Scarica l`intero giornale in formato

Transcript

Scarica l`intero giornale in formato
Settimanale d’informazione
ANNO LVII- N. 4
euro 1
www.vocedellavallesina.it Jesi, domenica 7 febbraio 2010
Impôt reprisé Tassa riscossa Ufficio di Jesi
Poste Italiane spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB - Jesi
Il Cav di Jesi alla 32º Giornata per la vita
“N
La vita è più forte
on è la ricchezza economica a costituire la dignità della vita, perché la vita
stessa è la prima radicale ricchezza, e perciò
va strenuamente difesa in ogni suo stadio”. A
parlare i vescovi italiani che, per la 32º Giornata per la vita, hanno scelto il tema: “La
forza della vita una sfida nella povertà”. E,
possiamo aggiungere, una sfida alla povertà. Perché la forza della vita è più grande
di tutto ed è in grado di vincere le difficoltà economiche, la paura di non farcela, lo
smarrimento di fronte al futuro incerto. Noi
volontari del Centro Aiuto alla Vita “Savino
Antenori” di Jesi, possiamo raccontare storie
di donne che, pur senza lavoro, pur abbandonate dal padre del loro bambino, hanno
deciso di portare avanti la gravidanza. Donne coraggiose, donne che hanno
fatto vincere il mistero della vita
umana. Come F, ragazza madre
che oggi trova in sua figlia la ragione della sua gioia. Possiamo
raccontare situazioni di solitudine e difficoltà tali da indurre a
soluzioni disperate, come quella
di S.: questa giovane donna, cacciata fuori di casa dal compagno
perché lei non voleva abortire, si
è vista chiudere la porta anche
dai suoi genitori. Dormiva in
macchina; sul suo corpo, evidenti segni di stenti e maltrattamenti. Ma la vita è stata di nuovo più
forte delle circostanze esterne. Ci
ha pensato la Provvidenza, trovando per la mamma e il bambino che nessuno voleva una Casa
di accoglienza.
Certo, c’è molto da fare: sia concretamente sia nella diffusione
di una cultura della vita. Nato
nell’aprile 2007 e in crescita a
livello di attività e numero di
soci, il Cav di Jesi si spende per
accogliere, ascoltare, incoraggiare e sostenere le mamme che
vivono gravidanze per qualche
motivo difficili. Oltre a un centro di ascolto, aperto il lunedì
pomeriggio, abbiamo un numero di telefono sempre attivo
(334-3642996) per intervenire
in qualunque momento ci fosse
una richiesta di aiuto. I volontari inoltre collaborano con la
Caritas per la distribuzione di
latte e alimenti per l’infanzia, e
con l’Armadio della carità per la
distribuzione di indumenti per
neonati. Iscritta al Centro Servizi Volontariato, la nostra associazione ha svolto nelle scuole di
Jesi un’opera di sensibilizzazione dei giovani
rispetto al tema della difesa della vita fin dal
concepimento, e 12 studenti hanno scelto di
affiancare, per uno stage di 6 ore, i volontari nel loro servizio. Siamo anche intervenuti
in alcune parrocchie per dare testimonianza
delle nostra esperienza o collaborando con i
catechisti per coinvolgere i ragazzi in qualche attività inerente al tema della vita.
In occasione della Giornata per la vita di
quest’anno, è stata organizzata una serata
pro life. Si terrà sabato 6 febbraio, alle ore
17, al Palazzo dei Convegni di Jesi e sarà occasione per confrontarsi su un tema sempre
più urgente: l’olocausto dei più piccoli e più
poveri.
Adriana Borgognoni
Il Consultorio Diocesano e la Giornata per la Vita
“I
La forza della vita
l benessere economico - dicono i vescovi nel Messaggio per la Festa della Vita
- non è un fine, ma un mezzo il cui valore è determinato dall’uso che se ne fa: è a
servizio della vita, ma non è la vita.” Chi
dispone di sufficienti beni materiali ha la
possibilità di vivere il presente e di guardare
al futuro proprio e dei propri figli con più
serenità e ottimismo. Al contrario, chi vive
nella precarietà e nel bisogno, non potendo
assicurare a se stesso e ai propri cari ciò che
serve per una vita dignitosa, è abitato dalla paura e dalla sfiducia nei confronti della
vita.
Per questo, dicono i vescovi, si avverte la
drammaticità della crisi finanziaria in cui
ci troviamo e il timore che essa possa avere
effetti disumanizzanti.
Investire nello sviluppo significa mettere al
primo posto, nelle politiche sociali, la persona
umana e i suoi bisogni,
non solo materiali, cominciando dagli ultimi
della fila, dai più deboli
ed indifesi.
Appare invece evidente, anche a chi non si
intende di economia o
di finanza, che la crisi
che ha colpito così tanti
Stati è la conseguenza
di un sistema perverso
di valori che mette al
primo posto la crescita
del capitale attraverso una speculazione
finanziaria
selvaggia,
che non disdegna lo
sfruttamento di molti,
a vantaggio dell’avidità
di pochi. Ne abbiamo
evidenti ed abbondanti
esempi anche nel nostro Paese, dalle politiche dell’occupazione
a quelle dell’immigrazione, per non parlare
della scuola, o del paradosso, tutto italiano,
che riguarda la famiglia,
continuamente citata
dai governi di destra e
di sinistra e continuamente ignorata, se non
danneggiata, nei fatti e
nelle scelte politiche.
E se abbiamo il dovere di denunciare con
fermezza scandali e
contraddizioni che of-
fendono la dignità della vita umana, allo
stesso modo siamo chiamati ad affermare il
suo valore e la sua forza anche nella povertà, consapevoli che “…non è la ricchezza
economica a costituire la dignità della la
vita, perché la vita stessa è la prima radicale ricchezza… Sarebbe assai povera ed
egoista una società che, sedotta dal benessere, dimenticasse che la vita è il bene
più grande”.
Queste affermazioni credo possano essere condivise anche dai non credenti, perché fanno riferimento al valore universale
dell’esistenza umana e della sua dignità, alla
dimensione insondabile dell’uomo, che nessuno può ignorare. Questa universalità del
valore della vita è dimostrata anche dall’impegno per la difesa dei diritti umani, condiviso da credenti e non. Del resto la lotta per
la sopravvivenza accomuna tutti gli esseri
umani e addirittura coloro che vivono in
situazioni di indigenza sembrano condurla
con più determinazione e tenacia, a dimostrazione che la vita ha potenzialmente in se
stessa la forza capace di sfidare ogni prova.
Finché c’è vita c’è speranza, si dice; senza la
vita, invece, viene a mancare ogni presupposto per qualsiasi possibilità. La differenza tra credenti e non credenti sta, a volte,
nell’idea di “qualità della vita”, che, in base
alle sue condizioni, determinerebbe, secondo alcuni, la dignità della vita stessa, compreso il diritto o meno di nascere e di vivere.
Ma la dignità umana è inerente a ogni persona, cioè alla vita in quanto tale, non è una
qualità che si aggiunge o si sottrae ad essa
in base alle sue condizioni. Per il credente
essa è dimostrata dall’incarnazione di Dio
stesso, che in Gesù ha assunto la condizione umana per essere vicino ad ogni uomo
e salvarlo nella sua interezza; privilegiando
i più poveri e indifesi li ha guariti da ogni
forma di sofferenza, chiedendo a ciascuno
di noi di seguirne l’esempio.
Afferma il Papa Benedetto XVI nella sua
Enciclica Caritas in Veritate: “…l’apertura
moralmente responsabile alla vita è una
ricchezza sociale ed economica, …rispondere alle esigenze morali più profonde
della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico”.
In questa nostra società complessa e disorientata crescono nuove forme di povertà.
Molte persone sofferenti a causa di povertà
immateriali si rivolgono al Consultorio “La
Famiglia” per essere prima di tutto ascoltate
e poi aiutate a rimettersi in cammino, recuperando fiducia in se stesse e negli altri.
Anche prendersi cura di queste povertà è
apertura e servizio alla vita.
Per il Consultorio “La Famiglia”
Anna Maria Massacci
Una chiara presa di posizione del laico Levy verso “il conservatore” Benedetto XVI e verso “il silenzio” di Pio XII
Troppe critiche preconcette e del tutto strumentali o false
“B
isognerebbe smetterla
con la malafede, il partito preso e, per dirla tutta, la
disinformazione non appena
si tratta di Benedetto XVI”.
Ad arrabbiarsi così verso i
critici e supercritici del papa
è il filosofo, giornalista e imprenditore Bernard-Henri
Levy che, sul Corsera del 20
gennaio ribatte, in modo
chiaro e tondo, che è ora di
finirla di considerare il papa
un “conservatore” e un “tedesco” che dice e fa in ogni
circostanza sempre qualche
cosa di meno di quel che dovrebbe. Al punto che – vedi i
suoi discorsi nel suo viaggio
ad Auschwitz – si sono “puramente e semplicemente”
falsificati i testi pur di sostenere le errate tesi di un certo
antisemitismo. Lui, tedesco,
che ha ricordato come “il
III Reich tentò di eliminare
il popolo ebraico dal rango
delle nazioni delle terra”.
Lui che, sulle orme di papa
Giovanni Paolo II, ha chiesto perdono ai nostri fratelli
maggiori.
Levy dichiara che è ora di
smetterla di negare quello
che Pio XII fece per salvare gli israeliani. Rammenta
anche i messaggi natalizi
del 1941 e ’42 che gli valsero questo omaggio di Golda
Meir: “Durante i dieci anni
del terrore nazista, mentre
il nostro popolo soffriva un
martirio spaventoso, la voce
del papa si levò per condannare i carnefici”. E si sappia
che chi lanciò per primo
la calunnia del silenzio e
dell’inattività di papa Pacelli
verso il dramma dei semiti
di Roma e del mondo, è stato Rolf Hochhuth con “Il
Vicario”, lo stesso che si è rivelato negazionista al punto
di difendere il più noto negazionista David Irving che,
proprio per questo, venne
arrestato in Austria nel 2005.
Dunque, diciamo noi, l’opera
teatrale è stata solo calunnia
e strumentalizzazione, solo
malafede. Aggiunge Levy
che, di fronte all’assordante
silenzio verso la Shoah du-
rante la guerra da parte di sto dettaglio che introduce
chi deteneva cannoni, aerei, un elemento inquietante,
eserciti e informazioni di stravagante, e persino assurprima mano, non si vuole do nella controversia sui sinemmeno riconoscere che lenzi di Pio XII ”. E aggiunge:
tanti ebrei furono salvati dai “Dunque Hochhuth, l’uomo
conventi e dal Vaticano mol- che denunciò per primo Pio
to più di quanto avrebbero XII per i suoi silenzi e le sue
potuto quelli che deteneva- ambiguità sullo sterminio
no il potere e la conoscenza ebraico, non è solo un occaquasi diretta della tragedia. Il sionale amico di un negaziosilenzio di tutti lo si vuole far nista: ne è anche (ideologicapesare su Pio XII.
mente?) un sodale e rilascia
interviste ai giornali di estre***
ma destra per difenderne
Il 25 gennaio Pierluigi Bat- con veemenza le tesi.” E contista, già vice direttore dello clude che, proprio sulla base
stesso quotidiano, rifacendo- della denuncia di Levy “sarà
si all’articolo di Levy, dichia- utile riflettere sulle tortuose
ra che “…è riaffiorato questo traiettorie mentali e politiconturbante paradosso, que- che di chi denuncia e nega
nello stesso tempo, ma anche sulla necessaria prudenza nel prendere per buone
suggestioni ricavate da fonti
tutt’altro che trasparenti”.
Fa piacere che due laici, professionisti del giornalismo,
abbiano voluto portare un
contributo così rilevante nella vexata quaestio del comportamento dei papi di fronte al dramma della soluzione
finale architettata da Hitler.
E’ un concreto contributo
alla chiarezza dei fatti storici
che viene in concomitanza
della “giornata della memoria” celebrata nel mondo il 27
gennaio scorso.
Vittorio Massaccesi
[email protected]
2
Cultura e società
7 febbraio 2010
Del più e del meno
Rotary Club Jesi: Oikos ed Exodus ospiti d’onore.
La vicenda umana e artistica di Pergolesi
di Giuseppe Luconi
I
Q
uest’anno Jesi celebra il terzo centenario della nascita di Pergolesi.
In questa rubrica racconteremo, a puntate,
aspetti noti e meno noti della vita del nostro illustre concittadino.
°°°
L’origine jesina del nostro Per­golesi
oggi è un punto fermo. Ma ancora nella prima metà dell’Ottocento – un secolo
dopo la sua morte - non era
così. A fare chiarezza contribuì un opuscolo stampato a
Napoli nel 1843 da Carlo De
Rosa, marchese di Villarosa,
intitolato “Let­tera Biografica
intorno alla patria ed alla vita
di Gio. Battista Pergo­lese celebre compositore di musica”
e dedicata all’”eruditissimo
monsignore Carlo Emmanuele Muzzarelli”.
Nell’opuscolo (di cui conservo un esemplare) il marchese di Villarosa si scu­sava
con il destinatario per quella
“breve lettera” - appena 44 pagine! - ma diceva di esserci stato tirato per i capelli. In
una prece­dente occasione gli era scappato
di pubblicare – “malamente per­suaso dal
cognome” - che “l’e­gregio Pergolese era
nato nella Pergola, piccola città dello Stato
Pontificio”. Pochi giorni dopo la pubblicazione, era stato affrontato in malo modo
da un certo messer Tuttesal­le, che lo aveva
“ram­pognato” per il “grave fallo commesso
opinando esse­re il Pergolese nato in Pergola”, perché il musicista aveva avuto i natali, invece, “nella terra vicina a Napoli detta
Casoria”.
Il marchese di Villarosa si era giustificato dicendo di aver attinto la notizia da
un’opera dell’autorevole abate Giuseppe
Bertini, il Dizionario Storico-Critico degli
Scrittori di Musica (Palermo1815), nel quale si leggeva che “il Pergolese era così det­to
perchè nato in Pergoli (così) nella Marca, e che il suo vero no­me di famiglia era
Jesi...”.. Anche altre fonti autorevoli davano
il Pergolesi nato a Casoria. Tra queste, il
marchese di Villarosa citava un’opera francese, “Essai sur la Musique”, un Dizionario
Istori­co tradotto dal francese, una Biografia
Universale antica e mo­derna e una Biogra-
fia degli uo­mini illustri del Regno di Napoli,
tutte pubblicazioni e­dite tra la fine del ‘700
e i pri­mi dell’800.
La “rampogna” del Tutte­salle non era
andata giù al mar­chese di Villarosa che si
era messo di puntiglio per smentirlo. Aveva cominciato con lo scartabellare tutti i
libri bat­tesimali delle chiese parrocchiali di
Casoria, ma in nessuno di quei libri risultava il nome del Pergolesi. Aveva contattato, allora, per lettera, molti “eruditi uomini”. “Finalmente – scriveva il marchese
- dopo va­rie e vaghe risposte
date da alcuni, de’ quali chi
in una chi in altra città credevan nato il Pergolese, il
meritissimo monsignor Gio.
Bernardo Pianetti Vescovo
di Viterbo e Toscanella ci
sciolse il nodo gor­diano inviando la Fede del Batte­simo,
dalla quale rilevasi che Gio.
Battista Pergolese (essendo
questo il suo cognome) in
Jesi avea avuto il natale”.
Meticoloso nell’esposizione dei suoi meriti di ricerca, l’autore dell’opuscolo
riportava per esteso “copia della suddetta
Fede”: “A dì 4 Gen­naro 1710 - Giambattista figlio di Francesco Andrea Pergolese
e di D. Anna Vittoria Consorte di questa
Cura nato la notte antece­dente a ore 10.
Fu battezzato da me Marco Capogrossi
Curato. Pa­drini furono l’Illustrissimi Signori Giambattista Franciolini, e Signora
Gentilina ne’ Signori Honorati”. Il documento portava la firma del parroco del
Duomo di Jesi che l’aveva trascritto in copia, don A­lessio Severini, la cui firma era
au­tentificata - per “vera ed originale” - dal
gonfaloniere del Comune di Jesi, Settimio
marchese Pianetti, sotto la data del 30
maggio 1831.
Uno solo degli studiosi interpellati
aveva colpito nel segno: un certo Quadrio,
“il quale - con­cludeva il marchese di Villarosa - nella sua opera che ha per titolo
Storia, e ragione di ogni poesia, “parlando
de’ celebri maestri di mu­sica dice ciò che
segue: Giambat­tista Pergolese di Jesi professore eccellente”.
(2 – segue)
Nella foto, la copertina dell’opuscolo
del marchese di Villarosa.
Sui fenomeni di devianza minorile
Attività del Lions Club
Un tema che molto oggi interessa educatori ed operatori sociali sarà trattato venerdì 5
febbraio dal dott. Sergio Cutrona per i soci del Lions Club di Jesi. Il relatore, giudice del
Tribunale per i Minorenni di Ancona, parlerà dei fenomeni di devianza minorile, purtroppo ovunque ormai molto frequenti. Le situazioni di emergenza, che pure egli stesso è
chiamato quotidianamente a risolvere, richiedono urgentemente un’interpretazione e una
prevenzione. Nel corso del meeting, che si terrà presso l’Hôtel Federico II., verrà presentata una nuova socia del Lions Club: la dott.ssa Maria Teresa Picchio.
Circolo Contardo Ferrini
I poeti e l’Unità
Nel ciclo delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, il 5 febbraio alle
ore 16,30 presso il teatro del Museo Diocesano in piazza Federico II, 7, la
prof.ssa Piera Scortichini terrà una relazione sul tema “I poeti dell’Italia
unita”.
La cittadinanza è invitata.
Il principio di sussidiarietà
S
i è svolta martedì 26 gennaio presso l’Hotel Federico II la cena dei soci
del Rotary Club Jesi, alla quale hanno
partecipato, in qualità di ospiti oratori, il
presidente Oikos don Giuliano Fiorentini, il vice presidente Carlo Bellocchi, il
coordinatore del centro Exodus Roberto
Femmina e l’assessore ai servizi sociali del
Comune di Jesi Bruna Aguzzi.
Tema della serata il principio di sussidiarietà: un principio di filosofia politica da
tempo presente nella tradizione di pensiero della dottrina sociale della Chiesa
cattolica, di recente acquisizione nell’ambito dell’ordinamento comunitario e, da
ultimo, nel diritto interno italiano.
All’interno della Costituzione italiana,
il principio di sussidiarietà è regolato
dall’articolo 118: “Stato, Regioni, Città
metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini,
singoli e associati, per lo svolgimento di
attività d’interesse generale sulla base della sussidiarietà.”
Il termine sussidiarietà ha pertanto acquistato solo di recente, nel linguaggio
giuridico, una sua valenza di significato:
una società, un’organizzazione o un’istituzione di ordine superiore a un’altra, non
deve interferire nell’attività di quest’ultima, a essa inferiore, ma deve piuttosto
sostenerla in caso di necessità, e aiutarla a
coordinare la sua azione con quella delle
altre componenti sociali, in vista del bene
comune.
Nel proprio intervento don Giuliano Fiorentini ha parlato del principio di sussidiarietà insito nelle encicliche del ventesimo secolo della Chiesa cattolica, citando
tra gl’altri Pio XI nell’enciclica Quadragesimo anno del 1931, per poi applicare il
discorso generale al sistema socio-sanitario italiano, a partire dalla riforma del
1978, mediante la quale si è abbandonata
la tradizione della molteplicità delle strutture e dei soggetti, per adottare il modello
del servizio sanitario inglese.
Secondo don Giuliano Fiorentini, è necessario aprirsi a un servizio sanitario maggiormente sussidiario, oltre che alla collaborazione con il mondo dell’impresa e del
terzo settore. Dal punto di vista culturale
S
bisogna restituire alla società maggiore
responsabilità nella realizzazione e nella
gestione delle organizzazioni di servizio,
adottando finalmente in maniera non più
ambigua il principio per cui è pubblico il
servizio reso nell’interesse pubblico, indipendentemente dalla natura giuridica del
soggetto erogatore.
Per l’Exodus di don Antonio Mazzi, Roberto Femmina ha presentato la Fondazione, presente a Jesi dal 1995, che opera
al fine di dare sostegno ai giovani tossicodipendenti, e che, tra gli altri, porta
avanti anche i progetti “Educatori senza
frontiere” e “Università della famiglia”.
Femmina ha sottolineato come alcune
norme per l’accoglienza nelle strutture
e per numero di ospiti siano troppo restrittive, chiedendo alle istituzioni un
approfondimento della norma regionale
sull’accoglienza.
L’assessore ai servizi sociali del Comune
di Jesi, Bruna Aguzzi, ha commentato gli
interventi precedenti spiegando le iniziative portate avanti dal Comune in tema
di sussidiarietà: per quanto riguarda i
progetti, le collaborazioni e le convenzioni con il mondo del volontariato l’Amministrazione comunale è molto attiva. Il
Comune di Jesi ha formalizzato e regolarizzato il ruolo di associazioni quali Auser, Avulss e Anteas, permettendo loro di
svolgere una serie di servizi per la terza
età e per l’accompagnamento di bambini
nei percorsi casa-scuola: applicando poi
il principio di sussidiarietà anche nell’ambito sanitario e sportivo, quest’ultimo
con la decisione di trasferire la gestione
degli impianti sportivi in concessioni alle
società sportive, in modo che ne siano
responsabili proprio le stesse società che
vincono le gare disputate all’interno delle
strutture. L’Ambito territoriale sociale dà
alle cooperative di tipo A in gestione tutti
i servizi per l’handicap, quelli di sostegno
ai giovani, i servizi della prima infanzia e
per le residenze per anziani, mentre alle
cooperative di tipo B, tutti i progetti per
la manutenzione delle aree verdi, lavori
tipografici e di pulizie, oltre che la gestione dell’Ostello di Villa Borgognoni.
Marco Cremonesi
Incontro Pro life a Jesi
abato 6 febbraio, alle ore 17, presso il Palazzo dei Convegni di Jesi, si terrà un incontro
pro life promosso dal Centro di Aiuto alla Vita “S. Antenori” di Jesi. L’evento, realizzato in
occasione della 32º Giornata per la vita indetta dai vescovi italiani, avrà luogo con il patrocinio dell’Amministrazione comunale. Nell’occasione sarà presentato il cortometraggio “Non
preoccuparti” realizzato dal regista e direttore artistico Gianni Gualdoni per conto dell’Associazione Cav grazie al finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi.
C.A.V. JESI Centro di Aiuto alla Vita
Nel cortometraggio, della durata di dieci
S.Antenori Associazione di
Volontariato ONLUS
minuti, l’Autore ha voluto reinterpretare
la difficoltà, lo smarrimento e nello stesso
1° incontro Pro Life
tempo la gioia di una gravidanza inattesa. Si
tratta di un approccio artistico al tema della
Sabato 06 Febbraio 2010 h. 17:00
difesa della vita fin dal suo concepimento. Il
Palazzo dei Convegni
cortometraggio, al cui centro c’è una storia
Corso Matteotti Jesi
d’amore, vuole parlare soprattutto ai giovani.
Nel pomeriggio di sabato, dopo il saluto delh. 17:00 SALUTI AUTORITA’
le Autorità, sarà la volta del presidente del
h. 17:15 AVV. TIZIANO CONSOLI PRESIDENTE C.A.V. JESI ILLUSTRA LE
Cav, Tiziano Consoli, che presenterà i dati
ATTIVITA’ DEL CENTRO DI JESI.
