GALLURA - Diocesi di Tempio

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GALLURA - Diocesi di Tempio
G
ALLURA
&
Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927
NGLONA
N. 9 - Anno XXIV - 26 settembre 2016 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00
Solo la pace è santa, non la guerra
D
all’incontro di Assisi con Papa Francesco giunge a tutte
le nazioni un invito e un monito: «Beati gli operatori di pace»
(Mt 5,9). Molti di voi hanno percorso un lungo cammino per raggiungere questo luogo benedetto. Uscire, mettersi in cammino, trovarsi
insieme, adoperarsi per la pace: non
sono solo movimenti fisici, ma soprattutto dell’animo, sono risposte
spirituali concrete per superare le
chiusure aprendosi a Dio e ai fratelli. Dio ce lo chiede, esortandoci ad
affrontare la grande malattia del
nostro tempo: l’indifferenza. È un
virus che paralizza, rende inerti e
insensibili, un morbo che intacca il
centro stesso della religiosità, ingenerando un nuovo tristissimo paganesimo: il paganesimo dell’indifferenza. Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate,
ma sempre causa di sofferenza e povertà... Noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi
sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani
nella guerra e che la violenza delle
armi distrugge la gioia della vita.
Noi non abbiamo armi. Crediamo
però nella forza mite e umile della
preghiera. In questa giornata, la sete di pace si è fatta invocazione a
Dio, perché cessino guerre, terrorismo e violenze. La pace che da Assisi invochiamo non è una semplice
protesta contro la guerra, nemmeno
«è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risultato della preghiera. Cerchiamo in Dio, sorgente della comunione, l’acqua limpida della pace, di cui l’umanità è
assetata: essa non può scaturire dai
deserti dell’orgoglio e degli interessi
di parte, dalle terre aride del guada-
Solenne dedicazione
della chiesa di
San Michele Arcangelo
D
omenica 2 Ottobre alle
ore 18,00 S.E. Mons.
Sebastiano Sanguinetti,
Vescovo di Tempio-Ampurias,
presiederà la S. Messa con il
solenne Rito di Dedicazione della
nuova chiesa parrocchiale di San
Michele Arcangelo in Olbia. Il
rito particolarmente suggestivo e
ricco di simboli che ne
caratterizzano l’unicità segna un
gno a ogni costo e del commercio
delle armi. Diverse sono le nostre
tradizioni religiose. Ma la differenza
non è I motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco. Oggi non
abbiamo pregato gli uni contro gli
altri, come talvolta è purtroppo accaduto nella storia. Senza sincretismi e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. San Giovanni
Paolo II in questo stesso luogo disse: «Forse mai come ora nella storia
dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace».
Continuando il cammino iniziato
trent’anni fa ad Assisi, dove è viva la
memoria di quell’uomo di Dio e di
pace che fu San Francesco, «ancora
una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne conmomento fondamentale nella
vita della giovane Comunità
parrocchiale di San Michele
Arcangelo entrata in funzione
proprio il 2 Ottobre del 2010, e
sorta insieme ad altre quattro nel
2010 all’interno del Progetto
“Città di Olbia”, voluto dal
Vescovo per il rilancio ecclesiale
del capoluogo gallurese. San
Michele è la prima delle nuove
chiese parrocchiali ad essere
consacrata ad Olbia, l’ultima fu la
chiesa della Sacra Famiglia sul
finire degli anni 70’.
traddice l’ispirazione più autentica
e profonda», che ogni forma di violenza non rappresenta «la vera natura della religione. È invece il suo
travisamento e contribuisce alla sua
distruzione. Non ci stanchiamo di
ripetere che mai il nome di Dio può
giustificare la violenza. Solo la pace
è santa. Solo la pace è santa, non la
guerra! Oggi abbiamo implorato il
santo dono della pace. Abbiamo
pregato perché le coscienze si mobilitino a difendere la sacralità della
vita umana, a promuovere la pace
tra i popoli e a custodire il creato,
nostra casa comune. La preghiera e
la collaborazione concreta aiutano
a non rimanere imprigionati nelle
logiche del conflitto e a rifiutare gli
atteggiamenti ribelli di chi sa soltanto protestare e arrabbiarsi. La
preghiera e la volontà di collaborare
impegnano a una pace vera, non illusoria: non la quiete di chi schiva
le difficoltà e si volta dall’altra parte, se i suoi interessi non sono toccati; non il cinismo di chi si lava le
mani di problemi non suoi; non
l’approccio virtuale di chi giudica
tutto e tutti sulla tastiera di un computer, senza aprire gli occhi alle necessità dei fratelli e sporcarsi le mani per chi ha bisogno. La nostra
strada è quella di immergerci nelle
situazioni e dare il primo posto a chi
soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere
con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con
l’aiuto di Dio e con la buona volon-
tà, processi di pace... Pace vuol dire
Collaborazione, scambio vivo e concreto con l’altro, che costituisce un
dono e non un problema, un fratello con cui provare a costruire un
mondo migliore... Desideriamo che
uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono
conflitti. Il nostro futuro è vivere insieme. Per questo siamo chiamati a
liberarci dai pesanti fardelli della
diffidenza, dei fondamentalismi e
dell’odio. I credenti siano artigiani
di pace nell’invocazione a Dio e
nell’azione per l’uomo! E noi, come
Capi religiosi, siamo tenuti a essere
solidi ponti di dialogo, mediatori
creativi di pace. Ci rivolgiamo anche a chi ha la responsabilità più alta nel servizio dei Popoli, ai Leader
delle Nazioni, perché non si stanchino di cercare e promuovere vie
di pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento: non
rimangano inascoltati l’appello di
Dio alle coscienze, il grido di pace
dei poveri e le buone attese delle
giovani generazioni. Qui, trent’anni
fa San Giovanni Paolo II disse: «La
pace è un cantiere aperto a tutti, non
solo agli specialisti, ai sapienti e agli
strateghi. La pace è una responsabilità universale». Sorelle e fratelli, assumiamo questa responsabilità,
riaffermiamo oggi il nostro sì ad essere, insieme, costruttori della pace
che Dio vuole e di cui l’umanità è assetata”. Sapranno ascoltare i capi
delle nazioni il grido che sale da
ogni angolo della terra?
ALLURA
2 &AGNGLONA
ca nonizz azione
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
Nuova Serie
Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4
del 21-12-1960
Proprietà:
Diocesi di
Tempio-Ampurias
Amministratori
Gavino Fancellu
Direttore responsabile:
don Giovanni Sini
[email protected]
Redazione:
Franco Fresi
Andrea Muzzeddu
Giuseppe Pulina
Gianni Satta
Pietro Zannoni
Tomaso Panu
Gavino Fancellu
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sostenitore € 30,00
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HANNo collAborATo
Sebastiano Sanguinetti
Mauro Maria Morfino - Ignazio Sanna
Alessandro Cossu - Paolo Pala
Umberto Deriu - Paola Pischedda
Antonella Pischedda - Cristoforo Puddu
Daniela Astara - Quirica Azzena
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Questo numero di Gallura & Anglona
è stato consegnato alle Poste, per la
spedizione, il 28 settembre 2016.
Canonizzazione di Madre
Teresa di Calcutta e giubileo
degli operatori e dei
volontari della Misericordia
Omelia del Santo Padre Francesco
P
er verificare la chiamata di
Dio, dobbiamo domandarci
e capire che cosa piace a Lui.
Tante volte i profeti annunciano
che cosa è gradito al Signore. Il loro messaggio trova una mirabile
sintesi nell’espressione: «Misericordia io voglio e non sacrifici» (Os
6,6; Mt 9,13). A Dio è gradita ogni
opera di misericordia, perché nel
fratello che aiutiamo riconosciamo
il volto di Dio che nessuno può vedere (cfr Gv 1,18). E ogni volta che
ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di
Dio (cfr Mt 25,40). Insomma, abbiamo toccato la carne di Cristo.
Siamo dunque chiamati a tradurre
in concreto ciò che invochiamo
nella preghiera e professiamo nella
fede. Non esiste alternativa alla carità: quanti si pongono al servizio
dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio (cfr
1 Gv 3,16-18; Gc 2,14-18).
La vita cristiana, tuttavia, non è un
semplice aiuto che viene fornito
nel momento del bisogno. Se fosse
così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che
suscita un beneficio immediato,
ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni
discepolo di Cristo mette al suo
servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore.
Abbiamo ascoltato nel Vangelo
che: «una folla numerosa andava
con Gesù» (Lc 14,25). Oggi quella
“folla numerosa” è rappresentata
dal vasto mondo del volontariato,
qui convenuto in occasione del
Giubileo della Misericordia. Voi
siete quella folla che segue il Maestro e che rende visibile il suo amore concreto per ogni persona. Vi ripeto le parole dell’apostolo Paolo:
«La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione,
poiché il cuore dei credenti è stato
confortato per opera tua» (Fm 7).
Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono;
quante lacrime asciugano; quanto
amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato!
Questo lodevole servizio dà voce
alla fede - dà voce alla fede! - ed
esprime la misericordia del Padre
che si fa vicino a quanti sono nel
bisogno. La sequela di Gesù è un
impegno serio e al tempo stesso
gioioso; richiede radicalità e coraggio per riconoscere il Maestro
divino nel più povero e scartato
della vita e mettersi al suo servizio. Per questo, i volontari che
servono gli ultimi e i bisognosi per
amore di Gesù non si aspettano
alcun ringraziamento e nessuna
gratifica, ma rinunciano a tutto
questo perché hanno scoperto il
vero amore. E ognuno di noi può
dire: “Come il Signore mi è venuto
incontro e si è chinato su di me nel
momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o
vivono come se Dio non esistesse,
sui giovani senza valori e ideali,
sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel
corpo e nello spirito, sui minori
abbandonati a sé stessi, così come
sugli anziani lasciati soli. Dovunque ci sia una mano tesa che chieFolla in piazza San Pietro
per la canonizzazione
di Madre Teresa
de aiuto per rimettersi in piedi, lì
deve esserci la nostra presenza e
la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza”. E, questo, farlo con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me
quando ero a terra.
Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita
umana, quella non nata e quella
abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi
non è ancora nato è il più debole, il
più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate
morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua
voce ai potenti della terra, perché
riconoscessero le loro colpe dinanzi
ai crimini – dinanzi ai crimini! della povertà creata da loro stessi.
La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più
neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza. La sua missione nelle periferie delle città e
nelle periferie esistenziali permane
ai nostri giorni come testimonianza
eloquente della vicinanza di Dio ai
più poveri tra i poveri.
Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a
tutto il mondo del volontariato: lei
sia il vostro modello di santità!
Penso che, forse, avremo un po’ di
difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a
noi, tanto tenera e feconda che
spontaneamente continueremo a
dirle “Madre Teresa”. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che
l’unico nostro criterio di azione è
l’amore gratuito, libero da ogni
ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di
lingua, cultura, razza o religione.
Madre Teresa amava dire: «Forse
non parlo la loro lingua, ma posso
sorridere». Portiamo nel cuore il
suo sorriso e doniamolo a quanti
incontriamo nel nostro cammino,
specialmente a quanti soffrono.
Apriremo così orizzonti di gioia e
di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione
e di tenerezza.
c hi esa
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
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Madre Teresa: un cammino di misericordia che va dal cuore alle mani
Antonella Sedda
o non penso di avere qualità
speciali, non pretendo niente, per il lavoro che svolgo. È
opera Sua. Io sono come una matita nelle Sue mani, nient’altro; È
Lui che penso. È Lui che scrive. La
matita non ha nulla a che fare con
tutto questo. La matita deve essere
usata”. Una similitudine questa,
con cui la Santa dei poveri riesce a
trasmetterci il concetto di povertà
e di umiltà con cui si descrive, una
vita dedicata agli ultimi fra gli ultimi, un servizio basato sul sacrificio personale, sulla preghiera, sul
coraggio di donarsi agli altri senza
riserve, una vita misericordiosa
spesa al servizio degli ammalati,
nella miseria e nel dolore di Calcutta, con opere, azioni e gesti che
hanno fatto sì che si sperimentasse l’amore di Dio lungo un cammino di Misericordia che va “dal cuore alle mani”, di una chiesa in uscita capace di raggiungere le periferie esistenziali abbattendo muri e
caste, chinandosi verso gli emarginati, i rifiutati, gli intoccabili, tutti
bisognosi di amore, di dignità, di
speranza; la capacità di inventare
I
“
e reinventarsi sempre qualcosa,
per poi trovare magicamente l’aiuto per ogni situazione, anche quella più complessa e disperata! Difese con coraggio la vita nascente,
considerando i bambini non ancora nati i più poveri tra i poveri, non
esitò inoltre a far sentire la sua voce ai potenti della terra per i crimini della povertà, creata da loro
stessi. Un’ opera vasta che fiorì
nelle Congregazioni delle suore
Missionarie della Carità che lei
stessa fondò e più tardi in quella
dei Fratelli Missionari della Carità. Fino alla fine la tenera durezza
della santità è stato il volto di questa suora, ostinata e dolcissima,
una donna di ferro, austera e sempre sorridente, come venne spesso
descritta da chi la conobbe e ebbe
il privilegio di incontrarla. Una fede immensa, che l’ha elevata agli
onori degli altari per aver percorso
la strada della sequela di Cristo,
un cammino che si può non solo
ammirare, ma anche imitare, che
ci fa comprendere il mistero della
vita e del dolore. Era questo il
mondo di questa piccola-grande
Santa. Il suo messaggio È straordi-
Un momento
durante la canonizzazione
di Madre Teresa
nario, semplice e forte: “È possibile”; é possibile fare qualcosa, é
possibile essere uomini, uomini
capaci di amare. Tutto ciò ci invita
alla riflessione; ognuno di noi può
dare il proprio contributo, perché
non importa quanto si fa o cosa si
fa, conta l’amore che ci si mette, la
qualità del cuore. La spiritualità e
la santità era per madre Teresa il
condividere la sua stessa passione
per Cristo e per i fratelli, senza distinzioni di razza, lingua religione,
vivere l’amore incondizionato con
la disponibilità, l’altruismo, il servizio; a noi questa santità ci invita
a guardare il nostro oggi alla luce
della sua, con fiducia e disponibilità, perché possiamo mettere Cristo al centro della nostra vita realizzando così lo spirito del Vangelo.
