Il ruolo dell`insegnante nella gestione delle attività in classe
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Il ruolo dell`insegnante nella gestione delle attività in classe
Il ruolo dell’insegnante nella gestione delle attività in classe: risonanza degli interventi degli alunni sul progetto dell’insegnante Maria Polo Dipartimento di Matematica- Università di Cagliari La problematica Tra le competenze della professione insegnante assume un ruolo fondamentale la capacità di identificare e di gestire gli aspetti metacognitivi del processo di insegnamento/apprendimento. Per chi insegna ciò significa capacità di leggere e interpretare gli accadimenti in classe, capacità di prevedere alcuni eventi, capacità di controllare e di intervenire consapevolmente, a fronte anche di eventi imprevisti, in modo differenziato nei confronti dei problemi di apprendimento: in relazione al sapere insegnato, alla dinamica cognitiva ed alla strategia didattica messa in atto da chi apprende. Assumere l’apprendimento come un processo complesso, non lineare, comporta (significa anche ammettere) necessariamente il generarsi di situazioni “non attese” dall’insegnante, uno scarto tra il suo progetto (dell’insegnante) e la realizzazione in classe: quali e su quali basi è possibile prevedere alcuni eventi? Con quali criteri l’insegnante sceglie a quali interventi , “errori”, “risposte non attese” dare rilievo e a quali no durante lo svolgimento di una sequenza di lavoro? quali “risposte” lo convincono a modificare totalmente o in parte il suo progetto? L’insegnante si trova sovente nella condizione di dover prendere microdecisioni a fronte di eventi imprevisti, e tali decisioni, non sempre consapevoli, possono influenzare positivamente o negativamente la possibilità di apprendimento. Il mio intervento cercherà di fornire degli esempi tratti da situazioni della pratica abituale dell’insegnante significativi della problematica illustrata. In particolare, dal punto di vista dell’insegnante si tenderà a fornire degli elementi di risposta alle domande seguenti: Di che cosa sono sintomo gli errori e/o le domande (previste o non previste) degli studenti ? Come governare (con prese di decisione istantanee) durante lo svolgimento della lezione, le domande o le risposte degli studenti (previste o non previste) in vista dell’apprendimento dei contenuti e/o concetti matematici in gioco in una data attività ? Quadro teorico L’analisi di “episodi” della pratica abituale si basa sui concetti teorici introdotti da C. Margolinas e altri [2], [5] relativi ad una modellizzazione in termini di “risonanza” dell’intervento (o non intervento) dell’alunno sul progetto dell’insegnante1 delle situazioni di insegnamento/apprendimento. Tale analisi è incrociata con il punto di vista del concetto di “contratto didattico” esaminato in [8], [9] che introduce la necessità di distinguere teoricamente situazioni nelle quali il sapere è considerato “in fase di acquisizione” e situazioni nelle quali il sapere è “supposto acquisito”. La modellizzazione permette di mettere in evidenza come nella realizzazione dell’attività in classe il progetto dell’insegnante si incontra e/o si scontra con il “progetto dell’alunno”2 . In particolare si afferma che la rilevanza di una risposta non attesa o di un errore dipende dal ruolo dell'errore rispetto al Progetto dell’insegnante più che dal ruolo dell'errore rispetto alle conoscenze dell'alunno che lo ha commesso. Ciò consente di prevedere teoricamente che un errore non preso in considerazione dall'insegnante in una situazione data lo sarà senza dubbio in un altro contesto nel quale esso creerà, invece, un fenomeno di risonanza. 