Numero Dicembre 2010 del 20.12.2010

Transcript

Numero Dicembre 2010 del 20.12.2010
San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise
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rinasce
la Vita
Anno LVIII n. 3- Dicembre 2010 - C.C.P. 13647714 - Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di Foggia
s o m m a r i o
Provincia
di San Michele
Arcangelo
dei Frati Minori
di Puglia e Molise
3
Editoriale ... rinasce la Vita di fr. Leonardo Civitavecchia
VOCE DEL CUORE
4
Chiediamo un piccolo aiuto
CHIESA
5
ATTUALITà
Anno LVIII n. 3
dicembre 2010
C.C.P. 13647714
Spedizione in Abb. Post.
Art. 2 comma 20/C legge 662/96
Filiale di Foggia
7
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11 Francesco d’Assisi e gli esseri alati: un rapporto sinergico
[email protected]
Progetto grafico
e impaginazione: melapiù s.r.l.
piazza Cesare Battisti, 35 - Fg.
tel./fax 0881.772664
[email protected]
di fr. Alessandro M. Mastroxmatteo, ofm
13 Profumo che avvolge e coinvolge di Sr. Chiara Letizia
15 Panorama Francescano
VITA DI FAMIGLIA
Direzione e Amministrazione:
CURIA PROVINCIALE O.F.M.
Convento S. Pasquale
71100 FOGGIA
Tel. 0881.615654
Fax 0881.613562
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www.fratiminoripugliamolise.it
La sfida del dono di Francesco Armenti
Ricordando Mons. Luigi Padovese
FRANCESCANESIMO
Direttore di redazione:
fra Leonardo Civitavecchia
Dir. Resp.: Apollonio Giammaria
Con approvazione
dei Superiori dell’Ordine
Autorizzazione
Tribunale di Foggia
n. 55 del 19.06.1953
Chi scende e chi sale di Ignazio Loconte
16 La missione in Perù di fr.Vincenzo M. Dituri
18 60 anni di Sacerdozio di Padre Vincenzo Gallo
19 60 anni di Sacerdozio di Padre Mario Tangorra
di fr. Pio d’Andola
20 Laudato sii mi Signore di fr. Umberto Marrone
21 Con fede salda e volontà decisa di fr. Antonio F. M. Cifaratti
22 Per tutta la Vita di fr. Amedeo Ricco
Stampa: Falcone Grafiche
71043 Manfredonia (Fg)
Tel. e Fax 0884.541962
e-mail:[email protected]
SORELLA MORTE
23 Per sora nostra morte corporale
In copertina:
Salvataggio
dei 33 minatori del Cile
di fr. Leonardo Civitavecchia
ESPERIENZA
25 Casa Santa Elisabetta: una casa per te
27 Un viaggio verso la bellezza di Angela Lomoro
28 Nella fatica la gioia: XXX marcia francescana
PIANETA GIOVANI
30 è iniziata una nuova grande avventura
di Alfonso Filippone
OFS
31 Un solo OFS Puglia di Maria Ranieri
34 Famiglia Cristiana: quale stile? di Vincenzo Colella
LIBRERIA
36 Il Signore concesse a me di fr. Pietro Carfagna
37 Francesco Vassallo: Un sacerdote integrale
di Mario Boccola
38 Il carcere possibile
PRIMO PIANO
39 Fare memoria dello Spirito d’Assisi
Editoriale
...rinasce la
Cari amici lettori ci ritroviamo per
continuare assieme il cammino segnato, come sempre, dalla Grazia di Dio.
Un cammino in salita, vista la realtà
che ci circonda, ma anche un cammino
che si apre alla speranza, perché nasce
l’Amore.
Ho voluto dedicare la copertina della
nostra rivista al salvataggio dei 33 minatori del Cile sopravvissuti per 70
giorni a 700 metri di profondità: un
evento che racconta il trionfo
della vita, ma soprattutto la grande lezione di fede, di coraggio e di
speranza che i minatori hanno dato a
tutti noi.
Rinasce la Vita, non solo perché ritorna il Natale, la nascita del Bambino
di Betlemme, ma rinasce la nostra vita,
e si crede davvero nella vita, dono del
Signore. L’immagine che mandavano
le televisioni del mondo dalla caverna,
dove erano i minatori, è il segno che
dal basso si può risalire, con le nostre
forze e soprattutto con la fede, perché
non siamo soli di fronte alle sfide della
vita. Benedetto XVI ci incoraggia ricordandoci che “Solo Lui è la speranza
che resiste a tutte le delusioni;
solo il suo amore non può essere distrutto dalla morte; solo la
sua giustizia e la sua misericordia
possono risanare le ingiustizie e
ricompensare le sofferenze subite. La speranza che si rivolge a Dio non
è mai speranza solo per se stessi, è sempre, anche, speranza per gli altri: non ci
isola, ma ci rende solidali nel bene, ci
stimola ad educarci reciprocamente alla
verità e all’amore”.
“Solidali nel bene”...a proposito
di solidarietà
Forse non tutti sanno, che dal 1° aprile
2010, con decreto ministeriale e senza
alcun preavviso, sono state soppresse
le tariffe agevolate postali per l’editoria
libraria, quotidiana e periodica: i nuovi balzelli postali sono aumentati inaspettatamente del 121%, e graveranno
sull’economia dei “più piccoli”, soprattutto delle organizzazioni no-profit decretandone, alla fine, la morte. Anche
la nostra Azione Francescana
rischia di scomparire... come ho
ripetuto più volte la rivista è il segno
dell’amicizia dei Frati Minori di Puglia
e Molise con tutti voi fratelli dell’Ofs,
simpatizzanti di San Francesco, di tanti
amici e nostri benefattori. Ecco perché
vengo a bussare al vostro cuore,
alla vostra generosità, perché
la nostra, la “vostra” rivista non
muoia, ma continui, con spirito profetico, a diffondere il messaggio del Poverello di Assisi: non permettiamo
Vita
che venga imbavagliata la voce
della semplicità e della verità.
Verso il futuro con coraggio
Davanti a noi si aprirà un nuovo anno,
e ci auguriamo da vivere in pienezza, da
vivere e operare con gioia e in spirito di
comunione. Un anno, il 2011, che sarà
caratterizzato da eventi importanti nella vita della Chiesa Italiana: la partecipazione alla GMG di Madrid (16-21 agosto 2011) e il Congresso Eucaristico di
Ancona (3-11 settembre 2011), mentre per la Famiglia Francescana - in particolare per le sorelle povere di Santa
Chiara - la celebrazione dell’ottavo centenario di fondazione dell’ordine delle
clarisse, che prenderà il via la domenica
delle palme 2011 per concludersi con
la festa di santa Chiara del 2012, e il 25°
dello Spirito di Asissi (27 ottobre 2011).
La gioia del Natale ci spinga ad
annunciare a tutti la presenza di
Dio in mezzo a noi, ad essere più
solidali tra noi, e poter vedere, come
San Francesco “con gli occhi del corpo i
disagi in cui si è trovato per la mancanza
delle cose necessarie a un neonato, come
fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”.
Buon Natale e felice anno nuovo 2011
fra Leonardo Civitavecchia, ofm
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la Voce del cuore
AZIONE FRANCESCANA
la voce di San Francesco in Puglia e Molise
CHIEDIAMO UN PICCOLO AIUTO
Forse non tutti sanno, che dal 1° aprile 2010, con decreto ministeriale e senza alcun preavviso, sono state soppresse le agevolazioni per la spedizione: le nuove tariffe postali sono aumentate inaspettatamente del 121%, e graveranno sull’economia
dei “più piccoli”, e così si muore. Anche la nostra Azione Francescana rischia di scomparire... Come ho ripetuto
più volte la rivista, inviata gratuitamente, è il segno dell’amicizia dei Frati Minori di Puglia e Molise con tutti voi fratelli e sorelle
dell’Ofs, simpatizzanti di San Francesco, di tanti amici e nostri benefattori. Ecco perché vengo a bussare al vostro cuore, alla vostra generosità, perché la nostra, la “vostra” rivista non muoia, ma continui, con spirito profetico, a
diffondere il messaggio del Poverello di Assisi: non permettiamo che venga imbavagliata la voce della semplicità
e della verità, la voce di San Francesco in terra di Puglia e Molise. Ci affidiamo alla tua generosità, una piccola
goccia nel grande mare della Missione.
con affetto
fr. Leonardo Civitavecchia, ofm
direttore di redazione
il Decreto
Il decreto interministeriale del 1° aprile sta ipotecando drammaticamente il futuro di quasi 200 testate locali che sono voce
indipendente e talora scomoda delle diocesi italiane. Un decreto che coinvolge anche la voce, semplice e sincera, di Azione
Francescana. Anche l’Avvenire attacca: “I giornali possono morire, e muoiono, quando non hanno più niente da dire o non
c’è più nessuno che li legge. Questa volta i giornali possono morire perché sarà difficile raggiungere i propri lettori. Le nuove
tariffe postali aumentate inaspettatamente, gravando sull’economia dei ‘fogli’ più piccoli, romperà il cordone ombelicale con
gli abbonati”.
quali conseguenze per la nostra rivista?
della Fonda
e Molise
2 comma 20/C
dei Frati Minori di Puglia e Molise
Spirito
Spedizione in
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Abb. Post. Art.
Collaboratori
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20/C legge 662/96
Post. Art. 2 comma
- Spedizione in Abb.
2010 - C.C.P. 13647714
Anno LVIII n. 2- Giugno
20/C legge 662/96 Filiale
Gesti estremi, perché?
Ricchi ma fragili
in Abb. Post. Art. 2 comma
Vita
Provincia di San Michele Arcangelo dei Frati Minori di Pu
glia e Mo
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- C.C.P. 13647714 - Spedizione
dalla morte
alla
Provincia di San Michele Arcangelo
dei Frati Minori di Puglia e Molise
Anno LVII n. 1- Aprile 2009
Arcangelo dei Frati Minori di Puglia e Molise
di Foggia
di Foggia
Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale
di San Michele
13647714 - Spedizione in Abb. Post.
Art. 2 comma 20/C legge 662/96 Filiale di Foggia
Anno LVIII n. 1- Marzo 2010 - C.C.P. 13647714 - Spedizione in Abb. Post.
Anno LVI n. 3 - Settembre
2008 - C.C.P. 13647714
- Spedizione in Abb.
Post. Art. 2 comma
20/C legge 662/96
Provincia
Anno LVI n. 2 - Giugno 2008 - C.C.P.
Filiale di Foggia
le Arcangelo
Provincia di San Miche
Puglia e Molise
dei Frati Minori di
Anno LV n. 4 - Dicembre 2007 - C.C.P.
Anno LVI n. 4-
13647714
Dicembre 2008
- C.C.P. 13647714
Spedizione in Abb. Post. Art. 2 comma
- Spedizione in
Abb. Post. Art.
2 comma 20/C
20/C legge 662/96 Filiale di Foggia
legge 662/96 Filiale
di Foggia
Filiale di Foggia
Anno LVII n.
3- Dicembre
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Provincia di San Michele Arcangelo
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legge 662/96
Filiale di Foggia
Il rischio è che Azione Francescana muoia. Aver scommesso, da anni, da parte dei frati minori di Puglia e Molise, grazie anche
al contributo di amici e benefattori, nei mass media e nel vasto campo della cultura e della comunicazione, il peso economico incomincia ad essere insostenibile. Per cui, cari amici, non permettiamo che venga imbavagliata la voce della semplicità e
della verità, la voce di San Francesco in terra di Puglia e Molise. Ci auguriamo che si ponga il rimedio a tale decreto, e non si
continui a un vero e proprio bavaglio occulto all’informazione.
1209 VIII Centenario della Fondazione dell’Ordine dei F
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Chiesa
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C h i sce n d e e
di Ignazio Loconte
Che la vita sia fatta a scale è uno degli
assiomi della civiltà contadina, ed è il
destino non scritto di ogni personaggio pubblico le cui sorti siano sotto i
riflettori dei mass-media. Giornali e
televisioni, guidate da invisibili ma concretissimi fili che con la scelta di stu-
diati aggettivi ed apposizioni creano i
titoli che il più delle volte deflagrano in
sintetiche quanto spesso erronee impressioni, sono le scale moderne con
le quali si devono fare i conti. Il problema è chiedersi se chi ha in mano
il potere mediatico sia una persona
disinteressata o al contrario qualcuno
(singolo o gruppo di persone) che per
fini politici, economici (e per piacere
non pensate che mi riferisca a questa
piccola provincia del pianeta che è l’Italia) se non addirittura per il potere in
sé decide chi debba troneggiare sorridente e vincente in cima alla scala e chi
ansimare in coda ai sondaggi.
Obama: non più tardi di due anni fa
in America un nero veniva eletto presidente degli Stati Uniti: giusta euforia
planetaria per una novità che pareva
5
Chiesa
assicurare un futuro migliore a tutti
ed inaugurare un ‘era di più compiuta
democrazia. Alle scelte politicamente
corrette dell’elettorato americano facevano eco, a mò di approvazione, i
soloni dell’accademia di Oslo che regalarono al simpatico capo di stato addirittura un premio Nobel preventivo,
senza che questi avesse fatto nulla per
meritarlo. E va bene.
Resta il fatto che oggi, a due anni di
distanza, la stella di Obama appare più
che offuscata, e l’entusiasmo quasi infantile della vecchia Europa non trova
riscontro nella delusione dei cittadini
d’oltreoceano. Sic transit gloria mundi,
si diceva, non saprei al momento se
prima o dopo che un uomo di Galilea
affermasse la beatitudine degli ultimi.
Benedetto XVI non sfugge alla regola
mediatica che vuole tutti i Papi, appena
eletti, antipatici e conservatori. Chi non
ricorda le critiche a Giovanni Paolo II:
viaggiava troppo, parlava troppo, andava a sciare, appariva troppo energico
(leggi intollerante) nelle sue dichiarazioni, sino a quando non venne ferito.
Quel tredici maggio fu un giorno di
svolta sicuramente per la sua persona
(e che svolta) ed il suo pontificato, ma
specularmene anche per i mass-media:
non si poteva più trattare con supponenza un quasi martire, la gente non
avrebbe capito.
Dicevo di Benedetto XVI: già per il
solo fatto di succedere a cotanto predecessore sapeva sicuramente di dover pagare un grosso dazio mediatico.
Tutti sappiamo dei commenti giornalistici più che offensivi che lo accolsero,
ed anche tra il popolo di Dio (che è lo
stesso popolo per il quale nostro Signore nutre pazienza infinita da quando Mosè ruppe le tavole della Legge
dinanzi alla pochezza dei suoi propositi
di fedeltà) allignavano opinioni e giudizi e paragoni poco caritatevoli ma
soprattutto totalmente alieni ai fatti. E
così il forte (che così lo vedo) Ratzinger ha tenuto il timone anche in mezzo
allo tsunami delle cronache scandalistiche mirate sui preti pedofili.
Ma il timone ha retto: ora che le acque sono più calme, coloro che non si
sono fatti infinocchiare dai titoli e dai
sondaggi possono iniziare a respirare
ed a essere soddisfatti della propria fedeltà a Pietro.
In soli quattro anni di pontificato ha
emanato un Enciclica, la “Caritas in
Veritate” un capolavoro di analisi socio economica da doppio Nobel con
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carpiato. Quindi ha preso di petto il
problema della pedofilia; in questi
giorni sta affrontando quello delle finanze della Chiesa, ma soprattutto si
è mostrato campione di democrazia e
tolleranza in un mondo che va in senso
contrario. Da lui infatti si è recato Sarkosy (e non all’Onu o a Bruxelles) per
parlare di migranti; a lui e non all’Onu
si è rivolta la famiglia di Terek Aziz per
scongiurare la pena di morte; dinanzi
a lui centinaia di migliaia di siciliani si
sono ammassati per affermare il proprio impegno contro la mafia; a
lui è stato tributato onore dalla
Regina d’Inghilterra (capo della
chiesa Anglicana!) nel viaggio
di stato Inglese, ed è proprio
in Inghilterra che il Papa ha
sbancato: agli opinionisti
incapaci di prevedere un
futuro che non superi il
minuto si è presentata
una piazza stracolma
e bipartisan, anglicani
e cattolici, affascinati i primi e desiderosi i secondi, di
ascoltare la lucida
parola di un vero
interprete di questi tempi confusi;
e che il successo
avesse superato
ogni aspettativa
lo si leggeva negli occhi e nelle
parole sbigottite
dei commentatori delle dirette
televisive. Ecco, il
viaggio in Inghilterra forse può
essere sconsiderato il punto di svolta
mediatico del papato. E’ chiaro che
questo risalir le scale
dei sondaggi per un
cristiano ha valore
pari a zero, ma se serve a rendere quelli che
Paolo chiamava i Gentili
più disponibili al messaggio ed al messaggero, ben
venga la svolta.
Se Obama scende ed il Papa
sale (si saranno già incontrati
a mezza strada?) mi piacerebbe
scoprire, curioso come sono, a che
punto si trovi il francescanesimo dei
nostri giorni, ma non udendo novel-
lar alcunché posso solo azzardare la
previsione che si trovi abbarbicato a
qualche piolo intermedio senza andar
ne giù ne su. Come si dice in meteorologia: situazione stazionaria.
Of course.
Attualità
La
sfida del dono
di Francesco Armenti
Un giorno gli apostoli chiesero al
Signore: «Accresci in noi la fede» (Lc
16,19). Nel terzo millennio è ancora
questa la richiesta, la preghiera che
ogni credente, ogni discepolo deve
presentare a Gesù, il Cristo che per i
Padri è la “fede perfetta”? Diversamente non potrebbe essere…
Le sfide che la fede lancia ai credenti dell’era del postmoderno devono
necessariamente essere contestualizzate in una seria riflessione teologica
e culturale che presuppone una chiara coscienza della fede come dono. Il
credente è chi accoglie e custodisce
nel cuore e nella vita la fede, non la
impone ma la propone con la sua
docile, chiara, incisiva e rispettosa testimonianza esistenziale perché egli sa
che «non di tutti è la fede» (2Ts 3,2).
Anche ed ancora oggi si parla di fede
ma, per lo più, da una visuale meramente intellettualistica. La fede, invece,
è conoscenza profonda ed intima di
Dio, è alleanza tra il Creatore e la creatura, è decisa convinzione che il patto
d’amore tra Dio e l’uomo è primariamente iniziativa divina. Avere fede significa aderire e lasciarsi coinvolgere
con tutto se stessi da questo amore
del Padre, amore fedele (cf Is 65,16)
testimoniato e vissuto dal Figlio di Dio
che è la verità del Padre, la vita donata dal Padre e la via per incontrare il
Padre (cf. Gv 14,6). Vi è una profonda
e luminosa immagine del profeta Isaia
che presenta la fede in maniera reale
e magistrale: la fiducia, la sicurezza e
la tenerezza del bambino attaccato al
capezzolo del seno della madre (cf Is
66,12-13); avere fede, quindi, è abbandonarsi tra le braccia del Padre, avere
fiducia nel suo amore e nella sua fe-
deltà. Ma l’uomo credente ha sempre
accolto è vissuto il dono della fede? E’
stato ed è consapevole della sua grandezza, della sua necessità e del suo mistero? Non mancano nel vangelo ne
apprezzamenti che Gesù rivolge a coloro che vivono e testimoniano il dono
accolto: «Va la tua fede ti ha salvato!»