ESPERIENZE DI 3 ANNI DI LAVORO.
dei tre anni di lavoro svolti dal Cav di Jesi acPROBLEMI ED ESIGENZE EMERSE.
canto alle mamme. Seguiranno gli intervenh. 17:30 REGISTA GIANNI GUALDONI PRESENTA IL CORTOMETRAGGIO “NON
ti del vescovo mons. Gerardo Rocconi, che
PREOCCUPARTI” REALIZZATO PER IL C.A.V. DI JESI
parlerà sul tema scelto per la 32º Giornata
h. 17:50 MONS. GERARDO ROCCONI VESCOVO DI JESI TRATTA IL TEMA DELLA
32° GIORNATA DELLA VITA DELLA CHIESA CATTOLICA “LA FORZA DELLA VITA,
per la vita e Chiara Mantovani, membro del
UNA SFIDA NELLA POVERTA’ “
h. 18:20 DR.SSA CHIARA MANTOVANI MEMBRO DEL DIRETTIVO NAZIONALE
direttivo nazionale dell’Associazione “ScienSCIENZA & VITA e VICE PRESIDENTE NAZIONALE MEDICI CATTOLICI TRATTA IL
TEMA “194/78 (legge di istituzione dell’aborto) OGGI IN ITALIA: SITUAZIONE
za & Vita” e vicepresidente dell’associazione
ODIERNA, APPLICAZIONE DELLA NORMA. ASPETTI ETICI E GIURIDICI”
Medici cattolici. Sarà presente anche il regih. 19:00 DISCUSSIONE APERTA A TUTTE LE RAPPRESENTANZE PRESENTI E
SINGOLI CITTADINI
sta Gianni Gualdoni. Un contributo musicale alla serata, verrà dalla corale “Brunella
Maggiori” di Jesi, che interpreterà dei brani
info tel. Sede 0731.57410 lun.17:00 - 19:00 Via Costa Baldassini 10 Jesi, cell . 334 - 3642996
per l’occasione.
Con il Patrocinio del Comune di Jesi
LA CORALE “BRUNELLA MAGGIORI” DI JESI PRESENTERA’ VARI BRANI DEL
PROPRIO REPERTORIO MUSICALE A TEMA
Cultura
7 febbraio 2010
3
Iniziative della Regione: appuntamenti per riflettere sulla cultura
SCUSATE IL BISTICCIO
(ghiribizzi lessicali)
Peter Pun (con la u)
www.peterpun.it
PD: PRIMARIE PUGLIESI
Bisticci assortiti
La Puglia boccia Boccia Che s-vendola per Baffino!
Chini a Nichi?
Chi la spunterà tra il candidato PD e quello
PdL?
Sarà… palese
tra qualche mese
QUESTIONE DI DIVANI
- CRAC? CHI? - Cin cin, zia
Truffa o solo esuberanza?
Flavio Del Bono. Anagramma possibile:
bandolo vile/”live” fo. Interpretazione
colpevolista: rappresento [fo] la chiave
[bandolo] disonorevole [vile] della vicenda.
Innocentista: rappresento la chiave vitale/
vitalistica/vitaiola dell’affaire.
PRATICAMENTE SCHIAVI
Cambio di consonante
e aggiunta iniziale
antichista
Dello Stato spartano i noti Iloti
certamente non erano i… piloti.
VICE-CAMPIONI
Sciarada di consolazione (1+6=7)
Mondiali di calcio ’70: l’Italia entra in
finalissima, ma viene sconfitta dal Brasile di
Pelè (che si aggiudica la coppa).
X’ xxxxxx trofeo: conseguito?
Purtroppo soltanto xxxxxxx.
***
Soluzione del gioco precedente:
assolo - assiolo
La Citazione
a cura di Riccardo Ceccarelli
Chi fa la differenza
Solo uomini interessati al cristianesimo fanno la differenza. Poiché il cristianesimo ha conquistato il mondo
ed è il futuro del mondo, perché il cristianesimo è difesa
della vita contro la morte.
Jacob Neusner, rabbino, New York, in “Tempi”,
3 febbraio 2019, p. 3.
La p u l c e
Presso il comune di Jesi, ci sono voluti tre mesi per ottenere un passo carraio, dovuti anche ai continui rimpalli
tra ufficio informazioni, vigili urbani, agenzia Corit, ufficio tecnico. Fatte le debite proporzioni, per una licenza
edilizia ci dovrebbero volere non meno di una cinquantina d’anni. Cosa auspicabile, data la follia edificatoria generalizzata e perdurante.
Distretto culturale e musei
L’
assessorato alla Cultura della Regione Marche promuove due iniziative, a seguito della nuova normativa
regionale in materia di beni e attività
culturali, approvata dall’Assemblea Legislativa il 26 gennaio scorso.
Il primo appuntamento è rappresentato dal Seminario “Distretto Culturale
Marche. Appunti per una definizione”,
martedì 2 febbraio ad Ancona presso
la Loggia dei Mercanti, realizzato in
collaborazione con l’AMAT. Relatori
dell’incontro Vittoriano Solazzi (Assessore alla Cultura, Turismo e Commercio della Regione Marche), Pietro
Marcolini (Assessore al Bilancio della
Regione Marche), Michele Trimarchi
(docente di Economia della Cultura
all’Università degli Studi di Bologna)
e Alessia Mariotti (docente di Geografia Economico-Politica presso la
Facoltà di Economia dell’Università di
Bologna sede di Rimini). Oggetto del
seminario, la riflessione sul ruolo della cultura, destinata a proporsi sempre
più come protagonista nei processi di
sviluppo economico post-industriale.
Tante le prospettive di sviluppo, tante le realtà e i soggetti che operano a
diversi livelli in questo ambito, il cui
sistema di relazioni può essere ora
strutturato. Ambito che deve essere
riconosciuto per ciò che è, un vero e
proprio “distretto”. Il seminario vuole
essere quindi una prima occasione al
servizio di questo processo, partendo
dal fattore fondamentale per il suo incremento, ovvero la definizione stessa
di distretto culturale e le peculiarità
per una sua attuazione nelle Marche.
Il secondo appuntamento è il convegno dal titolo “Obiettivo museo: esperienze a confronto”, venerdì 5 febbraio alle ore 9 a Jesi, presso il Teatro
Studio Valeria Moriconi, realizzato in
collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini. Il convegno è concepito come un’opportunità per condividere il processo di qualificazione “in
progress”, che coinvolge le istituzioni
museali marchigiane, inquadrandolo
entro logiche di sostenibilità econo-
mico-finanziaria e di valorizzazione
delle singole identità, all’interno di un
disegno a scala regionale.
Per l’occasione saranno illustrati alcuni ‘case history’ riguardanti diverse
esperienze locali (una per provincia)
realizzate attraverso interventi regionali di settore in collaborazione con
il territorio. In particolare, si parlerà dello stato dei musei nella regione Marche alla luce del processo di
autovalutazione, analizzando gli interventi realizzati e gli indirizzi programmatici per il futuro, e verranno
esposte recenti esperienze nel campo
della promozione e valorizzazione del
patrimonio museale, commentate dai
protagonisti. Infine uno spazio sarà
dedicato alla promozione regionale
in materia di cultura e di musei, con
la presentazione del DVD “Una terra
senza tempo. Marche archeologiche”.
Dopo il buffet è prevista la visita libera
alla Pinacoteca e Musei Civici di Palazzo Pianetti di Jesi.
Rosa Coscia
Dalla Rassegna “Navigare l’incertezza”: Incontri culturali alla Biblioteca Petrucciana
Viva il desiderio, parola di filosofo
V
errebbe voglia di dire: desiderate di
più, consumate di meno. Viva il desiderio, se l’uomo vale veramente.
Dopo secoli di mortificazione del corpo,
grazie anche allo sdoganamento operato
da Giovanni Paolo II, ecco fa capolino il
desiderio -guardato sempre con molto
sospetto da un’etica teologica passata assai più propensa alla padronanza di sé, al
“contegno prudente e misurato”. La spiritualità ottocentesca non concede spazio al desiderio ma allo sforzo di buona
volontà per il dominio, l’autogoverno e
la padronanza di sé. Il primato dunque
spetta alla volontà e di conseguenza alla
coscienza. Del resto, il corpo e la sensibilità (S. Alfonso de’ Liguori) sono il
peggior nemico; qualcuno addirittura
paragona il primo ad uno straccio da cucina (San Giuseppe Calasanzio).
Poi arriva la società dei consumi. L’uomo è quanto consuma. Il godimento è
illimitato, finché si può. Il trucco c’è, ma
non si vede: tenere sempre in allerta il
proprio io merceologico. Così l’uomo
si ritira nel privato, finiscono le grandi
narrazioni collettive e lo shopping vale
più di un ideale collettivo. Vince l’efficienza, la complessità, ma anche la superficialità della società dei consumi. Il
tempo, come ricordano i nostri vescovi,
ora si appiattisce sul presente (“Life is
now”). Il consumo però finisce per consumare l’uomo. Cambia la percezione
della realtà. E allora? Dobbiamo risco-
prire l’essenza del desiderio, come tratto
peculiare dell’umano, che la società dei
consumi ha ridotto a caricatura.
Di questo si è parlato venerdì 22 in un’affollatissima conferenza alla Petrucciana
del professor Silvano Petrosino (Università Cattolica di Milano), arricchita
da una folta presenza di giovani studenti,
cita chiaramente- non sa nemmeno cosa
chiedere, cosa desiderare. L’uomo è definito, secondo Petrosino, da un buco, è
lacunare (Lacan) e quel vuoto è appunto
il desiderio. Perché esso è innumerabile.
Uno crede di voler una cosa, ma in realtà c’è sempre un’altra cosa nuova che
sembra appagarlo. E così via. Desiderare
una cosa è come creare un piccolo sostegno a quel vuoto che è l’infinita tensione
dell’uomo.
Ecco perché qui la società dei consumi
ha buon gioco: è un’organizzazione efficiente nel distribuire piccoli sostegni,
da rimuovere uno dietro l’altro - perché,
si dice, consumare non è male, non è il
male, e permette di uscire dalla crisi facendoti godere al momento. A fronte di
questo stato di cose l’invito è quello di
prendere coscienza del desiderio, una
forza interiore che al pari della tenerezalcuni dei quali si sono poi intrattenuti za, ci sfugge e al tempo stesso ci lascia
col relatore in uno scampolo di dialogo cadere verso l’alto.
d’alto livello.
Restano alcuni interrogativi: per esemDicevamo, dobbiamo riscoprire l’essen- pio a chi e come il compito di educare al
za del desiderio. Il professore, peraltro desiderio (la temperanza di Sir 18,30)?
già noto al pubblico jesino, ha offerto Quale rapporto fra desiderio e libertà?
alcune piste di ricerca. In sintesi, viva il Fra desiderio e bisogni (panem et circendesiderio (e qui bisogna precisare l’ap- ses)? Tuttavia, l’indicazione è chiara: un
porto della filosofia francese contem- “rinnovato umanesimo”, per usare le paporanea, con maîtres à penser come role del Progetto Camaldoli del MEIC,
Lacan, Derrida e, aggiungo, G. Bataille), passa per un modello di uomo intero e
ma su che cosa appoggia il desiderio? relazionale, vale a dire, creatura desideIl soggetto non ha nessun dominio sul rante e non dominio.
desiderio. L’uomo - e l’apostolo Paolo lo
G. Bevilacqua
Il desiderio come
rimedio per una
società dei consumi,
principio metafisico
per un’antropologia e
un nuovo umanesimo
Jesi: sabato 6 febbraio alle ore 21,15 al Teatro Pergolesi presentazione in prima nazionale
Terzo cd di Gastone Pietrucci - La Macina
Dopo ben quindici lavori discografici
all’attivo, ecco in uscita il sedicesimo CD,
che andrà ad arricchire la già ricca discografia de La Macina, uno dei gruppi “storici” del folk revival italiano.
Infatti è stato finalmente pubblicato il
terzo volume che chiuderà la trilogia
dell’Aedo malinconico ed ardente, fuoco ed acque di canto di Gastone Pietrucci e La Macina, che esce a quattro
anni di distanza dal secondo volume, edito sempre con l’etichetta discografica di
Storie di Note.
Questo lavoro discografico prosegue ed
amplifica la linea già intrapresa dal secondo: quello dell’inserimento, in scaletta, di
ben quattro brani al di fuori del repertorio “popolare” marchigiano de La Macina.
Tanto che al tradizionale sottotitolo Canti
della cultura orale marchigiana è stato
aggiunto: ed altri percorsi.
Nel progetto originario, in effetti i brani
dovevano essere cinque, ma per una incresciosa e purtroppo irremovibile volontà espressa dagli eredi di Scataglini, la traccia della canzone, “Tuto è corpo d’amore”,
(musicata da La Macina su testo
poetico di Franco Scataglini) che
doveva aprire questo terzo CD
è stata a malincuore tolta dalla scaletta. Ad ogni modo, se la
Macina non può presentare Scataglini, nello stesso disco presenterà comunque la sua versione
musicale di una delle più intense,
drammatiche e struggenti liriche
di Pier Paolo Pasolini, Supplica a
mia madre.
Hanno dato il loro supporto artistico la Banda Osiris, Marco Poeta e
la sua guitarra portuguisa, Ambrogio
Sparagna ed il suo organetto, i Gang,
lo straordinario sassofonista Federico
Mondelci, e per la prima volta, un’orchestra da Camera della “Scuola Musicale
G.B. Pergolesi” di Jesi, diretta dal maestro Stefano Campolucci. La copertina
è opera del grande pittore, grafico e video
- artista Mario Sasso; la prefazione è stata firmata da Enrico de Angelis, critico
musicale, storico della canzone italiana,
vicepresidente e responsabile artistico del
prestigioso Club Tenco di Sanremo; cover
design Stefano Santini, storico collaboratore, che ha curato sino ad oggi tutti i lavori discografici de La Macina; la grande
fotografa senigalliese Emanuela Sforza;
il critico letterario Massimo Raffaeli e gli
scrittori e poeti Allì Caracciolo e Francesco Scarabicchi.
Ingresso Libero. Prenotazione obbligatoria del posto, al Botteghino del Teatro
“Pergolesi”
Nella foto Vincenzoni da sinistra
Gastone Pietrucci, l’assessore Valentina
Conti, Giorgio Cellinese.
4
Attualità
7 febbraio 2010
Scelte ed appiattimenti
che non convincono
Disoccupato, cassa T
integrato e in mobilità
di Remo Uncini
C
onosciamo oramai bene i
dati. Nella Vallesina siamo arrivati ormai a 3000 disoccupati, più 800 in mobilità,
più coloro che non risultano
tra questi numeri perché lavoratori precari. Tante sono
le storie di difficoltà nate da
questa crisi che ascoltiamo,
anche grazie ai mezzi di informazione, ma quelle che
più ci segnano sono quelle dei
nostri cari e degli amici. Vorrei allora cogliere l’occasione
di questo luogo settimanale di
incontro per riportarne una.
Un giorno incontro un operaio della Sadam. Era insieme
alla moglie, sui cinquant’anni
lui e 45 anni lei, erano davanti alla sede del comune di Jesi
dove si stava discutendo della
riconversione che interessa
l’azienda e la città. Una famiglia che deve pagare il mutuo per la casa, ha un figlio
che frequenta l’università in
Ancona nella facoltà di economia e commercio e che si
impegna nello studio.
“Sono in cassa integrazione
- mi racconta - prendo neanche 800 euro al mese, anche
mia moglie ha perso il lavoro.
Dobbiamo pagare il mutuo
della casa che anni indietro
abbiamo deciso di comprare.
E’ un sacrificio anche pagare
il biglietto del pullman, per
non parlare dei libri e delle
tasse scolastiche. Riusciamo a
mantenerlo all’università, facendo sacrifici nel mangiare
e nel vestire. Sono un operaio
della Sadam, credevo di avere
un lavoro sicuro, ci ho investito e su questo pensavo di
mantenere la famiglia. Oggi
mi ritrovo senza la possibilità di trovare un nuovo lavoro.
Sono disperato! L’avvenire
basato sulla mia professionalità ora non ha più speranza.
Come faccio a tirare avanti?
Come faranno a riconvertirmi a cinquant’anni? Come
farò a far finire gli studi a
mio figlio? Come pagherò il
mutuo della casa? Mi toglieranno la casa? Questi sono
i pensieri che assillano me e
mia moglie quotidianamente.
Oltre la generica solidarietà,
non c’è nessuna proposta per
uscire da questa situazione.
In città si parla di ambiente,
si stanno confrontando du-
ramente sulla riconversione,
ma il mio problema non è
solo l’ambiente da rispettare,
ma anche la possibilità di viverci.”
Un lavoro per tutti
Entrare nella crisi è anche
sentire le sofferenze che determina. La città non può
permettersi di addormentarsi
quando le famiglie della Vallesina stanno lottando e soffrendo di fronte a una crisi
che sta falcidiando il tessuto
sociale. Ai centri di assistenza, al comune come alla Caritas, si rivolgono sempre più
cittadini che non riescono a
pagare le bollette di luce, gas,
telefono.
Gli armonizzatori sociali non
riescono a risolvere il problema di fondo, cioè quello dell’avvenire. La crisi sta
cambiando il modo di produrre e di consumare. Quando le aziende, per convenienza economica, trasferiscono
la loro produzione in Paesi a
basso costo di manodopera,
lasciando le fabbriche nelle
nostre zone solo come ripiego
o per gli approvvigionamenti,
si pone una domanda: il lavoro è una priorità che non
può essere trasferibile. Deve
emergere l’impegno delle istituzioni e della politica. Non
può essere solo la convenienza economica a determinare
la vita.
Come uscirne? Ritornare ad
un lavoro per tutti è riconvertirsi ad un diverso concetto
del tempo della vita, in cui
il lavoro non può essere la
componente fondamentale.
Per lavorare tutti bisogna
cercare di lavorare di meno
in modo che vi sia posto
per tutti, ma anche vivere in
modo più sobrio di fronte ad
una crisi che ci ha posto dei
limiti di sviluppo. L’ambiente
e il lavoro devono obbligarci
ad una sobrietà del vivere, per
tutti e a tutti i livelli di impiego e di responsabilità.
Il problema di quell’operaio
è il problema di tutti! Non
possiamo stare tranquilli di
fronte alla drammaticità che
sta vivendo. Sono sicuro che
la speranza non verrà meno;
alla fine come ogni padre farà
qualsiasi sacrificio per vincere la battaglia dell’avvenire,
suo e della sua famiglia.
Ancona, rettorato dell’Università: 19 febbraio
Sanità e spesa pubblica
L’Università Cattolica del Sacro Cuore, tramite l’Istituto G. Toniolo di studi superiori, ha organizzato per i mesi di gennaio e febbraio un ciclo di 4 seminari sul tema: “Per un nuovo modello di
sviluppo. Un contributo dell’Università Cattolica su ambiente, lavoro, economia e sanità”. I primi 3 seminari si sono tenuti a Palermo, a Napoli e a Verona. Per il quarto ed ultimo seminario è stata
scelta Ancona e si terrà il prossimo 19 febbraio, con inizio alle ore
16, presso il Rettorato dell’Università, sul tema: “Organizzazione
sanitaria e incidenza sulla spesa pubblica: una prospettiva economica”. Introdurrà i lavori l’Arcivescovo Edoardo Menichelli. Interverranno poi due docenti dell’Università Cattolica, sede di Roma:
A.G. De Belvis su “Organizzazione e programmazione sanitaria”
e E. Anessi Pessina su “Le criticità economico-finanziarie del Servizio Sanitario Nazionale”. Seguirà una tavola rotonda, alla quale
parteciperanno i dirigenti della Sanità della Regione Marche A.
Aprile, R. Malucelli, C. Ruta e G. Tosolini, oltre ad A. Niccoli della Facoltà di Economia dell’Università di Ancona. Moderatore F.
Greco, direttore della Clinica Ortopedica della stessa Università
di Ancona. La partecipazione al seminario è gratuita. V. Torreggiani (Associazione Amici Università Cattolica)
di Riccardo Ceccarelli
ra pochi giorni a campagna elettorale iniziata
per le elezioni regionali e
più ancora quando essa sarà
nel suo pieno sviluppo, la
candidatura di Emma Bonino per la Regione Lazio
farà, si spera, ulteriormente
discutere. In particolare ci
si augura che i cattolici non
stiano in silenzio a subire
o a giustificare, ma sappiano dire la loro, non solo su
Emma Bonino, ma anche sui
“forni” multipli con i quali
essi (o almeno quelli che tali
si dicono) si misurano con
alleanze trasversali e pure
contraddittorie in diverse
regioni. Non vogliamo intervenire in merito, perché
qualche voce (vedi “Avvenire”, editoriale di Sergio
Soave di sabato 30 gennaio)
già si è fatta sentire. E questo non per erigere antistorici steccati ma solo per
quel minimo di coerenza
tra ideali professati e scelte
concrete. Intendiamo invece
ritornare sulla candidatura
della Bonino sollecitati da
un intervento del giornalista e scrittore Pierangelo
Buttafuoco che su “Il Foglio”
del 30 gennaio, “Amano Dio
e votano Emma” fa una pesante “invettiva contro il
meretricio moralistico dei
cattolici pro Bonino”. Cito
“Il Foglio” perché è uno dei
pochi giornali, con “Avvenire”, che tratta dell’argomento. Se gli obiettivi possono
essere condivisi, non lo è il
quadro globale entro cui
Buttafuoco pone la questione. Tira in ballo l’intera San-
ta Romana Chiesa, distingue sospetti, fanno dire e scrila Messa dai preti ed anche vere cose non sempre esatte,
della Messa non condivide spesso anzi approssimative,
le chitarrate e gli alleluia fatte diventare unica verità.
che “fanno mostra di svita- La candidatura della Bonino
re le lampadine”. E giù: “Mai eventualmente accettata dal
che in una qualsiasi chiesa si “mondo cattolico” senza un
trovi qualcuno che parli di qualche ripensamento alla
metafisica, di spirito, di ani- coerenza, esprimerebbe e
ma, di poesia” e “la Chiesa confermerebbe quel certo
è solo un patronato sociale relativismo che ormai ha
la cui identità non è la ve- messo solide tende nelle
rità, piuttosto la legalità, la nostre chiese ed in quandemocrazia e l’impegno”. E ti le frequentano. I giochi
prosegue con una prosa ric- e le alleanze per il potere
ca, coinvolgente, “barocca”, e per le poltrone mettono
rutilante, mettendo insieme in ombra le scelte valoriali
Chiesa, Vaticano e Vaticano quando non diventano vere
II ed i cattolici “adulti” che e proprie incoerenze e connella cieca fede alla moder- trapposizioni difficili a canità trovano ineccepibile pirsi se non nel contesto di
moralmente anche Emma una “occupazione” del poBonino. Pesanti veramente tere stesso. Sbaglia Buttale parole di Buttafuoco che fuoco quando quasi ossesnella foga della polemica “fa sivamente coinvolge “Santa
di ogni erba un fascio”. In- Romana Chiesa”, ci sembra
generoso con la Chiesa che invece che colga nel giusto
pur attenta “alla fame del quando nei cattolici intende
mondo, alla pace del mon- denunciare quel velo di amdo, al progresso del mondo”, biguità che li caratterizza
non smette mai di ricordare appiattendosi in scelte non
i “fondamenti” assoluti, Dio, corrispondenti con le verità
il Cristo, la fede e la ragio- più profonde ed identitarie
ne, lo spirito (basterebbe loro essenziali. Ci sembra
seguire solo i discorsi di necessario anche in queBenedetto XVI), anche se sta occasione, un feeling di
non mancano nella stessa maggiore ascolto, attenzioChiesa, preti e credenti, che ne e riflessione, di più effetmettono un forte accento tivo, pensoso e responsabile
su aspetti sociali senza un coinvolgimento alle parole
altrettanto forte accento della Chiesa, in particolare
sulla radicalità di Dio, della a quelle di Benedetto XVI,
metafisica, della fede, del- e di meno supponenza nei
la speranza, dello Spirito, propri adulti convincimendell’Al di là. Le furbizie ed ti. Scelte libere e legittime,
il compromessi posti in es- ovviamente, senza cercare
sere tra questi “fondamenti” coperture o avalli che risule certe scelte non vengono terebbero inconciliabili e
compresi in tutta la loro pretestuosi. Con un granelportata, anzi alimentano lo di coerenza.
Il libro
Il Centro Studi Marchigiano
- cooperativa “Ugo la Malfa”
di Jesi in collaborazione con
il comune di Jesi, organizza
un incontro su “Giovanni
Conti al Quirinale con Luigi Einaudi, presidente della
Repubblica”: mercoledì 10
febbraio, ore 17,30 presso la
Sala Maggiore del Palazzo
della Signoria. Sarà presentato il volume: “Giovanni
Conti, politico, costituente,
storico” a cura di Lidia Pupilli
edito da Il lavoro editoriale.
