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05-10-2003
IL SOLE 24 ORE
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ECONOMIA E
SOCIETA'
Mercati smemorati - I Paesi industrializzati propongono ricette che loro stessi non hanno mai adottato
Prediche dello sviluppo
L'invito ad abbandonare il protezionismo viene da un pulpito poco credibile. ?? la tesi di due recenti
<pamphlet>
Giorgio Barba Navaretti
di Giorgio Barba Navaretti
Ai predicatori delle virt?? del libero mercato fa comodo fingere di non conoscere la storia. Questa ?? la
tesi di fondo di un libro controverso e destinato a fornire nuovi argomenti alle tesi no-global. Il libro di HaJoon Chang, assistant director per gli studi sullo sviluppo all'Universit?? di Cambridge, ?? pubblicato da
Anthem Press e si chiama Kicking Away the Ladder. Development Strategy in Hystorical Perspective. Il
titolo si pu?? tradurre <spingere via la scala> ed ?? una rappresentazione per immagini del vecchio
principio del <chi predica bene razzola male>. I Paesi industrializzati, nel quadro delle grandi istituzioni
internazionali, predicano ai Paesi in via di sviluppo di adottare le "buone" politiche e istituzioni previste dal
cos?? detto Washington Consensus. Le "buone" politiche includono politiche macro-economiche
equilibrate, liberalizzazione del commercio internazionale, privatizzazioni e deregolamentazione dei
mercati. Le "buone" istituzioni comprendono invece governi democratici, burocrazie efficienti, sistemi
giudiziari autonomi, diritti di propriet?? tutelati, corporate governance trasparente e istituzioni finanziarie
efficienti.
Ottimo, sulla carta. Peccato che quando i predicatori del Nord sono diventati ricchi, avevano politiche e
istituzioni completamente diverse da quelle che oggi consigliano al Sud e che verrebbero bollate come
"cattive" dal Washington Consensus. Sia gli inglesi che gli americani sono stati protezionisti per buona
parte dell'Ottocento, la banca centrale degli Stati Uniti ?? stata istituita nel 1913, il suffragio universale ??
stato introdotto nel 1946 in Italia o addirittura nel 1965 negli Stati Uniti. Cos??, i Paesi industrializzati
dissuadono i Paesi poveri ad adottare politiche che in passato hanno funzionato per il loro sviluppo. Un
problema di ignoranza storica? No, secondo Ha-Joon Chan, lo fanno essenzialmente per favorire i propri
interessi, con lo scopo di impedire ai Paesi poveri di svilupparsi e crescere. Deliberatamente spingono via
la scala con cui sono saliti sulla cima del sistema economico internazionale.
L'esempio dell'Inghilterra ?? al centro delle argomentazioni del libro. La riforma della legge mercantile
introdotta nel 1721 da Robert Walpole, fu il primo atto di politica economica che aveva come obiettivo
dichiarato la promozione dell'industria manifatturiera inglese. I prodotti manufatti venivano protetti dalla
concorrenza internazionale aumentando notevolmente i dazi all'importazione e introducendo sovvenzioni
e incentivi fiscali all'esportazione.
Secondo Ha-Joon Chan, queste misure favorirono moltissimo la rivoluzione industriale nella seconda
met?? del '700. Ancora nel 1820, quando la Gran Bretagna aveva oramai raggiunto la leadership
tecnologica nella produzione di manufatti, questi erano ancora protetti da tariffe molto elevate. La
liberalizzazione avvenne solo nel 1846, quando gran parte di queste tariffe furono abolite. Inoltre, la Gran
Bretagna fece tutto quanto le era possibile perch?? i mercati dell'impero fossero aperti ai prodotti inglesi, e
per impedire ai Paesi con cui commerciava di sviluppare a loro volta le proprie industrie. All'inizio del '700
introdusse diverse leggi che vietavano alle colonie, dall'India all'America di produrre beni concorrenti con i
manufatti inglesi. Il libro non si limita all'analisi della Gran Bretagna, ma svolge un'analisi storica articolata
delle politiche e delle istituzioni nei principali Paesi oggi industrializzati. In molti casi trova che
protezionismo e cattive istituzioni furono utilizzate per favorire lo sviluppo economico. Purtroppo Kicking
away the ladder solleva una questione giusta per arrivare a delle conclusioni sbagliate.
