Salvatore Vico che vennero convocati a Roma con madre Maddalena Brigaglia. Ben volentieri accolsero subito l’invito di inviare in Brasile alcune suore. Le prime due suore ricevono il Crocifisso nel santuario al1966. Paolo VI la presenza del benedice le suore vescovo mons. in partenza per il Brasile Giovanni Melis. Il 4 gennaio 1966 le nostre missionarie lasciano la Sardegna dirette a Roma, accompagnate dai superiori, che con loro, prima di proseguire per l’imbarco a Napoli, saranno ricevuti dal Santo Padre, Paolo VI. Al porto di Napoli padre Vico assiste col cuore traboccante di emozione alla partenza delle sue figlie, che vuole paternamente rassicurare fino all’ultimo: “Non partite sole perché tutti siamo impegnati nella stessa opera. Il Crocifisso deve sostenervi e con le braccia di Gesù abbracciate in un palpito d’amore tutte le anime, non solo quelle del Brasile, ma tutte le anime del mondo”. E ancora: “Ogni cristiano è catechista, è missionario, deve predicare il Vangelo; siamo gli evangelizzati che abbiamo il compito di evangelizzare. La fede che Prima professione di un’asiatica tra le Figlie di Gesù Crocifisso D omenica 11 settembre 2016, nel Santuario di Gesù Sommo ed Eterno sacerdote, alle ore 18,00 e presieduta da mons. Sebastiano Sanguinetti si è svolto il rito della prima professione di fede di Maria Elela Tabacug Flores della Congregazione delle Figlie di Gesù Crocifisso. Aveva conosciuto la congregazione nel 2012 a Roma. Per l’Istituto è stato un momento storico, sottolineato dalla madre generale Suor Feliciana Moro che si è rivolta alla professa, al vescovo e ai fedeli presenti con queste parole: “Con vera gioia vi porgo il saluto della Congregazione. La presenza del Vescovo, Mons. Sebastiano Sanguinetti, che vivamente ringrazio, dice che quello che oggi celebriamo non è un affare di famiglia, delle Figlie di Gesù Crocifisso, ma è un evento di Chiesa, perché la Congregazione vive e si sviluppa den- tro la Chiesa, e i suoi membri, con i voti religiosi, non diventano una casta privilegiata, ma assumono ufficialmente l’impegno di vivere integralmente il battesimo, sotto l’azione vivificante dello Spirito Santo e in piena comunione con i Pastori. Saluto quindi con gratitudine, accanto al vescovo i sacerdoti e tutti gli amici che, con la loro presenza, ci fanno sentire il calore della Chiesa e la forza della comunione che ci rende fratelli. Un particolare saluto lo rivolgo ai Filippini, parenti ed amici di Maria Elena arrivati da Roma, Londra e Canada, e qualcuno anche da qualche vicino paese della Sardegna. A voi Filippini, che non ci conoscete, desidero raccontare qualche cosa che vi permetta di cogliere il profilo della Congregazione, alla quale la vostra connazionale Maria Elena ha deciso di associarsi. È una Congregazione missionaria la nostra, votata all’evangelizzazione e alla carità e animata da una profonda spiritualità sacerdotale e oblativa. È nata in Italia ed è presente anche in Brasile da 50 anni (1966) e in Africa da 40 (1976), ovunque ben radicata nella Chiese locali e attiva, soprattutto nella catechesi, nell’animazione missionaria, vocazionale e caritativa; nell’educazione, nella scuola e nei servizi di assistenza agli anziani e ai portatori di handicap psichici e, nelle missioni estere, anche in ospedali, ambulatori e centri polivalenti di formazione umana e cristiana. Maria Elena Flores è la prima giovane asiatica che entra a far parte della nostra famiglia religiosa. È la nostra porta per l’Oriente, il primo passo e verso la realizzazione di un sogno lasciatoci in eredità dal Fondatore e da noi coltivato in attesa dei tempi che solo Dio conosce… Oggi, dopo quattro anni abbiamo ricevuto non possiamo tenerla per noi, ma dobbiamo comunicarla con entusiasmo, con l’esempio della vita. Gesù è il Messia liberatore, è il Salvatore, e noi siamo stati associati a Gesù nell’opera di salvezza”. La nave “Augustus”, dopo 13 giorni di navigazione le sbarcherà a Rio de Janeiro. Di qui dieci giorni dopo, un aereo delle linee aeree brasiliane le condurrà a São Luis, dove, a causa di una grave forma di intossicazione di suor Stefania dovranno fare una lunga sosta. Potranno raggiungere Viana, nel Maranhão e dare avvio alla Missione il giorno 19 aprile, data anniversaria dell’ordinazione sacerdotale del Fondatore. Finalmente Padre vede realizzato l’ideale che ha segnato la sua vita sacerdotale: “portare Cristo al mondo”. La professa suor Maria Elena Flores da quel primo incontro, Maria Elena che conosce meglio la Congregazione e ha visitato le sue opere si prepara a condividere con le sorelle la vita, la spiritualità e i servizi, pronunciando il suo primo e gioioso “SI” con i Voti castità, povertà e obbedienza. Il suo cuore è carico di gioia e noi godiamo con lei e invochiamo dal Signore il dono della fedeltà. Sapete bene che la stabilità e la fedeltà, non sono oggi virtù facili, in una società che vive all’insegna del mordi e fuggi, ma sono virtù possibili con l’aiuto di Dio, il Dio fedele che non ci lascia mai soli, ma cammina con noi”. Attività apostolica in Brasile delle Figlie di Gesù Crocifisso D on Salvatore Vico colloca sempre l’azione del suo apostolato in una dimensione universale costantemente animato dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e da una incondizionata e gioiosa fedeltà e obbedienza alla Chiesa. L’impegno apostolico della Congregazione del sacerdote gallurese si dimostra subito fecondo. In un momento di forte mobilità e di profonde trasformazioni pastorali, la Congregazione asseconda le richieste dei Vescovi e le necessità della Chiesa spostando la propria sede nei luoghi dove è più necessaria la presenza per l’animazione delle comunità di base: Matinhã (aperta nel 1972 e chiusa nel 1977) nella diocesi di Viana; São Mateus (aperta nel 1979 e chiusa nel 1988) nella diocesi di Coroatà; Bom Jardim (aperta nel 1977 e ancora attiva) nella diocesi di Zé Doca e una a Inpendencia (1984) trasferita poi a Peritorò e ancora attiva, nel- la diocesi di Coroatà. Numerose sono le attività pastorali e sociali con cui le suore partecipano