St Nicholas News 22 42 - Centro Studi Nicolaiani

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St Nicholas News 22 42 - Centro Studi Nicolaiani
St Nicholas News
22
From Fr. Gerardo Cioffari, o.p. director of the Centro Studi Nicolaiani
22
October 16, 2011
BASILICA PONTIFICIA DI S. NIC
Foglio inviato gratis a tutti gli amici di S. Nicola
sparsi per tutto nel mondo
25 Novembre, 2012
Da P. Gerardo Cioffari, o.p.,
direttore del
Centro Studi Nicolaiani di Bari (Italy)
IL PALAZZO DEL CATEPANO
CHE GOVERNAVA IL SUD ITALIA
LL
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CON L’ARRIVO DELLE RELIQUIE (1087)
FU RISTRUTTURATO E TRASFORMATO
IN BASILICA DI SAN NICOLA
Liberata nell’871 dalle forze alleate dei
Franchi di Ludovico II e dei Bizantini di
Basilio il Macedone, nel 968 (primi
documenti pochi anni dopo) Bari divenne
sede del Catepano, il rappresentante
dell’imperatore bizantino nel “Tema di
Longobardia” (Italia Meridionale). La sua
residenza era ove è ora la Basilica di S.
Nicola.
Anno 1032. Sigillo di piombo del catepano
Michele, primo dei domestici imperiali (επι
των οικειακων).
Il sigillo, il più antico dell’archivio di
San Nicola congiunge due pergamene, una
in latino, l’altra in greco (ABSN, Periodo
bizantino, 10/11, ed. in CDB IV, 21).
Senza figure, la scritta procede in continuità
da una facciata (questa) all’altra: M(ichele)
Protospatario,
Ciambellano,
Giudice
dell’ippodromo ………………………………………
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primo dei Domestici e Catepano
d’Italia.
NB. La mancanza di alcune lettere
rende alquanto difficile la trascrizione
della “legenda”. L’ho resa tenendo
conto del testo greco della pergamena.
La dicitura del sigillo, infatti, riprende
in modo più telegrafico la più ampia
intestazione della pergamena.
Trattasi di un atto di donazione da parte
di tale Pietro di Giaquinto di Palo a favore
della chiesa di S. Eustrazio, che si trovava
nell’ambito della corte o residenza catepanale.
Sul sigillo di piombo è indicato come
catepano Ykeiakòn (letteralmente: Domestico).
È da identificarsi forse con il catepano
Michele, Protospatario e Domestico.
Avanti e indietro vi sono solo iscrizioni (non
figure). Ykeiakòn si definisce “catepano
d’Italia”.
Il documento fu scritto in greco con la copia in
latino perché, anche se le autorità erano
bizantine (e quindi di lingua greca), la
popolazione era di lingua latina.
All’interno delle mura della corte del catepano vi erano diverse chiesette:
S. Demetrio, S. Basilio, Santa Sofia, S. Gregorio, S. Stefano e S. Eustrazio. Dopo i primi
tre giorni nel monastero di S. Benedetto, durante i lavori di costruzione della cripta (8
luglio 1087 – 30 settembre 1089) le ossa di S. Nicola furono “ospitate” in S. Eustrazio
(proprio la chiesetta della pergamena in questione) e S. Stefano (la più esterna di
queste). Di tutte queste chiesette solo S. Gregorio (antistante alla Basilica) è ancora in
funzione come chiesa. S. Stefano è attualmente il locale della centrale elettrica (nel
cortile interno della Basilica). Le altre furono tutte demolite per la costruzione della
Basilica.
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Pergamena in greco del catepano Eustrazio Palatino (dicembre
1045, anche se è scritto 1046, perché i bizantini facevano cominciare l’anno
nuovo già dal 1 settembre). Archivio della Basilica, Per. Bizantino, C 3 (CDB
IV, 32, oggi nel Museo Nicolaiano).
Il Catepano remunera il giudice Bisanzio che ha organizzato la difesa
di Bari durante la rivolta di Giorgio Maniace nel 1042. Il grande
generale bizantino (conquistatore di Edessa) era giunto in Puglia per
domare la pericolosa rivolta normanna (con a capo Argiro di Bari),
ma poi è lui stesso a ribellarsi all’imperatore provocando una generale
rivoluzione in Puglia. Come Bisanzio abbia contribuito a mantenere Bari
nella fedeltà all’imperatore bizantino non è chiaro; forse riuscendo a
sganciare Argiro dai Normanni e a farlo schierare nuovamente con
l’imperatore. Il Catepano gli dona la cittadina di Foulianon (Polignano ?)
che potrà governare secondo le tradizionali leggi longobarde.
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Il sigillo di piombo del catepano Eustrazio Palatino in un’epoca a noi ignota si
staccò dalla pergamena, ed è oggi conservato nella cassetta dei sigilli (staccati). E’ di
piccole dimensioni (mm 26 x 27 x 3)
.
L’iscrizione dice: Eustrazio Protospatario catepano d’Italia Palatino.
NB. Il “Proto” di Protospatario è una A con l’accento circonflesso (A = 1, in greco “Proto”).
cioè Primo.
SIGILLO DEL PAPA NICOLA II:
Legenda:
Tibi Petre dabo claves regni caelorum.
(A te Pietro darò le chiavi del Regno dei cieli).
Eccetto questo, tutti i sigilli di piombo dei papi
conservati nel nostro archivio presentano
l’immagine affiancata dei santi Pietro e Paolo.
In cattivo stato di ossidazione, è staccato dalla
relativa pergamena che fu rogata a Melfi nel
1059.
Dopo che nel 754 l’imperatore Costantino V Copronimo sottrasse il Meridione
d’Italia alla giurisdizione del papa (per la richiesta d’aiuto ai Franchi e per la sua
oppositione alla politica iconoclasta) per sottometterlo alla giurisdizione del patriarca di
Costantinopoli, i papi solo saltuariamente tentarono di riprendere il loro ruolo nell’Italia
Meridionale. Il conflitto tra il papa e il patriarca, che portò alla rottura (divisione fra
cattolici e ortodossi) del 1054, spinse i papi a rivedere tutta la politica. Così nel 1059 papa
Nicola II a Melfi tolse la scomunica agli odiati Normanni e, consacrando duca Roberto il
Guiscardo, li benedisse come braccio armato della Chiesa (anche in vista di un recupero
della giurisdizione ecclesiastica sull’Italia Meridionale)
.
La pergamena cui era attaccato questo sigillo di piombo è un episodio di questa politica
di ritorno papale nel Meridione. Con essa il papa concede la libertà e l’immunità alla
chiesa dei santi Pietro e Paolo di Rutigliano presso Bari.
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Archivio di S. Nicola. Perg. Per. Biz. (CDB IV, n. 45). Sigillo perduto.
Dopo tre anni di assedio da parte dei Normanni di Roberto il Guiscardo, e
falliti gli aiuti bizantini, Bari nel marzo del 1071 è alla fame. Oltre che alle
autorità greche la decisione della resa spetta al vecchio Leucio (abate di S.
Benedetto, il più importante monastero della città). Questa pergamena
registra le sue dimissioni e l’elezione unanime dei monaci del colto ed
energico Elia (firmano tutti i magnati greci). Meno di un mese dopo (15
aprile) la città apre le porte al conquistatore normanno, che risparmia la vita al
catepano, ma priva la città del ruolo di capitale. La residenza del catepano
nel 1087 sarà trasformata dall’abate Elia in Basilica di S. Nicola.
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A cura di Giuseppe Ruotolo e Gerardo Cioffari
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