Numero Dicembre 2010 del 20.12.2010
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Numero Dicembre 2010 del 20.12.2010
San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise i d a i c n i v o r P rinasce la Vita Anno LVIII n. 3- Dicembre 2010 - C.C.P. 13647714 - Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di Foggia s o m m a r i o Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise 3 Editoriale ... rinasce la Vita di fr. Leonardo Civitavecchia VOCE DEL CUORE 4 Chiediamo un piccolo aiuto CHIESA 5 ATTUALITà Anno LVIII n. 3 dicembre 2010 C.C.P. 13647714 Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di Foggia 7 9 11 Francesco d’Assisi e gli esseri alati: un rapporto sinergico [email protected] Progetto grafico e impaginazione: melapiù s.r.l. piazza Cesare Battisti, 35 - Fg. tel./fax 0881.772664 [email protected] di fr. Alessandro M. Mastroxmatteo, ofm 13 Profumo che avvolge e coinvolge di Sr. Chiara Letizia 15 Panorama Francescano VITA DI FAMIGLIA Direzione e Amministrazione: CURIA PROVINCIALE O.F.M. Convento S. Pasquale 71100 FOGGIA Tel. 0881.615654 Fax 0881.613562 [email protected] www.fratiminoripugliamolise.it La sfida del dono di Francesco Armenti Ricordando Mons. Luigi Padovese FRANCESCANESIMO Direttore di redazione: fra Leonardo Civitavecchia Dir. Resp.: Apollonio Giammaria Con approvazione dei Superiori dell’Ordine Autorizzazione Tribunale di Foggia n. 55 del 19.06.1953 Chi scende e chi sale di Ignazio Loconte 16 La missione in Perù di fr.Vincenzo M. Dituri 18 60 anni di Sacerdozio di Padre Vincenzo Gallo 19 60 anni di Sacerdozio di Padre Mario Tangorra di fr. Pio d’Andola 20 Laudato sii mi Signore di fr. Umberto Marrone 21 Con fede salda e volontà decisa di fr. Antonio F. M. Cifaratti 22 Per tutta la Vita di fr. Amedeo Ricco Stampa: Falcone Grafiche 71043 Manfredonia (Fg) Tel. e Fax 0884.541962 e-mail:[email protected] SORELLA MORTE 23 Per sora nostra morte corporale In copertina: Salvataggio dei 33 minatori del Cile di fr. Leonardo Civitavecchia ESPERIENZA 25 Casa Santa Elisabetta: una casa per te 27 Un viaggio verso la bellezza di Angela Lomoro 28 Nella fatica la gioia: XXX marcia francescana PIANETA GIOVANI 30 è iniziata una nuova grande avventura di Alfonso Filippone OFS 31 Un solo OFS Puglia di Maria Ranieri 34 Famiglia Cristiana: quale stile? di Vincenzo Colella LIBRERIA 36 Il Signore concesse a me di fr. Pietro Carfagna 37 Francesco Vassallo: Un sacerdote integrale di Mario Boccola 38 Il carcere possibile PRIMO PIANO 39 Fare memoria dello Spirito d’Assisi Editoriale ...rinasce la Cari amici lettori ci ritroviamo per continuare assieme il cammino segnato, come sempre, dalla Grazia di Dio. Un cammino in salita, vista la realtà che ci circonda, ma anche un cammino che si apre alla speranza, perché nasce l’Amore. Ho voluto dedicare la copertina della nostra rivista al salvataggio dei 33 minatori del Cile sopravvissuti per 70 giorni a 700 metri di profondità: un evento che racconta il trionfo della vita, ma soprattutto la grande lezione di fede, di coraggio e di speranza che i minatori hanno dato a tutti noi. Rinasce la Vita, non solo perché ritorna il Natale, la nascita del Bambino di Betlemme, ma rinasce la nostra vita, e si crede davvero nella vita, dono del Signore. L’immagine che mandavano le televisioni del mondo dalla caverna, dove erano i minatori, è il segno che dal basso si può risalire, con le nostre forze e soprattutto con la fede, perché non siamo soli di fronte alle sfide della vita. Benedetto XVI ci incoraggia ricordandoci che “Solo Lui è la speranza che resiste a tutte le delusioni; solo il suo amore non può essere distrutto dalla morte; solo la sua giustizia e la sua misericordia possono risanare le ingiustizie e ricompensare le sofferenze subite. La speranza che si rivolge a Dio non è mai speranza solo per se stessi, è sempre, anche, speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all’amore”. “Solidali nel bene”...a proposito di solidarietà Forse non tutti sanno, che dal 1° aprile 2010, con decreto ministeriale e senza alcun preavviso, sono state soppresse le tariffe agevolate postali per l’editoria libraria, quotidiana e periodica: i nuovi balzelli postali sono aumentati inaspettatamente del 121%, e graveranno sull’economia dei “più piccoli”, soprattutto delle organizzazioni no-profit decretandone, alla fine, la morte. Anche la nostra Azione Francescana rischia di scomparire... come ho ripetuto più volte la rivista è il segno dell’amicizia dei Frati Minori di Puglia e Molise con tutti voi fratelli dell’Ofs, simpatizzanti di San Francesco, di tanti amici e nostri benefattori. Ecco perché vengo a bussare al vostro cuore, alla vostra generosità, perché la nostra, la “vostra” rivista non muoia, ma continui, con spirito profetico, a diffondere il messaggio del Poverello di Assisi: non permettiamo Vita che venga imbavagliata la voce della semplicità e della verità. Verso il futuro con coraggio Davanti a noi si aprirà un nuovo anno, e ci auguriamo da vivere in pienezza, da vivere e operare con gioia e in spirito di comunione. Un anno, il 2011, che sarà caratterizzato da eventi importanti nella vita della Chiesa Italiana: la partecipazione alla GMG di Madrid (16-21 agosto 2011) e il Congresso Eucaristico di Ancona (3-11 settembre 2011), mentre per la Famiglia Francescana - in particolare per le sorelle povere di Santa Chiara - la celebrazione dell’ottavo centenario di fondazione dell’ordine delle clarisse, che prenderà il via la domenica delle palme 2011 per concludersi con la festa di santa Chiara del 2012, e il 25° dello Spirito di Asissi (27 ottobre 2011). La gioia del Natale ci spinga ad annunciare a tutti la presenza di Dio in mezzo a noi, ad essere più solidali tra noi, e poter vedere, come San Francesco “con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. Buon Natale e felice anno nuovo 2011 fra Leonardo Civitavecchia, ofm 3 la Voce del cuore AZIONE FRANCESCANA la voce di San Francesco in Puglia e Molise CHIEDIAMO UN PICCOLO AIUTO Forse non tutti sanno, che dal 1° aprile 2010, con decreto ministeriale e senza alcun preavviso, sono state soppresse le agevolazioni per la spedizione: le nuove tariffe postali sono aumentate inaspettatamente del 121%, e graveranno sull’economia dei “più piccoli”, e così si muore. Anche la nostra Azione Francescana rischia di scomparire... Come ho ripetuto più volte la rivista, inviata gratuitamente, è il segno dell’amicizia dei Frati Minori di Puglia e Molise con tutti voi fratelli e sorelle dell’Ofs, simpatizzanti di San Francesco, di tanti amici e nostri benefattori. Ecco perché vengo a bussare al vostro cuore, alla vostra generosità, perché la nostra, la “vostra” rivista non muoia, ma continui, con spirito profetico, a diffondere il messaggio del Poverello di Assisi: non permettiamo che venga imbavagliata la voce della semplicità e della verità, la voce di San Francesco in terra di Puglia e Molise. Ci affidiamo alla tua generosità, una piccola goccia nel grande mare della Missione. con affetto fr. Leonardo Civitavecchia, ofm direttore di redazione il Decreto Il decreto interministeriale del 1° aprile sta ipotecando drammaticamente il futuro di quasi 200 testate locali che sono voce indipendente e talora scomoda delle diocesi italiane. Un decreto che coinvolge anche la voce, semplice e sincera, di Azione Francescana. Anche l’Avvenire attacca: “I giornali possono morire, e muoiono, quando non hanno più niente da dire o non c’è più nessuno che li legge. Questa volta i giornali possono morire perché sarà difficile raggiungere i propri lettori. Le nuove tariffe postali aumentate inaspettatamente, gravando sull’economia dei ‘fogli’ più piccoli, romperà il cordone ombelicale con gli abbonati”. quali conseguenze per la nostra rivista? della Fonda e Molise 2 comma 20/C dei Frati Minori di Puglia e Molise Spirito Spedizione in dello Abb. Post. Art. Collaboratori ei Frati Minori 2009 zione dell’Ordine d Provincia di San Michele Arcangelo d ei Frati Mi nori di P uglia e Molise Incominci amo Fratelli San Francesco 4 20/C legge 662/96 Post. Art. 2 comma - Spedizione in Abb. 2010 - C.C.P. 13647714 Anno LVIII n. 2- Giugno 20/C legge 662/96 Filiale Gesti estremi, perché? Ricchi ma fragili in Abb. Post. Art. 2 comma Vita Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Pu glia e Mo lise - C.C.P. 13647714 - Spedizione dalla morte alla Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise Anno LVII n. 1- Aprile 2009 Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise di Foggia di Foggia Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di San Michele 13647714 - Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di Foggia Anno LVIII n. 1- Marzo 2010 - C.C.P. 13647714 - Spedizione in Abb. Post. Anno LVI n. 3 - Settembre 2008 - C.C.P. 13647714 - Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Provincia Anno LVI n. 2 - Giugno 2008 - C.C.P. Filiale di Foggia le Arcangelo Provincia di San Miche Puglia e Molise dei Frati Minori di Anno LV n. 4 - Dicembre 2007 - C.C.P. Anno LVI n. 4- 13647714 Dicembre 2008 - C.C.P. 13647714 Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma - Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma 20/C 20/C legge 662/96 Filiale di Foggia legge 662/96 Filiale di Foggia Filiale di Foggia Anno LVII n. 3- Dicembre tenario VIII Cen 1209 Provincia di San Michele Arcangelo 13647714 - cia d ri di Puglia 2009 - C.C.P. Provin Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Mino i Puglia e Molise gelo dei Frati Minori d chele Arcan i San M i legge 662/96 Filiale di Foggia Il rischio è che Azione Francescana muoia. Aver scommesso, da anni, da parte dei frati minori di Puglia e Molise, grazie anche al contributo di amici e benefattori, nei mass media e nel vasto campo della cultura e della comunicazione, il peso economico incomincia ad essere insostenibile. Per cui, cari amici, non permettiamo che venga imbavagliata la voce della semplicità e della verità, la voce di San Francesco in terra di Puglia e Molise. Ci auguriamo che si ponga il rimedio a tale decreto, e non si continui a un vero e proprio bavaglio occulto all’informazione. 1209 VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine dei F rati Mino ri 2009 Chiesa l e a s i h c C h i sce n d e e di Ignazio Loconte Che la vita sia fatta a scale è uno degli assiomi della civiltà contadina, ed è il destino non scritto di ogni personaggio pubblico le cui sorti siano sotto i riflettori dei mass-media. Giornali e televisioni, guidate da invisibili ma concretissimi fili che con la scelta di stu- diati aggettivi ed apposizioni creano i titoli che il più delle volte deflagrano in sintetiche quanto spesso erronee impressioni, sono le scale moderne con le quali si devono fare i conti. Il problema è chiedersi se chi ha in mano il potere mediatico sia una persona disinteressata o al contrario qualcuno (singolo o gruppo di persone) che per fini politici, economici (e per piacere non pensate che mi riferisca a questa piccola provincia del pianeta che è l’Italia) se non addirittura per il potere in sé decide chi debba troneggiare sorridente e vincente in cima alla scala e chi ansimare in coda ai sondaggi. Obama: non più tardi di due anni fa in America un nero veniva eletto presidente degli Stati Uniti: giusta euforia planetaria per una novità che pareva 5 Chiesa assicurare un futuro migliore a tutti ed inaugurare un ‘era di più compiuta democrazia. Alle scelte politicamente corrette dell’elettorato americano facevano eco, a mò di approvazione, i soloni dell’accademia di Oslo che regalarono al simpatico capo di stato addirittura un premio Nobel preventivo, senza che questi avesse fatto nulla per meritarlo. E va bene. Resta il fatto che oggi, a due anni di distanza, la stella di Obama appare più che offuscata, e l’entusiasmo quasi infantile della vecchia Europa non trova riscontro nella delusione dei cittadini d’oltreoceano. Sic transit gloria mundi, si diceva, non saprei al momento se prima o dopo che un uomo di Galilea affermasse la beatitudine degli ultimi. Benedetto XVI non sfugge alla regola mediatica che vuole tutti i Papi, appena eletti, antipatici e conservatori. Chi non ricorda le critiche a Giovanni Paolo II: viaggiava troppo, parlava troppo, andava a sciare, appariva troppo energico (leggi intollerante) nelle sue dichiarazioni, sino a quando non venne ferito. Quel tredici maggio fu un giorno di svolta sicuramente per la sua persona (e che svolta) ed il suo pontificato, ma specularmene anche per i mass-media: non si poteva più trattare con supponenza un quasi martire, la gente non avrebbe capito. Dicevo di Benedetto XVI: già per il solo fatto di succedere a cotanto predecessore sapeva sicuramente di dover pagare un grosso dazio mediatico. Tutti sappiamo dei commenti giornalistici più che offensivi che lo accolsero, ed anche tra il popolo di Dio (che è lo stesso popolo per il quale nostro Signore nutre pazienza infinita da quando Mosè ruppe le tavole della Legge dinanzi alla pochezza dei suoi propositi di fedeltà) allignavano opinioni e giudizi e paragoni poco caritatevoli ma soprattutto totalmente alieni ai fatti. E così il forte (che così lo vedo) Ratzinger ha tenuto il timone anche in mezzo allo tsunami delle cronache scandalistiche mirate sui preti pedofili. Ma il timone ha retto: ora che le acque sono più calme, coloro che non si sono fatti infinocchiare dai titoli e dai sondaggi possono iniziare a respirare ed a essere soddisfatti della propria fedeltà a Pietro. In soli quattro anni di pontificato ha emanato un Enciclica, la “Caritas in Veritate” un capolavoro di analisi socio economica da doppio Nobel con 6 carpiato. Quindi ha preso di petto il problema della pedofilia; in questi giorni sta affrontando quello delle finanze della Chiesa, ma soprattutto si è mostrato campione di democrazia e tolleranza in un mondo che va in senso contrario. Da lui infatti si è recato Sarkosy (e non all’Onu o a Bruxelles) per parlare di migranti; a lui e non all’Onu si è rivolta la famiglia di Terek Aziz per scongiurare la pena di morte; dinanzi a lui centinaia di migliaia di siciliani si sono ammassati per affermare il proprio impegno contro la mafia; a lui è stato tributato onore dalla Regina d’Inghilterra (capo della chiesa Anglicana!) nel viaggio di stato Inglese, ed è proprio in Inghilterra che il Papa ha sbancato: agli opinionisti incapaci di prevedere un futuro che non superi il minuto si è presentata una piazza stracolma e bipartisan, anglicani e cattolici, affascinati i primi e desiderosi i secondi, di ascoltare la lucida parola di un vero interprete di questi tempi confusi; e che il successo avesse superato ogni aspettativa lo si leggeva negli occhi e nelle parole sbigottite dei commentatori delle dirette televisive. Ecco, il viaggio in Inghilterra forse può essere sconsiderato il punto di svolta mediatico del papato. E’ chiaro che questo risalir le scale dei sondaggi per un cristiano ha valore pari a zero, ma se serve a rendere quelli che Paolo chiamava i Gentili più disponibili al messaggio ed al messaggero, ben venga la svolta. Se Obama scende ed il Papa sale (si saranno già incontrati a mezza strada?) mi piacerebbe scoprire, curioso come sono, a che punto si trovi il francescanesimo dei nostri giorni, ma non udendo novel- lar alcunché posso solo azzardare la previsione che si trovi abbarbicato a qualche piolo intermedio senza andar ne giù ne su. Come si dice in meteorologia: situazione stazionaria. Of course. Attualità La sfida del dono di Francesco Armenti Un giorno gli apostoli chiesero al Signore: «Accresci in noi la fede» (Lc 16,19). Nel terzo millennio è ancora questa la richiesta, la preghiera che ogni credente, ogni discepolo deve presentare a Gesù, il Cristo che per i Padri è la “fede perfetta”? Diversamente non potrebbe essere… Le sfide che la fede lancia ai credenti dell’era del postmoderno devono necessariamente essere contestualizzate in una seria riflessione teologica e culturale che presuppone una chiara coscienza della fede come dono. Il credente è chi accoglie e custodisce nel cuore e nella vita la fede, non la impone ma la propone con la sua docile, chiara, incisiva e rispettosa testimonianza esistenziale perché egli sa che «non di tutti è la fede» (2Ts 3,2). Anche ed ancora oggi si parla di fede ma, per lo più, da una visuale meramente intellettualistica. La fede, invece, è conoscenza profonda ed intima di Dio, è alleanza tra il Creatore e la creatura, è decisa convinzione che il patto d’amore tra Dio e l’uomo è primariamente iniziativa divina. Avere fede significa aderire e lasciarsi coinvolgere con tutto se stessi da questo amore del Padre, amore fedele (cf Is 65,16) testimoniato e vissuto dal Figlio di Dio che è la verità del Padre, la vita donata dal Padre e la via per incontrare il Padre (cf. Gv 14,6). Vi è una profonda e luminosa immagine del profeta Isaia che presenta la fede in maniera reale e magistrale: la fiducia, la sicurezza e la tenerezza del bambino attaccato al capezzolo del seno della madre (cf Is 66,12-13); avere fede, quindi, è abbandonarsi tra le braccia del Padre, avere fiducia nel suo amore e nella sua fe- deltà. Ma l’uomo credente ha sempre accolto è vissuto il dono della fede? E’ stato ed è consapevole della sua grandezza, della sua necessità e del suo mistero? Non mancano nel vangelo ne apprezzamenti che Gesù rivolge a coloro che vivono e testimoniano il dono accolto: «Va la tua fede ti ha salvato!» (cf Lc 7,50) e neanche, rimproveri per le contro-testimonianze del credente e della creatura che, per natura, è “abisso d’infedeltà”(cf Lc 8,25;12.28). Va detto, però, che al Signore più delle nostre infedeltà interessa la fiducia