Iscrizioni al convegno presbiterale regionale
D
al 12 al 14 ottobre 2016 si
terrà a Orosei il convegno
regionale sulla formazione permanente dei sacerdoti. Sarà
un’occasione di comunione e di
confronto che viene riproposta dopo ben 22 anni, grazie al lavoro di
riflessione e programmazione
compiuto dalla Commissione presbiterale regionale, ricostituita
poco più di due anni fa. Un lungo
periodo, quello intercorso tra il
1994 e il 2016, nel quale i contesti
sociali ed ecclesiali sono profondamente mutati e, con essi, le ca-
ratteristiche dei presbitèri diocesani di appartenenza. In questi ultimi
tempi la Chiesa italiana
ha voluto approfondire il
tema delle condizioni attuali del clero e, in particolare, dell’opportuno
impegno per la formazione permanente. La Cei ha dedicato due
assemblee (novembre 2014 e maggio 2016) per individuare nuovi
stili e nuovi percorsi per un costante cammino di crescita comunionale, spirituale e pastorale dei
presbiteri. Risulta sempre più
chiaro che il senso di appartenenza fraterna al proprio presbiterio
costituisca, oggi più che mai, la
chiave di volta della formazione
permanente, pertanto l’esperienza
del convegno regionale vuole essere anzitutto un momento di frater-
nità sacerdotale nella quale narrare la propria esperienza di pastori
per condividere slanci, ansie e attese caratterizzanti l’attuale vita
dei preti. Il convegno di Orosei deve quindi costituire uno snodo storico per un nuovo cammino condiviso e per ripensare la vita nei presbitèri delle diocesi sarde nella
prospettiva di un rilancio della comunione sacerdotale e nell’accoglienza delle sfide che l’oggi della
società e della Chiesa ci pongono
dinanzi. Il convegno sarà anche
un’opportunità per rinsaldare la
trama di relazioni tra le diocesi
sarde, in parte già attivata dalla
proposta formativa del Seminario
regionale, affinché i responsabili
delle comunità ecclesiali, tutte
unite da una storia, una cultura,
una peculiare missione, si sentano
partecipi di un mandato comune.
L’accorato invito alla partecipazione proviene da tutti i membri della
Commissione presbiterale regionale che sono espressione dei sacerdoti delle diocesi della Sardegna dai quali hanno ricevuto il
mandato. Attraverso i collegamenti presenti in questa pagina è
possibile scaricare il programma
dettagliato del convegno, l’Instrumentum laboris, le indicazioni per
le iscrizioni e una proposta di alcune intenzioni da inserire nelle preghiere dei fedeli per invocare
l’azione dello Spirito su di noi e sul
nostro incontro attraverso l’impegno orante delle nostre comunità.
Confidando sulla vostra presenza
vi saluto e benedico.
✠Mauro Maria Morfino
Vescovo di Alghero-Bosa
Presidente della Commissione
presbiterale regionale
Ingressi dei nuovi parroci e sacerdoti nella diocesi di Tempio-Ampurias
Venerdì, 9 settembre 2016
Ore 18.00
Sabato, 10 settembre 2016
19.00
Martedì, 13 settembre 2016
18.00
Domenica, 18 settembre 2016
10.30
XXV Dom. Tempo Ordin.
Lunedì, 19 settembre 2016
19.00
Domenica, 25 settembre 2016
XXVI Dom. Tempo Ordinario
Sabato, 1 ottobre 2016
11.00
Santa Teresa di Gesù Bambino
17.00
Lunedì, 3 ottobre 2016
18.00
Martedì, 4 ottobre 2016
S. Francesco D’Assisi
Venerdì, 7 ottobre
19.00
Beata Vergine Maria del Rosario
Sabato, 8 ottobre
17.30
Sedini
Golfo Aranci
Castelsardo
Olbia La Salette
Ingresso don Luciano Brozzu
Accolitato Dario D’Angelo
Ingresso don Pietro Denicu
Festa patronale; presentazione don Francesco Tamponi e
don Taddeo; dedicazione altare della chiesa antica
Presentazione Piccoli Frati e Suore di Gesù e Maria
Olbia S. Ponziano
Ingresso dei Padri Salesiani
Luogosanto S. Antonio di Gallura
Luogosanto S. Antonio di Gallura
Tempio San Giuseppe
Ingresso don Sandro Serreri
Ingresso don Gianfranco Saba
Ingresso don Giovanni Pittorru
Golfo Aranci
Ingresso don Mirko Barone nella nuova Parrocchia
La Muddizza
Ingresso p. Giampaolo Pais
Trinità D’Agultu
Ingresso don Santino Cimino
S. M. Coghinas
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N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
chiesa sard a
Colletta diocesana per le popolazioni del centro
Italia colpite dal terremoto
La Caritas diocesana di TempioAmpurias, su indicazione del
Vescovo, S.E. Mons. Sebastiano
Sanguinetti, promuove una
raccolta fondi per le popolazioni
del Centro Italia duramente
colpite dal terremoto
L
a colletta diocesana è da subito
operativa ed è finalizzata a far fronte
alle prime urgenze e ai bisogni essenziali.
Caritas Italiana si è subito attivata con i
suoi operatori sul posto per coordinare gli
sforzi delle Caritas coinvolte e di quelle che
hanno già offerto disponibilità ad intervenire
da tutta Italia e anche dall’estero.
Non sono previste raccolte di viveri,
vestiario, suppellettili, etc o altro materiale.
Caritas Italiana sconsiglia la partenza di
volontari che, in questo momento, sarebbero
di intralcio a chi sta lavorando alla ricerca dei
dispersi e nel recupero delle vittime.
Chi desidera dare la sua disponibilità ad
andare sul posto è pregato di segnalarlo alla
Caritas Diocesana che ne prenderà nota e, al
momento opportuno, lo interpellerà
([email protected] - tel 079671477).
ComuniCato
della
Curia dioCesana
A parziale rettifica e integrazione di
precedente comunicazione del 4 luglio
u.s., il Vescovo in data 27 agosto 2016
ha adottato i seguenti provvedimenti,
che avranno efficacia giuridica con l’introduzione canonica degli interessati
nel nuovo ufficio:
Don Gavino COSSU, finora parroco di Luogosanto è nominato parroco della Parrocchia S. Vittoria in
Aggius.
Don Pier Giovanni SCANO, finora parroco di Aggius e vice Cancelliere Diocesano è nominato parroco
della Parrocchia Spirito Santo in Nuchis, nonché Cancelliere Diocesano.
Don Alberto GUEVARA, con il 1
settembre è nominato parroco della
Parrocchia S. Maria del Mare, in Pittulongu-Olbia, di cui era finora Vicario cooperatore, con don Gianni Sini
Amministratore Parrocchiale.
Don Sandro SERRERI, è nominato Vice Cancelliere Diocesano ad
acta
Tempio Pausania 29 agosto 2016
Per aderire alla colletta diocesana si possono da subito versare le offerte sui conti intestati a
Diocesi di Tempio-Ampurias - Caritas Diocesana,
specificando nella causale: Colletta terremoto centro Italia
› Banca Intesa - iban: IT17B0306985082100000000286;
› Bancoposta - conto n. 000011209079 (Per versamenti con bollettino postale);
iban: IT15 V076 0117 2000 0001 1209 079 (per versamenti con bonifico);
› Banca Carige Agenzia TEMPIO P. iban: IT43 D03433185080000000284780;
CCB 284780.
La Presidenza della CEI ha indetto una colletta nazionale, che si è tenuta in tutte le
Chiese italiane domenica 18 settembre 2016, in concomitanza con il 26° Congresso
Eucaristico Nazionale, come frutto della carità che da esso deriva e di partecipazione di
tutti ai bisogni concreti delle popolazioni colpite.
chies a
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
GALLURA
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NGLONA 5
Il catechista in sinergia con gli altri operatori pastorali
Nella comunità ecclesiale
al servizio dell’annuncio
Don Paolo Pala - UCR Sardegna
Appena qualche mese fa, l’Ufficio
Catechistico Regionale aveva inviato ai parroci e ai catechisti della
Sardegna un questionario nel quale si chiariva prima di tutto quale
era il compito della catechesi: aiutare a conoscere, celebrare, vivere
e contemplare il mistero di Cristo e
poi quali doti deve possedere un
buon catechista: un uomo o donna
credente, adulto nella fede e ricordava che il catechista ha fatto la
scelta fondamentale per Cristo, è
capace di comunicarla, è inserito
in una comunità e sa correlare fede e vita. Ora, all’inizio del nuovo
anno pastorale, abbiamo voluto
sottoporre alcune domande al direttore dell’UCR don Paolo Pala,
essenzialmente due:
- Qual è la situazione catechistica a
livello regionale (bambini/ preadolescenti e adolescenti; formazione
catechisti) e le esigenze del territorio?
- Quali gli obiettivi per il nuovo anno pastorale.
Ecco che cosa ci ha risposto don
Paolo.
“Per quanto riguarda la prima domanda: la situazione catechistica
regionale è molto variegata con differenze sensibili non solo tra diocesi e diocesi, ma anche nello stesso
territorio diocesano esistono “marce differenti”, in merito alla prassi e
catechesi di iniziazione cristiana,
cura catechistica della gioventù,
esperienze oratoriane e cooptazione e formazione dei catechisti. In
realtà però ci sfugge una mappatura precisa... per tanti motivi, tra cui
la scarsa comunicazione tra diocesi
e per l’assenza prolungata (in alcune diocesi) della figura del direttore
UCD, problema a cui i vescovi stanno tentando di porre rimedio. In
Dario D’Angelo ha ricevuto il ministero dell’accolitato
Un altro frutto del ministero di don Alessandro Cossu
T
ra i ministeri istituiti, l’accolitato
rappresenta una tappa importante soprattutto per chi lo esercita in preparazione al diaconato che riceverà tra qualche mese. Paolo VI ricorda come alcuni ministeri furono istituiti
nella Chiesa fin dai tempi più antichi,
per il culto e il servizio al popolo di Dio.
Alcuni di essi, più legati alle celebrazioni
liturgiche, col tempo furono considerati
preliminari al ricevimento del sacramento dell’Ordine e nella chiesa latina
furono interpretati come «ordini minori». Due di questi erano proprio il lettorato e l’accolitato. L’accolito viene «istituito per aiutare il diacono e per fare da
ministro al sacerdote. È dunque suo
compito curare il servizio dell’altare,
aiutare il diacono e il sacerdote nelle
azioni liturgiche, specialmente nella celebrazione della santa Messa». In mancanza del diacono, spetta all’accolito disporre sull’altare corporale, purificatoio, calice e messale; aiuta il sacerdote a
ricevere i doni e gli presenta pane e vino.
Come ministro straordinario, può aiutare il sacerdote nella distribuzione della comunione al popolo, quando ve ne
fosse bisogno secondo le condizioni stabilite in Ministeria quaedam (impedimento da parte del sacerdote o grande
numero dei comunicanti). Infine, l’ac-
colito aiuta nella purificazione dei vasi
sacri. In mancanza del diacono lui stesso li purifica, ma non all’altare: li porta
alla credenza dove li purifica e riordina.
Come si vede si tratta di compiti che in
parte sono propri dell’accolito, in parte
il loro svolgimento è rilasciato all’opportunità, secondo il discernimento del sacerdote che celebra. Invece, la lettura
del Vangelo non è delegabile all’accolito.
Nel rispetto delle norme e dei gesti significativi che regolano la liturgia, un
accolito non può leggere il Vangelo durante la celebrazione eucaristica: si tratta di un servizio tipicamente diaconale,
e in mancanza di questa figura resta a
carico del presbitero. Nelle situazioni
ordinarie, non vi sono motivi perché si
debba venire meno a queste indicazioni.
La mens della riforma liturgica conciliare, tuttavia, invita a distribuire il più
possibile i compiti liturgici per manifestare la ricchezza della ministerialità
nella Chiesa. A questo ministero si prepara Dario D’Angelo, di anni 33, della
parrocchia di Golfo Aranci, originario di
Palermo e studente dottorando in sacramentaria. Frequenta il 6° anno di
Teologia e fra un anno verrà ordinato
diacono. È stato il vescovo della diocesi
mons. Sanguinetti a conferirgli il ministero sabato 10 settembre nella parrocchia di San Giuseppe in Golfo Aranci.
Dario D’Angelo, a breve verrà trasferito
in un’altra parrocchia per una esperienza pastorale. È uno dei frutti più belli del
ministero parrocchiale di don Alessandro Cossu, assieme ad un altro frutto,
ugualmente bello, che è Marco Bilewski,
sempre della parrocchia di Golfo Aranci, ma proveniente da Torino. Don Alessandro Cossu, parroco di Golfo Aranci
dal 19 settembre 2013 rimarrà in carica
sino al 09 novembre 2016, giorno del
suo insediamento da parroco nella parrocchia di San Teodoro.
aggiunta a ciò occorre considerare
anche il debole ruolo del coordinamento regionale in anni passati e
recenti, forse per un poco convinto
esercizio ecclesiale regionale. Mi
pare che la situazione stia migliorando grazie all’apporto dei direttori e grazie ad una maggiore attenzione dell’episcopato sardo. Proprio per sopperire a questa mancanza di una reale conoscenza della
situazione catechistica regionale
(iniziazione cristiana, giovani, catecumenato, catechesi dei disabili,
apostolato biblico, formazione dei
catechisti, etc.) abbiamo promosso
un’indagine per tutta l’Isola con il
contributo di Prof. Diotallevi. Tale
indagine coinvolge i direttori UCD,
i parroci e i catechisti delle dieci
diocesi sarde. In questo momento
stiamo procedendo alla raccolta dei
dati che successivamente saranno
computati e analizzati. Ci aspettiamo i risultati con la doverosa interpretazione per il mese di giugno del
2017. A tal proposito è doveroso
ringraziare la Conferenza Episcopale Sarda e quella italiana per le
risorse economiche investite.