(cf Lc 7,50) e neanche, rimproveri per
le contro-testimonianze del credente e
della creatura che, per natura, è “abisso
d’infedeltà”(cf Lc 8,25;12.28). Va detto,
però, che al Signore più delle nostre
infedeltà interessa la fiducia che l’uomo
ripone in lui: la fede, difatti, è più grande del peccato umano vinto da Dio
con l’amore. Nel miracolo dell’amore
il discepolo deve fermamente credere
sapendo che tutto è possibile per chi
ha fede (cf Mc 9,23-24).
La sfida della debolezza
Gli odierni contesti umani, la (in)cultura della violenza, dell’individualismo
esasperato, dell’egoismo sono una
sfida per la fede credente che deve
riappropriarsi della solida consapevolezza della misericordia di Dio, della
potenza ri-creatrice del suo amore. La
fede, oggi più di ieri, deve essere potenza esplosiva che sprigiona energie
di risurrezioni ma nello stile nascosto
e silenzioso della fecondità del lievito
e della debolezza di un granellino di
senapa, il più piccolo dei semi esistenti
(cf Mc 4,32). Commenta Enzo Bianchi: «la fede anche se esigua, anche se
ridotta alle dimensioni di un granello
di senapa, racchiude sempre in sé una
potenza inaudita. Davvero non servono grandi cose, non servono neppure
propositi straordinari, che non siamo
in grado di mantenere; si tratta semplicemente di mettere con perseveranza la nostra povera fede in quella
di Gesù Cristo, lui che è “l’origine e il
compimento della fede” (Eb 12,2), lui
che prega perché la nostra fede non
venga meno (cf Lc 22,32): egli porterà
a compimento ciò che noi possiamo
solo iniziare»1.
La credibilità della fede è la carità,
l’amore perché quando è vissuta autenticamente ed in pienezza genera
azioni d’amore (cf Gc 2,14-26). L’uomo
credente vive, pensa, agisce, ama come
Gesù, converte quotidianamente la sua
vita modellandola su quella di Cristo,
sperimenta che la ragione profonda
della sua esistenza è il Risorto, che
lo stare con ed in lui ci rende capaci
ed abilita a vivere d’amore. Pertanto
il credente del nostro tempo, tempo
del “senza Dio e senza uomo”, deve
raccogliere ed accogliere le sfide che
vengono dalla disperazione e dallo
scoraggiamento diffusi e generati dalla
società del “non senso”. Chi professa la
bellezza dell’Evangelo deve saper vive-
7
Attualità
re con gioia e senso la fatica della testimonianza, la validità della fedeltà, l’impegno della coerenza alla parola data a
Cristo, parola del Dio vivente. Questi
sono certamente tempi difficili per la
fede ma, nella logica di Dio, è tempo, è
kairos meraviglioso per vivere l’intimità
con il Signore, per essere seme e luce
nel mondo, per lievitare il presente
e costruire il futuro. Cosa la Chiesa, i
cristiani devono saper dire all’umanità?
Con la parola e con la vita impregnata
di Vangelo occorre testimoniare la presenza rigeneratrice di Dio nella fragilità
storica dell’uomo, nella debolezza del
credente che pur sapendo il bene da
fare si ritrova comunque a compiere
il male che non dovrebbe e vorrebbe fare (cf. Rm 7,19). Il mondo oggi
ha bisogno di una fede forte della sua
debolezza umana perché certa della
potenza e della fedeltà di Cristo, icona
della “fede perfetta”; l’uomo tecnologico, del “delirio di onnipotenza” cerca
la salutare inquietudine di una Chiesa
che vive l’”onnipotenza debole” di Dio
che è onnipotenza d’amore. All’uomo
fa effetto una comunità cristiana che
non lesina di allargare le braccia verso
il Cielo, verso quel Padre che ha pro-
8
messo che «il giusto vivrà per la sua
fede» (Ab 2,4). Oggi la fede deve incoraggiarci a lasciarci «quotidianamente
sorreggere dalla speranza di non essere mai delusi dalla Parola di colui che
ci ha promesso di non lasciarci soli, di
non avere paura».2
L’indifferente del terzo millennio vuole vedere il Signore in quei credenti
capaci non di gioia effimera ma autentica e faticosa perché parte di un cuore libero e coerente, l’uomo
che esorcizza la sofferenza
vuole dei cristiani capaci di
non arrossire di Cristo e
di non temere la persecuzione e la sofferenza per la
«testimonianza da rendere al
Signore nostro […] ma soffri
anche tu insieme con me per
il vangelo» (2Tm 1,8).
La sfida della relazione
Vi è ancora una fondamentale ed ulteriore sfida
alla fede: la sfida relazionale.
Il dono della fede ci è stato
e ci è tuttora consegnato
attraverso il farsi uomo nel
Figlio da parte di Dio; Gesù,
difatti, è, secondo i Padri, il
“Dio umanato”. Il Dio-Trinità (relazione d’amore tra
Padre e Figlio nello Spirito
santo) quindi, ha scelto di
farsi persona, relazione con
la creatura. Da ciò consegue
che la fede deve necessariamente passare dall’uomo,
essere ascoltata ed accolta
nell’uomo (cf. Rm 10,17)
per essere vissuta nella libertà e responsabilità. La
fede, di conseguenza, è atto
pienamente umano oltre
che atto e dono divino, la
fede nel Dio vivente, quindi, non può
viversi a prescindere dall’uomo perché
il credente è colui che rimettendosi
in Dio testimonia la vicinanza all’altro
nella quotidianità. Avere fede in Dio, in
definitiva, corrisponde ad avere fiducia
e a fidarsi dell’uomo. Domandiamoci
perché Dio si è fatto bambino? Per
fare della logica e della natura umana la
via della fede vissuta ed innestata nella
nostra umanità. Un bambino quando
nasce ha bisogno di acquisire, di essere
educato alla fiducia prima nello speciale
rapporto con la tenerezza della mamma che, in seguito e gradualmente, apre
alla fiducia e all’amore con il padre e la
famiglia. E’ nella famiglia che il bambino
imparando a fidarsi dell’altro, impara
a fidarsi anche degli insegnanti, degli
educatori, degli amici fino ad arrivare
al rapporto con l’altro sesso, all’amore,
alla fiducia sponsale. Dio si è abbandonato nelle mani dell’uomo, di Maria e di
Giuseppe, per dirci che per credere in
Lui occorre credere nell’uomo. Cosa
sarebbe una fede disincarnata dall’uomo e dalla storia? Illuminanti ed attuali
sono le riflessioni del priore di Bose:
«C’è un’ umanità della fede alla quale noi cristiani, purtroppo, non siamo
sufficientemente attenti: rischiamo di
essere divorati dall’ansia o dalla passione della fede in Dio e non comprendiamo che senza questa fede umana
non è possibile che in una persona si
innesti la fede in Dio, se non come dichiarazione teista, come affermazione
di appartenenza culturale e identitaria,
non certo come confessione cristiana.
Ma proprio questa umanità della fede
ci porta a confessare oggi la crisi della
fede, crisi dell’atto umano del credere
diventato così difficile, raro e sovente,
comunque contraddetto. Siamo poco
disposti a mettere fiducia negli altri,
siamo incapaci a “credere insieme con
gli altri” in un obiettivo, un progetto
che pur sentiamo buono. Lo constatiamo ogni giorno: perché si preferisce
la convivenza al matrimonio? Perché è
diventata così difficile una storia perseverante e fedele nell’amore? Perché la
parola data nel matrimonio o nella vita
comunitaria, nelle relazioni amorose è
così facilmente smentita?».3
Vivere ed accogliere le sfide della
fede significa, ancora, professare la sfida
dell’amore, la fede nell’Amore(quella
con l’”A” maiuscola, cioè l’amore di
Dio) perché i cristiani altro non sono
che coloro che credono all’amore (cf
1Gv 4,16). Non avere fede in Dio vuol
dire non credere all’amore, non fidarsi
dell’altro, di se stessi. La diffidenza umana crea ombre sulle nostre esistenze,
oscura l’alterità dei nostri compagni
di viaggio, getta ombre sugli uomini e
le donne di oggi, sui politici armati di
onestà e umiltà, sui semplici possidenti di libertà, sui poveri ricchi della ricchezza della povertà, sulle mamme e
i papà capaci di amore e di privazioni
per educare all’amore i loro figli. Avere
fede oggi, nel tempo della pretesa della
“sufficienza umana” vuol dire accogliere l’azione pedagogica di Dio, di quel
Dio che ha da sempre educato l’uomo
(da Abramo a Gesù) a credere e ad
avere fiducia nella sua logica di amore.
_______
In, www.monasterodibose.it
GENNARO MATINO,Tra le braccia di Dio, in Famiglia Cristiana n. 40\2010, p. 10.
3
ENZO BIANCHI, Come si può credere in Dio se non
si crede nell’altro?, in Jesus, settembre 2010, p. 97.
1
2
Attualità
ricordando
Mons. Luigi Padovese
l’uomo del dialogo
di fr. Leonardo Civitavecchia
Un duro colpo per la Chiesa del Medio Oriente, la morte violenta di uno
dei suoi Pastori, Mons. Luigi Padovese,
Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Conferenza episcopale di
Turchia. Una morte che rattrista anche
noi frati Minori di Puglia e Molise. L’avevamo incontrato più volte durante i tre
corsi di Aggiornamento in Turchia “Sui
passi di San Paolo”. Ecco perché lo vogliamo ricordare anche noi di Azione
Francescana, come uomo del dialogo e
assolutamente mite e pacifico.
Come gli apostoli dei primi tempi, Mons. Padovese è stato chiamato
ad unire fino in fondo la propria vita
al sacrificio di Cristo, ucciso in modo
cruento. Proprio una persona come lui,
mite e pacifica, “un uomo semplice, alla
mano, umile persona della carità impegnato ad aiutare i poveri, i sofferenti …
uomo dalle buone relazioni, che sapeva
parlare ai semplici e agli uomini di cultura e alle autorità civili e religiose” (Maria
Grazia Zambon, Asia News, 7.6.2010);
“... un fine intellettuale, apprezzato negli
ambienti più aperti della moderna in-
tellighenzia turca” (Famiglia Cristiana,
3.6.2010).
Anche il Santo Padre lo ricordò così,
mentre era in visita a Cipro: “La notizia
della sua morte improvvisa e tragica, avvenuta giovedì, ha sorpreso e colpito tutti
noi. Affido la sua anima alla misericordia
di Dio onnipotente, ricordando quanto egli
si impegnò, specialmente come Vescovo,
per la mutua comprensione in ambito
interreligioso e culturale e per il dialogo
tra le Chiese. La sua morte è un lucido
richiamo alla vocazione che tutti i cristiani
condividono ad essere, in ogni circostanza,
testimoni coraggiosi di tutto ciò che è buono, nobile e giusto”.
Nato a Milano 63 anni fa, da genitori
originari della diocesi di Concordia - Pordenone, frate cappuccino, ricercatore e
docente di Patrologia in diverse università pontificie, Preside dell’Antonianum
di Roma, consultore della Congrega-
zione dei Santi, animatore di numerosi simposi di studio di alto livello sulle
figure di S. Paolo, S. Giovanni, autore di
numerose e valide pubblicazioni scientifiche, che spaziavano dalla patristica alla
teologia, all’archeologia, portandolo anche a preparare un’accurata guida della
Turchia, era stato consacrato Vescovo di
Iskenderun nel 2004.
Nella sua lettera pastorale di due anni
fa, così aveva scritto ai suoi fedeli: “Prego
perché questa sua pace sia sempre con
voi. Il compito di un vescovo non è solo
quello di interessarsi delle persone che gli
sono state affidate, istruirle e guidarle, ma
anche e soprattutto di pregare per loro”.
E sul suo impegno in Turchia, è lui stesso
a delinearne alcuni elementi: “Che cosa
può fare un vescovo in Turchia? Personalmente ho individuato alcuni significativi
ambiti di azione. A parte l’impegno di
tutelare i diritti delle comunità cattoliche,
9
Attualità
credo che un dialogo con
gettato nella terra. Ed è un
seme che sta producendo
il mondo culturale turco
frutti. In noi che viviamo ed
sia un fruttuoso camoperiamo in Turchia ha genepo di lavoro … un altro
rato la consapevolezza che
ambito di lavoro riguarda
essere cristiani non è esente
i rapporti con il mondo
da rischi e quindi la fede è
ortodosso … c’è inoltre
una scelta che impegna nella
un altro ambito di azione
vita e può impegnare anche
che ho individuato nei prisino alla morte” (N. Gori,
mi mesi della mia permaTestimoni di pace nel nome
nenza in Turchia: riguarda
dell’Apostolo Paolo).
quelle famiglie passate
A noi frati Minori di Puglia
all’islam nel secolo scorso
e
Molise nel corso di agnon per convinzione, ma
giornamento
nell’anno paper sfuggire a vessazioni
olino
Mons.
Padovese
avee a discriminazioni. La
va
sottolineato:
“È
l’incontro
memoria dell’originaria
2007 • i nostri frati in Turchia con Mons. Padovese
con Cristo a salvare e non la
appartenenza cristiana
sola scrupolosa osservanza
ha fatto sì che alcuni, i
dei comandamenti. Dinanzi
cui nonni erano cristiani,
ad una tendenza legalistica
siano divenuti catecumeni e siano stati ta di portare gli uomini a scoprire liberabattezzati … Un discorso a parte meri- mente che il cammino di fede alla sequela sempre presente che trasforma Dio in un
ta il rapporto con l ‘Islam. Credo che un di Gesù arricchisce la vita ... ma pronti a idolo e il rapporto con Lui in un contratdialogo a livello teologico sia impossibi- raccogliere anche delusioni. Non può es- to senza adesione del cuore, Paolo con
le, mentre è possibile lo sforzo comune sere altrimenti, poiché la fede, in quanto la sua esperienza di Damasco ci ripete
per un maggior rispetto …(Turchia ver- espressione congiunta della grazia di Dio ancora oggi: l’autore della tua salvezza è
so l’Europa, tra integralismo islamico e della libera adesione umana, non si può Cristo… Pensare di costruirsi con le sole
e spinte nazionaliste al sito, Padova, imporre, ma soltanto proporre”. È proprio forze umane una propria santità è un
12.2.2007… ).
questo modo di essere, prima di tutto, fallimento ... Annunciare Gesù Cristo per
Mons. Padovese si era impegnato in ad essere fruttuoso, anche se a volte Paolo è stata una necessità che nasceva
dall’amore per Lui ... Chi incontra Cristo
prima persona in quello che riteneva solo in veste di “testimoni silenziosi”.
un compito fondamentale: “Occorre
Così era stato per lui don Andrea San- non può fare a meno di annunciarlo, sia
costruire rapporti di amicizia nella vita toro, di cui ricordava, nella stessa inter- con la vita che con le parole ... Come disse
quotidiana, nei quali emerga la bellez- vista: “la piccola rivista che aveva creato Giovanni Crisostomo ‘è in virtù dell’amore
za della fede cristiana e il desiderio di con amici di Roma portava il titolo ‘Finestra che Paolo è diventato quello che è stato.
costruire insieme il futuro della Turchia” sull’Oriente’. Ora questa finestra, grazie al Non venirmi a parlare dei morti che ha
(Avvenire, intervista del 30 gennaio suo martirio, si è spalancata e attraverso di risuscitato, nè dei lebbrosi che ha sanato;
2007). “Fondamentale è stabilire relazio- essa la nostra situazione, prima conosciuta Dio non ti chiederà niente di questo. Proni di amicizia e di conoscenza reciproca, a pochi, è divenuta nota a molti. Con il sa- curati l’amore di Paolo e avrai la corona
che sono la base sulla quale si comincia crificio della sua vita don Andrea ha fatto perfetta’ ... Dio può trasformare anche
a sciogliere il ghiaccio della diffidenza” veramente da ponte attraverso una testi- noi, purchè lo vogliamo. .. Paolo ci ricorda
(N. Gori, Testimoni di pace nel nome monianza fatta di non molte parole, ma che Dio non può nulla se noi non coldell’Apostolo Paolo, intervista).
di una vita semplice, vissuta con fede. Il sa- laboriamo con la sua grazia ... Paolo è
Grazie anche alla sua mediazione, crificio di questi cristiani è stato un seme sempre pronto a ricordarci che ‘cristiani
non si nasce, ma si diventa’ .. Paolo ha
dopo una lunga battaglia conavvertito tutta la difficoltà di
dotta con le armi della pazienannunciare Cristo ... che ci salva
za e della determinazione, la
attraverso la sua incarnazione
chiesa di S. Paolo a Tarso, - e
e la sua morte in croce. Quenoi ne siamo testimoni - trasta è ancora oggi la vera porta
sformata in un museo dalle
stretta di cui parla il Vangelo. La
autorità turche, dove i cristiani
porta stretta non sono, dunque,
potevano entrare solo paganl’accettazione dei precetti modo il biglietto e dove si poteva
rali della Chiesa e neppure la
celebrare la messa solo prenopesantezza umana delle sue
tandola con parecchi giorni di
strutture, ma quello scandalo
anticipo, è, secondo le notizie
della croce che ai non cristiadi questi ultimi giorni, in via di
ni appare ancor oggi “follia e
restituzione definitiva a luogo
stoltezza”... Quello che Paolo
permanente di culto (Oriente
ci ricorda è che non dobbiamo
cristiano, 7.6.2010).
porre limiti “umani” a questo
Parlando della testimonianza
amore (di Dio) per noi”.
cristiana da dare, Mons. PadoGrazie p. Luigi, continua a esvese aveva detto recentemensere per tutti noi e per il tuo
te, dopo le riunioni a Roma
popolo ‘fratello’ e ‘padre’”.
preparatorie al Sinodo: “Si trat-
10
Francescanesimo
Francesco d’Assisi e gli esseri alati:
un rapporto sinergico
di fr. Alessandro Mastromatteo
Ad una prima e attenta osservazione
dell’iconografia su Francesco d’Assisi
ci si accorge che, il più delle volte, egli
viene raffigurato stimmatizzato con il
Crocifisso e il libro della Regola, senza
alcuna creatura. Sembrerebbe, pertanto, non appartenere alla spiritualità del
santo d’Assisi l’amore per le creature.1
Ma è tutt’altro che così: ad un semplice e veloce sguardo dei suoi scritti ci
si accorge che l’amore, l’attenzione e
la tenerezza verso di esse sono assai
profonde. Ovviamente, tra i suoi tanti
scritti, il Cantico delle Creature2 è quello
che meglio delinea tale amore verso la
natura. Le creature per Francesco sono
segno, e il segno rimanda alla realtà;
sono ombra, e l’ombra rimanda alla figura; sono trasparenza di Dio: per questo le ama. Il suo è un amore teologale,
intriso di fede: Dio è la causa prima di
tutti gli esseri creati, e Francesco vede
il Signore nelle creature, lo glorifica
con le creature, lo loda attraverso le
creature, lo benedice per il dono delle creature. Questa visione di Francesco in realtà contrasta col suo periodo
storico, in cui si andava affermando una
teoria di negatività verso la creazione e
tutto ciò che è materiale e corporeo.