1 Nel modello si distinguono i seguenti tipi di risonanza . Risonanze forti, quando: l'intervento di uno o più allievi che contengono affermazioni inattese da parte del professore ,in quanto denotano l'inadeguatezza di conoscenze date p er acquisite e considerate essenziali per la comprensione del sapere in gioco, conduce l'insegnante a riprendere tali conoscenze sino ad un loro completo chiarimento. Il professore interrompe, quindi, in funzione di un'analisi istantanea del livello della difficoltà della nozione da apprendere, la propria sequenza didattica. Risonanze deboli, nulle, quando: L'insegnante "accoglie" consapevolmente l'affermazione di un alunno, obiettivamente falsa, ma continua la sua lezione come se l'errore commesso non abbia importanza. Egli rettifica, "senza enfasi" questo errore , che non interpreta come significativo in rapporto al suo progetto. Si tratta di una risonanza debole. L'insegnante accetta la risposta di un alunno, che è falsa, senza darvi rilievo. L'insegnante si rende ben conto dell'effetto perturbante degli interventi di uno o più allievi sul suo progetto didattico ma non vi fornisce un'immediata importanza, e, di conseguenza, non apporta ad esso nessuna modifica. Si tratta di una risonanza nulla. Il fenomeno di “risonanza di un intervento” può allo stesso modo trasformarsi in risonanza di non-intervento quando degli interventi attesi dall’insegnante invece non si producono 2 Per progetto dell’alunno si denota l’insieme dei comportamenti che gli alunni mettono in opera in funzione della conformità/difformità che l’attività ha rispetto alle loro attese in quel particolare momento della vita di classe I due esempi seguenti illustrano alcuni aspetti elementari della utilizzazione del modello teorico. Un episodio tratto dalla letteratura delle ricerche in didattica3 . Obiettivo dell’attività (dal punto di vista dell’insegnante): utilizzare una somma nota per trovare una somma incognita 34 + 9 = 43 34 + 11 = un’alunna incolonna 34 e 11 ed esegue l'addizione Alla domanda esplicita: "Ma potevi utilizzare il risultato della prima espressione?" la bambina risponde di no, quasi turbata. L’insegnante chiede: "Secondo te, come avrebbe fatto Marva?" e la bambina dice: "Avrebbe aggiunto 2 a 43." L’alunna pensa di dover utilizzare l'algoritmo della addizione e di non essere "autorizzata" ad utilizzarne un altro che pure conosce e sa utilizzare in modo appropriato. Se l'insegnante non fosse intervenuto con quella particolare domanda, cosa sarebbe potuto cambiare nel vissuto dell’alunno rispetto a ciò che può/deve - non può/non deve fare? Cosa sarebbe rimasta come traccia che può segnare e guidare il comportamento di quell’alunno in altre situazioni analoghe? Dal testo del documento del MPI sui programmi del riordino dei cicli: “Nella Scuola di base la costruzione di competenze matematiche va perseguita in contesti culturalmente ricchi e motivanti, che permettano agli allievi esperienze cognitive significative e consonanti con quelle condotte in altri ambiti: scientifici, linguistici, motori, figurativi, ecc. Occorre comunque avere ben presente che il percorso per il raggiungimento dei concetti matematici e della loro formalizzazione non è lineare, ma passa necessariamente per momenti cruciali che costituiscono salti cognitivi in quanto affrontano concetti che possono costituire ostacoli per l'apprendimento o essere fonte di fraintendimenti e misconcetti. Un tipico esempio è l'introduzione dei decimali o delle frazioni. Ad es., nell'introdurre le moltiplicazioni con i numeri decimali gli allievi si scontrano con l’ostacolo, indotto dal modello dei naturali, che non sempre il prodotto fra due numeri decimali è maggiore dei due fattori; analogamente, nel confronto fra numeri decimali, è bene evidenziare, per esempio, che 0,45 è minore di 0,6 (e non viceversa come alcuni allievi credono sulla base che 6 è minore di 45) ”. ([7], punto 2, pagina 44.) Queste indicazioni si traducono nella necessità di modificare l’atteggiamento abituale rispetto all’interven to dell’alunno in particolare nelle attività in cui il sapere è in fase di acquisizione. L’insegnante deve “accettare” risposte parzialmente e momentaneamente errate, contro l’atteggiamento abituale, e funzionale della professione insegnante, che tende a lungo termine a condurre gli studenti alle risposte corrette: "il potere dell'insegnante in classe consiste più nel suscitare la risposta corretta (che implicitamente classifica le altre come scorrette) che nel designare le risposte scorrette." [Chevallard, 1985] Il contesto sperimentale L’esperienza presentata riguarda un progetto di sperimentazione realizzato nella Scuola elementare di Selargius (CA) che ha la finalità di realizzare “il laboratorio di