Gli obiettivi del nuovo anno pastorale sono pochi e chiari: Giubileo regionale dei catechisti a Nuoro il
prossimo 2 ottobre. Un’occasione
importante per essere e vivere la dimensione ecclesiale del catechista,
oltre che per fare esperienza di misericordia, riconciliazione e vita rinnovata. Continuare ad investire sulla
formazione delle équipes diocesane
con incontri specifici ed appropriati.
Cercare di articolare meglio l’Ucr
con la creazione dei settori di competenza: i.c.; disabili; apostolato biblico; portare a termine il lavoro a
cui accennavo poco sopra, cioè la
conclusione della indagine statistica
con la relativa conoscenza e divulgazione della situazione catechistica
regionale... per poi lavorare di conseguenza. E poi occorrerà a chi di
dovere... rimboccarsi le maniche...
A più di un mese dalla GMG di Cracovia
Non solo ricordi ed emozioni
D. Alessandro Cossu - Referente diocesano
E dopo la GMG di Colonia 2005,
un’altra grazia: essere presente insieme ad altri 2,7 milioni di giovani per
incontrare il vicario di Cristo, Papa
Francesco, che ci ha chiamato a Cracovia per ricevere il mandato di annunciare Cristo e testimoniarlo in
questo mondo che sembra aver perso
la speranza nel Bene. Mentre a Colonia ero ancora un seminarista, qui mi
sono ritrovato da sacerdote, referente diocesano, che deve guidare altri
giovani a fare la stessa esperienza che
ho fatto io nel 2002 a Toronto e nel
2005 a Colonia, per far capire a questi giovani che cosa voglia Dio da loro
e dalla loro vita. In questi anni molte
cose sono cambiate e maturate, primo fra tutti il mio rapporto con Dio.
Rispetto al passato, ora sento Dio
ogni giorno presente e lo vivo nella
mia vita e soprattutto nella vita sacerdotale, parrocchiale e diocesana.
Quando si riceve un dono così grande non si può tenerlo per sé, ma è
bello ridonarlo e aiutare gli altri a
scoprire la gioia piena e la felicità in
Cristo, senza rilassarsi, senza essere
“giovani preti divano” e aiutare i giovani a non cadere nella stessa tentazione, ossia essere “giovani da divano” come ha ribadito il Santo Padre
durante la giornata mondiale della
gioventù. La GMG di Cracovia è stata
veramente un’avventura: disagio negli alloggi, difficoltà organizzative, malori di alcuni di noi,
ma in tutto questo la stanchezza cedeva continuamente il posto alla gioia di stare
insieme a fare festa con Cristo, insieme ad un turbinio di
giovani e bandiere di tutti i
colori, compresa quella sarda. Ho sentito la Chiesa viva,
unita, l’ho vista e percepita in questo
modo ed è così che la vorrei! Un anno
fa tutto questo credevo non fosse
possibile, visto il prezzo e le difficoltà
di ripartire con la pastorale giovanile
nella nostra diocesi. Con i referenti
diocesani e con l’aiuto straordinario
di don Andrea Domanski e l’agenzia
Renata Travel, siamo riusciti a fare
unità pastorale extra-diocesana e
sentirci davvero un unico Corpo che
prega, balla, canta e fa festa. Vorrei
inviare un sms a tutti i giovani e a tutti coloro che pensano alla Chiesa e a
Cristo come a qualcosa di antico, di
statico e triste e dir loro che la Chiesa
è giovane, è in movimento ed è gioia,
è comunità di persone che sanno donarsi l’uno all’altro liberamente. Ringrazio infinitamente il Signore per
questa esperienza e spero che i giovani abbiano compreso pienamente il
significato di quella parole che tante
volte il Papa Giovanni Paolo II pronunciò a noi giovani: “Aprite, anzi
spalancate le porte a Cristo”. Maria
Santissima, che abbiamo visitato nel
santuario di Czestochowa, protegga e
sostenga tutti i giovani affinché nel
testimoniare Cristo possano “incendiare” il mondo, di fede, gioia, amore
e soprattutto speranza nel Signore,
come ha detto Papa Francesco. Ringrazio di cuore tutti i collaboratori
diocesani, sacerdoti e laici, e soprattutto il vescovo, per il sostegno accordatoci. Dio ci e vi benedica tutti.
ALLURA
6 &AGNGLONA
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
chiesa d iocesana
A Kiev si delinea la nuova geografia delle diocesi
P
apa Francesco è dal 2013 che
chiede all’Episcopato Italiano di ridurre il numero delle
diocesi tanto pesanti. Entro la fine
di questo mese tutte le conferenze
episcopali regionali dovranno far
pervenire alla CEI il loro parere sul
progetto di riordino delle diocesi.
Attualmente in Italia sono 226 e
pare che almeno 90 siano in eccesso. Probabilmente assisteremo a
dei tagli e non è improbabile che
qualche sacrificio sia chiesto anche
alla nostra Isola dove ci sono 10
diocesi con una popolazione totale
di 1.658.000 abitanti. Nei prossimi
giorni, ogni ordinario diocesano
dovrà inviare un rapporto dettagliato della situazione: popolazione, la percentuale dei battezzati sul
totale dei residenti, il numero e
l’età media dei sacerdoti e dei religiosi, il numero dei seminaristi, le
I vescovi sardi a Kiev
è la frazione di Berchiddeddu che
ricade nella diocesi di Ozieri e le
distanze da un confine all’altro della diocesi superano i 100 km, mentre in continente, percorrendo 100
km, in alcune province vengono attraversate addirittura tre diocesi.
C’è da considerare che
in questi decenni, per
non dire in questi secoli, la Sardegna ha subito diverse trasformazioni, a livello sociale
ed economico. Papa Francesco sogna una Chiesa agile, snella, non
appesantita dalla burocrazia. Ecco
perché i vescovi sardi, dopo l’esperienza dello scorso anno in Svizzera, quest’anno hanno scelto
l’Ucraina per incontrarsi. L’orga-
I vescovi sardi in trasferta
ospiti del Nunzio Gugerotti
previsioni e le proiezioni per i
prossimi 5 anni. Diversi anche tra
gli studiosi di storia della chiesa,
sostengono la necessità di ristudiare i confini delle circoscrizioni ecclesiastiche isolane. A due passi
dalla città di Olbia, per esempio, vi
Medio Oriente
Cei: 3,5 milioni di euro dell’8 per mille
ai profughi siriani
T
re milioni e mezzo di euro,
tratti dai fondi dell’8 per
mille alla Chiesa Cattolica,
da destinare ai profughi siriani.
Li ha stanziati oggi la presidenza
della Cei. Un primo finanziamento, di circa 2 milioni di euro, permetterà a 3.647 famiglie di profughi cristiani (caldei, siro-cattolici e siro-ortodossi) in fuga da
Mosul e dalla Piana di Ninive di
trovare temporaneamente alloggio
in case in muratura, prese in affitto
dalla diocesi Caldea di Erbil. L’al-
tro contributo, di 1.600.000 euro,
servirà invece a garantire cibo, assistenza medica e generi di prima
necessità a oltre 12mila famiglie
della comunità cristiana di Aleppo, attraverso i Padri Francescani e l’Associazione pro Terra Sancta. “Entrambi i finanziamenti –
informa la Cei – saranno erogati
in due soluzioni: il secondo bonifico partirà solo dopo che sarà
stata presentata la documentazione attestante il buon esito delle prime spese effettuate”.
nizzazione del viaggio è stata facilitata dall’amicizia di alcuni vescovi
con il Nunzio Apostolico Mons.
Claudio Gugerotti, veronese. Ha
affermato padre Paolo Atzei, arci
vescovo di Sassari: “Si può dire che
il programma lo abbia pensato e
proposto lui con alcuni ottimi collaboratori. Così, non diversamente
dagli anni precedenti, l’utile è stato
soprattutto il dovere quotidiano
della preghiera comunitaria, della
concelebrazione dell’Eucaristia,
della mensa e del tempo libero fraternamente condivisi; l’utile è il
compito che ci portiamo sempre
appresso nelle nostre riunioni in
Sardegna e in ogni altro luogo: tanti punti all’ordine del giorno, con
ore di confronto, negli spazi di
tempo appositamente ritagliati.
Dilettevole è stato non solo il dovere di Pastori chiamati ad orientare l’impegno delle Comunità cristiane su alcuni particolari settori,
soprattutto formazione dei sacerdoti e dei seminaristi, e iniziazione cristiana, ma anche tutto ciò
che ha favorito in quei giorni una
più approfondita conoscenza di
quella Nazione e del suo patrimonio ambientale, storico, culturale,
artistico, spirituale. Un Paese con
un territorio due volte l’Italia e
una popolazione di 45 milioni di
abitanti, di cui circa quattro nella
sola Kiev. Utili e dilettevoli si può
dire fossero tutte le ore della giornata, anche le nostre riunioni sui
temi all’o.d.g., compreso quello
della possibile nuova articolazione delle diocesi sarde. L’Ucraina
su quest’ultimo punto non ci ha
certamente ispirato, perché avevamo ormai ben chiaro e definito,
in precedenza, il contributo da offrire alla Santa Sede. Con buona
pace dei quotidiani dell’Isola. Anche quest’ultimo momento crediamo sia stato utile e dilettevole,
nonostante la molta stanchezza”.
Attendiamo di conoscere come
verrà risolto il rebus e se ci dovranno essere dei tagli. Per ora vescovi e sacerdoti continuano la loro attività pastorale.
anniver sar io
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
GALLURA
&A
NGLONA 7
Il seminario di Tempio compie 50 anni
Gianni Sini
V
oluta con forte determinazione dai vescovi mons. Re,
mons. Ghiga e mons Melis
venne definita dallo stesso mons
Melis “l’Opera delle Opere”, non
una delle tante opere della diocesi, parafrasando così un detto
molto arguto di Pio XI. Il vecchio
seminario di piazza Gallura era
risultato ormai inadeguato per
posti e funzionalità e la struttura
era divenuta fatiscente. La capillare campagna del settimanale
“Gallura e Anglona” alimentò una
gara di solidarietà che permise
una raccolta straordinaria sia di
denari che di materiali. Nulla ricevette dalle istituzioni pubbliche, ma la buona raccolta fu opera esclusiva della bontà della
Chiesa nel senso più compiuto. La
posa della prima pietra avvenne il
giorno della festività di San Giuseppe del 1962, alla presenza di
tutte le autorità cittadine, tra cui
si ricorda l’on. Paolo Dettori e di
una folla numerosa di fedeli. Il
Posa
della
prima
pietra
vescovo mons. Mario Ghiga firmò
la pergamena prima che venisse
murata. Con l’inizio dell’anno scolastico 1966/67 anche la vita dei
seminaristi cambiò. Iniziarono a
frequentare le scuole pubbliche
causando qualche perplessità nei
fedeli che li avrebbero visti più volentieri nel centro della città nonostante quei locali appena abbandonati fossero angusti e freddi. Il
26 settembre 1966 prima dell’inizio dell’anno scolastico, 57 seminaristi tra la prima media e la
quinta ginnasio, nonostante i lavori del nuovo seminario non fossero stati ancora ultimati, entravano nei nuovi locali. Il Santo Padre
inviava un telegramma di auguri
per la nuova opera. La benedizione vera e propria dei locali avvenne qualche anno dopo, ed esattamente il 09 novembre 1968. Il
card. Luigi Traglia officiava la santa messa per l’inaugurazione del
nuovo edificio alla presenza delle
autorità locali e regionali e i rappresentanti di tutte le istituzioni e
della Conferenza Episcopale Sar-
I seminaristi nell'anno scolastico 1966-67
da. La direzione del seminario veniva confermata la Congregazione
del Sacro Cuore di Gesù di Trento
e nominato rettore del nuovo seminario Padre Oscar Menichelli
che vi rimarrà sino al 1972. Animatori padre Romeo Benetazzo e
padre Domenico Marconi, padre
spirituale invece venne nominato
padre Silvio Tabarelli. A collabo-
Seminaristi in gita
sul Limbara
Uno dei pochi diventati sacerdoti
La testimonianza
preziosa
di don Umberto
D. Umberto Deriu - Parroco di Calangianus
e capellano al supercarcere di Nuchis
S
ento forte in me il desiderio
di voler esprimere con queste parole le mie considerazioni riguardo a ciò che è stata
per me l’esperienza del Seminario Minore. 26 settembre 1966:
data importante perché ha significato per me l’ingresso nella realtà del Seminario, posso affermare che per me non è stata problematica perché vivevo a Tempio visitavo il Seminario vecchio
e facevo il chierichetto nella chiesa del Purgatorio dove officiava il
rettore Padre Oscar Menichelli.
Seminario nuovo; superiori nuovi, per la prima volta i seminaristi che frequentano le scuole
esterne, tante novità tutte positive. 56 alunni che cercano di fare
un cammino insieme per condividere un tratto importante della
loro vita. Nuova condizione di vita ma sempre sostenuti, incoraggiati, educati a vivere attivamente la vita del Seminario. Quante
qualità belle in ciascuno dei
compagni cercando di comprendere ciò che il Signore voleva da
noi. Voglio ringraziare il Signore
per gli 8 anni di Seminario minore per come siamo stati accolti in
modo accogliente e premuroso,
vicini alle nostre esigenze ma attenti ad alzare il livello della proposta formativa perché non ci
accontentassimo di essere mediocri ma tendere sempre al meglio. Abbiamo vissuto momenti
di gioie ma anche di sofferenza
quando qualche compagno lasciava il Seminario, questo mi ha
introdotto a capire che il sacerdote è una persona che non nasconde i suoi sentimenti a chi gli
sta di fronte, ma un uomo che
gioisce con chi è nella gioia e
piange con chi è nel pianto senza
paura di mostrarsi come è. Ricordare i superiori è capire che
anche se severi si è imparato
molto da loro perché come dei
rare nel nuovo seminario, dal 23
settembre 1966 vennero chiamate
le suore della Compagnia di Mater
Purissima ed esattamente suor
Maria Speranza, suor Maria Elena
e suor Maria Antonietta. Subentrarono alle suore di Gesù Crocifisso che per vent’anni avevano
collaborato nella cucina del vecchio seminario di piazza Gallura.