Le biografie su Francesco, invece, esplicitano abbondantemente questo rapporto inscindibile: lo vediamo muoversi
in mezzo alle creature, parlare con loro
ed essere ascoltato, comandare ed essere obbedito.3 Tra i tanti episodi, quello maggiormente noto è la predica agli
uccelli.4 Gli uccelli, in modo particolare,
sono molto cari al Poverello: fatti per
la terra, spaziano nel cielo; sono poveri,
vivono alla giornata; sono felici, cantano
sempre; sono piccoli, umili e liberi. Tan-
11
Francescanesimo
E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su’
quali era quasi infinita moltitudine d’uccelli. E
entrò nel campo e cominciò a predicare alli
uccelli ch’erano in terra; e subitamente quelli
ch’erano in su gli arbori se ne vennono a lui
insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compié di predicare
[...] Finalmente compiuta la predicazione,
santo Francesco fece loro il segno della croce
e diè loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli
uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti,
e poi secondo la croce c’aveva fatta loro santo
Francesco si divisoro in quattro parti [...] e ciascuna
schiera n’andava cantando maravigliosi canti.
(I fioretti di San Francesco)
ti sono i brani che ci narrano, appunto,
questo straordinario rapporto. Come
non ricordare l’episodio in cui egli impone il silenzio alle rondini ad Alviano,5
o l’uccello fluviale del lago di Piediluco,6
o il falco che alla Verna lo sveglia per
la preghiera,7 o il fagiano a Siena,8 o gli
uccelli che volano sulla cella del Santo
alla Verna,9 o il pettirosso maledetto,10 o
ancora le allodole che volano e cantano
durante il suo passaggio da questa vita
alla vita del cielo?11 Ma andiamo per ordine. In realtà l’elenco dei testi biografici
né vogliono, né possono aumentare il
valore storico del racconto primitivo e
cioè quello di 1Cel 58. Ma ancor prima
di questo, desta sicuramente meraviglia
che negli Scritti di san Francesco ci sia
un unico e brevissimo testo che si riferisce agli uccelli: «Voi tutti, uccelli del
cielo, lodate il Signore».12 Tutto questo
a dimostrazione del suo grande interesse per i volatili, specialmente per le
allodole. Ma, ritorniamo al testo del Celano, databile al 1228-1229. Francesco,
scorgendo un gran numero di volatili
e sentendo il loro concerto sonoro fu
preso da un moto d’entusiasmo. Lasciò
la strada e i compagni, avvicinandosi
quanto più possibile allo stormo, notando con immenso piacere e meraviglia
che gli uccelli di fronte a lui non si misero in fuga. Il Poverello allora rivolse
loro il consueto saluto evangelico della
pace: il Signore vi dia pace! Siccome i volatili rimanevano stranamente fermi, si
rivolse a loro, come se avesse di fronte a sé degli uomini, dopo aver chiesto
12
loro esplicitamente di ascoltare la parola divina. Trattandosi di uccelli prevalse
l’ammonimento ad essere riconoscenti per il loro “vestito”, le piume, per il
loro privilegio di risiedere nella purezza
dell’aria, per il fatto di poter procurarsi
regolarmente il loro nutrimento senza
doverlo seminare e mietere nei campi ed infine per la loro libertà da ogni
preoccupazione del loro fututo. La reazione dello stormo fu assai inconsueta:
dimostravano la loro gioia “allungando
il collo, spiegando le ali, aprendo il beccuccio e guardandolo”. Dopo ciò, Francesco benedisse i volatili con il segno
della croce, dando loro licenza di riprendere il volo. Il perché della predica
agli uccelli ce lo riferisce proprio l’autore della biografia presa in considerazione: “Perché era un uomo di sommo
fervore”, cioè pieno di carità fervente
che non limitava soltanto agli uomini,
ma che estendeva abitualmente a tutte
le creature. Frate Francesco sembra essere il primo ad indirizzare un discorso
ad uno stormo di uccelli. Ecco perché
la letteratura successiva esaltò notevolmente questo episodio di fratellanza
universale. Un episodio che ci fa comprendere essenzialmente due realtà: la
prima, che nell’esperienza dell’Assisiate
l’obiettivo costante è sempre quello di
promuovere la lode divina e, la seconda,
che non solo dovrebbe essere evitata
ogni forma di abuso o di maltrattamenti
agli animali, ma che si impone un’integrità del creato costante e responsabile
dell’intera natura.
_______
1
Per una veloce visione d’insieme dell’evoluzione
rappresentativa, sul piano artistico, di Francesco d’Assisi, si veda: S. GIEBEN, S. Francesco nell’arte grafica in
Francesco d’Assisi nella Storia. Secoli XII-XV. Atti del Secondo Convegno di Studi per l’VIII Centenario della nascita
di S. Francesco (1182-1982) (Assisi, 14-16 settembre), a
cura di S. Gieben, Roma 1983, p. 335-345.
2
È un inno alla bellezza del Creatore nelle creature.
In questo inno, “il Magnificat francescano”, «risuonò
con voce fresca e appassionata un senso nuovo della
vita, che, pur entro i quadri fondamentali della spiritualità cristiana, dopo gli eccessi del precedente rigorismo,
rivalutava la natura, come creatura uscita dalla mano
di Dio e quindi riflesso…della sua bontà. In grazia di
questa nuova visione dell’universo…il più ardente misticismo, il più estatico rapimento…poteva conciliarsi
con l’amore più completo, più fervido, più fraterno per
tutte le creature animate e inanimate di questa terra.
Quest’amore…che è insieme amore della loro fonte,
Dio, trova nella lirica del Santo l’espressione più limpida e, nella sua semplicità misurata, più efficace» (M.
PUPPO, Il Cristianesimo e la letteratura, in Somma del
Cristianesimo, vol. II, p. 980). Per uno studio più dettagliato in merito si veda: C. PAOLAZZI, Il Cantico di frate
Sole, Genova 1992; N. PASERO, Laudes creaturarum. Il
Cantico di Francesco d’Assisi, Parma 1992.
3
Uno studio sulle fonti agiografiche è stato svolto magistralmente da: A. MARINI, Sorores alaudae. San Francesco d’Assisi, il creato, gli animali, Assisi 1989, p. 124.
4
Quest’episodio lo troviamo abbondantemente descritto in: 1Cel 58 (Tutte le citazioni delle fonti saranno
prese da: Fontes Franciscani [Ff], a cura di E. Menestò
e S. Brufani, Assisi, 1995): Ff, p. 332-334; 3Cel 20: Ff, p.
661-663; JulVita 37: Ff, p. 1058-1060; LegM XII,3: Ff, p.
880-881. Quest’episodio accade sulla strada che porta
da Cannara a Bevagna e giunge a Pian dell’Arca.
5
Cfr. 1Cel 59: Ff, p. 334-335; 3Cel 20: Ff, p. 661-663;
JulVita 38: Ff, p.1060-1061; LegM XII,4: Ff, p. 882-883.
6
Cfr. 2Cel 167: Ff, p. 592-593; 3Cel 23: Ff, p. 664; LegM
VIII,8,5-7: Ff, p. 849-850.
7
Cfr. 2Cel 168: Ff, p. 593; 3Cel 25: Ff, p. 665; LegM
VIII,10,6ss.: Ff, p. 851-852.
8
Cfr. 2Cel 170: Ff, p. 594-595; 3Cel 26: Ff, p. 665-666;
LegM VIII,10,1-5: Ff, p. 851.
9
Cfr. LegM VIII,10,6-7: Ff, p. 851-852; CompAss 118,914: Ff, p. 1683- 1684.
10
Cfr. 2Cel 47: Ff, p. 488-489.
11
Cfr. 2Cel 32: Ff, p. 472-473; LegM XIV,6, 9-10: Ff, p.
904-905; CompAss 14,1.9-12: Ff, p. 1494; SpecP 113: Ff,
p. 2035-2036.
12
Esortazione alla lode di Dio: FF 265, v. 12.
Profumo
Francescanesimo
che avvolge
e coinvolge
Verso il
Ce
ntenario d
ella Fondazion
e dell’Ordine di S. Chiara A.D. 2012
di Sr. Chiara Letizia
Sorelle Povere di Mola di Bari
“Maria allora prese trecento grammi
di profumo di puro nardo, assai prezioso,
ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si
riempì dell’aroma di quel profumo” (Gv
12, 1-8).
Immaginiamo, solo per un momento,
di trovarci di fronte ad una scena, non
rappresentata su un palcoscenico di un
teatro, ma su quello su cui realmente
una donna ha vissuto. Tutto si svolge silenziosamente, ogni gesto lascia spazio
ad espressioni forti di umanità, amore e
grande riverenza nei confronti di Gesù.
Maria con i suoi gesti, intesse una relazione con Cristo, e lui, a sua volta non
la respinge, anzi, le permette di dare un
significato molto profondo a ciò che gli
astanti, in particolare Giuda, pensavano: sicuramente ad un grande spreco.
Non c’è da meravigliarsi se pensiamo
al tipo di relazione che noi instauriamo
con il Signore: temiamo molto di offrire
qualcosa di tanto prezioso, invece è più
semplice, per la nostra umanità, avere
occasioni in cui ci relazioniamo con Dio
facendo i conti in tasca: «Perché non si è
venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Spesso,
rischiamo di far emergere la falsità, mascherata dal perbenismo, dall’interesse
per gli altri, la dove in realtà l’obiettivo
sono io. Diventa importante, allora, la
logica del perdere la vita per guadagnarla; diventa eloquente l’unzione, gesto di
tenero amore che Maria compie, per
indicare che Lui è il Signore della sua
vita.
Ci fermiamo, qualche volta, a contemplare la sua sovranità nella nostra storia
quotidiana?
è tutta questione di come la si intende
la vita! Maria non bada a spese, e noi sappiamo che istintivamente quando siamo
riconoscenti verso qualcuno, quando ci troviamo
di fronte a delle persone
molto amate, daremmo
chissà cosa perché stiano bene e siano felici. Sì,
senza calcolare quantitativamente, e senza neppure mettere all’asta la vita
degli altri. Maria fa “centro”! Mi viene in mente
l’immagine di una pietra,
che gettata in un punto
del lago, produce tanti
cerchi concentrici che si
espandono. Maria inconsapevolmente si mette in
atteggiamento di servizio,
lava i piedi con il profumo
e li asciuga con i suoi capelli. Ecco, quell’aroma si
fa complicità, si fonde ma
non resta solo tra i piedi
di Gesù e i capelli di Maria; quel profumo, incredibilmente forte, di nardo,
riempì ogni angolo della casa. Restiamo
inebriati, nella nostra ferialità, quando,
avendo sperimentato la gratuità di Dio
nel donare la vita, compiamo gesti che
non hanno bisogno di pubblicità, ma che
richiamano l’identità di ciascuno di noi:
“Vi riconosceranno da come vi amerete”;
allora scompare il volontarismo, e resta
quello che si è di fronte a “Colui che è”.
Anche la vedova al Tempio ha dato tutto ciò che aveva, due soli spiccioli, quelli
che le servivano per vivere; così pure
Pietro, di fronte al paralitico: “Non ho
ne oro ne argento, solo Gesù Cristo”.
Così lo spreco non infiamma gli occhi
alla maniera di Giuda, ma diventa indice
di quanto si ama, di quanto si accoglie,
di quanto si mette a proprio agio l’altro,
l’ospite, la persona amata. Lo spreco è
quell’osare che ci permette di fidarci di
Dio, osare sempre come se fosse l’ultima volta, osare che vuol dire andare
incontro alla morte e alla resurrezione.
Chiara di Assisi ha amato con tutta se
stessa Colui che a lei, alle sue sorelle e
ad ogni creatura, si è donato; ha contemplato il volto del Cristo povero e
Crocifisso, nel quale non c’è bellezza ne
splendore da attirare ogni sguardo; lo ha
reso presente e lo ha amato perché era
il volto del più bello, il più bello tra i figli
di Adamo.
L’uomo vale più di ogni cosa, per questo il Signore l’ha riscattato al prezzo
della sua stessa vita. E questo è l’annuncio più bello che pesa ben più di trecento grammi di nardo e vale molto più di
trecento denari... è il profumo più prezioso che noi Chiesa siamo chiamati a
diffondere.
13
Francescanesimo
panorama
f
panorama
Tavola rotonda
sulla comunione tra i
carismi antichi e nuovi. Il
23 ottobre 2010
il Ministro
Generale, Fr.
José Rodriguez Carballo,
ofm, ha partecipato a una tavola rotonda sulla comunione tra i carismi
antichi e nuovi. La “tavola rotonda”
alla quale hanno partecipato 4 religiosi e tre laici si è tenuta nella Basilica
Superiore di San Francesco in Assisi
con oltre 1.000 partecipanti. Fr José
ha parlato di comunione e di collaborazione all’interno della famiglia
francescana.
Un Frate Minore in un Organismo dell’Unione
Europea: Fr. Victor
Melícias Lopes, Ministro provinciale del
Portogallo e Presidente dell’UFME, esperto nei diritti
umani e nelle politiche sociale, è stato
nominato Membro effettivo del Comitato Economico e Sociale Europeo
(CESE) con sede a Bruxelles. Fr. Victor ha assunto l’incarico il 12 ottobre ed avrà la durata di quattro anni
(2010-2014).
14
Rinnovata la Fraternità missionaria di Bruxelles.
Il Definitorio Generale OFM ha
rinnovato la nuova équipe della Fraternità
Internazionale di
“ N o t re Dame des
Nations”
a
Bruxelles. Il
nuovo guardiano, Fr. Didier Van Hecke, della Provincia dei Tre Compagni in Belgio/Francia, e Fr.
Gianfrancesco Sisto, della nostra Provincia di S. Michele
Arcangelo di Foggia in
Italia, fino ad ora missionario a Nairobi, sono
i nuovi responsabili
per la formazione dei
futuri missionari. Gli
altri due Frati, Fr. Jean
Nguyen Hung Lân e
Fr. Benjamin Kabongo
Ngeleka, già membri
della Fraternità, oltre
ad avere la responsabilità della nostra parrocchia “Notre-Dame
des Grâces”, saranno
di aiuto alla formazione
missionaria.
B. Ioannis Duns Scoti, Ordinis
Fratrum Minorum, OPERA OMNIA. Studio et Cura Commissionis
Scotisticæ ad fidem codicum edita, XII,
Typis Vaticanis, Civitas Vaticana MMX,
pp. 547. La Commissione Scotista ha
curato la pubblicazione del vol. XII
dell’Opera Omnia del Beato Giovanni Duns Scoto: contiene il Trattato sull’Eucaristia. Si tratta della
più ampia indagine sull’Eucaristia
che sia stata scritta nell’epoca antica e medievale. Né Bonaventura,
né Tommaso D’Aquino, né alcun
f
francescano
Francescanesimo
a
francescano
altro dottore dell’epoca
– all’infuori di Scoto – si
è addentrato così ampiamente nell’argomento,
visto sotto il profilo teologico, filosofico, liturgico,
giuridico ed ascetico. Per ordinare copie,
rivolgersi a: Frati Editori di Quaracchi, Via
Santa Maria Mediatrice 25, 00165 Roma,
Italia; email: [email protected]
Francescani contrari alla pena di
morte, “non ridarà vita a nessuno”.
Anche i francescani esprimono il loro no
alla condanna a morte dell’ex vice presidente iracheno Tareq Aziz. A prendere la
parola è il Custode del Sacro Convento di
Assisi, padre Giuseppe Piemontese. “Siamo
da sempre contrari in modo assoluto alla
pena di morte. Non ridarà la vita a chi l’ha
persa anzi ne toglie un’altra. Tareq Aziz ci
è sembrato
il volto più
ragionevole
che ha limitato,
probabilmente,
decisioni più gravi da parte del regime di
Saddam Hussein”. I francescani ricordano
che nel febbraio del 2003 Tareq Aziz arrivò ad Assisi, un mese prima che scoppiasse
la guerra in Iraq. ...Il vicepremier iracheno
Tareq Aziz fu accolto dai frati minori alla
tomba del Santo di Assisi “come credente,
per confrontarsi, insieme a noi, con questo
grande uomo che è stato Francesco”.
La Conferenza della Famiglia Francescana da più di un anno si sta preparando a commemorare il 25° Anniversario
della Giornata mondiale di Preghiera per
la Pace che si tenne in Assisi il 27 ottobre 1986.
Basandosi su quella celebrazione,
Giovanni Paolo
II rese popolare l’idea dello
Spirito di Assisi, un concetto
che, nell’ultimo
quarto di secolo, ha ispirato
molti tentativi
di promuovere la pace ed
il dialogo. Sarà
l’occasione
per rafforzare
questo impegno per la pace
ed il dialogo
incoraggiando
l’intera Famiglia Francescana a celebrare
questo importante anniversario. Significativa la lettera della Conferenza della
Famiglia Francescana: “Noi, Francescani,
siamo consapevoli che il mondo è cambiato molto negli ultimi 25 anni. Il nostro
impegno a vari livelli nel dialogo con popoli di altre tradizioni religiose si è sempre basato sulla nostra fedeltà a predicare la Buona Novella proclamata da Gesù
Cristo. Allo stesso tempo sono emerse
nuove condizioni che minacciano l’unità,
il benessere della razza umana e la sua
stessa esistenza. Esse sfidano la capacità
della Chiesa e della nostra famiglia Francescana ad essere segni efficaci di unità...
È sempre maggiore il senso di urgenza a
creare nuove vie di dialogo interculturale
o a rafforzare quelle esistenti allo scopo
di promuovere la pace, la riconciliazione,
la cura del Creato e uno sviluppo umano
integrale, specialmente per quelli che si
sono impoveriti... Possa la celebrazione
del 25° anniversario dello Spirito di Assisi aiutarci a rivitalizzare la nostra vita
ed il nostro ministero in modo che,
come Francesco e Chiara possiamo
offrire una testimonianza vibrante e un servizio nella costruzione di un mondo più giusto e più pacifico”
15
Vita di famiglia
La Missione in Perù:
un entusiasmante intreccio tra il mio desiderio e il progetto divino!
di Fr. Vincenzo M. Dituri
Difficile operazione, quella di ricordare, rileggere, riordinare e raccontare
il proprio passato, l’esperienza vissuta, i
volti incontrati e le tante storie ascoltate.
Operazione in cui si corre non solo e
non tanto il rischio della nostalgia, quanto quello di rendere idilliaco ciò che in
realtà non lo è stato affatto. Proverò, comunque, attraverso questo raccontarmi,
a restituire quanto Dio mi ha donato
nell’esperienza missionaria in Perù, perla
dell’America Latina, dove fede, tradizione,
colori e costumi si mescolano a povertà,
miseria, sofferenza e ingiustizia tanto da
formare la ricchezza di un popolo dalle
radici lontane.
Accogliendo la chiamata del Signore
“Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se
stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi
segua” (Lc 9,18-24), in questo anno così
ricco di doni per la mia vita, dopo l’Ordinazione Diaconale, ho chiesto al Ministro
provinciale e ai Definitori, di poter esprimere ciò che per me è sempre stato un
profondo desiderio: andare in una terra
di missione per vivere quel ministero ricevuto attraverso l’annuncio della Parola e il servizio al prossimo, soprattutto
16
agli ultimi e ai meno fortunati. Dieci anni
fa, quando tutto stava iniziando, nel mio
cammino vocazionale, ho sentito forte
dentro di me il desiderio di lasciare tutto e seguire il Signore come quei Santi
che stavo conoscendo: Madre Teresa
di Calcutta e San Francesco d’Assisi. Mi
chiedevo se mai sarei stato capace di
tanta radicalità come loro. Li guardavo
con ammirazione e stima, per aver saputo coniugare l’Ascolto della Parola e la
testimonianza credibile e gioiosa di una
vita donata a Dio e
al prossimo, agli
ultimi in modo
particolare, perché in quel volto trasfigurato e
rifiutato era presente il volto di
Cristo crocifisso.