Presiederà l’incontro Enrico
Ciuffolotti, coordinatore del
Centro Studi; parteciperanno
l’avvocato Giovanni Conti jr, il
prof. Marco Severini dell’Università di Macerata e la curatrice dell’opera Lidia Pupilli.
Ai presenti sarà fatto dono di
una copia del volume.
Comunicato stampa
Sento l’esigenza di informare
la cittadinanza di Jesi che dal
1° gennaio 2010 il Servizio di
Parrucchiera dell’Ospedale
ha cessato la sua attività per
una scelta della Direzione
territoriale della Zona 5 che,
qui, non intendo commentare…
Mi preme invece ringraziare
pubblicamente tutti coloro
che in questi 40 anni di servizio mi sono stati vicino. I
medici e gli infermieri, che
mi hanno aiutato a dare
alle pazienti ricoverate che
esprimevano la necessità di
curare la propria immagine,
anche nello stato di oggettiva prostrazione conseguente la malattia, dando lustro
all’accoglienza alberghiera
che si dava al nostro ospedale jesino.
Servizio di parrucchiera
Luciana Ragni
2 febbraio 2010
Ancona: Giovanardi e Associazione Cristiana Artigiani Italiani, “Gli aiuti alle aziende etiche”
La dimensione sociale per salvare il sistema
O
rmai sembra chiaro a tutti (e me- coesione sociale: l’impresa è una coglio tardi che mai): un sistema munità di lavoro”.
che guarda esclusivamente al profit- È questo anche il parere dell’Acai,
to senza regole e senza “persona” è l’Associazione che da più di sesun sistema destinato al collasso. La sant’anni unisce gli artigiani italiani
crisi internazionale esplosa nell’ul- che si muovono nel solco dei valori
timo anno ne è una manifestazione, cattolici e li affianca per tutto ciò che
come già lo erano le diseguaglianze concerne le tematiche del settore,
del mondo. E così si riparte dai valo- fornendo diversi servizi nonché una
ri, a vari livelli, dall’impresa etica. Di rappresentanza istituzionale e sociaquesto si è discusso anche qui, nelle le, di indirizzo politico progettuaMarche, ad esempio nell’incontro le, di coordinamento e di impulso:
del 23 gennaio scorso ad Ancona, 100.000 associati, 60 sedi provinciali,
dove il Sottosegretario Carlo Giova- 300 collaboratori per oltre 250.000
nardi ha parlato alla platea dell’Acai assistiti. Ed è il Patronato Acai che
(Associazione Cristiana Artigiani mette a disposizione un’assistenza
Italiani). Investire nella produzio- tecnico-giuridica per la difesa di dine ma anche nella gestione etica ritti e interessi di quanti ne fanno
sembrerebbe dunque l’unica strada richiesta: “Ci ispiriamo ai principi
percorribile per superare la crisi e a sociali della Chiesa” ha detto nel
dare l’esempio sarebbero le aziende capoluogo dorico il presidente del
marchigiane: questo il messaggio Patronato Acai nazionale Leonardo
emerso dall’incontro. Il Sottosegre- Maiolica, spiegando che il sostegno
tario alla Presidenza del Consiglio, ai cittadini spazia tra previdenza, asintervenuto al Convegno dell’Asso- sistenza sociale e sanitaria, prevenciazione dedicato alla dimensione zione infortuni e malattie.
sociale dell’impresa, ha sottolineato Dall’incontro è arrivata forte la riil ruolo fondamentale che le real- chiesta di attenzione al mondo imtà produttive, in particolare le PMI, prenditoriale. Il dibattito ha evidenhanno sempre rivestito nella crea- ziato la presenza, già da tempo, di
zione di una vera identità del terri- una certa sensibilità nelle imprese
torio e della comunità italiana, e non marchigiane, con un modello di
ha mancato di bacchettare le banche, produzione fondato sui valori etici,
“una volta realmente interessate a far “che hanno fatto del loro lavoro un
crescere il tessuto locale”. “Il Gover- esempio vincente e in grado di suno - ha detto il Sottosegretario - può perare consapevolmente la crisi”, ha
fare cose fondamentali per le piccole sottolineato Francesco Bastianelli,
e medie imprese, per far sì che siano consigliere comunale Pdl ad Ancona.
sempre più competitive. Tuttavia, la Ma se le potenzialità delle piccole e
politica può fare ben poco se le stes- medie imprese nel nostro territorio
se imprese non sono inserite in un sono tante – ha inoltre spiegato il
contesto di valori che prima di pun- consigliere – oggi c’è anche la necestare al profitto si preoccupano della sità di facilitare l’accesso al credito,
l’abbassamento dei costi della produzione e il potenziamento della forza
vendita. E all’incontro ha preso parte
anche l’imprenditore marchigiano
Sergio Lupi, portando l’esperienza
della sua azienda che ha puntato su
una riconversione della produzione
in chiave ecologica e, soprattutto,
che ha scelto di investire nel “capitale
umano dei collaboratori: una grande
famiglia con cui dividere i successi aziendali e crescere insieme”, ha
detto. Infrastrutture, energia a basso
costo, e fiscalità equa sono invece le
misure che il Governo si dice pronto a mettere in campo per sostenere
le piccole e medie imprese, secondo
Giovanardi, che non esita a parlare
di un appoggio forte che arriverà al
settore dell’artigianato.
E intanto si spera nel futuro e nello
scritto con cui lo stesso presidente
nazionale Acai, Dino Perrone, ha
chiuso il 2009, si parla di un mondo
delle piccole e medie imprese italiane “l’ossatura cioè del nostro intero
sistema produttivo” che “crede nella
ripresa e manifesta un cauto ottimismo – si legge nel testo – Secondo
un’indagine di Unioncamere, il 30%
delle piccole e medie imprese manifatturiere italiane è convinto che nei
prossimi mesi aumenterà il proprio
fatturato aziendale. A ciò si aggiunge un 24% che si mostra pronto a
scommettere su una significativa ripresa degli ordinativi interni e prevede un incremento della produzione”. Un ottimismo su cui investire
ma che necessita, secondo Perrone,
di una classe politica degna di questo nome.
Maria Chiara La Rovere
Cultura
7 febbraio 2010
5
Le ultime Tabulae edite dalla Fondazione Federico II Hohenstaufen - annunciata la recessione della Provincia di Ancona dal Direttivo
Donne angelicate, parole e segreti d’amore
A
vrà certo fatto piacere ai soci
della Fondazione Federico II
Hohenstaufen e a quanti si interessano di studi federiciani la pubblicazione del quarantaduesimo
volume della Tabulae. Edite nel
dicembre scorso, raccolgono i testi
di conferenze che non sempre tutti hanno potuto ascoltare perché
presentate fuori sede.
Anche la premessa merita attenzione. Riporta notizie che riguardano
l’assegnazione del Premio Internazionale Federichino 2009, avvenuta il 26 ottobre scorso nella Sala
Rossa del Palazzo dei Normanni
a Palermo. A riceverlo sono stati
il dott. Giovanni Pepi, direttore
de “Il giornale di Sicilia”, la sign.ra
Freya Wrede, candidata della Fondazione federiciana di Göppingen
e la prof.ssa Franca D’Amico Sinatti, candidata della Fondazione
jesina. Nell’introduzione è annunciata anche una notizia davvero
sconcertante: la recessione della
Provincia di Ancona dalla partecipazione al Consiglio Direttivo e
la conseguente soppressione del
contributo erogato alla Fondazione. A considerare quanto questa
ha fatto e continua a fare nel nome
di Federico II una decisione simile
non può non apparire paradossale.
Condivisibile quindi è l’indignazione del Presidente, avv. Vittorio
Borgiani.
Le Tabulae si leggono voracemente, tanto avvincenti sono gli argomenti trattati. La prima conferenza riportata, del 10 marzo scorso,
è del prof. Antonio Luccarini che
ha trattato “Stamira di Ancona”, un
tema che attiene a quello suggerito dalla Fondazione su ‘Le donne
nemiche degli Hohenstaufen’. Il relatore ha osservato, interpretato e
commentato il famoso quadro di
F. Podesti, esposto nella sala del
Consiglio Comunale della città
dorica. Vi appaiono eroi e personaggi illustri che presero parte alla
difesa di Ancona nel 1173, collocati in un impianto scenografico
da grande melodramma. Il quadro
venne commissionato nel 1844 al
Podesti che si rese conto di quanto
l’opera potesse essere importante
per la città. Per questo vi rappresentò anche luoghi e monumenti
di Ancona, aggiungendo citazioni
di grandi pittori del passato o a lui
contemporanei.
Sullo stesso tema si è provato anche il prof. Luciano Osbat che lo
stesso giorno e, come la precedente conferenza, presso la sede della
Fondazione, ha trattato “Viterbo,
Federico II e Santa Rosa”. Consultando fonti archivistiche e bibliografiche lo studioso confuta molto di quanto riferisce una storia
mistificata e falsificata per motivi
prettamente politici. S. Rosa non
fu affatto un’acerrima nemica di
Federico II. A definirla così fu l’errata, faziosa interpretazione di alcuni biografi; soprattutto di Pietro
Coretini che molto fantasiosamente romanzò la vita della Santa. Dirime la questione una data. Nel 1243,
quando avvenne la ribellione dei
Viterbesi contro Federico II, Santa
Rosa aveva appena dieci anni. Era
Senigallia: libri e pittura
Una simpatica canaglia, un pedante farmacista, una consolabile vedova
“Di Segni e Di Parole”
P
ennellate
d’autore e
parole degli
scrittori della
nostra terra.
E’ “Di Segni
e Di Parole”, la manifestazione
che coniuga
l’espressione artistica della
pittura con la lettura di libri.
L’iniziativa, che prende il via
questo week-end, è targata
Montimar, in collaborazione
con il comune di Senigallia,
comune di Agugliano, Associazione Regionale Editori
Marchigiani e Banca Mediolanum sponsor dell’evento.
A fare gli onori di casa, sabato pomeriggio alle 18 alla
Biblioteca Antonelliana di
Senigallia, sarà il direttore
Editoriale della Mediateca
delle Marche Stefano Schiavoni che introdurrà la serata
e spiegherà l’iniziativa. Interverrà anche la presidente
della Montimar, Maria Cristina Bonci, che descrive la
serie di appuntamenti come
“iniziative di grande qualità e
spessore culturale in cui viene dato risalto agli autori locali”. A condurre gli ospiti in
questo viaggio culturale tra
scrittura e arte sarà la giornalista senigalliese Michela
perciò assolutamente incapace di
prendere parte alla rivolta dei suoi
concittadini. Sono aggiunte altre
considerazioni che spiegano anche
le intricate, capziose argomentazioni che modificarono il processo
della sua beatificazione.
Breve e illuminante è una relazione
del dott. Carlo Fornari. Ha scoperto a Meda, in Brianza, una lapide che testimonia la presenza nel
monastero di S. Vittore di Costanza D’Altavilla che, “già incinta di
Federico”, lì aveva sostato il 27 e 28
maggio del 1194. Del suo soggiorno a Meda si ha notizia anche nelle ‘Memoriae Mediolanenses’ del
1195, nelle quali il cronista pure
accenna all’evidente stato di gravidanza dell’imperatrice. Lo studioso
contestualmente spiega anche quali siano state le successive soste
del viaggio fino a Jesi dove sarebbe
avvenuto il parto. Un argomento si identifica nella ‘Sapienza Santa’,
affascinante, a cui generalmente cioè nel Santo Graal. Poeti ‘Fedeli
appena accennano i testi scolastici, d’Amore’ furono certamente preha presentato il prof. Domenico senti alla corte di Federico II, nella
Lancianise: “I Fedeli d’amore e Fe- cui liriche pure, applicando un’apderico II. Eresia e poesia alla corte propriata chiave di lettura, è pospalermitana”. La conferenza è sta- sibile scoprire i significati segreti
ta presentata lo scorso novembre del ‘trobar cluz’.
nella Sala Raffaello della Giunta Ancora due capitoli. Il primo ridella Regione Marche in Anco- guarda la presentazione in Anna. Per l’ampiezza del contenuto, cona, nel dicembre scorso, di un
la scrupolosa analisi, gli impliciti libro del prof. Hubert Houben:
riferimenti costituisce un ecce- “Federico II: imperatore, uomo,
zionale saggio storico e letterario. mito”. Per la sua chiara scansione
Per ‘Fedeli d’amore’ s’intende un tematica, per la ricchezza dei conmovimento poetico dalle conno- tenuti, per le nuove acquisizioni
tazioni esoteriche e misteriose. riportate è da ritenere un’opera
Già presente nel mondo arabo, storica di fondamentale imporpassò in Spagna per estendersi in tanza.
Provenza, animando quella poesia L’ultimo capitolo presenta la quartrobadorica da cui attinsero ispi- ta parte di un molto consistente
razione prima la Scuola Siciliana, saggio del dott. Eros Pirani sulpoi il Dolce Stil Novo. Lo carat- le famiglie imperiali osimane in
terizza il concetto dell’amore cor- età sveva. Frutto di una puntuale
tese destinato a diventare prima e paziente ricerca svolta presso
platonico, poi essenzialmente spi- archivi storici di diversi comuni
rituale. Aspirando ad una ideale marchigiani, illustra una tormenpurezza gli appartenenti a questo tata pagina di storia sulla quale
esclusivo movimento si opposero fino ad oggi poco era stato scritto.
a qualsiasi forma di corruzione Il libro è corredato dalle schede
politica o religiosa, venendo così biografiche degli autori. Considea contatto con l’eresia dei Catari. randole il lettore potrà rendersi
Per sfuggire di conseguenza alle conto di quanto prestigiosi siano i
persecuzioni
dell’Inquisizione nomi degli storici e degli studiosi
adottarono un linguaggio criptico, che hanno rivolto un così fervido
simbolico, allegorico, convenzio- interesse alla figura di Federico II.
nale: comprensibile quindi solo
Augusta Franco Cardinali
dagli adepti. In realtà la donna
Nell’immagine, Federico II
perfetta, angelicata e angelicanriceve, alla corte di Palermo, un
te prefigurata dai ‘Fedeli d’amore’
ambasciatore islamico. Olio su
non è riconoscibile in nessuna di
tela di Arthur Georg von Ramberg,
quelle cantate dai trovatori, ma 1860, Nuova Pinacoteca di Monaco.
“Donna Flor e i suoi due mariti” in scena allo Spontini
è
Gambelli. Ad aprire le danze
sabato 6 febbraio toccherà a
Barbara Giorgini che presenterà il libro “Perché scomodare l’universo”, partecipa l’artista Fabio Stronati. Secondo
appuntamento in calendario,
domenica 21 a Marzocca
presso la Biblioteca Comunale alle 18, con “L’isola cava”
di Nicola Campagnoli, espone Barbara Cardinali. Domenica 7 marzo sempre alle 18,
presso la sala “O. Gambelli”,
Maria Lampa presenta “Il
valore nelle orme del cuore”,
espone Emanuala Pallottini.
Il 21 marzo si procede con
Alberto Sgalla che presenta il
libro”Federico Onori”, espone
Marco Priori, l’appuntamento è a Montignano al “Sorrisi e Chiacchiere”. Ultimo
appuntamento, domenica 11
aprile a Castel D’Emilio, ad
Agugliano, Luca Violini proporrà delle letture teatrali,
espone Fabio Stronati e partecipa Barbara Giorgini.
del più importante scrittore brasiliano del secolo scorso, Amado
Jorge, “Donna Flor e i suoi due mariti”, un romanzo da non catalogare
fra quelli di maggior impegno civile
dell’autore, ma di tanto successo da essere tradotto in più di trenta lingue. E’
diventato anche soggetto di due film. Il
primo venne girato nel ’77, cioè circa
dieci anni dopo la pubblicazione del
libro. Fra gli interpreti, tutti brasiliani,
spiccava una sensualissima Sonia Braga. E’ stato invece un ‘flop’ nel 1981 il
rifacimento, con titolo diverso, della
stessa pellicola.
Non ha perduto la sua originale freschezza la versione teatrale che, realizzata da Emanuela Giordano, è stata
portata in scena il 27 gennaio al Teatro
Spontini di Maiolati. E’ uno squarcio di
vita brasiliana ad introdurre la storia
che si svolge intorno agli anni ‘50. La
situazione, ai limiti del grottesco, richiama parodisticamente usi e costumi
caratteristici del nostro sud. Proprio
durante i giorni di Carnevale, all’interno di una casa di Bahia, si sta vegliando un uomo che è morto a causa
dei suoi eccessivi stravizi. Tira molti
respiri di sollievo la suocera, arcigna e
severa ‘come il mercoledì delle Ceneri’,
che non vedeva affatto di buon occhio
il genero; un gaudente senza scrupoli,
donnaiolo impenitente, gran bevitore e gran giocatore. In lacrime invece
è Donna Flor, la moglie, che non può
dimenticare la sua giocosa, scapestrata
vitalità e la sua passionalità. Al compianto funebre assistono, snocciolando
preghiere, anche tre
amiche di famiglia;
curiose, impiccione, petulanti come
gazze. Saranno loro
a preoccuparsi di
trovare un nuovo
marito a Donna
Flor, che dapprima non ne vuole
sapere, ma che poi,
dopo otto mesi di
lutto, si arrende alle
loro insistenze. Anche perché il nuovo
sposo è un ottimo
partito: un farmacista agiato, premuroso, affettuoso. Ha però anche
lui qualche difetto. E’ pignolo, noioso,
esasperatamente pedante e flemmatico. Lo spettatore forse si sarà accorto
che ha qualche somiglianza con l’integerrimo padre di famiglia piemontese
di ‘Bianco, rosso e Verdone’. Dunque il
farmacista è tanto preso dai suoi scrupoli da non accorgersi degli ardori di
sua moglie. Donna Flor allora incomincia a rievocare il passato fino ad
avere delle visioni dell’ex marito che,
sfacciato e impertinente come era in
vita, si intrufolerà tra i due. Nelle realtà
si direbbe sia proprio Donna Flor che,
grazie all’evocazione del primo marito,
riesce a svegliare il suo nuovo, neghittoso consorte.
C’è da ridere e da sorridere, anche se a
tratti l’umorismo è un po’ greve. Lontana da volgarità è però la recitazione:
Autoscuole
Corinaldesi s.r.l.
Autoscuole – Scuola Nautica – Corsi di recupero punti per patenti – Corsi di Formazione Professionale
CAP – per merci pericolose A.D.R. – per Autotrasportatori – Studi di consulenza Automobilistica e nautica
Jesi – Via Mura Occidentali, 31 – tel. 0731 209147 c.a. – fax. 0731 212487 - Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 – fax 0731 226215
Jesi – Via Gallodoro, 65 – tel. 0731 200809 (Sede Consorzio Cons. A.C.) - Jesi – Via Marx, Zipa – tel. e fax 0731 211481 (Uff. oper. collaudi)
Altre sedi: Falconara M.ma (Corinaldesi – Adriatica – Falconarese) – Ostra – Marina di Montemarciano – Marzocca di Senigallia
gli interpreti hanno abilmente glissato su qualche eccessiva intemperanza
dell’autore a favore di una gustosa caratterizzazione dei personaggi. Hanno
vivacizzato la storia, trasformandola
quasi in un ‘vaudeville brasiliano’, le
musiche originali eseguite dal vivo dalla Bubbez Orchestra e i bizzarri commenti canori delle tre querule amiche
di Donna Flor. Da ricordare per intero il cast: Caterina Murino, Pietro
Sermonti e Paolo Calabresi nei ruoli
principali; poi Valeria D’Obici, Simonetta Cartia, Claudia Gusmano,
Laura Rovetti. Affollatissimo il Teatro
Spontini, da contenere a stento tutti
gli spettatori. Vivo successo, manco a
dirlo. Meno male, finalmente un po’ di
sereno.
Fotoservizio
Augusta Franco Cardinali
6
Psicologia e società
7 febbraio 2010
Dialogo: tra coraggio e paura
memoria di don giovanni bosco
V
Qui con voi
mi trovo bene
iviamo in una società pluralistica e multietnica, dalla tecnologia
avanzata, ma che, a livello
umano, rivela indifferenza
ai valori etici e religiosi, la
sete dell’avere e del potere,
l’incertezza e la paura del
domani.
Si avverte quindi, da parte
dello Stato e della Chiesa,
la necessità di affrontare
con coraggio l’opera educativa che richiede l’impegno responsabile della
famiglia e della scuola.
In tale contesto si può
ben comprendere l’importanza dell’opera di san
Giovanni Bosco, patrono
dei giovani, che la Chiesa
ricorda il 31 gennaio.
La sua esperienza pedagogica non è patrimonio
esclusivo della famiglia
religiosa da lui fondata - la Congregazione dei
Salesiani e delle Figlie di
Maria Ausiliatrice - ma
appartiene alla Chiesa e
all’umanità.
Giovanni Bosco
(1815-1888)
Nato a Castelnuovo d’Asti,
da una famiglia di umili
contadini, Giovanni, seguendo la propria vocazione, intraprende con
notevoli sacrifici gli studi
ecclesiastici e viene ordinato sacerdote a 26 anni.
Subito comincia ad occuparsi dei fanciulli poveri,
orfani, emarginati e nel
sobborgo di Valdocco, alla
periferia di Torino, fonda
nel 1842, il primo “Oratorio” in cui accogliere una
ventina di ragazzi, che nel
1846 saranno 300.
Don Bosco crea anche
scuole professionali e laboratori dove i giovani in
cerca di lavoro possano
conseguire competenza e
abilità lavorativa.
Le intuizioni, che emergono dalla sua opera,
“Il sistema preventivo
nell’educazione della gioventù” (1877), e dalla famosa “Lettera da Roma”
(1884), che hanno dato
origine ad un grande rinnovamento
nell’ambito
pedagogico, costituiscono un’eredità ancora oggi
molto preziosa. Don Bosco presenta il suo metodo educativo dicendo che
esso “si appoggia sopra
la ragione, la religione e
l’amorevolezza”. Pur affermando che l’educazione è opera del cuore, egli
chiede agli educatori di
lasciarsi guidare sempre
dalla ragione, dall’intelligenza e non dalla passione.
Il termine “ragione” per
lui assume vari significati:
dominio di sé, buon senso,
libertà, dialogo, capacità
di motivare ciò che viene
richiesto…, ma anche prevenzione e vigilanza, autorevolezza, moderazione
nell’uso dei castighi…
Strategie educative
“Prevenire, non reprimere” afferma don Bosco: la
punizione può facilmente
provocare risentimento e
umiliazione, perciò è bene
ricorrervi il meno possibile. Per favorire il dialogo e
la confidenza, don Bosco
fa parlare liberamente gli
allievi, mettendoli a loro
agio, li ascolta e trascorre con loro la maggior
parte del tempo. Fra le
strategie educative indica ampi spazi di libertà e
creatività, come il teatro,
la musica, le passeggiate,
il gioco, la festa… Luoghi
e occasioni che educano
alla comunicazione e alla
socializzazione favorendo
la fraternità e il senso della famiglia.
Don Bosco riesce a superare la frattura, propria
del suo tempo, fra Chiesa
e masse, fra religione e
popolo, tra Vangelo e giovani. Obiettivo del sacerdote e della sua pedagogia,
ispirata al Vangelo, è la
formazione del credente.
Il santo educatore
Don Bosco cerca di fare
emergere dal cuore del
ragazzo ciò che è buono,
vero, giusto… Questa è la
via maestra per aprirsi alla
trascendenza. Don Bosco
insegna a rispettare la libertà di ogni persona e a
promuoverne la crescita
umana e cristiana. Al rettore di un collegio, venuto
a Torino per incontrarlo
e ricevere un consiglio
pratico per il proprio impegno tra i giovani, don
Bosco dice semplicemente: “Amali!”.
L’amore, che egli definisce
“amorevolezza”, significa
simpatia,
disponibilità,
amicizia, fiducia, affetto equilibrato che libera
l’amore nel cuore dei giovani e colma eventuali carenze affettive.
Illuminante l’affermazione
di Don Bosco: “Qui con
voi mi trovo bene”.
Lo stare insieme, la condivisione di un cammino
educativo e la partecipazione alle attività sei
ragazzi non cancellano
però la diversità dei ruoli.