Dei 57 seminaristi del primo anno
di apertura, soltanto quattro sono
arrivati alla meta del sacerdozio:
don Umberto Deriu, don Giampaolo Raffatellu, don Gianni Sini e
don Andrea Raffatellu. Il 26 settembre 2016 alle ore 17,00 dopo la
Messa alle ore 16,00 celebrata da
mons. Sanguinetti nella chiesa
esterna del seminario, ci si recherà
in aula magna per ascoltare le testimonianze di coloro che hanno
vissuto il passaggio dal vecchio al
nuovo seminario, le testimonianze
dei rettori, di ex alunni e di zelatrici, il tutto intervallato da brani
musicali proposti dal coro di San
Pietro Apostolo diretto dal maestro Giovanni Maria Pasella. E’ superfluo dire che siete tutti invitati
“nel cuore della diocesi”.
buoni allenatori esigenti abbiamo seguito i loro consigli per poter giocare anche noi la partita
della vita sacerdotale con la serenità e fiducia in Dio che ci ha
chiamato e nelle persone che ha
scelto per prepararci. Negli anni
del Seminario mai dissidi o carrierismi vari nella nostra comunità, ma aiutati a curare le relazioni con tutti, certi che il regno
di Dio si costruisce un passo alla
volta lasciandosi guidare dallo
Spirito. E tutto questo non puoi
farlo da solo ma insieme. Per
questo dico il grazie al Seminario
scegliendo l’immagine della cordata durante la scalata, perché la
cordata ti insegna l’appartenenza, ti educa al lavoro fecondo e
silenzioso, ti allena alla fatica
della salita, ti fa praticare la fiducia, ti fa condividere la gioia per
il traguardo raggiunto.
ALLURA
8 &AGNGLONA
diaconato
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
Un nuovo diacono per la Chiesa di Tempio-Ampurias
È
un momento emozionante
l’ordinazione diaconale, soprattutto la chiamata del
candidato e la prostrazione. Sabato 27 agosto, nella chiesa esterna
del seminario, gestita dalla parrocchia del Sacro Cuore, fr. Giuseppe
Pipitone è stato ordinato diacono
da mons. Sebastiano Sanguinetti.
Alla richiesta presentata al vescovo
dal Rettore del seminario diocesano don Paolo Pala:
Reverendissimo Padre, la
santa Madre Chiesa chiede
che questo nostro fratello sia
ordinato diacono, il vescovo
ha chiesto: Sei certo che ne è
degno?
Don Paolo Pala ha ripercorso tutte
le fasi del periodo formativo del
candidato con queste parole:
“Ecc.za Rev.ma, conosco fr. Giuseppe Pipitone (al secolo Salvatore) dall’autunno del 2011, periodo
nel quale S.E. lo ha affidato alla
mia attenzione formativa in ordine
al sacerdozio ministeriale. Fr. Giuseppe è un uomo di 36 anni, proveniente dalla bella, antica e nobile
Sicilia, appartiene da oltre dieci
anni alla giovane Comunità religiosa dei Piccoli frati e Piccole suore di Gesù e Maria, attualmente interessata ed impegnata nel proprio
cammino di riconoscimento canonico da parte della diocesi madre
(Noto) e della Sede Apostolica. In
questa comunità religiosa fr. Giuseppe ricopre un servizio impegnativo essendo il vicario del Fondatore che è anche l‘attuale Responsabile generale. Dopo un’adolescenza ed una prima giovinezza svagata, intraprende gli studi universitari presso l’Università di Palermo,
Facoltà di Lettere con specializzazione in discipline artistiche e musicali. Intorno all’anno 2004/2004
incontra fr. Volantino Verde (al secolo Corrado Giunta) persona carismatica e neoconvertita che, accogliendo un’ispirazione del Signore
e dietro consiglio del suo direttore
spirituale, inizia e costituisce una
Fraternità religiosa con specifiche
attività apostoliche quali l’evangelizzazione di strada per ricondurre
i “lontani”, gli indifferenti e gli atei
alla fede cristiana e alla pratica dei
sacramenti. Da questo incontro
❜
❜
Il servizio della carità nelle
parole del vescovo
“
L
’
piti della Chiesa, che insieme e inseparabilmente costituiscono “l’intima natura della Chiesa”: il servizio
della parola e il servizio della liturgia. Il diacono, quindi, secondo le
competenze e le modalità del suo
grado, è istituito ministro della parola, ministro della liturgia e ministro della carità. Sono servizi inseparabili ed interdipendenti, l’uno
non si può dare senza l’altro e l’uno
integra e completa l’altro. Ma nella
logica di Cristo e del vangelo la carità, in quanto rivelazione stessa di
Dio che è amore, rappresenta quasi
l’anima e la forma anche degli altri
due servizi. Accentuare, perciò, la
dimensione caritativa della diaconia della Chiesa, non significa oscurare le altre due dimensioni, semmai ricondurre anch’esse al loro alveo originale, che è il cuore stesso di
Dio, cuore benevolo e misericordioso verso ogni creatura umana ferita
nel corpo e nello spirito. Sempre
Benedetto XVI in un suo discorso
ha aggiunto: “Negli ultimi secoli, le
ideologie che inneggiavano al culto
della nazione, della razza, della
classe sociale si sono
Fr. Giuseppe Pipitone
rivelate vere e proe il Vescovo
prie idolatrie; e altrettanto si può dire
del capitalismo selvaggio col suo culto
del profitto, da cui
sono conseguite crisi, disuguaglianze e
miseria”. Un tema,
questo, molto caro a
Papa Francesco, sul
quale torna spesso
per invitare la Chiesa
ordine sacro, sappiamo,
nei suoi tre gradi (diaconato, presbiterato, episcopato), appartiene alla struttura portante della Chiesa, attraverso il quale Dio assicura al suo popolo tutto
quel tesoro di grazia che ne fa un
popolo redento e nello stesso tempo
lo rende “lumen gentium”, luce delle genti sparse in tutto il mondo e in
tutti i tempi. Non una struttura di
potere e di comando, non una struttura di privilegi e di primi posti, ma
una struttura di servizio, nella logica evangelica data a questo termine
e incarnata nel suo significato autentico in Cristo stesso. Il diaconato
è stato istituito dalla Comunità apostolica come diaconia-servizio
della carità verso gli ultimi e i poveri. Dirà papa Benedetto XVI che
“il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza”
(Benedetto XVI, Intima Ecclesiae
natura, proemio). Con il tempo la
Chiesa ha esteso il ministero del
diaconato anche agli altri due com-
nasce una conversione, un riavvicinamento alla fede e alla Chiesa
tanto da indurre fr. Giuseppe ad
intraprendere un cammino di discernimento in ordine alla vita
consacrata. In ausilio a ciò viene
inviato da fr. Volantino presso il
Seminario regionale della Calabria
“San Pio X” in Catanzaro dove
espleta il quinquennio formativo.
Nel 2010 fr. Giuseppe giunge insieme a fr. Picchignito e ad alcune
consorelle nella nostra diocesi,
precisamente ad Olbia presso la
Parrocchia della Sacra Famiglia,
con il permesso di S.E., per costituire una piccola comunità. Al contempo inizia gli studi specialistici
presso il Pontificio Istituto Biblico
in Roma conseguendovi la Licenza
in Scienze bibliche. Attualmente è
dottorando presso codesto Istituto
e svolge l’attività di docente di esegesi biblica veterotestamentaria
nel nostro ISSR. Fr. Giuseppe è un
uomo intelligente, culturalmente
qualificato, teologicamente preparato, ortodosso nella dottrina,
amante dello studio e della scrittura. Credo che lo studio intenso e
Don
Paolo
Pala
l’applicazione alle Scienze bibliche
siano il suo peculiare modo di pregare. Ha dimostrato propensione
all’impegno pastorale, mostrando
una certa versatilità e passione per
la gente, l’evangelizzazione, la catechesi, la conoscenza e diffusione
della Paola di Dio in genere, la docenza come campo apostolico, l’attenzione alle situazioni dio sofferenza morale e di disagio in genere. Si è mostrato docile ed affidato
al Vescovo, al suo diretto Superiore, ai suoi antichi formatori e a chi
in questo momento ha avuto un
ruolo di coordinamento formativo
a livello diocesano. Alla luce di
queste considerazioni, sapendo
che la Fraternità dei piccoli frati di
Gesù e Maria è bene incamminata
sulla strada della erezione in Istituto di Vita consacrata, sapendo
che fr. Giuseppe sarà coinvolto in
un proficuo tirocinio pastorale
parrocchiale, capace di raffinarlo,
dico che “dalle informazioni raccolte presso il popolo cristiano e
secondo il giudizio di coloro che ne
hanno curato la formazione, posso
attestare che ne è degno”.
L’abito che indosserai è quello del servo
e il grembiule quello del servizio
e ciascuno di noi, ognuno per la sua
parte di responsabilità, ad essere
Chiesa in uscita verso tutte le periferie esistenziali, materiali, spirituali, morali e sociali. Caro Fra Giuseppe, Cristo ti chiama oggi ad essere suo servo, ad essere servitore e
ministro del suo amore in mezzo ai
fratelli che Lui ti affiderà. Da oggi,
questo non sarà più solo frutto della
tua iniziativa, espressione della tua
sensibilità personale, un abito che
tu potrai indossare o smettere a
piacere, ma un dono e un mandato
della Chiesa che diventerà connaturale alla tua persona e alla tua vita,
che informerà la tua esistenza, le
tue parole e le tue opere. Diventerà,
per grazia di Dio e per mandato della Chiesa, parte di te, che ti contrassegnerà indelebilmente, perché la
tua vita da oggi diventi dono totale
a Dio e ai fratelli. L’abito liturgico
che oggi indosserai è l’abito del servo, il grembiule del servizio, secondo la bella espressione di mons. Tonino Bello nel suo libro “La Chiesa
con il grembiule”. Un vestito liturgico che ingloba e finalizza ancor di
più il saio che indossi abitualmente,
nello spirito di San Francesco. Abito liturgico e saio che non indicano
tanto separazione, ma invito ad andare e ad essere in mezzo ai fratelli
con lo stesso spirito e lo stesso profumo di Cristo. Abito liturgico e saio
che non indicano solo rinuncia, ma
indicano soprattutto dono, dono totale di te a Dio, alla Chiesa e ai fratelli, senza calcoli umani e senza
tornaconto personale. A una società
sempre più agonistica, che vive e
sopravvive sulla competitività esa-
sperata, che fa tante vittime e lascia
indietro tante, troppe persone,
gruppi e popoli, Cristo contrappone
il primato del servizio, dell’essere
per gli altri, del condividere con gli
altri, dell’essere una sola famiglia.
Essere ultimi per servire. Qui
siamo nel cuore del Vangelo, siamo
nel cuore del Francescanesimo, qui
siamo nel cuore della vita e della
missione della Chiesa. Nel dono del
diaconato che oggi ti viene conferito, caro Fra Giuseppe, tu vivrai il
mandato di Cristo, esprimerai nel
migliore dei modi lo spirito di San
Francesco: la minorità, l’umiltà, la
povertà, la rinuncia a te per essere
degli altri, il tuo essere “piccolo frate di Gesù e Maria”, facendo diventare dono per gli altri i doni di mente, di cuore, di cultura e di generosità che il Signore ti ha dato. A questa
tua gioia si unisce la tua famiglia di
origine, genitori e familiari tutti,
che saluto con affetto. In modo del
tutto particolare condivide questa
gioia la tua famiglia religiosa dei
“Piccoli Frati e Suore di Gesù e Maria”, qui rappresentata dal Fondatore e Superiore generale dei Frati
Fra Volantino Verde e dalla Superiora Generale delle suore, suor Veronica. Dopo il presbiterato di Fra
Antonio e il diaconato di Fra Volantino, tu sei il terzo ad essere ammesso oggi all’ordine sacro nel grado del diaconato. Un ulteriore segno con il quale il Signore accompagna il vostro cammino e il vostro
cammino. Ma gioisce anche la nostra chiesa diocesana che da oggi tu
servirai con il mandato che ti viene
dalla grazia dell’ordine sacro”.
vita dio c esana
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
GALLURA
&A
NGLONA 9
I piccoli frati e le piccole suore di Gesù e Maria,
a “La Salette”
Le piccole suore
P
ace e bene a voi cari parrocchiani,
forse alcuni già ci conoscono o hanno
sentito parlare di noi, ci presentiamo:
siamo i Piccoli Frati e le Piccole Suore di
Gesù e Maria, che a breve, a Dio piacendo
verremo a prestare il nostro servizio nella
Parrocchia di Nostra Signora de La Salette,
secondo il desiderio del nostro amato
Vescovo Mons. Sebastiano Sanguinetti e la
benevola accoglienza del parroco Don
Gianni Sini. La nostra è una giovane
comunità religiosa, formata da un ramo
maschile e da un ramo femminile che vivono
la stessa regola pur abitando in case
nettamente separate.
Fra’ Volantino
Il nostro iniziatore è Fra’ Volantino Verde,
laureato in Teologia Fondamentale con la
specializzazione in Dialogo Interreligioso
presso la Pontificia Università Lateranense
di Roma, nonché Diacono transeunte nella
Diocesi di Noto (SR), luogo in cui la nostra
comunità è nata circa 17 anni fa ed è stata
approvata il 30 Maggio 2014, come
“Associazione Pubblica di Fedeli, in vista di
Istituto di Vita consacrata”, secondo
quella che è la prassi della Santa Sede
per l’approvazione delle nuove comunità
religiose. Prima di conoscere il Signore, fra’
Volantino era un giovane spensierato ed
ateo che trascorreva il tempo cercando di far
soldi e tra i divertimenti mondani. Aveva
infatti un grosso pub di 1500 soci e una
palestra di culturismo in Sicilia ed una
piccola ditta edile a Milano, inoltre amava
sfrecciare con le moto a 300 Km/h. Dopo un
lungo ed affascinante cammino di ricerca,
scaturito dalla sofferenza, arrivò finalmente
Fra Picchignito,
fra Giuseppe
e, a destra,
fra Volantino,
fondatore della
comunità
Presentati dal Vescovo
alla comunità
in occasione della
festa patronale
a comprendere
l’esistenza di Dio e la
sua vita cambiò
radicalmente. Trovata la fede, iniziò subito a
domandarsi quale fosse il progetto di Dio
nella sua vita, e per comprendere ciò si recò
fino a Fatima in autostop e lì, dopo un
periodo di preghiera ricevette la chiamata
alla vita consacrata. Certo, inizialmente non
pensava di dover lui stesso fondare una
nuova comunità, ma con il tempo e la spinta
della sua guida spirituale di allora, diede
inizio alla nostra comunità che compendia
in sé la spiritualità dei primi carmelitani e
quella dei primi francescani. Il nostro
carisma nello specifico “oltre la
contemplazione è - secondo la definizione
data dal nostro fondatore quello di andare per le strade
in semplicità, povertà e
professionalità per rimandare
le anime verso i sacramenti,
particolarmente quelli della
santa confessione e della santa
comunione”.
