La grande incertezza
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La grande incertezza
DICEMBRE 2016 - NUMERO 96 Speciale imprese e mercati alle pagine 8 e 9 La grande incertezza Archiviamo il 2016 all’insegna di una grande incertezza dei mercati. Prendendo in prestito il titolo del film che valse il premio oscar a Paolo Sorrentino, il finire di quest’anno è caratterizzato da un forte punto interrogativo sul futuro dell’economia e del comparto. Il clima di instabilità ha segnato l’economia interna: la crescita italiana è, infatti, in stallo a differenza di quanto accade negli altri paesi dell’Unione Europea dove, invece, negli ultimi dieci anni vi sono stati segnali di forte spinta economica. Oltre oceano gli ultimi avvenimenti politici hanno contributo a rendere incerto il panorama economico. Gli USA sono stati i protagonisti indiscussi dell’autunno con le elezioni presidenziali che hanno visto la vittoria di Donald Trump, mercato quello americano dove prevale la prudenza. Il Medio Oriente, invece, sta uscendo da un periodo di forte in stabilità del prezzo del petrolio, elemento che ha favorito l’indu- stria dell’energia ma ha anche frenato l’esportazione nella zona degli Emirati Arabi. Nella cartina dello scenario mondiale una parte da leoni spetta alla Cina, dove il mercato dei materiali sta arrivando alla saturazione: i consumi calano in quantità, ma aumenta la ricerca della qualità. Il Paese è chiamato così a riorganizzare la produzione, trovare nuovi sbocchi e sistemi per vendere materiale. Nel 2017 questo scenario di incertezza dovrà dipanarsi e non è da escludere che ci saranno dei contraccolpi sui mercati. Guardando in casa, al comparto apuo-versiliese tiene banco l’incertezza legata al Piano del Paesaggio approvato dalla Regione Toscana, dalla nuova legge sulle cave e dal rinnovo delle cariche del Parco delle Apuane al cui interno sono ricomprese numerose attività estrattive, associate anche al nostro consorzio. A nuovo anno sul tavolo di lavoro delle aziende vi saranno queste criticità. Staglieno I marmi da tutta Italia al cimitero monumentale REPORTAGE Aziende associate in evidenza LA FENICE MARMI Da Obama a Trump Incostituzionale la legge sui beni estimati Divergendo un po’ dai nostri temi usuali, andiamo a parlare degli USA, paese che resta pur sempre un fondamentale mercato di riferimento. Ecco allora il senso di una breve divagazione sulle elezioni per la Casa Bianca, che in ogni caso avranno influenza sui futuri assetti sociali ed economici di tutto il mondo Sylvestre Taccuino elettorale di un’italiana nel New England di Maria Mattei L’America che conosco è quella dei campus e dei ricercatori di mezzo mondo, una visione parziale, filtrata dall’ambiente colto e progressista delle migliori università del Paese. E’ l’America che anni fa accolse la mia amica Lina Fruzzetti, antropologa Italo Eritrea, esperta di donne indiane e suo marito Akos Ostor, film maker ungherese, costretto a fuggire dai comunisti, dopo i fatti del ’56. A casa di Lina otto anni fa ho festeggiato l’elezione alla presidenza e, quattro anni dopo la riconferma, del primo Presidente Afro Americano degli Stati Uniti e mi sembra siano passati secoli. A casa di Lina, dove il cibo italiano si mescola a quello eritreo e indiano e i commensali sono spesso gli studenti e si divide la tavola con gente del calibro di Anani Dzidzienyo, saggio professore di Africana Studies e sacerdote Ghanese del mio matrimonio americano. Anani è amico di Kofi Annan, ma non te lo dice, devi scoprirlo da te. Un uomo che in passato ha dato consigli al settimo Segretario Generale delle Nazioni Unite e Premio Nobel e che oggi segue i giovani ricercatori impegnati in progetti di cooperazione. A casa di Lina, dove puoi chiacchierare con il Premio Pulitzer David Kertzer, esperto di Storia Italiana. Ed è proprio a casa di Lina che quest’anno abbiamo sperato tornasse a vincere l’America delle campagne elettorali per Barak Obama, piena di energia, di idee e progetti da realizzare. Siamo partiti dall’Italia dopo aver visto il partito repubblicano spazzato via dal tycoon col ciuffo arancione e dopo l’affermazione di Bernie Sanders, ebreo socialista del Vermont. Ma l’establishment democratico sembrava così sicuro di sé. Prosegue a pg. 13 4 volte marmo Da Milano a Carrara Al via il Distretto Tec. Cosmave c’è Sicurezza Nuovi incontri con le aziende Terza protagonisti Pagina 2 4 Promozione del territorio, innovazione tecnologica e formazione: Cosmave impegnato su più fronti volte marmo Il nuovo progetto di IMM, da Carrara a Milano Dimenticatevi Marmotec come l’avete sempre conosciuta. Archiviata la versione classica dell’evento di CarraraFiere, IMM ha presentato “Quattro volte marmo”, progetto di promozione dell’intero comparto del territorio di Carrara e dell’Alta Versilia per il 2017. Si tratta di quattro appuntamenti che si svolgeranno il prossimo anno e che intendono rilanciare la filiera dentro e fuori il territorio. B2B tra Carrara e Pietrasanta, per il settore materiali e tecnologie, saranno organizzati ad inizio e fine estate, una serie di eventi esclusivi in cava per attirare vecchi e nuovi clienti e, infine, l’occasione di esportare il lapideo al Fuori Salone di Milano, evento di punta per designer e architetti. “Si tratta di eventi pilota che ci diranno il grado di coinvolgimento delle nostre aziende - spiega Luca Figari, Direttore generale IMM/Carrarafiere il progetto che presenteremo al Fuori Salone a Milano sarà strettamente collegato al business grazie alla collaborazione con il mondo del design e dell’architettura tramite contatti con aziende specifiche. L’obiettivo sarà promuovere l’intero distretto, il progetto si svilupperà in zone attrattive della città che richiamano mediamente circa 200mila persone ogni sera. A Milano saranno presenti tutti gli studi di architettura che contano, con un pubblico generalista vario. Metteremo a sistema diverse aziende del territorio, utilizzeremo il simbolo dell’estrazione, ovvero un blocco di marmo come elemento distintivo del progetto. Non possiamo permetterci un flop, il Fuori Salone sarà l’occasione per proporci come distretto”. ArtInJob L’impegno del consorzio per la formazione del personale in azienda Ruolo attivo di Cosmave nel progetto per la richiesta di finanziamento a valere sul bando della Regione Toscana riguardante la formazione del personale aziendale. Il Consorzio ha dato il suo apporto alle agenzie VersiliaFormat di Pietrasanta e Teseo di Camaiore con un door to door presso le aziende associate, allo scopo di individuare i maggiori bisogni formativi. In caso di accoglimento della domanda, saranno finanziati corsi di aggiornamento e specializzazione per lavoratori già assunti dalle aziende del settore lapideo. Fra le esigenze più urgenti raccolte nel corso degli incontri con gli imprenditori del settore, è emersa la necessità di formare personale nella progettazione 3D e nella programmazione CAM. Previsti corsi formativi per disoccupati e possibilità di coinvolgere giovani in attività di stage nelle aziende. Distretto Tecnologico Cosmave tra i partner del progetto promosso dalla Regione e IMM Cosmave partecipa al neonato Distretto Tecnologico Marmo e Pietre Ornamentali. Con capofila IMM, il progetto, partito dalla volontà della Regione Toscana, ha riunito 135 imprese del comparto, di escavazione, lavorazione, tecnologie e servizi specialistici. Proprio i servizi sono al centro delle attività del Distretto operativo dal 23 novembre scorso: accesso a finanziamenti regionali, nazionali ed europei, aggiornamento e formazione, servizi qualificati per l’innovazione, trasferimento tecnologico e organizzazione di incontri di business con organismi di ricerca. Queste sono solo alcune delle voci principali. L’obiettivo è quello di raccogliere e interpretare le esigenze tecnologiche, di qualificazione e d’innovazione delle aziende. Il distretto rende disponibili infrastrutture e servizi ad alto valore aggiunto per favorire le nuove opportunità di business e crescita in una sempre più crescente ottica di rete. Inoltre, permette di conseguire i necessari adeguamenti normativi e lo sviluppo di nuovi prodotti e processi lavorativi. Nel settore marketing numerose le azioni a favore delle aziende, quali l’analisi di mercato e marketing internazionale, supporto all’introduzione di strumenti di web marketing, studi di fattibilità, servizi qualificati specifici a domanda collettiva. Nuove opportunità anche sul fronte delle prove tecniche sui materiali e marcatura CE, con il supporto alla certificazione dell’impresa relativa ad ambiente, responsabilità sociale e alla integrazione tra salute, sicurezza, qualità e ambiente. Inoltre, si effettuano anche rilevazioni tridimensionali rapide, modellazione virtuale, prototipazione, re-engineering e fresatura modelli fino a grandi dimensioni, cartografia merceologica, idrogeologia e monitoraggio delle acque, piani di coltivazione e modellazioni 3D, geomeccanica, stabilità dei fronti di cava con tecnologie innovative e topografia (rilievi Drone, fotogrammetria, laser scanner), geofisica e caratterizzazione delle terre e rocce da scavo e possibili riutilizzi. Il distretto guarda all’innovazione, con supporto per la progettazione di siti web e piattaforme e-commerce. Non manca l’attenzione per lo sviluppo del capitale intellettuale, ovvero tutto il settore della formazione, con corsi di aggiornamento su temi strategici. La dinamica delle relazioni di business è il cuore della sua filosofia, spazio dunque al networking e all’organizzazione di incontri B2B e per creare partnership aziendali. E’ ancora possibile aderire, possono farlo gratuitamente le aziende con almeno una sede in Toscana. Le nuove imprese verranno intervistate dal personale del soggetto gestore per comprenderne le necessità ed esaminare possibili ipotesi di collaborazione (Info allo 0585 787963). 