attivamente all’evangelizzazione e alla promozione umana e religiosa delle popolazioni: catechesi e liturgia, pastorale della terra e pastorale giovanile, insegnamento e attività laboratoriali per l’avviamento al lavoro, attività teatrali e gestione di centri polivalenti destinati ai giovani, promozione della salute, alfabetizzazione e sport. Padre Vico segue con attenzione l’evolversi della missione brasiliana e mantiene numerosi e cordiali contatti con i vescovi delle diocesi interessate. Dal 2004 la presenza della Congregazione in Brasile si allarga anche allo stato del Parà dove le suore nella diocesi di Castanhãl, accanto alle attività proprie di evangelizzazione e coscientizzazione del popolo di Dio, offrono una intelligente e fattiva collaborazione alla gestione della Parrocchia di S. Anna ad Apeù. Suor Paola 102 anni di preghiere Buon compleanno! Don Pietro Denicu si insedia nella cattedrale di Castelsardo Don Luciano Brozzu alla guida di Sedini e Bulzi vita diocesa na N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 Ingresso di don Luciano Brozzu a Sedini Don Pietro Denicu C on grande rammarico la comunità di San Pietro Apostolo in Tempio aveva dato il saluto a don Luciano Brozzu il 20 agosto, ma ora non è più tempo di rimpianti perché il vescovo lo ha chiamato ad una responsabilità diretta come parroco. Si occuperà delle parrocchie di Sant’Andrea in Sedini e San Sebastiano in Bulzi. Per desiderio del vescovo la presa di possesso di entrambe le parrocchie è avvenuta venerdì 9 settembre a Sedini in un’unica celebrazione. È stato il vescovo mons. Sanguinetti a presentarlo alla comunità, ricordando anche ai fedeli, come lo farà successivamente con una lettera indirizzata a tutti i sacerdoti della diocesi che “l’affetto, la riconoscenza e l’attaccamento dei fedeli al proprio sacerdote non può che rendermi felice, ma non posso accettare che ciò si manifesti in modo improprio, se non addirittura anti ecclesiale. Vogliate bene al nuovo parroco, come avete voluto bene a don Pietro parroco uscente”. Ha ragione il vescovo quando chiede che non si verifiche che le lodi e il rimpianto per la partenza del- l’uscente abbiano il sopravvento sulle poche e formali parole di benvenuto al nuovo. Don Luciano Brozzu nella sua permanenza a Tempio si è speso soprattutto a favore degli ultimi e degli ammalati. Questo era il suo campo privilegiato: visitare gli ammalati e coloro che avevano subito un lutto in famiglia. Ad accompagnare don Luciano c’era don Antonio Tamponi, parroco della cattedrale di Tempio, don Rinaldo Alias, don Nino Posadino parroco emerito di Nulvi, don Roberto Aversano, parroco di Badesi, don Pietro Pruneddu, parroco di Nulvi e, naturalmente, il parroco uscente don Pietro Ad Olbia arrivano i Salesiani dell’opera salesiana nel capoluogo sardo, presentandogli il problema della “gioventù abbandonata”. durante i primi incontri seguiti a tempo si parlava all’invito a don Bosco di della presenza dei introdurre i salesiani in salesiani ad olbia. sardegna, si disse con ora finalmente prendono possesso il 25 settembre nella rammarico: “Fra tutte le regioni d’italia la sola parrocchia di san Ponziano sardegna non ha un istituto nel popoloso quartiere di salesiano. ebbene, le Poltu Quadu, sotto aspirazioni di tanti cattolici l’auspicata benedizione di ben presto furono appagate don Bosco. ad olbia, nella chiesa di san Ponziano in via ed il primo Collegio salesiano sorse nella monza, il vescovo simpatica cittadina di lanusei sanguinetti ha presieduto l’eucaristia, alla presenza del nel settembre del 1902. ora anche olbia potrà godere superiore della della presenza di questi Circoscrizione salesiana sacerdoti il cui prestigio dell’italia Centrale don educativo è ormai noto a leonardo mancini e del tutti. don Bosco accompagni sindaco di olbia settimo nizzi. durante la santa messa e guidi la missione affidata a questi sacerdoti, soprattutto sono stati presentati i presbiteri don Valerio Baresi tra i giovani di questa terra splendida e benedetta. nella che verrà nominato parroco, don massimiliano Civinini e lettera inviata alle comunità parrocchiali, don Valerio, don antonio ibba che si prenderanno cura della nuova don massimiliano e don antonio scrivono: parrocchia. la presenza dei salesiani in sardegna risale al “sappiamo che questo momento non è significativo lontano 1879 quando gli solo per noi salesiani e per arcivescovi di Cagliari la parrocchia di san monsignor Balma e poi Ponziano ma è un evento monsignor Berchialla che coinvolge l’intera chiesero ripetutamente e diocesi e in particolare la insistemente direttamente a città di olbia. don Bosco la fondazione GALLURA &A NGLONA11 Denicu. Don Pietro, nativo di Nulvi è stato chiamato a sostituire don Giovanni Pittorru a Castelsardo nelle due parrocchie di Sant’Antonio Abate e della Sacra Famiglia. Ormai da qualche anno le due parrocchie formano un’unità pastorale sotto la guida dello stesso parroco. Don Pietro è sacerdote molto giovane, classe 1983, è stato ordinato sacerdote a Nulvi il 29 aprile del 2011. Stimato dalla gente, anche lui con rammarico aveva salutato la comunità di Sedini per questo incarico più impegnativo in quella che per secoli è stata la sede della diocesi di Ampurias. Per questa occasione così solenne, il martedì 13 settembre, è arrivato il vescovo Sanguinetti con il parroco uscente don Giovanni Pittorru, don Pietrino Usai, don Giuseppe Delogu e il sacerdote castellanese don Santino Cimino che sabato 8 ottobre prenderà possesso della parrocchia di Trinità d’Agultu. La cattedrale era gremita di fedeli per accogliere il nuovo parroco che ha presieduto la santa Messa e così inizia ufficialmente il suo ministero pastorale. A lui auguriamo un proficuo ministero in quella cittadina che custodisce non solo preziosi tesori di arte, ma da decenni è meta di migliaia di turisti per il suo splendido mare. Don Sandro Serreri festeggia il 25° di sacerdozio Ingresso il 25 settembre 2016 d Don Sandro Serreri sacerdote da 25 anni Ha festeggiato nella parrocchia di N. Signora de La Salette Gianni Sini È voluto