che l’uomo ripone in lui: la fede, difatti, è più grande del peccato umano vinto da Dio con l’amore. Nel miracolo dell’amore il discepolo deve fermamente credere sapendo che tutto è possibile per chi ha fede (cf Mc 9,23-24). La sfida della debolezza Gli odierni contesti umani, la (in)cultura della violenza, dell’individualismo esasperato, dell’egoismo sono una sfida per la fede credente che deve riappropriarsi della solida consapevolezza della misericordia di Dio, della potenza ri-creatrice del suo amore. La fede, oggi più di ieri, deve essere potenza esplosiva che sprigiona energie di risurrezioni ma nello stile nascosto e silenzioso della fecondità del lievito e della debolezza di un granellino di senapa, il più piccolo dei semi esistenti (cf Mc 4,32). Commenta Enzo Bianchi: «la fede anche se esigua, anche se ridotta alle dimensioni di un granello di senapa, racchiude sempre in sé una potenza inaudita. Davvero non servono grandi cose, non servono neppure propositi straordinari, che non siamo in grado di mantenere; si tratta semplicemente di mettere con perseveranza la nostra povera fede in quella di Gesù Cristo, lui che è “l’origine e il compimento della fede” (Eb 12,2), lui che prega perché la nostra fede non venga meno (cf Lc 22,32): egli porterà a compimento ciò che noi possiamo solo iniziare»1. La credibilità della fede è la carità, l’amore perché quando è vissuta autenticamente ed in pienezza genera azioni d’amore (cf Gc 2,14-26). L’uomo credente vive, pensa, agisce, ama come Gesù, converte quotidianamente la sua vita modellandola su quella di Cristo, sperimenta che la ragione profonda della sua esistenza è il Risorto, che lo stare con ed in lui ci rende capaci ed abilita a vivere d’amore. Pertanto il credente del nostro tempo, tempo del “senza Dio e senza uomo”, deve raccogliere ed accogliere le sfide che vengono dalla disperazione e dallo scoraggiamento diffusi e generati dalla società del “non senso”. Chi professa la bellezza dell’Evangelo deve saper vive- 7 Attualità re con gioia e senso la fatica della testimonianza, la validità della fedeltà, l’impegno della coerenza alla parola data a Cristo, parola del Dio vivente. Questi sono certamente tempi difficili per la fede ma, nella logica di Dio, è tempo, è kairos meraviglioso per vivere l’intimità con il Signore, per essere seme e luce nel mondo, per lievitare il presente e costruire il futuro. Cosa la Chiesa, i cristiani devono saper dire all’umanità? Con la parola e con la vita impregnata di Vangelo occorre testimoniare la presenza rigeneratrice di Dio nella fragilità storica dell’uomo, nella debolezza del credente che pur sapendo il bene da fare si ritrova comunque a compiere il male che non dovrebbe e vorrebbe fare (cf. Rm 7,19). Il mondo oggi ha bisogno di una fede forte della sua debolezza umana perché certa della potenza e della fedeltà di Cristo, icona della “fede perfetta”; l’uomo tecnologico, del “delirio di onnipotenza” cerca la salutare inquietudine di una Chiesa che vive l’”onnipotenza debole” di Dio che è onnipotenza d’amore. All’uomo fa effetto una comunità cristiana che non lesina di allargare le braccia verso il Cielo, verso quel Padre che ha pro- 8 messo che «il giusto vivrà per la sua fede» (Ab 2,4). Oggi la fede deve incoraggiarci a lasciarci «quotidianamente sorreggere dalla speranza di non essere mai delusi dalla Parola di colui che ci ha promesso di non lasciarci soli, di non avere paura».2 L’indifferente del terzo millennio vuole vedere il Signore in quei credenti capaci non di gioia effimera ma autentica e faticosa perché parte di un cuore libero e coerente, l’uomo che esorcizza la sofferenza vuole dei cristiani capaci di non arrossire di Cristo e di non temere la persecuzione e la sofferenza per la «testimonianza da rendere al Signore nostro […] ma soffri anche tu insieme con me per il vangelo» (2Tm 1,8). La sfida della relazione Vi è ancora una fondamentale ed ulteriore sfida alla fede: la sfida relazionale. Il dono della fede ci è stato e ci è tuttora consegnato attraverso il farsi uomo nel Figlio da parte di Dio; Gesù, difatti, è, secondo i Padri, il “Dio umanato”. Il Dio-Trinità (relazione d’amore tra Padre e Figlio nello Spirito santo) quindi, ha scelto di farsi persona, relazione con la creatura. Da ciò consegue che la fede deve necessariamente passare dall’uomo, essere ascoltata ed accolta nell’uomo (cf. Rm 10,17) per essere vissuta nella libertà e responsabilità. La fede, di conseguenza, è atto pienamente umano oltre che atto e dono divino, la fede nel Dio vivente, quindi, non può viversi a prescindere dall’uomo perché il credente è colui che rimettendosi in Dio testimonia la vicinanza all’altro nella quotidianità. Avere fede in Dio, in definitiva, corrisponde ad avere fiducia e a fidarsi dell’uomo. Domandiamoci perché Dio si è fatto bambino? Per fare della logica e della natura umana la via della fede vissuta ed innestata nella nostra umanità. Un bambino quando nasce ha bisogno di acquisire, di essere educato alla fiducia prima nello speciale rapporto con la tenerezza della mamma che, in seguito e gradualmente, apre alla fiducia e all’amore con il padre e la famiglia. E’ nella famiglia che il bambino imparando a fidarsi dell’altro, impara a fidarsi anche degli insegnanti, degli educatori, degli amici fino ad arrivare al rapporto con l’altro sesso, all’amore, alla fiducia sponsale. Dio si è abbandonato nelle mani dell’uomo, di Maria e di Giuseppe, per dirci che per credere in Lui occorre credere nell’uomo. Cosa sarebbe una fede disincarnata dall’uomo e dalla storia? Illuminanti ed attuali sono le riflessioni del priore di Bose: «C’è un’ umanità della fede alla quale noi cristiani, purtroppo, non siamo sufficientemente attenti: rischiamo di essere divorati dall’ansia o dalla passione della fede in Dio e non comprendiamo che senza questa fede umana non è possibile che in una persona si innesti la fede in Dio, se non come dichiarazione teista, come affermazione di appartenenza culturale e identitaria, non certo come confessione cristiana. Ma proprio questa umanità della fede ci porta a confessare oggi la crisi della fede, crisi dell’atto umano del credere diventato così difficile, raro e sovente, comunque contraddetto. Siamo poco disposti a mettere fiducia negli altri, siamo incapaci a “credere insieme con gli altri” in un obiettivo, un progetto che pur sentiamo buono. Lo constatiamo ogni giorno: perché si preferisce la convivenza al matrimonio? Perché è diventata così difficile una storia perseverante e fedele nell’amore? Perché la parola data nel matrimonio o nella vita comunitaria, nelle relazioni amorose è così facilmente smentita?».3 Vivere ed accogliere le sfide della fede significa, ancora, professare la sfida dell’amore, la fede nell’Amore(quella con l’”A” maiuscola, cioè l’amore di Dio) perché i cristiani altro non sono che coloro che credono all’amore (cf 1Gv 4,16). Non avere fede in Dio vuol dire non credere all’amore, non fidarsi dell’altro, di se stessi. La diffidenza umana crea ombre sulle nostre esistenze, oscura l’alterità dei nostri compagni di viaggio, getta ombre sugli uomini e le donne di oggi, sui politici armati di onestà e umiltà, sui semplici possidenti di libertà, sui poveri ricchi della ricchezza della povertà, sulle mamme e i papà capaci di amore e di privazioni per educare all’amore i loro figli. Avere fede oggi, nel tempo della pretesa della “sufficienza umana” vuol dire accogliere l’azione pedagogica di Dio, di quel Dio che ha da sempre educato l’uomo (da Abramo a Gesù) a credere e ad avere fiducia nella sua logica di amore. _______ In, www.monasterodibose.it GENNARO MATINO,Tra le braccia di Dio, in Famiglia Cristiana n. 40\2010, p. 10. 3 ENZO BIANCHI, Come si può credere in Dio se non si crede nell’altro?, in Jesus, settembre 2010, p. 97. 1 2 Attualità ricordando Mons. Luigi Padovese l’uomo del dialogo di fr. Leonardo Civitavecchia Un duro colpo per la Chiesa del Medio Oriente, la morte violenta di uno dei suoi Pastori, Mons. Luigi Padovese, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Conferenza episcopale di Turchia. Una morte che rattrista anche noi frati Minori di Puglia e Molise. L’avevamo incontrato più volte durante i tre corsi di Aggiornamento in Turchia “Sui passi di San Paolo”. Ecco perché lo vogliamo ricordare anche noi di Azione Francescana, come uomo del dialogo e assolutamente mite e pacifico. Come gli apostoli dei primi tempi, Mons. Padovese è stato chiamato ad unire fino in fondo la propria vita al sacrificio di Cristo, ucciso in modo cruento. Proprio una persona come lui, mite e pacifica, “un uomo semplice, alla mano, umile persona della carità impegnato ad aiutare i poveri, i sofferenti … uomo dalle buone relazioni, che sapeva parlare ai semplici e agli uomini di cultura e alle autorità civili e religiose” (Maria Grazia Zambon, Asia News, 7.6.2010); “... un fine intellettuale, apprezzato negli ambienti più aperti della moderna in- tellighenzia turca” (Famiglia Cristiana, 3.6.2010). Anche il Santo Padre lo ricordò così, mentre era in visita a Cipro: “La notizia della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedì, ha sorpreso e colpito tutti noi. Affido la sua anima alla misericordia di Dio onnipotente, ricordando quanto egli si impegnò, specialmente come Vescovo, per la mutua comprensione in ambito interreligioso e culturale e per il dialogo tra le Chiese. La sua morte è un lucido richiamo alla vocazione che tutti i cristiani condividono ad essere, in ogni circostanza, testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto”. Nato a Milano 63 anni fa, da genitori originari della diocesi di Concordia - Pordenone, frate cappuccino, ricercatore e docente di Patrologia in diverse università pontificie, Preside dell’Antonianum di Roma, consultore della Congrega- zione dei Santi, animatore di numerosi simposi di studio di alto livello sulle figure di S. Paolo, S. Giovanni, autore di numerose e valide pubblicazioni scientifiche, che spaziavano dalla patristica alla teologia, all’archeologia, portandolo anche a preparare un’accurata guida della Turchia, era stato consacrato Vescovo di Iskenderun nel 2004. Nella sua lettera pastorale di due anni fa, così aveva scritto ai suoi fedeli: “Prego perché questa sua pace sia sempre con voi. Il compito di un vescovo non è solo quello di interessarsi delle persone che gli sono state affidate, istruirle e guidarle, ma anche e soprattutto di pregare per loro”. E sul suo impegno in Turchia, è lui stesso a delinearne alcuni elementi: “Che cosa può fare un vescovo in Turchia? Personalmente ho individuato alcuni significativi ambiti di azione. A parte l’impegno di tutelare i diritti delle comunità cattoliche, 9 Attualità credo che un dialogo con gettato nella terra. Ed è un seme che sta producendo il mondo culturale turco frutti. In noi che viviamo ed sia un fruttuoso camoperiamo in Turchia ha genepo di lavoro … un altro rato la consapevolezza che ambito di lavoro riguarda essere cristiani non è esente i rapporti con il mondo da rischi e quindi la fede è ortodosso … c’è inoltre una scelta che impegna nella un altro ambito di azione vita e può impegnare anche che ho individuato nei prisino alla morte” (N. Gori, mi mesi della mia permaTestimoni di pace nel nome nenza in Turchia: riguarda dell’Apostolo Paolo). quelle famiglie passate A noi frati Minori di Puglia all’islam nel secolo scorso e Molise nel corso di agnon per convinzione, ma giornamento nell’anno paper sfuggire a vessazioni olino Mons. Padovese avee a discriminazioni. La va sottolineato: “È l’incontro memoria dell’originaria 2007 • i nostri frati in Turchia con Mons. Padovese con Cristo a salvare e non la appartenenza cristiana sola scrupolosa osservanza ha fatto sì che alcuni, i dei comandamenti. Dinanzi cui nonni erano cristiani, ad una tendenza legalistica siano divenuti catecumeni e siano stati ta di portare gli uomini a scoprire liberabattezzati … Un discorso a parte meri- mente che il cammino di fede alla sequela sempre presente che trasforma Dio in un ta il rapporto con l ‘Islam. Credo che un di Gesù arricchisce la vita ... ma pronti a idolo e il rapporto con Lui in un contratdialogo a livello teologico sia impossibi- raccogliere anche delusioni. Non può es- to senza adesione del cuore, Paolo con le, mentre è possibile lo sforzo comune sere altrimenti, poiché la fede, in quanto la sua esperienza di Damasco ci ripete per un maggior rispetto …(Turchia ver- espressione congiunta della grazia di Dio ancora oggi: l’autore della tua salvezza è so l’Europa, tra integralismo islamico e della libera adesione umana, non si può Cristo… Pensare di costruirsi con le sole e spinte nazionaliste al sito, Padova, imporre, ma soltanto proporre”. È proprio forze umane una propria santità è un 12.2.2007… ). questo modo di essere, prima di tutto, fallimento ... Annunciare Gesù Cristo per Mons. Padovese si era impegnato in ad essere fruttuoso, anche se a volte Paolo è stata una necessità che nasceva dall’amore per Lui ... Chi incontra Cristo prima persona in quello che riteneva solo in veste di “testimoni silenziosi”. un compito fondamentale: “Occorre Così era stato per lui don Andrea San- non può fare a meno di annunciarlo, sia costruire rapporti di amicizia nella vita toro, di cui ricordava, nella stessa inter- con la vita che con le parole ... Come disse quotidiana, nei quali emerga la bellez- vista: “la piccola rivista che aveva creato Giovanni Crisostomo ‘è in virtù dell’amore za della fede cristiana e il desiderio di con amici di Roma portava il titolo ‘Finestra che Paolo è diventato quello che è stato. costruire insieme il futuro della Turchia” sull’Oriente’. Ora questa finestra, grazie al Non venirmi a parlare dei morti che ha (Avvenire, intervista del 30 gennaio suo martirio, si è spalancata e attraverso di risuscitato, nè dei lebbrosi che ha sanato; 2007). “Fondamentale è stabilire relazio- essa la nostra situazione, prima conosciuta Dio non ti chiederà niente di questo. Proni di amicizia e di conoscenza reciproca, a pochi, è divenuta nota a molti. Con il sa- curati l’amore di Paolo e avrai la corona che sono la base sulla quale si comincia crificio della sua vita don Andrea ha fatto perfetta’ ... Dio può trasformare anche a sciogliere il ghiaccio della diffidenza” veramente da ponte attraverso una testi- noi, purchè lo vogliamo. .. Paolo ci ricorda (N. Gori, Testimoni di pace nel nome monianza fatta di non molte parole, ma che Dio non può nulla se noi non coldell’Apostolo Paolo, intervista). di una vita semplice, vissuta con fede. Il sa- laboriamo con la sua grazia ... Paolo è Grazie anche alla sua mediazione, crificio di questi cristiani è stato un seme sempre pronto a ricordarci che ‘cristiani non si nasce, ma si diventa’ .. Paolo ha dopo una lunga battaglia conavvertito tutta la difficoltà di dotta con le armi della pazienannunciare Cristo ... che ci salva za e della determinazione, la attraverso la sua incarnazione chiesa di S. Paolo a Tarso, - e e la sua morte in croce. Quenoi ne siamo testimoni - trasta è ancora oggi la vera porta sformata in un museo dalle stretta di cui parla il Vangelo. La autorità turche, dove i cristiani porta stretta non sono, dunque, potevano entrare solo paganl’accettazione dei precetti modo il biglietto e dove si poteva rali della Chiesa e neppure la celebrare la messa solo prenopesantezza umana delle sue tandola con parecchi giorni di strutture, ma quello scandalo anticipo, è, secondo le notizie della croce che ai non cristiadi questi ultimi giorni, in via di ni appare ancor oggi “follia e restituzione definitiva a luogo stoltezza”... Quello che Paolo permanente di culto (Oriente ci ricorda è che non dobbiamo cristiano, 7.6.2010). porre limiti “umani” a questo Parlando della testimonianza amore (di Dio) per noi”. cristiana da dare, Mons. PadoGrazie p. Luigi, continua a esvese aveva detto recentemensere per tutti noi e per il tuo te, dopo le riunioni a Roma popolo ‘fratello’ e ‘padre’”. preparatorie al Sinodo: “Si trat- 10 Francescanesimo Francesco d’Assisi e gli esseri alati: un rapporto sinergico di fr. Alessandro Mastromatteo Ad una prima e attenta osservazione dell’iconografia su Francesco d’Assisi ci si accorge che, il più delle volte, egli viene raffigurato stimmatizzato con il Crocifisso e il libro della Regola, senza alcuna creatura. Sembrerebbe, pertanto, non appartenere alla spiritualità del santo d’Assisi l’amore per le creature.1 Ma è tutt’altro che così: ad un semplice e veloce sguardo dei suoi scritti ci si accorge che l’amore, l’attenzione e la tenerezza verso di esse sono assai profonde. Ovviamente, tra i suoi tanti scritti, il Cantico delle Creature2 è quello che meglio delinea tale amore verso la natura. Le creature per Francesco sono segno, e il segno rimanda alla realtà; sono ombra, e l’ombra rimanda alla figura; sono trasparenza di Dio: per questo le ama. Il suo è un amore teologale, intriso di fede: Dio è la causa prima di tutti gli esseri creati, e Francesco vede il Signore nelle creature, lo glorifica con le creature, lo loda attraverso le creature, lo benedice per il dono delle creature. Questa visione di Francesco in realtà contrasta col suo periodo storico, in cui si andava affermando una teoria di negatività verso la creazione e tutto ciò che è materiale e corporeo. Le biografie su Francesco, invece, esplicitano abbondantemente questo rapporto inscindibile: lo vediamo muoversi in mezzo alle creature, parlare con loro ed essere ascoltato, comandare ed essere obbedito.3 Tra i tanti episodi, quello maggiormente noto è la predica agli uccelli.4 Gli uccelli, in modo particolare, sono molto cari al Poverello: fatti per la terra, spaziano nel cielo; sono