3 Lo scultore francese Sylvestre Gauvrit è originario di una piccola isola sull’Atlantico Maestranze artigianali e innovazione tecnologica “Binomio ormai diventato realtà” Intervista di Claudia Aliperto Foto di Stefano De Franceschi Francese originario di una piccola isola sulla costa atlantica della Francia, classe ‘77, Sylvestre si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Carrara e ha collaborato poi in vari studi d’arte a Pietrasanta,dove ha imparato le tecniche d’intaglio del marmo, in particolare su pezzi monumentali. Le sue sculture sono ora presenti in collezioni pubbliche e private delle grande capitali culturali del mondo, come Parigi, Londra, Roma, Amsterdam, Hong Kong, Dubai e Pietrasanta dove vive e lavora Rigatoni, fusilli e farfalle per collezionisti di fama tra Roma e Parigi. Avete letto bene, esemplari di pasta made in Italy che stavolta niente hanno a che vedere con l’arte culinaria, bensì con la nobile arte della scultura. Trattasi di pasta, ma non qualunque. Stiamo parlando di riproduzioni in marmo delle celebri forme del cibo italiano più noto in tutto il mondo che hanno affascinato l’artista francese Sylvestre Gauvrit. “La prima volta che sono venuto in Italia ho visto metri e metri di scaffali con pacchi di pasta esposti nei supermercati, per un francese nato in una piccola isola a nord della Francia era una cosa straordinaria”, dice Sylvestre che da anni vive e lavora nel suo laboratorio sulle colline di Pietrasanta, con la moglie e i due figli. Per raggiungerlo occorre una buona mezz’ora di macchina dal centro cittadino, ma il panorama all’arrivo è impagabile. Soprattutto se si è un artista a caccia della giusta ispirazione. “D’inverno il laboratorio è esposto alle intemperie, al vento e alla pioggia, ma nelle calde giornate d’estate è il luogo più bello della Versilia” ammette Sylvestre che ha sue creazioni sparse per il mondo, l’ultima in ordine di tempo è andata a Maiorca. Una gigantesca scultura di quattro metri per tre realizzata dallo studio Angeli in marmo bianco Carrara. Rigorosamente marmo bianco perché è “materiale sacro, caro a Michelangelo” dice. “Si tratta di un’opera monumentale, un lavoro di un anno molto impegnativo per un collezionista importante che ha pezzi anche di Tony Craig - spiega Sylvestre - È stata una grande avventura, una delle sculture più grandi realizzate in Italia. Si chiama Infinity, la scultura è una figura astratta e caratterizzata dalla leggerezza grazie alla morbidezza delle forme che ho voluto conferire al marmo, materiale rigido per natura. Esprime il senso generale delle mie sculture, anche se alcune sono molto tecniche e meno armoniose sempre alla ricerca della sfida tecnologica”. Che la figura bohemien dell’artista che scolpisce il marmo fosse ormai un clichè superato è cosa nota. E che alle maestranze artigiane si siano affiancati i robot e le macchine a controllo numerico anche. Ma una nuova generazione di artisti si sta facendo strada: nati come artigiani con la consapevolezza delle potenzialità dell’innovazione tecnologica applicata alla lavorazione artistica del marmo. È questo il caso di Sylvestre che ha imparato la tecnica e il mestiere all’Accademia delle Belle Arti di Carrara. Dopo il diploma ne ha consumato di marmo per le sue creazioni, per poi essere affascinato dalle nuove tecnologie, “il robot ormai fa parte del mio percorso creativo, penso al percorso macchina già dal disegno dell’opera” ammette. Qual è il tema prevalente della sua produzione? “La mia arte è caratterizzata da forme morbide ed armoniose, senza la pretesa della denuncia sociale che è già presente in gran parte dell’informazione che ci circonda. Con le mie opere vorrei dare un segno di positività, offrire una specie di medicina per le sofferenze dello spettatore. Le sculture sono forme armoniose con una base di marmo lasciata grezza proprio a contrastare la forma che ne nasce”. Quali i materiali utilizzati? “Prevalentemente lavoro il marmo ma mi piace sperimentare con il legno e l’acciaio perché è importante che l’artista ricerchi cose che non sa fare, affron- tare materie e soggetti nuovi”. Qualcuno in famiglia era appassionato di arte? “Ho iniziato a scolpire il legno per caso da solo a diciannove anni come autodidatta. Poi sono entrato all’Accademia di Carrara perché volevo imparare la tecnica del metodo classico e sapevo che tutti i grandi maestri sono passati di lì. Iniziai a lavorare come artigiano realizzando sculture per altri. Poi sono nate le prime sculture dall’ispirazione per la pasta italiana, una passione per me. Ho l’ufficio pieno di barattoli di ogni specie e dimensione. Ne sono rimasto affascinato perché se ci pensiamo bene la forma della farfalla non è altro che una sfoglia di pasta piegata a mano, sono stato colpito dall’estetica e dalla morbidezza oltre che dalla sfida di rendere un materiale così duro come il marmo morbido quasi fosse pinzato”. Nato come artista tradizionale, continua ad usare questo metodo? “Sono sempre stato attratto dalla tecnologia tanto che dopo il lavoro la sera mi mettevo a disegnare in 3D. Grazie ai nuovi programmi di modellazione si può superare il limite fisico della materia, sta poi all’artista capire cosa può essere realizzato o meno, si può giocare con gli spessori, controllare misure e pesi, è tutto un altro approccio. Sono stato tra i primi in zona a comprare la stampante 3D che permette di vedere subito il modello. Una volta imparato a modellare e utilizzare il robot è difficile tornare indietro, se si tratta di opere piccole posso pensare di affidarmi al metodo classico, ma non per quelle di grandi dimensioni. Ne ho tagliato parecchio di marmo, tonnellate e tonnellate, e devo ammettere che non è la cosa più divertente del mondo. Inoltre, si risparmia anche sulle tempistiche: il robot impiega tre giorni per la sgrossatura di un’opera, a mano impiegherei un mese. Questo è il vantaggio maggiore e noi artisti dobbiamo adeguarci a quanto viene richiesto dal mercato”. E’ ancora viva la figura bohemien dell’artista nell’immaginario collettivo? “Certo esiste ancora, ma non è più un modello sostenibile anche per gli artisti più grandi al mondo e lo dice chi è partito dal metodo tradizionale. Ma pensandoci bene i Maestri come lo stesso Bernini e Michelangelo avevano gli assistenti che realizzavano i loro progetti”. Da anni ha scelto le colline di Pietrasanta per vivere e lavorare, ha mai pensato di trasferirsi? “Ci abbiamo pensato tante volte con mia moglie, ma non ce l’abbiamo mai fatta perché Pietrasanta è unica al mondo soprattutto per noi artisti”. Il legame con la città si è rafforzato negli ultimi anni con il monumento realizzato da Sylvestre per il paese di Capezzano Monte dove vi è una comunità di artisti molto attiva. Il soffio della collina, titolo della scultura, domina la terrazza panoramica nel cuore del paese, una vela che si protende verso il mare spinta dalle trombe della filarmonica. Ci passa davanti tutti i giorni quando rientra a casa, è una soddisfazione poter dire: quella l’ho fatta io? “Sapere che ho lasciato un segno della mia presenza qui per me è motivo di orgoglio. Ho messo a disposizione la mia arte e un blocco di marmo per il progetto che ho presentato personalmente al paese, anche se all’inizio ero un po’ preoccupato dal giudizio, i miei concittadini l’hanno apprezzata subito. Un passo importante per me, in fondo è stato come mettersi a nudo”. 