tornare nella parrocchia da cui era partito per festeggiare il 25° anniversario di sacerdozio. Don Sandro Serreri, attualmente parroco di Aglientu e cancelliere vescovile era stato ordinato a Olbia nella parrocchia di Nostra Signora de La Salette da mons. Pietro Meloni il 7 settembre 1991. Durante l’omelia, ha ricordato don Sandro, il numero 7 è ritornato più volte nella mia vita e alcune persone hanno segnato e contribuito a scoprire e maturare la mia vocazione. Tra queste certamente un posto particolare occupa mons. Meloni che mi ha accolto e ha indirizzato i miei studi nell’approfondimento della dottrina sociale della Chiesa, il campo da me privilegiato. La passione per lo stu- dio e la devozione filiale alla Vergine hanno accompagnato il mio cammino. Ricordo come scolpite nella mia mente le parole che pronunciò Paolo VI a Cagliari nel 1970 di fronte alla Basilica di Bonaria: “Per essere autenticamente cristiani occorre essere mariani”. La presenza di mons. Meloni che ha preso la parola al termine della celebrazione eucaristica e di tanti amici venuti da La Maddalena e una famiglia persino da Londra hanno fatto da cornice ad un momento particolarmente intenso e sempre emozionante per chi è consapevole che la scelta al ministero sacerdotale è venuta direttamente da Dio. Il coro Lorenzo Perosi nel quale don Sandro si era espresso anche come cantore nel periodo di permanenza a Olbia, ha accompagnato la liturgia rendendola ancora più solenne anche se in giorno feriale. ALLURA 12&AGNGLONA vita d iocesana N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 L’ultima festa a Tempio dei frati Francescani Conventuali Paola e Antonella Pischedda È scesa la sera. La santa messa per la B. V. Maria Bambina, celebrata dal Vescovo della diocesi di Tempio - Ampurias Mons. Sebastiano Sanguinetti e concelebrata, insieme ad altri sa- cerdoti, dal parroco di San Giuseppe, padre Paolo Cirina, si è appena conclusa. La soave voce del coro, diretto con maestria da Gianna Balata, s’innalza ancora nella chiesa gremita di gente che, a poco a poco, si raduna sul sagrato per partecipare, in un misto di devozione e tristezza, all’ultima proIl Padre Provinciale Salvatore Sanna saluta la comunità Don Mirco Barone, nuovo parroco di Golfo Aranci la Redazione D opo appena tre anni di permanenza nella parrocchia di San Giuseppe a Golfo I E oggi, 8 settembre 2016, ci apprestiamo, addolorati e impotenti, a dire “addio” agli amati frati che, pur condividendo i nostri sentimenti, per giurata obbedienza alla chiesa, ci invitano ad accettare la loro partenza, ricordandoci che sono strumenti nelle mani del Signore e la Sua Volontà, seppur incomprensibile, va accolta. La serenità con cui i frati vivono questo difficile momento addolcisce l’amarezza dei nostri cuori, aprendoli alla speranza fiduciosa del domani. A ognuno dei frati che, in questi anni, si sono avvicendati, va il nostro affettuoso “grazie”. Ci mancherà la loro fraternità, il loro servizio umile e generoso, ma i semi che hanno piantato nella nostra comunità: il Terzo Ordine Francescano, la Gioventù Francescana, la Milizia dell’Immacolata e le Opere Caritative continueranno a parlarci di loro, del messaggio di fede che ci lasciano: “ Chi vive la Carità non stanca, né si stanca “; è l’andare incontro al Signore nei nostri fratelli. Don Alessandro Cossu saluta la comunità di Golfo Aranci Aranci, don Alessandro Cossu è stato chiamato dal vescovo a ricoprire un nuovo incarico: parroco di San Teodoro. Approssimandosi il tempo dell’avvicendamento, don Alessandro ha sentito il dovere di estendere l’invito a tutta la comunità inviando questo messaggio: “Carissime autorità, sindaco, giunta comunale, comandanti e autorità tutte, come parroco uscente vi invito ufficialmente ad essere presenti domenica 25 settembre alle ore 19.00 giorno in cui darò ufficialmente il mio saluto alla comunità parrocchiale e civi- le che per tre anni ho avuto l’onore di servire. Con la santa messa delle ore 19.00, presso la chiesa madre in Golfo Aranci, concluderò il mio mandato missionario di parroco. Siete tutti invitati come fedeli e come autorità ad essere presenti per ringraziarvi personalmente della collaborazione e dell’affetto dimostratomi in questi anni. Inoltre vi comunico che il nuovo parroco don Mirko Barone, il 4 ottobre alle ore 18.00, sempre presso la chiesa madre di Golfo Aranci, alla presenza del nostro vescovo e del parroco uscente don Cossu, prenderà possesso della parrocchia. Tutta la comunità, le autorità civili e militari, sono invitate ad essere presenti per dare il benvenuto e il saluto al nuovo parroco”. Dopo la messa il nuovo parroco saluterà la comunità presso i saloni parrocchiali dove ci sarà un piccolo rinfresco di benvenuto. Don Mirko Barone finora era vice parroco nella parrocchia della Sacra Famiglia in Olbia e guida una comunità di orientamento in località Cugnana. Ai due sacerdoti giungano gli auguri della redazione. Abà come abà Ora come ora di Pasquale Ciboddo contatti giovanili ed operosi del poeta, sono traccia viva e simboliche presenze dei suoi versi: una mappa testimoniale fatta di sentimenti, di località e momenti dell’anima cresciuti a tesoro di memoria. È costante in Ciboddo la “lettura” del sapore e senso di “un mondo idilliaco e bucolico”, che confronta con le attuali mutazioni sociali e metamorfosi modernista dei rapporti umani. E le mutazioni toccano l’ispirazione: … No si timia tandu d’esse soli!/ V’era ca facia cumpagnia/ e pultàa cunsolu.// Abà come abà,/ si no era pa la tilivisioni,/ sariami tutti sòli/ senza sapè comu stà/ palchì nisciunu più si ‘isittigghja/ nemmancu parenti e amichi boni./ E la séra no c’è più vigghja/ chì li cussogghj so’ diselti./ Ogghj solu l’ammentu chi lu ‘entu/ racconta a li nibbari di la sarra/ inghjnucchjati illi tegghj.