Sono stati loro, con
quella testimonianza autentica di vita
che mi hanno invitato alla stessa audacia
e radicalità; sono stati
loro che mi hanno insegnato a far maturare
ed esprimere la fede
che Dio mi ha donato;
sono stati loro che mi hanno mostrato
come guardare ogni fratello con gli occhi
della fede che rende ogni persona figlio
dello stesso Padre. Quel desiderio che
oggi può sembrare così lontano e distante in realtà è diventato per cinque mesi
la realtà che ha accompagnato i miei
passi. Scelta radicale che ha bussato per
ben due volte alle porte della mia storia,
attraverso la sequela di Cristo nella
vita consacra-
Vita di famiglia
ta e in questo progetto missionario. Per
Grazia di Dio, così, ciò che per me era
un desiderio per Lui era un Disegno, a
tal punto che il 17 Giugno 2010 ero già
in Perù.
Ricordo vive le parole di Padre Adriano Tomasi, Vescovo ausiliare della Città di
Lima, che dopo avermi accolto fraternamente il giorno che arrivai, conversando con lui mi disse: “Esprimere la carità
missionaria: sarà questa la tua missione.
Lasciare che la grazia che ti ha spinto ad
andare per il mondo, esprima la profondità del tuo incontro personale con Cristo”. Mentre mi parlava, non potevo far a
meno di guardare i suoi occhi, carichi di
sofferenza ma anche di gioia che contagiano e riempiono il cuore di coloro che
si mettono in ascolto. Per lui quel raccontare era un rivivere i passaggi più rilevanti
della sua storia di frate minore di Trento
incardinato nella Provincia dei frati minori dei dodici Apostoli del Perù. Le sofferenze e le povertà che hanno modellato
la sua umanità, tanto da renderlo degno
figlio di San Francesco, povero tra i poveri, felice di condividere l’unica ricchezza:
Cristo. Non è mancato nel suo raccontare la pagina buia delle povertà del territorio. L’alto tasso di povertà del territorio che non riesce a esprimere tutte le
sue potenzialità a causa della criminalità
organizzata; il narcotraffico con il suo
commercio di droga, armi, sfruttamento
sessuale di donne e bambini, vendita di
organi; la violenza sulle donne e sui bambini da parte di uomini che soffrono di
alcolismo; la piaga diffusa dell’adulterio; la
corruzione e la delinquenza a più livelli,
compresa quella delle cosiddette
“pandiglie”,
gruppi di ragazzi che generano violenza; il
tasso di analfabetismo e disinformazione
di persone che per vivere sono costretti
ad andare per le strade come venditori
ambulanti di caramelle o riciclatori di plastica. Il Perù non è soltanto il Cusco, o le
città turistiche come Machu Picchu che
tutti conosciamo, il Perù è anche questo
volto trasfigurato da una povertà che
prende i toni della miseria.
Questa la sfida che mi attendeva: lavorare a Huaycan presso un collegio francescano, in un paese che si è formato
ventisette anni fa a motivo dello spopolamento della zona centrale della Selva,
conseguenza della violenza terroristica. In
tanta desolazione e morte furono molti
che desiderarono la pace e lo sviluppo
della comunità. Grazie a Dio i tempi della violenza sono parte del passato, però
le difficoltà sono ora di altro tipo. Una
sfida profetica e francescana la nostra,
come frati minori: lavorare in un collegio
a servizio dei ragazzi che provengono da
queste situazioni, consapevoli che l’educazione è una delle forme più concrete
per affrontare la povertà e la miseria, restituendo al Signore con la Parola e la
vita. Una proposta educativa evangelica,
umana e francescana di fronte ad ombre ed ostacoli come la disinformazione
e l’analfabetismo, la contaminazione e la
mancanza di servizi nelle zone più distanti
della comunità. La presenza dei frati minori, è un seme di speranza per tutti quei
ragazzi che guardano al presente come
l’opportunità del futuro, accogliendo il
Vangelo come Buona Notizia,
vivendo
momenti di fraternità e condivisione con
tutti i coetanei dalle varie provenienze. Il tutto, formando una cultura della
pace attraverso l’accoglienza reciproca;
lottando per la giustizia nel rifiuto della
violenza e dell’abuso soprattutto dei più
indifesi; accogliendo la creazione quale
parte dello stesso progetto al quale Dio
ci ha chiamati. La missione è stato tutto
questo, però ciò che con immensa gioia
vorrei comunicare è che la missione è
Cristo in azione, è Cristo che chiede di
servire attraverso le nostre mani, attraverso le nostre parole per raggiungere
tanta gente che lo cerca e lo attende, per
consolare, illuminare e convertire; c’è una
profonda sete di Dio.
L’azione di Dio non si è fatta più piccola
di come lo era quando lui stesso operava: cerca in noi solo l’espressione della
sua Grazia.
E’ Lui la luce che illumina le tenebre, è
Lui che lava ogni colpa e restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia a coloro che
sono tristi, liberando l’uomo dall’odio e
dal rancore, piegando i potenti e innalzando gli umili. Desidero terminare questa piccola pagina di condivisione manifestando i miei profondi sentimenti di
gratitudine verso tutti coloro che hanno
reso possibile questa missione in Perù,
consapevole che la gratitudine è il fiore
più bello e delicato che sboccia nel cuore umano dal seme divino, e che voglio
regalare ad ogni persona che ho incontrato lungo il mio cammino.
17
Vita di famiglia
Sessant’anni di Sacerdozio di Padre Vincenzo Gallo
la predica più bella:
I Frati Minori di Puglia e Molise e la Fraternità di San Pasquale in Foggia, il 9 Luglio 2010 ore 11.00 ha vissuto con grande
gioia e partecipazione il 60° di Ordinazione Sacerdotale di fr. Vincenzo Gallo. Un
elemento, in particolare,
che vogliamo sottolineare dalle nostre pagine e
la sofferenza che padre
Vincenzo affronta da più
di 40 anni. Ci piace riportare un passaggio che ha
tracciato P. Angelo Marracino durante l’omelia.
“La storia dei sessant’anni di sacerdozio di Padre
Vincenzo non finisce qui.
La parte più bella è tutta
da raccontare. A un osservatore superficiale potrebbe sembrare che “Sorella
Infermità” abbia rovinato
il sacerdozio di Padre Vincenzo. Invece non è così.
Non lo ha rovinato, ma
lo ha arricchito. Altrimenti dovremmo dire che la
Passione e la Morte hanno
rovinato tutto il Ministero
Pubblico di Gesù (...).
Giovanni Paolo Il, che è stato un grande
maestro e un sicuro punto di riferimento per tutta l’umanità, non è apparso mai
così grande, come quando, negli ultimi
anni della sua vita, non riusciva neanche a
mantenersi in piedi o come quando parlava farfugliando (...).
Di solito, quando siamo colpiti da un
male che ci limita nelle nostre possibilità e che non ci
permette di fare nessuna
di quelle cose che ci piacevano di più e che ci realizzavano maggiormente,
cadiamo in una tremenda
depressione: (...) e ce la
prendiamo con tutti, talvolta anche con Dio.
In Padre Vincenzo nulla
di tutto questo. Egli sapeva che “il tutto concorre
al bene per coloro che
amano Dio”. Tutto, niente escluso. Anche un’ingiustizia patita, anche una
offesa gratuita, anche una
malevolenza immeritata.
18
la sua Vita
E perché no?, anche una disgrazia o una
malattia. Tutto ciò che fa male all’anima e
al corpo, tutto concorre al nostro bene.
lo sono sicuro che Padre Vincenzo, ad
un certo punto, ha capito che il dono più
grande che Dio gli aveva fatto, dopo quello del sacerdozio, era proprio quella sua
“infermità vita natural durante”. Da quel
momento, la sua sofferenza - non tanto
quella fisica, quanto quella morale e, soprattutto, quella spirituale - si è trasformata in amore e, quindi, in gioia.
Questo appare con evidenza dal modo
come egli è vissuto e come si è comportato in tutti questi anni a dimensione limitata, dentro e fuori del Convento. Tutto fa
credere che “Ciò che in un primo tempo
gli era sembrato amaro, gli si era convertito in dolcezza di animo e di corpo”.
Infatti, nonostante i condizionamenti
che il male gli imponeva, Padre Vincenzo
non si è incupìto, non ha perso la serenità interiore e la gioia di vivere. Un altro,
forse, si sarebbe disperato, egli, invece, ha
continuato a guardare il mondo con occhi
limpidi, luminosi, pieni di sole; anche nelle
situazioni più tese, egli non si è avvilito e
non ha perduto il suo buon umore.
In genere chi soffre di qualche cosa ha
paura di farsi vedere come se fosse peggiore degli altri. E allora si raggomitola
e rimane chiuso in se stesso, come una
corolla prima che si levi il sole. Padre Vincenzo, no, non ha mai avuto problemi di
questo tipo. Un’ultima considerazione...
Qualcuno potrebbe credere che
Padre Vincenzo - non per colpa
sua, ma per colpa del male che
lo ha accompagnato per più di
40 anni come l’ombra ci accompagna per via - non sia riuscito
a fare un granché di ciò che è
squisitamente sacerdotale. Anche questo non è vero. La Messa
l’ha quasi sempre celebrata, anche se non in pompa magna, ma
nell’umiltà della sua celletta. Per
la confessione si è sempre prestato, dovunque è stato di comunità, e molti preferivano dire
a lui i loro peccati e raccontare
a lui le loro pene. A Bitetto lo
accompagnavano la mattina e
nel pomeriggio in Chiesa e là
rimaneva fino a mezzogiorno
o fino alla sera. Certo non è
riuscito a fare quelle omelie
che piacevano tanto alla gente
umile e semplice e quelle prediche che fece nella Chiesa di
Gesù e Maria a Foggia e che commossero
il Sindaco di Ascoli Satriano, il Dott. Efrem
lascone. Ma le omelie e le prediche le ha
fatto lo stesso, in altri modi: fotocopiando
ritagli di giornali o brani interessanti di libri
e distribuendoli alla gente (...). Le prediche
più belle, però, le ha fatte con la vita. Non
con le parole, ma coi fatti, testimoniando
quei valori nei quali credeva e che viveva
senza darsene l’aria. Sempre con l’abito,
pulito, ordinato e composto. Sempre felice e contento. Vivendo sempre con un
senso profondo di gratitudine a Dio e ai
fratelli. Per tutta questa messe di bene che
ha compiuto, Dio, quel Dio che è Padre
e Madre nel medesimo tempo, e che, in
quanto tale, si accosta sempre con infinita misericordia alle miserie umane, non
mancherà di ricompensarlo largamente
per tutta questa messe di bene che ha
compiuto. La Vergne Santissima, che più di
chiunque altro, gli ha rivelato il volto tenero e materno di Dio, lo consoli, lo conforti, lo incoraggi e lo sostenga, affinché possa continuare ad offrire il Santo sacrificio
della Messa e a testimoniare l’Amore di
Dio per noi ancora per molti anni”.
Vita di famiglia
60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Padre Mario Tangorra
una vita a servizio dei pellegrini
di Fr. Pio d’Andola
Commissario di Terra Santa
Domenica 11 luglio è stata celebrata
nel nostro convento di Castella Grotte
una suggestiva giornata
pro Terra Santa festeggiando il 60° anniversario della ordinazione
sacerdotale di Padre
Mario Tangorra. Preparati con un Triduo solenne predicato da Padre
Giovanni Lauriola, la Santa Messa giubilare è stata
presieduta dal nostro Vescovo Mons. Domenico
Padovano, concelebranti
il festeggiato, il Ministro
Provinciale P. Pietro Carfagna, il Commissario di
Terra Santa P. Pio d’Andola, il Rettore del Santuario P. Pietro Cassano,
l’Arciprete don Leonardo Mastronardi,
il nostro Parroco Don Vincenzo Togati, i
frati della Delegazione di Terra Santa in
Roma P. Policarpo Angelisanti e P. Marco
Malagola. Presenti il Sindaco di Castellana Francesco Tricase con gli Assessori
Giovanni Romanazzi e Franca De Bellis,
il Maresciallo Franco Pace, il direttore
dell’Agenzia Te.St.Co. (Terra Santa Company) di Gerusalemme Tony Nazzal con
la consorte Evelyn, il Direttore dell’Agenzia Impronte e Viaggi di Roma Massimo
Bellucci, i parenti e amici del festeggiato,
venuti anche da lontano e un plaudente
popolo di fedeli. La liturgia è resa più
solenne dalla esecuzione di canti eseguiti
dalla Corale “Don Vincenzo Vitti” diretta
da Vittorio Petruzzi. Per l’occasione, al
lato dell’ambone, aggiungeva una nota di
colore un bellissimo gonfalone con il logo
della Custodia di Terra Santa, donato da
P. Gianfranco Pinto Ostuni della Delegazione di Terra Santa in Roma. All’inizio
della cerimonia: un breve intervento del
Commissario di Terra Santa per ringraziare i presenti e per
leggere un messaggio augurale
del Padre Custode di Terra Santa firmato
da tutti i frati riuniti in Capitolo a Gerusalemme. Al termine, dopo la lettura della
benedizione del Ministro Generale e del
telegramma del Santo Padre, è stato lo
stesso Padre Mario a tentare di esprimere un ringraziamento con brevi struggenti parole ogni tanto soffocate da intensa
commozione ma coperte da scrosciante
applauso. Non si può non segnalare il lauto pranzo giubilare preparato dal vicino
Ristorante “La Fontanina” perché offerto
interamente da un “benefattore”! Il Padre Custode di Terra Santa P. Pierbattista
Pizzaballa, in una lettera inviata a P. Mario,
così scriveva: “La tua lettera fa memoria
di una vita lunga e laboriosa, con cose
belle e bellissime, e, naturalmente, cose
meno belle: un grande grazie per questa lunga vita di frate francescano della
Custodia di Terra Santa. ... E grazie a te,
fra Mario: una vita a servizio dei pellegrini, a questa grande missione di aiutarli
a toccare con mano i Luoghi della nostra redenzione, per trarne coraggio e
speranza, per rinnovare il proprio amore alla Parola di Dio e
all’impegno di una vita cristiana
nel vasto campo del mondo. E
fra il grande impegno all’ufficio
pellegrinaggi, quello al Centro
propaganda e stampa di Milano. alla Casa Nova di Nazareth,
sempre a servizio dei pellegrini,
a Palermo, al Tabor, anche per
riposare il passo della contemplazione della bellezza,
prima di riprendere la strada
di questo luogo, ininterroto
servizio che la Custodia ti ha
richiesto. Oggi, in occasione
di questo evento, ringraziamo
la Provvidenza che, in questi
ottocento anni di presenza
francescana in Terra Santa, ha suscitato
tra la gente umili e silenziosi messaggeri,
che, nonostante la fragile umanità, ancora si interpongono fra la luce di Dio e le
tenebre del male”.
AncheMons. Jalloni scriveva: «...la gratitudine ci suggerisce di rivolgere un affettuoso ringraziamento a questi francescani che rendono possibile, attraverso
difficoltà incredibili, la visita e il culto di
Santuari santificati della presenza di Cristo e affidati dalla Provvidenza ai frati Minori».
Vogliamo allora rendere omaggio alla
folla immensa dei figli di San Francesco
che, con o senza aureola, hanno dato e
continuano a dare la vita per la terra di
Gesù. E, infine, vogliamo ricordare con
gratitudine le diverse centinaia di frati,
frutto di questa generosa Terra Santa di
Puglia che hanno servito la Terra Santa di
Gesù nel corso di questi secoli.
19
Vita di famiglia
sabato 11 settembre 2010
Monastero Clarisse S. Chiara
Castellaneta VESTIZIONE RELIGIOSA
Laudato sii, mi’ Signore, per sora mia vita …
di fr. Umberto Marrone
Sabato 11 settembre, ore 17.30, centro Pastorale Lumen Gentium, Castellaneta (Ta): “quattro uomini si fecero
discepoli di Francesco” (1Cel): Marco,
Vincenzo, Raffaele e Umberto.
Nella più grande commozione di animo e di corpo ci sono stati consegnati
i panni della prova, quali segno esteriore del sostegno della fraternità dei
Frati Minori nel “camminare nella via
della penitenza (N.B.: “conversione”),
nel vivere secondo la formula del santo
Vangelo, nel seguire l’umiltà e la povertà
di nostro Signore Gesù Cristo (…), nel
pregare sempre con cuore puro…” (dal
rito di iniziazione alla vita religiosa).
Nella novità assoluta del rito, mai concelebrato dai ministri provinciali di Foggia e Lecce per una vestizione congiunta, il mio animo si è unito a quello dei
miei tre fratelli, coi quali ho condiviso, in
misure diverse, il mio cammino e ai cui
cuori è indissolubilmente legato il mio
per la profonda conoscenza reciproca, e
l’amore che la vita alla sequela di Francesco si auspica, anzi pretende.
Io e loro, loro e io, tutti in uno, verità
sintetizzata nel calorosissimo abbraccio
nel quale ci siamo stretti a panni appena
ricevuti. Abbraccio che è stato compendio di un cammino fatto di gioie, euforie,
ma anche di ferite, di lacrime, di paure,
angosce. Tutto s’è riassunto in quell’abbraccio, che mai dimenticherò per il resto dei miei giorni.
Come l’abbraccio dei miei fratelli maggiori, maestro, vice-maestro, ministri
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provinciali, volti, bocche, mani, braccia,
sorrisi di Dio.
O dei miei familiari, mai commossi
quanto dal vedere un figlio, un fratello,
un nipote in procinto di allontanarsi fisicamente da loro ma che, paradossalmente, proprio per questo coltiverà
l’amore per loro come mai aveva fatto,
in quanto l’amore desiderato è più forte
di ogni cosa, più forte del distacco.
E le lacrime hanno straripato anche
dai miei occhi nel vedere tanto amore
nei miei confronti da parte delle persone che tutto significano per la mia vita,
e che mi erano davanti, accanto e alle
spalle nel momento in cui, abbassando
lo sguardo mi vedevo vestito dell’umile
saio di Francesco.
Quanta commozione: il cuore mi
pulsava a mille, lo stomaco mi doleva,
le viscere danzavano, il petto scoppiava… Mai ho vissuto così intensamente,
con tutto me stesso (corpo, spirito ed
anima) altro momento della mia vita.
Il mio cammino, tutto il mio cammino
trovava espressione in quel momento
solenne, in cui Francesco ha posto più
pesantemente la sua mano sul mio capo,
tramite il segno esteriore del suo abito,
testimonianza al mondo del percorso
intrapreso alla sequela di Cristo sulle
sue orme. Quel Cristo che ha voluto
trarmi col suo braccio fuori dagli inferi più imperscrutabili della mia umanità,
quel Cristo che m’ha inondato del suo
amore, facendomelo toccare con mano,
con le braccia nello stringere i miei fratelli, quel Cristo che mi riveste della sua
vicinanza calda, della sua luce… portando la sua linfa alla mia umanità ferita.
