D - Mario Alberto Catarozzo

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JOY E LE ALTRE: COME SOPRAVVIVERE AI FALLIMENTI
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DONNE
Joy e le altre: come
sopravvivere ai fallimenti
L'avvincente parabola di Joy Mangano, l'imprenditrice italoamericana che ha
inventato il mocio per pavimenti, dà la volata alla bella e brava Jennifer
Lawrence in lizza per la conquista del secondo Oscar come migliore attrice.
Una storia vera, da cui si possono trarre molti insegnamenti su come
sopravvivere ai fallimenti
GUARDA IL TRAILER DEL FILM JOY
DI ILARIA AMATO
Joy Mangano che ha ispirato il film interpretato da Jennifer Lawrence
Non c'è successo senza fallimento. E Joy, il nuovo film di David O. Russell con una splendida
Jennifer Lawrence nominata all'Oscar, ne è la dimostrazione, perché racconta l'avvincente
parabola di Joy Mangano, l'imprenditrice italoamericana che ha inventato il mocio per
• RICETTE
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pavimenti. La donna è miliardaria, ma per arrivare al successo ha inanellato batoste di tutti i tipi:
rifiuti, tracolli economici e ipoteche sulla casa. Eppure non ha mollato. La sua tenacia è
sorprendente. “Ma come fa?” ci si chiede più volte durante davanti a più di una scena. Anche noi
vorremmo essere come lei; dove la trova tutta quella forza per non arrendersi? Abbiamo girato
questa domanda e altre sul tema a un business coach, Mario Alberto Catarozzo, che ci ha
risposto così:
Come si può non arrendersi, e perseverare nel voler raggiungere un obiettivo quando tutto
rema contro? «La vita è un tentativo continuo. Partiamo da qui. Non sei capace all’inizio, ma
non vuol dire che non lo sarai mai, ci riuscirai dopo aver provato e, spesso, dopo diversi tentativi.
Se sbagli non sei tu sbagliata, semplicemente non sei “ancora” in grado di fare quella cosa, devi
ancora trovare il modo o acquisire le competenze per arrivarci. Fa parte del gioco. Di solito questo
atteggiamento deriva dalla relazione con i genitori e con insegnanti o capi al lavoro, che
pretendono che sappiamo fare le cose come loro. Ma così non è, e non può essere. La vita è una
fase di training continuo, dove è proprio l’errore a permettere la crescita e il miglioramento».
Come si supera la delusione non aver ottenuto quel che si voleva? «La delusione è
un'emozione forte e varia a seconda del carattere di ciascuno: c'è chi si arrabbia, chi si deprime,
chi resta bloccato. Tieni sempre presente che la delusione non va combattuta, è una parte di te, va
vissuta, e a farlo ti può aiutare il pensiero che tu sei ben di più dell’emozione che stai vivendo.
Una prima buona regola per imparare a gestirla è lasciar passare il “peak state”, lo stato di picco,
il punto critico. Se ti focalizzi solo sulla delusione, rischi di assolutizzarla e di “ingigantirla”,
quindi aspetta che superi la fase acuta per poi riprovare con una nuova strategia. Poi, passata la
fase più cocente, inizia a lavorare sulla tua delusione che, scoprirai, è direttamente proporzionale
all'aspettativa che avevi. E allora chiediti se la speranza che nutrivi era ragionevole o no, per
capirlo poniti delle domande: c'erano le condizioni per poter riuscire nel mio intento? Esistevano
le premesse concrete per cui quella cosa potesse accadere? Valuta, e se la risposta è no, puoi
iniziare a sentirti più sollevata e smetterla di prendertela con te stessa».
Una volta attutito il colpo, bisogna sempre tenere a mente l'errore commesso, o lasciarlo alle
spalle e ricominciare? «Perché l’errore possa essere fonte di nuove strategie deve essere
analizzato e scomposto in tutte le sue componenti. Il rischio del non fermarsi mai a comprendere
cosa è accaduto, come mai, che ruolo hai avuto tu, cosa hai fatto bene e cosa invece era meglio
evitare, ti porta a costruirti una vita fatta di gesti “fotocopia”, sicura ma uguale ogni giorno a se
stessa, senza margine di crescita e realizzazione personale. È la storia del criceto che gira sempre
nella stessa ruota e si lamenta dello stesso panorama. Detto ciò, se dal punto di vista razionale è
indispensabile comprendere l’errore e valutare nuove strategie di azione per il futuro, da quello
emotivo è utile lasciarsi gli sbagli alle spalle, non rimanerne ancorati. Molti, continuando a
raccontarli e a raccontarseli, di fatto li rendono sempre presenti e non riescono a lasciarli alle
spalle».
"Devo trovare la forza per riprovare". Come? «Devi mettere davanti a tutto il tuo obiettivo,
che deve essere chiaro e ben visibile davanti a te perché lo dovrai usare come una stella polare che
ti fa da guida e che ti permette di relativizzare gli errori, di vederli come degli ostacoli e non come
fallimenti assoluti. Succede un po' come quando ci mettiamo in viaggio in auto per andare in un
luogo che ci piace, se ci dovessimo incontrare un incidente stradale, lo vivremmo come un
imprevisto da superare per poter arrivare a destinazione. Se, invece, saliamo in macchina senza
una meta, al primo intoppo torniamo indietro, tanto in fondo non ci interessava davvero andare da
nessuna parte».
È giusto ascoltare l'opinione degli altri o è meglio fare di testa propria? «Ciascuno in buona
fede tende a sostituirsi all’altro nel dare consigli. "Non dovevi fare così…”, “io al tuo posto…”. I
primi a farlo sono proprio i genitori e gli amici (vedi la storia di JOY). Il vero punto è che loro
non sono noi. Non serve sostituirsi, anzi complica le cose. Invece se il confronto rappresenta
un’altra prospettiva da cui guardare le cose, allora va bene. La regola, comunque, è sempre
seguire ciò che sentiamo un bene per noi».
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(29 GENNAIO 2016)
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