4 Ricorre l’anniversario della ristrutturazione della strada utilizzata per il trasporto dei blocchi dalle Apuane Via del marmo, 200 anni fa il restauro Il Granduca Ferdinando III d’Asburgo Lorena firmò il provvedimento nell’ottobre del 1816 di Alessandro Russo Ricordiamo un importante anniversario per quello che sarà il rapido sviluppo del commercio del marmo della Versilia: esattamente duecento anni fa iniziavano i lavori per il ripristino della cosiddetta via di marina. La strada era stata fortemente voluta ed ideata da Michelangelo, i lavori furono proseguiti ed ampliati, fra il 1556 ed il 1567, da Cosimo I de’ Medici. Duecento anni fa, poi, il 27 ottobre del 1816, il Granduca Ferdinando III d’Asburgo Lorena approvò un provvedimento con il quale si acconsentiva la ristrutturazione (con sovvenzione governativa, in parte gratuita ed in parte a titolo d’imprestito) di questa via che, da sopra Pontestazzemese (località Malinventre), raggiungeva la piaggia del Forte dei Marmi; strada utilizzata per il trasporto dei blocchi di marmo, dei minerali (in arrivo e in partenza), dei manufatti in ferro e dell’olio, fino al mare, per l’imbarco sulle navi. I lavori si resero necessari, in parte, per il degrado naturale della strada e, soprattutto, perché cinque anni prima, nell’estate del 1811, una paurosa piena del fiume Versilia aveva distrutto il Ponte di Tavole, rendendo così impossibili le comunicazioni dal monte con lo scalo marittimo. Le comunità locali pressarono allora il Governo granducale affinché intervenisse e nell’aprile del 1816 l’ingegnere Roberto Bombicci compilò una dettagliata perizia dei lavori necessari. Le spese furono divise fra la Real Depositeria, la Magona e le Comunità di Pietrasanta, Stazzema e Seravezza. L’opera di risistemazione della strada, presentata dal Governo come “grandioso lavoro da farsi alla Strada di Marina”, aveva anche l’obiettivo - non secondario - di soccorrere le tre Comunità versiliesi che erano piombate nell’indigenza a causa di una prolungata carestia, fornendo lavoro, e conseguente sostegno economico, a molte famiglie bisognose. I lavori iniziarono nel gennaio del 1817. La via venne intitolata al Granduca che aveva fortemente voluto e sostenuto quei lavori, chiamandosi così “Strada Ferdinanda”. I lavori sulla strada furono poi proseguiti, nella parte più a monte, in direzione delle cave del Monte Altissimo, dal Dottor Marco Borrini e da Jean Baptiste Alexandre Henraux i quali furono gli imprenditori che con rapidità e grande efficacia, in circa un anno, dal 1821 al 1822, realizzarono una nuova strada che partiva dalla ripristinata via di marina ed arrivava alle cave. Ciò fu possibile grazie anche al prestito governativo di ventiquattromila lire concesso dal Granduca Ferdinando III e che, successivamente nel 1833, fu addirittura estinto dal Granduca Leopoldo II, in considerazione della grande utilità della strada e dell’importante sviluppo che stava prendendo l’attività estrattiva in Versilia. Una ripresa dell’attività di estrazione, di lavorazione ed esportazione dei lapidei versiliesi che si deve agli stessi Borrini ed Henraux e che, dopo un lungo periodo di abbandono, fu da loro ricominciata negli anni Venti dell’Ottocento e da allora mai interrotta, sviluppandosi, progressivamente, fino ai giorni nostri. Altro importantissimo e quasi contemporaneo provvedimento dell’epoca di Ferdinando III fu l’abolizione della gabella su tutti i marmi versiliesi, provvedimento che certamente favorì lo sviluppo del commercio dello statuario di Versilia contro il marmo concorrente proveniente dalle cave di Carrara. Nel territorio del Vicariato Regio di Pietrasanta si passò, così, dalle undici cave aperte nel 1816 alle settantacinque del 1840 (cinquanta aperte nel territorio di Seravezza e venticinque nel territorio di Stazzema), per un introito annuo di 940.000 lire dell’epoca. Scrive, a proposito, Emilio Simi, nel 1855, nel suo “Sull’Alpe della Versilia e la sua ricchezza mineraria”: “Aperta la ‘Strada Ferdinanda’ lo spirito d’intraprendenza commerciale non tardò molto a farsi palese”. Il ripristino di questa strada, che nel percorso intero collegava quindi le cave del Monte Altissimo con quella porzione della marina di Pietrasanta allora detta Magazzino dei Marmi, ed il suo sempre maggior sfruttamento facilitò l’ampio e rapido sviluppo di questa località che, ricordiamo, nacque attorno al Fortino voluto da Pietro Leopoldo (terminato nel 1788). Nacque, così, attorno al tratto iniziale della via di marina, il primo vero nucleo urba- Gaetano Grazzini, “Busto di Ferdinando III”, marmo statuario di Versilia, 1822. La scultura di Bianco Statuario fu realizzata nello studio del Dottor Marco Borrini a Seravezza. Oggi si trova presso il Liceo Artistico Stagio Stagi di Pietrasanta. Il Granduca Sigismondo d’Asburgo Lorena, Granduca di Toscana titolare, discendente della famiglia di Lorena, con Alessandro Russo, Comandante in Seconda Capitaneria di Porto di Carrara, in visita alla cava delle Cervaiole Henraux nel marzo 2014. no di Forte dei Marmi. A proposito di infrastrutture, nel periodo di Ferdinando III fu costruita, a totale carico del Regio Erario, anche l’importante Via Regia Sarzanese che andava da Pietrasanta fino al confine di Stato. 5 La Regione non può legiferare sulla disponibilità dei beni privati Incostituzionale la legge sulle cave Con una recente sentenza la Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità della legge sulle cave emanata dalla Regione Toscana lo scorso anno, come si legge infatti “la Regione ha ecceduto i limiti della propria competenza legislativa e dichiara dunque l’illegittimità costituzionale della legge n. 35 del 25 marzo 2015 per la parte in cui qualifica la natura giuridica di beni estimati”. La legge disciplinava tra l’altro gli ormai noti beni estimati, che insistono sul territorio di Massa Carrara e che non riguardano invece il distretto della Versilia. Per beni estimati si intendono quei beni iscritti nel libro degli estimi del Comune di Carrara all’epoca del famoso editto di Maria Teresa Cybo Malaspina del 1751. L’editto prevedeva che fossero iscritti nel libro degli estimi i possessori dei suddetti beni al tempo di Maria Teresa, che si distinguevano dalle proprietà comunali, ovvero le proprietà che all’epoca erano delle vicinanze di Miseglia e Torano che poi sono transitate nel comune di Carrara come agri marmiferi e patrimonio indisponibile dell’ente. Con l’editto si stabilì che gli iscritti nel libro degli estimi da oltre vent’anni dovevano essere considerati proprietari a tutti gli effetti, senza il pagamento di alcun canone concessorio, distinguendo così quei beni da quelli sottoposti al regime di concessione. Tali disposizioni riguardavano solo l’editto di Maria Teresa che in Versilia non ha mai avuto alcuna potestà, e d’altronde sul nostro versante esistono proprietà collettive, come nel caso dei beni di Levigliani nel Comune di Stazzema. La sentenza non fornisce chiarimenti nel merito della questione, senza prendere posizione afferma che il regime pubblico o privato di un bene è materia dello Stato e non delle Regioni. Per questo motivo non poteva essere la regione Toscana ad affermare che i beni estimati devono essere trattati come beni pubblici poiché non ne ha la competenza. La sentenza ha dunque messo un punto, con una vittoria innegabile delle aziende ma anche aperto scenari futuri: la necessità di una regolamentazione sempre più Illegittima la legge 35 della Regione Toscana omogenea nel quadro intricato di legislazioni attualmente vigenti in modo che siano ricondotte ad un unico testo con una legislazione nuova. L’attenzione dei media, della stessa parte politica e dell’opinione pubblica che si è scatenata intorno alla sentenza ha avuto un’eco importante, nonostante i beni estimati riguardino un caso particolarissimo e localizzato all’interno dello stesso Comune di Carrara. Adesso la parola spetta allo Stato che dovrà disciplinare questo aspetto, alla Regione competerà in seguito accogliere quanto deciso e dare le proprie indicazioni. È un dato di fatto, sottolineato anche dalla stessa sentenza, che nel corso degli ultimi due secoli vi siano state moltissime occasioni per regolamentare la disciplina sulle cave, ma senza che niente sia stato fatto. Dunque il caos attuale sarebbe frutto di un’inefficienza amministrativa secolare, tanto che sono numerosi gli studi e gli studiosi di accertata fama che nel tempo se ne sono interessati. Bisogna anche sottolineare che si tratta di una vicenda tutta locale, basti pensare che a livello statale la disciplina delle cave è rimessa al testo unico risalente al 1927 che non ha mai subito alcuna modifica, mentre molta strada è stata fatta e si farà su altri aspetti quali la tutela del lavoro e della sicurezza. La mossa del Governatore Enrico Rossi, di approvare una legge regionale pur consapevole della sua illegittimità, è servita a lanciare un sasso come ha dichiarato lo stesso Rossi, per dare un segnale importante all’opinione pubblica ovvero che le montagne devono essere trattate come un bene pubblico e non privato. Una mossa che si allinea anche all’indirizzo dettato dell’Unione Europea anche per la regolamentazione delle concessioni demaniali marittime che dovrebbero essere aggiudicate tramite gara pubblica. Un modello da attuare anche nel settore estrattivo, dove da secoli il lavoro è tramandato di famiglia in famiglia da cavatori che sono nati e cresciuti con il rumore della lavorazione del marmo in cava, con il rischio di snaturare i connotati identitari di un intero territorio. Duecento anni di non legiferazione Il commento Molto è stato scritto sulla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha una portata storica molto importante, soprattutto di carattere strettamente giuridico che richiama la Regione a delle specifiche competenze e ribadisce quelle dello Stato e della giustizia ordinaria civile. La sentenza non è entrata nel merito della definizione di bene estimato, ma questo non le competeva e ha rimandato la materia ad un riconoscimento di un giudice ordinario che ha già sollevato la questione di incostituzionalità. In sintesi, la Regione non poteva legiferare su una materia appartenente alle competenze dello Stato e la sentenza cita seppur mossa da lodevole intento di armonizzare la legislazione delle