matematica” come contesto per scardinare la rigidità d i funzionamento della dialettica tra il Progetto dell’insegnante e quello dell’alunno, evidenziata nel punto precedente sul piano del paradigma teorico. La sperimentazione è al suo primo anno e riguarda contenuti matematici legati al tema della misura e dell’argomentazione, presenti nelle indicazioni del testo dei programmi per la scuola di base secondo il riordino dei cicli come si legge dal testo del MPI [6]: “ (…) si individuano alcuni nuclei essenziali su cui costruire le competenze matematiche dell'allievo; quattro sono nuclei tematici e caratterizzano i contenuti dell'educazione matematica nella scuola di base: il numero, lo spazio e le figure, le relazioni, i dati e le previsioni. L'insegnante dovrà cercare di svilupparli in modo coordinato, cogliend o ogni occasione di collegamenti interni e con altre discipline. Vi sono poi tre nuclei trasversali, centrati sui processi degli allievi: misurare, argomentare e congetturare, risolvere e porsi problemi. Il primo consente un approccio corporeo ed esperienziale ai concetti di numero e spazio, in collegamento con le scienze. Il secondo caratterizza le attività che favoriscono il passaggio dalle nozioni intuitive e dai livelli operativi a forme di pensiero più avanzate che, nella scuola superiore, saranno coinvolte nella dimostrazione matematica, nel calcolo algebrico, nell'uso di modelli matematici in contesti vari. Il terzo offre occasioni importanti agli allievi per costruire nuovi concetti e abilità, per arricchire di significati concetti già appresi e per verificare l'operatività degli apprendimenti realizzati in precedenza.” Le linee portanti delle fasi sperimentali già realizzate, saranno oggetto della comunicazione e inserite nel testo definitivo degli atti di quest'incontro. 3 Coob P., 1985. Riferimenti bibliografici 1. Brousseau G., 2000, L'insegnamento della matematica nella scuola dell’obbligo Micro e Macro – Didattica, Atti Incontri con la matematica n.14°, Castel San Pietro 3-5 Novembre 2000, Ed. Pitagora, Bologna. 2. Chevallard Y.,1985, La transposition Didactique. Du savoir savant au savoir enseigné, Ed. La Pensée Sauvage, Grenoble. 3. Comiti, Grenier, Margolinas,1996, Niveaux de connaissances en jeu lors d’interactions en situation de classe et modelisation de phénomènes didactiques, in Différents types de savoirs et leur articulation, Sciences, pp.93127 ed. la Pensée Sauvage, Grenoble 4. Cobb P., 1985, Two Children'n Anticipations, Beliefs, and Motivations, Educational Studies in Mathematics, n°16. 5. Dodman M., 1995, Tessere la realtà: ipertesti e ipertestualità, L'Educazione Matematica, vol.2, n°3, pp.125146, Ed. C.R.S.E.M., Cagliari. 6. Lai S.-Polo M., 1999, I Progetti MPI-UE di riduzione della dispersione scolastica: resoconto di un’esperienza, Scuola & Città, vol.12, pp.525-538, La Nuova Italia Editrice, Firenze 7. Margolinas C., 1995, La structuration du milieu et ses apports dans l’analyse a posteriori des situations, Les débats de didactique mathématiques, pp.89-102, ed. La Pensée Sauvage, Grenoble 8. M.P.I., 2001, Verso i nuovi curricoli, Comm.di studio per il programma di riordino dei cicli di istruzione (L. n°30 del 10/02/00), Gruppo di lavoro, Aggregazione disciplinare matematica, Documento conclusivo, Coordinatori: C. Sbordone, M.Palma, Moderatore:L.Ciarrapico. 9. Pellerey M., 1998, L’agire educativo. La pratica pedagogica tra modernità e postmodernità, Ed. LAS-Roma. 10. Pertichino M., Sandri P., Zan R. (a cura di), 1993, Insegnare la matematica ad allievi in difficoltà, Pitagora Editrice Bologna. 11. Polo M., 1999, Il contratto didattico come strumento di lettura della pratica didattica con la matematica, L'Educazione matematica, vol.1, n°1, Febbraio 1999, pp.4-15, Ed. CRSEM, Cagliari. 12. Polo M., 2000, Interpretare e gestire le risposte degli alunni la matematica, La matematica e la sua didattica, vol.1, n°1, Febbraio 1999, pp.4-15, Ed. Pitagora, Bologna. 13. Sarrazy B., 1998, Il contratto didattico, La matematica e la sua didattica, n°2-1998, p133-175, Pitagora Editrice, Bologna. 14. Zan R., 1998, Dalla correzione degli errori....all'intervento sulle difficoltà, Supplemento al n°10 del Notiziario UMI, pp.12-28.