poveri, vivono alla giornata; sono felici, cantano sempre; sono piccoli, umili e liberi. Tan- 11 Francescanesimo E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su’ quali era quasi infinita moltitudine d’uccelli. E entrò nel campo e cominciò a predicare alli uccelli ch’erano in terra; e subitamente quelli ch’erano in su gli arbori se ne vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compié di predicare [...] Finalmente compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diè loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti, e poi secondo la croce c’aveva fatta loro santo Francesco si divisoro in quattro parti [...] e ciascuna schiera n’andava cantando maravigliosi canti. (I fioretti di San Francesco) ti sono i brani che ci narrano, appunto, questo straordinario rapporto. Come non ricordare l’episodio in cui egli impone il silenzio alle rondini ad Alviano,5 o l’uccello fluviale del lago di Piediluco,6 o il falco che alla Verna lo sveglia per la preghiera,7 o il fagiano a Siena,8 o gli uccelli che volano sulla cella del Santo alla Verna,9 o il pettirosso maledetto,10 o ancora le allodole che volano e cantano durante il suo passaggio da questa vita alla vita del cielo?11 Ma andiamo per ordine. In realtà l’elenco dei testi biografici né vogliono, né possono aumentare il valore storico del racconto primitivo e cioè quello di 1Cel 58. Ma ancor prima di questo, desta sicuramente meraviglia che negli Scritti di san Francesco ci sia un unico e brevissimo testo che si riferisce agli uccelli: «Voi tutti, uccelli del cielo, lodate il Signore».12 Tutto questo a dimostrazione del suo grande interesse per i volatili, specialmente per le allodole. Ma, ritorniamo al testo del Celano, databile al 1228-1229. Francesco, scorgendo un gran numero di volatili e sentendo il loro concerto sonoro fu preso da un moto d’entusiasmo. Lasciò la strada e i compagni, avvicinandosi quanto più possibile allo stormo, notando con immenso piacere e meraviglia che gli uccelli di fronte a lui non si misero in fuga. Il Poverello allora rivolse loro il consueto saluto evangelico della pace: il Signore vi dia pace! Siccome i volatili rimanevano stranamente fermi, si rivolse a loro, come se avesse di fronte a sé degli uomini, dopo aver chiesto 12 loro esplicitamente di ascoltare la parola divina. Trattandosi di uccelli prevalse l’ammonimento ad essere riconoscenti per il loro “vestito”, le piume, per il loro privilegio di risiedere nella purezza dell’aria, per il fatto di poter procurarsi regolarmente il loro nutrimento senza doverlo seminare e mietere nei campi ed infine per la loro libertà da ogni preoccupazione del loro fututo. La reazione dello stormo fu assai inconsueta: dimostravano la loro gioia “allungando il collo, spiegando le ali, aprendo il beccuccio e guardandolo”. Dopo ciò, Francesco benedisse i volatili con il segno della croce, dando loro licenza di riprendere il volo. Il perché della predica agli uccelli ce lo riferisce proprio l’autore della biografia presa in considerazione: “Perché era un uomo di sommo fervore”, cioè pieno di carità fervente che non limitava soltanto agli uomini, ma che estendeva abitualmente a tutte le creature. Frate Francesco sembra essere il primo ad indirizzare un discorso ad uno stormo di uccelli. Ecco perché la letteratura successiva esaltò notevolmente questo episodio di fratellanza universale. Un episodio che ci fa comprendere essenzialmente due realtà: la prima, che nell’esperienza dell’Assisiate l’obiettivo costante è sempre quello di promuovere la lode divina e, la seconda, che non solo dovrebbe essere evitata ogni forma di abuso o di maltrattamenti agli animali, ma che si impone un’integrità del creato costante e responsabile dell’intera natura. _______ 1 Per una veloce visione d’insieme dell’evoluzione rappresentativa, sul piano artistico, di Francesco d’Assisi, si veda: S. GIEBEN, S. Francesco nell’arte grafica in Francesco d’Assisi nella Storia. Secoli XII-XV. Atti del Secondo Convegno di Studi per l’VIII Centenario della nascita di S. Francesco (1182-1982) (Assisi, 14-16 settembre), a cura di S. Gieben, Roma 1983, p. 335-345. 2 È un inno alla bellezza del Creatore nelle creature. In questo inno, “il Magnificat francescano”, «risuonò con voce fresca e appassionata un senso nuovo della vita, che, pur entro i quadri fondamentali della spiritualità cristiana, dopo gli eccessi del precedente rigorismo, rivalutava la natura, come creatura uscita dalla mano di Dio e quindi riflesso…della sua bontà. In grazia di questa nuova visione dell’universo…il più ardente misticismo, il più estatico rapimento…poteva conciliarsi con l’amore più completo, più fervido, più fraterno per tutte le creature animate e inanimate di questa terra. Quest’amore…che è insieme amore della loro fonte, Dio, trova nella lirica del Santo l’espressione più limpida e, nella sua semplicità misurata, più efficace» (M. PUPPO, Il Cristianesimo e la letteratura, in Somma del Cristianesimo, vol. II, p. 980). Per uno studio più dettagliato in merito si veda: C. PAOLAZZI, Il Cantico di frate Sole, Genova 1992; N. PASERO, Laudes creaturarum. Il Cantico di Francesco d’Assisi, Parma 1992. 3 Uno studio sulle fonti agiografiche è stato svolto magistralmente da: A. MARINI, Sorores alaudae. San Francesco d’Assisi, il creato, gli animali, Assisi 1989, p. 124. 4 Quest’episodio lo troviamo abbondantemente descritto in: 1Cel 58 (Tutte le citazioni delle fonti saranno prese da: Fontes Franciscani [Ff], a cura di E. Menestò e S. Brufani, Assisi, 1995): Ff, p. 332-334; 3Cel 20: Ff, p. 661-663; JulVita 37: Ff, p. 1058-1060; LegM XII,3: Ff, p. 880-881. Quest’episodio accade sulla strada che porta da Cannara a Bevagna e giunge a Pian dell’Arca. 5 Cfr. 1Cel 59: Ff, p. 334-335; 3Cel 20: Ff, p. 661-663; JulVita 38: Ff, p.1060-1061; LegM XII,4: Ff, p. 882-883. 6 Cfr. 2Cel 167: Ff, p. 592-593; 3Cel 23: Ff, p. 664; LegM VIII,8,5-7: Ff, p. 849-850. 7 Cfr. 2Cel 168: Ff, p. 593; 3Cel 25: Ff, p. 665; LegM VIII,10,6ss.: Ff, p. 851-852. 8 Cfr. 2Cel 170: Ff, p. 594-595; 3Cel 26: Ff, p. 665-666; LegM VIII,10,1-5: Ff, p. 851. 9 Cfr. LegM VIII,10,6-7: Ff, p. 851-852; CompAss 118,914: Ff, p. 1683- 1684. 10 Cfr. 2Cel 47: Ff, p. 488-489. 11 Cfr. 2Cel 32: Ff, p. 472-473; LegM XIV,6, 9-10: Ff, p. 904-905; CompAss 14,1.9-12: Ff, p. 1494; SpecP 113: Ff, p. 2035-2036. 12 Esortazione alla lode di Dio: FF 265, v. 12. Profumo Francescanesimo che avvolge e coinvolge Verso il Ce ntenario d ella Fondazion e dell’Ordine di S. Chiara A.D. 2012 di Sr. Chiara Letizia Sorelle Povere di Mola di Bari “Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv 12, 1-8). Immaginiamo, solo per un momento, di trovarci di fronte ad una scena, non rappresentata su un palcoscenico di un teatro, ma su quello su cui realmente una donna ha vissuto. Tutto si svolge silenziosamente, ogni gesto lascia spazio ad espressioni forti di umanità, amore e grande riverenza nei confronti di Gesù. Maria con i suoi gesti, intesse una relazione con Cristo, e lui, a sua volta non la respinge, anzi, le permette di dare un significato molto profondo a ciò che gli astanti, in particolare Giuda, pensavano: sicuramente ad un grande spreco. Non c’è da meravigliarsi se pensiamo al tipo di relazione che noi instauriamo con il Signore: temiamo molto di offrire qualcosa di tanto prezioso, invece è più semplice, per la nostra umanità, avere occasioni in cui ci relazioniamo con Dio facendo i conti in tasca: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Spesso, rischiamo di far emergere la falsità, mascherata dal perbenismo, dall’interesse per gli altri, la dove in realtà l’obiettivo sono io. Diventa importante, allora, la logica del perdere la vita per guadagnarla; diventa eloquente l’unzione, gesto di tenero amore che Maria compie, per indicare che Lui è il Signore della sua vita. Ci fermiamo, qualche volta, a contemplare la sua sovranità nella nostra storia quotidiana? è tutta questione di come la si intende la vita! Maria non bada a spese, e noi sappiamo che istintivamente quando siamo riconoscenti verso qualcuno, quando ci troviamo di fronte a delle persone molto amate, daremmo chissà cosa perché stiano bene e siano felici. Sì, senza calcolare quantitativamente, e senza neppure mettere all’asta la vita degli altri. Maria fa “centro”! Mi viene in mente l’immagine di una pietra, che gettata in un punto del lago, produce tanti cerchi concentrici che si espandono. Maria inconsapevolmente si mette in atteggiamento di servizio, lava i piedi con il profumo e li asciuga con i suoi capelli. Ecco, quell’aroma si fa complicità, si fonde ma non resta solo tra i piedi di Gesù e i capelli di Maria; quel profumo, incredibilmente forte, di nardo, riempì ogni angolo della casa. Restiamo inebriati, nella nostra ferialità, quando, avendo sperimentato la gratuità di Dio nel donare la vita, compiamo gesti che non hanno bisogno di pubblicità, ma che richiamano l’identità di ciascuno di noi: “Vi riconosceranno da come vi amerete”; allora scompare il volontarismo, e resta quello che si è di fronte a “Colui che è”. Anche la vedova al Tempio ha dato tutto ciò che aveva, due soli spiccioli, quelli che le servivano per vivere; così pure Pietro, di fronte al paralitico: “Non ho ne oro ne argento, solo Gesù Cristo”. Così lo spreco non infiamma gli occhi alla maniera di Giuda, ma diventa indice di quanto si ama, di quanto si accoglie, di quanto si mette a proprio agio l’altro, l’ospite, la persona amata. Lo spreco è quell’osare che ci permette di fidarci di Dio, osare sempre come se fosse l’ultima volta, osare che vuol dire andare incontro alla morte e alla resurrezione. Chiara di Assisi ha amato con tutta se stessa Colui che a lei, alle sue sorelle e ad ogni creatura, si è donato; ha contemplato il volto del Cristo povero e Crocifisso, nel quale non c’è bellezza ne splendore da attirare ogni sguardo; lo ha reso presente e lo ha amato perché era il volto del più bello, il più bello tra i figli di Adamo. L’uomo vale più di ogni cosa, per questo il Signore l’ha riscattato al prezzo della sua stessa vita. E questo è l’annuncio più bello che pesa ben più di trecento grammi di nardo e vale molto più di trecento denari... è il profumo più prezioso che noi Chiesa siamo chiamati a diffondere. 13 Francescanesimo panorama f panorama Tavola rotonda sulla comunione tra i carismi antichi e nuovi. Il 23 ottobre 2010 il Ministro Generale, Fr. José Rodriguez Carballo, ofm, ha partecipato a una tavola rotonda sulla comunione tra i carismi antichi e nuovi. La “tavola rotonda” alla quale hanno partecipato 4 religiosi e tre laici si è tenuta nella Basilica Superiore di San Francesco in Assisi con oltre 1.000 partecipanti. Fr José ha parlato di comunione e di collaborazione all’interno della famiglia francescana. Un Frate Minore in un Organismo dell’Unione Europea: Fr. Victor Melícias Lopes, Ministro provinciale del Portogallo e Presidente dell’UFME, esperto nei diritti umani e nelle politiche sociale, è stato nominato Membro effettivo del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) con sede a Bruxelles. Fr. Victor ha assunto l’incarico il 12 ottobre ed avrà la durata di quattro anni (2010-2014). 14 Rinnovata la Fraternità missionaria di Bruxelles. Il Definitorio Generale OFM ha rinnovato la nuova équipe della Fraternità Internazionale di “ N o t re Dame des Nations” a Bruxelles. Il nuovo guardiano, Fr. Didier Van Hecke, della Provincia dei Tre Compagni in Belgio/Francia, e Fr. Gianfrancesco Sisto, della nostra Provincia di S. Michele Arcangelo di Foggia in Italia, fino ad ora missionario a Nairobi, sono i nuovi responsabili per la formazione dei futuri missionari. Gli altri due Frati, Fr. Jean Nguyen Hung Lân e Fr. Benjamin Kabongo Ngeleka, già membri della Fraternità, oltre ad avere la responsabilità della nostra parrocchia “Notre-Dame des Grâces”, saranno di aiuto alla formazione missionaria. B. Ioannis Duns Scoti, Ordinis Fratrum Minorum, OPERA OMNIA. Studio et Cura Commissionis Scotisticæ ad fidem codicum edita, XII, Typis Vaticanis, Civitas Vaticana MMX, pp. 547. La Commissione Scotista ha curato la pubblicazione del vol. XII dell’Opera Omnia del Beato Giovanni Duns Scoto: contiene il Trattato sull’Eucaristia. Si tratta della più ampia indagine sull’Eucaristia che sia stata scritta nell’epoca antica e medievale. Né Bonaventura, né Tommaso D’Aquino, né alcun f francescano Francescanesimo a francescano altro dottore dell’epoca – all’infuori di Scoto – si è addentrato così ampiamente nell’argomento, visto sotto il profilo teologico, filosofico, liturgico, giuridico ed ascetico. Per ordinare copie, rivolgersi a: Frati Editori di Quaracchi, Via Santa Maria Mediatrice 25, 00165 Roma, Italia; email: [email protected] Francescani contrari alla pena di morte, “non ridarà vita a nessuno”. Anche i francescani esprimono il loro no alla condanna a morte dell’ex vice presidente iracheno Tareq Aziz. A prendere la parola è il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Giuseppe Piemontese. “Siamo da sempre contrari in modo assoluto alla pena di morte. Non ridarà la vita a chi l’ha persa anzi ne toglie un’altra. Tareq Aziz ci è sembrato il volto più ragionevole che ha limitato, probabilmente, decisioni più gravi da parte del regime di Saddam Hussein”. I francescani ricordano che nel febbraio del 2003 Tareq Aziz arrivò ad Assisi, un mese prima che scoppiasse la guerra in Iraq. ...Il vicepremier iracheno Tareq Aziz fu accolto dai frati minori alla tomba del Santo di Assisi “come credente, per confrontarsi, insieme a noi, con questo grande uomo che è stato Francesco”. La Conferenza della Famiglia Francescana da più di un anno si sta preparando a commemorare il 25° Anniversario della Giornata mondiale di Preghiera per la Pace che si tenne in Assisi il 27 ottobre 1986. Basandosi su quella celebrazione, Giovanni Paolo II rese popolare l’idea dello Spirito di Assisi, un concetto che, nell’ultimo quarto di secolo, ha ispirato molti tentativi di promuovere la pace ed il dialogo. Sarà l’occasione per rafforzare questo impegno per la pace ed il dialogo incoraggiando l’intera Famiglia Francescana a celebrare questo importante anniversario. Significativa la lettera della Conferenza della Famiglia Francescana: “Noi, Francescani, siamo consapevoli che il mondo è cambiato molto negli ultimi 25 anni. Il nostro impegno a vari livelli nel dialogo con popoli di altre tradizioni religiose si è sempre basato sulla nostra fedeltà a predicare la Buona Novella proclamata da Gesù Cristo. Allo stesso tempo sono emerse nuove condizioni che minacciano l’unità, il benessere della razza umana e la sua stessa esistenza. Esse sfidano la capacità della Chiesa e della nostra famiglia Francescana ad essere segni efficaci di unità... È sempre maggiore il senso di urgenza a creare nuove vie di dialogo interculturale o a rafforzare quelle esistenti allo scopo di promuovere la pace, la riconciliazione, la cura del Creato e uno sviluppo umano integrale, specialmente per quelli che si sono impoveriti... Possa la celebrazione del 25° anniversario dello Spirito di Assisi aiutarci a rivitalizzare la nostra vita ed il nostro ministero in modo che, come Francesco e Chiara possiamo offrire una testimonianza vibrante e un servizio nella costruzione di un mondo più giusto e più pacifico” 15 Vita di famiglia La Missione in Perù: un entusiasmante intreccio tra il mio desiderio e il progetto divino! di Fr. Vincenzo M. Dituri Difficile operazione, quella di ricordare, rileggere, riordinare e raccontare il proprio passato, l’esperienza vissuta, i volti incontrati e le tante storie ascoltate. Operazione in cui si corre non solo e non tanto il rischio della nostalgia, quanto quello di rendere idilliaco ciò che in realtà non lo è stato affatto. Proverò, comunque, attraverso questo raccontarmi, a restituire quanto Dio mi ha donato nell’esperienza missionaria in Perù, perla dell’America Latina, dove fede, tradizione, colori e costumi si mescolano a povertà, miseria, sofferenza e ingiustizia tanto da formare la ricchezza di un popolo dalle radici lontane. Accogliendo la chiamata del Signore “Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,18-24), in questo anno così ricco di doni per la mia vita, dopo l’Ordinazione Diaconale, ho chiesto al Ministro provinciale e ai Definitori, di poter esprimere ciò che per me è sempre stato un profondo desiderio: andare in una terra di missione per vivere quel ministero ricevuto attraverso l’annuncio della Parola e il servizio al prossimo, soprattutto 16 agli ultimi e ai meno fortunati. Dieci anni fa, quando tutto stava iniziando, nel mio cammino vocazionale, ho sentito forte dentro di me il desiderio di lasciare tutto e seguire il Signore come quei Santi che stavo conoscendo: Madre Teresa di Calcutta e San Francesco d’Assisi. Mi chiedevo se mai sarei stato capace di tanta radicalità come loro. Li guardavo con ammirazione e stima, per aver saputo coniugare l’Ascolto della Parola e la testimonianza credibile e gioiosa di una vita donata a Dio e al prossimo, agli ultimi in modo particolare, perché in quel volto trasfigurato e rifiutato era presente il volto di Cristo crocifisso. Sono stati loro, con quella testimonianza autentica di vita che mi hanno invitato alla stessa audacia e radicalità; sono stati loro che mi hanno insegnato a far maturare ed esprimere la fede che Dio mi ha donato; sono stati loro che mi hanno mostrato come guardare ogni fratello con gli occhi della fede che rende ogni persona figlio dello stesso Padre. Quel desiderio che oggi può sembrare così lontano e distante in realtà è diventato per cinque mesi la realtà che ha accompagnato i miei passi. Scelta radicale che ha bussato