E come avrei potuto non rispondere
a tale amore con amore? Come avrei
potuto non intraprendere la strada
che Egli mi tracciava innanzi all’interno
dell’Ordine Francescano?
Entrato sin da piccolo nel seminario
diocesano di Foggia, mia città natale,
scosso dal desiderio di seguire il Signore, la mia vocazione ha negli anni mutato
profondità di coinvolgimento come di
fisionomia: ho a un certo punto compreso che la mia strada si spalancava verso i
francescani. Al rifiuto dei miei genitori di
accordarmi un ingresso immediato, ho
vissuto 4 anni bramandolo, fino al settembre 2008 quando, dopo un anno di
esperienza presso il centro vocazionale
di Biccari (Fg), sono stato ammesso in
postulato. Al primo anno vissuto a Sepino
(Cb) è seguito il secondo, presso Castellaneta (Ta), dovuto all’intrapresa del cammino comune nella formazione da parte
delle due province pugliesi. Col passare
del tempo, la mia adesione alla volontà di
Dio è passata da una prospettiva infantile,
adolescenziale, razionale, a una emotivopassionale immersada quella spirituale, molto più profonda, frutto dell’intervento di Dio nella mia vita.
Una visione del mondo, della realtà
cristiana e francescana, della mia vita
di questo tipo mi ha fatto giungere al
traguardo e punto di partenza vissuto
quel famoso sabato, fulcro della mia
esperienza vocazionale, della mia storia di salvezza,… della mia vita.
Per questo oggi posso innalzare al mio
Signore il canto che fu anche del mio
amico e compagno di viaggio: “Laudato
sii, mi’ Signore, per sora mia vita”.
Vita di famiglia
“…con fede salda
e volontà decisa…”
giovedì 9 settembre 2010
Convento Santa Maria Vetere • Andria
PROFESSIONE DEI VOTI TEMPORANEI
di fr. Antonio F. M. Cifaratti
Sono queste alcune parole presenti
all’interno della formula di professione
religiosa che i frati minori, promettono
dinanzi a Dio e alla Chiesa tutta.
Anche quest’anno, la nostra Provincia religiosa di San Michele Arcangelo e tutto l’Ordine dei frati minori, ha
ricevuto la grazia dal Signore di nuovi
chiamati che hanno risposto con il loro
“ SI “ aderendo al progetto del Signore
nella vita di ciascuno di noi. Con la Professione religiosa dei consigli evangelici,
cinque di noi, fra Pasquale A. Surdo, fra
Nicola Gabriele M. Cosma, fra Gianluca
Emmanuele M. Capitaneo, fra Antonio
Francesco M. Cifaratti e fra Mimmo Pio
M. Lotito, dopo aver trascorso un anno
di noviziato a Fontecolombo, luogo per
eccellenza per noi francescani, in quanto
ci ricorda la Regola che il nostro Serafi-
co padre Francesco ha scritto proprio in
quel luogo, e aver fatto esperienza diretta
della vita francescana attraverso lo studio,
la preghiera, il lavoro e la fraternità, il 9
settembre scorso, nel convento di Santa
Maria Vetere di Andria, abbiamo promesso di aderire con decisione al progetto
di Dio nella storia di ciascuno di noi. La
vocazione è un dono che nasce dall’aver
ascoltato e accolto quella parola evangelica unica e personale che ha raggiunto
l’intimo del nostro cuore. Il grande dono
che il Signore ha elargito a ciascuno di
noi, è un dono che chiede prima di tutto
di essere custodito come perla preziosa,
ma richiede anche di poterla mostrare e
farla conoscere agli altri come perla per
eccellenza. Con la professione temporanea dei consigli evangelici, ciascuno di noi
ha contratto un patto con Dio, offrendo
la propia vita come sacrificio a Dio nella
carità. Infatti, San Francesco stesso nella
Regola Bollata cap. I, ci fornisce la chia-
ve riassuntiva di quella promessa fatta a
Dio: vivere il santo vangelo. Un impegno
che nasce dal profondo del cuore, che
ci sprona ad essere sempre più segno
efficace e testimoni fedeli della sua presenza in mezzo al popolo. Ma per essere
tali è ancora più importante tenere ben
radicati i pilastri della nostra fede, per
non dimenticare che ogni giorno siamo
chiamati a rinnovare quel “SI” attraverso
il voto di povertà, castità e obbedienza,
facendolo risuonare sempre nella nostra
vita.
L’esperienza di vita con il Signore, diventa esperienza personale e singolare,
quando anche nelle difficoltà riesci a
scorgere la sua opera che vuole rafforzarti e farti rinsaldare sempre più in lui.
E allora, continuiamo a profumarci del
Suo Amore per testimoniarlo poi ad ogni
nostro fratello con la nostra vita, facendo
memoria e avendo fisso lo sguardo verso una direzione che va a senso unico.
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Vita di famiglia
sabato 9 ottobre 2010
Convento Sant’Antonio • Foggia
da sinistra: i neoprofessi fra Amedeo,
fra Antonio Leone, fra Francesco
PROFESSIONE DEI VOTI PERPETUI
di fr. Amedeo Ricco
Nostro Padre, tu sei il bene, ogni bene,
il sommo bene; sei bellezza infinita, abbagliante, incomparabile.
Tu sei tutto, e non c’è miseria più grande
al mondo che non amarti e non lasciarsi
amare da te.
È scritto che la tua parola è la lampada e
che ciascuno ti sente arrivare nella notte, e
poi viene a cercarti appena giunge il mattino, finché non ti trova.
Allora, se lo chiedi, si abbandona la donna amata, si lasciano gli amici, si deludono i
progetti del padre, si saluta la madre, si abbandonano ricchezze e agi, la patria stessa.
Eppure non si è soli, non più. Ovunque
con te è l’amata, l’amico, la madre, il padre,
la patria. Perché in Cristo è la casa, Cristo
il riposo, la più audace avventura e la pace;
tu la risposta, la sola adeguata alla sete
dell’uomo che niente estingue. Tu cerchi
chi vuol fare a meno di te; guardi la nostra
parte peggiore e la ami. Afferri e fai tuo
anche il cuore più duro, quando là dove i
sentieri finiscono, il Volto tuo risplende e
Tu sei con noi, affondi con noi. E niente ci
separerà.
Lode a te che hai svegliato il nostro desiderio, e ora geme e canta la nostra ferita:
sul trono del nostro cuore non regnerai
che Tu. Lode a te, per la disarmante umiltà
e fermezza con le quali frate Francesco di
Assisi ci ha riportati in noi stessi e ci ha
mostrato la via per seguirti: “Fratello – dice
ancora, scomodo come allora – io so chi
tu cerchi. Ma non stringi niente tra mille
22
…per tutta la vita!
affanni poiché cerchi male, poiché cerchi altrove. Convèrtiti e lascia che come
una madre si prenda cura di te. Lascia le
tue illusioni, tu che sei pieno di te, poiché
mendichi uno stesso pane, come tutti. E
gioisci, tu che sei povero per la solitudine,
per la tristezza, o perché ti stringe insopportabile il dolore: le mani di un Padre
ti sostengono! Breve è il piacere che di
solito cerchi, ma continua è la fame che
ne segue; piccola invece la tribolazione se
senza fine è la gloria che la segue”. Lode a
te Signore che ci hai ispirato di seguirti in
questa fraternità universale il cui chiostro
è il mondo.
Lode a te per tutti i volti e le storie che
hai regalato e legato alle nostre: i genitori e i familiari che insieme alla vita hanno
custodito in noi il seme della vocazione.
Ricolmali del cento per uno che tu prepari
a chi ama te più dei figli e più dei fratelli.
Salga a te la nostra lode per chi tra loro
già contempla il tuo volto e per noi sono
stati esempio nella ricerca, consiglio nel
dubbio, conforto nella fatica, certezza che
l’amore vero vale più della vita e sorpassa i
confini del tempo, e quando questa finisce,
noi restiamo in quell’amore che tu sei.
Per quei frati che ci precedono nel seguirti e ci hanno accolto in questa fraternità e insieme tutte quelle sorelle la cui
preghiera e comunione ci ha sostenuto nel
cammino: nell’ora cruciale che questa storia vive, aiutaci tutti a non anteporre mai
nulla a te, perché tu non hai preferito nulla
a noi. Dacci tra le mille fatiche del seguirti
di ricordare la perfetta letizia che se è vero
che abbiamo promesso grandi cose, oltre
le nostre forze, di più grandi sono promesse a noi.
Lode a te per le schiere di angeli che
hanno il nome di amici, per averli uniti alla
nostra storia e perché hanno rallegrato
questo giorno ognuno col personale dono
che è, con il proprio silenzio, il proprio sorriso, la propria arte.
E ora che l’orizzonte della nostra consacrazione, dopo una lunga aurora, si tinge
dei primi, tenui colori dell’alba, ci affidiamo a te, Madre, che hai reso nostro fratello il Signore della maestà. Prega per noi
con il tuo sposo Giuseppe, con Michele
Arcangelo, con frate Francesco e Chiara,
che possiamo nient’altro desiderare che il
Creatore e Salvatore nostro e consumarci
ogni istante per la bellezza del suo Regno:
con tutto lo slancio, tutto l’affetto, tutti i
sentimenti più profondi, affinché nel giorno
di Cristo Signore, quando ogni colore arderà in uno, possiamo essere stati per tutti
la povera lampada che ha ricevuto la sua
luce, la voce che ha fatto spazio alla sua
Parola, il tatto che tutti ha accolto e nessuno escluso, e il generoso olio di nardo,
che mentre gioioso si sprecava, ha lasciato traccia sui volti che ne hanno respirato, non di sé, ormai sparso nella terra, ma
della gioia che la presenza di Cristo dà ai
suoi amici, che sola può spiegare il dono di
tutta una vita.
Sorella morte
...per sora nostra morte corporale
di fr. Leonardo Civitavecchia, ofm
Segretario Provinciale
Il 3 Marzo u.s., sostenuto dalla fede nel
momento della prova e della malattia,
nel centro Hospice di Larino ha terminato il suo pellegrinaggio terreno
Fr. Mario Di Genova
Fr. Mario, essendo nato a Casacalenda
(Cb) il 5 febbraio 1945, aveva 65 anni
di età, 48 anni di vita religiosa e 40 di
sacerdozio.
Nella sua vita ha peregrinato tra diversi Conventi della Provincia:
- da Castellana Grotte, con l’ufficio
di Maestro dei fratini; a CampobassoSant’Antonio, dove dal 1976 al 1979 ha
esercitato per la prima volta l’attività pa-
storale come Guardiano e parroco.
- Eletto Definitore provinciale, nel
1979 fu chiamato a Foggia, a servizio
della Provincia nell’animazione vocazionale: prima nel Convento di San Pasquale e poi in quello di Gesù e Maria;
successivamente esercitò anche gli uffici
di Prefetto degli Studi e Maestro degli
aspiranti ;
- quindi nel 1988 fu trasferito a Bitetto,
in provincia di Bari, dove per sei anni fu
Maestro dei Chierici e poi anche Guardiano del Santuario del Beato Giacomo:
diversi giovani frati sacerdoti sono stati
formati da lui e hanno assunto in questi
ultimi anni uffici di rilievo nella nostra
Provincia.
- Dal 1994 al 1997, per soli tre anni,
fece un’altra breve esperienza pastorale
come parroco a Foggia della Parrocchia
centrale di Gesù e Maria.
- Infine, ha trascorso gli ultimi tredici
anni quasi di continuo a Casacalenda,
all’inizio come Guardiano del Noviziato,
con brevi permanenze a Torremaggiore.
Per comprendere gli ultimi 13 anni della vita di p. Mario, quasi come testamento spirituale, riporto alcuni passaggi di
una sua lettera inviata nell’agosto 2009
al Ministro Provinciale fr. Pietro Carfagna: “Ricordo che l’eremo l’ho vissuto in
spirito di penitenza, conversione e aiutando i poveri secondo lo spirito del Vangelo
e l’esempio di San Francesco. E’ un lavoro
duro, fattibile e gratificante solo in vista
della vita eterna. Tuttavia è necessario per
me, ve lo dico con le parole di S. Ignazio
di Antiochia ai cristiani di Roma: ‘so quello che è bene per me’ e intendeva essere
mangiato dai leoni”.
Ai suoi funerali, presieduta dal Vescovo
di Termoli-Larino Mons. Gianfranco De
Luca, celebrati nella Chiesa del Carmine
in Casacalenda alle ore 11.00 di giovedì
4 Marzo, erano presenti il nostro Ministro Provinciale fra Pietro Carfagna,
numerosi confratelli dell’intera Provincia e Sacerdoti della Diocesi, tra parenti,
amici e fedeli di Casacalenda. Fra Mario
riposa ora nel locale cimitero di Casacalenda.
Sia il Vescovo che il Sindaco hanno ringraziato p. Mario per il servizio esercitato a favore della Comunità ecclesiale di
Casacalenda e nei paesi limitrofi e per
la sua presenza e custodia dell’antico
Convento-Eremo di Casacalenda.
Carissimo p. Mario, ora che sei tra le
braccia della misericordia di Dio, prega
l’Altissimo e Bon Signore perché ci aiuti
a “restituirgli moltiplicati i doni che ci ha
fatto” e continui ad inviare alla nostra
Provincia e alla Chiesa numerose e sante vocazioni religiose e sacerdotali, per
le quali tu hai offerto la parte migliore
della tua vita. •
23
Sorella morte
Nella tarda serata del 6 giugno u.s.,
all’età di 67 anni, ha concluso la sua vita
terrena il nostro amatissimo confratello
Fr.Vincenzo De Filippis
Fr. Vincenzo, era nato a Bitritto (Ba) il
03 Settembre 1942, e aveva 67 anni di
età, 49 anni di vita religiosa e 40 di sacerdozio.
Una vita vissuta di frate minore e sacerdote con una passione straordinaria:
tutto per gli altri, niente per se; i fedeli, la
gente, i ragazzi, i giovani, le famiglie prima di ogni cosa…a volte anche prima
della Fraternità.
Il 23 Agosto 2010 all’età di 88 anni,
ha concluso la sua intensa vita terrena
il carissimo
Fr. Alfonso Sciscenti
Fr. Alfonso, essendo nato a Casacalenda (Cb) il 25 Agosto 1922, aveva 88
anni di età; 73 di vita religiosa e 64 anni
di ministero sacerdotale.
Nella sua missione apostolica ha offerto a noi frati minori e ai fedeli una
ineguagliabile testimonianza di fede, di
cultura e di grande umanità. Attivissimo
e giovanile, nonostante l’età non più verde, aperto ad ogni novità (era presente
su Facebook) e curioso della modernità,
ha consegnato, una traccia profonda e
una preziosa eredità spirituale.
24
Dopo gli studi filosofici e teologici ad
Assisi e a Lecce, è stato di famiglia in pochi Conventi: ad Ascoli Satriano, come
Maestro dei Fratini - rapportandosi con
serenità e paternità - e Molfetta; ad Andria, Bitonto e Campobasso-S. Giovanni,
come Parroco e a volte anche con l’ufficio di Guardiano; infine a Bitetto a servizio del Santuario, dispensando l’amore
e la misericordia del Signore.
Ma l’attività che lo ha assorbito maggiormente è stata quella di Parroco, con
massima disponibilità, familiarità e atteggiamento positivo in ogni circostanza.
P. Vincenzo ha svolto anche compiti di
rilievo per la Provincia: è stato presidente dei parroci; coordinatore delle opere sociali ed educative della Provincia: istituti
per minori e scuole materne, dando un
carattere veramente educativo e francescano alle opere. E’ stato Definitore
provinciale: rigido e radicale sui principi e
i valori della vita religiosa e francescana,
paziente, umano e misericordioso per le
questioni umane.
In sintesi per capire chi era p. Vincenzo riporto un passaggio dell’omelia del
Ministro Provinciale fr. Pietro Carfagna:
“Era un uomo di spirito e dalle forti esi-
genze interiori; coerente con la vocazione
ricevuta e con le scelte fatte in risposta
a questa vocazione…. religioso devoto e
partecipe ai momenti di preghiera comunitaria; frate che sapeva stare in fraternità
e contribuiva alla gioia dell’essere fratelli,
sempre accogliente, cortese e gentile nei
modi… E quando gli chiedevi ‘P. Vincenzo
come stai….E lui: Come vuole Dio…Sia
grazie a Dio’. Veramente una grande lezione per tutti”.
Ai suoi funerali, presieduta dal nostro
Ministro Provinciale fra Pietro Carfagna,
celebrati nel Santuario del Beato Giacomo in Bitetto alle ore 16.30 di lunedì
7 giugno, numerosa è stata la partecipazione dei nostri confratelli, alcuni
confratelli di Lecce, diversi Sacerdoti
diocesani, tra una moltitudine di fedeli
e amici, in particolare di Andria, Bitonto
e Campobasso. Fra Vincenzo riposa ora
nel locale cimitero di Bitritto.
Ora che hai concluso il tuo calvario, ti
diciamo Grazie P. Vincenzo: per quello
che sei stato, quanto ci hai dato e quanto ci lasci! Il Signore ti accolga nelle sue
braccia di Padre misericordioso e ti doni
il frutto delle tue fatiche terrene: la beatitudine, la pace e la vita eterna. Amen! •
Ha avuto una seria e ricca formazione
teologica e in altre discipline, oltre che
negli studi della Provincia, all’Univerità statale di Napoli e a Grottaferrata
(Roma), conseguendo la Laurea in Lettere classiche e il titolo di Predicatore
generale dell’Ordine.
Ha esercitato il suo Ministero in numerosi Conventi: Ascoli S., Bari, Monopoli, Napoli, Capurso, Toro, San Severo,
Pietravairano, Foggia, Manfredonia, Casacalenda e Campobasso. Ha ricoperto gli uffici di Vice Rettore dei fratini
ad Ascoli S.; Insegnante di Teologia a
Molfetta; Direttore della Rivista Madonna del Pozzo di Capurso; Insegnate
di Lettere e Cappellano di diverse realtà ecclesiali.
In sintesi p. Alfonso sì dedicò particolarmente alla predicazione, vivendo
un tratto proprio e caratterizzante del
nostro carisma: l’itineranza. Tanti, inoltre, gli anni trascorsi nella scuola e il
suo impegno culturale. Infine una particolare attività che lo ha impegnato per
la gran parte della sua vita è quella di
cappellano di diverse realtà. Da rilevare l’impegno a Foggia, dove per oltre
23 anni è stato Cappellano dell’Ospedale Psichiatrico fondato dal Servo di
Dio don Pasquale Uva. Un’attività non
facile e non alla portata di tutti, che
assorbì le migliori energie di p. Alfonso
e dove ha lasciato un buon ricordo tra
gli ammalati, le suore e gli operatori. Significativa la sua testimonianza manifestata pubblicamente nella celebrazione
del suo 60° di sacerdozio: “Io mi trovo
come in uno stadio, lanciato in corsa per
la conquista della medaglia d’oro. Questa
ha un nome classico: santità. La cima è altissima, arditissima e spericolata: Everest
dell’Amore trinitario di Dio. Mi sento un
lottatore. Vivo nella tensione spasmodica
del lottatore di professione che sta scalando questa cima inesplorata. Sono deciso
di conquistarla e bramo celebrare le Nozze eterne, quelle della triade celeste. Tutto
è possibile a chi crede in Dio”.