L’educatore è una presenza che vigila, previene, incoraggia, ma non soffoca.
Don Bosco è pronto a offrire all’educando tutto se
stesso, anche la vita. La
motivazione di un amore
così grande gli deriva da
san Paolo, le cui parole
vengono da lui citate nelle lettere ai collaboratori:
“La carità
non cerca il proprio interesse, non si irrita, non
tiene conto del male che
riceve…” (1 Corinzi, c. 13).
Don Bosco è convinto che
“in ogni giovane, anche il
più disgraziato, ci sia un
punto accessibile al bene;
dovere primo dell’educatore è cercare questo punto, questa corda sensibile,
e trarne profitto” (Memorie biografiche, vol.V).
La pedagogia di don Giovanni Bosco, grande maestro, “modello per credenti e non credenti”, é valida
ancora oggi. Ogni educatore che riesce a mettere
in pratica i suggerimenti
di Don Bosco, molto utili
per l’impegno educativo,
farà crescere ragazzi sicuri
di sé e capaci di compiere
scelte libere e responsabili.
Giuseppina Radiciotti
di
P
enso che capiti anche a
voi di fermarvi a riflettere su quante volte oggi usiamo la parola dialogo. E’ sulla
bocca di tutti.
Ne parliamo quando guardiamo in casa e ci diciamo
l’importanza del dialogo tra
genitori e figli, l’importanza
del dialogo nella coppia, tra
marito e moglie. Parliamo di
dialogo nella scuola, tra insegnanti e studenti, tra dirigente scolastico e insegnanti,
tra colleghi. Ne parliamo nel
mondo della politica. Quale
partito non sostiene di essere ‘aperto al dialogo’? Destra,
sinistra, centro. Parliamo di
apertura al dialogo tra le religioni. Ogni religione dichiara
rispetto e attenzione verso le
altre. Dialogo con i non-credenti. Dialogo tra cattolici e
laici.
Parliamo di dialogo nella
chiesa. Proprio in questi
giorni noi cristiani (cattolici,
ortodossi, anglicani, protestanti… quanti siamo a definirci ‘cristiani’ e ad essere
in disaccordo tra noi!), proviamo ad essere vicini nella
preghiera per ritrovare l’unità nel nostro riconoscerci discepoli dello stesso Maestro,
il Signore Gesù.
Tutto questo parlare di dialogo, però, mi fa nascere un
dubbio. Non sarà che ne parliamo tanto perché, in realtà,
poi ne abbiamo tanta paura?
Che, cioè, preferiamo tenere
Federico Cardinali
questa parola nella nostra
bocca, girandola e rigirandola, così non corriamo il pericolo che essa possa scendere
nel nostro cuore?
La psicologia ci invita a farci
questa domanda e a tenerla
aperta. Nella speranza che
se riusciamo ad essere un po’
più sinceri con noi stessi, potremo poi muoverci con più
coraggio verso la verità. La
verità che ci fa aprire gli occhi sulle nostre paure, sulle
nostre chiusure, sulla nostra
pretesa di essere sempre dalla parte giusta, convinti che
gli altri (= quelli che non la
pensano come noi) sono dalla parte sbagliata.
Proviamo ad entrare nel significato di questa parola.
Come tante altre parole della
nostra lingua, anche questa
deriva da una lingua antica:
il greco. Essa nasce nell’incontro tra due parole: dià
(che significa ‘tra’) e lògos
(che significa ‘parola’). Dialogo, quindi, significa che la
parola è tra due o più persone: cioè che la parola unisce
e permette l’incontro tra le
persone.
Perché io e l’altro possiamo
incontrarci, perché la parola
sia il luogo dell’incontro tra
noi due, sono però necessarie almeno due condizioni.
La prima: che io apra uno
spazio di silenzio perché
l’altro possa collocarci le sue
parole. Che significa: devo
ascoltare il suo pensiero. Ma
per ascoltarlo è necessario,
prima di tutto, che io gli lasci
il tempo e il modo di dirlo.
La seconda: che, ascoltando
l’altro, io cerchi di capire, di
comprendere quello che mi
vuole dire. Le sue idee, i suoi
pensieri, le sue ragioni. Anche quando il suo pensiero
è diverso dal mio e io non
sono d’accordo? Se dico che
sono aperto al dia-logo, non
può che essere così: sì, anche
quando il suo pensiero è diverso dal mio! Parlare solo
con chi è d’accordo con me
non è poi gran che. Non vi
pare?
Attenzione. Ascoltare e comprendere l’altro non significa
che devo essere d’accordo
con lui. Significa, però, che
non posso impedirgli di
esprimere i suoi pensieri e le
sue ragioni. Chiudere la bocca a chi ha pensieri diversi
dai miei, significa chiudersi
al dialogo: significa avere
paura.
Paura di che?
Paura che, se ascolto i suoi
pensieri, questi possano
portarmi a rimettere in discussione i miei. Paura di
scoprire che le mie idee, le
mie convinzioni, non sono
poi così forti e così solide. La
paura del confronto è indice
di debolezza nei pensieri e
nelle convinzioni. E’ indice di
rigidità, non di forza. E’ segno di chiusura mentale, non
di intelligenza.
Un padre, un insegnante, un
uomo politico, un sacerdote,
un dirigente, una qualunque
persona… che impedissero
all’altro di parlare, di esprimere i suoi pensieri, e dicessero: “E’ così perché è così,
perché lo dico io”, o parole
simili, non sanno cosa sia il
dialogo. Sono, purtroppo,
nella loro debolezza, prigionieri della paura.
Essere aperti al dialogo richiede coraggio.
Il coraggio di ascoltare gli
altri, di saperci confrontare
con chi ha sviluppato e coltiva pensieri diversi dai nostri. Il coraggio di rimettere
in discussione le nostre idee,
se necessario. Il coraggio di
ascoltare le domande che
altri possono proporci. Il
coraggio di riconoscere che
nessuno di noi, da solo, può
pensare di possedere la verità. Tutta la verità. Chiunque
noi siamo e qualunque posto,
nella scala sociale, noi occupiamo.
Genitori, insegnanti, dirigenti, uomini di chiesa, uomini
della politica, direttori di
giornali, uomini di scienza,
giovani e adulti… è solo con
il coraggio del dialogo che
possiamo costruire una società di uomini liberi.
Chi vuole scrivere allo psicologo può farlo o per e-mail ([email protected] o [email protected])
o per posta a Voce della Vallesina - colloqui con lo psicologo - P.za Federico II, 8 - 60035 JESI
Terre Elementari
V
Quindici (tristi) fioriere
ia Montebello è una breve traversa che da via Mura Occidentali conduce a corso Matteotti.
Una targa elegante dice che Via
Montebello è stata “già via delle
Grazie”. Una targa elegante in ceramica smaltata, caratteri Bodoni,
nel migliore rispetto delle indicazioni di toponomastica del centro
storico. Per lo meno di un centro
storico che si rispetti. E adesso,
via Montebello può sentirsi tranquillamente rappresentata: salvo
che, fatto tornare lo sguardo verso
terra, via Montebello si fa conoscere per le sue quindici fioriere
di marmo bianco. Allineate come
piccole bare con lo scopo dichiarato di far transitare solo i pedoni.
Perdonate l’accostamento macabro
e forse spinto troppo in là da una
irritazione tipica (forse) del freddo
dei giorni della merla. Ma quelle fioriere di via Montebello sono
lì, piene di terriccio e basta, piene
di trascuratezza e basta, piene del
forte significato di barriera architettonica per i veicoli motorizzati.
Ci sta tutto, questo senso, come ci
sta la lotta alla maleducazione e al
mancato rispetto per le regole di
civiltà dello stare nel centro storico.
Eppure, esse (sono pur sempre oggetti, le fioriere) mi rimandano netta e precisa l’immagine di un altro
freddo e distaccato mancato rispetto: per la terra che dovrebbe essere
casa di piante e fiori, di un accenno
di verde che dovrebbe addolcire il
colore delle pietre. Ma le quindici
fioriere di marmo bianco, pesanti e
dalla forma ovale appena allungata,
sono invece uguali nel destino che
le accomuna al vuoto. Contengono terra, ma soprattutto il vuoto di
intenzioni, quel vuoto che le vuole
private del senso per cui sono state progettate e collocate. Intendo il
senso del colore dei fiori e del verde. E’ una piccola privazione, per
carità, è una minima privazione rispetto a quelle vere di cui siamo informati (da lontano…) e che fanno
soffrire tante persone. Per questo le
quindici fioriere diventano tristi ai
miei occhi, perché mi rimandano il
pensiero alla forza di altre tristezze.
Così che quando passo in via Montebello penso: “già, via delle Grazie”
e mi affretto a passare oltre, ogni
volta diventando un cosciente ipocrita concittadino.
Silvano Sbarbati
IMPIANTI IDRAULICI
ASSISTENZA TECNICA
MATERIALI PER BAGNI
TERMOIDRO
di GIANFRANCO MUZI
Castelplanio - 60032 (An) - Via Roma, 117
Tel. 0731.813444 r.a. - Fax 814149 - www.fazibattaglia.com
Via Giuseppe Guerri, 17 JESI
Tel. 0731 200337 - 335.247108
Vita ecclesiale
Parola
di Dio
LA CHIESA LOCALE
IL DIARIO
DEL VESCOVO
GERARDO
al
Sabato 6 febbraio
ore 17: Palazzo dei Convegni, Centro Aiuto alla
Vita: incontro con la cittadinanza
Domenica 7 febbraio
ore 10: Parrocchia S. Pietro Ap. S. Messa con la
partecipazione dei Bersaglieri
ore 11.30: Parrocchia San Giovanni B., S. Messa
nella Ricorrenza del Sangue giusto
ore 18.30: Cattedrale, S. Messa nella Giornata per
la Vita
ore 21: Seminario, incontro con i partecipanti ai
Corsi di Cristianità
Martedì 9 febbraio
ore 15.30: Seminario Regionale, Riunione del
Centro Regionale Vocazioni
Mercoledì 10 febbraio
ore 9.30: Seminario Regionale, Corso
Operatori nella Pastorale Vocazionale
per
Giovedì 11 febbraio
ore 9.30: Seminario, Riunione del Consiglio
Presbiterale
ore 16: Cupramontana, S. Messa alla Casa di
riposo
ore 18.30: Pantiere, S. Messa nella memoria della
Madonna di Lourdes
Venerdì 12 febbraio
ore 17: Parrocchia Regina della Pace, incontro su
bioetica
Sabato 13 febbraio
ore 18.30: Cattedrale, S. Messa nella memoria di
San Romualdo
Domenica 14 febbraio
ore 10: Cupramontana, S. Messa nella memoria di
N.S. di Lourdes
ore 16: Chiesa dell’Ospedale, S. Messa nella
Giornata del Malato
ore 19: Santuario Madonna delle Grazie: Santa
Messa per coppie di sposi e fidanzati
ore 21: Incontro con il Gruppo di discernimento
Vocazionale
Dove interviene Gesù tutto si rinnova
Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù,
stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I
pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca che era di Simone,
e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla
barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le
vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si
rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero
ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi
affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore
infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci
di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore
di uomini». E tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Commento
Siamo di fronte a uno dei brani più ricchi circa le chiamate di Gesù a seguirlo.
Luca fa precedere queste da una catechesi di Gesù alle folle che lo seguono.
Siamo lungo il Mare di Galilea, dove
sono frequenti le anse semiovali, per
cui scostandosi un po’ dalla riva l’annunciatore può essere visto e udito dagli ascoltatori con più facilità. Ma dietro questo gesto voluto da Gesù c’è già
il segno che Lui è interessato a questi
nerboruti pescatori, come succederà in
seguito.
Mi fermo un attimo su due espressioni,
quella di Pietro: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le
reti (in greco: Epistàta, di’ òles nuctòs
kopiàsantes udèn elàbomen, epì de to
rèmati su chalàso ta dìktua) e quella di
Gesù: Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini (Me fobù, apò tu nun
antròpus èse zogròn).
Maestro, abbiamo faticato tutta la
notte e non abbiamo preso nulla;
ma sulla tua parola getterò le reti
Il verbo kopiào significa spossarsi, affaticarsi, per cui possiamo così tradurre
la frase: O Soprastante, spossandoci
per tutta una notte non abbiamo preso niente, ma sulla tua parola-evento
slargherò le reti. Intanto Pietro usa
l’appellativo Soprastante e non Maestro, in quanto riconosce che Gesù è
quello che sta più in alto, quindi il suo
venire da Dio. Poi vuole anche dire a
Gesù: si vede che non sei un pescatore;
se infatti non abbiamo preso i pesci di
notte con l’attrazione delle luci, figurati
se ci si riesce di giorno! Ma nonostante
questo atteggiamento, Pietro fa un atto
di fede: sulla tua parola-evento; non si
usa lògos che significa parola, ma rèma
che significa parola realizzata, quindi c’è il chiaro richiamo alla creazione,
dove Dio dice e le cose sono create.
Siamo di fronte ad una nuova creazione, ma questa volta avviene nell’intimo
dell’uomo.
Dove interviene Gesù tutto si rinnova:
sperimento questo nella mia vita?
Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini
Avviene in Pietro una vera trasformazione, non nell’arte del pescare, ma
nella qualità della pescagione, per cui
la traduzione letterale può ancor più illuminarci: D’ora in poi pescherai uomini vivi. Il pescatore del mare pesca per
uccidere i pesci e darli a mangiare, il
pescatore di uomini prende gli uomini
morti per il peccato e li rende alla vita.
Il mare nella Bibbia è il simbolo della
morte, per cui uscire vivo da una traversata sul mare significa passare dalla
morte alla vita. Gesù passa sul mare
degli uomini e con la sua risurrezione
sconfigge la morte; la stessa cosa succede a chi sceglie di seguirlo e si fa suo
strumento per vincere la morte.
La mia fede, se vissuta intensamente,
diviene uno strumento nelle mani di
Dio per la salvezza di tutti quelli che mi
avvicinano. Dio si fida di me e mi usa
per salvare gli altri. La fede contagia.
Ho mai sperimentato in me stesso la
bellezza di questo gesto salvifico di
Dio?
Azione Cattolica: giovedì scorso all’Adorazione la veglia con il Vescovo
I gruppi della diocesi per la salvaguardia del creato
T
utti uniti per riflettere e pregare per la pace e la salvaguardia del creato. Si è svolta giovedì scorso presso la
chiesa dell’Adorazione in piazza della Repubblica, la veglia
di preghiera per la Pace, promossa dai gruppi e dalle associazioni ecclesiali della diocesi di Jesi. Il tema è stato quello
proposto da Papa Benedetto XVI nel suo messaggio per la
Giornata della Pace: “Se vuoi coltivare la Pace, custodisci il
creato”. Dopo l’introduzione cinematografica, con la visione
di alcune sequenze del film “La Genesi” di Ermanno Olmi,
la veglia ha alternato alcuni passi del messaggio del San-
11 e 14 febbraio: nelle parrocchie e all’Ospedale
Giornata Mondiale del Malato
L’11 febbraio, memoria della beata Vergine Maria di Lourdes,
la Chiesa prega per i malati ed i sofferenti.
La Chiesa di Jesi invita a celebrare questa
giornata e a compiere gesti di vicinanza e
di solidarietà con quanti sono nelle case
di cura e nelle case di riposo. Il tema della
Giornata Mondiale del Malato 2010 è: “La
Chiesa a servizio dell’amore per i sofferenti”.
Domenica 14 febbraio, alle ore 16, alla chiesa dell’Ospedale di Jesi il vescovo Gerardo
presiederà la Santa Messa alla quale sono
invitati anche gli operatori sanitario ed i volontari dei gruppi
che si dedicano ai malati.
Settimanale di ispirazione cattolica
fondato nel 1953
7
7 febbraio 2010 - 5a domenica del tempo ordinario - anno c
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)
Giovedì 4 febbraio
ore 9.30: Seminario, Ritiro dei Sacerdoti e Diaconi
Venerdì 5 febbraio
ore 21.15: Castelbellino, partecipazione
Consiglio Pastorale Parrocchiale
7 febbraio 2010
Piazza Federico II, 8 - 60035 Jesi An
Telefono 0731.208145
Fax 0731.208145
[email protected]
www.vocedellavallesina.it
c/c postale 13334602
Direttore responsabile Beatrice Testadiferro • Proprietà Diocesi di Jesi • Registrazione Tribunale di Ancona n. 143
del 10.1.1953 • Composizione grafica Giampiero Barchiesi • Stampa Galeati Industrie Grafiche, Imola www.galeati.it •
Spedizione in abbonamento postale • Abbonamento annuo 35 euro - di amicizia 50 euro - sostenitore 100 euro • Tutti
i diritti riservati • Esce ogni mercoledì • Associato alla Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) • Comitato di
redazione: Vittorio Massaccesi, Giuseppe Quagliani, Antonio Quaranta, Antonio Lombardi
Ai sensi dell’articolo 13 del D. Lgs 196/2003 (Codice privacy) si comunica che i dati dei destinatari del giornale sono contenuti in un archivio informatico idoneo
a garantire la sicurezza e la riservatezza. Saranno utilizzati, salvo divieto espresso per iscritto dagli interessati, oltre che per il rispetto al rapporto di abbonamento, anche per proprie attività istituzionali e per conformarsi ad obblighi di legge.
to Padre e testimonianze di persone che vivono quotidianamente la crisi ecologica. Matteo Giantomassi, dell’area
comunicazione del Cir33 ha snocciolato dati sulla raccolta
differenziata, dando anche dei suggerimenti per essere più
responsabili. Paolo Perticaroli, impegnato nel movimento
dei “Focolari”, ha portato invece, la sua esperienza di cristiano e presidente di Sogenus, l’azienda che gestisce lo
smaltimento dei rifiuti.
Momento centrale della veglia è stato l’intervento di
Mons. Vescovo, che ha sottolineato il concetto di “ecologia umana”. “Il Papa parla di
dignità dell’uomo, di rispetto
per se stesso, perché rispettare
l’ambiente significa rispettare se
stessi – ha detto don Gerardo –
E’ importante che ognuno prenda un impegno morale. Bisogna
mettersi in ascolto del Signore e
fare qualcosa”.
Il Vescovo si è poi, soffermato su
tre situazioni, in cui i cristiani
devono far sentire la loro voce:
la vicenda Sadam, la domenica
come giorno della famiglia ed
uno stile di vita più sobrio. “Ciò
che sta accadendo alla Sadam ha
acceso gli animi – ha spiegato
Mons. Rocconi – I cristiani devono mettersi in gioco e ricordare
che il denaro non può essere un
criterio per lo sviluppo”. Sulla
domenica don Gerardo è stato
chiaro: “Bisognerebbe boicottare
i supermercati aperti la domenica. È un diritto ed un dovere quello del riposo, inoltre è
importante capire che ci sono altri valori oltre al lavoro
ed al denaro. La domenica è il giorno del Signore, è un
giorno da dedicare alla famiglia, alla visita agli anziani ed
agli ammalati. Il guadagno non può vincere sulla persona”.
Infine un invito alla sobrietà. “Il consumo smodato e
l’edonismo inquinano il cuore e non ci fanno cercare la
gioia. Ogni conversione mette mano al portafoglio – ha
ricordato il Vescovo – I cristiani responsabili devono dare
una mano a chi è in difficoltà”.
A conclusione della veglia, è stata letta una versione attualizzata delle Beatitudini, come impegno comunitario.
Durante la lettura, i rifiuti che erano stati appesi ad un
ulivo, sono stati sostituiti da cestini, che simboleggiavano
i doni della natura.
Fotoservizio Giuseppe Papadia
Nelle foto il presidente diocesano di Azione Cattolica,
Michele Contadini e il vescovo Gerardo
8
Vita ecclesiale
7 febbraio 2010
Parrocchia di Moie: il calendario e l’ultimo libro di Riccardo Ceccarelli”Radici e ragioni”
Un foglio di collegamento per la comunità
T
ra le iniziative che propone la
parrocchia di Moie, la realizzazione di un calendario da appendere
ad una parete della propria casa. Si
ripete da una decina di anni grazie
all’impegno di Roberto Dellabella e
alla generosità di tante attività commerciali che scelgono di promuovere
i loro servizi attraverso il calendario
della parrocchia e contribuiscono
anche alla stampa settimanale del
foglio di collegamento parrocchiale.
Il calendario di quest’anno (formato
cm 22 x 48) ha in prima pagina l’immagine dell’Abbazia Santa Maria e
della Madonna della Misericordia e
nella retrocopertina i saluti del vescovo e del parroco. Nelle pagine interne propone una breve storia per
l’anima insieme a una poesia composta dallo stesso Dellabella: poesie
semplici e a tratti commoventi che
parlano di vita e di morte, di giovinezza o di vecchiaia, di vicende quotidiane. Nel suo saluto e augurio ai
parrocchiani di Moie, il vescovo Gerardo ha annunciato la Peregrinatio
Mariae in preparazione al congresso
eucaristico ed ha invitato a seguire
il Signore, fonte di gioia. Il parroco
don Fabio ha rivolto gli auguri per
l’anno 2010 con queste parole: “E’ il
Signore il nostro futuro, non le cose
che abbiamo, fossero anche le virtù
più eroiche. Non siamo noi a dominare il futuro: il Signore ce lo dona
come una meraviglia continua”.
messe festive, i nomi dei bambini
che ricevono il sacramento del Battesimo o della Comunione, dei cresimandi, delle coppie che si sposano e
delle persone che hanno concluso la
loro vita terrena. Nel foglio parrocchiale non mancano poi i programmi degli incontri dei diversi gruppi o
i resoconti di alcune iniziative. Sono
pubblicati anche articoli che riguardano la diocesi e poesie in dialetto o
in lingua.
Radici e ragioni
Da 12 anni Dellabella si occupa della
redazione di questo strumento informativo settimanale della parrocchia in cui raccoglie gli articoli del
parroco don Fabio Belelli, le indicazioni per la liturgia della settimana,
gli orari e le intenzioni delle celebrazioni, il calendario dei lettori alle
E’ dal giugno 2006 che il foglio ospita un articolo del giornalista e storico Riccardo Ceccarelli: cento articoli,
fino allo scorso novembre, che sono
stati poi raccolti in una pubblicazione offerta ai parrocchiani insieme al
calendario dell’anno 2010. Il libro
“Radici e ragioni” è stato pubblicato
dalla parrocchia con il contributo
del Gruppo Bondoni di Castelplanio
e stampato dalla tipografia T.J. di
Jesi nel novembre scorso. L’autore ha
ringraziato “Roberto Dellabella che
ha promosso la pubblicazione, i parroci don Gianni Giuliani e don Fabio
Belelli per la loro stima ed amicizia,
i lettori per la loro accoglienza con
l’augurio che questi colloqui a cuore
aperto siano occasione di continua
ricerca di “radici e ragioni”. Nella sua
introduzione, Beatrice Testadiferro
ha sottolineato l’impegno di Ceccarelli nel settore dell’informazione
con il contributo al settimanale diocesano, dal febbraio 1997, al foglio
parrocchiale e a tante altre iniziative editoriali della Vallesina: “Dai
suoi scritti traspare l’affetto per la
sua terra, il legame con la gente che
abita queste contrade, che partecipa
alle processioni, si ferma al suono
delle campane o va in pellegrinaggio ma anche la sua attenzione alle
persone che gestiscono il potere, in
Italia e nel mondo, il potere politico
o quello dell’informazione e ancora
la preoccupazione e la vicinanza ai
tanti drammi che accadono, vicino o
lontano. Ciascuno può leggere tra le
righe, a suo modo, perché chi scrive
ci lascia la libertà di pensare, di passare oltre, di girare pagina. Ciò che
Riccardo ha scritto è il frutto della
sua storia, del suo vissuto, del suo
cammino che è come quello di ciascuno di noi: fatica, scoraggiamento,
solitudine, incomprensioni, dolore
ma anche gioia, speranza, piacere,
amicizia, incoraggiamento.”
Chi fosse interessato al libro, può
rivolgersi alla parrocchia di Moie.
Inizia il cinquantesimo della parrocchia
a coincidenza con la
domenica ha fatto si
che alla ricorrenza di S.