// (Non si temeva allora di essere soli! C’era chi faceva compagnia e portava consolazione. Ora come ora, se non fosse per la televisione, saremo tutti soli senza sapere come vivere perché nessuno più ti visita neanche parenti e amici buoni. E la sera non c’è più veglia ché le “cussorge” sono deserte. Oggi solo il ricordo del vento che racconta ai ginepri della serra inginocchiati su lisce pietre.). La poesia di Pasquale Ciboddo ha lo splendore di una voce ricca d’intimo lirismo e l’abbaglio spietato del realismo, che rivela la complessa personalità e l’intensa vita di questo grande poeta ottantenne. Lucido conoscitore degli stazzi di Gallura, e in particolare dell’Altura, da cui “ha trasposto nella sua scrittura poetica tutta l’essenza contenuta nella memoria di quei tempi e di quei luoghi”. Questo ultimo libro, che lo colloca tra i rinomati cantori dell’identità tradizionale della Gallura, è la dimostrazione della mirabile sapienza letteraria raggiunta. Le ventidue composizioni galluresi della silloge, con versione italiana e contenute in ottanta pagine di intensa ed affilata poesia, sono introdotte da uno scritto di Giuseppe Spano. Silloge bilingue e opera ventisettesima della “Piccola collana di memorie” ideata da Salvatore Tola Cristoforo Puddu l tempiese Pasquale Ciboddo è autore di grande capacità, di inesauribile lirismo e forza evocativa nel “lavorare” la parola poetica con la filosofia esistenziale – appresa “alla scuola della campagna di li stazzi gaddhuresi” – e che ali- cessione della B. V. Maria Bambina guidata dai Frati Minori Conventuali, presenti a Tempio da sessantotto anni. La processione si snoda lungo le vie illuminate della città dalla tenue luce delle fiaccole che, come piccole stelle, brillano nel buio, accompagnando il lento avanzare della B. V. Maria Bambina, e la mente ritorna al marzo 1957, giorno in cui la chiesa di San Giuseppe fu aperta al culto. Il 31 agosto 1947 era stata posta la prima pietra del santuario, che avrebbe ricevuto il titolo di parrocchia nel 1953. Il 5 maggio 1948 erano giunti a Tempio i primi tre frati, ospiti per oltre due anni del Seminario e poi presso un affittacamere, officiando provvisoriamente la messa nella chiesetta del Purgatorio. Con la costruzione della chiesa si realizza il voto emesso dal vescovo Albino Morera, dal clero e dalla città durante la seconda guerra mondiale di innalzare un santuario a san Giuseppe, sposo di Maria, se Tempio fosse stata risparmiata dagli orrori della guerra. menta di valori culturali ed umani indelebili. Attraverso la nostalgica e magica atmosfera degli stazzi coltiva una poesia che cattura la memoria rurale e i residuali segni di tempi e luoghi irrimediabilmente scomparsi. Eventi e vita di Gallura, interpretati sul filo della memoria e nel confronto “tra l’ieri e l’oggi”, sono il filo conduttore anche della silloge bilingue Abà come abà Ora come ora; l’opera, edita dalla Soter di Villanova Monteleone, è la ventisettesima pubblicazione della “Piccola collana di memorie” ideata da Salvatore Tola e diffusa in copie numerate. Le genti e i luoghi, vissuti nei chies a diocesana N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 GALLURA &A NGLONA13 Festa della S. Famiglia ad Olbia Antonella Sedda Un’occasione per coinvolgere tutta la comunità N ei giorni 9-10-11 settembre si è rinnovato il tradizionale appuntamento della festa patronale in onore della Sacra Famiglia, nell’omonimo e popoloso quartiere. La festa ha rappresentato un momento importante dal punto di vista religioso, sociale e culturale per non dimenticare che si è parte della stessa comunità; un momento di gioia, ma anche un ulteriore occasione per rinnovarsi spiritualmente e coinvolgere la cittadinanza tutta. L’evento, giunto alla sua 33ª edizione, ha dato largo spazio ai festeggiamenti religiosi, come nella sua originale e naturale importanza, ma si è anche arricchito nel suo programma con molteplici iniziative di carattere religioso e culturale, rivalutando nuovamen- te l’evento, visto che qualche anno fa, a causa delle alluvioni che colpirono buona parte del quartiere, vennero sospesi i festeggiamenti civili. Quest’anno, il Comitato organizzatore ha cercato di rendere più vivo e coinvolgente l’evento, sempre molto sentito dagli abitanti del quartiere, vista la grande partecipazione popolare, soprattutto con iniziative indirizzate ai giovani e alla valorizzazione della lingua sarda anche nei momenti religiosi, tra cui quello più suggestivo del sabato con la recita del santo rosario guidato dal Coro “San Michele” di Padru. La giornata clou è’ stata domenica con la processione, che si è snodata per le vie principali del quartiere, accompagnata dalla Banda musicale “Felicino Mibelli” della città di Olbia che si è’ poi esibita nel piazzale della festa; in una chiesa gremita di fedeli è seguita poi la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal parroco Don Andrea Raffatellu e animata dal Coro giovanile della parrocchia. Durante l’omelia Don Andrea ha parlato dell’importanza della Messaggio per l’inizio dell’anno scolastico Mons. Sanna (Oristano) agli studenti: “Non dimenticate di guardare in alto” L a vostra stagione è “carica di sogni e di futuro, anche se le condizioni economiche e sociali del nostro territorio non garantiscono un avvenire sereno. Abbiate il coraggio di supplire alla mancanza di esemplarità degli adulti con la potenza della vostra creatività e della vostra coerenza”. Lo scrive monsignor Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, nel messaggio di augurio agli studenti per il nuovo anno scolastico, ricordando: “La difesa della democrazia e della libertà, la pratica delle virtù civili, cominciano sui banchi della scuola”. Facendo proprio l’invito di Papa Francesco alla commemorazione del venticinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, mons. Sanna esorta i ragazzi a “diffondere sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo, e collaborare perché le persone innocenti non siano perseguitate e perfino uccise a causa del loro credo e della loro religione: dove c’è un muro c’è chiusura di cuore: servono ponti, non muri”. “E’ stato detto – prosegue l’arcivescovo – che la buona scuola la fanno i buoni insegnanti. Io aggiungo che la buona scuola la fanno anche i buoni studenti, perché le aule scolastiche sono luoghi privilegiati di