per ben due volte alle porte della mia storia, attraverso la sequela di Cristo nella vita consacra- Vita di famiglia ta e in questo progetto missionario. Per Grazia di Dio, così, ciò che per me era un desiderio per Lui era un Disegno, a tal punto che il 17 Giugno 2010 ero già in Perù. Ricordo vive le parole di Padre Adriano Tomasi, Vescovo ausiliare della Città di Lima, che dopo avermi accolto fraternamente il giorno che arrivai, conversando con lui mi disse: “Esprimere la carità missionaria: sarà questa la tua missione. Lasciare che la grazia che ti ha spinto ad andare per il mondo, esprima la profondità del tuo incontro personale con Cristo”. Mentre mi parlava, non potevo far a meno di guardare i suoi occhi, carichi di sofferenza ma anche di gioia che contagiano e riempiono il cuore di coloro che si mettono in ascolto. Per lui quel raccontare era un rivivere i passaggi più rilevanti della sua storia di frate minore di Trento incardinato nella Provincia dei frati minori dei dodici Apostoli del Perù. Le sofferenze e le povertà che hanno modellato la sua umanità, tanto da renderlo degno figlio di San Francesco, povero tra i poveri, felice di condividere l’unica ricchezza: Cristo. Non è mancato nel suo raccontare la pagina buia delle povertà del territorio. L’alto tasso di povertà del territorio che non riesce a esprimere tutte le sue potenzialità a causa della criminalità organizzata; il narcotraffico con il suo commercio di droga, armi, sfruttamento sessuale di donne e bambini, vendita di organi; la violenza sulle donne e sui bambini da parte di uomini che soffrono di alcolismo; la piaga diffusa dell’adulterio; la corruzione e la delinquenza a più livelli, compresa quella delle cosiddette “pandiglie”, gruppi di ragazzi che generano violenza; il tasso di analfabetismo e disinformazione di persone che per vivere sono costretti ad andare per le strade come venditori ambulanti di caramelle o riciclatori di plastica. Il Perù non è soltanto il Cusco, o le città turistiche come Machu Picchu che tutti conosciamo, il Perù è anche questo volto trasfigurato da una povertà che prende i toni della miseria. Questa la sfida che mi attendeva: lavorare a Huaycan presso un collegio francescano, in un paese che si è formato ventisette anni fa a motivo dello spopolamento della zona centrale della Selva, conseguenza della violenza terroristica. In tanta desolazione e morte furono molti che desiderarono la pace e lo sviluppo della comunità. Grazie a Dio i tempi della violenza sono parte del passato, però le difficoltà sono ora di altro tipo. Una sfida profetica e francescana la nostra, come frati minori: lavorare in un collegio a servizio dei ragazzi che provengono da queste situazioni, consapevoli che l’educazione è una delle forme più concrete per affrontare la povertà e la miseria, restituendo al Signore con la Parola e la vita. Una proposta educativa evangelica, umana e francescana di fronte ad ombre ed ostacoli come la disinformazione e l’analfabetismo, la contaminazione e la mancanza di servizi nelle zone più distanti della comunità. La presenza dei frati minori, è un seme di speranza per tutti quei ragazzi che guardano al presente come l’opportunità del futuro, accogliendo il Vangelo come Buona Notizia, vivendo momenti di fraternità e condivisione con tutti i coetanei dalle varie provenienze. Il tutto, formando una cultura della pace attraverso l’accoglienza reciproca; lottando per la giustizia nel rifiuto della violenza e dell’abuso soprattutto dei più indifesi; accogliendo la creazione quale parte dello stesso progetto al quale Dio ci ha chiamati. La missione è stato tutto questo, però ciò che con immensa gioia vorrei comunicare è che la missione è Cristo in azione, è Cristo che chiede di servire attraverso le nostre mani, attraverso le nostre parole per raggiungere tanta gente che lo cerca e lo attende, per consolare, illuminare e convertire; c’è una profonda sete di Dio. L’azione di Dio non si è fatta più piccola di come lo era quando lui stesso operava: cerca in noi solo l’espressione della sua Grazia. E’ Lui la luce che illumina le tenebre, è Lui che lava ogni colpa e restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia a coloro che sono tristi, liberando l’uomo dall’odio e dal rancore, piegando i potenti e innalzando gli umili. Desidero terminare questa piccola pagina di condivisione manifestando i miei profondi sentimenti di gratitudine verso tutti coloro che hanno reso possibile questa missione in Perù, consapevole che la gratitudine è il fiore più bello e delicato che sboccia nel cuore umano dal seme divino, e che voglio regalare ad ogni persona che ho incontrato lungo il mio cammino. 17 Vita di famiglia Sessant’anni di Sacerdozio di Padre Vincenzo Gallo la predica più bella: I Frati Minori di Puglia e Molise e la Fraternità di San Pasquale in Foggia, il 9 Luglio 2010 ore 11.00 ha vissuto con grande gioia e partecipazione il 60° di Ordinazione Sacerdotale di fr. Vincenzo Gallo. Un elemento, in particolare, che vogliamo sottolineare dalle nostre pagine e la sofferenza che padre Vincenzo affronta da più di 40 anni. Ci piace riportare un passaggio che ha tracciato P. Angelo Marracino durante l’omelia. “La storia dei sessant’anni di sacerdozio di Padre Vincenzo non finisce qui. La parte più bella è tutta da raccontare. A un osservatore superficiale potrebbe sembrare che “Sorella Infermità” abbia rovinato il sacerdozio di Padre Vincenzo. Invece non è così. Non lo ha rovinato, ma lo ha arricchito. Altrimenti dovremmo dire che la Passione e la Morte hanno rovinato tutto il Ministero Pubblico di Gesù (...). Giovanni Paolo Il, che è stato un grande maestro e un sicuro punto di riferimento per tutta l’umanità, non è apparso mai così grande, come quando, negli ultimi anni della sua vita, non riusciva neanche a mantenersi in piedi o come quando parlava farfugliando (...). Di solito, quando siamo colpiti da un male che ci limita nelle nostre possibilità e che non ci permette di fare nessuna di quelle cose che ci piacevano di più e che ci realizzavano maggiormente, cadiamo in una tremenda depressione: (...) e ce la prendiamo con tutti, talvolta anche con Dio. In Padre Vincenzo nulla di tutto questo. Egli sapeva che “il tutto concorre al bene per coloro che amano Dio”. Tutto, niente escluso. Anche un’ingiustizia patita, anche una offesa gratuita, anche una malevolenza immeritata. 18 la sua Vita E perché no?, anche una disgrazia o una malattia. Tutto ciò che fa male all’anima e al corpo, tutto concorre al nostro bene. lo sono sicuro che Padre Vincenzo, ad un certo punto, ha capito che il dono più grande che Dio gli aveva fatto, dopo quello del sacerdozio, era proprio quella sua “infermità vita natural durante”. Da quel momento, la sua sofferenza - non tanto quella fisica, quanto quella morale e, soprattutto, quella spirituale - si è trasformata in amore e, quindi, in gioia. Questo appare con evidenza dal modo come egli è vissuto e come si è comportato in tutti questi anni a dimensione limitata, dentro e fuori del Convento. Tutto fa credere che “Ciò che in un primo tempo gli era sembrato amaro, gli si era convertito in dolcezza di animo e di corpo”. Infatti, nonostante i condizionamenti che il male gli imponeva, Padre Vincenzo non si è incupìto, non ha perso la serenità interiore e la gioia di vivere. Un altro, forse, si sarebbe disperato, egli, invece, ha continuato a guardare il mondo con occhi limpidi, luminosi, pieni di sole; anche nelle situazioni più tese, egli non si è avvilito e non ha perduto il suo buon umore. In genere chi soffre di qualche cosa ha paura di farsi vedere come se fosse peggiore degli altri. E allora si raggomitola e rimane chiuso in se stesso, come una corolla prima che si levi il sole. Padre Vincenzo, no, non ha mai avuto problemi di questo tipo. Un’ultima considerazione... Qualcuno potrebbe credere che Padre Vincenzo - non per colpa sua, ma per colpa del male che lo ha accompagnato per più di 40 anni come l’ombra ci accompagna per via - non sia riuscito a fare un granché di ciò che è squisitamente sacerdotale. Anche questo non è vero. La Messa l’ha quasi sempre celebrata, anche se non in pompa magna, ma nell’umiltà della sua celletta. Per la confessione si è sempre prestato, dovunque è stato di comunità, e molti preferivano dire a lui i loro peccati e raccontare a lui le loro pene. A Bitetto lo accompagnavano la mattina e nel pomeriggio in Chiesa e là rimaneva fino a mezzogiorno o fino alla sera. Certo non è riuscito a fare quelle omelie che piacevano tanto alla gente umile e semplice e quelle prediche che fece nella Chiesa di Gesù e Maria a Foggia e che commossero il Sindaco di Ascoli Satriano, il Dott. Efrem lascone. Ma le omelie e le prediche le ha fatto lo stesso, in altri modi: fotocopiando ritagli di giornali o brani interessanti di libri e distribuendoli alla gente (...). Le prediche più belle, però, le ha fatte con la vita. Non con le parole, ma coi fatti, testimoniando quei valori nei quali credeva e che viveva senza darsene l’aria. Sempre con l’abito, pulito, ordinato e composto. Sempre felice e contento. Vivendo sempre con un senso profondo di gratitudine a Dio e ai fratelli. Per tutta questa messe di bene che ha compiuto, Dio, quel Dio che è Padre e Madre nel medesimo tempo, e che, in quanto tale, si accosta sempre con infinita misericordia alle miserie umane, non mancherà di ricompensarlo largamente per tutta questa messe di bene che ha compiuto. La Vergne Santissima, che più di chiunque altro, gli ha rivelato il volto tenero e materno di Dio, lo consoli, lo conforti, lo incoraggi e lo sostenga, affinché possa continuare ad offrire il Santo sacrificio della Messa e a testimoniare l’Amore di Dio per noi ancora per molti anni”. Vita di famiglia 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Padre Mario Tangorra una vita a servizio dei pellegrini di Fr. Pio d’Andola Commissario di Terra Santa Domenica 11 luglio è stata celebrata nel nostro convento di Castella Grotte una suggestiva giornata pro Terra Santa festeggiando il 60° anniversario della ordinazione sacerdotale di Padre Mario Tangorra. Preparati con un Triduo solenne predicato da Padre Giovanni Lauriola, la Santa Messa giubilare è stata presieduta dal nostro Vescovo Mons. Domenico Padovano, concelebranti il festeggiato, il Ministro Provinciale P. Pietro Carfagna, il Commissario di Terra Santa P. Pio d’Andola, il Rettore del Santuario P. Pietro Cassano, l’Arciprete don Leonardo Mastronardi, il nostro Parroco Don Vincenzo Togati, i frati della Delegazione di Terra Santa in Roma P. Policarpo Angelisanti e P. Marco Malagola. Presenti il Sindaco di Castellana Francesco Tricase con gli Assessori Giovanni Romanazzi e Franca De Bellis, il Maresciallo Franco Pace, il direttore dell’Agenzia Te.St.Co. (Terra Santa Company) di Gerusalemme Tony Nazzal con la consorte Evelyn, il Direttore dell’Agenzia Impronte e Viaggi di Roma Massimo Bellucci, i parenti e amici del festeggiato, venuti anche da lontano e un plaudente popolo di fedeli. La liturgia è resa più solenne dalla esecuzione di canti eseguiti dalla Corale “Don Vincenzo Vitti” diretta da Vittorio Petruzzi. Per l’occasione, al lato dell’ambone, aggiungeva una nota di colore un bellissimo gonfalone con il logo della Custodia di Terra Santa, donato da P. Gianfranco Pinto Ostuni della Delegazione di Terra Santa in Roma. All’inizio della cerimonia: un breve intervento del Commissario di Terra Santa per ringraziare i presenti e per leggere un messaggio augurale del Padre Custode di Terra Santa firmato da tutti i frati riuniti in Capitolo a Gerusalemme. Al termine, dopo la lettura della benedizione del Ministro Generale e del telegramma del Santo Padre, è stato lo stesso Padre Mario a tentare di esprimere un ringraziamento con brevi struggenti parole ogni tanto soffocate da intensa commozione ma coperte da scrosciante applauso. Non si può non segnalare il lauto pranzo giubilare preparato dal vicino Ristorante “La Fontanina” perché offerto interamente da un “benefattore”! Il Padre Custode di Terra Santa P. Pierbattista Pizzaballa, in una lettera inviata a P. Mario, così scriveva: “La tua lettera fa memoria di una vita lunga e laboriosa, con cose belle e bellissime, e, naturalmente, cose meno belle: un grande grazie per questa lunga vita di frate francescano della Custodia di Terra Santa. ... E grazie a te, fra Mario: una vita a servizio dei pellegrini, a questa grande missione di aiutarli a toccare con mano i Luoghi della nostra redenzione, per trarne coraggio e speranza, per rinnovare il proprio amore alla Parola di Dio e all’impegno di una vita cristiana nel vasto campo del mondo. E fra il grande impegno all’ufficio pellegrinaggi, quello al Centro propaganda e stampa di Milano. alla Casa Nova di Nazareth, sempre a servizio dei pellegrini, a Palermo, al Tabor, anche per riposare il passo della contemplazione della bellezza, prima di riprendere la strada di questo luogo, ininterroto servizio che la Custodia ti ha richiesto. Oggi, in occasione di questo evento, ringraziamo la Provvidenza che, in questi ottocento anni di presenza francescana in Terra Santa, ha suscitato tra la gente umili e silenziosi messaggeri, che, nonostante la fragile umanità, ancora si interpongono fra la luce di Dio e le tenebre del male”. AncheMons. Jalloni scriveva: «...la gratitudine ci suggerisce di rivolgere un affettuoso ringraziamento a questi francescani che rendono possibile, attraverso difficoltà incredibili, la visita e il culto di Santuari santificati della presenza di Cristo e affidati dalla Provvidenza ai frati Minori». Vogliamo allora rendere omaggio alla folla immensa dei figli di San Francesco che, con o senza aureola, hanno dato e continuano a dare la vita per la terra di Gesù. E, infine, vogliamo ricordare con gratitudine le diverse centinaia di frati, frutto di questa generosa Terra Santa di Puglia che hanno servito la Terra Santa di Gesù nel corso di questi secoli. 19 Vita di famiglia sabato 11 settembre 2010 Monastero Clarisse S. Chiara Castellaneta VESTIZIONE RELIGIOSA Laudato sii, mi’ Signore, per sora mia vita … di fr. Umberto Marrone Sabato 11 settembre, ore 17.30, centro Pastorale Lumen Gentium, Castellaneta (Ta): “quattro uomini si fecero discepoli di Francesco” (1Cel): Marco, Vincenzo, Raffaele e Umberto. Nella più grande commozione di animo e di corpo ci sono stati consegnati i panni della prova, quali segno esteriore del sostegno della fraternità dei Frati Minori nel “camminare nella via della penitenza (N.B.: “conversione”), nel vivere secondo la formula del santo Vangelo, nel seguire l’umiltà e la povertà di nostro Signore Gesù Cristo (…), nel pregare sempre con cuore puro…” (dal rito di iniziazione alla vita religiosa). Nella novità assoluta del rito, mai concelebrato dai ministri provinciali di Foggia e Lecce per una vestizione congiunta, il mio animo si è unito a quello dei miei tre fratelli, coi quali ho condiviso, in misure diverse, il mio cammino e ai cui cuori è indissolubilmente legato il mio per la profonda conoscenza reciproca, e l’amore che la vita alla sequela di Francesco si auspica, anzi pretende. Io e loro, loro e io, tutti in uno, verità sintetizzata nel calorosissimo abbraccio nel quale ci siamo stretti a panni appena ricevuti. Abbraccio che è stato compendio di un cammino fatto di gioie, euforie, ma anche di ferite, di lacrime, di paure, angosce. Tutto s’è riassunto in quell’abbraccio, che mai dimenticherò per il resto dei miei giorni. Come l’abbraccio dei miei fratelli maggiori, maestro, vice-maestro, ministri 20 provinciali, volti, bocche, mani, braccia, sorrisi di Dio. O dei miei familiari, mai commossi quanto dal vedere un figlio, un fratello, un nipote in procinto di allontanarsi fisicamente da loro ma che, paradossalmente, proprio per questo coltiverà l’amore per loro come mai aveva fatto, in quanto l’amore desiderato è più forte di ogni cosa, più forte del distacco. E le lacrime hanno straripato anche dai miei occhi nel vedere tanto amore nei miei confronti da parte delle persone che tutto significano per la mia vita, e che mi erano davanti, accanto e alle spalle nel momento in cui, abbassando lo sguardo mi vedevo vestito dell’umile saio di Francesco. Quanta commozione: il cuore mi pulsava a mille, lo stomaco mi doleva, le viscere danzavano, il petto scoppiava… Mai ho vissuto così intensamente, con tutto me stesso (corpo, spirito ed anima) altro momento della mia vita. Il mio cammino, tutto il mio cammino trovava espressione in quel momento solenne, in cui Francesco ha posto più pesantemente la sua mano sul mio capo, tramite il segno esteriore del suo abito, testimonianza al mondo del percorso intrapreso alla sequela di Cristo sulle sue orme. Quel Cristo che ha voluto trarmi col suo braccio fuori dagli inferi più imperscrutabili della mia umanità, quel Cristo che m’ha inondato del suo amore, facendomelo toccare con mano, con le braccia nello stringere i miei fratelli, quel Cristo che mi riveste della sua vicinanza calda, della sua luce… portando la sua linfa alla mia umanità ferita. E come avrei potuto non rispondere a tale amore con amore? Come avrei potuto non intraprendere la strada che Egli mi tracciava innanzi all’interno dell’Ordine Francescano? Entrato sin da piccolo nel seminario diocesano di Foggia, mia città natale, scosso dal desiderio di seguire il Signore, la mia vocazione ha negli anni mutato profondità di coinvolgimento come di fisionomia: ho a un certo punto compreso che la mia strada si spalancava verso i francescani. Al rifiuto dei miei genitori di accordarmi un ingresso immediato, ho vissuto 4 anni bramandolo, fino al settembre 2008 quando, dopo un anno di esperienza