cave. Rimane il dibattito sui quasi duecento anni in cui si sarebbe potuto intervenire, periodo in cui gli enti locali non hanno posto la questione. Vi sono stati tanti anni di tempo per chiarire la definizione di bene estimato e come recita la sentenza, attualmente non può essere considerato proprietà indisponibile dei comuni. A Carrara permangono situazioni complesse in cui porzioni di beni estimati sono contornate da un bene concessorio e viceversa. Quale sarà il futuro? Sarà necessaria un’armonizzazione della legge 35 che dovrà tenere conto di questa pronuncia e probabilmente vivremo un momento di stallo per una riflessione che si dovrà necessariamente accendere anche per gli stessi regolamenti comunali. La questione resta, dunque, da dipanare. Si è creata una radicalizzazione su questa tematica dovuta alla mancanza di un intervento negli ultimi 200 anni. C’è da chiedersi quale ruolo avranno le aziende. Bisognerà riflettere e alzare il livello di attenzione, l’opera di armonizzazione dovrà essere portata avanti secondo il criterio non solo della salvaguardia di un bene che non è rinnovabile, ma anche della sua promozione in quanto bene di importanza strategica nell’economia oltre che del distretto lapideo, della Regione se non dell’intero territorio nazionale. Intento di promozione che sembra emergere dalle linee guida, dettate dalla Regione, cui dovrà uniformarsi l’ultimo piano cave. 6 REPORTAGE Alla scoperta dei tesori architettonici e artistici d’Italia Il cimitero monumentale di S culla dei marmi apuo-versili Per la vastità dei suoi imponenti monumenti funebri è considerato un vero e prop marmi di tutta Italia e costruite in una miriade di stili differenti, restituiscono all’in la scultura funebre di Sergio Mancini Il cimitero di Staglieno rappresenta un te frequentata anche per resoconti fo La presenza sia di grandi personaggi i tistico delle sculture prodotte da artis pe Benetti per le tombe Oneto, Parpa Wilde e molti altri, ne fa un esempio definito da Ernest Hemingway come Sebbene la bibliografia sugli studi sto sul patrimonio lapideo, soprattutto de su studi applicativi del restauro e cons zo di polimeri e consolidanti inorganic portanti in un ambiente non facile (ne Non appaiono classificazioni di detta le rigore architettonico e uniformità nell’uso del marmo bianco di Carrara bardiglietti come ornamentazione ne I materiali lapidei tipicamente versilie cuni casi tipicamente presenti nello s (Mulina e Retignano) o alcuni rivestim zemese e Volegno o qualche materia invece marmi arabescati o cipollini. Ovviamente numerosi materiali lapid ro a macchia grande e fine , calcescis del Crematorio). I materiali naziona montesi e valdostani; bellissimi esem Ardesia della Val Fontanabuona lavor Numerosi studi sui rapporti tra Genov pio quelli di Klapisch Zuber del 1973 s recenti pubblicati da R.Santamaria su descritta un’ampia preferenza dei ma Porto Antico, alla realizzazione di im apuani nel duomo di San Lorenzo) e Genova, anche in rapporto all’import di “Lavenza” e di Portovenere. Il cimitero monumentale di Staglieno è stato ed è – per la sua bellezza – meta di artisti e letterati giunti da ogni dove. Ernest Hemingway lo definì una delle meraviglie del mondo. Una puntuale descrizione della struttura e dell’imponenza del complesso architettonico è resa anche negli scritti di Mark Twain riportati nel libro The Innocents Abroad (“Innocenti all’estero”, del 1867) 7 È il maggior luogo di sepoltura di Genova e uno dei più importanti d’Europa Staglieno, iesi a Genova prio museo a cielo aperto. Le numerose statue funerarie e cappelle, adornate con nsieme del complesso un importante valore sotto l’aspetto dell’architettura e del- na delle aree funerarie monumentali più famose d’Europa, intensamenotografici e con un suo turismo sui beni culturali a Genova. ivi sepolti nelle tombe di famiglia, sia per la qualità di rilevante livello arsti come Leonardo Bistolfi, Giulio Monteverde, Federico Fabiani, Giusepaglioni, Orsini, Bauer, Bocciardo, Dufour, Nino Bixio e di Mary Costance di vero “museo a cielo aperto” nel campo della funeraria monumentale una delle Meraviglie del Mondo. orici e architettonici di questo cimitero sia piuttosto ricca, le conoscenze ei marmi bianchi provenienti in gran parte da Carrara, sono concentrate solidamento delle pietre dal degrado in ambiente esterno tramite utilizci, data la necessità di una continua manutenzione dei manufatti più imebbia salina, smog data la vicinanza delle principali strade e autostrade). aglio delle pietre ornamentali utilizzate ma appare evidente un notevoà negli usi dei materiali più idonei e alla funeraria classica, soprattutto a e in vari tipi di marmi grigi apuani (bardiglio chiaro alle pavimentazioni, ei fondali o piedistalli delle principali sculture. esi ritrovati nella parte centrale del Cimitero non sono numerosi ma in alstile neoclassico dell’800 come il Bardiglio Fiorito delle cave di Stazzema menti di brecce colorate come la Breccia Gialla delle cave di Pontestazale colorato come la Breccia Capraia e il Fior di Pesco non comparendo L’Angelo di Monteverde Perchè quello sguardo? La forza a presidio della tomba? La sfida alle potenze delle tenebre? Il rifiuto della morte? L’inquietante quesito che da secoli affascina gli storici dei liguri appaiono in uso come il Rosso Levanto, Verde Polcevera, Portosti verdi della Valle Roja di Ventimiglia (monumento Pellerano nell’area ali sono perlopiù riferiti al Rosso e Gialletto Verona e marmi verdi piempi di architettura funebre sono stati compiuti nel XIX e XX sec. anche in rata a lucido o levigato fine con tipico fondo nero molto uniforme. va e Carrara e quindi nella funeraria di Staglieno, sono basilari ad esemsu “Carrara e i Maestri del Marmo” già noti e di notevole livello. In studi ulle riviste della Banca Garige (La Casana) e su altre pubblicazioni è stata armi apuani sul mercato della città ligure con maestranze abili presso il mportanti manufatti (ad esempio nell’uso di materiali bianchi e colorati soprattutto in rapporto alle attività tra il XVI e il XVIII sec. tra Carrara e tante istituzione genovese del Banco di San Giorgio con i porti di imbarco La storia dell’Angelo, realizzato sulla Tomba della famiglia Oneto, è significativa per la storia del suo scultore Giulio Monteverde, uno dei più attivi artisti del suo tempo; nato nel 1837, figlio di braccianti e inizialmente intagliatore del legno, perfezionò la sua scultura presso gli studi di Leonardo Bistolfi e poi presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti fino al 1865 per poi trasferirsi a Roma. Nel 1882, dopo una lunga carriera con numerose opere di ottima espressione neoclassica ma aperture al simbolismo, realizza la scultura dell’Angelo, figura androgina e inquietante, replicata poi nel 1891 per la propria cappella funeraria al Verano a Roma. 8 LA GRANDE INCERTEZZA I fattori di successo del comprensorio apuo-versiliese e un modello anticrisi per le aziende Contro corrente Ecosistema versiliese Un modello anticrisi per le aziende italiane chiamate ad innovare e reagire sui mercati di Nicola Castellano, docente del Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università di Macerata Crisi, incertezza, minacce, opportunità. Oramai da qualche anno le aziende italiane hanno dovuto imparare a navigare in acque turbolente, sebbene purtroppo numerosi imprenditori siano stati costretti a pagare un prezzo fin troppo salato. Sebbene qualche timido segno di miglioramento si intraveda all’orizzonte, lo sviluppo di una congiuntura favorevole appare ancora lontano, ma forse, a ben vedere, le acque nei mercati nazionali ed internazionali, completamente tranquille non lo sono state mai. Come reagire di fronte a tanta incertezza? Difficile dirlo. In campo imprenditoriale le soluzioni “one-size-fits-all” difficilmente funzionano. Tuttavia, se ci si guarda intorno è possibile individuare alcuni “capitani coraggiosi” (o fortunati?), che sono riusciti ad affrontare la tempesta uscendone addirittura più grandi e forti. In altre parole esistono numerosi esempi di imprese anti-cicliche, così definite perché durante la crisi degli ultimi anni hanno registrato dei risultati in contro-tendenza, rispetto al settore di appartenenza. Osservare queste aziende può essere utile per trarre ispirazione, non solo in relazione a possibili modelli di business da replicare, ma anche per identificare tratti caratterizzanti la gestione, che possono aver contribuito in maniera significativa al conseguimento di performance “contro-corrente”. Qualche tempo fa presso il Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università di Macerata, è stato organizzato un workshop, nel quale i rappresentati di alcune imprese anti-cicliche con sede nel territorio marchigiano sono stati invitati a portare la propria testimonianza. L’analisi dei casi, molto diversi tra loro, permette di evidenziare alcuni tratti comuni sintetizzabili attraverso il seguente slogan: “Crea, Innova, Prendi decisioni, Agisci e Reagisci”. Sintetizzando due dei casi analizzati, proviamo a mettere in risalto gli elementi che hanno ispirato il mantra di cui sopra. Loriblu. Nel 1970 Graziano Cuccù inizia a disegnare e produrre in prima persona