comunicazione dei mondi interiori e di confronto di sensibilità e progetti di vita”. “Dipende anche dal vostro impegno e dalla vostra applicazione contribuire a rendere la scuola una palestra efficace di formazione di cittadini onesti e responsabili”. E ancora: “Non dimenticate di guardare in alto, di nutrire aspirazioni elevate”, perché “con grandi ideali, il vostro futuro sarà ricco, e sarete protagonisti di una società più giusta, più aperta, più solidale”. famiglia, in particolare modo della famiglia cristiana, che deve mettere al centro Dio per attingere la forza necessaria e superare le sfide della quotidianità, sull’esempio della famiglia di Nazareth, modello fondamentale della famiglia umana accogliente, con i legami di affetto, di comprensione che tutte le famiglie sono chiamate a rinnovare continuamente. In tutti noi c’è una concreta responsabilità affinché la famiglia torni ad essere luogo di educazione alla carità, scuola di preghiera e di fede, luogo di accoglienza, di educazione all’impegno, al rispetto e al dialogo. Don Andrea ha concluso il suo pensiero rivolgendo l’invito ad essere “famiglia accogliente”, misericordiosa, capace di perdonare, che sappia costruire relazioni, curare le ferite e sostenersi vicendevolmente. Giornate intense dunque dove si è’ potuto gustare il profondo senso di aggregazione, per ritrovare il sapore buono e autentico delle cose care che una comunità aspetta. La fase conclusiva della festa ha visto l’esibizione di Giuliano Marongiu e Massimiliano Pitzalis. Non è’ neppure mancato il divertimento con lo spettacolo teatrale con “Su luttu De Giuanedda”a cura dell’Associazione Culturale “Finimilla Sa Cumedia” di Padru tenutasi nella serata del venerdì e il concerto della cantante Ivana Spagna che si è esibita sabato sera. Il tutto ha contribuito alla riuscita della festa che ha fatto sentire la comunità più unita in uno spirito di comunione e fratellanza proprio come una vera famiglia. Terremoto: don Francesco Soddu (Caritas): “In costante ascolto dei bisogni e interventi mirati” Solidarietà N “ on un pacchetto già confezionato di interventi, ma restare in costante ascolto dei bisogni che man mano emergono per poter concordare interventi mirati, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento”. Così don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, riassume il metodo emerso dall’incontro odierno con tutte le Caritas diocesane colpite dal terremoto – Rieti, Ascoli Piceno, Spoleto-Norcia, Macerata, Fermo, Camerino, San Benedetto del Tronto, L’Aquila e Teramo -, i delegati regionali Caritas e i referenti regionali del Coordinamento emergenze delle quattro Regioni ecclesiastiche coinvolte (Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo-Molise). Oltre trenta i partecipanti all’incontro, tra direttori Caritas e operatori impegnati nella gestione dell’emergenza. Con loro anche l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D’Ercole. Anche il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili, che non ha potuto partecipare all’incontro, ha fatto giungere il suo ringraziamento alle Caritas per quanto stanno facendo. Le Caritas diocesane, informa Caritas Italiana, hanno immediatamente attivato gruppi operativi di supporto, grazie alle Caritas parrocchiali e al più ampio coinvolgimento delle realtà diocesane che stanno garantendo prossimità e conforto alle famiglie delle vittime e un’assistenza qualificata agli sfollati, con particolare attenzione alle situazioni di particolare fragilità (anziani, ammalati, minori, disabili…) e, territorialmente, alle frazioni e alle piccole realtà lontane dai riflettori. L’intervento Caritas al momento riguarda l’attuale fase di emergenza e primo aiuto con il sostegno alla popolazione (generi alimentari, prodotti per l’igiene…), allestimento di tende comunitarie, sostegno ai parroci, attenzione alle fragilità (anziani, minori, malati…), supporto alle famiglie delle vittime. Si articolerà poi con forme di accompagnamento della popolazione fino alla chiusura delle tendopoli: presenza nelle tendopoli, monitoraggio delle “tende sparse”, attività di ascolto, animazione delle comunità, segretariato sociale, rilevazione dei bisogni. Inoltre si prevedono interventi di sostegno diretto alle famiglie (contributi economici per particolari esigenze, acquisto di arredi, suppellettili, elettrodomestici andati distrutti) e alle piccole realtà economiche a carattere familiare, sia per microinterventi di ripristino di strutture e attrezzature andate distrutte che per l’acquisto (per allevatori e agricoltori) di sementi, concimi o alimenti per il bestiame. Va però anche ricordato, spiega Caritas, che una delle peculiarità di questo sisma è aver causato un gran numero di vittime tra i non residenti, soprattutto turisti o persone con forti legami familiari in quei territori. Per questo motivo, si stanno attivando le Caritas diocesane di provenienza delle vittime per garantire, attraverso le parrocchie, un adeguato supporto alle famiglie delle vittime, anche individuando azioni mirate. Una analoga attenzione sarà attivata con le famiglie di vittime straniere. La Cei ha messo a disposizione un primo contributo di 1 milione di euro dai fondi 8xmille per far fronte alle prime urgenze e bisogni essenziali e indetto una colletta nazionale che culminerà nella giornata di domenica 18 settembre, in concomitanza con il 26° Congresso Eucaristico nazionale. ALLURA 14&AGNGLONA va rie N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 La Maddalena si prepara alla Missione Cittadina di ottobre. Si svolgerà dal 9 al 23 P adre Paolo Asara coordinatore della Missione al Popolo si è incontrato il 6 settembre con i sacerdoti e alcuni collaboratori per preparare il programma. Dal 2 al 9 ottobre non potranno esserci le missionarie “apri-pista”. Dobbiamo far da soli trovando in parrocchia e fuori persone disposte ad annunciare la missione porta a porta. Viene incaricata Suor Letizia quale responsabile coordinatrice per istruire i messaggeri. Al fine di estendere il più possibile la capillarità dell’Azione dei