Padre Gaetano Nicosia L`angelo dei lebbrosi
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Padre Gaetano Nicosia L`angelo dei lebbrosi
STORIE VERE e ro i sco n osci uti l a vita da favo l a d i u n sale s ian o ce nte nar io Padre Gaetano Nicosia L’angelo dei lebbrosi mentre compie cent’anni, al largo di macao si celebra il sacerdote catanese che dagli anni ’60 «ha trasformato l’inferno in un paradiso». ecco la sua storia di Salvatore Giannella - foto Margot Errante I Hong Kong (Cina), aprile n una casa di riposo di Aberdeen, zona sud sul mare resa famosa perché scenario dei film con James Bond e Bruce Lee, incontro un piccolo grande uomo che in queste terre d’Oriente ammirano e che in Italia, il suo Paese, è sconosciuto. Lo incontro in un giorno speciale: quello del suo centesimo compleanno. E lui, padre Gaetano Nicosia, che qui chiamano “l’angelo dei lebbrosi”, mi ha regalato, insieme al caffè e a una fetta di torta, la storia della sua vita: una favola che è realtà. C’era una volta, al largo di Macao, un’isola che era l’inferno in terra. Ci abitavano un centinaio di lebbrosi semi-abbandonati al loro destino. Provenivano dai lebbrosari chiusi in Cina. C’erano uomini e donne, e anche ragazzi. Tra di loro vi erano continui casi di violenza e di suicidio. Il lebbrosario, cui si poteva giungere solo in barca (ma i barcaioli si rifiutavano di scendere a terra, i viveri venivano tirati a riva con le corde) si trovava vicino a un’alta rupe e molti di loro si erano gettati giù. «Voi salesiani non potete fare niente?», chiese il vescovo di Macao alla comunità salesiana. lui strinse le mani Il rettore della comunità chiamò padre Gaetano Nicosia, una passione per gli ultimi e per don Bosco, e lo invitò a prestare un aiuto “globale” ai lebbrosi. Padre Gaetano si trasferì con i lebbrosi a Ka Ho, nell’isola di Coloane al largo di Macao, soffocando la paura del contagio con un coraggio che non credeva di avere. Paura che vinse il primo giorno, quando il potente che lo accompa- Gaetano Nicosia: ha 100 anni gnò tirò indietro la mano al lebbroso e lui la strinse a tutti. E avviò subito una trasformazione radicale. Fece arrivare dei veri medici e infermieri. L’alimentazione divenne adeguata. L’ambiente veniva mantenuto pulito e ordinato. Le casette del villaggio furono rinnovate. A ogni persona fu affidato un compito: chi faceva il falegname, chi il meccanico, chi l’autista. Il villaggio divenne autosufficiente per l’acqua e l’energia. Nel 1970, 40 persone furono dimesse, guarite. Le altre 72, poche alla volta, tornarono a vivere nel mondo. Per alcuni di loro il reinserimento fu difficile: la famiglia d’origine non li accettava. Chiesero di tornare a vivere una volta guariti, alcuni dei malati chiesero di tornare a vivere sull’isola-ospedale a Ka Ho, ormai azienda sanitaria modello, e frequentato persino da persone esterne come il vescovo di Macao che aveva scelto l’isola per riposarsi. O come Gabriele Allegra, pure salesiano e compaesano di Gaetano (entrambi originari di San Giovanni La Punta, Catania, beatificato tre anni fa, a 27 anni dalla morte, per aver tradotto la Bibbia in cinese). Una lettera a padre Gaetano spiega il perché del ritorno a Ka Ho: «Questo posto era un inferno e ora si è trasformato in un paradiso!». Negli anni Settanta il villaggio è stato arricchito da due scuole salesiane per ragazzi poveri, anche loro segnate dal Made in Italy: l’architetto italiano Oseo Acconci ha costruito una chiesa e il grande scultore Francesco Messina ha donato lo splendido crocifisso che giganteggia sul frontale della chiesa. I soldi per finanziare il progetto di padre Gaetano arrivarono da tutto il mondo: il primo fu papa Paolo VI. «ho fatto il mio dovere» Oggi i lebbrosi sono guariti tutti. Una decina di ex ammalati vive ancora lì, ma ormai è una residenza per anziani. C’è chi vuole costruire un albergo. I figli dei lebbrosi sono arrivati in tanti ad Aberdeen per la festa del compleanno di padre Gaetano. Sono persone realizzate nella società con ruoli di prestigio: professori, impiegati dello Stato, professionisti. Sono arrivati a dire: «Grazie padre, grazie Italia». Lui si sorprende di tanto affetto: «In fondo non ho fatto che il mio dovere: aiutare il prossimo». E noi ci congediamo abbracciando questo eroe normale che la Cina festeggia e che l’Italia da oggi, grazie a Oggi, ammirerà. l ● Ogni anno nel mondo si registrano oltre 220 mila nuovi casi di lebbra (circa la metà in India) 51