Dove siamo / chi siamo
Attualmente la comunità è
presente in Italia in tre diocesi,
ossia qui a Tempio Ampurias, a
Noto e a Cremona, poi negli
USA a Houma-Tibodaux in
Louisiana, e a Roma con uno
studentato generale. La
comunità presente qui ad Olbia,
è composta attualmente da due
frati e tre suore. Fra’ Giuseppe
36 anni, Servo Vice-Generale
della nostra comunità,
Licenziato in Scienze Bibliche al
Pontificio Istituto Biblico di
Roma e dottorando presso lo
stesso istituto, è attualmente
docente di Introduzione
Teologica e letteraria alla
Sacra Scrittura all’ISSR di
Tempio Pausania. È stato
ordinato Diacono transeunte il
27 agosto 2016 per
l’imposizione delle mani del
nostro vescovo mons.
Sanguinetti ed eserciterà
il suo nuovo ministero,
particolarmente presso la parrocchia di
Nostra Signora de La Salette. Fra’
Picchignito, portoghese di 38 anni, licenziato
in Teologia Fondamentale presso la
Pontificia Università Lateranense di Roma e
dottorando in Teologia Dogmatica alla
Pontificia Università Urbaniana di Roma,
ricopre l’incarico di docente di Teologia
Fondamentale all’ISSR di Tempio Pausania.
Già ammesso agli Ordini Sacri, si prepara
anche lui a ricevere il Diaconato transeunte.
Suor Stella 31 anni, Serva Vice-Generale della
nostra comunità, laureata in Scienze
Religiose all’ISSR di Tempio Pausania, oltre
ai suoi incarichi comunitari sarà impegnata
nel progetto diocesano della “Cittadella della
Carità” e nella pastorale parrocchiale. Suor
Scintilla 25 anni, ha conseguito il
Baccalaureato in Sacra Teologia presso la
Pontificia Università Lateranense di Roma,
quest’anno inizierà l’insegnamento di
religione presso un Istituto tecnico della città
di Olbia e collaborerà alla pastorale
parrocchiale. Infine abbiamo una novizia,
Suor Bela, portoghese, che ha insegnato per
diversi anni “morale” nelle scuole della città
di Viseu (Portogallo), anche lei presterà il suo
servizio alla pastorale della parrocchia.
Informazioni
Per maggiori informazioni, potete visitare il
nostro sito internet:
www.fratipoveri.net, dove è anche
possibile vedere foto e video esplicativi del
nostro operato a servizio di Dio e della
Chiesa, sia nelle missioni parrocchiali e sia
nei viaggi di totale provvidenza, a lungo
raggio per le strade del mondo o a breve
raggio per le strade delle Diocesi nelle quali
operiamo. Detto ciò, ci affidiamo al Signore
e a Nostra Signora de La Salette, affinché
possiamo svolgere al meglio il nostro
servizio anche nella vostra parrocchia,
secondo il nostro specifico carisma, per la
maggior Gloria di Dio e la Salvezza del
maggior numero di anime possibili.
Pace e bene e a presto!!
ALLURA
10&AGNGLONA
Napoli 1966. Suore in partenza per il Brasile
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
miss ioni
Le Figlie di Gesù Crocifisso
da 50 anni in Brasile
L
di aprire una missione
’ idea
in Brasile nasce durante il
se, ma quella diocesi grande come
metà dell’Italia aveva appena sette
Concilio Vaticano II quando sacerdoti. Prima di allora non
mons. De Angelis, vescovo di Via- c’era stata ancora una Congregana nel Maranhão si incontra con zione. Mons. Giovanni Melis ne
mons. Melis. Si parlava già da allo- parlò subito con il fondatore delle
ra di cooperazione tra varie Chie- Figlie di Gesù Crocifisso padre Salvatore Vico che
vennero convocati a Roma con
madre Maddalena Brigaglia. Ben
volentieri accolsero subito l’invito di inviare in
Brasile alcune
suore. Le prime
due suore ricevono il Crocifisso
nel santuario al1966. Paolo VI
la presenza del
benedice le suore
vescovo mons.
in partenza per il Brasile
Giovanni Melis.
Il 4 gennaio 1966 le nostre missionarie lasciano la Sardegna dirette a Roma, accompagnate dai
superiori, che con loro, prima di
proseguire per l’imbarco a Napoli, saranno ricevuti dal Santo Padre, Paolo VI. Al porto di Napoli
padre Vico assiste col cuore traboccante di emozione alla partenza delle sue figlie, che vuole paternamente rassicurare fino all’ultimo: “Non partite sole perché
tutti siamo impegnati nella stessa
opera. Il Crocifisso deve sostenervi e con le braccia di Gesù abbracciate in un palpito d’amore tutte
le anime, non solo quelle del Brasile, ma tutte le anime del mondo”. E ancora: “Ogni cristiano è
catechista, è missionario, deve
predicare il Vangelo; siamo gli
evangelizzati che abbiamo il compito di evangelizzare. La fede che
Prima professione di un’asiatica tra le Figlie di Gesù Crocifisso
D
omenica 11 settembre 2016,
nel Santuario di Gesù
Sommo ed Eterno sacerdote, alle ore 18,00 e presieduta da
mons. Sebastiano Sanguinetti si è
svolto il rito della prima professione di fede di Maria Elela Tabacug
Flores della Congregazione delle
Figlie di Gesù Crocifisso. Aveva
conosciuto la congregazione nel
2012 a Roma. Per l’Istituto è stato
un momento storico, sottolineato
dalla madre generale Suor Feliciana Moro che si è rivolta alla professa, al vescovo e ai fedeli presenti con queste parole: “Con vera
gioia vi porgo il saluto della Congregazione. La presenza del Vescovo, Mons. Sebastiano Sanguinetti, che vivamente ringrazio, dice che quello che oggi celebriamo
non è un affare di famiglia, delle
Figlie di Gesù Crocifisso, ma è un
evento di Chiesa, perché la Congregazione vive e si sviluppa den-
tro la Chiesa, e i suoi membri, con
i voti religiosi, non diventano una
casta privilegiata, ma assumono
ufficialmente l’impegno di vivere
integralmente il battesimo, sotto
l’azione vivificante dello Spirito
Santo e in piena comunione con i
Pastori. Saluto quindi con gratitudine, accanto al vescovo i sacerdoti e tutti gli amici che, con la loro
presenza, ci fanno sentire il calore
della Chiesa e la forza della comunione che ci rende fratelli. Un particolare saluto lo rivolgo ai Filippini, parenti ed amici di Maria Elena
arrivati da Roma, Londra e Canada, e qualcuno anche da qualche
vicino paese della Sardegna. A voi
Filippini, che non ci conoscete, desidero raccontare qualche cosa che
vi permetta di cogliere il profilo
della Congregazione, alla quale la
vostra connazionale Maria Elena
ha deciso di associarsi. È una Congregazione missionaria la nostra,
votata all’evangelizzazione e alla
carità e animata da una profonda
spiritualità sacerdotale e oblativa.
È nata in Italia ed è presente anche in Brasile da 50 anni (1966) e
in Africa da 40 (1976), ovunque
ben radicata nella Chiese locali e
attiva, soprattutto nella catechesi,
nell’animazione missionaria, vocazionale e caritativa; nell’educazione, nella scuola e nei servizi di
assistenza agli anziani e ai portatori di handicap psichici e, nelle
missioni estere, anche in ospedali,
ambulatori e centri polivalenti di
formazione umana e cristiana.
Maria Elena Flores è la prima giovane asiatica che entra a far parte
della nostra famiglia religiosa. È
la nostra porta per l’Oriente, il
primo passo e verso la realizzazione di un sogno lasciatoci in eredità dal Fondatore e da noi coltivato
in attesa dei tempi che solo Dio
conosce… Oggi, dopo quattro anni
abbiamo ricevuto non possiamo
tenerla per noi, ma dobbiamo comunicarla con entusiasmo, con
l’esempio della vita. Gesù è il
Messia liberatore, è il Salvatore, e
noi siamo stati associati a Gesù
nell’opera di salvezza”. La nave
“Augustus”, dopo 13 giorni di navigazione le sbarcherà a Rio de
Janeiro. Di qui dieci giorni dopo,
un aereo delle linee aeree brasiliane le condurrà a São Luis, dove, a causa di una grave forma di
intossicazione di suor Stefania
dovranno fare una lunga sosta.
Potranno raggiungere Viana, nel
Maranhão e dare avvio alla Missione il giorno 19 aprile, data anniversaria dell’ordinazione sacerdotale del Fondatore. Finalmente
Padre vede realizzato l’ideale che
ha segnato la sua vita sacerdotale:
“portare Cristo al mondo”.
La professa suor
Maria Elena Flores
da quel primo incontro, Maria
Elena che conosce meglio la Congregazione e ha visitato le sue
opere si prepara a condividere con
le sorelle la vita, la spiritualità e i
servizi, pronunciando il suo primo e gioioso “SI” con i Voti castità, povertà e obbedienza. Il suo
cuore è carico di gioia e noi godiamo con lei e invochiamo dal Signore il dono della fedeltà. Sapete
bene che la stabilità e la fedeltà,
non sono oggi virtù facili, in una
società che vive all’insegna del
mordi e fuggi, ma sono virtù possibili con l’aiuto di Dio, il Dio fedele che non ci lascia mai soli, ma
cammina con noi”.
Attività apostolica in Brasile delle Figlie di Gesù Crocifisso
D
on Salvatore Vico colloca sempre l’azione
del suo apostolato in una dimensione universale costantemente animato dalla Parola di Dio, dall’Eucaristia e da una incondizionata e
gioiosa fedeltà e obbedienza alla Chiesa. L’impegno apostolico della Congregazione del sacerdote
gallurese si dimostra subito fecondo. In un momento di forte mobilità e di profonde trasformazioni pastorali, la Congregazione asseconda le richieste dei Vescovi e le necessità della Chiesa spostando la propria sede nei luoghi dove è più necessaria la presenza per l’animazione delle comunità
di base: Matinhã (aperta nel 1972 e chiusa nel
1977) nella diocesi di Viana; São Mateus (aperta
nel 1979 e chiusa nel 1988) nella diocesi di Coroatà; Bom Jardim (aperta nel 1977 e ancora attiva)
nella diocesi di Zé Doca e una a Inpendencia
(1984) trasferita poi a Peritorò e ancora attiva, nel-
la diocesi di Coroatà. Numerose sono le attività pastorali e sociali con cui le suore partecipano attivamente all’evangelizzazione e alla promozione umana e religiosa delle popolazioni: catechesi e liturgia, pastorale della terra e pastorale giovanile, insegnamento e attività laboratoriali per l’avviamento al lavoro, attività teatrali e gestione di centri polivalenti destinati ai giovani, promozione della salute, alfabetizzazione e sport. Padre Vico segue con
attenzione l’evolversi della missione brasiliana e
mantiene numerosi e cordiali contatti con i vescovi
delle diocesi interessate. Dal 2004 la presenza della Congregazione in Brasile si allarga anche allo
stato del Parà dove le suore nella diocesi di Castanhãl, accanto alle attività proprie di evangelizzazione e coscientizzazione del popolo di Dio, offrono
una intelligente e fattiva collaborazione alla gestione della Parrocchia di S. Anna ad Apeù.
Suor Paola
102 anni di preghiere
Buon compleanno!
Don Pietro Denicu
si insedia nella
cattedrale di
Castelsardo
Don Luciano
Brozzu alla guida
di Sedini e Bulzi
vita diocesa na
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
Ingresso di
don Luciano Brozzu
a Sedini
Don Pietro Denicu
C
on grande rammarico la comunità di San Pietro Apostolo in Tempio aveva dato il saluto a don Luciano Brozzu il 20 agosto, ma ora non è più tempo di rimpianti perché il vescovo lo ha chiamato ad una responsabilità diretta
come parroco. Si occuperà delle parrocchie di Sant’Andrea in Sedini e
San Sebastiano in Bulzi. Per desiderio del vescovo la presa di possesso
di entrambe le parrocchie è avvenuta venerdì 9 settembre a Sedini in
un’unica celebrazione. È stato il vescovo mons. Sanguinetti a presentarlo alla comunità, ricordando anche ai fedeli, come lo farà successivamente con una lettera indirizzata
a tutti i sacerdoti della diocesi che
“l’affetto, la riconoscenza e l’attaccamento dei fedeli al proprio sacerdote
non può che rendermi felice, ma non
posso accettare che ciò si manifesti
in modo improprio, se non addirittura anti ecclesiale. Vogliate bene al
nuovo parroco, come avete voluto
bene a don Pietro parroco uscente”.