messaggeri, questi, dovranno partire già dal 25 settembre. Due settimane prima del 9. Padre Paolo chiede di trovare da 2 a 5 case per ogni luogo dedicato al centro d’ascolto. Sostiene che ci possono essere situazioni in cui alcuni non vogliono andare all’interno di contesti non a loro congeniali. IMPORTANTE chiudere il programma e le zone entro il 21 settembre. Ma anche prima! Una fiaccolata è fissata per il primo sabato della missione. Dal 17 al 23 ottobre avverranno gli incontri con alcune Categorie di persone: giovani, famiglie e lavoratori, volontariato ecc. nei loro luoghi di azione. Stop al catechismo per tutta la durata della missione e agli incontri di gruppi ecclesiali. Il 23 Ottobre si prevede la Messa di chiusura con la benedizione degli sposi. I giovani possono essere anche stimolati a venire ad alcuni Happy Hour con i missionari. A tutti i presenti piace il Titolo della Missione: BEATI I MISERICORDIOSI. Il 9 ottobre ci sarà la messa di apertura presieduta dal Vescovo alle 11.00. D Benvenuto don Davide omenica 4 settembre la comunità di Santa Maria Maddalena, nella Messa delle ore 19.00, ha dato il saluto di benvenuto al nuovo vice parroco don Davide Mela. Il parroco lo ha presentato come il prete più giovane della diocesi, specializzato in pastorale giovanile. I ragazzi e i giovani gli hanno fatto la sorpresa animando i canti della Messa tra i quali alcuni inni delle Giornate Mondiali della Gioventù. Erano presenti anche i genitori di don Davide con parenti ed amici da Olbia e da Ozieri. Dopo la Messa il gruppo giovanile ha organizzato un simpatico rinfresco nella piazzetta Amsicora, sotto lo sguardo benedicente di Padre Pio. Don Domenico ha accolto don Davide Mela L'amico degli artisti, Andrea Columbano Quattordici cantanti sardi, insieme in un unico cd, per amore della Gallura Daniela Astara Cooperazione Sardegna-Corsica “Diamo continuità agli impegni assunti” Bonifacio - “Sui temi ambientali stiamo dando continuità agli impegni assunti a marzo dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, e dal presidente del Consiglio esecutivo di Corsica, Gilles Simeoni, con il ‘Patto nuovo tra le due isole sorelle del Mediterraneo’. Vogliamo infatti svolgere un ruolo attivo nella cooperazione e oggi abbiamo definito la cornice del Gect, il Gruppo europeo di cooperazione territoriale tra Sardegna e Corsica. Il gruppo lavorerà assieme con l’obiettivo di convocare a novembre la prima assemblea e quello odierno è il primo intervento della Regione per accelerarne l’avvio”. Così l’assessore della Difesa dell’Ambiente Donatella Spano che oggi, nella sala del Consiglio comunale di Bonifacio, in Corsica, ha partecipato con l’assessore della Pianificazione territoriale del Consiglio esecutivo corso, Fabiana Giovannini, alla riunione preparatoria della prima assemblea dei membri del Gruppo europeo di cooperazione territoriale tra Sardegna e Corsica (Gect). L’assessore Spano presiede, per delega del presidente della Regione, la Comunità del Parco dell’Ente Parco nazionale dell’Asinara, l’organo consultivo e propositivo previsto per legge. Quali componenti della Comunità erano oggi presenti anche il commissario della Provincia di Sassari-Olbia Tempio Guido Sechi e il sindaco di La Maddalena Luca Montella. Q uattordici artisti sardi insieme per la prima volta, per la tradizione, per l'identità, per la lingua gallurese. Un lavoro discografico durato due anni voluto dal poeta, scrittore e per l'occasione produttore, Andrea Columbano. Già autore di una trasmissione televisiva intitolata "Gaddhura la me' senda", del libro di poesie "Minnannu meu Mamma ed eu" e vincitore di numerosi premi, Columbano, con questo album corona un sogno, come scrive egli stesso nel cd: "trasmettere ai giovani i valori tramandati dai nostri padri. Lu nostru lingagghju gaddhuresu, la nostra identidài, cu l'esempiu e la paraula entrarani illi menti e illi cori di li cioani". Il titolo del lavoro discografico "l'amico degli artisti - Andrea Columbano", sintetizza quindi, questo so- gno di dare un contributo per la diffusione della lingua gallurese, ma diventa anche una verifica per la poesia che, unita al canto e alla musica, desidera far crescere la "passione per l'arte poetica gallurese antica e moderna". Sedici i brani inediti contenuti nel disco, dodici in gallurese, uno in logudorese, due in italiano e gallurese e uno in gallurese e francese, tutti scritti dalla penna e dal cuore di Columbano, musicati e interpretati da alcuni fra i migliori cantanti della Gallura e del resto dell'isola, come 4 Mori Band (Bachisio Altamira, Gavino Maricca, Giuseppe Mancini e Quirico Bacciu), Pino Ambrosio, Tore Nieddu, Claudio e Giovanni Deledda, Milena Canu, Francesco Pilu, Luigino Cossu e Giovanni Puggioni, Angelo Bonomo, Michele Buono e Giacomo Deiana, Tony Marino, Giovanni Villa, Pino d'Olbia, Nicole Ruzittu, Senes e la straordinaria parte- cipazione della cantante di Bolotana, Maria Giovanna Cherchi e dell'organettista Lorenzo Chessa. Mentre si ascoltano i brani si percepisce la voglia di raccontare la bellezza della Gallura, della sua gente, della sua storia. Tutto vuole essere un inno all'importanza della memoria, passione per i luoghi della passata gioventù, preghiera nella sofferenza, amore per una terra fantastica. "Gli artisti – racconta Columbano – sono stati contattati tutti singolarmente. Quando gli ho consegnato il brano c'è stata subito un'adesione piena che ha trovato il suo apice nel momento in cui hanno saputo che non sarebbero stati soli, ma insieme ad altri grandi artisti, tutti uniti per amore della Gallura e della Sardegna". L'album sarà presentato a Olbia il 30 settembre nella piazza della basilica di San Simplicio, alle 20 e 30. Presenta la serata, Tommy Rossi. Mario Costi racconta “L’antico splendore” Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto anche alla mensa Vincenziana di Olbia Daniela Astara Q uando la cultura incontra la solidarietà. Mario Costi, autore del volume “L’Antico Splendore. Casa Costi Garau, in origine Satta Tola a Ozieri”, devolverà il ricavato della vendita