Le solenni esequie si sono celebrate il
25 agosto nella Chiesa di Sant’Antonio
in Campobasso, alle ore 10, presiedute da Mons. GianCarlo Bregantini e dal
nostro Ministro Provinciale fra Pietro
Carfagna; numerosa è stata la partecipazione dei nostri confratelli e diversi
Sacerdoti diocesani, con un concorso
straordinario di fedeli. Fra Alfonso riposa ora nel locale cimitero di Casacalenda.
Grazie P. Alfonso per quello che hai
dato alla nostra Provincia. Ora che la
tua corsa è conclusa e sei sull’Everest
dell’Amore misericordioso di Dio ricordati di noi: e il Signore ti conceda il
premio eterno. •
Esperienza
Casa Santa Elisabetta:
una casa per Te
...ero forestiero
e mi avete ospitato
(Mt 25,35)
Il convento San Giovanni ai Gelsi di
Campobasso ospita, da quasi 2 anni,
in un’ala completamente ristrutturata,
una casa adibita all’accoglienza dei familiari dei ricoverati presso gli ospedali
della città e, molto spesso, degli stessi
pazienti impegnati nelle terapie dayhospital.
La casa nata per dare ospitalità a parenti e malati è stata anche casa per
persone in difficoltà e senza dimora.
La struttura è dislocata su un unico
piano nel quale sono presenti 5 stanze doppie ed una tripla adattata per
disabili; una cucina attrezzata, una lavanderia ed una postazione internet
in comune da poter utilizzare liberamente; i servizi sono in camera, inoltre
per ogni camera è stato acquistato un
televisore al fine di offrire agli ospiti
un servizio il più possibile completo e
confortevole.
La casa dispone inoltre un servizio
navetta che accompagna gli ospiti con
due corse giornaliere verso gli ospedali in cui sono ricoverati i propri cari.
La struttura è gestita da un’associazione nata appositamente per questo
scopo, l’associazione “Casa Santa Elisabetta” ONLUS che della casa ne porta
anche il nome. I volontari della ONLUS
si occupano, insieme a noi frati, della gestione della casa in tutti i suoi aspetti:
dalla ricezione delle prenotazioni, all’accoglienza degli ospiti, dalla pulizia delle
stanze, al servizio trasporto, dall’ascolto,
al supporto psicologico, legale, sanitario
e sociale, dall’organizzazione di eventi
per divulgare la conoscenza della struttura all’esterno, alla raccolta fondi per
sostenerla.
Ogni volontario si dedica ad un settore particolare ottimizzando tempo ed
energia e fornendo così agli ospiti un
servizio sempre dignitoso ed attento
alle sue necessità. Nessuno dei volontari
percepisce uno stipendio, nessuno ha
un rimborso spesa ma spesso mi raccontano come, il dopo essersi messi a
disposizione in casa tornano arricchiti
nelle proprie famiglie.
Con lo scopo di pubblicizzare la casa
di accoglienza è nato un sito internet
www.casasantaelisabetta.org nel quale,
oltre a raccontarne la storia, si illustrano
i servizi offerti e, per raggiungere ancora
più persone, è stata aperta anche una
pagina facebook che conta quasi 1000
iscritti. L’associazione lavora in rete, sempre
allo scopo di raggiungere ed aiutare più
persone nel migliore dei modi, sono stati infatti stipulati accordi e convenzioni
col Comune, con la Caritas Diocesana e
Parrocchiale e con un Centro Antiviolenza che opera sul territorio molisano.
Da qualche mese la casa ha integrato
il sostegno psicologico, già da tempo offerto, con uno sportello polivalente: lo
“Sportello Fraterno” che grazie alla presenza di professionisti offre, senza alcun
onere di spesa a carico dell’utenza, consulti medici e legali, psicologici e relativi
all’assistenza sociale. Neppure l’ospitalità
in casa ha una tariffa, ognuno al termine
del soggiorno lascia ciò che è nelle proprie possibilità. Quello che ogni mese si
raccoglie dalle offerte degli ospiti viene
impiegato per il mantenimento e la gestione della struttura stessa.
L’idea di realizzare una struttura come
quella di cui oggi disponiamo prende
vita dalla presa di coscienza del grande
disagio che si trova ad affrontare chi è
25
Esperienza
costretto a convivere e combattere
con malattie spaventose, aggressive e
lungamente invalidanti o che vive tali
malattie indirettamente accompagnando i propri familiari malati nei lunghi periodi lontano da casa senza un punto di
riferimento e senza le proprie abitudini,
con il grave peso economico delle cure,
del soggiorno e con nel cuore solitudine, sofferenza e paura.
Il passo evangelico di Matteo che dice
“ero forestiero e mi avete ospitato...” è
stato il motore che ci ha permesso di
partire (affidandoci ogni giorno ed in
ogni momento alla provvidenza di Dio)
e di realizzare un’opera che è diventata
casa e spesso anche famiglia per molti
fratelli che vi sono passati e vi hanno
soggiornato.
La Parola di Dio accompagna e sostiene sempre il nostro cammino. Spesso
ci fermiamo a meditare la parabola del
Buon Samaritano ringraziando il Signore
perché ci ha dato la possibilità di fare
proprio come il buon samaritano che
lungo la sua strada incontra un pove-
ro uomo vittima dei briganti, si ferma,
si china su di lui, lo soccorre investendo
tempo e denaro per assicurargli le cure
migliori.
Da piccoli, al catechismo, ci è stato insegnato che in quel viandante c’è Gesù
che è solo, malato, affamato, e che noi
dobbiamo riconoscerlo proprio nel volto del fratello afflitto che incontriamo
sul nostro cammino; il servizio che ci è
donato di offrire non solo fa diventare
concreto questo insegnamento ma diviene anche una continua catechesi ed
una perenne preghiera attraverso cui
possiamo cercare il volto di Cristo nel
fratello che bussa, concretamente, alla
nostra porta e che molto spesso, è affamato e non ha da mangiare, assetato
e non ha da bere, nudo e non ha cosa
mettersi addosso, malato e solo e non
ha chi gli tiene la mano.
Sono tantissime le persone passate per
la nostra casa e provenienti da diverse
regioni italiane, la prima è stata una non-
26
nina di circa 80 anni, che abbiamo ribattezzato nonna Rosa, veniva da Vasto ed
in tarda età ha scoperto di essere affetta da una brutta forma tumorale, in
quei giorni noi eravamo in ospedale per
pubblicizzare la nostra struttura appena inaugurata, ed una nostra volontaria
avvicinandola le ha spiegato chi siamo
e cosa facciamo, nonna Rosa non aveva
intenzione di farsi curare, non poteva
permettersi di pagare un alloggio per lei
e la figlia che doveva accompagnarla e,
data l’età e le condizioni di salute, non
poteva neppure viaggiare a giorni alterni
per sottoporsi alle estenuanti chemiote-
rapie. Sapere dell’esistenza della casa le
ha dato il coraggio di affrontare l’ennesima battaglia della sua vita e vincerla; è
stata da noi diverso tempo ed ora ogni
volta che viene a visita di controllo passa
a salutarci con i suoi dolcetti abruzzesi. Il
suo volto pieno di serenità e gratitudine
è stata la prima e forte conferma dell’importanza di tanta fatica nella realizzazione della casa. Oggi una delle signore
ospiti della casa è Maria che viene dalla
Romania. Maria parla poco l’italiano ma
si fa capire abbastanza bene, arriva nel
nostro paese per sfuggire alla povertà
della sua terra ed aiutare la figlia a completare gli studi per assicurarle un futuro
migliore del suo, ma solo dopo pochi
mesi dal suo arrivo in Italia e dopo aver
cominciato a lavorare, scopre di essere
gravemente malata, è costretta così a
passare lungo tempo in ospedale ciò le
causa la perdita del lavoro e si ritrova
così senza casa, senza lavoro, senza soldi
e senza nessuno a cui appoggiarsi. Attraverso il medico che l’ha in cura arriva da
noi. Maria è da qualche mese in casa, lei
dice di aver trovato una famiglia, noi una
nuova cara sorella! Così come in questi
anni ci siamo arricchiti di tanti nonni, di
tanti zii di tanti nuovi fratelli!
Concludendo vi lasciamo con una
meravigliosa espressione pronunciata
da don Primo Mazzolari che abbiamo
fatta nostra: “Noi ci impegniamo, ci impegniamo noi e non gli altri; né chi sta in
alto, né chi sta in basso, né chi crede, né
chi non crede […]. Il mondo si muove
se noi ci muoviamo, muta se noi mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova
creatura”. Queste parole risuonano fortemente nella nostra mente come nel
nostro cuore perché ci ricordano come
ciascuno di noi, nelle sue possibilità, può
fare piccole ma grandi cose e diventare
così prossimo dell’altro che il Signore gli
pone dinnanzi e far muovere e mutare
il nostro piccolo-grande mondo. La fraternità di San Giovanni
e L’associazione
“Casa Santa Elisabetta”
Esperienza
16-22 agosto 2010 Esercizi Spirituali in Albania:
un viaggio verso
la
Bellezza!
di Angela Lomoro
Un invito ricevuto: «Vuoi venire in Albania?» Una risposta data senza esitazione alcuna: «Sì!»
L’inizio dell’avventura: un salto nel
buio, che si è rivelato essere la via verso la luce!
Seguendo l’esempio di Maria, definita
da Giovanni Paolo II la figura luminosa della giovinezza, noi giovani di varie
provenienze ci siamo resi disponibili nel
lasciarci condurre sulle vie misteriose
del viaggio che il Signore ha tracciato
per i nostri cuori!
Un abbandono nell’infinito Amore di Dio; un ritorno all’essenza della
vita; un tuffo nel mare della semplicità, dell’autenticità, della Bellezza pura
e vera! Quella Bellezza che si scopre
essere presente nello sguardo amico
dei compagni di viaggio; negli occhi di
quegli abitanti che celano
nel cuore ancora tanta rabbia e sofferenza, ma che, grazie alla mano paterna
di Dio, non si sono lasciati sopraffare
dall’odio e dall’alienazione; quella Bellezza che si sperimenta nel momento in
cui ci si apre all’altro, ci si pone al servizio del prossimo, ci si ritrova impacciati
nel compiere quei lavori che donano
la grazia di sperimentare la fatica fisica;
fatica, che riconcilia con la Natura e con
il Creato!
I nostri occhi si sono incontrati; le nostre mani si sono strette e sostenute
reciprocamente; le nostre orecchie si
sono rivelate docili all’ascolto della Parola; le nostre bocche si sono aperte
alla condivisione; i nostri cuori si sono
amati!
Descrivere l’esperienza vissuta è impossibile: le parole sono insufficienti, la
grandezza dei
doni ricevuti è ineffabile! Sulla parola
del Signore abbiamo gettato le nostre
reti e abbiamo visto segni e prodigi! Ci
siamo aperti al progetto di Dio, ci siamo
lasciati condurre dal suo sguardo amico
e non siamo rimasti delusi!
Con la volontà di conservare la docilità e l’apertura totale alle sorprese che
Dio riserverà per ognuno di noi, ringraziamo il Signore per essere presente
nelle nostre vite; preghiamo la Madonna
del Buon Consiglio, patrona dell’Albania, di continuare a proteggere la gente del posto e condurre sulla via della
fede coloro i quali, purtroppo, percorrono ancora altre strade e, soprattutto,
ci impegniamo a vivere nella semplicità,
nell’autenticità, nella fede e nella gratuità ogni giorno della nostra esistenza,
affinché possiamo essere custodi e testimoni dell’essenziale; quell’essenziale
che, come asserisce Antoine De SaintExupéry, è invisibile agli occhi, ma si può
cogliere solo con il cuore!
27
Esperienza
…Nella Fatica
la G ioia….
XXX marcia francescana
di Giovanni
Per ogni cosa c’è il proprio tempo. Questa idea si è rafforzata in me
quest’estate: infatti era da diversi anni
che ricevevo l’invito a prendere parte alla Marcia Francescana ma mosso
da diversi fattori ho sempre rifiutato.
28
Poi quest’anno, senza sapere il perché
né tantomeno la reale motivazione che
mi spingeva, mi sono ritrovato a dare
l’adesione e ad attendere con ansia quel
24 luglio, giorno di ritrovo a Bovino e
tappa di partenza per il mio cammino.
Sono partito con non poche riserve
legate non solo al timore di non riuscire ad adattarmi ad una “vita precaria e
scomoda” ma anche e soprattutto alla
paura di ritrovami a fare i conti con la
mia interiorità che nel caos quotidiano
è molto spesso soffocata. Ma ero mosso
da una fiducia ed una serenità interiore
che mi faceva desiderare ed attendere
ogni cosa. Mi sono detto e ripetuto che
molto spesso la paura e le preoccupazioni ci bloccano privandoci di quei pia-
Esperienza
ceri e quelle gioie che la vita ci riserva
e allora…con la fiducia nel Signore mi
sono lanciato in questa avventura.
Già dal primo incontro a Bovino mi
sono sentito parte di una grande famiglia; certo un gruppo di cento persone,
tra ragazzi e ragazze non lo si può conoscere dall’inizio, ma fin da subito ho
incontrato “compagni di viaggio” che
mi avrebbero aiutato con le loro testimonianze, le loro confidenze o anche i
piccoli gesti a risalire “alle sorgenti della
vita”. Giorno per giorno, con lo zaino
in spalla e sotto il sole cocente di agosto abbiamo percorso tanti chilometri:
la fatica non ha di certo tardato a farsi
sentire ma il fatto di essere un gruppo in
cammino e la voglia di raggiungere Assisi nell’attesa del perdono dava quello
stimolo e quella forza per andare avanti. Ricordo ancora il caldo afoso, il peso
sulle spalle, la pelle sudata ed il bisogno
continuo di acqua fresca, ma ricordo
anche e con maggiore intensità il volto
e gli sguardi dei miei compagni, quella
luce negli occhi e quell’entusiasmo che
contraddistingue il marciatore, le voci
gioiose e i canti all’arrivo nei vari paesi
per annunciare agli abitanti il nostro arrivo, testimoniare la nostra presenza e
mostrare come, con la fiducia e la fede
nel Signore, si può ancora osare e ten-
tare di andare controcorrente. Molti ci
accoglievano con un sorriso, con sguardi
di stupore e ammirazione…certo non
capita tutti i giorni di vedere un lungo
corteo di giovani accompagnati da frati
e suore che cantano e lodano il Signore. Lo stupore poi aumentava la sera
quando la piazza del paese era ravvivata
e movimentata da balli e canti, da testimonianze e preghiere, da uno spettacolo insomma fuori dall’ordinario. Ma la
nostra gioia trovava il suo fondamento
in qualcosa di più grande che il semplice stare insieme: ogni giorno a mezza
mattinata ci veniva proposta una breve
catechesi che scuotendo il nostro animo e le nostre coscienze ci portava a
riflettere sul senso della nostra esistenza. Nonostante riportassero alla luce
quelle ferite mai rimarginate, quei limiti
e quelle esperienze che inchiodano ad
una condizione di peccato, risvegliavano
quella fiducia nell’amore misericordioso
del Signore, che ci ama di un amore senza fine, che si è donato a noi salvandoci
e risollevandoci ogni qualvolta siamo
caduti.
È proprio dal Signore che possiamo
attingere alle sorgenti di una nuova
vita passando dalla schiavitù alla libertà, dall’incredulità alla fede, dalla morte
alla vita e riscoprire poi, all’interno della
nostra vita la missione e la vocazione
autentica a cui siamo chiamati. Giorno
dopo giorno è cresciuta la speranza e
la convinzione che si può ancora credere in qualcosa di più grande. Proprio
questa speranza ha animato l’arrivo
a Santa Maria degli Angeli il 2 agosto.
Stanchi e affaticati abbiamo raggiunto
il sagrato del santuario dove gruppi di
giovani provenienti da tutte le regioni di
Italia erano radunati per lo stesso scopo:
il perdono. Riecheggiano dentro di me
ancora le parole pronunciate dal frate
che ci ha accolto sul sagrato, quel bacio
dato alla “terra di Assisi”, quell’andare
a piedi nudi verso la Porziuncola stringendo la mano di chi aveva condiviso
con me, per dieci giorni gioie e paure,
risate e lacrime. E poi come dimenticare
l’emozione provata nel varcare la soglia
di quella piccola chiesetta dove, in una
lontana notte del 1216, Francesco mentre era assorto in preghiera fu avvolto da
una intensissima luce visitato dal Cristo
con alla sua destra Maria circondati da
una moltitudine di Angeli. Nessun racconto può descrivere o trasmettere le
sensazioni provate ma solo l’esperienza
vissuta in prima persona può lasciare un
segno indelebile nella propria storia. E
la XXX marcia francescana resterà per
sempre impressa nel mio cuore.
29
Pianeta giovani
E ' iniziata una nuova,
grande avventura...
di Alfonso Filippone
Presidente Nazionale Gifra
Gifraevento! Il solo sentire pronunciare questa parola mi porta alla mente una scarica di emozioni intense e
vere vissute dal 4 all’8 agosto a Termoli
neIl’ultimo appuntamento nazionale
della Gioventù Francescana d’ltalia.
Il primo appuntamento nazionale
completamente unitario a cui hanno
partecipato circa 900 giovani francescani provenienti da tutta Italia.
Quando, come Consiglio Nazionale
neo-eletto, ci siamo trovati di fronte
all’organizzazione di un’evento di questa
portata, unico nel suo genere al momento sono state tante le paure, tante
le perplessità sulla sua buona riuscita...
grande era il timore che con un numero così elevato di partecipanti non si
sarebbe dato peso e risalto al senso di
fraternità, grande il timore di non avere
la giusta cura dei giovani dal punto di
vista formativo...tra l’altro un appuntamento aperto sia agli adolescenti (1417 anni) che ai giovani e giovani adulti
(18-30 anni).
Ma poi è bastato cominciare...il 2 agosto, due giorni prima dell’inizio del Gifra-
30
evento, 70 giovani francescani, che hanno scelto di vivere questa esperienza da
volontari, si sono incontrati o Termoli,
per formarsi su come avrebbero poi accolto e servito i restanti 900.
Anche questa un ‘esperienza forte, difficile da descrivere a parole...e poi via
al Gifraevento...ben 4 le scuole che ci
hanno ospitoto...un terminal degli autobus che si è trasformato in un “Villaggio
dei Giovani” accogliendo momenti formativi, preghiera, divertimento e grande
e autentica fraternità.
Ma l’esperienza più bella è stata certamente incontrare lo sguardo dei giovani;
i loro sorrisi, i loro abbracci, il loro entusiasmo, il sentirei l’uno compagno di
viaggio dell’aItro...
...e per me in primo luogo è stato fondamentale scoprire e riscoprire, in quel
contesto, il mio consiglio nazionale come
una grande squadra che gioca insieme la
partita più importante di questa esperienza in Gifra: il servizio...
...è sfato bello essere ciò che siamo:
gifrini...e non “consiglieri”... “persone”
e non detentori di un “ruolo”... è stato bello vedere come insieme abbiamo
servito semplicemente essendo noi
stessi...
