BRUXEELLES FISCO E GRANDE FRATELLO
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BRUXEELLES FISCO E GRANDE FRATELLO
Bruxelles, fisco e Grande Fratello - P.Ostellino - Corriere della Sera - 28-03-09 Mario Monti auspica che «la Ue, il G8 e il G20 (arrivino) ad un certo grado di coordinamento fiscale», a evitare che le «crescenti disuguaglianze, tra Paesi e all'interno dei Paesi, (scatenino) reazioni capaci di far cadere il mondo nel protezionismo e vari Paesi nel caos politico o in regimi non democratici» («Gli Stati disarmati », Corriere di domenica 22). Condivido le preoccupazioni di Monti — un amico che stimo — sulle possibili conseguenze della crisi. Ho qualche dubbio sulla terapia. Primo: combattere il protezionismo con una misura ultra- dirigistica, come il coordinamento delle politiche fiscali, mi pare una contraddizione non solo logica, ma anche rispetto a quanto lui stesso ha fatto, meritoriamente, come Commissario europeo per favorire la libertà di movimento di uomini e capitali. Scrive Monti: «...se non vi è alcun coordinamento tra le rispettive fiscalità, gli Stati si trovano in piena concorrenza fra loro; le basi fiscali più mobili (come capitali e imprese) vanno là dove le porta il fisco più conveniente». Ma questo Grande Fratello Fiscale — una sorta di «dispotismo democratico» — mi sembra una «versione allargata» del protezionismo di Stato ancor più negatrice della libertà di concorrenza. Una risposta tecnocratica a un problema politico. Secondo: che «i sistemi fiscali ad elevata progressività (contribuiscano) strutturalmente a ridurre le disuguaglianze » è un vecchio mito socialista privo di fondamento empirico. E', se mai, nei Paesi liberali che l'«ascensore sociale» — che porta anche il figlio del contadino a scalare i vertici della società — funziona meglio. Il problema non è di ridurre le disuguaglianze, ma di combattere la povertà in modo mirato e di consentire a ciascuno di migliorare le proprie condizioni di vita come meglio crede. Attribuire allo Stato — che non è un «Ente morale» — una funzione etica significa solo dare più potere a chi governa. Terzo: che il coordinamento fiscale — eliminando il pluralismo, le diversità, la competizione — faciliti la fuoriuscita dalla crisi non regge per tre ragioni: 1) perché l'adeguamento si tradurrebbe in una maggiore fiscalità generale; 2) perché scoraggerebbe le forze politiche dal ridurre la spesa pubblica, che è il vero problema da risolvere; 3) perché non si libererebbero risorse, ma se ne brucerebbero altre. Quarto: gli Stati e l'Ue hanno un solo compito; che non è quello di rendere gli uomini uguali — i coltivatori di pomodori del Nord Europa hanno meno sole di quelli del Sud; che facciamo? coordiniamo anche la luce del sole? facciamo pagare più tasse a quelli meridionali ? — ma di fissare migliori regole al mercato. Non necessariamente più restrittive; sarebbe sufficiente prevedere che gli imbroglioni finiscano in galera. Le libertà, nelle società aperte e nello Stato di diritto, hanno una «natura giuridica» che neppure il più radicale liberista oserebbe negare. La concorrenza è una delle libertà dello Stato moderno, come quella di coscienza e di parola. Il resto lo aveva già detto Marx nel Manifestoe nel Capitale. E abbiamo visto come è andata a finire.