Antonio Abate l’omonima chiesa parrocchiale,
nel quartiere Minonna,
sia stata scelta da molti fedeli per assolvere
il precetto festivo e, al
tempo stesso, partecipare alla sempre coinvolgente benedizione
degli animali e delle
cose legate all’agricoltura. La mattinata si è
aperta con la solenne
celebrazione liturgica
presieduta dal Vescovo,
Mons. Gerardo Rocconi, che è rimasto felicemente stupito nel vedere la chiesa gremita di
fedeli;
soddisfazione
visibilmente percepibile
anche dal volto del parroco, mons. Giuseppe Quagliani che proprio con questo evento ha dato il via ai
festeggiamenti per i 50 anni
della Parrocchia. E’ stata una
cerimonia quanto mai essen-
ziale, animata dal
gruppo di canto
parrocchiale e dal
fedele gruppo di
lettori.
Al termine della
cerimonia, quando le poche gocce d’acqua della
mattina avevano
smesso di cadere
copiose, tutti fuori,
sul sagrato, per assistere e partecipare alla tradizionale
benedizione degli
animali impartita
dal Vescovo. Su
caprette e galline,
gatti e cani, uccelli
di varie specie e persino su di una strana
varietà di maialino
nano, tutti occupanti
il sagrato, sono piovute le gocce di acqua santa
asperse dal celebrante che
ha continuato la benedizio-
La morte di una persona
cara lascia un vuoto ma
l’eredità di affetti la fa sentire ancora presente.
Lo ricordano con affetto la
moglie Cesarina Castellani,
i figli Valeria e Michele, i
nipoti Yuri e Daniele, il genero Diego e la nuora Giusy, il fratello Alessandro e la
sorella Anna Maria e tutti i
parenti e amici.
In sua memoria sarà celebrata una Santa Messa sabato 13 febbraio alle ore 19
presso la chiesa di San Francesco d’Assisi a Jesi.
6.3.1929 12.2.2008
Le persone che si amano non
si perdono mai,
rimangono per sempre nei
nostri cuori.
ne nel vicino campetto. Qui,
come ormai avviene da anni,
c’erano ad attendere la benedizione oltre una dozzina di
cavalli con rispettivi cavalieri e due simpaticissimi pony
montati da giovanissimi cavallerizzi.
La festa è poi proseguita con
Non può mancare il legame con la comunità
E’
che le province marchigiane dovranno svolgere durante l’evento, ovvero quello di raccordo con
i vari comuni». Anche il sindaco Gramillano ha voluto ribadire «l’importanza del CEN come
momento di forte vivacità sociale
per la città dorica». Mons. Pompili, in conclusione, ha evidenziato
l’aspetto comunicativo del Congresso Eucaristico, sottolineando
la «necessità di una stretta collaborazione fra le istituzioni nell’interesse della collettività».
La firma è stata preceduta, nel
mattino presso l’Episcopio, dall’incontro dell’arcivescovo Menichelli, del segretario generale del
CEN dottor Marcello Bedeschi,
del direttore della Protezione Civile Marche Roberto Oreficini e
di Mons. Domenico Pompili con
le testate giornalistiche locali. Al
termine della firma del protocollo
d’intesa, Mons. Domenico Pompili e don Giacomo Ruggeri, portavoce del CEN, hanno incontrato
i direttori degli Uffici Comuni-
Alberto Bocchini
Bordoni Eugenio
XXV° Congresso Eucaristico Nazionale: 3-11 settembre 2011
stato firmato, martedì 19
gennaio presso la Sala Raffaello della sede Regione Marche, il
protocollo d’intesa fra la Regione
Marche e il Congresso Eucaristico Nazionale (CEN). Presenti alla
firma il presidente della Regione
Marche Gian Mario Spacca, l’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli, il vicepresidente
dell’Upi Marche Franco Capponi,
il presidente ANCI Marche (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Mario Andrenacci, il sindaco
di Ancona Fiorello Gramillano e
il direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e sottosegretario CEI
Mons. Domenico Pompili.
Il presidente Spacca ha evidenziato come il «Congresso Eucaristico Nazionale sia un’importante opportunità per far conoscere
il nostro territorio e soprattutto
l’operosità dei marchigiani grazie
anche al fatto che si svolge nella
metropolia (Jesi-Loreto-FabrianoSenigallia)». Il vice presidente
dell’UPI ha sottolineato «il ruolo
2009 13 febbraio 2010
Secondo anniversario
Parrocchia di sant’Antonio Abate, domenica 17 gennaio
L
Anniversario
cazioni Sociali, dei
settimanali cattolici marchigiani,
delle radio e il
delegato del
SIR. Erano
presenti, inoltre,
all’incontro
il delegato
FISC
(Federazione
Italiana Settimanali Cattolici). «I settimanali
diocesani – è stato
evidenziato – saranno il
trampolino di lancio, la punta di
diamante per tutto il territorio. Il
Congresso Eucaristico Nazionale
ha, infatti, un carattere popolare,
come l’Eucarestia, e per questo
non può mancare il legame con
la propria terra». E’ stata chiesta
ai settimanali diocesani una forte
collaborazione in previsione del
CEN. Dal 24 gennaio è attivo il
sito www.testimonidigitali.it
il pranzo comunitario consumato nei locali sottostanti
la chiesa e con l’ormai tradizionale estrazione della lotteria che metteva in palio, tra
l’altro, anche uno splendido
agnello.
Fotoservizio
Sedulio Brazzini
I familiari lo ricordano a tutti coloro che gli hanno voluto bene.
In memoria di Eugenio verrà celebrata una S. Messa
presso la Chiesa di San Giuseppe in Jesi venerdì 12 febbraio alle ore 18,30.
VOCE DELLA VALLESINA
Per i ricordi
delle persone care
0731.208145
In diocesi
7 febbraio 2010
9
Seminario di Vita Nuova per giovani: prossimo appuntamento, venerdì 12 febbraio
Il peccato riduce in pezzi la nostra vita
S
i è tenuto venerdì scorso al dell’uomo, opera d’arte meraviglioDuomo il secondo incontro del sa uscita dalle mani di Dio. Subito
Seminario di Vita Nuova per gio- dopo, con un martello, il Vescovo
vani promosso dal Rinnovamento lo ha ridotto in pezzi. E ha posto
nello Spirito in collaborazione con una domanda all’assemblea: “Avete
la Pastorale giovanile della diocesi capito ora cos’è il peccato?: ciò che
di Jesi. Tema della serata, “È stato distrugge prima di tutto la nostra
messo a morte per i nostri pec- vita”. Ha quindi invitato i presenti
cati”. A trattarlo, mons. Gerardo – in molti gremivano il Duomo, e
Rocconi. La catechesi del Vescovo oltre la metà giovani – ad avviciè iniziata con un segno tangibi- narsi all’altare e prendersi un cocle delle conseguenze del peccato: cio. Durante la catechesi, incentraaccompagnato dal canto Tu ci hai ta sulla passione di Cristo, mons.
creati per te, è stato introdotto un Rocconi ha fatto alzare lo sguarvaso fiorato, metafora della vita do al Crocifisso, per far riflettere
ognuno
sull’effetto
devastante del peccato e sull’amore grande
di Dio per l’uomo.
Dalle frustate sulla
carne nuda, alla corona di spine conficcata sulla testa, ai
chiodi su cui Gesù
doveva far perno per
sollevarsi e riuscire a
respirare: richiamando l’immagine della
Sindone, il Vescovo
ha ripercorso le atro-
ci sofferenze procurate al Figlio di
Dio, fino al sospiro finale che ha
concluso un processo infartuale
iniziato la sera precedente la crocifissione. Non solo. Al dolore fisico
di Gesù, ha sottolineato mons. Gerardo, si è aggiunto quello dovuto
alla solitudine, al tradimento degli
amici, al silenzio del Padre.
Chi ha voluto questa morte? Certo
i Giudei, quelli che lo hanno consegnato; Pilato, che non ha saputo far
prevalere la voce della sua coscienza; sicuramente Satana, che vuole che gli uomini rifiutino Gesù e
non siano salvati. Ma al di là di tutto, questa morte è stata voluta dal
peccato: “Egli è stato trafitto per
i nostri delitti, schiacciato per le
nostre iniquità. Il castigo che ci dà
salvezza si è abbattuto su di lui; per
le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53,5). Infatti, solo l’amore è
la spiegazione di tutto: il Figlio si
offre per volontà del Padre, che sta
lì, accanto alla Croce e soffre per
il Figlio e per tutti i figli. Il nostro
non è un Dio impassibile di fronte
al dolore dell’umanità: l’amore del
Padre ha vinto sul peccato attra-
verso il perdono concesso con il sacrifico più
grande, quello del Figlio.
E questo perdono sarà
sempre a disposizione
dell’uomo.
Ma che cos’è il peccato?
Il Vescovo ha parlato
del peccato originale,
che ha reso povera e
decaduta l’umanità, quel peccato
primo che noi confermiamo con
i nostri peccati personali. Poi, il
peccato del mondo: la somma di
tutte le malvagità dell’uomo. Il
peccato – ha detto accennando ai
primi versi della parabola del Figliol Prodigo - è la fuga dalla casa
del Padre, è perdere la gioia, avvilirsi, “farsi schifo”. Sempre però, in
ogni momento, è possibile rialzare
la testa e rinascere. Desiderando
la misericordia. Al termine della
catechesi, di fronte al Santissimo
esposto, il Vescovo ha guidato una
preghiera di riflessione su alcune
situazioni di peccato che coinvolgono l’uomo, rievocando episodi
della vita di Gesù e sottolineando
che il Signore, anche se noi non ce
ne accorgiamo, fa sempre germogliare una cosa nuova.
Metafora della rinascita, alla fine
della serata, un’anfora colorata e
intatta portata all’altare. Prima di
questo gesto conclusivo, ognuno
si è inginocchiato di fronte al Santissimo, lasciando cadere il coccio,
preso all’inizio, in un cesto e consegnando così a Gesù il suo peccato.
Il terzo appuntamento con il Seminario di Vita Nuova, sempre
animato dalla musica e dal canto dei giovani del Rinnovamento,
sarà venerdì 12 febbraio. Relatore,
un giovane sacerdote siciliano del
Rinnovamento nello Spirito, don
Piero Sortino.
Adriana Borgognoni
sabato 13 febbraio nelLa cappella dei ss. Biagio e Romualdo in cattedrale
San Romualdo: ultimo atto
Q
ualcuno forse ricorderà che nella scorsa
primavera il sottoscritto aveva cominciato a sollevare da queste pagine un po’ di
polverone stilando otto articoletti attorno
alla figura di s. Romualdo. Lo scopo immediato era quello di preparare la trasferta fabrianese per lo scoprimento di una lapide
“dantesca”; mentre finalità più generale era
la rivalutazione a Jesi della figura di questo
santo. Come mai questo “mio” interesse per
questo austero monaco ravennate di mille
anni fa? Un poco di cronachetta aiuterà a risolvere l’enigma.
Quando una decina d’anni fa sono stato fatto
parroco della cattedrale, ho trovato il “santo
braccio” romualdino semidimenticato (il cui
reliquiario fu donato da tale canonico Filippo Ricci nell’anno Domini 1800) nel chiuso
di un armadione di sagrestia. Mi son chiesto
allora: ma questo non è forse il terzo compatrono di Jesi, dopo s. Settimio e s
Floriano, tanto che il Biagetti l’aveva
Sabato 13 febbraio, a conclusione della
affrescato nel 1938 sulla destra del
messa delle ore 18,30, il vescovo Gerardo
catino absidale (mentre s. Francesco
“benedirà” la cappella dei ss. Biagio e Ro- è… all’estrema sinistra)? Detto fatto,
ho allestito in un cinquecentesco armualdo nella cattedrale di Jesi dove è stata
madio a muro, foderata di damasco
posta la seguente lapide:
rosso, una più degna dimora per la
nostra
insigne reliquia. Che però
Nella sommità di questa cappella è custolì dentro non aveva né visibilità né
dito il “santo braccio” del compatrono S. indicazioni
atte a suscitare la veneRomualdo qui associato nella venerazione
razione dei fedeli. Ho cominciato
a s. Biagio, in provvidenziale coincidenza
così a scartabellare qualche libro di
con la omonima chiesa in Fabriano ove ri- storia cittadina (l’Urieli in primis,
posa il suo corpo.
specie in occasione degli 800 anni
S. Romualdo, prega per noi!
della cattedrale medievale), venendo a sapere che nel duomo demolito nel ‘700 dal Fonseca esisteva
Nello stessa giorno verrà scoperta nella
“piazzetta s. Romualdo” la seguente tabel- una cappella dedicata al fondatore
dei camaldolesi, dove probabilmenla:
te
era anche custodito questo suo
In questo edificio, già chiesa di S. Romual- “braccio”
(che sicuramente costido, si trovava la taverna dove nel 1480 so- tuisce la reliquia
più insigne e più
starono due monaci con il corpo del santo “certa” fra le tante (troppe) in nostro
fondatore dei camaldolesi, già prelevato
possesso. Non sappiamo esattamendalla abbazia di Val di Castro e poi colloca- te perché il nostro santo sia stato
to nel 1481 nel monastero dei ss. Biagio e
decisamente sfrattato dalla nuova
cattedrale: probabilmente perché le
Romualdo in Fabriano.
cappelle sponsorizzate dalla nobiltà
locale erano intitolate a santi di loro gradimento. Nel frattempo, dalle mie modeste
letture dantesche, avevo ricavato un altro
impulso a gloria del nostro eroe: come mai
in tutta Fabriano, che ne custodisce il corpo
intero, non esiste un marmo (ce n’è un’infinità in giro per la penisola!) che riporti lo
splendido elogio del Nostro, come ne scrive
il Poeta per bocca di s. Benedetto? Di qui la
cerimonia nella città della carta avvenuta il
4 luglio scorso con l’inaugurazione della lapide all’esterno della chiesa dei ss. Biagio e
Romualdo.
Ma rimaneva da “sistemare” il braccio di
Jesi. Pensa che ti ripensa, chiedendo anche
qua e là opportuni pareri, finalmente arriva
l’idea risolutiva: lo collochiamo nella sommità della cappella di s. Biagio, sopra la pala
d’altare e all’interno di un timpano spezzato,
con a fianco due angioletti e per sfondo un
ottagono di marmo nero dove l’argento-oro
del reliquiario spicca a dovere. E dove la
notevole altezza dovrebbe stornare i brutti pensieri a qualche malintenzionato. Così
che d’ora in poi la cappella (in analogia con
la chiesa fabrianese) sarà dedicata in coabitazione fra s. Biagio, antico vescovo di Sebaste (protettore della gola, festeggiato il 3
febbraio) e s. Romualdo. La cui festa nel calendario liturgico universale risulta però per
noi piuttosto scomoda, collocata com’è al
19 giugno nell’incipiente periodo balneare.
Ne segue la proposta di festeggiare, anche
qui in analogia con Fabriano, il 6-7 febbraio: memoria colà della forzata “traslazione”
delle sue ossa da Jesi. E magari unendo in
un’unica celebrazione le vicine feste dei due
santi. Nel contesto di questo revival romualdesco rimaneva da “sistemare” quanto resta
della chiesetta edificata sulla locanda dove
alloggiarono i due monaci-furfanti (che, in
epoca di furti devoti e generalizzati di reliquie, agirono sicuramente con le più rette intenzioni: furto comune, mezza virtù!).
Ecco allora che, di concerto con il locale Archeoclub, abbiamo provveduto a collocare
nella “piazzetta s. Romualdo” (fuori l’attuale
porta Garibaldi), addossata all’odierno negozio di bambù, una targa illustrativa degli
eventi del 1480: così che qualche ignaro jesino e qualche curioso turista potrà rendersi conto di quella denominazione toponomastica. Non ultima finalità: la salvaguardia
dell’edificio da non pertinenti pensieri da
parte della proprietà. Dato che si tratta di
un pur modesto frammento della nostra
storia civile e religiosa.
Don Vittorio Magnanelli
Voce della Vallesina: il settimanale della diocesi
Abbonamento ordinario € 35
Agli abbonati sarà donato il libro “Fra Serafino da Pietrarubbia” che verrà spedito entro il mese di febbraio
Come abbonarsi: versamento sul conto corrente postale numero 13334602
in redazione tutte le mattine dalle 9 alle 12 e il lunedì e martedì dalle 9 alle 19
online su www.vocedellavallesina.it
Radio Duomo
Senigallia in Blu
(95,2 Mhz)
Tutte le mattine alle ore 7,06 e in replica alle 24,00
il pensiero del giorno del vescovo Gerardo Rocconi
Giornale radio alle ore 12,30 e alle 19,03 con notizie da Jesi
Il Palazzo e dintorni il giovedì alle 12,45 e alle 19,20
10
7 febbraio 2010
Cultura e società
Dal Centro Studio Piero Calamandrei: le attività teatrali e e culturali organizzate per l’anno 2010
Un programma intenso per il recupero della Memoria
I
l 2010, per il Centro Studi Piero
Calamandrei, si apre con una programmazione di iniziative ricca e
coinvolgente, rivolta e dedicata sopratutto ai giovani, con l’intenzione
di far riaffiorare, attraverso un profondo lavoro di ricerca, organizzazione e promozione culturale, la
consapevolezza della necessità del
recupero della Memoria, attraverso
la quale soltanto è possibile la ricostruzione della identità della nostra
nazione.
Sponsor in primis e - a detta di Gian
Franco Berti - in maniera inaspettata, l’amministrazione comunale e,
in particolar modo, l’assessorato alla
Cultura. Presente anche la Provincia, mentre si spera in conferme da
parte della Regione, dall’Interporto,
da Banca Marche e da Fondazione
Cassa di Risparmio.
Il primo appuntamento è fissato
per la domenica del 25 aprile, in
occasione delle celebrazioni per la
Liberazione dal giogo nazifascista.
In scena, al teatro Pergolesi, andrà
uno spettacolo teatrale prodotto dal
Centro Studi su un testo scritto da
Franco Antonicelli nel 1964. Una
pièce teatrale intitolata “Festa grande di Aprile”, pubblicata da Einaudi,
nella collana di opere per il teatro
diretta da Paolo Grassi, a quel tempo sovrintendente della Scala. Si
tratta di una riduzione teatrale articolata da cinquanta minuti di recitato e venticinque minuti di cantato con la compagnia della Cocuje
Petite Ecole per Teatro Otello, con
la regia di Gianfranco Frelli. Musiche, arrangiamenti, interpretazioni
e canti della Resistenza realizzati
dagli Onafifetti. Lo spettacolo è
stato anche richiesto, nella persona
del prof. De Luna, venuto in questi
giorni a Jesi e curatore dei Cantieri di maggio del Partito d’azione di
Giustizia e Libertà - tre giorni di
studi che vedranno convergere studiosi da tutta Italia per una riflessione su un momento importante della
vita politico culturale italiana -, dal
teatro stabile di Torino che gli ha
assegnato una collocazione al teatro Gobetti; e poi dalla città di Biella
e di Sordevolo; quest’ultima, meta
di vacanze per Croce, Bobbio, e lo
stesso Antonicelli.
Lo spettacolo muoverà ventidue
persone: 15 attori, 3 musicisti cantanti, 1 regista, 2 tecnici.
Secondo momento focale del Calamandrei sarà il 10 giugno, data
scelta perché in essa ricorre il settantesimo anniversario della Dichiarazione di Guerra dell’Italia.
Opportunità per poter ricordare e
occasione per consegnare il premio
Calamandrei 2010 a due figure apicali nel mondo dell’Economia e nel
mondo del Diritto. Sarà tenuto a
Palazzo della Signoria.
Nel pomeriggio, la programmazione proseguirà con l’inaugurazione
di una mostra fotografica e documentaria dal titolo “Gli esuli italiani a Londra: da Mazzini al sarto
in fondo al mare”, che sarà esposta
lungo tutto il loggiato del Palazzo.
Curata, studiata e selezionata da Alfio Bernabei, la mostra contempla il
popolo degli esuli, cominciando dal
periodo Mazziniano per arrivare a
quello del ventennio fascista. Sarà
previsto anche un filmato in inglese,
inedito, su di essi.
Sempre nel pomeriggio, anche una
conferenza sui crimini di guerra e
su relativi documenti e accordi segreti venuti recentemente alla luce.
E, in coerenza con la giornata, la
proiezione del filmato di Carlo Fantelli e Silvia Bertolotti su “La Grande Guerra di Piero Calamandrei”
per la durata di venti minuti.
Chiuderà la serata il concerto del M°
Igor Roma, autore delle musiche inserite nello stesso filmato.
Orari e date saranno successivamente definiti con i relativi manifestini.
Terzo e ultimo appuntamento, sabato 4 dicembre al teatro studio
Moriconi, con lo spettacolo“Il sarto
in fondo al mare” di Alfio Bernabei,
incentrato sul grande dramma degli
esuli. Una produzione del Centro
Calamandrei messa in scena dalla
Compagnia Teatro Luce.
Naturalmente, come già noto, l’attività annuale del Centro non si esaurisce in questi tre importanti avvenimenti, ma si dipana anche attorno
alla pubblicazione e presentazione
dei “Quaderni del Calamandrei”
della collana editoriale “altrasocietà”.
Quattro volumetti dedicati a Piero
Calamandrei, Franco Antonicelli
nella sua veste di letterato e di politico, e Alessandro Galante Garrone.
Volumi che saranno accompagnati,
nella loro uscita, da dibattiti, incontri, seminari di carattere storico. Ricordiamo, tra gli altri, quelli di: De
Luna, sui movimenti studenteschi
degli anni 1969-1979; Focardi, sui
crimini di guerra; Sinigaglia e Calabresi sui diritti civili; Borgna, Violante, Mazzolai sulla fede nel diritto.
Paola Cocola
Foto: Franco Antonicelli, capo del
CNL Piemonte; con Ferruccio Parri
- capo del CNL Altitalia il XXV aprile del ‘45
Per i Lions una conferenza sul futuro dell’editoria con Mario Guaraldi, docente di Editoria a Urbino
L’evoluzione del libro: dalla pergamena all’e-book
V
enerdì 15 gennaio, presso la
sede del Lions Club di Jesi, il
dott. Mario Guaraldi, docente
di Editoria alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino ed
editore, ha trattato per i soci un
tema particolarmente interessante, “L’evoluzione del libro: dalla
pergamena all’e-book”. Un argomento di stringente attualità: il
ministro Gelmini ha stabilito con
una circolare che nel giro di due
anni gli studenti useranno a scuola il libro elettronico, l’e-book per
l’appunto.
«L’avvento della carta rappresentò
il primo grande salto tecnologico
e la prima rivoluzione economica.
– ha esordito il relatore - Pensate
che prima dell’avvento di Gutemberg un buon codice miniato, in
pelle di capra, richiedeva un anno
di lavoro e costava quanto un appartamento di oggi: fra i 300 e i
500 mila euro. Prima di Gutemberg esisteva anche la xilografia,
che permetteva di stampare insieme testo e immagine. Dall’invenzione della stampa a ieri non
si è verificata nessuna grande rivoluzione tecnologica; la pressa
a stampa e la rotativa hanno alla
base un principio simile di funzionamento.
Il libro ha subito un’evoluzione costante fino a pochi anni fa, quando i testi hanno iniziato a passare
al digitale che permette la scomposizione dei contenuti in un fattore binario, cioè in due elementi
che si ricombinano per formare
parole e immagini. Da qui l’e-book. È stato questo, secondo un’indagine, l’oggetto più venduto al
mondo a Natale. Ha le dimensioni
di un libro normale ed è costituito da uno schermo fatto con due
fogli leggeri di carta elettronica, al
cui interno si trova un liquido che
consente all’inchiostro di polarizzarsi con una piccola scarica elettrica. L’e-book, che non è un computer, imita il libro cartaceo, per
esempio permettendo di inserirvi
un segnalibro o di scriverci e can-
cellarvi appunti tramite uno stilo.
Aggiunge in più i vantaggi offerti
dalla sua natura digitale, come la
possibilità dell’ascolto vocale, di
ingrandire i caratteri e di essere
un ipertesto, di avere cioè dei link,
ossia dei collegamenti, ad altri testi e immagini, inglobando anche
elementi multimediali. Vista la
sua capacità – può accogliere un
migliaio di titoli – sarà come portarsi dietro, in pochi etti, un’intera biblioteca. Inoltre, pagando un
abbonamento, vi si potranno leggere dei giornali.