?? effettivamente importante mettere in luce come esista una grande variet?? di politiche economiche e di
esperienze istituzionali che hanno permesso e favorito lo sviluppo economico. Molte di queste politiche
hanno ingredienti che sarebbero proibiti nelle prescrizioni del Washington Consensus. Questa conclusione
deriva sia dall'esperienza storica, sia dal confronto delle diverse esperienze contemporanee. Il caso oggi
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??Tutti
quello
della
Cina. Un saggio dell'economista di Berkeley Yingyi Qian mette in evidenza
come la Cina abbia raggiunto livelli di crescita miracolosa con politiche e istituzioni non propriamente
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ortodosse. La Cina ha liberalizzato il commercio internazionale (ora ?? anche parte della World Trade
Organisation), si ?? aperta agli investimenti esteri, ?? stabile da un punto di vista macroeconomico, ma
certamente non ?? democratica, i mercati sono stati liberalizzati solo parzialmente, e i diritti di propriet??
sono ancora limitati. Come sottolinea Qian, ?? utile definire politiche e istituzioni ottimali, ma spesso
l'ottimo ?? nemico del buono. Un tema fondamentale della ricerca sociale nei prossimi anni sar?? studiare
i meccanismi di transizione istituzionale, come istituzioni imperfette siano evolute da condizioni iniziali
particolari, permettendo comunque di raggiungere obiettivi intermedi di sviluppo. Istituzioni e politiche
ottimali sono una fase di arrivo delle economie avanzate e spesso, nei Paesi in via di sviluppo come
all'inizio della rivoluzione industriale inglese non funzionano.
Purtroppo le conclusioni che Ha-Joon Chan trae dall'identificazione di un problema importante non sono
condivisibili. Primo, proprio per la variet?? delle esperienze di sviluppo non ?? possibile generalizzare
l'esperienza storica dei Paesi industrializzati, riproponendo come modello di base l'adozione di politiche
protezionistiche. Secondo, Ha-Joon Chan non discute il limite fondamentale del protezionismo: che
imprese protette dalla concorrenza internazionale non sono necessariamente incentivate a diventare
efficienti. Il protezionismo o l'intervento pubblico possono a volte essere utili a favorire la nascita e lo
sviluppo di attivit?? economiche, ma il vero problema ?? come dare gli incentivi giusti a che i produttori
siano e diventino efficienti. Terzo, la storia ?? presentata in modo distorto. Sorvolando sul problema degli
incentivi l'autore non si sofferma sul fatto che molti Paesi in via di sviluppo hanno fino agli anni Ottanta
perseguito molte delle politiche adottate nei secoli scorsi dai Paesi del Nord ma con risultati disastrosi.
Infine, la tesi che i Paesi sviluppati vogliano subdolamente impedire ai Paesi poveri di adottare le politiche
che gli permetterebbero di crescere non ha senso. Il protezionismo dei Paesi ricchi ?? visibile ed esplicito
(si pensi alle politiche agricole). Certo, la globalizzazione delle istituzioni ?? un grande processo
negoziale, dove chi ha pi?? potere contrattuale ottiene di pi??. Ma non c'?? dubbio che lasciati a se stessi,
senza WTO o Banca mondiale i Paesi in via di sviluppo starebbero peggio.
Ha-Joon Chang, <Kicking Away the Ladder. Development Strategy in Hystorical Perspective>, Anthem
Press, London 2002, pagg. 188;
Yingyi Qian, <How reform worked in China>, Cepr Discussion Paper 3447, July 2002,
www.cepr.org/pubs/dps/ DP3447.asp.
Foto:
Disegno di Domenico Rosa
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