Ha ragione il vescovo quando chiede
che non si verifiche che le lodi e il
rimpianto per la partenza del-
l’uscente abbiano il sopravvento sulle poche e formali parole di benvenuto al nuovo. Don Luciano Brozzu
nella sua permanenza a Tempio si è
speso soprattutto a favore degli ultimi e degli ammalati. Questo era il
suo campo privilegiato: visitare gli
ammalati e coloro che avevano subito un lutto in famiglia. Ad accompagnare don Luciano c’era don Antonio Tamponi, parroco della cattedrale di Tempio, don Rinaldo Alias,
don Nino Posadino parroco emerito
di Nulvi, don Roberto Aversano,
parroco di Badesi, don Pietro Pruneddu, parroco di Nulvi e, naturalmente, il parroco uscente don Pietro
Ad Olbia arrivano i Salesiani
dell’opera salesiana nel
capoluogo sardo,
presentandogli il problema
della “gioventù
abbandonata”. durante i
primi incontri seguiti
a tempo si parlava
all’invito a don Bosco di
della presenza dei
introdurre i salesiani in
salesiani ad olbia.
sardegna, si disse con
ora finalmente prendono
possesso il 25 settembre nella rammarico: “Fra tutte le
regioni d’italia la sola
parrocchia di san Ponziano
sardegna non ha un istituto
nel popoloso quartiere di
salesiano. ebbene, le
Poltu Quadu, sotto
aspirazioni di tanti cattolici
l’auspicata benedizione di
ben presto furono appagate
don Bosco. ad olbia, nella
chiesa di san Ponziano in via ed il primo Collegio
salesiano sorse nella
monza, il vescovo
simpatica cittadina di lanusei
sanguinetti ha presieduto
l’eucaristia, alla presenza del nel settembre del 1902. ora
anche olbia potrà godere
superiore della
della presenza di questi
Circoscrizione salesiana
sacerdoti il cui prestigio
dell’italia Centrale don
educativo è ormai noto a
leonardo mancini e del
tutti. don Bosco accompagni
sindaco di olbia settimo
nizzi. durante la santa messa e guidi la missione affidata a
questi sacerdoti, soprattutto
sono stati presentati i
presbiteri don Valerio Baresi tra i giovani di questa terra
splendida e benedetta. nella
che verrà nominato parroco,
don massimiliano Civinini e lettera inviata alle comunità
parrocchiali, don Valerio,
don antonio ibba che si
prenderanno cura della nuova don massimiliano e don
antonio scrivono:
parrocchia. la presenza dei
salesiani in sardegna risale al “sappiamo che questo
momento non è significativo
lontano 1879 quando gli
solo per noi salesiani e per
arcivescovi di Cagliari
la parrocchia di san
monsignor Balma e poi
Ponziano ma è un evento
monsignor Berchialla
che coinvolge l’intera
chiesero ripetutamente e
diocesi e in particolare la
insistemente direttamente a
città di olbia.
don Bosco la fondazione
GALLURA
&A
NGLONA11
Denicu. Don Pietro, nativo di Nulvi è
stato chiamato a sostituire don Giovanni Pittorru a Castelsardo nelle
due parrocchie di Sant’Antonio Abate e della Sacra Famiglia. Ormai da
qualche anno le due parrocchie formano un’unità pastorale sotto la
guida dello stesso parroco. Don Pietro è sacerdote molto giovane, classe
1983, è stato ordinato sacerdote a
Nulvi il 29 aprile del 2011. Stimato
dalla gente, anche lui con rammarico aveva salutato la comunità di Sedini per questo incarico più impegnativo in quella che per secoli è stata la sede della diocesi di Ampurias.
Per questa occasione così solenne, il
martedì 13 settembre, è arrivato il
vescovo Sanguinetti con il parroco
uscente don Giovanni Pittorru, don
Pietrino Usai, don Giuseppe Delogu
e il sacerdote castellanese don Santino Cimino che sabato 8 ottobre
prenderà possesso della parrocchia
di Trinità d’Agultu. La cattedrale era
gremita di fedeli per accogliere il
nuovo parroco che ha presieduto la
santa Messa e così inizia ufficialmente il suo ministero pastorale. A
lui auguriamo un proficuo ministero
in quella cittadina che custodisce
non solo preziosi tesori di arte, ma
da decenni è meta di migliaia di turisti per il suo splendido mare.
Don Sandro Serreri festeggia
il 25° di sacerdozio
Ingresso il 25
settembre 2016
d
Don Sandro Serreri sacerdote da 25 anni
Ha festeggiato nella parrocchia di N. Signora de La Salette
Gianni Sini
È
voluto tornare nella parrocchia da cui era partito
per festeggiare il 25° anniversario di sacerdozio. Don Sandro Serreri, attualmente parroco
di Aglientu e cancelliere vescovile
era stato ordinato a Olbia nella
parrocchia di Nostra Signora de
La Salette da mons. Pietro Meloni
il 7 settembre 1991. Durante
l’omelia, ha ricordato don Sandro, il numero 7 è ritornato più
volte nella mia vita e alcune persone hanno segnato e contribuito
a scoprire e maturare la mia vocazione. Tra queste certamente un
posto particolare occupa mons.
Meloni che mi ha accolto e ha indirizzato i miei studi nell’approfondimento della dottrina sociale
della Chiesa, il campo da me privilegiato. La passione per lo stu-
dio e la devozione filiale alla Vergine hanno accompagnato il mio
cammino. Ricordo come scolpite
nella mia mente le parole che
pronunciò Paolo VI a Cagliari nel
1970 di fronte alla Basilica di Bonaria: “Per essere autenticamente cristiani occorre essere mariani”. La presenza di mons. Meloni
che ha preso la parola al termine
della celebrazione eucaristica e di
tanti amici venuti da La Maddalena e una famiglia persino da Londra hanno fatto da cornice ad un
momento particolarmente intenso e sempre emozionante per chi
è consapevole che la scelta al ministero sacerdotale è venuta direttamente da Dio. Il coro Lorenzo Perosi nel quale don Sandro si
era espresso anche come cantore
nel periodo di permanenza a Olbia, ha accompagnato la liturgia
rendendola ancora più solenne
anche se in giorno feriale.
ALLURA
12&AGNGLONA
vita d iocesana
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
L’ultima festa a Tempio dei frati Francescani Conventuali
Paola e Antonella Pischedda
È
scesa la sera. La santa messa per la B. V. Maria Bambina, celebrata dal Vescovo
della diocesi di Tempio - Ampurias
Mons. Sebastiano Sanguinetti e
concelebrata, insieme ad altri sa-
cerdoti, dal parroco di San Giuseppe, padre Paolo Cirina, si è appena conclusa. La soave voce del
coro, diretto con maestria da
Gianna Balata, s’innalza ancora
nella chiesa gremita di gente che, a
poco a poco, si raduna sul sagrato
per partecipare, in un misto di devozione e tristezza, all’ultima proIl Padre Provinciale Salvatore
Sanna saluta la comunità
Don Mirco Barone,
nuovo parroco
di Golfo Aranci
la Redazione
D
opo appena tre anni di permanenza nella parrocchia
di San Giuseppe a Golfo
I
E oggi, 8 settembre 2016, ci apprestiamo, addolorati e impotenti, a dire “addio” agli amati frati
che, pur condividendo i nostri
sentimenti, per giurata obbedienza alla chiesa, ci invitano ad accettare la loro partenza, ricordandoci
che sono strumenti nelle mani del
Signore e la Sua Volontà, seppur
incomprensibile, va accolta. La
serenità con cui i frati vivono questo difficile momento addolcisce
l’amarezza dei nostri cuori, aprendoli alla speranza fiduciosa del
domani. A ognuno dei frati che, in
questi anni, si sono avvicendati,
va il nostro affettuoso “grazie”. Ci
mancherà la loro fraternità, il loro servizio umile e generoso, ma i
semi che hanno piantato nella nostra comunità: il Terzo Ordine
Francescano, la Gioventù Francescana, la Milizia dell’Immacolata
e le Opere Caritative continueranno a parlarci di loro, del messaggio di fede che ci lasciano: “
Chi vive la Carità non stanca, né
si stanca “; è l’andare incontro al
Signore nei nostri fratelli.
Don Alessandro Cossu saluta la comunità di Golfo Aranci
Aranci, don Alessandro Cossu è stato chiamato dal vescovo a ricoprire
un nuovo incarico: parroco di San
Teodoro. Approssimandosi il tempo
dell’avvicendamento, don Alessandro ha sentito il dovere di estendere
l’invito a tutta la comunità inviando
questo messaggio: “Carissime autorità, sindaco, giunta comunale, comandanti e autorità tutte, come
parroco uscente vi invito ufficialmente ad essere presenti domenica
25 settembre alle ore 19.00 giorno
in cui darò ufficialmente il mio saluto alla comunità parrocchiale e civi-
le che per tre anni ho avuto l’onore
di servire. Con la santa messa delle
ore 19.00, presso la chiesa madre in
Golfo Aranci, concluderò il mio
mandato missionario di parroco.
Siete tutti invitati come fedeli e come autorità ad essere presenti per
ringraziarvi personalmente della
collaborazione e dell’affetto dimostratomi in questi anni. Inoltre vi
comunico che il nuovo parroco don
Mirko Barone, il 4 ottobre alle ore
18.00, sempre presso la chiesa madre di Golfo Aranci, alla presenza
del nostro vescovo e del parroco
uscente don Cossu, prenderà possesso della parrocchia. Tutta la comunità, le autorità civili e militari,
sono invitate ad essere presenti per
dare il benvenuto e il saluto al nuovo parroco”. Dopo la messa il nuovo
parroco saluterà la comunità presso
i saloni parrocchiali dove ci sarà un
piccolo rinfresco di benvenuto. Don
Mirko Barone finora era vice parroco nella parrocchia della Sacra Famiglia in Olbia e guida una comunità di orientamento in località Cugnana. Ai due sacerdoti giungano gli
auguri della redazione.
Abà come abà
Ora come ora
di Pasquale Ciboddo
contatti giovanili ed operosi del
poeta, sono traccia viva e simboliche presenze dei suoi versi: una
mappa testimoniale fatta di sentimenti, di località e momenti dell’anima cresciuti a tesoro di memoria. È costante in Ciboddo la “lettura” del sapore e senso di “un mondo
idilliaco e bucolico”, che confronta
con le attuali mutazioni sociali e
metamorfosi modernista dei rapporti umani. E le mutazioni toccano
l’ispirazione: … No si timia tandu
d’esse soli!/ V’era ca facia cumpagnia/ e pultàa cunsolu.// Abà come
abà,/ si no era pa la tilivisioni,/ sariami tutti sòli/ senza sapè comu
stà/ palchì nisciunu più si ‘isittigghja/ nemmancu parenti e amichi
boni./ E la séra no c’è più vigghja/
chì li cussogghj so’ diselti./ Ogghj
solu l’ammentu chi lu ‘entu/ racconta a li nibbari di la sarra/ inghjnucchjati illi tegghj.// (Non si
temeva allora di essere soli! C’era
chi faceva compagnia e portava
consolazione. Ora come ora, se non
fosse per la televisione, saremo tutti
soli senza sapere come vivere perché nessuno più ti visita neanche
parenti e amici buoni. E la sera non
c’è più veglia ché le “cussorge” sono
deserte. Oggi solo il ricordo del vento che racconta ai ginepri della serra
inginocchiati su lisce pietre.). La
poesia di Pasquale Ciboddo ha lo
splendore di una voce ricca d’intimo
lirismo e l’abbaglio spietato del realismo, che rivela la complessa personalità e l’intensa vita di questo
grande poeta ottantenne. Lucido
conoscitore degli stazzi di Gallura, e
in particolare dell’Altura, da cui “ha
trasposto nella sua scrittura poetica
tutta l’essenza contenuta nella memoria di quei tempi e di quei luoghi”. Questo ultimo libro, che lo colloca tra i rinomati cantori dell’identità tradizionale della Gallura, è la
dimostrazione della mirabile sapienza letteraria raggiunta. Le ventidue composizioni galluresi della
silloge, con versione italiana e contenute in ottanta pagine di intensa
ed affilata poesia, sono introdotte
da uno scritto di Giuseppe Spano.
Silloge bilingue e opera
ventisettesima della “Piccola
collana di memorie”
ideata da Salvatore Tola
Cristoforo Puddu
l tempiese Pasquale Ciboddo
è autore di grande capacità, di
inesauribile lirismo e forza evocativa nel “lavorare” la parola poetica con la filosofia esistenziale – appresa “alla scuola della campagna di
li stazzi gaddhuresi” – e che ali-
cessione della B. V. Maria Bambina guidata dai Frati Minori Conventuali, presenti a Tempio
da sessantotto anni. La processione si snoda lungo le vie illuminate
della città dalla tenue luce delle
fiaccole che, come piccole stelle,
brillano nel buio, accompagnando
il lento avanzare della B. V. Maria
Bambina, e la mente ritorna al
marzo 1957, giorno in cui la chiesa
di San Giuseppe fu aperta al culto.
Il 31 agosto 1947 era stata posta la
prima pietra del santuario, che
avrebbe ricevuto il titolo di parrocchia nel 1953. Il 5 maggio 1948 erano giunti a Tempio i primi tre frati,
ospiti per oltre due anni del Seminario e poi presso un affittacamere, officiando provvisoriamente la
messa nella chiesetta del Purgatorio. Con la costruzione della chiesa
si realizza il voto emesso dal vescovo Albino Morera, dal clero e dalla
città durante la seconda guerra
mondiale di innalzare un santuario a san Giuseppe, sposo di Maria, se Tempio fosse stata risparmiata dagli orrori della guerra.
menta di valori culturali ed umani
indelebili. Attraverso la nostalgica e
magica atmosfera degli stazzi coltiva una poesia che cattura la memoria rurale e i residuali segni di tempi
e luoghi irrimediabilmente scomparsi. Eventi e vita di Gallura, interpretati sul filo della memoria e nel
confronto “tra l’ieri e l’oggi”, sono il
filo conduttore anche della silloge
bilingue Abà come abà Ora come
ora; l’opera, edita dalla Soter di Villanova Monteleone, è la ventisettesima pubblicazione della “Piccola
collana di memorie” ideata da Salvatore Tola e diffusa in copie numerate. Le genti e i luoghi, vissuti nei
chies a diocesana
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
GALLURA
&A
NGLONA13
Festa della S. Famiglia ad Olbia
Antonella Sedda
Un’occasione
per coinvolgere
tutta la comunità
N
ei giorni 9-10-11 settembre
si è rinnovato il tradizionale appuntamento della
festa patronale in onore della Sacra Famiglia, nell’omonimo e popoloso quartiere. La festa ha rappresentato un momento importante dal punto di vista religioso,
sociale e culturale per non dimenticare che si è parte della stessa
comunità; un momento di gioia,
ma anche un ulteriore occasione
per rinnovarsi spiritualmente e
coinvolgere la cittadinanza tutta.