presso il centro vocazionale di Biccari (Fg), sono stato ammesso in postulato. Al primo anno vissuto a Sepino (Cb) è seguito il secondo, presso Castellaneta (Ta), dovuto all’intrapresa del cammino comune nella formazione da parte delle due province pugliesi. Col passare del tempo, la mia adesione alla volontà di Dio è passata da una prospettiva infantile, adolescenziale, razionale, a una emotivopassionale immersada quella spirituale, molto più profonda, frutto dell’intervento di Dio nella mia vita. Una visione del mondo, della realtà cristiana e francescana, della mia vita di questo tipo mi ha fatto giungere al traguardo e punto di partenza vissuto quel famoso sabato, fulcro della mia esperienza vocazionale, della mia storia di salvezza,… della mia vita. Per questo oggi posso innalzare al mio Signore il canto che fu anche del mio amico e compagno di viaggio: “Laudato sii, mi’ Signore, per sora mia vita”. Vita di famiglia “…con fede salda e volontà decisa…” giovedì 9 settembre 2010 Convento Santa Maria Vetere • Andria PROFESSIONE DEI VOTI TEMPORANEI di fr. Antonio F. M. Cifaratti Sono queste alcune parole presenti all’interno della formula di professione religiosa che i frati minori, promettono dinanzi a Dio e alla Chiesa tutta. Anche quest’anno, la nostra Provincia religiosa di San Michele Arcangelo e tutto l’Ordine dei frati minori, ha ricevuto la grazia dal Signore di nuovi chiamati che hanno risposto con il loro “ SI “ aderendo al progetto del Signore nella vita di ciascuno di noi. Con la Professione religiosa dei consigli evangelici, cinque di noi, fra Pasquale A. Surdo, fra Nicola Gabriele M. Cosma, fra Gianluca Emmanuele M. Capitaneo, fra Antonio Francesco M. Cifaratti e fra Mimmo Pio M. Lotito, dopo aver trascorso un anno di noviziato a Fontecolombo, luogo per eccellenza per noi francescani, in quanto ci ricorda la Regola che il nostro Serafi- co padre Francesco ha scritto proprio in quel luogo, e aver fatto esperienza diretta della vita francescana attraverso lo studio, la preghiera, il lavoro e la fraternità, il 9 settembre scorso, nel convento di Santa Maria Vetere di Andria, abbiamo promesso di aderire con decisione al progetto di Dio nella storia di ciascuno di noi. La vocazione è un dono che nasce dall’aver ascoltato e accolto quella parola evangelica unica e personale che ha raggiunto l’intimo del nostro cuore. Il grande dono che il Signore ha elargito a ciascuno di noi, è un dono che chiede prima di tutto di essere custodito come perla preziosa, ma richiede anche di poterla mostrare e farla conoscere agli altri come perla per eccellenza. Con la professione temporanea dei consigli evangelici, ciascuno di noi ha contratto un patto con Dio, offrendo la propia vita come sacrificio a Dio nella carità. Infatti, San Francesco stesso nella Regola Bollata cap. I, ci fornisce la chia- ve riassuntiva di quella promessa fatta a Dio: vivere il santo vangelo. Un impegno che nasce dal profondo del cuore, che ci sprona ad essere sempre più segno efficace e testimoni fedeli della sua presenza in mezzo al popolo. Ma per essere tali è ancora più importante tenere ben radicati i pilastri della nostra fede, per non dimenticare che ogni giorno siamo chiamati a rinnovare quel “SI” attraverso il voto di povertà, castità e obbedienza, facendolo risuonare sempre nella nostra vita. L’esperienza di vita con il Signore, diventa esperienza personale e singolare, quando anche nelle difficoltà riesci a scorgere la sua opera che vuole rafforzarti e farti rinsaldare sempre più in lui. E allora, continuiamo a profumarci del Suo Amore per testimoniarlo poi ad ogni nostro fratello con la nostra vita, facendo memoria e avendo fisso lo sguardo verso una direzione che va a senso unico. 21 Vita di famiglia sabato 9 ottobre 2010 Convento Sant’Antonio • Foggia da sinistra: i neoprofessi fra Amedeo, fra Antonio Leone, fra Francesco PROFESSIONE DEI VOTI PERPETUI di fr. Amedeo Ricco Nostro Padre, tu sei il bene, ogni bene, il sommo bene; sei bellezza infinita, abbagliante, incomparabile. Tu sei tutto, e non c’è miseria più grande al mondo che non amarti e non lasciarsi amare da te. È scritto che la tua parola è la lampada e che ciascuno ti sente arrivare nella notte, e poi viene a cercarti appena giunge il mattino, finché non ti trova. Allora, se lo chiedi, si abbandona la donna amata, si lasciano gli amici, si deludono i progetti del padre, si saluta la madre, si abbandonano ricchezze e agi, la patria stessa. Eppure non si è soli, non più. Ovunque con te è l’amata, l’amico, la madre, il padre, la patria. Perché in Cristo è la casa, Cristo il riposo, la più audace avventura e la pace; tu la risposta, la sola adeguata alla sete dell’uomo che niente estingue. Tu cerchi chi vuol fare a meno di te; guardi la nostra parte peggiore e la ami. Afferri e fai tuo anche il cuore più duro, quando là dove i sentieri finiscono, il Volto tuo risplende e Tu sei con noi, affondi con noi. E niente ci separerà. Lode a te che hai svegliato il nostro desiderio, e ora geme e canta la nostra ferita: sul trono del nostro cuore non regnerai che Tu. Lode a te, per la disarmante umiltà e fermezza con le quali frate Francesco di Assisi ci ha riportati in noi stessi e ci ha mostrato la via per seguirti: “Fratello – dice ancora, scomodo come allora – io so chi tu cerchi. Ma non stringi niente tra mille 22 …per tutta la vita! affanni poiché cerchi male, poiché cerchi altrove. Convèrtiti e lascia che come una madre si prenda cura di te. Lascia le tue illusioni, tu che sei pieno di te, poiché mendichi uno stesso pane, come tutti. E gioisci, tu che sei povero per la solitudine, per la tristezza, o perché ti stringe insopportabile il dolore: le mani di un Padre ti sostengono! Breve è il piacere che di solito cerchi, ma continua è la fame che ne segue; piccola invece la tribolazione se senza fine è la gloria che la segue”. Lode a te Signore che ci hai ispirato di seguirti in questa fraternità universale il cui chiostro è il mondo. Lode a te per tutti i volti e le storie che hai regalato e legato alle nostre: i genitori e i familiari che insieme alla vita hanno custodito in noi il seme della vocazione. Ricolmali del cento per uno che tu prepari a chi ama te più dei figli e più dei fratelli. Salga a te la nostra lode per chi tra loro già contempla il tuo volto e per noi sono stati esempio nella ricerca, consiglio nel dubbio, conforto nella fatica, certezza che l’amore vero vale più della vita e sorpassa i confini del tempo, e quando questa finisce, noi restiamo in quell’amore che tu sei. Per quei frati che ci precedono nel seguirti e ci hanno accolto in questa fraternità e insieme tutte quelle sorelle la cui preghiera e comunione ci ha sostenuto nel cammino: nell’ora cruciale che questa storia vive, aiutaci tutti a non anteporre mai nulla a te, perché tu non hai preferito nulla a noi. Dacci tra le mille fatiche del seguirti di ricordare la perfetta letizia che se è vero che abbiamo promesso grandi cose, oltre le nostre forze, di più grandi sono promesse a noi. Lode a te per le schiere di angeli che hanno il nome di amici, per averli uniti alla nostra storia e perché hanno rallegrato questo giorno ognuno col personale dono che è, con il proprio silenzio, il proprio sorriso, la propria arte. E ora che l’orizzonte della nostra consacrazione, dopo una lunga aurora, si tinge dei primi, tenui colori dell’alba, ci affidiamo a te, Madre, che hai reso nostro fratello il Signore della maestà. Prega per noi con il tuo sposo Giuseppe, con Michele Arcangelo, con frate Francesco e Chiara, che possiamo nient’altro desiderare che il Creatore e Salvatore nostro e consumarci ogni istante per la bellezza del suo Regno: con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i sentimenti più profondi, affinché nel giorno di Cristo Signore, quando ogni colore arderà in uno, possiamo essere stati per tutti la povera lampada che ha ricevuto la sua luce, la voce che ha fatto spazio alla sua Parola, il tatto che tutti ha accolto e nessuno escluso, e il generoso olio di nardo, che mentre gioioso si sprecava, ha lasciato traccia sui volti che ne hanno respirato, non di sé, ormai sparso nella terra, ma della gioia che la presenza di Cristo dà ai suoi amici, che sola può spiegare il dono di tutta una vita. Sorella morte ...per sora nostra morte corporale di fr. Leonardo Civitavecchia, ofm Segretario Provinciale Il 3 Marzo u.s., sostenuto dalla fede nel momento della prova e della malattia, nel centro Hospice di Larino ha terminato il suo pellegrinaggio terreno Fr. Mario Di Genova Fr. Mario, essendo nato a Casacalenda (Cb) il 5 febbraio 1945, aveva 65 anni di età, 48 anni di vita religiosa e 40 di sacerdozio. Nella sua vita ha peregrinato tra diversi Conventi della Provincia: - da Castellana Grotte, con l’ufficio di Maestro dei fratini; a CampobassoSant’Antonio, dove dal 1976 al 1979 ha esercitato per la prima volta l’attività pa- storale come Guardiano e parroco. - Eletto Definitore provinciale, nel 1979 fu chiamato a Foggia, a servizio della Provincia nell’animazione vocazionale: prima nel Convento di San Pasquale e poi in quello di Gesù e Maria; successivamente esercitò anche gli uffici di Prefetto degli Studi e Maestro degli aspiranti ; - quindi nel 1988 fu trasferito a Bitetto, in provincia di Bari, dove per sei anni fu Maestro dei Chierici e poi anche Guardiano del Santuario del Beato Giacomo: diversi giovani frati sacerdoti sono stati formati da lui e hanno assunto in questi ultimi anni uffici di rilievo nella nostra Provincia. - Dal 1994 al 1997, per soli tre anni, fece un’altra breve esperienza pastorale come parroco a Foggia della Parrocchia centrale di Gesù e Maria. - Infine, ha trascorso gli ultimi tredici anni quasi di continuo a Casacalenda, all’inizio come Guardiano del Noviziato, con brevi permanenze a Torremaggiore. Per comprendere gli ultimi 13 anni della vita di p. Mario, quasi come testamento spirituale, riporto alcuni passaggi di una sua lettera inviata nell’agosto 2009 al Ministro Provinciale fr. Pietro Carfagna: “Ricordo che l’eremo l’ho vissuto in spirito di penitenza, conversione e aiutando i poveri secondo lo spirito del Vangelo e l’esempio di San Francesco. E’ un lavoro duro, fattibile e gratificante solo in vista della vita eterna. Tuttavia è necessario per me, ve lo dico con le parole di S. Ignazio di Antiochia ai cristiani di Roma: ‘so quello che è bene per me’ e intendeva essere mangiato dai leoni”. Ai suoi funerali, presieduta dal Vescovo di Termoli-Larino Mons. Gianfranco De Luca, celebrati nella Chiesa del Carmine in Casacalenda alle ore 11.00 di giovedì 4 Marzo, erano presenti il nostro Ministro Provinciale fra Pietro Carfagna, numerosi confratelli dell’intera Provincia e Sacerdoti della Diocesi, tra parenti, amici e fedeli di Casacalenda. Fra Mario riposa ora nel locale cimitero di Casacalenda. Sia il Vescovo che il Sindaco hanno ringraziato p. Mario per il servizio esercitato a favore della Comunità ecclesiale di Casacalenda e nei paesi limitrofi e per la sua presenza e custodia dell’antico Convento-Eremo di Casacalenda. Carissimo p. Mario, ora che sei tra le braccia della misericordia di Dio, prega l’Altissimo e Bon Signore perché ci aiuti a “restituirgli moltiplicati i doni che ci ha fatto” e continui ad inviare alla nostra Provincia e alla Chiesa numerose e sante vocazioni religiose e sacerdotali, per le quali tu hai offerto la parte migliore della tua vita. • 23 Sorella morte Nella tarda serata del 6 giugno u.s., all’età di 67 anni, ha concluso la sua vita terrena il nostro amatissimo confratello Fr.Vincenzo De Filippis Fr. Vincenzo, era nato a Bitritto (Ba) il 03 Settembre 1942, e aveva 67 anni di età, 49 anni di vita religiosa e 40 di sacerdozio. Una vita vissuta di frate minore e sacerdote con una passione straordinaria: tutto per gli altri, niente per se; i fedeli, la gente, i ragazzi, i giovani, le famiglie prima di ogni cosa…a volte anche prima della Fraternità. Il 23 Agosto 2010 all’età di 88 anni, ha concluso la sua intensa vita terrena il carissimo Fr. Alfonso Sciscenti Fr. Alfonso, essendo nato a Casacalenda (Cb) il 25 Agosto 1922, aveva 88 anni di età; 73 di vita religiosa e 64 anni di ministero sacerdotale. Nella sua missione apostolica ha offerto a noi frati minori e ai fedeli una ineguagliabile testimonianza di fede, di cultura e di grande umanità. Attivissimo e giovanile, nonostante l’età non più verde, aperto ad ogni novità (era presente su Facebook) e curioso della modernità, ha consegnato, una traccia profonda e una preziosa eredità spirituale. 24 Dopo gli studi filosofici e teologici ad Assisi e a Lecce, è stato di famiglia in pochi Conventi: ad Ascoli Satriano, come Maestro dei Fratini - rapportandosi con serenità e paternità - e Molfetta; ad Andria, Bitonto e Campobasso-S. Giovanni, come Parroco e a volte anche con l’ufficio di Guardiano; infine a Bitetto a servizio del Santuario, dispensando l’amore e la misericordia del Signore. Ma l’attività che lo ha assorbito maggiormente è stata quella di Parroco, con massima disponibilità, familiarità e atteggiamento positivo in ogni circostanza. P. Vincenzo ha svolto anche compiti di rilievo per la Provincia: è stato presidente dei parroci; coordinatore delle opere sociali ed educative della Provincia: istituti per minori e scuole materne, dando un carattere veramente educativo e francescano alle opere. E’ stato Definitore provinciale: rigido e radicale sui principi e i valori della vita religiosa e francescana, paziente, umano e misericordioso per le questioni umane. In sintesi per capire chi era p. Vincenzo riporto un passaggio dell’omelia del Ministro Provinciale fr. Pietro Carfagna: “Era un uomo di spirito e dalle forti esi- genze interiori; coerente con la vocazione ricevuta e con le scelte fatte in risposta a questa vocazione…. religioso devoto e partecipe ai momenti di preghiera comunitaria; frate che sapeva stare in fraternità e contribuiva alla gioia dell’essere fratelli, sempre accogliente, cortese e gentile nei modi… E quando gli chiedevi ‘P. Vincenzo come stai….E lui: Come vuole Dio…Sia grazie a Dio’. Veramente una grande lezione per tutti”. Ai suoi funerali, presieduta dal nostro Ministro Provinciale fra Pietro Carfagna, celebrati nel Santuario del Beato Giacomo in Bitetto alle ore 16.30 di lunedì 7 giugno, numerosa è stata la partecipazione dei nostri confratelli, alcuni confratelli di Lecce, diversi Sacerdoti diocesani, tra una moltitudine di fedeli e amici, in particolare di Andria, Bitonto e Campobasso. Fra Vincenzo riposa ora nel locale cimitero di Bitritto. Ora che hai concluso il tuo calvario, ti diciamo Grazie P. Vincenzo: per quello che sei stato, quanto ci hai dato e quanto ci lasci! Il Signore ti accolga nelle sue braccia di Padre misericordioso e ti doni il frutto delle tue fatiche terrene: la beatitudine, la pace e la vita eterna. Amen! • Ha avuto una seria e ricca formazione teologica e in altre discipline, oltre che negli studi della Provincia, all’Univerità statale di Napoli e a Grottaferrata (Roma), conseguendo la Laurea in Lettere classiche e il titolo di Predicatore generale dell’Ordine. Ha esercitato il suo Ministero in numerosi Conventi: Ascoli S., Bari, Monopoli, Napoli, Capurso, Toro, San Severo, Pietravairano, Foggia, Manfredonia, Casacalenda e Campobasso. Ha ricoperto gli uffici di Vice Rettore dei fratini ad Ascoli S.; Insegnante di Teologia a Molfetta; Direttore della Rivista Madonna del Pozzo di Capurso; Insegnate di Lettere e Cappellano di diverse realtà ecclesiali. In sintesi p. Alfonso sì dedicò particolarmente alla predicazione, vivendo un tratto proprio e caratterizzante del nostro carisma: l’itineranza. Tanti, inoltre, gli anni trascorsi nella scuola e il suo impegno culturale. Infine una particolare attività che lo ha impegnato per la gran parte della sua vita è quella di cappellano di diverse realtà. Da rilevare l’impegno a Foggia, dove per oltre 23 anni è stato Cappellano dell’Ospedale Psichiatrico fondato dal Servo di Dio don Pasquale Uva. Un’attività non facile e non alla portata di tutti, che assorbì le migliori energie di p. Alfonso e dove ha lasciato un buon ricordo tra gli ammalati, le suore e gli operatori. Significativa la sua testimonianza manifestata pubblicamente nella celebrazione del suo 60° di sacerdozio: “Io mi trovo come in uno stadio, lanciato in corsa per la conquista della medaglia d’oro. Questa ha un nome classico: santità. La cima è altissima, arditissima e spericolata: Everest dell’Amore trinitario di Dio. Mi sento un lottatore. Vivo nella tensione spasmodica del lottatore di professione che sta scalando questa cima inesplorata. Sono deciso di conquistarla e bramo celebrare le Nozze eterne, quelle della triade celeste. Tutto è possibile a chi crede in Dio”. Le solenni esequie si sono celebrate il 25 agosto nella Chiesa di Sant’Antonio in Campobasso, alle ore 10, presiedute da Mons. GianCarlo Bregantini e dal nostro Ministro Provinciale fra Pietro Carfagna; numerosa è stata la partecipazione dei nostri confratelli e diversi Sacerdoti diocesani, con un concorso straordinario di fedeli. Fra Alfonso riposa ora nel locale cimitero di Casacalenda. Grazie P. Alfonso per quello che hai dato alla nostra Provincia. Ora che la tua corsa è conclusa e sei sull’Everest dell’Amore misericordioso di Dio ricordati di noi: e il Signore ti conceda il premio eterno. • Esperienza Casa Santa Elisabetta: una casa per Te ...ero forestiero e mi avete ospitato (Mt 25,35) Il convento San Giovanni ai Gelsi di Campobasso ospita, da quasi 2 anni, in un’ala completamente ristrutturata, una casa adibita all’accoglienza dei familiari dei ricoverati presso gli ospedali della città e, molto spesso, degli