calzature nel sottoscala di casa. Il successo arriva nel 1978 con il modello “Mignon”. Col passare del tempo l’imprenditore ha conservato la propria vena creativa riuscendo a rinnovarsi e interpretando al meglio il cambiamento dei gusti e delle mode. Sono famose le sue calzature “gioiello”, e recentemente ha lanciato un modello hi-tech caratterizzato da fibre ottiche in grado di illuminarsi al buio. Dal punto di vista gestionale, grazie alla forte impronta della moglie e dei figli, l’azienda è riuscita a svilupparsi significativamente sui mercati internazionali, reagendo agli “scossoni”. Recentemente, la chiusura del mercato russo ha creato non poche preoccupazioni alla famiglia, che tuttavia ha prontamente reagito cercando di sviluppare le vendite in mercati alternativi, come gli USA ed i paesi del Golfo. Dimar – Sapore di Mare. All’inizio degli anni 90, un gruppo di pescatori crea “l’Impresa del mare”, caratterizzata per la commercializzazione di “congelato fresco”, ovvero a bordo dei pescherecci o comunque entro massimo 4 ore dalla pesca, in modo da preservarne la qualità. Nel tempo l’azienda cresce e si trasforma, mantenendo tuttavia intatta la sua vocazione all’estrema qualità del prodotto. Il modello commerciale prevede uno sviluppo costante attraverso l’apertura di un numero sempre maggiore di punti vendita sia in Italia (attualmente quasi 100) che al di fuori dei confini nazionali. L’amministratore delegato ha dichiarato che il successo dell’azienda è in parte legato ad una forte “cultura del dato”: qualunque processo decisionale è supportato da informazioni, raccolte all’interno o all’esterno, utili a valutare la ragionevolezza delle iniziative, e limitare il rischio di procedere “a tentoni”. Ne risulta un modello gestionale strutturato, chiaro nel quale gli obiettivi sono espliciti e condivisi e gli sforzi coordinati. Due esempi non sono certamente sufficienti a creare regole universalmente valide, ma gli elementi raccolti possono comunque far riflettere. Il messaggio che se ne trae non è certamente nuovo, ma può valere la pena ribadirlo: guardarsi sempre intorno, riflettere, valutare, prendere decisioni, comunicarle, coinvolgere i propri collaboratori, agire e ricominciare daccapo. Buona navigazione. L’imperativo di esserci di Silvio Bianchi Martini, direttore del Dipartimento di Economia e Management all’Università di Pisa e Alessandra Rigolini, ricercatrice La rivoluzione digitale che l’economia moderna sta affrontando ci porta a pensare alle aziende del futuro viste come entità sempre più snelle, rapide, veloci, dai confini organizzativi molto labili e poco definiti. La vicinanza al cliente finale, il suo diretto coinvolgimento nella definizione della value proposition delle aziende sembra, oggi, diventare uno degli elementi imprescindibili per mantenere elevati livelli di competitività in settori sempre più dinamici e in continua evoluzione. Il decentramento produttivo, fisico o virtuale che sia, non è più la conseguenza della ricerca dei soli vantaggi economici, ma diventa un’opportunità per “seguire” il cliente “da vicino” e soddisfare prontamente le sue necessità. Esistono tuttavia dei settori in cui non è la vicinanza al cliente ma bensì, in senso più ampio, l’ecosistema di fornitura a rappresentare elemento centrale di competitività delle imprese. Questo è il caso del settore lapideo, ed in particolare del distretto lapideo Apuo-Versiliese. I principali fattori di competitività del distretto lapideo toscano sono rappresentati essenzialmente da: possibilità di estrarre e lavorare i marmi di Carrara, alta specializzazione e elevato know-how delle maestranze; superiore capacità di selezionare e promuovere i materiali da utilizzare nel settore della costruzione e ornamentale, presenza nell’area di qualificati centri per la formazione ed il trasferimento dell’innovazione, il fatto che il territorio apuoversiliese è apprezzato anche come snodo culturale e artistico per il design, la scultura e in generale l’arte del marmo (emblematico è al riguardo la situazione di Pietrasanta). I fattori di successo sopra richiamati suggeriscono l’importanza della vicinanza e del presidio del territorio locale, all’interno del quale è possibile approvvigionarsi non solo della materia prima per cui il distretto è conosciuto in tutto il mondo, ma anche di quell’insieme di risorse e competenze intangibili che possono rappresentare una fonte di vantaggio per le aziende di produzione e commercializzazione di marmi locate nel distretto, rispetto ai competitor stranieri. Massa, Carrara e l’area versiliese rivestono, quindi, un ruolo baricentrico non solo nella produzione ma anche nella promozione dei marmi in tutto il mondo. Secondo alcuni addetti al settore, infatti, il successo di un materiale dipende anche dall’opinione che le aziende del distretto apuo-versiliese maturano nei confronti di esso. In altre parole, i clienti si fidano dell’opinione e del parere delle aziende e delle persone che i materiali li vivono tutti i giorni, che conoscono le loro potenzialità intrinseche e le loro possibilità di utilizzo ai fini commerciali. Si può dire che, un po’ come avviene anche per il distretto cartario lucchese e per quello nautico della costa toscana, ciò che è apprezzato a nel distretto apuo-versiliese è apprezzato nel mondo. La presenza all’interno del distretto rappresenta quindi una condizione di fondamentale importanza per diventare interlocutori privilegiati nel panorama mondiale del commercio dei materiali lapidei e poter quindi accedere alle più importanti e prestigiose commesse a livello internazionale. Ma non parliamo solo di presenza virtuale o presenza all’interno della compagine sociale delle aziende del distretto. Intendiamo piuttosto una presenza fisica e partecipativa all’intera filiera con l’obiettivo fondamentale di presidiare direttamente le attività a più alto contenuto di valore del distretto lapideo Apuo-Versiliese. L’imperativo in questo caso è: “Essere presenti per governare le relazioni e la distribuzione del valore”. Essere presenti in loco nell’attività di produzione è fondamentale anche per essere inseriti all’interno del sistema di relazioni storiche politiche ed istituzionali, al fine di poter presidiare al meglio la distribuzione del valore lungo la filiera. 9 +51% LA GRANDE INCERTEZZA Cresce l’export verso Regno Unito e Qatar 1.862.757 ton. Pietra naturale 970.313.177 euro Valore complessivo Nei primi sei mesi del 2016 il settore lapideo italiano ha esportato 1.862.757 tonnellate di pietra naturale del valore complessivo di 970.313.177 euro, registrando una flessione dell’8,5 per cento. In netto calo l’export di blocchi e lastre di marmo, per un totale di 500 mila tonnellate. Calano anche i quantitativi esportati di lavorati, ma continua ad aumentare il valore dell’export per questa tipologia di prodotto a dimostrazione del forte apprezzamento che il “made in Italy” vanta sui mercati internazionali. Questi i dati sul commercio internazionale dei materiali lapidei italiani relativi al primo semestre, elaborati dall’ufficio studi di Internazionale Marmi e Macchine. Per i dati del secondo semestre si dovrà aspettare il nuovo anno, ma i numeri offrono già una tendenza. Inarrestabile la flessione dell’export del granito grezzo e frena anche l’export del lavorato. Nel primo semestre il settore lapideo italiano ha esportato 264 mila tonnellate di lavorati in granito registrando un lieve calo rispetto all’anno precedente. Tali risultati non entusiasmanti erano prevedibili, considerato il rallentamento delle importazioni da parte dei paesi arabi a seguito della flessione del prezzo del petrolio. Subiscono una riduzione anche le esportazioni di materiali lapidei verso il medio-oriente, il dato più significativo è il 31 per cento in meno verso l’Arabia Saudita, e verso l’estremo oriente, in particolare l’India. Secondo alcuni operatori il crollo della rupia ha ridotto il potere d’acquisto indiano da sempre rivolto a marmi di alto pregio come lo Statuario e il Calacatta. La domanda indiana si rivolge oggi, sempre più spesso, a marmi bianchi ordinari e questo ci mette in competizione sul prezzo con paesi come la Turchia. Per rimanere competitivi, diventa quindi sempre più stringente Settore Lapideo Italiano adottare strategie di marketing che valorizzino tutti i nostri “bianchi” certificandone la qualità e la provenienza. In controtendenza, invece, l’export verso il Qatar che registra un aumento del 38 per cento, in parte dovuto ai nuovi investimenti in vista dei mondiali di calcio del 2022. Aumentano anche le vendite verso i mercati UE, soprattutto per il Regno Unito che registra un 51 percentuale in più. Il dato potrebbe essere ridimensionato, o addirittura ribaltato, visto che il Regno Unito ha sancito l’uscita del paese dall’Unione Europea lo scorso giugno. il Regno Unito è uno dei primi paesi di sbocco per l’export della pietra Made In Italy ad alto valore aggiunto, basti pensare che nel 2015 il valore medio unitario dell’export italiano diretto verso il mercato UK era di 1.743 euro per tonnellata. La tendenza della domanda inglese a preferire prodotti ad alto valore aggiunto, o “di lusso”, della pietra Made in Italy è testimoniata