L’evento, giunto alla sua 33ª edizione, ha dato largo spazio ai festeggiamenti religiosi, come nella
sua originale e naturale importanza, ma si è anche arricchito nel
suo programma con molteplici
iniziative di carattere religioso e
culturale, rivalutando nuovamen-
te l’evento, visto che qualche anno
fa, a causa delle alluvioni che colpirono buona parte del quartiere,
vennero sospesi i festeggiamenti
civili. Quest’anno, il Comitato organizzatore ha cercato di rendere
più vivo e coinvolgente l’evento,
sempre molto sentito dagli abitanti
del quartiere, vista la grande partecipazione popolare, soprattutto
con iniziative indirizzate ai giovani
e alla valorizzazione della lingua
sarda anche nei momenti religiosi,
tra cui quello più suggestivo del sabato con la recita del santo rosario
guidato dal Coro “San Michele” di
Padru. La giornata clou è’ stata domenica con la processione, che si è
snodata per le vie principali del
quartiere, accompagnata dalla
Banda musicale “Felicino Mibelli”
della città di Olbia che si è’ poi esibita nel piazzale della festa; in una
chiesa gremita di fedeli è seguita
poi la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal parroco
Don Andrea Raffatellu e animata
dal Coro giovanile della parrocchia. Durante l’omelia Don Andrea
ha parlato dell’importanza della
Messaggio per l’inizio dell’anno scolastico
Mons. Sanna (Oristano) agli studenti:
“Non dimenticate di
guardare in alto”
L
a vostra stagione è “carica di sogni e di futuro, anche se le condizioni economiche e sociali
del nostro territorio non garantiscono un avvenire sereno. Abbiate il coraggio di
supplire alla mancanza di
esemplarità degli adulti con
la potenza della vostra creatività e della vostra coerenza”.
Lo scrive monsignor Ignazio
Sanna, arcivescovo di Oristano, nel messaggio di augurio agli studenti per il nuovo
anno scolastico, ricordando: “La difesa della democrazia
e della libertà, la pratica delle virtù civili, cominciano sui
banchi della scuola”. Facendo proprio l’invito di Papa
Francesco alla commemorazione del venticinquesimo
anniversario della caduta del muro di Berlino, mons.
Sanna esorta i ragazzi a “diffondere sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che
ancora dividono il mondo, e collaborare perché le persone innocenti non siano perseguitate e perfino uccise a
causa del loro credo e della loro religione: dove c’è un
muro c’è chiusura di cuore: servono ponti, non muri”.
“E’ stato detto – prosegue l’arcivescovo – che la buona
scuola la fanno i buoni insegnanti. Io aggiungo che la
buona scuola la fanno anche i buoni studenti, perché le
aule scolastiche sono luoghi privilegiati di comunicazione dei mondi interiori e di confronto di sensibilità e progetti di vita”. “Dipende anche dal vostro impegno e dalla
vostra applicazione contribuire a rendere la scuola una
palestra efficace di formazione di cittadini onesti e responsabili”. E ancora: “Non dimenticate di guardare in
alto, di nutrire aspirazioni elevate”, perché “con grandi
ideali, il vostro futuro sarà ricco, e sarete protagonisti di
una società più giusta, più aperta, più solidale”.
famiglia, in particolare modo della
famiglia cristiana, che deve mettere al centro Dio per attingere la
forza necessaria e superare le sfide
della quotidianità, sull’esempio
della famiglia di Nazareth, modello fondamentale della famiglia
umana accogliente, con i legami di
affetto, di comprensione che tutte
le famiglie sono chiamate a rinnovare continuamente. In tutti noi
c’è una concreta responsabilità affinché la famiglia torni ad essere
luogo di educazione alla carità,
scuola di preghiera e di fede, luogo
di accoglienza, di educazione all’impegno, al rispetto e al dialogo.
Don Andrea ha concluso il suo
pensiero rivolgendo l’invito ad essere “famiglia accogliente”, misericordiosa, capace di perdonare,
che sappia costruire relazioni, curare le ferite e sostenersi vicendevolmente. Giornate intense dunque dove si è’ potuto gustare il
profondo senso di aggregazione,
per ritrovare il sapore buono e autentico delle cose care che una comunità aspetta. La fase conclusiva
della festa ha visto l’esibizione di
Giuliano Marongiu e Massimiliano Pitzalis. Non è’ neppure mancato il divertimento con lo spettacolo teatrale con “Su luttu De
Giuanedda”a cura dell’Associazione Culturale “Finimilla Sa Cumedia” di Padru tenutasi nella serata del venerdì e il concerto della
cantante Ivana Spagna che si è
esibita sabato sera. Il tutto ha
contribuito alla riuscita della festa che ha fatto sentire la comunità più unita in uno spirito di comunione e fratellanza proprio come una vera famiglia.
Terremoto: don Francesco Soddu (Caritas):
“In costante ascolto dei bisogni e interventi mirati”
Solidarietà
N
“
on un pacchetto già confezionato di interventi, ma restare
in costante ascolto dei bisogni
che man mano emergono per poter concordare interventi mirati, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento”. Così don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, riassume il
metodo emerso dall’incontro odierno
con tutte le Caritas diocesane colpite dal
terremoto – Rieti, Ascoli Piceno, Spoleto-Norcia, Macerata, Fermo, Camerino,
San Benedetto del Tronto, L’Aquila e Teramo -, i delegati regionali Caritas e i referenti regionali del Coordinamento
emergenze delle quattro Regioni ecclesiastiche coinvolte (Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo-Molise). Oltre trenta i
partecipanti all’incontro, tra direttori
Caritas e operatori impegnati nella gestione dell’emergenza. Con loro anche
l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, il vescovo di
Ascoli Piceno, monsignor Giovanni
D’Ercole. Anche il vescovo di Rieti,
mons. Domenico Pompili, che non ha
potuto partecipare all’incontro, ha fatto
giungere il suo ringraziamento alle Caritas per quanto stanno facendo. Le Caritas diocesane, informa Caritas Italiana,
hanno immediatamente attivato gruppi
operativi di supporto, grazie alle Caritas
parrocchiali e al più ampio coinvolgimento delle realtà diocesane che stanno
garantendo prossimità e conforto alle
famiglie delle vittime e un’assistenza
qualificata agli sfollati, con particolare
attenzione alle situazioni di particolare
fragilità (anziani, ammalati, minori, disabili…) e, territorialmente, alle frazioni
e alle piccole realtà lontane dai riflettori.
L’intervento Caritas al momento riguarda l’attuale fase di emergenza e primo
aiuto con il sostegno alla popolazione
(generi alimentari, prodotti per l’igiene…), allestimento di tende comunitarie, sostegno ai parroci, attenzione alle
fragilità (anziani, minori, malati…), supporto alle famiglie delle vittime. Si articolerà poi con forme di accompagnamento della popolazione fino alla chiusura delle tendopoli: presenza nelle tendopoli, monitoraggio delle “tende sparse”, attività di ascolto, animazione delle
comunità, segretariato sociale, rilevazione dei bisogni. Inoltre si prevedono interventi di sostegno diretto alle famiglie
(contributi economici per particolari
esigenze, acquisto di arredi, suppellettili, elettrodomestici andati distrutti) e alle piccole realtà economiche a carattere
familiare, sia per microinterventi di ripristino di strutture e attrezzature andate distrutte che per l’acquisto (per allevatori e agricoltori) di sementi, concimi
o alimenti per il bestiame. Va però anche
ricordato, spiega Caritas, che una delle
peculiarità di questo sisma è aver causato un gran numero di vittime tra i non
residenti, soprattutto turisti o persone
con forti legami familiari in quei territori. Per questo motivo, si stanno attivando le Caritas diocesane di provenienza
delle vittime per garantire, attraverso le
parrocchie, un adeguato supporto alle
famiglie delle vittime, anche individuando azioni mirate. Una analoga attenzione sarà attivata con le famiglie di vittime
straniere. La Cei ha messo a disposizione un primo contributo di 1 milione di
euro dai fondi 8xmille per far fronte alle
prime urgenze e bisogni essenziali e indetto una colletta nazionale che culminerà nella giornata di domenica 18 settembre, in concomitanza con il 26° Congresso Eucaristico nazionale.
ALLURA
14&AGNGLONA
va rie
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
La Maddalena
si prepara alla
Missione Cittadina
di ottobre.
Si svolgerà
dal 9 al 23
P
adre Paolo Asara coordinatore della Missione al Popolo
si è incontrato il 6 settembre
con i sacerdoti e alcuni collaboratori per preparare il programma.
Dal 2 al 9 ottobre non potranno
esserci le missionarie “apri-pista”.
Dobbiamo far da soli trovando in
parrocchia e fuori persone disposte ad annunciare la missione porta a porta. Viene incaricata Suor
Letizia quale responsabile coordinatrice per istruire i messaggeri.
Al fine di estendere il più possibile
la capillarità dell’Azione dei messaggeri, questi, dovranno partire
già dal 25 settembre. Due settimane prima del 9. Padre Paolo
chiede di trovare da 2 a 5 case per
ogni luogo dedicato al centro
d’ascolto. Sostiene che ci possono
essere situazioni in cui alcuni non
vogliono andare all’interno di
contesti non a loro congeniali.
IMPORTANTE chiudere il programma e le zone entro il 21 settembre. Ma anche prima! Una fiaccolata è fissata per il primo sabato
della missione. Dal 17 al 23 ottobre
avverranno gli incontri con alcune
Categorie di persone: giovani, famiglie e lavoratori, volontariato
ecc. nei loro luoghi di azione. Stop
al catechismo per tutta la durata
della missione e agli incontri di
gruppi ecclesiali. Il 23 Ottobre si
prevede la Messa di chiusura con
la benedizione degli sposi. I giovani possono essere anche stimolati a
venire ad alcuni Happy Hour con i
missionari. A tutti i presenti piace
il Titolo della Missione: BEATI I
MISERICORDIOSI. Il 9 ottobre ci
sarà la messa di apertura presieduta dal Vescovo alle 11.00.
D
Benvenuto
don Davide
omenica 4 settembre la comunità di Santa Maria
Maddalena, nella Messa
delle ore 19.00, ha dato il saluto di
benvenuto al nuovo vice parroco
don Davide Mela. Il parroco lo ha
presentato come il prete più giovane della diocesi, specializzato in
pastorale giovanile. I ragazzi e i
giovani gli hanno fatto la sorpresa
animando i canti della Messa tra i
quali alcuni inni delle Giornate
Mondiali della Gioventù. Erano
presenti anche i genitori di don
Davide con parenti ed amici da Olbia e da Ozieri. Dopo la Messa il
gruppo giovanile ha organizzato
un simpatico rinfresco nella piazzetta Amsicora, sotto lo sguardo
benedicente di Padre Pio.
Don Domenico ha accolto
don Davide Mela
L'amico degli artisti, Andrea Columbano
Quattordici cantanti sardi, insieme in un unico cd, per amore della Gallura
Daniela Astara
Cooperazione
Sardegna-Corsica
“Diamo continuità
agli impegni assunti”
Bonifacio - “Sui temi ambientali
stiamo dando continuità agli impegni assunti a marzo dal presidente
della Regione Sardegna, Francesco
Pigliaru, e dal presidente del Consiglio esecutivo di Corsica, Gilles Simeoni, con il ‘Patto nuovo tra le due
isole sorelle del Mediterraneo’. Vogliamo infatti svolgere un ruolo attivo nella cooperazione e oggi abbiamo
definito la cornice del Gect, il Gruppo
europeo di cooperazione territoriale
tra Sardegna e Corsica. Il gruppo lavorerà assieme con l’obiettivo di convocare a novembre la prima assemblea e quello odierno è il primo intervento della Regione per accelerarne
l’avvio”. Così l’assessore della Difesa
dell’Ambiente Donatella Spano che
oggi, nella sala del Consiglio comunale di Bonifacio, in Corsica, ha partecipato con l’assessore della Pianificazione territoriale del Consiglio esecutivo corso, Fabiana Giovannini, alla riunione preparatoria della prima
assemblea dei membri del Gruppo
europeo di cooperazione territoriale
tra Sardegna e Corsica (Gect). L’assessore Spano presiede, per delega
del presidente della Regione, la Comunità del Parco dell’Ente Parco nazionale dell’Asinara, l’organo consultivo e propositivo previsto per legge.
Quali componenti della Comunità
erano oggi presenti anche il commissario della Provincia di Sassari-Olbia
Tempio Guido Sechi e il sindaco di La
Maddalena Luca Montella.
Q
uattordici artisti sardi insieme per la prima volta, per la
tradizione, per l'identità, per
la lingua gallurese. Un lavoro discografico durato due anni voluto dal
poeta, scrittore e per l'occasione
produttore, Andrea Columbano. Già
autore di una trasmissione televisiva
intitolata "Gaddhura la me' senda",
del libro di poesie "Minnannu meu
Mamma ed eu" e vincitore di numerosi premi, Columbano, con questo
album corona un sogno, come scrive
egli stesso nel cd: "trasmettere ai
giovani i valori tramandati dai nostri padri. Lu nostru lingagghju
gaddhuresu, la nostra identidài, cu
l'esempiu e la paraula entrarani illi
menti e illi cori di li cioani".
Il titolo del lavoro discografico
"l'amico degli artisti - Andrea Columbano", sintetizza quindi, questo so-
gno di dare un contributo per la diffusione della lingua gallurese, ma
diventa anche una verifica per la
poesia che, unita al canto e alla musica, desidera far crescere la "passione per l'arte poetica gallurese antica e moderna". Sedici i brani inediti contenuti nel disco, dodici in
gallurese, uno in logudorese, due in
italiano e gallurese e uno in gallurese e francese, tutti scritti dalla penna e dal cuore di Columbano, musicati e interpretati da alcuni fra i migliori cantanti della Gallura e del resto dell'isola, come 4 Mori Band
(Bachisio Altamira, Gavino Maricca, Giuseppe Mancini e Quirico
Bacciu), Pino Ambrosio, Tore Nieddu, Claudio e Giovanni Deledda,
Milena Canu, Francesco Pilu, Luigino Cossu e Giovanni Puggioni, Angelo Bonomo, Michele Buono e Giacomo Deiana, Tony Marino, Giovanni Villa, Pino d'Olbia, Nicole Ruzittu, Senes e la straordinaria parte-
cipazione della cantante di Bolotana, Maria Giovanna Cherchi e dell'organettista Lorenzo Chessa.