stessi pazienti impegnati nelle terapie dayhospital. La casa nata per dare ospitalità a parenti e malati è stata anche casa per persone in difficoltà e senza dimora. La struttura è dislocata su un unico piano nel quale sono presenti 5 stanze doppie ed una tripla adattata per disabili; una cucina attrezzata, una lavanderia ed una postazione internet in comune da poter utilizzare liberamente; i servizi sono in camera, inoltre per ogni camera è stato acquistato un televisore al fine di offrire agli ospiti un servizio il più possibile completo e confortevole. La casa dispone inoltre un servizio navetta che accompagna gli ospiti con due corse giornaliere verso gli ospedali in cui sono ricoverati i propri cari. La struttura è gestita da un’associazione nata appositamente per questo scopo, l’associazione “Casa Santa Elisabetta” ONLUS che della casa ne porta anche il nome. I volontari della ONLUS si occupano, insieme a noi frati, della gestione della casa in tutti i suoi aspetti: dalla ricezione delle prenotazioni, all’accoglienza degli ospiti, dalla pulizia delle stanze, al servizio trasporto, dall’ascolto, al supporto psicologico, legale, sanitario e sociale, dall’organizzazione di eventi per divulgare la conoscenza della struttura all’esterno, alla raccolta fondi per sostenerla. Ogni volontario si dedica ad un settore particolare ottimizzando tempo ed energia e fornendo così agli ospiti un servizio sempre dignitoso ed attento alle sue necessità. Nessuno dei volontari percepisce uno stipendio, nessuno ha un rimborso spesa ma spesso mi raccontano come, il dopo essersi messi a disposizione in casa tornano arricchiti nelle proprie famiglie. Con lo scopo di pubblicizzare la casa di accoglienza è nato un sito internet www.casasantaelisabetta.org nel quale, oltre a raccontarne la storia, si illustrano i servizi offerti e, per raggiungere ancora più persone, è stata aperta anche una pagina facebook che conta quasi 1000 iscritti. L’associazione lavora in rete, sempre allo scopo di raggiungere ed aiutare più persone nel migliore dei modi, sono stati infatti stipulati accordi e convenzioni col Comune, con la Caritas Diocesana e Parrocchiale e con un Centro Antiviolenza che opera sul territorio molisano. Da qualche mese la casa ha integrato il sostegno psicologico, già da tempo offerto, con uno sportello polivalente: lo “Sportello Fraterno” che grazie alla presenza di professionisti offre, senza alcun onere di spesa a carico dell’utenza, consulti medici e legali, psicologici e relativi all’assistenza sociale. Neppure l’ospitalità in casa ha una tariffa, ognuno al termine del soggiorno lascia ciò che è nelle proprie possibilità. Quello che ogni mese si raccoglie dalle offerte degli ospiti viene impiegato per il mantenimento e la gestione della struttura stessa. L’idea di realizzare una struttura come quella di cui oggi disponiamo prende vita dalla presa di coscienza del grande disagio che si trova ad affrontare chi è 25 Esperienza costretto a convivere e combattere con malattie spaventose, aggressive e lungamente invalidanti o che vive tali malattie indirettamente accompagnando i propri familiari malati nei lunghi periodi lontano da casa senza un punto di riferimento e senza le proprie abitudini, con il grave peso economico delle cure, del soggiorno e con nel cuore solitudine, sofferenza e paura. Il passo evangelico di Matteo che dice “ero forestiero e mi avete ospitato...” è stato il motore che ci ha permesso di partire (affidandoci ogni giorno ed in ogni momento alla provvidenza di Dio) e di realizzare un’opera che è diventata casa e spesso anche famiglia per molti fratelli che vi sono passati e vi hanno soggiornato. La Parola di Dio accompagna e sostiene sempre il nostro cammino. Spesso ci fermiamo a meditare la parabola del Buon Samaritano ringraziando il Signore perché ci ha dato la possibilità di fare proprio come il buon samaritano che lungo la sua strada incontra un pove- ro uomo vittima dei briganti, si ferma, si china su di lui, lo soccorre investendo tempo e denaro per assicurargli le cure migliori. Da piccoli, al catechismo, ci è stato insegnato che in quel viandante c’è Gesù che è solo, malato, affamato, e che noi dobbiamo riconoscerlo proprio nel volto del fratello afflitto che incontriamo sul nostro cammino; il servizio che ci è donato di offrire non solo fa diventare concreto questo insegnamento ma diviene anche una continua catechesi ed una perenne preghiera attraverso cui possiamo cercare il volto di Cristo nel fratello che bussa, concretamente, alla nostra porta e che molto spesso, è affamato e non ha da mangiare, assetato e non ha da bere, nudo e non ha cosa mettersi addosso, malato e solo e non ha chi gli tiene la mano. Sono tantissime le persone passate per la nostra casa e provenienti da diverse regioni italiane, la prima è stata una non- 26 nina di circa 80 anni, che abbiamo ribattezzato nonna Rosa, veniva da Vasto ed in tarda età ha scoperto di essere affetta da una brutta forma tumorale, in quei giorni noi eravamo in ospedale per pubblicizzare la nostra struttura appena inaugurata, ed una nostra volontaria avvicinandola le ha spiegato chi siamo e cosa facciamo, nonna Rosa non aveva intenzione di farsi curare, non poteva permettersi di pagare un alloggio per lei e la figlia che doveva accompagnarla e, data l’età e le condizioni di salute, non poteva neppure viaggiare a giorni alterni per sottoporsi alle estenuanti chemiote- rapie. Sapere dell’esistenza della casa le ha dato il coraggio di affrontare l’ennesima battaglia della sua vita e vincerla; è stata da noi diverso tempo ed ora ogni volta che viene a visita di controllo passa a salutarci con i suoi dolcetti abruzzesi. Il suo volto pieno di serenità e gratitudine è stata la prima e forte conferma dell’importanza di tanta fatica nella realizzazione della casa. Oggi una delle signore ospiti della casa è Maria che viene dalla Romania. Maria parla poco l’italiano ma si fa capire abbastanza bene, arriva nel nostro paese per sfuggire alla povertà della sua terra ed aiutare la figlia a completare gli studi per assicurarle un futuro migliore del suo, ma solo dopo pochi mesi dal suo arrivo in Italia e dopo aver cominciato a lavorare, scopre di essere gravemente malata, è costretta così a passare lungo tempo in ospedale ciò le causa la perdita del lavoro e si ritrova così senza casa, senza lavoro, senza soldi e senza nessuno a cui appoggiarsi. Attraverso il medico che l’ha in cura arriva da noi. Maria è da qualche mese in casa, lei dice di aver trovato una famiglia, noi una nuova cara sorella! Così come in questi anni ci siamo arricchiti di tanti nonni, di tanti zii di tanti nuovi fratelli! Concludendo vi lasciamo con una meravigliosa espressione pronunciata da don Primo Mazzolari che abbiamo fatta nostra: “Noi ci impegniamo, ci impegniamo noi e non gli altri; né chi sta in alto, né chi sta in basso, né chi crede, né chi non crede […]. Il mondo si muove se noi ci muoviamo, muta se noi mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura”. Queste parole risuonano fortemente nella nostra mente come nel nostro cuore perché ci ricordano come ciascuno di noi, nelle sue possibilità, può fare piccole ma grandi cose e diventare così prossimo dell’altro che il Signore gli pone dinnanzi e far muovere e mutare il nostro piccolo-grande mondo. La fraternità di San Giovanni e L’associazione “Casa Santa Elisabetta” Esperienza 16-22 agosto 2010 Esercizi Spirituali in Albania: un viaggio verso la Bellezza! di Angela Lomoro Un invito ricevuto: «Vuoi venire in Albania?» Una risposta data senza esitazione alcuna: «Sì!» L’inizio dell’avventura: un salto nel buio, che si è rivelato essere la via verso la luce! Seguendo l’esempio di Maria, definita da Giovanni Paolo II la figura luminosa della giovinezza, noi giovani di varie provenienze ci siamo resi disponibili nel lasciarci condurre sulle vie misteriose del viaggio che il Signore ha tracciato per i nostri cuori! Un abbandono nell’infinito Amore di Dio; un ritorno all’essenza della vita; un tuffo nel mare della semplicità, dell’autenticità, della Bellezza pura e vera! Quella Bellezza che si scopre essere presente nello sguardo amico dei compagni di viaggio; negli occhi di quegli abitanti che celano nel cuore ancora tanta rabbia e sofferenza, ma che, grazie alla mano paterna di Dio, non si sono lasciati sopraffare dall’odio e dall’alienazione; quella Bellezza che si sperimenta nel momento in cui ci si apre all’altro, ci si pone al servizio del prossimo, ci si ritrova impacciati nel compiere quei lavori che donano la grazia di sperimentare la fatica fisica; fatica, che riconcilia con la Natura e con il Creato! I nostri occhi si sono incontrati; le nostre mani si sono strette e sostenute reciprocamente; le nostre orecchie si sono rivelate docili all’ascolto della Parola; le nostre bocche si sono aperte alla condivisione; i nostri cuori si sono amati! Descrivere l’esperienza vissuta è impossibile: le parole sono insufficienti, la grandezza dei doni ricevuti è ineffabile! Sulla parola del Signore abbiamo gettato le nostre reti e abbiamo visto segni e prodigi! Ci siamo aperti al progetto di Dio, ci siamo lasciati condurre dal suo sguardo amico e non siamo rimasti delusi! Con la volontà di conservare la docilità e l’apertura totale alle sorprese che Dio riserverà per ognuno di noi, ringraziamo il Signore per essere presente nelle nostre vite; preghiamo la Madonna del Buon Consiglio, patrona dell’Albania, di continuare a proteggere la gente del posto e condurre sulla via della fede coloro i quali, purtroppo, percorrono ancora altre strade e, soprattutto, ci impegniamo a vivere nella semplicità, nell’autenticità, nella fede e nella gratuità ogni giorno della nostra esistenza, affinché possiamo essere custodi e testimoni dell’essenziale; quell’essenziale che, come asserisce Antoine De SaintExupéry, è invisibile agli occhi, ma si può cogliere solo con il cuore! 27 Esperienza …Nella Fatica la G ioia…. XXX marcia francescana di Giovanni Per ogni cosa c’è il proprio tempo. Questa idea si è rafforzata in me quest’estate: infatti era da diversi anni che ricevevo l’invito a prendere parte alla Marcia Francescana ma mosso da diversi fattori ho sempre rifiutato. 28 Poi quest’anno, senza sapere il perché né tantomeno la reale motivazione che mi spingeva, mi sono ritrovato a dare l’adesione e ad attendere con ansia quel 24 luglio, giorno di ritrovo a Bovino e tappa di partenza per il mio cammino. Sono partito con non poche riserve legate non solo al timore di non riuscire ad adattarmi ad una “vita precaria e scomoda” ma anche e soprattutto alla paura di ritrovami a fare i conti con la mia interiorità che nel caos quotidiano è molto spesso soffocata. Ma ero mosso da una fiducia ed una serenità interiore che mi faceva desiderare ed attendere ogni cosa. Mi sono detto e ripetuto che molto spesso la paura e le preoccupazioni ci bloccano privandoci di quei pia- Esperienza ceri e quelle gioie che la vita ci riserva e allora…con la fiducia nel Signore mi sono lanciato in questa avventura. Già dal primo incontro a Bovino mi sono sentito parte di una grande famiglia; certo un gruppo di cento persone, tra ragazzi e ragazze non lo si può conoscere dall’inizio, ma fin da subito ho incontrato “compagni di viaggio” che mi avrebbero aiutato con le loro testimonianze, le loro confidenze o anche i piccoli gesti a risalire “alle sorgenti della vita”. Giorno per giorno, con lo zaino in spalla e sotto il sole cocente di agosto abbiamo percorso tanti chilometri: la fatica non ha di certo tardato a farsi sentire ma il fatto di essere un gruppo in cammino e la voglia di raggiungere Assisi nell’attesa del perdono dava quello stimolo e quella forza per andare avanti. Ricordo ancora il caldo afoso, il peso sulle spalle, la pelle sudata ed il bisogno continuo di acqua fresca, ma ricordo anche e con maggiore intensità il volto e gli sguardi dei miei compagni, quella luce negli occhi e quell’entusiasmo che contraddistingue il marciatore, le voci gioiose e i canti all’arrivo nei vari paesi per annunciare agli abitanti il nostro arrivo, testimoniare la nostra presenza e mostrare come, con la fiducia e la fede nel Signore, si può ancora osare e ten- tare di andare controcorrente. Molti ci accoglievano con un sorriso, con sguardi di stupore e ammirazione…certo non capita tutti i giorni di vedere un lungo corteo di giovani accompagnati da frati e suore che cantano e lodano il Signore. Lo stupore poi aumentava la sera quando la piazza del paese era ravvivata e movimentata da balli e canti, da testimonianze e preghiere, da uno spettacolo insomma fuori dall’ordinario. Ma la nostra gioia trovava il suo fondamento in qualcosa di più grande che il semplice stare insieme: ogni giorno a mezza mattinata ci veniva proposta una breve catechesi che scuotendo il nostro animo e le nostre coscienze ci portava a riflettere sul senso della nostra esistenza. Nonostante riportassero alla luce quelle ferite mai rimarginate, quei limiti e quelle esperienze che inchiodano ad una condizione di peccato, risvegliavano quella fiducia nell’amore misericordioso del Signore, che ci ama di un amore senza fine, che si è donato a noi salvandoci e risollevandoci ogni qualvolta siamo caduti. È proprio dal Signore che possiamo attingere alle sorgenti di una nuova vita passando dalla schiavitù alla libertà, dall’incredulità alla fede, dalla morte alla vita e riscoprire poi, all’interno della nostra vita la missione e la vocazione autentica a cui siamo chiamati. Giorno dopo giorno è cresciuta la speranza e la convinzione che si può ancora credere in qualcosa di più grande. Proprio questa speranza ha animato l’arrivo a Santa Maria degli Angeli il 2 agosto. Stanchi e affaticati abbiamo raggiunto il sagrato del santuario dove gruppi di giovani provenienti da tutte le regioni di Italia erano radunati per lo stesso scopo: il perdono. Riecheggiano dentro di me ancora le parole pronunciate dal frate che ci ha accolto sul sagrato, quel bacio dato alla “terra di Assisi”, quell’andare a piedi nudi verso la Porziuncola stringendo la mano di chi aveva condiviso con me, per dieci giorni gioie e paure, risate e lacrime. E poi come dimenticare l’emozione provata nel varcare la soglia di quella piccola chiesetta dove, in una lontana notte del 1216, Francesco mentre era assorto in preghiera fu avvolto da una intensissima luce visitato dal Cristo con alla sua destra Maria circondati da una moltitudine di Angeli. Nessun racconto può descrivere o trasmettere le sensazioni provate ma solo l’esperienza vissuta in prima persona può lasciare un segno indelebile nella propria storia. E la XXX marcia francescana resterà per sempre impressa nel mio cuore. 29 Pianeta giovani E ' iniziata una nuova, grande avventura... di Alfonso Filippone Presidente Nazionale Gifra Gifraevento! Il solo sentire pronunciare questa parola mi porta alla mente una scarica di emozioni intense e vere vissute dal 4 all’8 agosto a Termoli neIl’ultimo appuntamento nazionale della Gioventù Francescana d’ltalia. Il primo appuntamento nazionale completamente unitario a cui hanno partecipato circa 900 giovani francescani provenienti da tutta Italia. Quando, come Consiglio Nazionale neo-eletto, ci siamo trovati di fronte all’organizzazione di un’evento di questa portata, unico nel suo genere al momento sono state tante le paure, tante le perplessità sulla sua buona riuscita... grande era il timore che con un numero così elevato di partecipanti non si sarebbe dato peso e risalto al senso di fraternità, grande il timore di non avere la giusta cura dei giovani dal punto di vista formativo...tra l’altro un appuntamento aperto sia agli adolescenti (1417 anni) che ai giovani e giovani adulti (18-30 anni). Ma poi è bastato cominciare...il 2 agosto, due giorni prima dell’inizio del Gifra- 30 evento, 70 giovani francescani, che hanno scelto di vivere questa esperienza da volontari, si sono incontrati o Termoli, per formarsi su come avrebbero poi accolto e servito i restanti 900. Anche questa un ‘esperienza forte, difficile da descrivere a parole...e poi via al Gifraevento...ben 4 le scuole che ci hanno ospitoto...un terminal degli autobus che si è trasformato in un “Villaggio dei Giovani” accogliendo momenti formativi, preghiera, divertimento e grande e autentica fraternità. Ma l’esperienza più bella è stata certamente incontrare lo sguardo dei giovani; i loro sorrisi, i loro abbracci, il loro entusiasmo, il sentirei l’uno compagno di viaggio dell’aItro... ...e per me in primo luogo è stato fondamentale scoprire e riscoprire, in quel contesto, il mio consiglio nazionale come una grande squadra che gioca insieme la partita più importante di questa esperienza in Gifra: il servizio... ...