Abbiamo vissuto insieme l’essere Famiglia e questo senso di serenità ha
colorato ogni momento di questi giorni...sarebbe inutile descrivere dettagliatamente un programma facendo una
cronistoria citando relatori e momenti
vari nello specifico...in questo momento
avverto solo il grande bisogno di esprimere il vero senso di ciò che è stato
vissuto...
Comincia una nuova storia per la Gioventù Francescana d’Italia e quella storia
parte da questo Gifraevento che può
essere considerato come il “via” ad una
“nuova” avventura che non aspetto solo
che essere vissuta...
Con tutto l’amore che Posso...
OFS
Un solo OFS PUGLIA
sui passi di un comune cammino!
di Maria Ranieri
Ministra Regionale Ofs
L’Ordine Francescano Secolare in Puglia ha vissuto recentemente un cambiamento epocale, in atto da alcuni decenni,
che si è concluso, almeno formalmente,
nell’ottobre 2009 con l’elezione del primo Consiglio Regionale unitario. Tale
cambiamento ha riscoperto l’originaria
realtà unica, pur tra le diverse Obbedienze del Primo Ordine, che distinguono le Fraternità locali canonicamente
erette ed assistite spiritualmente nella
propria giurisdizione: essere una sola
grande famiglia, parte vitale di una ancor più grande: la Famiglia francescana,
che in Francesco di Assisi trova, in modi
diversi, le proprie radici e nella sua Regola la norma del vivere quotidiano, la
quale si identifica con il Vangelo di Gesù
Cristo.
Nel corso dei secoli gli uomini danno
vita a molteplici storie, nella ricchezza
della diversità e della unicità di ciascuno
di essi, di ogni gruppo umano, di ogni
territorio con cui entrano in relazione.
Ma da tempo l’Ofs Internazionale e,
in esso, quello Nazionale tendeva a riportare nella primitiva unità strutturale
e carismatica tutte le Fraternità locali
di ogni Regione italiana. È stato questo
un processo lento e difficoltoso, perché
bisognava dare unità a realtà ormai diversificate da secoli, pur nell’alveo della
stessa Regola Ofs. E si sa, l’uomo tende
ad essere per sua natura “sedentario”,
abitudinario, inquadrato in consuetudini,
che talvolta restano fuori da una logica semplice, fuori anche dal tempo che
scorre e cambia le cose del mondo.
Tale processo è stato segnato da incertezze e perplessità, dovute alla chiusura
reciproca di gruppi, che, invece, avrebbero dovuto vivere più autenticamente
l’incontro, il dialogo, la comunione, cioè
la fraternità. Comunque la determinazione di uomini profondamente convinti
del da farsi, in obbedienza alla Chiesa di
Cristo ci ha accompagnati alla riunificazione di tutti i fratelli e sorelle della penitenza, nell’Ordine dei figli di Francesco
che vivono nel mondo, unico oggi come
ottocento anni fa, pur nella odierna denominazione di Ordine Francescano
Secolare, che ne esprime l’identità.
I francescani secolari costituiscono
un Ordine e nel momento dell’incorporazione in esso ricevono una consacrazione speciale. Per crescere nella
perfezione, essi hanno deciso di camminare sulle orme del Serafico Padre
e professano la Regola, da lui donata ai
laici, i quali, in modo diverso da quello
dei religiosi e delle monache di clausura,
sono chiamati a santificare se stessi e il
31
OFS
mondo, estendendo in esso il Regno di
Dio, cioè la giustizia, la pace, l’amore.
Oggi la Fraternità Ofs di Puglia conta circa 8000 fratelli, distribuiti in 141
Fraternità locali, a cui si aggiungono 3
in formazione iniziale, ubicate in tutto
il territorio regionale, da Serracapriola
(FG) ad Alessano (LE) con una distanza intermedia di circa 400 chilometri.
Essa è felicemente dedicata a Mons.
don Tonino Bello, terziario francescano e fedele testimone del Poverello di
ogni uomo di tenere aperta “la finestra
della speranza”.
L’Ofs di oggi, ed anche in Puglia, possiede delle consapevolezze nuove, approfondisce ancora e s’impegna a vivere
l’eredità del Concilio Vaticano II, ricchezza incommensurabile di teologia, di antropologia, di umanità nelle reciproche
relazioni, che costituiscono l’autenticità
e la bellezza della nostra vita. Tali ricchezze non sono ancora del tutto rilevate né valorizzate da un mondo, che
Assisi, perciò così prossimo ai poveri.
Quegli ci mostra la strada da seguire
oggi per “comunicare il Vangelo in un
mondo che cambia”, che è quella del
servizio agli ultimi, nella quale “la Chiesa del grembiule” va in missione fuori
dalle sacrestie e i laici responsabili si
impegnano ad annunciare la buona novella nelle diverse strutture, dove l’uomo vive, lavora e si svaga, “a cresimare
le navate del mondo” e ad animare di
Pneuma i santuari … della sofferenza,
della detenzione carceraria, del lavoro,
del divertimento, perché dovunque “la
custodia del fratello” permetterà ad
si definisce cristiano, ma che talvolta si
dichiara “credente ma non praticante”,
rivelando la sua fede a metà e sostanzialmente inconsistente.
L’Ofs di Puglia, in sintonia con quello
italiano, per essere fedele al proprio carisma s’impegna a camminare nel presente della storia “dall’unità alla comunione”, tema conduttore del 3° Capitolo
Elettivo Nazionale unitario dell’Ofs nel
giugno scorso.
La comunione è opera dello Spirito
Santo, cioè è dono di Dio; essa è l’identità della Chiesa di Cristo, nel cui grembo
ci ha posti il Serafico Padre Francesco;
32
essa è la cifra della vita cristiana, che
evangelizza le più svariate “separazioni”, ricomponendole in unità, nonostante perduri l’egoismo, traccia dell’antico
peccato. A tal fine i laici francescani vivono come essenziali la fede nel Padre
misericordioso, che ci fortifica e la preghiera che da quella prorompe e che è
canale di abbondanti grazie divine.
Essi vivono la fraternità, che costituisce
il tessuto proprio del vivere quotidiano,
dalla quale si parte e che si costruisce
ogni giorno. Non c’è francescano senza
fraternità! Essa, come ogni
creatura vivente, nasce, cresce, cade, si rialza e prosegue
… “Il problema non è cadere, ma rialzarsi” affermò, in
una circostanza particolare
l’Arcivescovo di Lecce, Sua
Ecc.za Mons. Francesco Ruppi! Per un cristiano rialzarsi è
un gesto di fede, quello di rialzare è testimonianza di carità e tutto concorre a dare
ragione della speranza che è
in noi! (1Pt 3,15)
Nel 1° Capitolo Elettivo
Regionale dell’Ofs di Puglia,
celebratosi a Monopoli il 10
e 11 ottobre 2009, preceduto e definito da un’Assemblea regionale precapitolare,
riunitasi a Bari il 3 maggio
2009, è stato eletto il primo
Consiglio Regionale unitario,
composto da 15 membri,
coadiuvato da 5 Assistenti
Spirituali Regionali, riuniti in
Conferenza (CAS).
Questi, nominati dal proprio Ministro Provinciale,
curano l’assistenza spirituale alla Fraternità regionale
(CC.GG. art. 90.3c), quindi
ciascuno di essi vi pone attenzione, perché la fedeltà
al carisma, coniugata con
l’attualità e con le peculiarità
locali, migliori sempre la qualità dell’assistenza assicurata dagli Assistenti locali
alle Fraternità inscritte nella Circoscrizione territoriale affidatagli, una delle 5,
in cui è stata suddivisa la Puglia in ordine a detto servizio.
Il Consiglio Regionale dall’ottobre
2009 è al lavoro, dedicando questo impegno al Signore, per riscoprire in tutta
la sua ricchezza la propria identità, per
definire relazioni nuove, per animare
con passione ed umiltà, tutta la Fraternità Regionale, che, contestualmente all’unificazione delle Fraternità Ofs,
assistite ciascuna dall’Obbedienza del
OFS
Primo Ordine che l’ha eretta: OFM –
OFM Cap – OFM Conv, oggi si riferisce
anche a tutto e soltanto il territorio della Regione civile, non quello della Provincia religiosa, che ne ha giurisdizione,
ma che è geograficamente diversa.
La Fraternità Regionale è caratterizzata da ricchezze e debolezze in un’ampia
varietà interna, per cui nell’immediato cammino comunitario si pone due
obiettivi: essere sempre fedele al carisma di Francesco di Assisi e diffonderlo
nella Chiesa e nella società (CC.GG.
art. 17; 100.3).
Il territorio pugliese è abbastanza
esteso, soprattutto secondo lunghezza,
pertanto alcune Fraternità sono molto
distanti e la loro varietà, anche ricca deriva dalle peculiarità del territorio, della
sua storia e delle relazioni.
Sin dal Coordinamento, un organismo
di 20 membri, che nei 4 anni precedenti ha accompagnato le Fraternità locali
all’unificazione e ha preparato il Capitolo elettivo regionale, per giungere
agevolmente in ogni Fraternità locale,
per sostenerla e rafforzare validamente
in essa il carattere essenziale ed identificativo dell’Ofs, l’amore per esso e le
direttive delle Fraternità internazionale
e nazionale, tutto il territorio pugliese è
stato distinto in 12 Zone, di cui ognuna
comprende una o più Diocesi, dove i
fratelli svolgono le loro opere di apostolato e di carità.
Ogni Consigliere regionale, come
espressione dell’unico Consiglio Regionale ha cura e responsabilità di ognuna
di dette Zone con particolare attenzione alla puntuale condivisione tra le
Fraternità locali di linee-guida, informazioni, risorse e alla formazione iniziale
e permanente dei fratelli, stabilendo
un costante rapporto vitale tra le Fraternità regionale e locali, rapporto che
promuove in ogni realtà: apertura, conoscenze, scambio, unificazione sostanziale, comunione.
È dolce sentirsi parte di una famiglia
così grande ed armoniosa!
Il cuore è grato al Signore per averci
rivelato che l’amore è “trinitario”!
A noi il compito di generare, di alimentare e di moltiplicare le relazioni di
“Amore”!
E se l’amore ci porta ad una croce, sia
questa la croce di Cristo!
Noi, francescani secolari abbiamo
messo nel nostro programma l’impegno di assomigliare sempre più al Cristo
morto e risorto sull’esempio di Francesco di Assisi, che amò tanto il Figlio di
Dio, da imitarlo fino a ricevere sul suo
corpo le ferite della croce.
Tutta la Puglia francescana ascolta la
voce del servo di Dio, Papa Giovanni
Paolo II, che riecheggia ancor oggi: “Cristiano, diventa quel che sei!”
Il Dio dei nostri padri ha avuto predilezione per il suo popolo e lo ha salvato
attraverso la penitenza del deserto.
Nella pienezza dei tempi Dio ci ha visitati, incarnandosi in Gesù di Nazareth
che ci ha salvati attraverso “la porta
stretta” della totale obbedienza al Padre.
Otto secoli fa un uomo di nome
Francesco ha dimostrato che l’amore
al Signore annienta tutte le schiavitù,
esistenti anche oggi: ricchezza, potere,
piacere, egoismo; che la povertà della
creatura è presenza del Creatore; che,
dove c’è Dio, ci sono la vera ricchezza,
la libertà, l’amore, la gioia.
Oggi i figli di Francesco di Assisi, con
la sua intercessione, con il suo modo
di ordinare l’esistenza terrena, sono in
missione in questo tempo, nello stato di
vita che han deciso di vivere. I frati francescani, le sorelle clarisse, i francescani
secolari con l’esempio e con la parola
portano nel mondo Gesù e il suo vangelo, perché tutti credano e siano salvi
… fedeli all’impegno del Padre fondatore: “Voglio portare tutti in Paradiso!”
L’Ofs di Puglia, ad un anno dalla sua
unificazione, muove i propri passi con
maggiore sicurezza, sostenuto dalla
fede, dalla speranza e dall’amore di tutti
i suoi figli.
I programmi e le iniziative costituiscono strumenti per camminare, assistiti
dai fratelli di una delle tre Obbedienze
del Primo Ordine, sulla via della perfezione nella carità, il cui unico modello
è l’uomo perfetto, Gesù di Nazareth e
il migliore compagno di viaggio è Francesco di Assisi, che amò tanto il Padre
celeste e si assimilò così profondamente al Divin Figlio, da riuscirne a vivere
l’umiltà, la povertà, la “perfetta letizia”, e
per esse scelse la fraternità.
La Fraternità Ofs di Puglia, tra e con
le altre Fraternità d’Italia e del mondo,
si impegna a vivere e a portare nella
Chiesa e nella società il carisma francescano, che fa del Vangelo la norma della
vita e della Fraternità il luogo privilegiato della penitenza, ossia della conversione, comunitaria e continua ad una
vita sempre più gradita a Dio.
Oggi tutti i francescani secolari di Puglia camminano insieme, con un solo
Maestro, su un’unica strada, con stessi
mezzi e stesse modalità. Si è allargato
l’orizzonte dell’incontro e, se “Insieme è
più bello”, un maggior numero di fratelli accresce la grazia dell’Altissimo e la
letizia degli uomini, in attesa dell’unica
“gioia piena“ promessa dal Signore risorto.
A Lui la lode e la gloria nei secoli!
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OFS
Famiglia Cristiana: quale stile?
Capitolo delle Famiglie Ofs di Puglia Domenica, 12 settembre 2010 Sala Congressi Hotel Villaggio Porto Giardino – Monopoli (Ba)
di Vincenzo Colella
Referente Commissione Famiglia
Alcune definizioni del termine “Capitolo” tratte dalla introduzione delle
“Norme per la celebrazione del Capitolo
di Fraternità” dell’Ordine Francescano
Secolare d’Italia dicono che: La Famiglia
francescana, sin dalle origini, ha conferito
al termine “Capitolo” una connotazione
particolare, espressione della sua stessa
ragione di essere, quella della fraternità.
Già Tommaso da Celano, fedele testimone
del pensiero di Francesco d’Assisi, mette in
evidenza la valenza fraterna del Capitolo
quando ci ricorda che i frati “cercavano
con tutto l’impegno di donare perfino se
34
stessi per venire incontro alle necessità
dei fratelli. Erano felici quando potevano
riunirsi, più felici quando stavano insieme”
(FF 387: 1 Cel.XV,39). Per S. Francesco i
Capitoli avevano una grande importanza
nella vita dei suoi frati. Erano riunioni di
fratelli nel nome del Signore. Costituivano
vere celebrazioni della vita in fraternità,
animata dallo Spirito Santo. Nella Regola
non bollata, Francesco chiede che i frati si
riuniscano in Capitolo per trattare le cose
che si riferiscono a Dio (Cap. 18). Francesco stesso, pienamente consapevole del
dono e della chiamata ad essere fratelli in
fraternità evangelica, invita spesso i suoi
frati a prendere sempre più coscienza
dell’azione di Dio, che li ha radunati insie-
me per sua grazia: “E ovunque sono e si
incontreranno i frati, si mostrino familiari
tra loro reciprocamente. E ciascuno manifesti con fiducia all’altro le sue necessità,
poiché se la madre nutre e ama il suo
figlio carnale, quanto più premurosamente
uno deve amare e nutrire il suo fratello
spirituale?” (FF 91: Regola bollata VI, 8).
Mentre dai “Criteri generali” al punto 1,
Carattere “celebrativo” del Capitolo della
Fraternità OFS dello stesso documento si attesta: Il Capitolo della Fraternità
OFS non è un’assemblea qualsiasi: esso
costituisce anche una festa. L’Assemblea
capitolare innanzitutto rende presente
Cristo stesso che insegna, che serve, che
prega, poiché Gesù Cristo è presente: “...
OFS
dove una o due persone sono riunite nel
mio nome...”. Inoltre, l’Assemblea capitolare evoca la Chiesa e la rende presente.
Costituisce la Chiesa riunita nella fede,
nella speranza, nella carità.
Questo è stato, carissimi fratelli e sorelle, l’incontro che si è tenuto domenica
12 settembre presso la Sala Congressi
dell’Hotel Villaggio Porto Giardino di
Monopoli (Ba), in un luogo “importante” per accogliere come si conviene
le 163 famiglie partecipanti, accompagnate dagli 85 figli, e gli 88 singoli insieme a 8 Gifrini, per un totale di 507
presenze registratesi,
ma che in realtà erano molte di più vista la
partecipazione anonima di simpatizzanti che
hanno occupato quasi
tutti i 600 posti messi a disposizione.. La
mattinata è iniziata con
l’accoglienza animata
dal gruppo musicale
Akusimba, che tradotto significa “coloro che
lodano”, provenienti
dalla Fraternità di Taranto S. Lorenzo da
Brindisi, che si esibisce
per beneficenza destinando il ricavato degli
spettacoli alle missioni
in Africa. Poco dopo le
ore 10,00 la Ministra
Regionale Maria Ranieri ha aperto i lavori con
il saluto di benvenuto,
seguita dal Sindaco del
Comune di Monopoli, l’Ing. Emilio Romani
che ha voluto salutare
l’assemblea, accompagnato dall’Assessore
ai Servizi Sociali Sig.
Giuseppe Campanelli,
assessorato particolarmente attento e
sensibile alle tematiche
familiari. E’ proseguita con l’immancabile
preghiera di lode e ringraziamento presieduta da fra Daniele
Maiorano OFMConv, componente della Conferenza degli Assistenti Spirituali
e Assistente della Commissione Regionale Famiglia, animata dalla Referente
Regionale per la Liturgia Danila Palmieri e guidata dal Maestro di Formazione
Regionale Roberto Ginese, intitolata
alla maniera del serafico padre Francesco: “Il Signore mi donò… la Famiglia”,
alla cui conclusione, senza indugio è
stata data la parola a don Angelo Pan-
zetta,Vice Preside e Docente di Morale
della Facoltà Teologica Pugliese e Assistente della Commissione Regionale
per la Pastorale Famiglia, che con la sua
eccellente catechesi sul tema: “Famiglia cristiana, quale stile?”, ha premiato
l’impegno delle famiglie e dei fratelli e
sorelle giunti dalle Fraternità della lunga
Puglia, dal Salento alla Capitanata. L’insigne relatore ha parlato della “Eucaristia
uno stile per la famiglia”, prendendo il
via dall’analisi della crisi morfogenetica
della famiglia, attraversando il concetto “dall’Eucaristia la famiglia cristiana”,
come comunità d’amore, di alleanza,
comunità sacerdotale, in comunione,
comunità diaconale, di riconciliazione e di pace, comunità missionaria e
di speranza, approdando a la “Familia de Eucharistia” come segno per il
mondo. A conclusione della mattinata
presieduta da fra Roberto Francavilla
OFMCap, attuale Presidente della CAS,
dopo essersi ristorati spiritualmente
nella preghiera di lode e giovati della
catechesi, bisognava rifocillare fratello
corpo specialmente di quelli che avevano affrontato un lungo viaggio, e così
è stato nella condivisione in puro stile
francescano. Nel pomeriggio, dopo il
momento iniziale di animazione con il
gruppo musicale, è stato fatto come da
programma, l’affidamento delle Famiglie a Maria Vergine slittato dalla mattinata per l’importanza dell’argomento
trattato, a cui è seguita la seconda parte della giornata, dedicata agli interventi
delle famiglie a cui don Angelo Panzetta con spirito fraterno ha voluto partecipare, per rispondere personalmente
ai vari quesiti emersi
e sciogliere in questo
modo ogni eventuale
perplessità. Infine, la
giornata si è conclusa
con la Celebrazione
Eucaristica presieduta
da S.E. Rev.ma Mons.