del libro a tre enti benefici: l’associazione “la Speranza” di Ozieri, Casa Lions di accoglienza di Cagliari e la mensa vincenziana di Olbia, che ogni giorno prepara il pranzo per i poveri della città. Il libro, con dovizia di particolari, foto, rico- struzioni puntuali, progetti e tanto sentimento, racconta la storia di Casa Costi e delle famiglie che l’hanno vissuta. Un lavoro prezioso di memoria per uno dei palazzi signorili più belli e importanti di Ozieri. Leggendo il testo e sfogliando le pagine del volume, edito da Taphros, si torna indietro nel tempo, fino al Seicento, periodo al quale risalgono le antiche origini della Casa, sulla quale vennero effettuate delle modifiche nei due secoli successivi, fino alla definizione attuale della struttura, ora di proprietà del Comune di Ozieri e recentemente restaurata e aperta al pubblico. Leggere il libro, conoscere la storia di questa parte di Sardegna e ripercorrerla con la mente, magari tra le mure affrescate e i pavimenti in cotto, ardesia e marmo della Casa, permetterà, non solo di godere della cultura, ma anche di fare beneficenza. at t ualità N. 7 Anno XXIV 26 settembre 2016 La profezia di Charles de Foucauld: «Così l’Islam ci dominerà» Che cos’è cambiato rispetto a cento anni fa? Forse nessun europeo è stato così vicino ai musulmani d’Africa come il beato Charles de Foucauld (18581916), che a loro ha dedicato la vita fino al martirio. A distanza di quasi cent’anni, una sua lettera a René Bazin, scritta due mesi prima della morte, suona come una vera profezia che fa riflettere. Eccola. “Ritengo che se, lentamente, dolcemente, i musulmani del nostro impero coloniale del Nord Africa non si convertono, sorgerà un movimento nazionalista simile a quello della Turchia. Si formerà un élite intellettuale nelle grandi città, educata in Francia, ma senza lo spirito né il cuore francese, un élite che avrà perso la fede islamica, ma che ne conserverà il nome per influenzare attraverso di essa le masse. D’altra parte, la massa dei nomadi e dei contadini resterà ignorante e distante da noi, fermamente maomettana, portata all’odio e al disprezzo contro i francesi, contro la nostra religione, contro il nostro dominio, non sempre benevolo. Il sentimento nazionalista e barbaresco crescerà nell’élite colta. Quando troverà l’occasione, per esempio durante qualche situazione difficile per la Francia, interna o esterna, utilizzerà l’islam come una leva per sobillare le masse ignoranti e così cercare di creare un impero musulmano indipendente in Africa. L’impero francese in Africa — Algeria, Marocco, Tunisia, Africa occidentale — ha 30 milioni di abitanti. Grazie alla pace, potrà averne il doppio in meno di cinquant’anni. Questa crescita demografica sarà accompagnata da un grande sviluppo materiale. I Paesi si arricchiranno, saranno solcati da ferrovie, popolati da persone agguerrite e addestrati all’uso dei nostri armamenti, guidati da un élite educata nelle nostre scuole. O noi impariamo a fare i membri di questa élite dei francesi, oppure prima o poi ci cacceranno via. E l’unico modo per diventare francesi è diventare cristiani. Non si tratta di convertirli in un giorno, né tanto meno con la forza, ma dolcemente, in silenzio, con la persuasione, l’esempio, la buona educazione e l’istruzione, attraverso un contatto stretto e affettuoso. Questo è un lavoro soprattutto per i laici, che possono avere con i musulmani dei contatti assai più numerosi e più intimi che non i preti. I musulmani possono diventare dei veri francesi? Eccezionalmente sì, ma in generale no. Molti dogmi fondamentali dell’Islam si oppongono ai nostri principi. Con alcuni, e penso ai musulmani liberali che hanno ormai perso la fede, ci sono accomodazioni possibili. Ma con altri, e mi riferisco a coloro che aspettano il Madhì, non v’è nessuna possibilità di accordo. Escludendo i liberali, i musulmani credono che, giungendo i tempi del Giudizio Universale, verrà il Madhì che proclamerà una guerra santa per stabilire l’Islam su tutta la terra, dopo aver sterminato o soggiogato tutti i non-musulmani. Secondo la loro fede, i musulmani ritengono l’Islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti. Considerano la sottomissione a una nazione non-musulmana come una situazione transitoria. La loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei che oggi li dominano. La saggezza consiglia loro di patire con calma questa prova: “Quando un uccello intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le ali, invece se resta tranquillo sarà integro il giorno della liberazione”. Loro possono preferire un Paese a un altro, come preferiscono la Francia alla Germania perché ci ritengono più miti; possono intrecciare amicizie con tale o tal altro francese; possono combattere con grande coraggio per la Francia, per sentimento o per onore; possono dimostrare GALLURA &A NGLONA15 Charles de Foucauld spirito guerriero, fedeltà alla parola, come d’altronde i mercenari dei secoli XVI e XVII. Ma, di norma, esclusa qualche eccezione, finché saranno musulmani, non saranno dei veri francesi. Aspetteranno con più o meno pazienza il giorno del Madhì, quando allora attaccheranno la Francia. Ecco perché sempre più musulmani algerini si mostrano così ansiosi di chiedere la cittadinanza francese. Come possono chiedere di far parte di un popolo straniero che sanno sarà irrimediabilmente sconfitto e sottomesso? Diventare francesi davvero, implicherebbe una sorta di apostasia, una rinuncia alla fede nel Madhì. (Lettera del beato Charles de Foucauld a René Bazin, dell’Accademia Francese, 29 luglio 1916) Jihadismo in Italia Lotta al terrorismo: una commissione di studio per contrastare il fenomeno Si è insediata a Palazzo Chigi una commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo jihadista in Italia. Alessandro Orsini della Luiss: “L’affermazione secondo cui siamo impotenti di fronte al fenomeno del terrorismo è oggettivamente falsa. È invece essenziale investire nello studio del terrorismo, nella prevenzione e nel contrasto perché gli investimenti rafforzano i governi e