dalla correlazione positiva tra l’andamento dell’export italiano verso questo mercato e il PIL procapite inglese. Da ciò consegue che un aumento della ricchezza procapite inglese mediamente incrementa più che proporzionalmente la domanda di pietra naturale Made in Italy così come una sua riduzione la riduce sensibilmente. Con queste premesse e considerando che complessivamente l’addio all’UE dovrebbe costare a Londra, nel prossimo triennio, 2,5 punti di PIL rispetto alle previsioni di maggio della Bank of England (BOE), ci possiamo aspettare un impatto della Brexit sull’export italiano di materiali lapidei verso questo paese particolarmente negativo e ulteriormente amplificato dalla svalutazione della sterlina che ridurrà il potere d’acquisto inglese sul fronte dell’importazione. (fonte: Ufficio studi IMM Carrara) Il distretto di Lucca, Prato e Pistoia in calo Dati in linea con il trend nazionale “Dopo anni di crescita, domanda interna poco vivace e poca competitività stoppano la crescita della nostra provincia”, Cristina Galeotti Vice Presidente Confindustria Toscana Nord Un dato non sorprendente, sostanzialmente in linea con l’andamento del manifatturiero a livello nazionale: lo 0,3 per cento in meno della variazione della produzione delle industrie di Lucca, Pistoia e Prato è molto vicino al 0,2 con segno positivo dell’Italia. E’ quanto emerge dall’indagine congiunturale condotta dal Centro Studi di Confindustria Toscana Nord Lucca Pistoia Prato per il trimestre luglio-settembre 2016. L’indagine riguarda un campione statistico di 500 imprese manifatturiere con 10 o più addetti. Vengono così confermati i segnali di indebolimento congiunturale già fotografati nell’indagine sui mesi di aprile-giugno 2016, quando fu rilevato il più 0,8 per cento rispetto al corrispondente periodo del 2015. Il passo indietro è più evidente nelle aziende di minore dimensione, meno 0,8 per cento per quelle tra 10 e 49 addetti; anche le più grandi, oltre 50 addetti, mostrano però un sostanziale esaurimento della crescita rispetto allo scorso anno. La tendenza si riflette sulla maggior parte dei macrosettori dell’area Lucca-Pistoia-Prato. Il 2016 è stato caratterizzato da una graduale flessione: partito con un leggero aumento è passato ad un sostanziale pareggio fino al dato dell’ultimo trimestre, che segna il meno 1,1 per cento. L’industria manifatturiera lucchese ha visto, così, prima affievolirsi e poi interrompersi la lenta crescita che durava ormai da due anni. In un contesto di rallentamento economico globale, anche la componente estera ha ridotto il proprio apporto positivo. La componente estera degli ordinativi era in linea con l’anno precedente nel primo trimestre, ma ha registrato un contributo negativo nei mesi seguenti. Gli ordini dall’Italia sono peggiorati maggiormente: da una lieve ripresa che faceva ben sperare nei primi mesi del 2016, siamo passati ad una battuta d’arresto nel terzo trimestre che ha registrato il meno 1,7 per cento. L’andamento produttivo settoriale risulta abbastanza eterogeneo, con più settori che mostrano primi segnali di difficoltà e alcuni che riescono a mantenere il proprio cammino di crescita lenta. Tra questi ultimi figurano la produzione di macchinari, in cui prevale la meccanica per la carta, il cartario carto- tecnico e il chimico plastico. Nonostante la flessione, le aspettative per il trimestre successivo espresse dagli imprenditori lucchesi indicano una lieve ripresa dell’attività produttiva. “Il manifatturiero di Lucca, Pistoia e Prato si trova ad operare in un contesto caratterizzato da grande incertezza – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Andrea Cavicchi – Le incognite vanno dai fattori nazionali agli scenari europei, in cui la Brexit è solo uno degli elementi di potenziale destabilizzazione, fino ai cambiamenti che si profilano negli Stati Uniti. Un momento particolarmente fluido, in cerca di nuovi assetti le cui connotazioni sono tutte da verificare e potrebbero approdare a risultati molto diversi. I mercati non amano le situazioni indefinite: principio sempre valido di cui vediamo gli effetti nella stasi produttiva che stiamo vivendo. Le nostre imprese comunque reagiscono e rimangono sostanzialmente agganciate all’andamento del manifatturiero nazionale. Significativo il fatto che gli imprenditori del campione continuino ad avere in maggioranza aspettative positive improntate alla fiducia”. 10 Un’azienda che ha fatto la storia del comprensorio apuo-versiliese Michielotto rilancia servizi e assistenza per l’Apuo-Versilia Commesse importanti da Hitachi e Hyundai Ottanta anni di attività alle spalle e centinaia di gru e carriponte che svettano sui piazzali delle principali aziende di trasformazione tra Massa e la Versilia. La Michielotto Service Srl è l’erede dell’originaria SpA che ha segnato per oltre 50 anni la storia nella movimentazione del lapideo del nostro territorio. Stiamo parlando di una grande azienda di produzione che per anni ha concentrato le attività sulla produzione di macchine per il sollevamento e poi nel 2006 ha dato origine anche alla Service che, all’epoca, si occupava esclusivamente della manutenzione degli impianti. A seguito della crisi economica con un imprevedibile calo di fatturato, si arrivò alla chiusura della SpA nel 2013. “La Service ha sempre vissuto di vita propria tanto che siamo arrivati ad una solida realtà: oggi – spiega Alberto Salvatori, amministratore della Michielotto – oltre alla manutenzione su macchine di ogni marca, non solo Michie- lotto, realizziamo prodotti unici al mondo, come i dock arm, ovvero bracci utilizzati nei cantieri navali che permettono di sabbiare e verniciare le navi nei bacini”. Salvatori è un giovane imprenditore, classe ’75, che ha rilevato l’azienda nel 2014 in società con una delle maggiori aziende russe nel settore del sollevamento. Sotto la sua guida, Salvatori ha riportato il fatturato ad un buon livello tanto che oggi la Service vanta clienti in tutto il mondo, soprattutto in Medio Oriente e in paesi come Afghanistan ed Egitto, Iraq e Siria, zone ad alta instabilità politica, dove il lapideo è comunque in forte crescita e la richiesta di macchinari continua a salire. “La Michielotto ha una solida storia alle spalle, i nostri carroponti si possono trovare in tutto il mondo – prosegue Salvatori – la produzione è realizzata all’esterno, mentre nella nostra sede di Querceta avviene il montaggio grazie ai nostri 20 dipendenti molto qualifi- La cooperativa di Lorano dona un mezzo di trasporto per disabili alla PA Il comparto lapideo Donato un mezzo di trasporto disabili alla sostiene i più deboli Si moltiplicano le ini- Pubblica Assitenza ziative solidali Il mondo del marmo sempre più vicino ai più deboli e sensibile ad iniziative di solidarietà. L’ultimo atto di beneficenza arriva dalla cooperativa di cavatori di Lorano della provincia di Massa Carrara che ha donato un mezzo di trasporto per disabili alla Pubblica Assistenza durante una cerimonia ufficiale che si è svolta in piazza Gino Menconi davanti alla chiesa Sacra Famiglia con la benedizione del parroco don Ezio Gigli. Si tratta di un Doblò a tetto alto che può ospitare persone con problemi di ambulazione anche munite di sedie elettriche, il mezzo potrà essere prenotato per l’utilizzo e sarà a disposizione di tutta la cittadinanza. Il progetto è stato realizzato da Oscar Giangarè con l’impegno di Carlo Piccioli, presidente della cooperativa che non è nuova a questo genere di attività morale e sociale al pari della altre due cooperative. Sul territorio di Carrara sono state già installate esternamente tre defibrillatori, apparecchiature per il pronto intervento a persone colpite da “contrazione anomala” di breve durata. La cittadinanza ha accolto con grande soddisfazione l’iniziativa della pubblica assistenza che ha trovato, poi, nelle cooperative un eccezionale partner. Una nuova azione di solidarietà che tocca le corde del sociale e che vede i cavatori sempre in prima linea tanto che le iniziative a favore delle associazioni benemerite si moltiplicano riscuotendo tra l’altro il plauso di tutta la cittadinanza. Alberto Salvatori, amministratore Michielotto Service ditta con sede a Querceta (LU) cati. Annoveriamo tra i nostri clienti colossi come Hitachi e Hyundai. Il bacino della nostra produzione è prevalentemente l’estero in termini di costruzioni di gru, ma abbiamo rapporti con aziende importanti italiane di tutti i settori, nautica, acciaierie, cantieristica, siderurgia e main contractor, come Enel o Ansaldo”. Quale la differenza tra progettare macchine per il lapideo o per un colosso come Hitachi? “Le macchine per il lapideo sono macchine standard, le macchine per i grandi main contractor sono tutti prototipi, necessitano di una documentazione e di un iter approvativo molto dettagliato oltre che di un costante controllo del processo produttivo” commenta. Come intendete rilanciare la Service in Versilia? “Attualmente, dopo anni concentrati sulla promozione all’estero, stiamo lavorando ad un progetto di rilancio del service e della produzione per il lapideo sul nostro territorio - spiega - La concorrenza non ci spaventa, il mercato di macchine è andato per filoni