Il libro elettronico
Attualmente questo strumento è
disponibile solo in bianco e nero;
fra sei mesi ne
usciranno
versioni a colori. In
America, dove il
mercato dei libri
elettronici è già
stato lanciato anche in quasi tutte
le scuole, il prezzo
di un e-book non
troppo sofisticato
si aggira intorno
ai 200 $. Il libro
elettronico
permetterà di contenere lo spreco
di carta. Infatti
di mille titoli offerti dall’editoria,
solo il 30% in media viene venduto. Inoltre è da considerare che
il libro tradizionale ha un prezzo
elevato perché suddiviso tra il distributore, che incassa il 50% dei
guadagni, il venditore, lo stampatore, il rilegatore e l’autore, al
quale va solo il 10%. Già adesso si
possono ordinare libri in formato digitale via internet, scaricarli
sul pc o sull’e-book e stamparli su
carta.»
«I testi scolastici hanno distrutto
l’amore per la lettura dei giovani:
ormai quel tipo di libro non dice
loro più nulla. – ha continuato il
dott. Guaraldi – Non per questo i
libri di carta scompariranno: anzi,
saranno sempre più belli e verranno “resuscitati” quelli più antichi. Le librerie in Italia sono solo
un migliaio circa: si tratta del più
piccolo circuito al mondo. Ogni
anno vengono prodotti 60.000
nuovi titoli: come potrebbero finire in un circuito così ristretto? Di
fatto le librerie sono colonizzate
da pochissimi libri all’anno, solo
da quelli nati come best-seller, a
discapito di altri fondamentali
per la crescita della cultura di una
nazione. Le forme con cui è tutelato il diritto d’autore non sono
più adeguate: il libro è un prodotto dell’ingegno umano che non
ha nulla a che fare con la carta e
il rilegatore. Autore ed editore
andranno remunerati diversamente, non più nella percentuale
tradizionale. Un libro in formato
digitale potrebbe essere venduto
con una logica paritaria tra autore ed editore. Il problema del
diritto d’autore ha una rilevanza
fondamentale che si frappone
allo sviluppo di questo settore. I
libri costeranno sempre di meno.
Il cartaio, il tipografo, il fototipista e il rilegatore costituiranno
categorie a rischio di scomparsa.
Le cartiere saranno riqualificate,
perché è necessario effettuare uno
scavo nei fondi delle biblioteche,
che diventeranno come dei musei,
con piccole riproduzioni dei loro
contenuti più interessanti a disposizione dei visitatori, mentre la
produzione di massa sarà limitata
massimo ai duecento titoli che in
un anno soddisfano il mercato.»
Questo quanto il relatore ha riferito in conferenza. Ma veniamo
adesso a qualche considerazione,
da “avvocato del diavolo”.
Alcune domande
Se un ragazzo è svogliato e non
motivato, quanto l’e-book gli potrà instillare la passione per lo
studio? È da augurarselo. Forse preferirà continuare
a passare i pomeriggi chattando in
internet, navigando o giocando con
i videogames. O
forse sarà distolto
dallo studio navigando nel nuovo
strumento?
E poi: con l’e-book si sarà sempre
schiavi di una presa di corrente. Poiché una batteria ha
la durata media di
3-4 ore, se ad uno
studente l’e-book
si scaricherà a
scuola, ci dovranno essere forse a
disposizione spine multiple chilometriche, visto pure che le classi
diventeranno sempre più affollate?
Un libro è meno fragile di un ebook, che, come un cellulare, se
cade a terra si guasta o si rompe.
Per qualche alunno scapestrato
potrà perciò rappresentare un
oggetto costoso da rovinare o
sottrarre ai compagni. Attenzione anche agli incidenti puramente casuali. Si solleciterà inoltre il
desiderio di rinnovare il prodotto
per stare comunque al passo con
la tecnologia; ci potrebbe essere
necessità di cambiare il formato,
per avere sempre nuove e più perfezionate prestazioni. Insomma,
si potrebbero collezionare e-book
come si fa oggi con i cellulari.
Inoltre il costo: il ministro Gelmini ha motivato l’introduzione
dell’e-book con la necessità di alleggerire il peso degli zainetti e di
far risparmiare denaro alle famiglie. Ha dichiarato che per le elementari i testi resteranno gratuiti,
che le scuole potranno ricorrere
al comodato d’uso gratuito e al
noleggio dei testi, che per gli studenti delle scuole medie e dei primi due anni delle scuole superiori
appartenenti alle famiglie meno
abbienti sarà possibile richiedere
borse di studio e rimborsi parziali
della spesa sostenuta. Tuttavia si
potrebbe obiettare che, ad esempio, in una famiglia a medio reddito, con due figli quasi coetanei
in età scolare, ognuno dovrà avere a disposizione il suo e-book. Il
fratello maggiore non potrà passare il suo al minore.
È da tenere in conto infine che
molti, soprattutto fra gli adulti,
non si abitueranno subito al libro
elettronico e vorranno comunque
avere anche una copia cartacea
dei documenti digitali.
Quanto alla batteria, occorrerà
forse cambiarla periodicamente
come per i computer portatili?
Non è che costi poco.
Che fine faranno poi davvero le
biblioteche? E i bibliotecari?
Non date pure peso eccessivo a
questi interrogativi. Comunque
pensateci su, considerando che
la tecnologia, come la scienza,
ha sempre presentato non solo
aspetti positivi, ma anche, purtroppo, negativi.
Chi scrive è ancora sotto l’effetto
– e la dipendenza - del fascino del
libro tradizionale.
Solo il Tempo potrà dire l’ultima
parola.
Fotoservizio Cristina Franco
Arte
7 febbraio 2010
11
Frammenti dalla Petrucciana - La 53ª esposizione internazionale d’arte della Biennale di Venezia, “esperienza difficile da descrivere”
L’arte contemporanea, la comunicazione e la fede
N
onostante i rigori invernali, la
Biblioteca diocesana ha ascoltato il 27 gennaio scorso, attenta e
incuriosita, il resoconto di don Attilio Pastori ai bordi della Biennale.
Non la lectio di un critico o storico
dell’arte, ma l’accorata annotazione, opera per opera, immagine per
immagine, di un soggiorno dentro
l’areopago veneziano. Un’esperienza difficile da descrivere: la Biennale è un’esposizione labirintica,
rutilante di effetti e di creatività,
onnivora verso l’intero spazio urbano. Un vero emporio, di quella cultura visiva contemporanea ormai
mille miglia lontana dalla sensibilità
comune e in ogni modo sempre ad
attestarci un desiderio che, direbbe
Petrosino, non può essere colmato.
Così, come il più autentico dei viaggi, anche questo si poteva rendere
solo per suggestioni, per accenni.
E non solo per la gran quantità di
opere esposte, molte delle quali video o installazioni, ma per l’essenza
stessa dell’esperienza artistica. Dice,
infatti, il grande poeta Pessoa, che
l’arte e la letteratura attestano che la
vita da sola non basta. C’è qualcosa,
un differenziale rispetto al consumismo, al materialismo, al dominio
razionale della realtà. L’arte, visiva
o letteraria, testimonia che questo
non basta.
Sembra strano. Con il vento gelido
della crisi economica, le tensioni internazionali, le questioni ambientali locali e globali, perché occuparsi
di opere balzane, quasi un’anti-arte
Un resoconto
attento e partecipato
dell’evento
da parte di don
Attilio Pastori
(la morte dell’arte, tuonava Hegel)?
Perché il cristiano deve occuparsi
di arte contemporanea, quella che
si apre non tanto con la pittura ancora pitturata di Picasso, quanto
con l’orinatoio firmato da M. Duchamp? C’è un passaggio nel Progetto Camaldoli del MEIC che è bene
richiamare: l’arte e la letteratura
non sono solo mezzi espressivi ma
anche e soprattutto mezzi di conoscenza. Paolo VI giustamente vedeva nell’arte e nell’artista un ponte,
un mediatore verso la conoscenza
superiore rispetto a quell’empirica.
È la potenza della bellezza - che per
questo salverà il mondo. Bellezza
come potenza interiore però, non
semplice canone estetico esteriore.
Potenza per dar voce a parole e ideali (per esempio la fraternità) che
altrimenti non fanno ardere il cuore
degli uomini d’oggi, confusi e allettati. E allora ecco la ricerca e l’umile pellegrinaggio, anche solitario,
da credenti, intorno ai frammenti
dell’arte. Oggi che non abbiamo più
alle spalle logiche ragionative for-
ti, né tanto meno ragioni collettive
potenti, oggi che manca l’evidenza
di un ordine cui l’uomo deve sottostare perché gli sta sopra. Non
resta che abbandonarsi al flusso
degli eventi, senza nessun appiglio,
niente di niente se non la voce del
potente di turno (come vuole Nietzsche)?
Intanto, a mio avviso, la Biennale ci
dà una serie di valori: la laboriosità umana (l’essere artefice, direbbe
Giovanni Paolo II, in comunicazione con la potenza creativa divina). E
ancora: la ricerca genuina di nuovi
modelli espressivi, che poi diventano per la comunità umana linguaggio quotidiano - come per esempio
in certi spot pubblicitari (lo stesso,
per intenderci, che accade nell’alta
moda che poi diventa prêt-a-porter). Qui l’arte arricchisce la comunicazione umana.
Ci vedo poi un momento di convergenza, in nome dell’arte, di popoli
e nazioni anche molto diversi tra
loro, momento pacifico dove non
conta il PIL o il seggio nei consessi
internazionali.
Basta questo? Il richiamo di don
Attilio dice altro. Ecco, l’arte come
“grido di domanda”, spiraglio postmetafisico attraverso il quale trapela quel mistero grande che per noi
cristiani nella sua infinita umiltà
è l’incarnazione, il divino che entra nella storia, ma sta davanti alla
storia, non sopra, non la riduce a
semplice esecuzione. L’arte come
spiraglio di un ordine che ci sta oltre (escatologico) e che, attraverso il
Compagnia Balletto Classico Liliana Cosi - Marinel Stefanescu
nostro travaglio e la nostra dignità,
dobbiamo intravedere. Un intravedere che mette in gioco l’emozione
come espansione, alterità. Non solo
mezzo di conoscenza intraumano,
ma epifania umile del trascendente,
capace così di fondare tenui legami
di fraternità, l’amor, ergo sum.
La Chiesa pone di nuovo attenzione
alla creatività. Lo dimostrano le diverse lettere agli artisti, dal Concilio
Vaticano II ad oggi. Lo dimostrano
le lettere pastorali (mi permetto di
segnalare una non proprio recente
ma attualissima dell’allora cardinale
di Milano, Giovanni Colombo, del
1967) e soprattutto lo dimostra il
nuovo Lezionario, commentato con
opere di artisti tutt’altro che tradizionali. È un invito, nell’epoca delle
passioni tristi ma anche di enormi
potenzialità, di rivolgersi alla bellez-
za, al desiderio di essa, come esile
terra fertile oltre Parmenide e oltre
Eraclito. Bellezza che per quanto
eccentrica o insolente non è più la
pretesa della ragione. Imparare a
godere della bellezza, o se si vuole, della tenerezza, è forse l’ultima
estrema preghiera per l’uomo di
questo tempo e della sua spes.
Nel ringraziare don Attilio, c’è un
romanzo che per concludere vorrei segnalare. Fu scritto nel 1884. Il
protagonista accede al mistero attraverso i tormenti di un’eletta sensibilità estetica, un desiderio che
alla fine lo incammina verso Dio. Il
romanzo di Huysmans s’intitola A
rebours.
Gabriele Bevilacqua
Ca’ Giustinian è la sede storica
della Biennale di Venezia
e dei suoi uffici
Fausto Fugazza e la Moldavia - tra povertà e dittatura
La danza della vita che cerca il cuore Un metodo semplice e silenzioso
E’
U
n emozionante incontro con la danza:
espressione dei sentimenti umani, di bellezza
e di armonia. La Compagnia Balletto Classico
di Liliana Cosi e Marinel
Stefanescu ha presentato il 23 gennaio, al Teatro Pergolesi di Jesi, lo
spettacolo di balletto “I
GRANDI PAS DE DEUX”.
Musiche di autori vari,
coreografie di Marinel
Stefanescu, maitre du
ballet Liliana Cosi, presente al Pergolesi. L’evento ha avuto il patrocinio
del comune di Jesi e la
collaborazione della Fondazione Pergolesi-Spontini. “Torniamo dopo dieci
anni a Jesi con la danza, un linguaggio che parla
della bellezza, che esprime emozioni attraverso la
tecnica espressiva” ha detto la Cosi salutando il
pubblico che ha gremito il teatro. E ha spiegato i
Pas de deux: insieme di passi a due con le variazioni maschile e femminile e le code. Proprio per questa struttura, gli interpreti possono esprimere al
meglio la propria tecnica e la specifica sensibilità
artistica. Durante la serata sono stati proposti alcuni duetti, creati su brani particolarmente espressivi e intensi del repertorio della musica classica,
come quello sul Ricordo (notturno di Chopin), sul
Chiaro di Luna di Beethoven, e sul famoso Sogno
d’amore di Liszt. Momenti di poesia vissuta, segno
che la danza è innanzitutto un risveglio dell’anima:
esperienza e promessa di armonia e di unità. Ancora Pas de deux estratti dai balletti più famosi del
repertorio classico: lo Schiaccianoci di Ciaikovski,
il poderoso Corsaro di Drigo, il poetico e romantico Coppelia di Delibes, il frizzante Fiamme di
Parigi e la Raymonda di Glazounov. Un crescendo
di continuità fra corpo, natura e realtà: i gesti della
danza diventano ritmo della creazione, spirito vitale degli eroi che lottano per grandi ideali, sogni
e desideri dell’umanità intera che danza sulle note
della musica e cammina al ritmo del tempo. Movimenti rivolti oltre il presente, sempre. Simbolo
della perenne tensione umana verso un orizzonte.
Metafora della danza della vita che cerca il cuore
delle cose nel punto in cui scaturisce il futuro. I
ballerini, attraverso tecnica ed espressività molto raffinate, hanno evocato con pas de deux tutta
l’esperienza umana: dal sogno più intimo all’avven-
tura degli eroi-simbolo della forza e del coraggio,
dallo sguardo puntato sulla magia della natura ai
grandi ideali che proiettano la vita verso l’infinitamente altro. Uno spettacolo con cui la Compagnia
ha offerto a Jesi la sua alta professionalità “quale
espressione di arte e di cultura, strumento di elevazione, momento dell’armonia e della bellezza che
l’anima di ogni uomo ricerca”. Perché la bellezza,
oltre che un desiderio, è un profondo bisogno umano: momento di rivelazione del mistero di verità e
di significato di ogni persona. La Compagnia Balletto Classico è stata fondata da Liliana Cosi e Marinel Stefanescu nel 1977 ed è una delle più importanti del panorama nazionale. Negli oltre trent’anni
di attività hanno realizzato oltre 2000 spettacoli in
500 città italiane e 60 estere, 25 nuove creazioni di
balletti originali e alcuni primati di cui i due artisti
sono orgogliosi, come un balletto per la prima volta
in Vaticano (il 21 novembre scorso Liliana Cosi e
Marinel Stefanescu erano tra i 260 artisti che hanno incontrato il Papa nella Cappella Sistina), prima
tournée di una Compagnia italiana nella Cina Popolare, l’ideazione di spettacoli per studenti per far
conoscere l’arte del balletto ai giovani. Poi la prestigiosa attività formativa, con un centinaio di ballerini professionisti diplomati nella propria Scuola
Professionale di balletto: un sogno antico diventa
realtà nel momento più alto della nostra carriera
di ballerini étoiles:- affermano la Cosi e Stefanescunon fermarsi, ma oltrepassare, formare, incoraggiare lo sviluppo artistico di tanti altri. L’aspirazione
alla bellezza diventa l’espressione più alta della persona nella sua responsabilità verso gli altri.
Tiziana Tobaldi
un compito duro ciò
che quest’uomo si è preso a cuore, ma Fugazza, da
un quarto di secolo, lo porta
avanti con passione e un’organizzazione stupefacente. La
sua intuizione di servire il Cristo attraverso aiuti forniti ai
paesi della Siberia, è avvenuta
ormai venti anni fa, e la sua
macchina umanitaria rivolta ai
Paesi dell’est europeo, funziona perfettamente: poveri che
aiutano altri poveri. In splendida solitudine, il suo soccorso
non interpella insegne, 5 per mille, onlus o siti internet. Fabio ha al suo fianco la sua segretaria Diamantina e sua
madre, medico. Insieme girano nei villaggi per conoscere le storie e i bisogni
primari; dialogare possibilmente con
il pope del luogo, il loro sacerdote ortodosso e stringere amicizia con il sindaco. Trattare la fiducia dove l’illecito
sosta quotidianamente in queste terre,
specie ai confini della Moldavia e della
Transmistria, dove avviene il maggior
contrabbando di armi, confinando con
l’Iran, è una scommessa che dà soddisfazioni. Fugazza si adopera per la fornitura di carte di identità, scarpe che
spesso le popolazioni non hanno neanche per arrivare ai camion degli aiuti:
informa e domanda su ciò che si può e
non, cercando un passaggio che risulti
logico e possibile agli schemi di questa
gente che spesso non riesce a credere
al bene, neanche dopo averlo ricevuto.
Il comunismo ha sottratto ogni identità, e si fa fatica a sopravvivere in questo
ordine precario. Oggi queste persone
riescono ad essere meglio informate
sui loro diritti,e con l’aiuto di quest’uomo sembra possibile poter fare richieste di umana normalità. Il governo
centrale è a Mosca ed è ancora molto
attivo sul controllo generale di questi
territori, sottoponendo le popolazioni
ad improvvisi cambiamenti e deportazioni, per far sì che nessun paese si rafforzi e si senta unito. Con queste mescolanze e genocidi silenziosi, ognuno
riporta le proprie rivalse all’infinito; la
Romania, ad esempio, dove Fugazza
ha prestato soccorso per un periodo,
vorrebbe ristabilire il dominio sul territorio moldavo. Ma tornando al nostro
protagonista bresciano, lo scenario che
è riuscito a creare è miracolosamente
andato oltre il “fantasma caucasico”:
a lui le porte si sono aperte grazie al
metodo semplice che ha adottato, e
dovrei aggiungere, anche per merito
dei ricordi positivi che questa gente
conserva verso gli italiani della seconda guerra mondiale. I soldati nostrani
erano gli unici che procuravano cibo ai
loro bambini. Fabio Fugazza aiuta tutti,
ma soprattutto i “dissidenti”, quando le
carceri vengono aperte e ad una marea
di gente va ripristinata una identità.
Come agli inizi degli anni cinquanta
non c’era nulla, anche oggi sussiste lo
stesso stato di abbandono collettivo.
All’epoca del dopo guerra, papa Pio
XII aveva suggerito al parroco di Urbania, don Cristoforo Campana, di portare assistenza alla chiesa perseguitata
d’Oriente. Il movimento di rinascita
fu fondato per assistenza ai cattolici
deportati in Siberia. Fabio, dopo aver
preso contatto telefonico, si fece conquistare da quest’uomo e durante un
loro incontro, stabilì il proprio futuro.
Alla morte del sacerdote continuò da
solo, affermando che la Siberia non è
poi il posto peggiore: rispetto ai crimini del comunismo rumeno, il suo aiuto
copre bisogni di prima necessità, rendendo ancora possibile un sogno.
Elisabetta Rocchetti
Nella foto Fabio Fugazza mentre tiene
un incontro nella parrocchia San
Francesco di Paolo a Jesi,
lo scorso dicembre
1923
12
7 febbraio 2010
Ambiente
Telefonia Mobile a Jesi: la conferenza organizzata dal comune e dalle circoscrizioni sul nuovo piano di rete per la telefonia mobile
Informazione e scelte consapevoli alla base del piano di rete
O
gnuno di noi si porta dentro lutti pro- per correggere o ridurre tale esposizione. re le misure limite, adottare delle distanze,
vocati da una patologia oggi purtrop- Diventa fondamentale dunque applicare il porre delle regole proprie, ma questi deve
po molto diffusa: quella tumorale. Secondo principio di precauzione che si basa su due attenersi ad un’unica grandezza fisica che è
i dati della American Cancer Society - ha principali aspetti: il primo, che l’esposizio- quella dei limiti di esposizione, dei valori di
riferito il prof. Morando Soffritti, direttore ne avvenga nei limiti più bassi possibile; il attenzione e degli obiettivi di qualità
scientifico dell’Istituto Ramazzini, nell’im- secondo, cercare di ridurre il numero delle I divieti sono quelli dell’articolo 7, ossia:
portante conferenza organizzata dall’Am- persone che sono esposte a questi poten- immobili vincolati, ospedali, case di cura,
ministrazione comunale e dalle Circoscri- ziali rischi.
case di riposo, edifici adibiti al culto, scuozioni giovedì 28 gennaio, nella sala della In conclusione: 40 anni di ricerche e risorse, le e asili nido, parchi pubblici, parchi gioco,
Circoscrizione Ovest in via S. Francesco anche se limitate, sono state spese dall’Isti- aree verdi attrezzate e impianti sportivi.