indeboliscono i terroristi”. Il terrorismo, la radicalizzazione e l’estremismo jihadista si possono combattere a patto però che il fenomeno sia scientificamente mappato e conosciuto. La commissione è indipendente ed è composta da studiosi di varie discipline: giuristi, sociologi, psichiatri, esperti di politica internazionale, giornalisti. Alessandro Orsini fa parte della commissione: è uno dei massimi esperti italiani di terrorismo ed è autore del libro “Isis: i terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli” (Rizzoli). Professore di sociologia del terrorismo, è stato chiamato recentemente dalla Luiss di Roma per dirigere un Osservatorio sulla sicurezza internazionale che studia l’evoluzione della minaccia jihadista in 44 paesi. La mia impressione è che questa preoccupazione sia cresciuta con l’inizio dell’offensiva militare contro l’Isis in Libia”. Qualcuno ha notato che la Commissione si è insediata poco tempo dopo l’inizio dei bombardamenti americani contro l’Isis a Sirte ma Orsini ricorda che “il progetto è stato concepito prima che avesse inizio l’offensiva in Libia”. Fino ad oggi, le aree geografiche più interessate al fenomeno sono state quelle tradizionalmente del Nord Italia. La Lombardia è stata la regione che ha ospitato il maggior numero di “complotti jihadisti” e per complotti jihadisti si intendono anche i tentativi di costituire una cellula jihadista. Una cosa invece appare certa ed è la constatazione che in Italia gli studi sul terrorismo non si sono sviluppati e che l’università italiana non ha finora investito in modo adeguato nello studio scientifico del terrorismo. Se si guardano le statistiche sui complotti jihadisti, l’Italia è uno dei paesi che si posiziona in fondo alla cosiddetta classifica dell’odio jihadista”. La classifica viene stabilita in base al numero di complotti jihadisti contro le città occidentali. La Francia e l’Inghilterra sono in vetta alla classifica mentre Italia e Spagna sono tradizionalmente in basso. La ragione del ritardo dell’Università italiana può essere spiegato con il fatto che il nostro paese non è stato bersagliato come altri paesi dai terroristi islamici. Lupi solitari, reti di ragazzi giovanissimi presi nelle maglie del jihadismo che viaggia su Internet. Ma la prevenzione non è una “mission impossible”. Se guardiamo in Francia e in Inghilterra, il numero dei complotti jihadisti sventati è sempre di molto superiore a quelli che vengono messi a segno. L’affer- mazione secondo cui siamo impotenti è oggettivamente falsa ed è quanto mai essenziale investire nello studio del terrorismo, nella prevenzione e nel contrasto perché gli investimenti rafforzano i governi e indeboliscono i terroristi”. E’ chiaro che, se una organizzazione terroristica prende di mira un paese, e lo bersaglia cento volte, alla fine riesce a realizzare un attentato. Secondo il sociologo la prevenzione si fa anche attraverso la radio, la televisione e i quotidiani. Non è una buona idea, ad esempio, affermare che l’Isis minaccia di arrivare a Roma, omettendo di dire che l’Isis subisce soltanto sconfitte impressionanti e che, sotto il profilo militare, è un fenomeno pressoché irrilevante”. Occorre anche favorire il dialogo interreligioso e, soprattutto – aggiunge immediatamente il professore – “è necessario intensificare la lotta contro i pregiudizi e contro le discriminazioni verso i musulmani. Perché gli studi ci dicono che, in alcuni casi, discriminazioni e pregiudizi sono fattori di radicalizzazione verso l’estremismo islamico”. L’auspicio è che l’università italiana possa investire di più nello studio del terrorismo. ALLURA 16&AGNGLONA N. 9 Anno XXIV 26 settembre 2016 solid erietà Grande festa a Sant’Antonio di Gallura Quirica Azzena C ompie vent’anni la marcia del sorriso l’ ”Associazione Amici Del Sorriso” hanno festeggiato il 20° anno della “MARCIA DEL SORRISO”, lo scorso sabato 17 settembre. Si, la manifestazione all’insegna del sorriso compie 20 anni, e non ha mai perso la propria caratteristica, anzi, ogni anno che si aggiunge la rende ancora più attuale. Non lo dice, forse, anche il nostro amato Papa, invitandoci a sorridere e ci ricorda spesso, nelle sue omelie, che basterebbe un pizzico di gioia in più e il mondo cambierebbe? Anche il parroco di sant’Antonio, don Santino Cimino, approfittando dell’occasione e anticipando il saluto alla comunita’ di sant’Antonio, che dovrà lasciare a breve, ha improntato la propria omelia sulla gioia, la purezza, la condivisione e l’amore che viviamo assieme ai nostri amici ai quali non manca mai il Sorriso! Sono trascorsi 20 anni dalla prima marcia ed ha augurato che se ne possano aggiungere altri 20 e ancora altri 20! Più di 400 persone hanno risposto anche quest’anno all’invito, superando la paura del brutto tempo. Amici provenienti dai paesi limitrofi, gruppi e associazioni di volontariato che come di consueto si uniscono all’Associazione promotore (Amici del Sorriso), e ai tanti gruppi presenti nel comune di Sant’Antonio, la Caritas, Azione Cattolica, La Croce Bianca, il Gruppo Missionario e i giovani dell’Oratorio, naturalmente, sostenuti anche dall’Amministrazione Comunale. Festa grande, dopo la breve marcia che, partendo dalla piazza del Comune, ha raggiunto il Parco San Giuseppe, dove, dopo la Celebrazione Eucaristica, è stato servito il sontuoso pranzo, la zuppa gallurese, “come per i matrimoni”, mormorava la gente felice, e a seguire altre prelibatezze, per finire con una gigantesca torta, offerta, naturalmente, dagli Amici del Sorriso! E poi il divertimento: musica e balli, complessi e cantanti, veri artisti, che si sono alternati sul palco contribuendo a rendere veramente indimenticabili i festeggiamenti per questo importante ventennale! Gli amici del sorriso, tramite Mario, il loro Presidente in carica, ringraziano di cuore i partecipanti. Fare l’elenco delle associazioni presenti può portare a dimenticare qualcuno, perciò il ringraziamento va indistintamente a tutti e.. arrivederci al prossimo anno. Sempre con il sorriso! La torta del compleanno dei 20 anni La marcia del sorriso