con alcune aziende leader negli ultimi 50 anni, tra cui anche Michielotto. Molto dipende anche dal passa parola. Continueremo comunque ad insistere sul Medio Oriente dove a breve apriremo un centro servizi”. Il mercato italiano ed europeo dei macchinari come si colloca? “Il mercato italiano ormai è quasi saturo, e, a parte qualche operazione spot nel resto d’Europa, – conclude Salvatori – la logistica dei blocchi è stagnante”. Invece, la Turchia sta avanzando sul fronte materiali con una forte concorrenza, è così anche del comparto macchine? “La Turchia è ormai off limits, soprattutto per problemi di mercato, legati alla mancanza di una normativa di sicurezza che consente la commercializzazione di macchine non compatibili con le regolamentazioni europee”. Aumento dei canoni dell’acqua Nuove tariffe per le imprese con la delibera della Regione Brutte sorprese in questa chiusura d’anno per le imprese, almeno per quanto riguarda i canoni di utilizzazione delle acque pubbliche. In alcuni casi raddoppiati o addirittura triplicati, gli aumenti dei canoni stanno preoccupando fortemente le aziende. La scorsa estate la Regione Toscana ha deliberato i nuovi importi per l’uso di acqua pubblica, il così detto CUC Canone Unitario di Concessione e il CMF, Canone Minimo Forfettario. Mancata concertazione con le parti e aumenti consistenti per vari tipologie d’uso sono gli elementi critici della delibera che al momento vale solo per l’anno in corso. In particolare, mancano le valutazioni di sostenibilità ambientale, sociale ed economica che consentirebbero di determinare adeguatamente il contributo al recupero dei costi per il mantenimento e miglioramento ambientale. Ad ogni modo, vi è una buona notizia: è possibile ottenere sconti fino al 25 per cento rispondendo a determinati requisiti, che possono essere consultati sul regolamento 61 art. 16 scaricabile dal sito Confindustria Toscana Nord. Per informazioni rivolgersi agli uffici di Cosmave (tel. 0584 283128) 11 Rivestimenti per ville private, alberghi, atelier dei più prestigiosi marchi italiani tra i lavori dell’azienda La Fenice Marmi conquista la Capitale Il laboratorio di Pietrasanta ha realizzato le opere di Aceves ai Fori Imperiali e i rivestimenti di un albergo di lusso a Roma A sinistra, alcune foto della mostra dell’artista Gustavo Aceves ospitata a Roma e nel 2014 in anteprima a Pietrasanta. A destra, il titolare dell’azienda Eugenio Bichi C’è un pezzetto della Piccola Atene e dei suoi laboratori in Italia e all’estero. A partire dalla mostra di Gustavo Aceves a Roma di recente, le cui opere erano state ospitate in anteprima a Pietrasanta nel 2014, con un percorso che parte dall’Arco di Costantino con sullo sfondo il Colosseo, ai Fori Imperiali fino ai Mercati di Traiano. L’artista ha realizzato i pezzi presso la Fenice Marmi che, con uno staff di 14 persone nel laboratorio poco fuori la città di Pietrasanta, da oltre quindici anni si occupa di realizzare rivestimenti interni per ville private, alberghi di lusso in tutto il mondo e moschee in Arabia Saudita. Di recente è stato inaugurato il rinnovato Hotel Regis a Roma, acquistato da una famiglia reale araba “abbiamo ricevuto la commessa da un’azienda con cui abbiamo curato anche un lavoro per la sede di Ferragamo a Firenze – spiega Eugenio Bicchi il titolare – Nella struttura cinque stelle lusso si possono trovare materiali quali statuario e bianco trambiserra. La fornitura è stata di 1200 metri quadrati, la Fenice Marmi si è occupato di realizzare scale, mosaici, c’è persino una rosa dei venti, tutto concluso in tempi record, solo due mesi da agosto a settembre”. Il laboratorio ha anche ottenuto la commessa dei lavori per la Moschea, iniziati circa cinque anni fa, così come si è occupata degli atelier di grandi marchi della moda italiana, non solo Ferragamo ma anche Fendi e Versace oltre ad essere presente nel settore nautica. Tra poche settimane l’azienda si trasferirà nella zona così detta Cittadella degli artisti, alle porte di Pietrasanta con uno spazio più ampio che consentirà di ospitare i macchinari di ultima generazione ed elevata tecnologica, robot, macchina waterjet e macchina a cinque assi. Nel frattempo proseguono i lavori all’estero, in Europa e nei paesi arabi, a Dubai. 12 In tutto il mondo i lavori provenienti dal nostro comprensorio Realizzato a Carrara il modello del Lincoln Una giovane donna fu scelta per la scultura del memorial del Capidoglio a Washington Vinnie Ream, donna grintosa protagonista della America alle prese con la guerra civile Il Presidente Abramo Lincoln in persona posò per la giovane scultrice Alla ricerca del marmo più puro di Carrara e dei migliori artigiani della zona iniziò, quasi furiosamente, a lavorare al busto di Lincoln che aveva visto, tempo prima, durante un corteo. Non si sa bene come, ma era addirittura riuscita ad ottenere che il Presidente posasse per lei. Quell’imperscrutabile dolore stampato sul volto del presidente, l’angoscia per la guerra e per la morte del figlio che contribuivano alla schiacciante malinconia dei suoi occhi, affascinavano la giovanissima scultrice. Fu proprio quel volto, impresso nella creta, ad essere portato alla competizione del 1866 per il memoriale al presidente assassinato. La Commissione Federale prese la decisione finale dopo un dibattito dominato dal pregiudizio nei confronti delle donne, pregiudizio ancora più velenoso quando si trattava di artiste non appartenenti alla colta aristocrazia Bostoniana e non ricche a sufficienza per permettersi i Gran Tours in Europa. La giovinezza, l’avvenenza e l’inesperienza della Ream finirono sotto il microscopio dei Senatori che si auguravano un suo completo fallimento; il dibattito puntò, così, diritto alle donne scultrici, alla loro mancanza di esperienza e della forza necessaria per portare a termine un monumento a grandezza naturale. Fu proprio il Midwest, lontano dalla colta Boston e dal ricco New England, a sostenere la giovane scultrice. Il senatore McDougall disse che il busto realizzato da Vinnie era l’unico che riproduceva fedelmente i tratti del suo amico presidente. McDougall parlava anche a nome di una parte dell’opinione pubblica femminile che vedeva nella Ream la rappresentante della donna nuova americana che non aveva paura di varcare la soglia del Senato e della Camera insieme ad un uomo, sapeva occuparsi di politica e coltivare il genio artistico. Per tutto il 1867e il 1868 lo studio dell’artista fu affollato di amici e nemici che volevano vedere che cosa sarebbe accaduto all’ opera più discussa di quei giorni. Finalmente, nel 1869, Vinnie Ream, accompagnata dai genitori e dal “suo” modello in creta, si imbarcò per l’Italia. La giovane scultrice era alla ricerca del marmo di Carrara più puro e dei migliori artigiani che avrebbero tradotto in pietra la sua opera. A Roma trovò aiuto dagli scultori americani che lavoravano nella città eterna: Emma Stebbins, George Healy e il grande Williliam Wetmore Story. Poiché era il solo sostegno economico della famiglia continuò anche a realizzare busti su commissione, quello di Gustave Dorè, di Franz Lizt e del Cardinale Giacomo Antonelli. L’ incontro con il potente Segretario di Stato di Papa Pio IX avvenne il 25 giugno del 1870, la scultrice fece la sua apparizione in Vaticano indossando una spilla con il simbolo della Massoneria. Il mese precedente si era recata a Carrara per visitare le cave in compagnia di Franklyn Torrey e firmare il contratto per fare realizzare il modello del Lincoln in uno studio carrarese. Tornerà nella città apuana, di cui ricorda nelle lettere i bei cori intonati dai ragazzi per le strade, a luglio. Ritornata per ispezionare il lavoro degli scultori carraresi ci lascia una lettera con una bella descrizione della città: “le strade polverose sono piene di buoi che trascinano blocchi...le colline sono ricoperte di vigneti, sullo sfondo le montagne di marmo e poi il mare. È difficile immaginare uno scenario di pari bellezza. Le statue sbozzate che giacciono come addormentate in queste montagne pittoresche influenzano la mente”. Il lavoro sul Lincoln è terminato a fine estate, la statua verrà spedita in America da Li- di Maria Mattei Chi era realmente Vinnie Ream, autrice controversa e quasi dimenticata di uno dei più discussi monumenti al Presidente Lincoln? Come riuscì, appena sedicenne, ad ottenere dal Congresso degli Stati Uniti d’America la commissione per la statua a grandezza naturale del presidente assassinato? Quali tracce ha lasciato del soggiorno romano e carrarese l’inquilina dello studio più chiacchierato della Capital Hill di metà 800, unica scultrice, insieme ad Adelaide Johnson, ad essere ospitata nella Rotunda del Campidoglio di Washington? Procediamo con ordine: Vinnie Ream, lontana anni luce dalla donna angelicata di stampo vittoriano, fu la grintosa protagonista di un’America alle prese con la Guerra Civile e la Ricostruzione. Usò tutte le armi a sua disposizione per districarsi nel mondo maschile delle manovre politiche e sfidò l’establishment di Washington al fine di ottenere la commissione per il suo Lincoln. Usò la sua bellezza e i suoi legami politici, a partire da quelli con il discusso Gran Maestro Albert Pike, per