- 1 maschio su 2 e 1 donna su 3 oggi sono tuto Ramazzini nell’identificazione di agendestinati ad ammalarsi di cancro. La confe- ti in situazioni di rischio. Oggi si può dire Cosa può fare allora il Comune?
renza, dal titolo “Antenne e salute pubblica: che esiste un’alta evidenza che il cancro è Il Comune ha la facoltà di emettere un reuna convivenza possibile?”, si proponeva di causato da fattori ambientali e stili di vita golamento, individuando i siti idonei. Lo
informare e aprire un dibattito propositivo incongrui. La prevenziostabiliva già la legge Quacon la cittadinanza sul nuovo piano di rete ne primaria è cruciale per
dro, lo ribadisce la legge reper la telefonia mobile redatto recentemen- migliorare i risultati della
gionale con l’articolo 5: l. I
te e in via di adozione.
strategia di controllo dei
Comuni … adottano un proPer il prof. Soffritti, ma anche per tutti i tumori.
prio regolamento per assicurelatori intervenuti, tra cui anche una dot- I saggi di cancerogenicità rirare il corretto insediamentoressa dell’Asur, è molto importante co- mangono lo strumento mito urbanistico e territoriale
noscere i rischi di una distribuzione delle gliore disponibile per predegli impianti e minimizzaantenne sul territorio e quindi di un’espo- dire e quantificare i rischi
re l’esposizione della poposizione ad onde elettromagnetiche per di cancerogenicità ambienlazione ai campi elettromaadottare adeguati comportamenti. I tumori tali e occupazionali. Stiamo
gnetici modificando all’uopo
costituiscono una patologia – ha puntualiz- attraversando un periodo
gli strumenti di programzato il professore – che oltre a minare alla di transizione: nuove fonti
mazione
urbanistica.
vita e alla sua qualità, ha anche una forte di energie, nuove tecnolo2. I Comuni… individuano
ricaduta sociale in quanto una popolazione gie fra cui quelle che usano
sul proprio territorio i siti
destinata nel suo 50% ad ammalarsene pre- nano particelle, nuovi alipiù idonei per la localizzasenta alti costi sanitari. Inoltre si registra menti, nuovi farmaci, nuovi
zione di nuovi impianti per
che l’80 % di diagnosi tumorale viene fatta stili di vita. Non si può anla telefonia mobile e per la
ad un’età che si aggira dopo i 65 anni. Ciò dare avanti senza prendere
delocalizzazione di quelli
dimostra che negli ultimi 50 anni abbiamo in considerazione gli errori
esistenti adeguando all’uosì guadagnato dieci - quindici anni di vita del passato che sono quelli Prof. Morando Soffritti
po gli strumenti urbanistici.
ma li stiamo spendendo non in buona sa- di non aver valutato gli efA tal fine indicono apposita
lute. Negli anni trenta il tumore ai polmoni fetti a lungo termine di determinate espo- conferenza alla quale partecipano l’ARPAM,
era molto raro. Nel corso di 50 anni abbia- sizioni.
l’ASL, i gestori di telefonia mobile, le assomo raggiunto incidenze preoccupanti. Che Oggi si dispone di più adeguati strumenti ciazioni ambientaliste, nonché i portatori
cosa si è modificato nel rapporto tra uomo scientifici per valutare la sicurezza ed i ri- di interessi diffusi costituiti in associazioni
ambiente, quali sono i fattori che hanno schi delle nuove frontiere per cui bisogna o comitati …
modificato la vita sul nostro pianeta?
usare questi strumenti e soprattutto pren- “Il nostro Comune, già nella precedente
Questo, in sintesi, il pensiero del professo- dere atto dei dati che ci forniscono ed agire Amministrazione e proprio partendo dal rire.
conseguentemente.
conoscimento di tale facoltà, ha emanato un
In un’equazione formulata da un vecchio
regolamento e redatto una planimetria nella
ricercatore tedesco negli anni 50, il cancro Su questa linea si è mosso il Comune di Jesi
è espresso dall’interazione di tre fattori: da nel redigere il piano di rete che è “il risuluna predisposizione genetica, da una espo- tato degli sforzi congiunti con i vari enti
sizione ambientale e dall’invecchiamento. preposti per salvaguardare il più possibile
Sono questi fattori che consentono alle si- la salute, l’ambiente e nello stesso tempo
tuazioni di rischio cancerogeno presenti l’esigenza di rispettare una normativa che
nell’ambiente, di esprimersi di più, e più la comunque mette in difficoltà in questo
vita dura. Se questa equazione esprime in- sforzo”, ha spiegato l’assessore all’ambiencidenze e mortalità del tumore, è ovvio che te Gilberto Maiolatesi. E poi ha assicurato:
non si possa pensare di modificare il pro- “Non abbiamo cercato di fare cassa…”
filo genetico di ciascuno di noi né intervenire sull’età. Si può solo agire sulla qualità Dopo l’interessante intervento del Fisico
dell’ambiente in cui viviadott.ssa Mirta Lombardi che
mo. I risultati prodotti da
ha rassicurato il pubblico indiuno sforzo di miglioramencando gli accorgimenti adottato dell’ambiente nel quale si
ti sugli impianti per ridurre al
vive ci sono stati dati dalla
minimo i fattori di rischio nel
sconfitta, operata nel passaperseguimento degli obiettivi
to, delle grandi epidemie nei
di qualità, e informando sul
paesi industrializzati: intromonitoraggio continuo conduzione di norme igieniche
dotto dall’Arpam (Agenzia Readeguate, risanamento degli
gionale Protezione Ambientale
ambienti, ecc. non certaMarche), l’ingegnere Valeria
mente farmaci, antibiotici o
Pastore, responsabile dell’Ufvaccinazioni perché quando
ficio Ambiente, ha illustrato quale venivano indicati i possibili siti, che in
questi uscirono già le epidel’iter seguito nella realizzazio- parte sono stati saturati dalle richieste dei
mie cominciavano a declinane del piano.
gestori. - ha spiegato l’ingegnere - Il nostro
re.
lavoro è stato quello sostanzialmente di proIl cancro, che è la trasforI divieti
porre un nuovo regolamento a cui sono stamazione della cellula, è uno
Punto di partenza sono stati i te apportate alcune modifiche, e quindi una
dei tre destini delle cellule
divieti, ossia dove gli impian- nuova planimetria” in concertazione con i
che nascono per funzionare,
ti non possono essere messi: gestori e l’Arpam. Era necessario cercare di
per morire, o per adattarsi
l’unica norma che dà il divieto razionalizzare gli interventi considerata la
all’ambiente trasformandosi.
è quella regionale perché quel- libertà per i gestori di collocare gli impianti
Pertanto l’unica cosa che ci
la nazionale, definendo questi nel territorio attraverso una pianificazione
rimane da fare è debellare o
impianti propri dell’organiz- che è risultata il raggiungimento di un comalmeno ridurre le cause che Ing. Valeria Pastore
zazione primaria, paradossal- promesso tra le richieste di copertura e le
inducono le cellule a trasformente ne facilita il posiziona- richieste dei gestori. Un’altra motivazione
marsi. Per eliminare le cause bisogna cono- mento nei territori comunali. Anzi, proprio era quella dettata dall’urgenza di rispettare
scerle e le nostre conoscenze sugli effetti alcuni articoli della legge regionale che in tutte le istallazioni l’obiettivo di qualità
a lungo termine di una esposizione a so- riducono la possibilità di impianto sono che è stato appunto raggiunto.
stanze chimiche o fisiche sono molto ridot- stati accusati di incostituzionalità. Quindi I vantaggi sono quelli di tenere oggi sottote. Conoscere i rischi è invece importante non è possibile per ogni Comune abbassa- controllo la situazione. In effetti, il nostro
DAL 1923
Comune è riuscito ad acquistare, parte con
i proventi di affitti dei gestori di impianti
posti su proprietà comunali, centraline di
monitoraggio che sono state già utilizzate e
che saranno uno strumento utile per monitorare continuamente questi siti in futuro,
partendo dalla conoscenza dei livelli precedenti, confortati dal fatto che i gestori hanno apportato delle modifiche agli impianti
per abbassare i livelli di campo.
Come è variata la planimetria?
La logica seguita è stata quella di non creare
nuovi insediamenti ma di potenziare quelli già esistenti. Questo significa avere nello stesso sito non un gestore, ma due tre o
quattro gestori, ossia quattro impianti.
La planimetria riporta i siti precedenti e
individua dove i nuovi impianti possono
essere inseriti: via Giani, via Fausto Coppi,
zona del Palatriccoli, Chiesa San Giovanni
Battista, Corso Matteotti, rotatoria provinciale Jesi Ovest. Si è provveduto ad eliminare alcuni siti per non lasciare la possibilità
di eventuali insediamenti: rotatoria Nuova
Manaro, la Chiesa di Minonna, Colle Paradiso, stadio Carotti, via Gallodoro. In sintesi,
gli impianti esistenti sono sedici, i nuovi sei.
Al dibattito è intervenuto anche il difensore civico avv. Paolo Marcozzi: “Ringrazio l’assessore per avermi invitato a questa
pubblica assemblea nell’ottica del principio
che un difensore civico dovrebbe essere interpellato dall’Amministrazione prima ancora che lo faccia il cittadino. – ha esordito l’avvocato - Questa delle antenne per le
telecomunicazioni è un argomento di quelli
in cui tutti si sentono in dovere di parlare
ma pochi sono in grado di capirci qualche
cosa. Devo dire che da quando sono in
carica come difensore civico non mi sono
pervenute particolari segnalazioni. So però
che segnalazioni erano giunte ai miei predecessori. Mi avvicino a questo dibattito
come ascoltatore più che come interlocutore perché so che l’argomento non è facile. La sensazione è quella che si ha per altre
opere per le quali si sa che sono necessarie
ma nessuno le vuole in casa propria. Tutti
vogliamo usare il telefonino ma quando si
tratta di antenne nessuno le vorrebbe sulla propria testa. Ecco che aspetta ai tecnici
dirci se si tratta solo di allarmismo o di reale pericolo. Non si può chiaramente prescindere da una serie di indagini basata su
dati scientifici e non su semplici sensazioni. Ben vengano conferenze come quella di
oggi che chiariscono quali siano gli orientamenti dell’Amministrazione e i limiti che ci
vengono posti perché diversamente sarebbe
l’anarchia assoluta e questo non può e non
deve accadere.”
Fotoservizio Paola Cocola
Tel. 0731-21.33.70 - www.mattoli.it
Economia
7 febbraio 2010
13
Nel mondo del lavoro: appunti di viaggio
di Gabriele Gabrielli
A Natale ha pesato
la crisi occupazionale. E
nel 2010 la riforma del
lavoro, quella vera,
non ci sarà
Le festività natalizie sono già alle spalle
e il nuovo anno, denso di promesse ed
attese, ha già iniziato la sua marcia con
il solito passo. E’ stato un Natale ‘buono’,
ma anche ‘triste’. Ha portato con sé quel
clima di serenità e di pace che rincuora e
addolcisce gli animi e ha mostrato qualche segnale - soprattutto sul piano istituzionale e politico - di quella “riconciliazione” evocata da molti a fine anno e che
si spera non venga meno rapidamente.
Ma è stato un Natale anche molto triste.
Perché questa festa fa sedere le persone
più care attorno allo stesso tavolo allestito con abbondanza davanti al presepe illuminato. A Natale, infatti, vogliamo stare con le persone cui vogliamo più bene
e che ci amano. Per goderne gli abbracci
e la complicità dei sorrisi. Per assaporarne la loro vicinanza calda e protettiva. E’
per questo “che a Natale ci si conta”. Me
lo ha scritto un’amica nello scambiarci gli
auguri. Esprimeva la gioia di una mamma per l’arrivo del Natale che la vedrà
unita alla sua famiglia, indaffarata a cucinare “il pranzo” atteso; ma anche la sofferente tristezza di chi si asciugava ancora le lacrime per la recente scomparsa
del babbo. “Ci sarà un posto in meno a
tavola”, mi ha scritto facendosi coraggio
e scusandosi per questa debolezza. Perché il Natale, con il suo significato accogliente, esalta ogni assenza, facendone
sentire tutta la mancanza. Quest’anno,
purtroppo, sono stati in molti a contare,
davanti all’albero preparato per ospitare i tradizionali doni natalizi , anziché
i pacchetti colorati e pieni di coccarde
filanti, le sofferenze e le preoccupazioni
portate a piene mani dalla crisi economica che ancora graffia profondamente
le famiglie. Perdita del lavoro per molti,
Cassa Integrazione Guadagni per tanti
altri, famiglie che hanno dovuto ricor-
rere a un prestito sono tre situazioni
drammatiche, messe in evidenza da una
indagine Demos-Coop, “apparecchiate”
sulle tavole di troppi, durante le festività ora portate via dall’Epifania. Serve a
poco serve consolarsi guardando a chi
sta peggio di noi. E’ vero, abbiamo attutito il colpo della crisi proprio grazie al
buon funzionamento del nostro sistema
di ammortizzatori sociali nella difesa dei
lavoratori dipendenti “standard”. E questa
è una buona cosa, anche se si tratta di un
regime che, malgrado alcuni benefici aggiuntivi portati dalla cassa integrazione
in deroga, “ha lasciato del tutto scoperta quella fetta di centinaia di migliaia di
giovani a termine, collaboratori e partite
Iva, che oggi appare il vero segmento debole del nostro mercato del lavoro” [Riccardi F., “Quella scommessa sulla formazione”, Avvenire, 6 gennaio]. E malgrado
sia cominciato “il post-crisi” [Caviglia
S., “I numeri della fiducia”, Economy, 7
gennaio], annunciato da tutti gli indicatori in crescita (produzione, commercio
internazionale, consumi e fiducia), c’è il
timore che i livelli di sviluppo dell’economia non siano sufficienti a far rientrare
la preoccupante crisi occupazionale nel
breve periodo. Se si considera poi che “il
mercato del lavoro reagisce con circa sei
mesi di ritardo all’andamento dell’economia”, c’è da pensare che si contino altri lavoratori in esubero e che quindi sia
“probabile che la disoccupazione possa
continuare ad aumentare, almeno nella prima metà del 2010, anche se ora la
recessione è formalmente finita“ [Boeri
T., Rivoluzione occupazione”, L’espresso,
7 gennaio. La verità è che non sarà per
niente un anno facile, né per i “protetti”
dalle tutele perché forse continueranno a
rischiare di perdere il lavoro e di non rientrare in azienda, né per i “non protetti”
e gli “invisibili”, come li chiama Dario Di
Vico nelle sue inchieste, perché la riforma
“dei lavori” e il nuovo Statuto di cui si parla da troppo tempo non ci sarà nel 2010.
Non andrà meglio ai giovani che hanno
crescente difficoltà a trovare lavoro in un
mercato “duale” dove, con l’aria che tira,
sono diventati merce rara anche i contratti a progetto. Chi si aspettava però
di vedere nell’agenda di Governo e Parlamento per il 2010, la riforma del lavoro
e del welfare in tutte le componenti e dimensioni (Statuto dei lavori, ammortizzatori sociali, formazione professionale,
percorsi di ingresso nel mercato del lavoro) rimarrà deluso perché, lo ha dichiarato in modo netto il Ministro Sacconi,
“il 2010 sarà un anno di transizione e nel
breve periodo occorrerà utilizzare ancora strumenti straordinari contro la crisi”
[“Le riforme? Prima quelle istituzionali”,
Avvenire, 3 gennaio]. Se ne comincerà a
discutere con le parti sociali, ma i tempi
saranno “medio-lunghi”. Noi siamo tra
quelli delusi, pur comprendendo che ci
sono altre questioni importanti da affrontare per risollevare il Paese. La strategia del ministro del Welfare, Maurizio
Sacconi, è diversa. Punta a un accordo
con le parti sociali e con le Regioni nel
breve “per investire sulle competenze
dei lavoratori, agendo sulla formazione”. Si tratta di una giusta esigenza di
riforma, necessaria e condivisa. E siamo convinti che sarà una sfida non di
poco conto perché toccherà situazioni
consolidate, richiedendo un vero e proprio cambiamento culturale. Potenziare
e modernizzare la formazione “come
chiave per far ritrovare o cambiare lavoro” è un giusto investimento, perché
persegue obiettivi di una occupazione
sostenibile e, forse, più vicina ai progetti di realizzazione personale. Il dubbio
che rimane, però, è che in questo modo
si inizi dal fondo, come quando si indossano le scarpe prima di essersi messi
addosso l’abito di buona fattura insieme
alla camicia e alla cravatta giuste. Ma
anche le scarpe, quelle che consentiranno di rimanere in piedi affrontando le
asperità e le insidie di tutti i terreni, devono essere intonate a quanto si è scelto
di indossare per l’occasione.
(*)Docente Università LUISS Guido Carli
[email protected]
Istituto Tecnico Marconi: Network Scuola–Impresa con il patrocinio del Ministero
“Il pensiero vola: il sogno del gigabit”
I
giovani e le nuove tecnologie della telefonia: un mondo in veloce evoluzione
da scoprire e da approfondire con lezioni
di esperti del settore, esperienze di laboratorio e visite in azienda. Una opportunità in più offerta agli studenti dell’Istituto Tecnico Marconi.
Il 30 gennaio, alle ore 9,30, presso l’Aula
Magna dell’ITI “Guglielmo Marconi” di
Jesi si è tenuta la conferenza di presentazione del progetto “Network Scuola
- Impresa”, alla presenza degli studenti e
dei loro genitori, del dirigente scolastico prof. Mario Crescimbeni, del tecnico
della Telecom p.i. Nevio Baldinelli e degli
insegnanti referenti L. Priori, F. Savore e
A. Ganzetti.
Il progetto è promosso dal Consel
- Consorzio Elis in collaborazione
con un pool di aziende ed è patrocinato dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca. Hanno
aderito alla seconda fase del progetto
28 Istituti Tecnici di tutta Italia e tre
grandi aziende (Telecom Italia, Ferrovie dello Stato, Eni). Alla progettazione dei corsi partecipano 85 persone fra docenti e professional aziendali.
L’ITI “Guglielmo Marconi” fa parte
della rete Network Scuola - Impresa
in partnership con Telecom Italia con
l’obiettivo di avvicinare gli studenti alla
realtà professionale dell’azienda, creando un ponte di raccordo permanente tra conoscenze scolastiche e mondo
del lavoro.
La partnership prevede la progettazione di un corso denominato “Il pensiero vola: il sogno del gigabit”, che
tratterà le problematiche della rete di
telefonia fissa e mobile e coinvolgerà
gli studenti delle classi quarte e quinte.
I ragazzi saranno guidati da un esperto di Telecom Italia chiamato, nel
progetto, ‘maestro di mestiere’ e da
docenti dell’area tecnica seguendo le linee guida dell’azienda e dei programmi
didattici.
Il corso si articolerà in lezioni in aula,
attività di laboratorio, e visite guidate
presso le strutture operative di Telecom Italia nel periodo tra il 30 gennaio e il 30 aprile.
Al termine del corso un ragazzo di
classe quarta sarà scelto per partecipare ad un “Summer Camp” finale ed un
ragazzo di classe quinta per uno stage
di tre mesi in Telecom Italia.
Il progetto prevede, inoltre, al fine di
valorizzare ulteriormente l’esperienza
acquisita dai ragazzi, la realizzazione
di un database che potrà essere utilizzato dagli studenti per inserire il proprio curriculum vitae e dalle aziende
partecipanti al progetto come bacino
di eventuale reperimento.
ITI “Guglielmo Marconi” Jesi
La proposta - Referendum
La proposta di referendum consultivo
sulla Sadam è formata da tre quesiti
che in sintesi indichiamo. 1: Vuoi che
si insedino a Jesi nuovi impianti industriali di produzione energetica da
combustione? 2: Vuoi che sia aumentato l’attuale inquinamento della città
attraverso nuovi impianti? – 3: Vuoi
che la sottoscrizione di qualsiasi accordo di programma per la riconversione
dello zuccherificio avvenga senza che
sia stato reso pubblico un progetto dettagliato?”
Coordinamento della sinistra
in Vallesina e sicurezza
per la salute dei cittadini
La questione dei rifiuti
iovedì 28 gennaio, il ove trovassero riscontro
G
Coordinamento del- le voci per cui starebbe
la Sinistra in Vallesina per diventare oneroso
(SEL, RC, PdCI) ha tenuto una conferenza stampa, presso la sede del
PdCI di Moie, al fine di
illustrare il testo dell’ordine del giorno che verrà
presentato nei Consigli
comunali dei Comuni
del CIS, per impegnare
i Sindaci su una serie di
questioni che connotano “la questione dei rifiuti” nella Media Vallesina.
Presenti alla conferenza
stampa, Riccardo Maderloni, consigliere di minoranza del Comune di
Mergo, Alessandro Novelli, Vicesindaco ed Assessore all’ambiente del
Comune di Castelplanio,
Fabiana Piergigli, Assessore del Comune di Maiolati Spontini e Stefania
Lucidi, capogruppo dei
comunisti indipendenti,
sempre del Comune di
Maiolati.
Il primo problema che
si propone di affrontare,
nelle sale consiliari dei
12 Comuni chiamati in
causa, è quello della terza
discarica che, da tempo,
deve essere individuata
nella Provincia di Ancona e che dovrà andare
ad aggiungersi a quelle
di Corinaldo e di Moie.
Il ritardo nell’individuazione del territorio dove
erigere la terza discarica, prevista dalle vigenti
leggi, potrebbe causare,
a lungo termine, l’entrata
in emergenza degli impianti già in uso.
Nell’esprimere
soddisfazione per l’avvio del
sistema “porta a porta”,
frutto della collaborazione tra CIS, Sogenus e Cir
33, che sta dimostrando
la sua efficacia con la diminuzione dei rifiuti indifferenziati da smaltire
in discarica e l’aumento
di quelli riciclabili, il Coordinamento della Sinistra in Vallesina, auspica,
però, la pronta entrata in
funzione del sito di Corinaldo per il recupero
della frazione organica
da utilizzare per il compostaggio, evitandone il
trasporto fuori Regione
ed i relativi costi; a tal
riguardo si suggerisce di
dare il massimo impulso
alla diffusione capillare
dei ‘composter’ domestici.
I consiglieri che presenteranno l’Odg esprimeranno preoccupazione
per i cittadini il servizio
di ritiro degli “ingombranti”, svolto sinora in
modo gratuito, che ha
posto un freno al fenomeno
dell’abbandono
incontrollato degli stessi
nel territorio.
Inoltre, Sogenus Spa, con
la modifica del suo statuto in seguito al quale il
servizio di Sogenus viene
orientato verso il recupero e smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi
e pericolosi, speciali non
assimilabili agli urbani,
nonché esercitare impianti e servizi individuati da Piani regionali e
provinciali per la gestione di rifiuti speciali non
assimilati agli urbani, dirigerà in questo senso il
proprio business.
Il Coordinamento, con
quest’azione, inviterà i
Sindaci dei 12 Comuni
del CIS a vigilare sulla
preminenza della tutela
della salute dei cittadini
e della salubrità del territorio, su qualsiasi altro
interesse della Pubblica
Amministrazione,
sia
pure la produzione di
utili di impresa e di dividendi societari, connesso
alla gestione di impianti
di trattamento dei rifiuti
e ad attivare tutte le forme possibili di prevenzione, verifica, controllo
e monitoraggio degli effetti, diretti e/o indiretti,
delle attività connesse al
perseguimento del nuovo
scopo sociale della Sogenus Spa, con particolare
riferimento a quelle che
sono suscettibili di incidere sulla salute dei Cittadini e sulla salubrità
del territorio, anche mediante l’attivazione delle
Autorità sanitarie ed ambientali preposte, quali
l’Asur e l’Arpam.
Infine, i Consiglieri che
presenteranno
questo
Odg, chiederanno ai rispettivi Sindaci di riferire
al Consiglio comunale,
con cadenza almeno annuale, ed ai Capigruppo
consiliari, ogni volta se
ne ravvisi necessità od
opportunità, sulle attività industriali della Soc.
partecipata Sogenus Spa,
in modo da garantire il
diritto dei Cittadini alla
informazione ed alla trasparenza.
Andrea Antolini
14
7 febbraio 2010
Pagina Aperta
Un comunicato del sindaco Belcecchi
Le garanzie dell’accordo
D
eve essere a tutti chiaro
che la decisione di escludere il consiglio comunale
dalla possibilità di pronunciarsi sull’ipotesi di riconversione dell’ex zuccherificio è
stata assunta dal presidente
e dal vicepresidente del consiglio stesso, unitamente ad
altri consiglieri.
Tanto è vero che venerdì
scorso, all’ordine del giorno
della giunta municipale, vi
era, tra gli altri punti, anche
quello relativo alla proposta
da presentare al consiglio
comunale del 5 febbraio circa il protocollo d’intesa da
sottoscrivere con l’azienda
per l’accordo di riconversione.
In considerazione del fatto che è stato avviato, dal
presidente del consiglio comunale, dal suo vice e da
altri consiglieri un percorso
politico amministrativo per
l’indizione di un referendum
e tenuto conto che, contemporaneamente, si svolgeva
il confronto tra azienda ed
organizzazioni sindacali rispetto alla questione della
cassa integrazione, la pratica
è stata ritirata per consentire al Sindaco di recarsi a Bologna e avviare un ulteriore
approfondimento con Eridania Sadam.
A seguito di tale incontro
si è ottenuto, innanzi tutto,
che le procedure di mobilità
che l’azienda intende avviare
a partire da lunedì prossimo,
escludano categoricamente
i dipendenti di Jesi. Secondariamente si sono ricevute
risposte ritenute e giudicate sia dalle segreterie dei
partiti di maggioranza - ad
esclusione di Rifondazione
comunista - sia dalla Giunta comunale, migliorative
rispetto all’atto politico del
consiglio comunale del dicembre 2008. In particolare,
dalla Giunta di questa mattina è pervenuto un pronunciamento favorevole, ad
esclusione dell’assessore Valentina Conti, che ha ritenuto di non esprimersi in questo momento in attesa di un
chiarimento con la propria
forza politica di riferimento.
L’ipotesi di accordo definisce
in maniera stringente e puntuale una serie di garanzie di
carattere ambientale ed occupazionale.
A questo punto la proposta
di modifica dell’accordo di
riconversione, che integra
la bozza di accordo di programma presentata dalla Regione nel luglio 2008, viene
proposta all’azienda in attesa
che dalla stessa giunga una
risposta che ci si augura positiva.