Mentre si ascoltano i brani si percepisce la voglia di raccontare la bellezza della Gallura, della sua gente,
della sua storia. Tutto vuole essere
un inno all'importanza della memoria, passione per i luoghi della
passata gioventù, preghiera nella
sofferenza, amore per una terra
fantastica. "Gli artisti – racconta
Columbano – sono stati contattati
tutti singolarmente. Quando gli ho
consegnato il brano c'è stata subito
un'adesione piena che ha trovato il
suo apice nel momento in cui hanno saputo che non sarebbero stati
soli, ma insieme ad altri grandi artisti, tutti uniti per amore della Gallura e della Sardegna". L'album sarà presentato a Olbia il 30 settembre nella piazza della basilica di San
Simplicio, alle 20 e 30. Presenta la
serata, Tommy Rossi.
Mario Costi racconta “L’antico splendore”
Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto anche alla mensa Vincenziana di Olbia
Daniela Astara
Q uando la cultura incontra la solidarietà. Mario Costi, autore del
volume “L’Antico Splendore. Casa Costi Garau, in origine Satta
Tola a Ozieri”, devolverà il ricavato della vendita del libro a tre
enti benefici: l’associazione “la
Speranza” di Ozieri, Casa Lions
di accoglienza di Cagliari e la
mensa vincenziana di Olbia, che
ogni giorno prepara il pranzo per
i poveri della città. Il libro, con
dovizia di particolari, foto, rico-
struzioni puntuali, progetti e
tanto sentimento, racconta la
storia di Casa Costi e delle famiglie che l’hanno vissuta. Un lavoro prezioso di memoria per uno
dei palazzi signorili più belli e
importanti di Ozieri. Leggendo il
testo e sfogliando le pagine del
volume, edito da Taphros, si torna indietro nel tempo, fino al
Seicento, periodo al quale risalgono le antiche origini della Casa, sulla quale vennero effettuate
delle modifiche nei due secoli
successivi, fino alla definizione
attuale
della struttura, ora di
proprietà
del Comune di Ozieri e recentemente restaurata e aperta al pubblico.
Leggere il libro, conoscere la storia di questa parte di Sardegna e
ripercorrerla con la mente, magari tra le mure affrescate e i pavimenti in cotto, ardesia e marmo della Casa, permetterà, non
solo di godere della cultura, ma
anche di fare beneficenza.
at t ualità
N. 7 Anno XXIV
26 settembre 2016
La profezia di Charles de Foucauld:
«Così l’Islam ci dominerà»
Che cos’è cambiato
rispetto a cento anni fa?
Forse nessun europeo è stato
così vicino ai musulmani
d’Africa come il beato
Charles de Foucauld (18581916), che a loro ha dedicato
la vita fino al martirio. A
distanza di quasi cent’anni,
una sua lettera a René
Bazin, scritta due mesi
prima della morte, suona
come una vera profezia che
fa riflettere. Eccola.
“Ritengo che se, lentamente, dolcemente, i musulmani del nostro impero coloniale del Nord Africa non
si convertono, sorgerà un movimento nazionalista simile a quello
della Turchia. Si formerà un élite
intellettuale nelle grandi città, educata in Francia, ma senza lo spirito
né il cuore francese, un élite che
avrà perso la fede islamica, ma che
ne conserverà il nome per influenzare attraverso di essa le masse.
D’altra parte, la massa dei nomadi
e dei contadini resterà ignorante e
distante da noi, fermamente maomettana, portata all’odio e al disprezzo contro i francesi, contro la
nostra religione, contro il nostro
dominio, non sempre benevolo. Il
sentimento nazionalista e barbaresco crescerà nell’élite colta. Quando troverà l’occasione, per esempio
durante qualche situazione difficile
per la Francia, interna o esterna,
utilizzerà l’islam come una leva per
sobillare le masse ignoranti e così
cercare di creare un impero musulmano indipendente in Africa. L’impero francese in Africa — Algeria,
Marocco, Tunisia, Africa occidentale — ha 30 milioni di abitanti.
Grazie alla pace, potrà averne il
doppio in meno di cinquant’anni.
Questa crescita demografica sarà
accompagnata da un grande sviluppo materiale. I Paesi si arricchiranno, saranno solcati da ferrovie,
popolati da persone agguerrite e
addestrati all’uso dei nostri armamenti, guidati da un élite educata
nelle nostre scuole. O noi impariamo a fare i membri di questa élite
dei francesi, oppure prima o poi ci
cacceranno via. E l’unico modo per
diventare francesi è diventare cristiani. Non si tratta di convertirli in
un giorno, né tanto meno con la
forza, ma dolcemente, in silenzio,
con la persuasione, l’esempio, la
buona educazione e l’istruzione, attraverso un contatto stretto e affettuoso. Questo è un lavoro soprattutto per i laici, che possono avere
con i musulmani dei contatti assai
più numerosi e più intimi che non i
preti. I musulmani possono diventare dei veri francesi? Eccezionalmente sì, ma in generale no. Molti
dogmi fondamentali dell’Islam si
oppongono ai nostri principi. Con
alcuni, e penso ai musulmani liberali che hanno ormai perso la fede,
ci sono accomodazioni possibili.
Ma con altri, e mi riferisco a coloro
che aspettano il Madhì, non v’è
nessuna possibilità di accordo.
Escludendo i liberali, i musulmani
credono che, giungendo i tempi
del Giudizio Universale, verrà il
Madhì che proclamerà una guerra
santa per stabilire l’Islam su tutta
la terra, dopo aver sterminato o
soggiogato tutti i non-musulmani.
Secondo la loro fede, i musulmani
ritengono l’Islam come la loro vera
casa e i popoli non-musulmani come destinati a essere sopraffatti da
loro o dai loro discendenti. Considerano la sottomissione a una nazione non-musulmana come una
situazione transitoria. La loro fede
li assicura che usciranno vincitori
da questo scontro con gli europei
che oggi li dominano. La saggezza
consiglia loro di patire con calma
questa prova: “Quando un uccello
intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le ali, invece se resta
tranquillo sarà integro il giorno
della liberazione”. Loro possono
preferire un Paese a un altro, come
preferiscono la Francia alla Germania perché ci ritengono più miti; possono intrecciare amicizie
con tale o tal altro francese; possono combattere con grande coraggio per la Francia, per sentimento
o per onore; possono dimostrare
GALLURA
&A
NGLONA15
Charles
de
Foucauld
spirito guerriero, fedeltà alla parola, come d’altronde i mercenari dei
secoli XVI e XVII. Ma, di norma,
esclusa qualche eccezione, finché
saranno musulmani, non saranno
dei veri francesi. Aspetteranno
con più o meno pazienza il giorno
del Madhì, quando allora attaccheranno la Francia. Ecco perché
sempre più musulmani algerini si
mostrano così ansiosi di chiedere
la cittadinanza francese. Come
possono chiedere di far parte di un
popolo straniero che sanno sarà
irrimediabilmente sconfitto e sottomesso? Diventare francesi davvero, implicherebbe una sorta di
apostasia, una rinuncia alla fede
nel Madhì.
(Lettera del beato Charles de Foucauld a René Bazin, dell’Accademia
Francese, 29 luglio 1916)
Jihadismo in Italia Lotta al terrorismo: una commissione di studio per contrastare il fenomeno
Si è insediata a Palazzo Chigi una
commissione di studio sul fenomeno della radicalizzazione e
dell’estremismo jihadista in Italia.
Alessandro Orsini della Luiss:
“L’affermazione secondo cui siamo impotenti di fronte al fenomeno del terrorismo è oggettivamente falsa. È invece essenziale investire nello studio del terrorismo,
nella prevenzione e nel contrasto
perché gli investimenti rafforzano
i governi e indeboliscono i terroristi”. Il terrorismo, la radicalizzazione e l’estremismo jihadista si
possono combattere a patto però
che il fenomeno sia scientificamente mappato e conosciuto. La
commissione è indipendente ed è
composta da studiosi di varie discipline: giuristi, sociologi, psichiatri,
esperti di politica internazionale, giornalisti. Alessandro Orsini fa parte della
commissione: è uno
dei massimi esperti
italiani di terrorismo
ed è autore del libro
“Isis: i terroristi più
fortunati del mondo
e tutto ciò che è stato
fatto per favorirli”
(Rizzoli). Professore
di sociologia del terrorismo, è stato chiamato recentemente dalla Luiss di Roma per dirigere un Osservatorio sulla sicurezza internazionale che studia
l’evoluzione della minaccia jihadista in 44 paesi. La mia impressione è che questa preoccupazione sia
cresciuta con l’inizio dell’offensiva
militare contro l’Isis in Libia”.
Qualcuno ha notato che la Commissione si è insediata poco tempo
dopo l’inizio dei bombardamenti
americani contro l’Isis a Sirte ma
Orsini ricorda che “il progetto è
stato concepito prima che avesse
inizio l’offensiva in Libia”. Fino ad
oggi, le aree geografiche più interessate al fenomeno sono state
quelle tradizionalmente del Nord
Italia. La Lombardia è stata la regione che ha ospitato il maggior
numero di “complotti jihadisti” e
per complotti jihadisti si intendono anche i tentativi di costituire
una cellula jihadista. Una cosa invece appare certa ed è la constatazione che in Italia gli studi sul terrorismo non si sono sviluppati e
che l’università italiana non ha finora investito in modo adeguato
nello studio scientifico del terrorismo. Se si guardano le statistiche
sui complotti jihadisti, l’Italia è
uno dei paesi che si posiziona in
fondo alla cosiddetta classifica
dell’odio jihadista”. La classifica
viene stabilita in base al numero
di complotti jihadisti contro le città occidentali. La Francia e l’Inghilterra sono in vetta alla classifica mentre Italia e Spagna sono
tradizionalmente in basso. La ragione del ritardo dell’Università
italiana può essere spiegato con il
fatto che il nostro paese non è stato bersagliato come altri paesi dai
terroristi islamici. Lupi solitari,
reti di ragazzi giovanissimi presi
nelle maglie del jihadismo che
viaggia su Internet. Ma la prevenzione non è una “mission impossible”. Se guardiamo in Francia e in
Inghilterra, il numero dei complotti jihadisti sventati è sempre
di molto superiore a quelli che
vengono messi a segno. L’affer-
mazione secondo cui siamo impotenti è oggettivamente falsa ed è
quanto mai essenziale investire
nello studio del terrorismo, nella
prevenzione e nel contrasto perché gli investimenti rafforzano i
governi e indeboliscono i terroristi”. E’ chiaro che, se una organizzazione terroristica prende di mira un paese, e lo bersaglia cento
volte, alla fine riesce a realizzare
un attentato. Secondo il sociologo
la prevenzione si fa anche attraverso la radio, la televisione e i
quotidiani. Non è una buona idea,
ad esempio, affermare che l’Isis
minaccia di arrivare a Roma,
omettendo di dire che l’Isis subisce soltanto sconfitte impressionanti e che, sotto il profilo militare, è un fenomeno pressoché irrilevante”. Occorre anche favorire il
dialogo interreligioso e, soprattutto – aggiunge immediatamente
il professore – “è necessario intensificare la lotta contro i pregiudizi e contro le discriminazioni verso i musulmani. Perché gli
studi ci dicono che, in alcuni casi,
discriminazioni e pregiudizi sono
fattori di radicalizzazione verso
l’estremismo islamico”. L’auspicio è che l’università italiana possa investire di più nello studio del
terrorismo.
ALLURA
16&AGNGLONA
N. 9 Anno XXIV
26 settembre 2016
solid erietà
Grande festa a Sant’Antonio di Gallura
Quirica Azzena
C
ompie vent’anni la marcia del
sorriso l’ ”Associazione Amici
Del Sorriso” hanno festeggiato il 20° anno della “MARCIA DEL
SORRISO”, lo scorso sabato 17 settembre. Si, la manifestazione all’insegna del sorriso compie 20 anni, e
non ha mai perso la propria caratteristica, anzi, ogni anno che si aggiunge la rende ancora più attuale. Non lo
dice, forse, anche il nostro amato Papa, invitandoci a sorridere e ci ricorda spesso, nelle sue omelie, che basterebbe un pizzico di gioia in più e il
mondo cambierebbe? Anche il parroco di sant’Antonio, don Santino Cimino, approfittando dell’occasione e
anticipando il saluto alla comunita’
di sant’Antonio, che dovrà lasciare a
breve, ha improntato la propria omelia sulla gioia, la purezza, la condivisione e l’amore che viviamo assieme
ai nostri amici ai quali non manca
mai il Sorriso! Sono trascorsi 20 anni
dalla prima marcia ed ha augurato
che se ne possano aggiungere altri 20
e ancora altri 20! Più di 400 persone
hanno risposto anche quest’anno
all’invito, superando la paura del
brutto tempo. Amici provenienti dai
paesi limitrofi, gruppi e associazioni
di volontariato che come di consueto
si uniscono all’Associazione promotore (Amici del Sorriso), e ai tanti
gruppi presenti nel comune di
Sant’Antonio, la Caritas, Azione Cattolica, La Croce Bianca, il Gruppo
Missionario e i giovani dell’Oratorio,
naturalmente, sostenuti anche dall’Amministrazione Comunale. Festa
grande, dopo la breve marcia che,
partendo dalla piazza del Comune,
ha raggiunto il Parco San Giuseppe,
dove, dopo la Celebrazione Eucaristica, è stato servito il sontuoso pranzo, la zuppa gallurese, “come per i
matrimoni”, mormorava la gente felice, e a seguire altre prelibatezze, per
finire con una gigantesca torta, offerta, naturalmente, dagli Amici del
Sorriso! E poi il divertimento: musica e balli, complessi e cantanti, veri
artisti, che si sono alternati sul palco
contribuendo a rendere veramente
indimenticabili i festeggiamenti per
questo importante ventennale! Gli
amici del sorriso, tramite Mario, il loro Presidente in carica, ringraziano
di cuore i partecipanti. Fare l’elenco
delle associazioni presenti può portare a dimenticare qualcuno, perciò
il ringraziamento va indistintamente
a tutti e.. arrivederci al prossimo anno. Sempre con il sorriso!
La torta del compleanno
dei 20 anni
La marcia del sorriso