è sfato bello essere ciò che siamo: gifrini...e non “consiglieri”... “persone” e non detentori di un “ruolo”... è stato bello vedere come insieme abbiamo servito semplicemente essendo noi stessi... Abbiamo vissuto insieme l’essere Famiglia e questo senso di serenità ha colorato ogni momento di questi giorni...sarebbe inutile descrivere dettagliatamente un programma facendo una cronistoria citando relatori e momenti vari nello specifico...in questo momento avverto solo il grande bisogno di esprimere il vero senso di ciò che è stato vissuto... Comincia una nuova storia per la Gioventù Francescana d’Italia e quella storia parte da questo Gifraevento che può essere considerato come il “via” ad una “nuova” avventura che non aspetto solo che essere vissuta... Con tutto l’amore che Posso... OFS Un solo OFS PUGLIA sui passi di un comune cammino! di Maria Ranieri Ministra Regionale Ofs L’Ordine Francescano Secolare in Puglia ha vissuto recentemente un cambiamento epocale, in atto da alcuni decenni, che si è concluso, almeno formalmente, nell’ottobre 2009 con l’elezione del primo Consiglio Regionale unitario. Tale cambiamento ha riscoperto l’originaria realtà unica, pur tra le diverse Obbedienze del Primo Ordine, che distinguono le Fraternità locali canonicamente erette ed assistite spiritualmente nella propria giurisdizione: essere una sola grande famiglia, parte vitale di una ancor più grande: la Famiglia francescana, che in Francesco di Assisi trova, in modi diversi, le proprie radici e nella sua Regola la norma del vivere quotidiano, la quale si identifica con il Vangelo di Gesù Cristo. Nel corso dei secoli gli uomini danno vita a molteplici storie, nella ricchezza della diversità e della unicità di ciascuno di essi, di ogni gruppo umano, di ogni territorio con cui entrano in relazione. Ma da tempo l’Ofs Internazionale e, in esso, quello Nazionale tendeva a riportare nella primitiva unità strutturale e carismatica tutte le Fraternità locali di ogni Regione italiana. È stato questo un processo lento e difficoltoso, perché bisognava dare unità a realtà ormai diversificate da secoli, pur nell’alveo della stessa Regola Ofs. E si sa, l’uomo tende ad essere per sua natura “sedentario”, abitudinario, inquadrato in consuetudini, che talvolta restano fuori da una logica semplice, fuori anche dal tempo che scorre e cambia le cose del mondo. Tale processo è stato segnato da incertezze e perplessità, dovute alla chiusura reciproca di gruppi, che, invece, avrebbero dovuto vivere più autenticamente l’incontro, il dialogo, la comunione, cioè la fraternità. Comunque la determinazione di uomini profondamente convinti del da farsi, in obbedienza alla Chiesa di Cristo ci ha accompagnati alla riunificazione di tutti i fratelli e sorelle della penitenza, nell’Ordine dei figli di Francesco che vivono nel mondo, unico oggi come ottocento anni fa, pur nella odierna denominazione di Ordine Francescano Secolare, che ne esprime l’identità. I francescani secolari costituiscono un Ordine e nel momento dell’incorporazione in esso ricevono una consacrazione speciale. Per crescere nella perfezione, essi hanno deciso di camminare sulle orme del Serafico Padre e professano la Regola, da lui donata ai laici, i quali, in modo diverso da quello dei religiosi e delle monache di clausura, sono chiamati a santificare se stessi e il 31 OFS mondo, estendendo in esso il Regno di Dio, cioè la giustizia, la pace, l’amore. Oggi la Fraternità Ofs di Puglia conta circa 8000 fratelli, distribuiti in 141 Fraternità locali, a cui si aggiungono 3 in formazione iniziale, ubicate in tutto il territorio regionale, da Serracapriola (FG) ad Alessano (LE) con una distanza intermedia di circa 400 chilometri. Essa è felicemente dedicata a Mons. don Tonino Bello, terziario francescano e fedele testimone del Poverello di ogni uomo di tenere aperta “la finestra della speranza”. L’Ofs di oggi, ed anche in Puglia, possiede delle consapevolezze nuove, approfondisce ancora e s’impegna a vivere l’eredità del Concilio Vaticano II, ricchezza incommensurabile di teologia, di antropologia, di umanità nelle reciproche relazioni, che costituiscono l’autenticità e la bellezza della nostra vita. Tali ricchezze non sono ancora del tutto rilevate né valorizzate da un mondo, che Assisi, perciò così prossimo ai poveri. Quegli ci mostra la strada da seguire oggi per “comunicare il Vangelo in un mondo che cambia”, che è quella del servizio agli ultimi, nella quale “la Chiesa del grembiule” va in missione fuori dalle sacrestie e i laici responsabili si impegnano ad annunciare la buona novella nelle diverse strutture, dove l’uomo vive, lavora e si svaga, “a cresimare le navate del mondo” e ad animare di Pneuma i santuari … della sofferenza, della detenzione carceraria, del lavoro, del divertimento, perché dovunque “la custodia del fratello” permetterà ad si definisce cristiano, ma che talvolta si dichiara “credente ma non praticante”, rivelando la sua fede a metà e sostanzialmente inconsistente. L’Ofs di Puglia, in sintonia con quello italiano, per essere fedele al proprio carisma s’impegna a camminare nel presente della storia “dall’unità alla comunione”, tema conduttore del 3° Capitolo Elettivo Nazionale unitario dell’Ofs nel giugno scorso. La comunione è opera dello Spirito Santo, cioè è dono di Dio; essa è l’identità della Chiesa di Cristo, nel cui grembo ci ha posti il Serafico Padre Francesco; 32 essa è la cifra della vita cristiana, che evangelizza le più svariate “separazioni”, ricomponendole in unità, nonostante perduri l’egoismo, traccia dell’antico peccato. A tal fine i laici francescani vivono come essenziali la fede nel Padre misericordioso, che ci fortifica e la preghiera che da quella prorompe e che è canale di abbondanti grazie divine. Essi vivono la fraternità, che costituisce il tessuto proprio del vivere quotidiano, dalla quale si parte e che si costruisce ogni giorno. Non c’è francescano senza fraternità! Essa, come ogni creatura vivente, nasce, cresce, cade, si rialza e prosegue … “Il problema non è cadere, ma rialzarsi” affermò, in una circostanza particolare l’Arcivescovo di Lecce, Sua Ecc.za Mons. Francesco Ruppi! Per un cristiano rialzarsi è un gesto di fede, quello di rialzare è testimonianza di carità e tutto concorre a dare ragione della speranza che è in noi! (1Pt 3,15) Nel 1° Capitolo Elettivo Regionale dell’Ofs di Puglia, celebratosi a Monopoli il 10 e 11 ottobre 2009, preceduto e definito da un’Assemblea regionale precapitolare, riunitasi a Bari il 3 maggio 2009, è stato eletto il primo Consiglio Regionale unitario, composto da 15 membri, coadiuvato da 5 Assistenti Spirituali Regionali, riuniti in Conferenza (CAS). Questi, nominati dal proprio Ministro Provinciale, curano l’assistenza spirituale alla Fraternità regionale (CC.GG. art. 90.3c), quindi ciascuno di essi vi pone attenzione, perché la fedeltà al carisma, coniugata con l’attualità e con le peculiarità locali, migliori sempre la qualità dell’assistenza assicurata dagli Assistenti locali alle Fraternità inscritte nella Circoscrizione territoriale affidatagli, una delle 5, in cui è stata suddivisa la Puglia in ordine a detto servizio. Il Consiglio Regionale dall’ottobre 2009 è al lavoro, dedicando questo impegno al Signore, per riscoprire in tutta la sua ricchezza la propria identità, per definire relazioni nuove, per animare con passione ed umiltà, tutta la Fraternità Regionale, che, contestualmente all’unificazione delle Fraternità Ofs, assistite ciascuna dall’Obbedienza del OFS Primo Ordine che l’ha eretta: OFM – OFM Cap – OFM Conv, oggi si riferisce anche a tutto e soltanto il territorio della Regione civile, non quello della Provincia religiosa, che ne ha giurisdizione, ma che è geograficamente diversa. La Fraternità Regionale è caratterizzata da ricchezze e debolezze in un’ampia varietà interna, per cui nell’immediato cammino comunitario si pone due obiettivi: essere sempre fedele al carisma di Francesco di Assisi e diffonderlo nella Chiesa e nella società (CC.GG. art. 17; 100.3). Il territorio pugliese è abbastanza esteso, soprattutto secondo lunghezza, pertanto alcune Fraternità sono molto distanti e la loro varietà, anche ricca deriva dalle peculiarità del territorio, della sua storia e delle relazioni. Sin dal Coordinamento, un organismo di 20 membri, che nei 4 anni precedenti ha accompagnato le Fraternità locali all’unificazione e ha preparato il Capitolo elettivo regionale, per giungere agevolmente in ogni Fraternità locale, per sostenerla e rafforzare validamente in essa il carattere essenziale ed identificativo dell’Ofs, l’amore per esso e le direttive delle Fraternità internazionale e nazionale, tutto il territorio pugliese è stato distinto in 12 Zone, di cui ognuna comprende una o più Diocesi, dove i fratelli svolgono le loro opere di apostolato e di carità. Ogni Consigliere regionale, come espressione dell’unico Consiglio Regionale ha cura e responsabilità di ognuna di dette Zone con particolare attenzione alla puntuale condivisione tra le Fraternità locali di linee-guida, informazioni, risorse e alla formazione iniziale e permanente dei fratelli, stabilendo un costante rapporto vitale tra le Fraternità regionale e locali, rapporto che promuove in ogni realtà: apertura, conoscenze, scambio, unificazione sostanziale, comunione. È dolce sentirsi parte di una famiglia così grande ed armoniosa! Il cuore è grato al Signore per averci rivelato che l’amore è “trinitario”! A noi il compito di generare, di alimentare e di moltiplicare le relazioni di “Amore”! E se l’amore ci porta ad una croce, sia questa la croce di Cristo! Noi, francescani secolari abbiamo messo nel nostro programma l’impegno di assomigliare sempre più al Cristo morto e risorto sull’esempio di Francesco di Assisi, che amò tanto il Figlio di Dio, da imitarlo fino a ricevere sul suo corpo le ferite della croce. Tutta la Puglia francescana ascolta la voce del servo di Dio, Papa Giovanni Paolo II, che riecheggia ancor oggi: “Cristiano, diventa quel che sei!” Il Dio dei nostri padri ha avuto predilezione per il suo popolo e lo ha salvato attraverso la penitenza del deserto. Nella pienezza dei tempi Dio ci ha visitati, incarnandosi in Gesù di Nazareth che ci ha salvati attraverso “la porta stretta” della totale obbedienza al Padre. Otto secoli fa un uomo di nome Francesco ha dimostrato che l’amore al Signore annienta tutte le schiavitù, esistenti anche oggi: ricchezza, potere, piacere, egoismo; che la povertà della creatura è presenza del Creatore; che, dove c’è Dio, ci sono la vera ricchezza, la libertà, l’amore, la gioia. Oggi i figli di Francesco di Assisi, con la sua intercessione, con il suo modo di ordinare l’esistenza terrena, sono in missione in questo tempo, nello stato di vita che han deciso di vivere. I frati francescani, le sorelle clarisse, i francescani secolari con l’esempio e con la parola portano nel mondo Gesù e il suo vangelo, perché tutti credano e siano salvi … fedeli all’impegno del Padre fondatore: “Voglio portare tutti in Paradiso!” L’Ofs di Puglia, ad un anno dalla sua unificazione, muove i propri passi con maggiore sicurezza, sostenuto dalla fede, dalla speranza e dall’amore di tutti i suoi figli. I programmi e le iniziative costituiscono strumenti per camminare, assistiti dai fratelli di una delle tre Obbedienze del Primo Ordine, sulla via della perfezione nella carità, il cui unico modello è l’uomo perfetto, Gesù di Nazareth e il migliore compagno di viaggio è Francesco di Assisi, che amò tanto il Padre celeste e si assimilò così profondamente al Divin Figlio, da riuscirne a vivere l’umiltà, la povertà, la “perfetta letizia”, e per esse scelse la fraternità. La Fraternità Ofs di Puglia, tra e con le altre Fraternità d’Italia e del mondo, si impegna a vivere e a portare nella Chiesa e nella società il carisma francescano, che fa del Vangelo la norma della vita e della Fraternità il luogo privilegiato della penitenza, ossia della conversione, comunitaria e continua ad una vita sempre più gradita a Dio. Oggi tutti i francescani secolari di Puglia camminano insieme, con un solo Maestro, su un’unica strada, con stessi mezzi e stesse modalità. Si è allargato l’orizzonte dell’incontro e, se “Insieme è più bello”, un maggior numero di fratelli accresce la grazia dell’Altissimo e la letizia degli uomini, in attesa dell’unica “gioia piena“ promessa dal Signore risorto. A Lui la lode e la gloria nei secoli! 33 OFS Famiglia Cristiana: quale stile? Capitolo delle Famiglie Ofs di Puglia Domenica, 12 settembre 2010 Sala Congressi Hotel Villaggio Porto Giardino – Monopoli (Ba) di Vincenzo Colella Referente Commissione Famiglia Alcune definizioni del termine “Capitolo” tratte dalla introduzione delle “Norme per la celebrazione del Capitolo di Fraternità” dell’Ordine Francescano Secolare d’Italia dicono che: La Famiglia francescana, sin dalle origini, ha conferito al termine “Capitolo” una connotazione particolare, espressione della sua stessa ragione di essere, quella della fraternità. Già Tommaso da Celano, fedele testimone del pensiero di Francesco d’Assisi, mette in evidenza la valenza fraterna del Capitolo quando ci ricorda che i frati “cercavano con tutto l’impegno di donare perfino se 34 stessi per venire incontro alle necessità dei fratelli. Erano felici quando potevano riunirsi, più felici quando stavano insieme” (FF 387: 1 Cel.XV,39). Per S. Francesco i Capitoli avevano una grande importanza nella vita dei suoi frati. Erano riunioni di fratelli nel nome del Signore. Costituivano vere celebrazioni della vita in fraternità, animata dallo Spirito Santo. Nella Regola non bollata, Francesco chiede che i frati si riuniscano in Capitolo per trattare le cose che si riferiscono a Dio (Cap. 18). Francesco stesso, pienamente consapevole del dono e della chiamata ad essere fratelli in fraternità evangelica, invita spesso i suoi frati a prendere sempre più coscienza dell’azione di Dio, che li ha radunati insie- me per sua grazia: “E ovunque sono e si incontreranno i frati, si mostrino familiari tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità, poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, quanto più premurosamente uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale?” (FF 91: Regola bollata VI, 8). Mentre dai “Criteri generali” al punto 1, Carattere “celebrativo” del Capitolo della Fraternità OFS dello stesso documento si attesta: Il Capitolo della Fraternità OFS non è un’assemblea qualsiasi: esso costituisce anche una festa. L’Assemblea capitolare innanzitutto rende presente Cristo stesso che insegna, che serve, che prega, poiché Gesù Cristo è presente: “... OFS dove una o due persone sono riunite nel mio nome...”. Inoltre, l’Assemblea capitolare evoca la Chiesa e la rende presente. Costituisce la Chiesa riunita nella fede, nella speranza, nella carità. Questo è stato, carissimi fratelli e sorelle, l’incontro che si è tenuto domenica 12 settembre presso la Sala Congressi dell’Hotel Villaggio Porto Giardino di Monopoli (Ba), in un luogo “importante” per accogliere come si conviene le 163 famiglie partecipanti, accompagnate dagli 85 figli, e gli 88 singoli insieme a 8 Gifrini, per un totale di 507 presenze registratesi, ma che in realtà erano molte di più vista la partecipazione anonima di simpatizzanti che hanno occupato quasi tutti i 600 posti messi a disposizione.. La mattinata è iniziata con l’accoglienza animata dal gruppo musicale Akusimba, che tradotto significa “coloro che lodano”, provenienti dalla Fraternità di Taranto S. Lorenzo da Brindisi, che si esibisce per beneficenza destinando il ricavato degli spettacoli alle missioni in Africa. Poco dopo le ore 10,00 la Ministra Regionale Maria Ranieri ha aperto i lavori con il saluto di benvenuto, seguita dal Sindaco del Comune di Monopoli, l’Ing. Emilio Romani che ha voluto salutare l’assemblea, accompagnato dall’Assessore ai Servizi Sociali Sig. Giuseppe Campanelli, assessorato particolarmente attento e sensibile alle tematiche familiari. E’ proseguita con l’immancabile preghiera di lode e ringraziamento presieduta da fra Daniele Maiorano OFMConv, componente della Conferenza degli Assistenti Spirituali e Assistente della Commissione Regionale Famiglia, animata dalla Referente Regionale per la Liturgia Danila Palmieri e guidata dal Maestro di Formazione Regionale Roberto Ginese, intitolata alla maniera del serafico padre Francesco: “Il Signore mi donò… la Famiglia”, alla cui conclusione, senza indugio è stata data la parola a don Angelo Pan- zetta,Vice Preside e Docente di Morale della Facoltà Teologica Pugliese e Assistente della Commissione Regionale per la Pastorale Famiglia, che con la sua eccellente catechesi sul tema: “Famiglia cristiana, quale stile?”, ha premiato l’impegno delle famiglie e dei fratelli e sorelle giunti dalle Fraternità della lunga Puglia, dal Salento alla Capitanata. L’insigne relatore ha parlato della “Eucaristia uno stile per la famiglia”, prendendo il via dall’analisi della crisi morfogenetica della famiglia, attraversando il concetto “dall’Eucaristia la famiglia cristiana”, come comunità d’amore, di alleanza, comunità sacerdotale, in comunione, comunità diaconale, di riconciliazione e di pace, comunità missionaria e di speranza, approdando a la “Familia de Eucharistia” come segno per il mondo. A conclusione della mattinata presieduta da fra Roberto Francavilla OFMCap, attuale Presidente della CAS, dopo essersi ristorati spiritualmente nella preghiera di lode e giovati della catechesi, bisognava rifocillare fratello corpo specialmente di quelli che avevano affrontato un lungo viaggio, e così è stato nella condivisione in puro stile francescano. Nel pomeriggio, dopo il momento iniziale di animazione con il gruppo musicale, è stato fatto come da programma, l’affidamento delle Famiglie a Maria Vergine slittato dalla mattinata per l’importanza dell’argomento trattato, a cui è seguita la seconda parte della giornata, dedicata agli interventi delle famiglie a cui don Angelo Panzetta con spirito fraterno ha voluto partecipare, per rispondere personalmente ai vari quesiti emersi e sciogliere in questo modo ogni eventuale perplessità. Infine, la giornata si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E. Rev.ma Mons. Domenico Padovano, Vescovo della Diocesi di Conversano-Monopoli, che ha avuto parole di apprezzamento e incoraggiamento nei confronti delle famiglie francescane, a conferma della sua considerazione nei confronti dell’Ordine Francescano Secolare, di cui convoca annualmente le Fraternità diocesane per ogni inizio d’anno di vita fraterna nella ricorrenza della celebrazione