Da questo accordo scaturiscono, principalmente, ma
non solo, le seguenti garanzie:
• l’occupazione di tutti e
143 i dipendenti più gli avventizi di lunga durata che
saranno individuati come
organico dall’azienda e
non sostituibili con altre
iniziative industriali;
• l’impegno dell’azienda ad
alimentare la centrale da
olio vegetale totalmente
proveniente dalla filiera
corta e, solo nel caso in cui,
in una determinata annata agraria, ciò non fosse
sufficiente, ad approvvigionarsi dell’olio vegetale dalla filiera nazionale,
escludendo - a differenza
di altre centrali - il ricorso
a produzioni straniere;
• l’impegno dell’azienda a
non prevedere futuri ampliamenti di produzione
energetica e soprattutto
nuove attività del gruppo Api; con tale accordo
si sancisce un precedente
unico: se vi sarà un sito
della provincia di Ancona
dove sarà vietato all’Api di
delocalizzare, questo sarà
proprio quello dell’ex zuccherificio di Jesi;
l’impegno dell’azienda a
cedere energia e vapore a
costi ridotti sia alle aziende che si insedieranno
nell’area dell’ex zuccherificio, sia in quelle che si svilupperanno a Zipa Verde;
• compensazioni economiche da girare per interventi di risparmio energetico,
monitoraggio epidemiologico ed ambientale.
Tutti i restanti impegni, di
carattere ambientale e di
sviluppo, ivi compresi gli
impegni dell’utilizzo delle
migliori tecnologie per gli
impianti e la rinegoziazione della convenzione per la
Centrale Turbogas saranno
pubblicamente illustrati nei
prossimi giorni.
Fabiano Belcecchi
Sindaco di Jesi
Jesi, 29 gennaio 2010
Unione dei Comuni della Media Vallesina
N
Differenziata, al via le multe
uova raccolta differenziata “por- dell’Unione dei Comuni, in collata a porta”: scattano le multe borazione con quello della Sogenus
per chi non smaltisce correttamente Spa, ha effettuato dei controlli mirai rifiuti. A comunicarlo sono Gian- ti riscontrando diverse irregolarità
carlo Carbini, in qualità di assesso- nello smaltimento dei rifiuti domere alla Polizia locale dell’Unione dei stici.
Comuni, formata da sette delle do- “Sono ormai trascorsi alcuni mesi
dici Amministrazioni dell’area Cis e dalla partenza del nuovo sistema di
il Comando della Polizia locale.
raccolta dei rifiuti – osserva l’assesLa decisione è maturata all’indoma- sore dell’Unione, nonché sindaco di
ni delle ultime verifiche. Il perso- Maiolati Spontini Carbini – e tropnale del Comando dei vigili urbani po spesso si riscontrano anomalie
nel funzionamento del sistema, in
quanto i cittadini si ostinano ad utilizzare impropriamente i contenitori
della differenziata per conferirvi i rifiuti indifferenziati domestici”.
“I primi controlli effettuati – riferisce Carbini – hanno portato alla
contestazione di 7 verbali per violazione alle norme sul corretto smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Ulteriori e ripetuti controlli verranno
effettuati nelle aree ecologiche”.
Jesi – Il Palazzo e dintorni.
Due grandi rischi
M
i meraviglia non
poco il fatto che,
ancora, tutta la preoccupazione di chi si oppone
al progetto di riconversione Sadam è incentrata
sulla famosa centralina
da 11,2 Mw. Dico ancora
perché ho l’impressione
che ci stiamo letteralmente chiudendo nel nostro piccolo mondo JesiCoppetella dando una
straordinaria importanza
di capacità di inquinamento ad un centralina
che, per quanto costituisca un “abuso” di Maccaferri producendo più
di quanto necessario per
il progetto di riconversione, si ignorano completamente due elementi
fondamentali.
1 – Di contro alla nostra
preoccupazione di una
centrale di 11 Mw, ne sta
sorgendo una di 800 Mw
a Falconara e va avanti
l’intendimento di piazzarne un’altra della stessa
potenza nel cuore della
Valmisa. Se veramente
la centralina di 11 Mw
comporta tanti rischi di
inquinamento, le due gigantesche megacentrali
soffocheranno la Vallesina almeno fino a Serra
San Quirico e la Valmisa
almeno fino ad Arcevia
e Senigallia. O no? Vale
il NO solo se vogliamo
negare la proporzione
1-160. Insomma, se siamo preoccupati di una
centralina di 11 Mw ai
piedi di casa nostra come
si fa a non preoccuparci
di due centrali per un totale di 1600 Mw distanti una ventina di Km. da
noi? O è vero che la nostra centralina non inquina in modo preoccupante
o siamo ciechi di fronte a
quanto sta avvenendo a
pochi chilometri da Jesi.
2 – I 40 ettari attualmente liberi, a ridosso dell’ex
zuccherificio, come non
costituiranno una tentazione per la nuova società
Seci energia (Sadam-Api)
una volta che sarà funzionante l’oleodotto ApiSadam previsto dal progetto di riconversione?
E’ vero che tra le diverse
condizioni poste dal sindaco, c’è anche quella del
divieto di istallare nuove attività dell’Api, ma
chi riuscirà a frenare le
tentazioni di espansione
di Seci-energia superinteressata a sviluppare
nuove iniziative e super
necessitata a piazzare altre sue strutture dal momento che già oggi l’Api
sta stretta in quel di Falconara? Insomma, tutto
concorre a che la zona
Sadam diventi la succursale dell’attuale Api con
gli annessi e connessi che
non è difficile intuire quali saranno nei prossimi
anni. Altro che centralina
di 11Mw! Eppure l’attenzione degli ecologisti, e
anche di molti amministratori, è tutta incentrale
sul modesto rischio del
momento, con l’occhio
completamente assente
verso i gravi rischi del domani.
Conclusione. Non appartengo alla casta di quelli
che vogliono i servizi, ma
NO nel proprio giardino. Dico che se vogliamo
mantenere certe comodità, la produzione di energia elettrica è essenziale.
Non dobbiamo essere né
egoisti né fatalisti. Facciamo bene i conti e…
.con generosità.
v.m.
15
Regione
Premio Andrea Fortunato a Edio Costantini
Dedicato al Centro Sportivo
E
dio Costantini, presidente della Fondazione
Giovanni Paolo II per lo
sport, ha ricevuto uno speciale riconoscimento per il
lavoro svolto in questi anni
nel campo della promozione
dello sport educativo giovanile. Si tratta del “Premio
Andrea Fortunato” - indimenticato calciatore della
Juventus stroncato da una
leucemia il 25 aprile 1995 a
soli 24 anni - giunto alla sua
seconda edizione.
«Dedico questo prestigioso
riconoscimento – ha dichiarato Costantini ritirando il
premio – alle decine di migliaia di educatori e dirigenti delle società sportive del
Centro Sportivo Italiano
e degli oltre 6.000 oratori
che hanno contribuito notevolmente alla promozione
della dimensione educativa
e sociale dello sport in Italia». Il premio, che quest’anno ha ottenuto il patrocinio
da parte della Presidenza
del Consiglio dei Ministri,
è stato promosso dall’associazione sportiva Fioravante
Polito di Santa Maria di Castellabate (Salerno) e dalla
Biblioteca e Museo del calcio Andrea Fortunato, con
l’obiettivo di sensibilizzare
gli atleti sui controlli ematologici, necessari per il rilascio del certificato di idoneità per la pratica sportiva.
Due jesini finalisti al Premio Terna
C
on orgoglio l’assessore alla cultura del coinvolge il mondo dell’arte contemporanea
comune di Jesi, Valentina Conti, ha pre- e crea un circuito di emersione dei talenti e
sentato la mostra di arte contemporanea di di promozione degli artisti. Il tema sul quale
Andrea Silicati e Fabrizio Carotti, finalisti del gli artisti sono stati invitati ad esprimersi è
Premio Terna, seconda edizione. Il Premio “Energia : Umanità = Futuro : Ambiente.
La proporzione per una nuova estetica”, concetti che guidano Terna nella definizione delle
strategie di sviluppo delle infrastrutture elettriche. Le due opere
finaliste saranno esposte da sabato 6 a domenica 14 febbraio nella
chiesa San Bernardo in via Valle,
3 con orario da martedì a sabato
10-13 e 16-19. Domenica 10-13 e
17-20.
Nella foto Vincenzoni, un
momento della conferenza
stampa a Palazzo Pianetti:
da sinistra Fabrizio Carotti,
Valentina Conti e Andrea Silicati.
Riceviamo e pubblichiamo da aldesino fioretti
La città “viva” e le ragioni dell’Udc
A leggere la pagina locale su
Jesi del Corriere Adriatico
di oggi, sabato 30 gennaio, non si può certo dire che
la nostra città sia una città
non vivacemente attiva. Il
Sindaco intenzionato a firmare la riconversione del ex
zuccherificio senza passare
per il Consiglio comunale. Il
presidente del Consiglio comunale Cingolani che lascia
il Pd perché in contrasto con
il Sindaco. Il Presidente e
vice presidente del Consiglio
con altri consiglieri comunali chiedono un referendum sulla riconversione e il
Sindaco nemmeno “ci sente
affatto”. Il comitato Tutela
della Salute della Vallesina
che accusa, chi è favorevole
alla riconversione, di scarsa
sensibilità nei confronti della salute dei cittadini. Mezza
Giunta si reca a Bologna per
definire la riconversione anche senza un benché minimo
baldi carni: l’azienda punta alla formazione di clienti e operatori
Innovazione e qualità del prodotto
E
miliano Baldi, direttore
generale di Baldi Carni,
è anche il presidente della
sezione Alimentare di Confindustria Ancona. In questa
veste si impegna costantemente per far sì che l’Associazione continui a svolgere
un’attività di educazione al
gusto e al valore dei prodotti
nei confronti del pubblico e
delle istituzioni.
Lo abbiamo incontrato nella sala formazione della sua
azienda, nata 40 anni fa
come semplice macelleria ed
oggi leader nel settore della
lavorazione di carni fresche
e congelate per la ristorazione e la grande distribuzione.
Quest’anno i premi sono curatore sportivo e fratello
andati al Cardinale Tarci- di Andrea, Franco Mansio Bertone per la categoria delli, professore ordinario
Solidarietà, a Claudio Ra- di Ematologia, malattie del Quali sono gli obiettivi su cui
nieri, per la categoria Sport, sangue e degli organi emo- sta lavorando maggiormenPierluigi Collina e Fabrizio poietici all’Università La te?
Ravanelli alla Carriera, a Sapienza di Roma e presi- È sulla formazione e sul terriFrancesco Moriero Mi- dente AIL, Nino Benvenuti, torio che riteniamo si debbaglior Allenatore 2008/2009, campione olimpionico di no fondare le nostre strategie
a Bepi Pillon per il Fair boxe, Salvatore Gagliano, per il futuro.
Play, ad Edio Costantini presidente onorario dell’As- Intendiamo mettere a dispoper la categoria Educazio- sociazione Fioravante Po- sizione la nostra esperienza
ne, a Gianni Mura per il lito e Demetrio Albertini, per creare e diffondere una
vera e propria cultura sul
Giornalismo e al profes- vice presidente Figc.
sor Sante Tura, ematologo La premiazione è stata an- mondo delle carni, svelando
dell’ospedale di Bologna, che l’occasione per pre- al pubblico anche quei segreper la Medicina. Nel corso sentare i libri “Dio salvi lo ti che un tempo appartenedella manifestazione sono sport” di Edio Costantini e vano solo ai macellai.
intervenuti Domenico Pel- ”Il morbo del pallone” di Un progetto su cui stiamo
lavorando con il Comune
legrino, Managing Director Massimiliano Castellani.
di Jesi è la formazione del
MSC Crociere, Davide PoNella foto da sinistra:
lito, presidente dell’assoPierluigi Collina, don Mario “sommelier delle carni”, una
ciazione Fioravante Polito,
Pieracci, Edio Costantini, figura in grado di definire
Candido Fortunato, proDavide Polito. le caratteristiche delle carni
secondo standard condivisi,
come è già fatto per i vini.
Mostre: dal 6 al 14 febbraio a San Bernardo
piano industriale, magari garantire l’approvvigionamento dei semi di girasole con
la filiera corta, che non c’è la
possibilità materiale di averla
in zona, (leggere ciò che ha
scritto Piero Lombardi su
l’ultimo numero di Voce della Vallesina, il quale ha fatto
un sunto puntuale del forum
cittadino dei giorni scorsi ed
ha riportato anche l’opinione dei Coltivatori diretti della zona). L’enoteca regionale,
con sede a Jesi, da lunedì 1°
febbraio chiude i battenti
perché “inaccettabili le condizioni imposte dal Comune”.
Le attività amministrative
bloccate, le diatribe interne
alla giunta ingessa qualsiasi
parvenza di gestione della
cosa pubblica, la criminalità, piccola o grande che sia,
dilaga in città (due farmacie comunali ed una tabaccheria prese di mira in tre
giorni consecutivi), sarà per
mettere alla prova il nuovo
Commissario? La stazione
ferroviaria lasciata in abbandono (la biglietteria non sarà
ripristinata). L’ospedale modello (a quale modello poi…)
non decolla fino al 2012 se
va bene... Si potrebbe continuare con altre mille esempi.
Che c’è dietro a tutto questo?
Un cittadino comune, come
il sottoscritto cosa deve
pensare? Questi amministratori cosa pensano di fare
di questa e per questa città?
Ha ragione da vendere l’Udc
a chiedere le dimissioni del
Sindaco, dopo i manifesti
che espone a puntate sui
muri della città per mettere in risalto gli “Sperperi…..”
dei soldi pubblici, è il minimo che ci può aspettare,
chiamare i cittadini a decidere di una nuova amministrazione.
Aldesino Fioretti
7 febbraio 2010
Quale il rapporto con i vostri
clienti finali?
La nostra missione è quella di rendere i consumatori
sempre più consapevoli delle
differenze tra un taglio e l’altro, delle razze bovine, della
resa dei prodotti e del loro
impiego ottimale in cucina.
Questo per creare un metro
di valutazione diffuso e condiviso rispetto alla complessità del prodotto. Attraverso
partnership con istituti alberghieri e associazioni di
cuochi professionisti e ristoratori organizziamo poi varie iniziative, tra cui corsi di
formazione e serate di degustazione.
Quali sono le principali informazioni che un consuma-
tore attento deve conoscere?
Innanzitutto che si può risparmiare avendo comunque
un prodotto buono e sicuro.
Per esempio si possono acquistare prodotti alternativi
ai più noti: scegliere le ali di
pollo rispetto al petto, oppure tagli di carne diversi
rispetto alla solita bistecca
può dare enormi risparmi
senza rinunciare alla qualità. Basti pensare che i tagli
provenienti dal quarto anteriore del bovino costano
fino all’80% in meno e sono
ottimi per preparare brasati,
bolliti, umidi e spezzatini.
Un altro suggerimento è
combattere gli sprechi: af-
fidarsi a chi sa lavorare con
sapienza un taglio di carne
aiuta il consumatore a non
buttare via niente.
E ancora, gli acquisti diretti
presso gli spacci aziendali
possono far risparmiare senza rinunciare alla sicurezza
garantita da un’Azienda seria
alle spalle.
Il settore dell’alimentare ha
subito numerosi cambiamenti negli ultimi anni: quali i
più evidenti, secondo lei?
Nel nostro settore ci sono
state molte rivoluzioni che
spesso non sono state così
evidenti al pubblico. Sono
stati fatti passi da gigante
sulla formazione degli operatori, sulla sicurezza e la
tracciabilità del prodotto. Gli
elevati costi che le Aziende
devono sostenere per la sanificazione, i controlli, i prelievi, le analisi e le certificazioni
obbligatorie incidono sul
costo finale del prodotto, ma
non possono essere abbattuti
Centro Sportivo Italiano
Sport e cultura
della vita
In questo periodo di enormi difficoltà
economiche e sociali, dove il mercato
privo di regole e l’eccessivo desiderio
di guadagno sono stati anteposti alla
felicità vera e piena dell’uomo, occorre rimettere la centro del nostro pensare e agire l’attenzione ed il rispetto
per la vita in tutte le sue dimensioni e
evoluzioni naturali.
Domenica 7 febbraio, in occasione
della 32^ Giornata Nazionale per la
vita, il Centro Sportivo Italiano delle
Marche, in accordo con i Presidenti dei cinque comitati provinciali,
ha deciso di testimoniare la sua
attenzione al tema della vita con un
gesto concreto. In tutti i campi di
gioco, nelle attività formative e nelle
iniziative promosse dal CSI sarà
consegnato un segnalibro, realizzato
appositamente per questa Giornata,
nel quale si sollecitano gli sportivi
e i dirigenti ad impegnarsi personalmente nella promozione di una
“cultura della vita”, giocando con
slancio ed in prima persona la partita
a favore della VITA.
con l’immissione sul mercato
di prodotti a prezzi bassi ma
poco sicuri per la salute del
consumatore.
È importante la formazione
e soprattutto che i giovani
siano messi in grado di sviluppare una maggiore consapevolezza dei consumi e negli
alimenti. L’azienda Baldi
Carni segue progetti rivolti
agli studenti?
Vorremmo aprire sempre
di più le porte della nostra
azienda per spiegare come
trasformiamo le materie
prime nei prodotti finali che
arrivano sulle tavole dei consumatori. Abbiamo già attive delle collaborazioni con
gli istituti alberghieri della
Regione. Con il mondo universitario di Jesi e il Comune
abbiamo avviato invece un
progetto che dovrebbe portare ad un master di secondo
livello rivolto alle aziende del
settore agroalimentare per
formare professionisti dotati
di formazione universitaria
e di conoscenze utili alle imprese di settore.
E’ importante la sicurezza,
la formazione, la qualità
ma anche la valorizzazione
del territorio che è capace di
produrre tutto questo?
Siamo rimasti indietro: eravamo un territorio pilota sul
turismo molti anni fa ma ci
siamo poi accontentati.
Dobbiamo invece riuscire a
valorizzare, con nuove iniziative e nuovo slancio, le
tante bellezze naturali della
Regione senza dimenticare
la cultura della buona cucina e della buona tavola.
La nostra azienda sponsorizza per esempio un concorso tra gli Istituti alberghieri in cui giovani chef e
barman si sfidano sul tema
“Tipicità e Tradizione” impiegando eccellenti materie
prime nella preparazione
del piatto, nella sua presentazione e soprattutto nella
sua coerenza con il costo.
Partecipiamo attivamente
a iniziative promosse da
Confindustria per il turismo sostenibile rivolto ad
utenti socialmente svantaggiati, persone ipovedenti,
disabili.
16
Sport
7 febbraio 2010
Jesina: la Juniores fa un passo indietro a Filottrano
VOLLEY Monte Schiavo - All’andata finì 3-1 per le jesine
abato 30 gennaio a Filottrano la Juniores di mister Stefano Belardinelli ha
impattato per 1-1 contro la
formazione locale. Piccolo
passo indietro per i giovani
bianco-rossi che, analogamente alla sfida di due settimane fa a Torrette contro
la Brandoni Dorica, non
hanno saputo imporre alla
perfezione il proprio ritmo,
subendo le avanzate ospiti in determinate fasi del
match. Con l’espulsione di
Barchiesi (la terza in questa stagione) le cose si sono
complicate ulteriormente,
ma per fortuna leoncella
è stato possibile portare a
l doppio confronto tra
la Monte Schiavo Banca Marche ed il Busto Arsizio, avversarie in Coppa
Italia ed in campionato, si
è chiuso in parità. Mercoledì 27 gennaio Rinieri e
compagne avevano sbancato il palasport varesino
con un netto 3-0 (parziali: 25-22, 25-18, 2515) nella gara di andata dei quarti di Coppa
Italia. Grazie a questo rotondo successo, alle
jesine nel ritorno, giocato mercoledì 3 al PalaTriccoli, sarà sufficiente vincere un set per
qualificarsi alle final four di aprile. Domenica
scorsa però, Busto Arsizio si era prontamente riscattato, battendo al tie break (parziali:
25-16, 14-25, 23-25, 25-17, 15-13) la Monte
Schiavo. Non era bastata alle jesine, l’ottima
prova di Calloni (nella foto di Ballarini) per
CALCIO
Al Carotti il 6 febbraio
S
casa un punto prezioso ai
fini della classifica. Da citare
il primo sigillo nel campionato di Yuri Marchegiani
(nella foto) La graduatoria
del campionato regionale
Juniores girone B continua
a far sorridere ai “Belardinelli-Boys” che mantengono
il primato a quota 41 punti, a più due lunghezze dal
Piano San Lazzaro, fermato in casa dalla Falconarese
(0-0). Un cammino ancora
lungo, da affrontare con
tanta concentrazione, continuità e umiltà, se si vuole
veramente ambire a quel
sogno chiamato “scudetto”.
Intanto cresce l’attesa per il
Eccellenza
È la solita storia dello spreco! A
noi, purtroppo, il deludente incarico di raccontarla ancora. I
Leoncelli nostrani partono bene,
pur sul terreno allentato, portando avanti il primo tempo contro
l’Urbania, che ha dominato il girone di andata, ma è abbastanza
scaduto dalla brillante capolista
di allora. Oggi al Carotti la Jesina
ha mostrato in diverse occasioni
di essere in grado di arrivare al gol in area durantina, da un momento
all’altro. E ciò è accaduto al ritorno in campo,
quando il migliore dei
nostri, Pelliccioni, dopo
uno slalom spara in rete
da 25 metri; 1-0 al 2’.
Ben altre volte i nostri
arrivano sotto rete, ma
Ospita la pericolante Conegliano
I
big-match di sabato 6 febbraio al Carotti tra le due
squadre più blasonate del
girone. Il count-down è
scattato da tempo… Il grido
è collettivo: “State tranquilli,
contro il Piano ce la possiamo fare!”
Daniele Bartocci
ecco il cumulo di errori e di imprecisioni che ci impediscono di
segnare ancora per chiudere la
gara. E ci succede, come al solito,
anche di peggio. A cinque minuti
dalla fine, l’Urbania, con Cossa,
ben assistito al centro dell’area,
trova il pari: 1-1 all’85’. Inutili i
tentativi finali: la formazione durantina resiste e ci porta via due
punti.
Vir
Latte Fresco
Alta Qualità
espugnare nuovamente il
Palayamamay.
La classifica dopo la terza
giornata di ritorno: Pesaro 34 punti; Villa Cortese 29; Monte Schiavo
Banca Marche Jesi 27;
Bergamo, Urbino 26; Busto Arsizio, Novara 22;
Perugia 20; Pavia 17; Castellana Grotte 12; Conegliano 9; Piacenza 8 punti. Oggi, domenica 7
febbraio, le “prilline” ospitano al PalaTriccoli
il Conegliano (ore 18), squadra impegnata
nella lotta per la salvezza. Proprio durante
la sosta, la società veneta ha sostituito il tecnico Martinez con Pierluigi Lucchetta. Punti
di forza sono l’opposto serbo Brakocevic e la
centrale Manzano, la miglior muratrice del
campionato. All’andata finì 3-1 per le jesine.
Gip
BASKET Fileni Bpa - Dopo la grande vittoria sulla capolista
A Latina è uno scontro salvezza
P
roprio contro l’avversario più difficile, la capolista Sassari,
la Fileni Bpa è risorta.
Domenica scorsa al PalaTriccoli gli arancioblu hanno battuto 87 a
77 i sardi, fin lì capaci
di perdere appena tre
gare. L’Aurora, priva di
Strickland, ha trovano
in Tony Adams (nella foto
di Candolfi), il mattatore del
match, grazie ai 33 punti realizzati. “Senza un giocatore
tutti gli altri hanno dato di
più – ha detto coach Bartocci – La squadra ha tenuto
un atteggiamento aggressivo. Siamo apparsi in crescita ed aver tenuto a 77 punti
una compagine come Sassari è la dimostrazione che la
difesa ha fatto un buon lavoro: questa è la chiave per
salvarsi”.
La classifica dopo il terzo
turno di ritorno: Sassari 28
punti; Reggio Emilia, Brindisi 24; Veroli, Vigevano 22;
Casale Monferrato, Imola,
Udine, Pistoia 20; Rimini 18; Casalpusterlengo
16; Scafati 14; Fileni
Bpa Jesi 12; Venezia,
Pavia 10; Latina 8 punti.
Oggi, domenica 7 febbraio, gli arancio-blu
vanno a far visita al
fanalino di coda Latina (ore 18.15), per un
delicatissimo spareggio salvezza. La compagine allenata dall’ex Ciaboco
per uscire dalla zona “calda”
della classifica, ha cambiato
molti giocatori. Punti di forza sono il play statunitense
Eldridge ed nuovo arrivato,
Smith. All’andata finì 94 a 85
per gli jesini.
Giuseppe Papadia