Domenico Padovano,
Vescovo della Diocesi
di Conversano-Monopoli, che ha avuto parole di apprezzamento
e incoraggiamento nei
confronti delle famiglie
francescane, a conferma della sua considerazione nei confronti
dell’Ordine Francescano Secolare, di cui convoca annualmente le
Fraternità diocesane
per ogni inizio d’anno
di vita fraterna nella ricorrenza della celebrazione delle S. Stimmate
di S. Francesco d’Assisi.
Animati dalla certezza
che in questa giornata
per intercessione dei
santi Francesco e Chiara d’Assisi ed Elisabetta
e Ludovico nostri patroni e primi testimoni
della santità familiare, è
stata elargita dal Signore grazia in abbondanza
alle famiglie e a quanti
convenuti dell’Ofs di
Puglia, la Commissione Regionale Famiglia che da questo “Capitolo” ha tratto
considerevoli indicazioni da sottoporre
al Consiglio Regionale Ofs di Puglia per
orientare al meglio l’imminente inizio
del cammino delle famiglie francescane,
si dispone a proseguire per questa via
con impegno a beneficio della famiglia,
culla del futuro dell’umanità.
N.B. E’ possibile consultare l’intervento del relatore sul sito regionale: www.ofspuglia.it
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Libreria
di fr. Pietro Carfagna, ofm
Questo sussidio per il Probandato e il
Noviziato Ofs è nato dall’esperienza, accompagnando negli anni passati diversi
candidati alla professione della Regola
tra i “fratelli e sorelle della penitenza”:
Lo propongo alla sperimentazione per
rispondere alle esigenze delle nostre
Fraternità secolari, a cui tanti ancora si
rivolgono affascinati da Francesco d’Assisi, desiderosi di provare la sua forma di
vita nelle condizioni dei semplici fedeli
immersi nelle realtà del mondo, per trasformarle dal di dentro con il fermento
evangelico.
Il sussidio è diviso in tre parti, corrispondenti al Probandato e a due anni di Noviziato, secondo un itinerario che in tre
anni dovrebbe condurre i candidati alla
professione della Regola Ofs. Ogni fascicolo è composto di cinque unità.
Quello inerente il Probandato, partendo dal confronto con la chiamata di Dio
(1 unità), e la risposta di Francesco di Assisi (2 unità) e dei penitenti da lui suscitati
(3 unità), presenta la specifica osservanza
del vangelo dei laici francescani nella vita
fraterna tra gli ultimi (4 unità) e nella ripresa dello slancio missionario (5 unità).
Il primo anno di Noviziato, dopo una
presentazione generale della Regola (1
unità), ne approfondisce i temi specifici
nella vita fraterna (2 unità) e contemplativa (3 unità), all’interno della Famiglia
francescana (4 unità), e introduce alla
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missione specifica dei laici nella Chiesa e
nel mondo (5 unità).
Il secondo anno di Noviziato prosegue
la formazione specifica, alla luce della Regola, nell’ambito affettivo e della famiglia
(1 unità), in quello del lavoro (2 unità)
e del servizio agli ultimi (3 unità), e della presenza rinnovatrice nella società (4
unità), concludendo con la preparazione
immediata alla professione e all’osservanza della Regola che diventa di per sè testimonianza e annuncio (5 unità).
Il planning che precede ogni parte del
sussidio dà una visione d’insieme del percorso che è strutturato in cinque ambiti:
biblico, carismatico, storicoecclesiale, esistenziale e operativo:
- la lectio divina iniziale risponde alla sceltà programmatica della Regola Ofs: “passare dal Vangelo alla vita” (RegOfs 4);
- il secondo ambito - il Signore concesse
a me ... si rifà all’esemplarità di Francesco d’Assisi nella riscoperta della fede e
della centralità di Cristo e del Vangelo.
E’ svolto con essenzialità e con un abbondante rimando alle Fonti Francescane in
maniera da condurre i candidati ad un
approccio diretto agli scritti e alla vita di
Francesco, ma ci sono anche frequenti riferimenti all’esperienza specifica di Chiara e delle Sorelle povere;
- il terzo ambito - e il Signor Papa l’approvò - allarga lo sguardo al mondo ecclesiale che circonda e in cui si colloca
Francesco. Un invito a confrontarsi con il
rinnovamento avvenuto nella Chiesa della sua epoca e prendendo coscienza del
cammino dell’Ofs nella storia, attraverso
le sue Regole e l’impegno di animazione cristiana del mondo. Non mancano
frequenti riferimenti alla realtà ecclesiale
postconciliare e contemporanea;
- segue un momento di approfondimento personale e di gruppo nonchè
di revisione di vita - dalla vita al Vangelo - con uno sguardo alle sollecitazioni
del più recente Magistero ecclesiale per
collocare nell’oggi della Chiesa il cammino di conversione che l’itinerario vuole
sollecitare;
- la restituzione conclude ogni tappa
con la proposta esemplare delle figure
più significative dell’Ofs, di preghiere e
celebrazioni per rendere lode e grazie
al Signore e riconoscendo l’azione della sua grazia in noi attraverso le “opere
sante” della vita nuova.
Nell’attesa di osservazioni e suggerimenti, per superare incertezze, eventuali imprecisioni e insufficiente corrispondenza alle effettive attese sia dei
formatori che degli stessi candidati, mi
auguro che queste pagine possano costituire una opportunità per rendere più
appropriato il cammino di preparazione
alla professione della Regola francescana
secolare.
Libreria
Francesco Vassallo
UN SACERDOTE
INTEGRALE
di Mario Bocola
Quando un sacerdote vive con pienezza, mettendosi al servizio del prossimo, il ministero che gli è stato affidato è
un prete integrale e don Francesco Vassallo, Fondatore del Movimento Missionario Cenacolisti lo è stato come uomo,
come ministro della Chiesa, come testimone autentico di carità cristiana. Egli
è stato un buon seminatore della Parola, dell’Eucaristia, che ha saputo con
grande umiltà far germogliare il seme
affinchè portasse copiosi frutti alla casa
del Signore. Accanto al Movimento
Missionario Cenacolisti, da lui creato e
valorizzato, molta importanza assumono gli insegnamenti e gli scritti che ci
ha lasciato, elementi che testimoniano
il fervente amore che don Francesco
nutriva per Cristo e la sua Sposa. Ora
quegli scritti rivivono nelle pagine di un
volume recentemente edito:“Francesco
Maria Vassallo – La carezza dello Spirito – Scritti scelti”, a cura di Francesco
Armenti, Milano, Edizioni Paoline, 2010,
pp.266, un libro che ripercorre e attualizza non solo il ministero presbiterale
ed evangelizzatore di don Francesco
Vassallo, ma anche il messaggio che il
Fondatore del Movimento Missionario
Cenacolisti ci ha lasciato. Si tratta di un
messaggio che arde, che brucia, ma che
nello stesso tempo si lascia accarezzare dallo Spirito. Di qui il titolo, ossia
di quello Spirito dispensatore di gioia,
di amore, di dono, di forza, di calore.
Don Francesco si è lasciato bruciare da
questo Spirito che ha reso la sua vita
e il suo ministero completamente conforme a Cristo. L’ardente amore per
la Chiesa e per gli uomini fanno sì che
don Francesco Vassallo, rappresenta il
testimone del “presbitero del terzo millennio”, una figura che va imitata non
solo per il suo spessore umano e cristiano, ma per aver servito Cristo con
totale umiltà e obbedienza, due termini,
quest’ultimi, che purtroppo oggi rendono inquieta e travagliata la missione
del presbitero. Non è un caso che gli
scritti inediti di don Francesco Vassallo
vedono la luce nell’Anno Sacerdotale
indetto da Benedetto XVI: essi hanno
la pretesa di porsi come “gemme preziose” capaci di indirizzare il cammino
dei presbiteri del nostro tempo, facendo riscoprire loro il significato e il senso
dell’essere ministri della Chiesa al servizio dell’uomo. Don Francesco è stato
essenzialmente “uomo di preghiera”,
una preghiera silenziosa che lui sapeva
rendere intima e diretta, un colloquio
con Dio che rinfrancava e rasserenava lo Spirito. Gli scritti di don Vassallo
sono una “catechesi permanente”, lezioni di vita cristiana incarnata nella
fede e la sua idea di Chiesa era quella
di una comunità che doveva “annunciare la lieta notizia dell’Amore all’uomo
di ogni tempo, nazionalità, ceto, cultura,
etnia, annuncio particolarmente rivolto
per la docilità dell’accoglienza ai poveri”
(p.53). Si tratta di pensieri profondi e
penetranti, capaci di lasciare un segno,
un’impronta che sia il Movimento Missionario Cenacolisti, sia la Chiesa diocesana hanno ereditato e tramandato.
L’intento del curatore del volume è
quello di inserire l’insegnamento di don
Vassallo nel contesto contemporaneo
della spiritualità sacerdotale, perché ricco di riferimenti al magistero ecclesiastico, assieme alle altre figure sacerdotali,
additate dal Papa come modello per la
nostra Chiesa diocesana: Padre Matteo
da Agnone e don Felice Canelli, figure
di ministri della Chiesa, capaci di risvegliare l’anelito di santità che deve caratterizzare la vita di ogni credente. Gli
scritti di don Vassallo si presentano, in
questi termini, come il nutrimento per
l’uomo del nostro tempo, più legato alle
cose materiali e sempre più distaccato
dalle cose celesti.
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Libreria
“Il carcere possibile”
discussa dalla neo-laureata Mariella Anna
del Corso in Servizio Sociale presso l’Università del Salento,
durante la seduta di laurea dell’anno accademico 2009/2010
“Il carcere possibile” è l’idea riassunta del gruppo di volontari dell’Associazione di volontariato Onlus “Fratello
Lupo” di Bari che operano a favore dei
minori reclusi nell’IPM “Nicola Fornelli”,
della stessa città, i cui obiettivi riportati nello Statuto consistono nel favorire
la ri-educazione e ri-socializzazione del
minore; sensibilizzare la società al problema carcere e al tema dei diritti negati
attraverso seminari, tavole rotonde ed
iniziative pubbliche.
Attualmente l’associazione di volontariato Onlus “Fratello Lupo” di Bari è
La Dott.ssa Mariella Anna è la nipote
di fra Lorenzo di Capurso il novizio che
morì giovanissimo ed è la Figlia della
Ministra ofs di Capurso. Dopo aver frequentato il Corso di formazione fratello
Lupo di due anni fa è entrata nel gruppo
volontari Fratello Lupo Carcere Minorile. Oggi è la vice presidente della neo
nata Associazione Onlus Fratello lupo.
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composta da 22 volontari che si rivolgono ad un massimo di 20-30 minori reclusi ex-detenuti e loro famiglie, le fonti
di finanziamento consistono in donazioni personali e/o vendite di beneficenzaspettacoli e quant’altro.
“Fratello Lupo” nasce come pastorale
carceraria pertanto le attività programmate sono rivolte anche a sensibilizzare i ragazzi nell’aspetto più spirituale e
umano, realizzando così non incontri
specificatamente rivolti alla catechesi, ma cercando di trasmettere i valori
base della vita e quindi di ogni essere
umano che sono poi anche quelli del
Cristianesimo. L’idea della tesi “Il carcere
possibile” nasce proprio qui, durante i
quattro incontri del lunedì di ogni mese
e in quello della domenica, dove tutti i
pregiudizi più comuni sono caduti, dove
ho ritrovato un luogo che pur essendo
emblema di sofferenza ed emarginazione ormai da sempre, è apparso come
luogo di speranza dove qualcosa di possibile può essere creato e reso consapevole a chi non ne partecipa direttamente come volontario ma ne è comunque
parte di esso, la società.
Cos’é l’Associazione Frate Lupo
temporanei della Provincia in esperienze
e progetti di volontariato e di presenza di
animazione in diversi carceri della Provincia di Bari (Bari,Turi).
Il gruppo fratello lupo è formato da giovani ed adulti che non hanno paura della
santità, non hanno paura dei “più piccoli”,
ma sconfiggendo ogni pregiudizio si muovono verso di loro.
“Ero carcerato e siete venuti a trovarmi…ogni volta che avete fatto queste
cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 25, 31-46)
Ed è per questo che vogliamo offrire il
nostro impegno per attuare progetti concreti. Il Servizio di Pastorale Carceraria
Fratello Lupo è nato per dare sostegno
morale ai detenuti e alle loro famiglie, e
sensibilizzare il mondo esterno al problema carcere e al conseguente reinserimento dei reclusi nella società.
La provincia dei frati minori di Puglia e
Molise ha avuto un primo approccio con
la realtà e le conseguenze del carcere negli anni ‘60/’80 con gli Istituti educativi per
i minori. Molti ragazzi erano destinati agli
istituti dai tribunali per minorenni, a causa
della situazione problematica delle loro
famiglie.
Ma l’impegno più diretto avviene nei
primi anni ’90, quando alcuni frati iniziano
ad accogliere in affidamento alcuni detenuti, per lo più giovani.
Nel frattempo attraverso la GiFra arriva in Provincia l’esperienza di fra Beppe
Prioli, fondatore dell’Associazione “Frate
Lupo” (che fa animazione carceraria e accoglienza di ex-detenuti in alcune strutture di reinserimento), il quale inizia a coinvolgere gifrini, terziari e giovani professi
Primo piano
urgica 2011
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la Redazione
Il 27 Ottobre 2011 sarà l’occasione
per far memoria del 25° dello Spirito di
Assisi, e dalle nostre pagine vogliamo già
incamminarci verso tale evento. Fu Giovanni Paolo II a chiamare tutti al clima di
dialogo e incontro, allo spirito di rispetto
degli altri mondi religiosi e di fraternità.
Questa memoria dello “spirito di Assisi” è
stata portata avanti, oltre che dallo stesso
Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, dalla
Comunità di Sant’Egidio e dalla Famiglia
Francescana che in tante parti del mondo
ha continuato a celebrare la memoria di
quella giornata, affinché continui ad essere
un ricordo costante della nostra ragione di
essere: fratelli e sorelle di tutti gli uomini e
donne del mondo e di tutte le creature, che
costruiscono dialogo, fraternità e pace.
Riflettere su cosa significa fare memoria dello “spirito di Assisi”, implica considerare i diversi aspetti che caratterizzarono quella giornata, e questi aspetti
sono:
1. Incontro delle diverse religioni: Una
novità nella storia è stata quella di vedere insieme tutti i leader religiosi in un clima d’incontro, di dialogo, di preghiera e
di ricerca per la pace. Perché purtroppo
bisogna riconoscere che tutte le religioni
in alcune circostanze o in alcuni periodi
della loro storia, hanno giustificato, favorito, esercitato la guerra, la persecuzione, la coercizione. Anche i conflitti attuali
sono sostenuti e giustificati in nome della religione. Anzi proprio negli ultimi anni
si notano segni di un fondamentalismo
religioso. Di fatto le religioni sono vissu-
te da uomini che facilmente le utilizzano per degli scopi a cui sono interessati,
quali il potere e il dominio. In molti casi
poi la religione si identifica con la cultura,
la società, il gruppo etnico o la nazione
per cui la difesa di queste realtà è attuata
in nome di quella. Inoltre bisogna riconoscere che non mancano appigli, affermazioni o visioni giustificanti o stimolanti
la guerra nelle stesse scritture sacre delle diverse religioni, comprese la Bibbia e
il Corano. Ma nonostante le ombre evocate, le religioni contengono messaggi e
virtualità di pace. In esse ci sono delle
costanti su cui si può costruire una civiltà
di pace e, quindi, fare un’alleanza reciproca a servizio dell’uomo. Infatti l’invito
del Papa a incontrarsi in Assisi per una
giornata di digiuno e preghiera per la
pace, è un invito a riconoscere le violenze che ogni religione ha prodotto lungo
la storia - e perciò l’invito a digiunare -,
perché in ogni religione ci sia una purificazione e, superando qualsiasi tipo di
violenza e intolleranza, e attingendo alle
fonti più genuine delle proprie dottrine,
sviluppino tutte le loro virtualità di pace.
Nelle parole di Benedetto XVI: “l’invito
di Giovanni Paolo II ai leaders delle religioni mondiali per una corale testimonianza di pace servì a chiarire senza possibilità di equivoco che la religione non
può che essere foriera di pace.
2. Per pregare e digiunare per la pace:
L’incontro promosso ad Assisi da Giovanni Paolo II non è stato per una conferenza inter-religiosa sulla pace in cui
prevarrebbero la discussione o la ricerca di piani di azione a livello mondiale
in favore di una causa comune, ma ha
messo al centro il valore della preghiera
- e di quello che la accompagna: Silenzio,
Digiuno, Pellegrinaggio - nella costruzione della pace. La preghiera è via per
l’incontro con gli altri credenti perché la
preghiera è un fenomeno universale e
qualificato nella vita dei credenti di tutte
le religioni mediante la quale si aprono al
dialogo con Dio, lo cercano e accolgono
nel proprio cuore il raggio della verità
che si sprigiona nell’apertura al mistero,
per tradurlo in vita. La preghiera diviene
via privilegiata per incontrarsi con gli altri credenti perché essa stabilisce l’uomo
religioso nella verità davanti a Dio.
3. Ad Assisi. Città di S. Francesco, uomo
del dialogo, della pace e della fraternità universale. Nel discorso di apertura
dell’incontro nella Basilica di Santa Maria
degli Angeli, Giovanni Paolo II disse: “Ho
scelto questa città di Assisi come luogo
per la nostra Giornata di Preghiera a
causa del particolare significato dell’uomo santo qui venerato, San Francesco,
conosciuto e riverito da tanti attraverso il mondo come simbolo della pace,
riconciliazione e fraternità”. “Il poverello, scrive Benedetto XVI a Mons. Sorrentino, incarnò in modo esemplare la
beatitudine proclamata da Gesù nel Vangelo: “Beati gli operatori di pace, perché
saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5, 9).
La testimonianza che egli rese nel suo
tempo ne fa un naturale punto di riferimento per quanti anche oggi coltivano l’ideale della pace, del rispetto della
natura, del dialogo tra le persone, tra le
religioni e le culture”.
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Hodie Christus natus est
Gesù Bambino, nuovo sole, che sorgi nella notte di Betlemme, rischiara la nostra mente,
riscalda il nostro cuore, come splende ai tuoi occhi e camminiamo nel tuo amore. Il tuo Vangelo di pace giunga sino ai confini della terra, perché ogni uomo si apra alla speranza
di un mondo nuovo.
Auguri di cuore a tutti da Azione Francescana
fra Leonardo Civitavecchia, ofm
fra Pietro Carfagna, ofm
Direttore di Redazione
Ministro Provinciale
e i frati minori di Puglia e Molise
In caso di mancato recapito, rispedire al mittente, che si impegna a pagare quanto dovuto per legge. Grazie!
Curia Provinciale OFM Convento San Pasquale - 71121 Foggia