delle S. Stimmate di S. Francesco d’Assisi. Animati dalla certezza che in questa giornata per intercessione dei santi Francesco e Chiara d’Assisi ed Elisabetta e Ludovico nostri patroni e primi testimoni della santità familiare, è stata elargita dal Signore grazia in abbondanza alle famiglie e a quanti convenuti dell’Ofs di Puglia, la Commissione Regionale Famiglia che da questo “Capitolo” ha tratto considerevoli indicazioni da sottoporre al Consiglio Regionale Ofs di Puglia per orientare al meglio l’imminente inizio del cammino delle famiglie francescane, si dispone a proseguire per questa via con impegno a beneficio della famiglia, culla del futuro dell’umanità. N.B. E’ possibile consultare l’intervento del relatore sul sito regionale: www.ofspuglia.it 35 Libreria di fr. Pietro Carfagna, ofm Questo sussidio per il Probandato e il Noviziato Ofs è nato dall’esperienza, accompagnando negli anni passati diversi candidati alla professione della Regola tra i “fratelli e sorelle della penitenza”: Lo propongo alla sperimentazione per rispondere alle esigenze delle nostre Fraternità secolari, a cui tanti ancora si rivolgono affascinati da Francesco d’Assisi, desiderosi di provare la sua forma di vita nelle condizioni dei semplici fedeli immersi nelle realtà del mondo, per trasformarle dal di dentro con il fermento evangelico. Il sussidio è diviso in tre parti, corrispondenti al Probandato e a due anni di Noviziato, secondo un itinerario che in tre anni dovrebbe condurre i candidati alla professione della Regola Ofs. Ogni fascicolo è composto di cinque unità. Quello inerente il Probandato, partendo dal confronto con la chiamata di Dio (1 unità), e la risposta di Francesco di Assisi (2 unità) e dei penitenti da lui suscitati (3 unità), presenta la specifica osservanza del vangelo dei laici francescani nella vita fraterna tra gli ultimi (4 unità) e nella ripresa dello slancio missionario (5 unità). Il primo anno di Noviziato, dopo una presentazione generale della Regola (1 unità), ne approfondisce i temi specifici nella vita fraterna (2 unità) e contemplativa (3 unità), all’interno della Famiglia francescana (4 unità), e introduce alla 36 missione specifica dei laici nella Chiesa e nel mondo (5 unità). Il secondo anno di Noviziato prosegue la formazione specifica, alla luce della Regola, nell’ambito affettivo e della famiglia (1 unità), in quello del lavoro (2 unità) e del servizio agli ultimi (3 unità), e della presenza rinnovatrice nella società (4 unità), concludendo con la preparazione immediata alla professione e all’osservanza della Regola che diventa di per sè testimonianza e annuncio (5 unità). Il planning che precede ogni parte del sussidio dà una visione d’insieme del percorso che è strutturato in cinque ambiti: biblico, carismatico, storicoecclesiale, esistenziale e operativo: - la lectio divina iniziale risponde alla sceltà programmatica della Regola Ofs: “passare dal Vangelo alla vita” (RegOfs 4); - il secondo ambito - il Signore concesse a me ... si rifà all’esemplarità di Francesco d’Assisi nella riscoperta della fede e della centralità di Cristo e del Vangelo. E’ svolto con essenzialità e con un abbondante rimando alle Fonti Francescane in maniera da condurre i candidati ad un approccio diretto agli scritti e alla vita di Francesco, ma ci sono anche frequenti riferimenti all’esperienza specifica di Chiara e delle Sorelle povere; - il terzo ambito - e il Signor Papa l’approvò - allarga lo sguardo al mondo ecclesiale che circonda e in cui si colloca Francesco. Un invito a confrontarsi con il rinnovamento avvenuto nella Chiesa della sua epoca e prendendo coscienza del cammino dell’Ofs nella storia, attraverso le sue Regole e l’impegno di animazione cristiana del mondo. Non mancano frequenti riferimenti alla realtà ecclesiale postconciliare e contemporanea; - segue un momento di approfondimento personale e di gruppo nonchè di revisione di vita - dalla vita al Vangelo - con uno sguardo alle sollecitazioni del più recente Magistero ecclesiale per collocare nell’oggi della Chiesa il cammino di conversione che l’itinerario vuole sollecitare; - la restituzione conclude ogni tappa con la proposta esemplare delle figure più significative dell’Ofs, di preghiere e celebrazioni per rendere lode e grazie al Signore e riconoscendo l’azione della sua grazia in noi attraverso le “opere sante” della vita nuova. Nell’attesa di osservazioni e suggerimenti, per superare incertezze, eventuali imprecisioni e insufficiente corrispondenza alle effettive attese sia dei formatori che degli stessi candidati, mi auguro che queste pagine possano costituire una opportunità per rendere più appropriato il cammino di preparazione alla professione della Regola francescana secolare. Libreria Francesco Vassallo UN SACERDOTE INTEGRALE di Mario Bocola Quando un sacerdote vive con pienezza, mettendosi al servizio del prossimo, il ministero che gli è stato affidato è un prete integrale e don Francesco Vassallo, Fondatore del Movimento Missionario Cenacolisti lo è stato come uomo, come ministro della Chiesa, come testimone autentico di carità cristiana. Egli è stato un buon seminatore della Parola, dell’Eucaristia, che ha saputo con grande umiltà far germogliare il seme affinchè portasse copiosi frutti alla casa del Signore. Accanto al Movimento Missionario Cenacolisti, da lui creato e valorizzato, molta importanza assumono gli insegnamenti e gli scritti che ci ha lasciato, elementi che testimoniano il fervente amore che don Francesco nutriva per Cristo e la sua Sposa. Ora quegli scritti rivivono nelle pagine di un volume recentemente edito:“Francesco Maria Vassallo – La carezza dello Spirito – Scritti scelti”, a cura di Francesco Armenti, Milano, Edizioni Paoline, 2010, pp.266, un libro che ripercorre e attualizza non solo il ministero presbiterale ed evangelizzatore di don Francesco Vassallo, ma anche il messaggio che il Fondatore del Movimento Missionario Cenacolisti ci ha lasciato. Si tratta di un messaggio che arde, che brucia, ma che nello stesso tempo si lascia accarezzare dallo Spirito. Di qui il titolo, ossia di quello Spirito dispensatore di gioia, di amore, di dono, di forza, di calore. Don Francesco si è lasciato bruciare da questo Spirito che ha reso la sua vita e il suo ministero completamente conforme a Cristo. L’ardente amore per la Chiesa e per gli uomini fanno sì che don Francesco Vassallo, rappresenta il testimone del “presbitero del terzo millennio”, una figura che va imitata non solo per il suo spessore umano e cristiano, ma per aver servito Cristo con totale umiltà e obbedienza, due termini, quest’ultimi, che purtroppo oggi rendono inquieta e travagliata la missione del presbitero. Non è un caso che gli scritti inediti di don Francesco Vassallo vedono la luce nell’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI: essi hanno la pretesa di porsi come “gemme preziose” capaci di indirizzare il cammino dei presbiteri del nostro tempo, facendo riscoprire loro il significato e il senso dell’essere ministri della Chiesa al servizio dell’uomo. Don Francesco è stato essenzialmente “uomo di preghiera”, una preghiera silenziosa che lui sapeva rendere intima e diretta, un colloquio con Dio che rinfrancava e rasserenava lo Spirito. Gli scritti di don Vassallo sono una “catechesi permanente”, lezioni di vita cristiana incarnata nella fede e la sua idea di Chiesa era quella di una comunità che doveva “annunciare la lieta notizia dell’Amore all’uomo di ogni tempo, nazionalità, ceto, cultura, etnia, annuncio particolarmente rivolto per la docilità dell’accoglienza ai poveri” (p.53). Si tratta di pensieri profondi e penetranti, capaci di lasciare un segno, un’impronta che sia il Movimento Missionario Cenacolisti, sia la Chiesa diocesana hanno ereditato e tramandato. L’intento del curatore del volume è quello di inserire l’insegnamento di don Vassallo nel contesto contemporaneo della spiritualità sacerdotale, perché ricco di riferimenti al magistero ecclesiastico, assieme alle altre figure sacerdotali, additate dal Papa come modello per la nostra Chiesa diocesana: Padre Matteo da Agnone e don Felice Canelli, figure di ministri della Chiesa, capaci di risvegliare l’anelito di santità che deve caratterizzare la vita di ogni credente. Gli scritti di don Vassallo si presentano, in questi termini, come il nutrimento per l’uomo del nostro tempo, più legato alle cose materiali e sempre più distaccato dalle cose celesti. 37 Libreria “Il carcere possibile” discussa dalla neo-laureata Mariella Anna del Corso in Servizio Sociale presso l’Università del Salento, durante la seduta di laurea dell’anno accademico 2009/2010 “Il carcere possibile” è l’idea riassunta del gruppo di volontari dell’Associazione di volontariato Onlus “Fratello Lupo” di Bari che operano a favore dei minori reclusi nell’IPM “Nicola Fornelli”, della stessa città, i cui obiettivi riportati nello Statuto consistono nel favorire la ri-educazione e ri-socializzazione del minore; sensibilizzare la società al problema carcere e al tema dei diritti negati attraverso seminari, tavole rotonde ed iniziative pubbliche. Attualmente l’associazione di volontariato Onlus “Fratello Lupo” di Bari è La Dott.ssa Mariella Anna è la nipote di fra Lorenzo di Capurso il novizio che morì giovanissimo ed è la Figlia della Ministra ofs di Capurso. Dopo aver frequentato il Corso di formazione fratello Lupo di due anni fa è entrata nel gruppo volontari Fratello Lupo Carcere Minorile. Oggi è la vice presidente della neo nata Associazione Onlus Fratello lupo. 38 composta da 22 volontari che si rivolgono ad un massimo di 20-30 minori reclusi ex-detenuti e loro famiglie, le fonti di finanziamento consistono in donazioni personali e/o vendite di beneficenzaspettacoli e quant’altro. “Fratello Lupo” nasce come pastorale carceraria pertanto le attività programmate sono rivolte anche a sensibilizzare i ragazzi nell’aspetto più spirituale e umano, realizzando così non incontri specificatamente rivolti alla catechesi, ma cercando di trasmettere i valori base della vita e quindi di ogni essere umano che sono poi anche quelli del Cristianesimo. L’idea della tesi “Il carcere possibile” nasce proprio qui, durante i quattro incontri del lunedì di ogni mese e in quello della domenica, dove tutti i pregiudizi più comuni sono caduti, dove ho ritrovato un luogo che pur essendo emblema di sofferenza ed emarginazione ormai da sempre, è apparso come luogo di speranza dove qualcosa di possibile può essere creato e reso consapevole a chi non ne partecipa direttamente come volontario ma ne è comunque parte di esso, la società. Cos’é l’Associazione Frate Lupo temporanei della Provincia in esperienze e progetti di volontariato e di presenza di animazione in diversi carceri della Provincia di Bari (Bari,Turi). Il gruppo fratello lupo è formato da giovani ed adulti che non hanno paura della santità, non hanno paura dei “più piccoli”, ma sconfiggendo ogni pregiudizio si muovono verso di loro. “Ero carcerato e siete venuti a trovarmi…ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25, 31-46) Ed è per questo che vogliamo offrire il nostro impegno per attuare progetti concreti. Il Servizio di Pastorale Carceraria Fratello Lupo è nato per dare sostegno morale ai detenuti e alle loro famiglie, e sensibilizzare il mondo esterno al problema carcere e al conseguente reinserimento dei reclusi nella società. La provincia dei frati minori di Puglia e Molise ha avuto un primo approccio con la realtà e le conseguenze del carcere negli anni ‘60/’80 con gli Istituti educativi per i minori. Molti ragazzi erano destinati agli istituti dai tribunali per minorenni, a causa della situazione problematica delle loro famiglie. Ma l’impegno più diretto avviene nei primi anni ’90, quando alcuni frati iniziano ad accogliere in affidamento alcuni detenuti, per lo più giovani. Nel frattempo attraverso la GiFra arriva in Provincia l’esperienza di fra Beppe Prioli, fondatore dell’Associazione “Frate Lupo” (che fa animazione carceraria e accoglienza di ex-detenuti in alcune strutture di reinserimento), il quale inizia a coinvolgere gifrini, terziari e giovani professi Primo piano urgica 2011 RICHIEDI L’Agenda Lit gia Segreteria Provinciale - Fog molise.it glia ripu ino atim @fr segretario o S l l p e i r d i t a o i r d o i m A e ssisi m e r fa la Redazione Il 27 Ottobre 2011 sarà l’occasione per far memoria del 25° dello Spirito di Assisi, e dalle nostre pagine vogliamo già incamminarci verso tale evento. Fu Giovanni Paolo II a chiamare tutti al clima di dialogo e incontro, allo spirito di rispetto degli altri mondi religiosi e di fraternità. Questa memoria dello “spirito di Assisi” è stata portata avanti, oltre che dallo stesso Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Famiglia Francescana che in tante parti del mondo ha continuato a celebrare la memoria di quella giornata, affinché continui ad essere un ricordo costante della nostra ragione di essere: fratelli e sorelle di tutti gli uomini e donne del mondo e di tutte le creature, che costruiscono dialogo, fraternità e pace. Riflettere su cosa significa fare memoria dello “spirito di Assisi”, implica considerare i diversi aspetti che caratterizzarono quella giornata, e questi aspetti sono: 1. Incontro delle diverse religioni: Una novità nella storia è stata quella di vedere insieme tutti i leader religiosi in un clima d’incontro, di dialogo, di preghiera e di ricerca per la pace. Perché purtroppo bisogna riconoscere che tutte le religioni in alcune circostanze o in alcuni periodi della loro storia, hanno giustificato, favorito, esercitato la guerra, la persecuzione, la coercizione. Anche i conflitti attuali sono sostenuti e giustificati in nome della religione. Anzi proprio negli ultimi anni si notano segni di un fondamentalismo religioso. Di fatto le religioni sono vissu- te da uomini che facilmente le utilizzano per degli scopi a cui sono interessati, quali il potere e il dominio. In molti casi poi la religione si identifica con la cultura, la società, il gruppo etnico o la nazione per cui la difesa di queste realtà è attuata in nome di quella. Inoltre bisogna riconoscere che non mancano appigli, affermazioni o visioni giustificanti o stimolanti la guerra nelle stesse scritture sacre delle diverse religioni, comprese la Bibbia e il Corano. Ma nonostante le ombre evocate, le religioni contengono messaggi e virtualità di pace. In esse ci sono delle costanti su cui si può costruire una civiltà di pace e, quindi, fare un’alleanza reciproca a servizio dell’uomo. Infatti l’invito del Papa a incontrarsi in Assisi per una giornata di digiuno e preghiera per la pace, è un invito a riconoscere le violenze che ogni religione ha prodotto lungo la storia - e perciò l’invito a digiunare -, perché in ogni religione ci sia una purificazione e, superando qualsiasi tipo di violenza e intolleranza, e attingendo alle fonti più genuine delle proprie dottrine, sviluppino tutte le loro virtualità di pace. Nelle parole di Benedetto XVI: “l’invito di Giovanni Paolo II ai leaders delle religioni mondiali per una corale testimonianza di pace servì a chiarire senza possibilità di equivoco che la religione non può che essere foriera di pace. 2. Per pregare e digiunare per la pace: L’incontro promosso ad Assisi da Giovanni Paolo II non è stato per una conferenza inter-religiosa sulla pace in cui prevarrebbero la discussione o la ricerca di piani di azione a livello mondiale in favore di una causa comune, ma ha messo al centro il valore della preghiera - e di quello che la accompagna: Silenzio, Digiuno, Pellegrinaggio - nella costruzione della pace. La preghiera è via per l’incontro con gli altri credenti perché la preghiera è un fenomeno universale e qualificato nella vita dei credenti di tutte le religioni mediante la quale si aprono al dialogo con Dio, lo cercano e accolgono nel proprio cuore il raggio della verità che si sprigiona nell’apertura al mistero, per tradurlo in vita. La preghiera diviene via privilegiata per incontrarsi con gli altri credenti perché essa stabilisce l’uomo religioso nella verità davanti a Dio. 3. Ad Assisi. Città di S. Francesco, uomo del dialogo, della pace e della fraternità universale. Nel discorso di apertura dell’incontro nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, Giovanni Paolo II disse: “Ho scelto questa città di Assisi come luogo per la nostra Giornata di Preghiera a causa del particolare significato dell’uomo santo qui venerato, San Francesco, conosciuto e riverito da tanti attraverso il mondo come simbolo della pace, riconciliazione e fraternità”. “Il poverello, scrive Benedetto XVI a Mons. Sorrentino, incarnò in modo esemplare la beatitudine proclamata da Gesù nel Vangelo: “Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9). La testimonianza che egli rese nel suo tempo ne fa un naturale punto di riferimento per quanti anche oggi coltivano l’ideale della pace, del rispetto della natura, del dialogo tra le persone, tra le religioni e le culture”. 39 Hodie Christus natus est Gesù Bambino, nuovo sole, che sorgi nella notte di Betlemme, rischiara la nostra mente, riscalda il nostro cuore, come splende ai tuoi occhi e camminiamo nel tuo amore. Il tuo Vangelo di pace giunga sino ai confini della terra, perché ogni uomo si apra alla speranza di un mondo nuovo. Auguri di cuore a tutti da Azione Francescana fra Leonardo Civitavecchia, ofm fra Pietro Carfagna, ofm Direttore di Redazione Ministro Provinciale e i frati minori di Puglia e Molise In caso di mancato recapito, rispedire al mittente, che si impegna a pagare quanto dovuto per legge. Grazie! Curia Provinciale OFM Convento San Pasquale - 71121 Foggia