vincere l’opposizione di uomini e donne molto potenti. Ricostruire senza pregiudizi la sua storia significa incontrare una giovane donna del Midwest non aristocratico, diventata scultrice senza un rigoroso training professionale, in anni di intense discriminazione contro le donne artiste che non avevano, allora, alcuna speranza di gareggiare contro gli uomini per l’affidamento di opere pubbliche. Sicuramente all’avanguardia per i tempi, nel 1864, Vinnie Ream fu una delle prime ad usufruire della nuova legge che apriva alle donne alcuni settori del pubblico impiego; una giovanissima lavoratrice che voleva iniziare a scolpire era certamente una cosa inaudita. Sta di fatto che Vinnie La celebre statua di Abramo Lincoln che si trova nella Rotonda del Campidoglio, Washington D.C. Il Presidente è ritratto con una espressione seria, contemplativa. Nella destra tiene il Proclama di Emancipazione La statua venne salutata con grande favore dal pubblico e Vinnie divenne l’artista eroina del suo tempo 13 Non parliamo solo di marmo vorno. Il 25 gennaio del 1871, mentre una folla curiosissima tratteneva il fiato, il Lincoln fu posizionato nella Rotunda del Campidoglio. Fu David Davis, giudice della Corte Suprema e amico del presidente assassinato a sollevare il drappo: la statua venne salutata con grande favore dal pubblico presente e Vinnie Ream divenne l’artista - eroina del suo tempo. Alcuni scrissero che l’opera sembrava simboleggiare l’uguaglianza delle donne, “se non nel voto almeno nel cesello, nella penna e in tutti gli strumenti artistici capaci di perpetuare il senso del divino nell’ uomo”. Altri dissero che aver scelto una giovanissima donna al posto di artisti rinomati aveva rotto secoli di tradizioni antiquate. Purtroppo, il trionfo non durò a lungo e furono proprio due donne, Mrs. Calhoun e Mrs. Lippincott del New York Tribune ad attaccare l’abilità tecnica di Ream. Per le due giornaliste il modello originale in creta non era altro che una cosa informe salvata dagli abili artigiani Italiani che avevano eseguito la maggior parte del lavoro con l’aiuto di una serie di fotografie, mentre la giovane artista svolazzava tra un flirt romano e l’altro. Ma quale fu il vero motivo di un attacco così virulento? Il fatto è che il Governo aveva usato Vinnie Ream per sfidare i bramini di Boston vista allora come hub intellettuale, culturale ed artistico del Paese. Vinnie, estranea all’elite colta era una minaccia e rientrava perfettamente nella rivalità politica tra i Senatori del Nord e quelli del Midwest. Sappiamo ormai con certezza che l’artista non si fece schiacciare da questa lotta squisitamente politica, anzi, la usò con grande abilità a suo giovamento. Fortunatamente, non tutte le donne le volsero le spalle, consapevoli che troppo spesso proprio le donne non riconoscono il lavoro di altre donne. Una giornalista chiese a suoi lettori: “non sappiamo forse che i nostri scultori mandano i loro modelli in Italia affinché siano realizzati in pietra?” Del resto Howthorne ne “Il Fauno di Marmo” aveva perfettamente descritto questo processo. La scultrice Harriet Hosmer che ben conosceva questi attacchi li definì vecchi come il mondo, ingiusti, ingenerosi e spregevoli. Tra i maschi, Healy e Wetmore Story presero le sue difese, mentre le malelingue continuavano a guardare più gli occhi scuri e sognanti dell’affascinante ragazza dai lunghi capelli neri che alla sua opera. Una editrice femminista giunse addirittura ad accusare Ream di aver sedotto i rappresentanti del Congresso con i suoi abiti, i sorrisi e le amicizie giuste, tanto da prevalere su scultori di chiara fama come Hiram Powers, Crawford e la stessa Hosmer. Di fatto la descrizione del suo aspetto fisico precedeva spesso l’analisi critica delle sue opere e molti, che pure avevano riconosciuto il suo lavoro, l’accusarono di civettare con chiunque potesse aiutarla. Dopo un’altra commissione pubblica per il monumento all’ammiraglio Ferragut a Washington, Vinnie Ream a trent’anni si sposò. Il matrimonio mise la parola fine al suo lavoro di scultrice. Si impegnò in una battaglia a favore dei ciechi e fu solo nel 1906 che ritornò a scolpire con il permesso del marito. Morì proprio mentre stava lavorando al modello di Sequoyah che lo stato dell’Oklahoma le aveva commissionato poco prima. Alcuni dei suoi lavori: “Sappho”, “Passion Flower” e “Spirit of the Carnival” si trovano alla Wisconsin Historical Society. Vinnie Ream fu un personaggio eccezionale, sorprendente e complesso, protagonista dei cambiamenti sociali e politici del suo tempo e capace di affascinare donne e uomini non solo perché sapeva come usare la sua bellezza, ma anche per la forza della sua personalità e della sua intelligenza e volontà di farcela in un’epoca dominata dalla discriminazione di genere. Novità Cosmave per le piccole aziende Il Consorzio promuove nuove attività specifiche per aiutare le aziende associate a sfruttare tutte le opportunità e gli strumenti oggi disponibili. Quattro le aree che saranno implementate: organizzazione aziendale, comunicazione e marketing, bandi e finanziamenti, formazione e aggiornamenti. Il servizio si rivolge in particolare alle piccole e medie imprese. Promozione dei progetti in Italia e all’estero, assistenza tecnica e realizzazione di materiale promozionale (cataloghi e brochure) sono solo alcune delle novità (info allo 0584 283128). OBAMA&TRUMP segue dalla prima “Il sogno americano c’è ancora, ma è più difficile raggiungerlo” Qualcuno mi ha detto: “sei preoccupata? Ma scherzi? I giochi sono già fatti è solo una pantomima, vincerà lei”. Non ne ero così certa e ho incrociato le dita per una candidata che non era quella giusta. Lo abbiamo visto a Concord, Massachussets, culla del mondo letterario americano, proprio di fronte alla chiesa avvolta in uno striscione con la scritta: “Black Lives Matter” in risposta alle uccisioni di ragazzi neri da parte della polizia, un gruppo di madri con figlie giovanissime mostravano cartelli in cui si chiedeva alla gente di andare a votare. Nessun candidato, dicevano di essere democratiche e invitavano ad andare a votare, ma nessuna passione per Hillary. Quanta differenza con il clima di speranza e l’entusiasmo visto per Obama nelle campagne precedenti. Oggi, a distanza dalle elezioni, le analisi si sprecano. Clinton ha preso più voti popolari di Trump, ma meno di Barack Obama. La classe operaia non ha votato la Clinton ed è da un po’ che ha voltato le spalle ai democratici. Le donne bianche senza laurea hanno bocciato le college graduates dai denti perfetti e la loro cultura politically correct garantita da migliori stipendi e migliori quartieri e soprattutto data per scontata, come se non si sapesse che i valori e le conquiste vanno costantemente nutrite e curate per non farle seccare. Quando abbiamo fatto il giro delle periferie e ho visto i panhandlers ai semafori a caccia di spiccioli un’amica mi ha detto che molti erano ve- terani e la cosa mi è sembrata incredibile. La stessa cosa mi è capitata a New Bedford, la città di Moby Dick dove nelle sale di lettura della biblioteca, per la prima volta ho visto gruppetti di bianchi, poveri, in cerca di un luogo caldo. La percezione del sogno americano si è affievolita tra la gente che votava democratico: “il sogno c’è ancora, ma il percorso per arrivarci più difficile e lungo. E gli ostacoli individuati, senza troppe sottigliezze, negli immigrati, o in altre minoranze” dicono. E poi è arrivato il giorno delle elezioni. Siamo stati in fila al seggio, ma non ho visto alcun attivista in giro. Poi gli exit poll e i primi risultati e mio marito che continuava a ripetere ad un giovane ricercatore Torinese: “questi sono matti e non si accorgono che sta andando male”. Un amico che vive negli USA da anni mi aveva detto di tenere d’occhio il North Carolina, se i Repubblicani avessero vinto in quello stato tutto sarebbe andato perduto. La gente non sembrava darvi peso, ma così è stato. Alle nove è scoppiato il panico e non dimenticherò mai la certezza della vittoria senza passione svanire sulle facce della gente del comitato. Ho postato i dati della vittoria di Trump in Florida e in North Carolina, e poi quelli dell’Ohio e della Pennsylvania tra gente che di botto aveva cominciato a scuotere la testa. E’ stata una doccia gelata alla quale nessuno era pronto. Ed è stato così strano sentirsi protagonisti e spettatori allo stesso tempo. Era come un brusco risveglio. La mattina dopo, proprio sotto la scultura di Henry Moore all’ingresso centrale della Brown, decine di giovani avevano già preparato i cartelli per le manifestazioni. Corte Suprema, Agenzia per l’Ambiente, Diritti e Immigrazione erano le parole d’ordine. Abbiamo lasciato l’America un paio di giorni dopo. Tra un caffè e l’altro la gente si chiedeva se il nuovo presidente avrebbe davvero costruito il muro e se avrebbe davvero continuato a negare il riscaldamento globale e le sue cause antropiche. C’era chi diceva che Obama, dopo il 20 gennaio, forse avrebbe potuto giocare di nuovo. Vedremo. Vedremo se il partito democratico capirà che ha perso perché si è trasformato in una “fundraising machine” e non è più un movimento. Se capirà che deve tornare tra la gente fisicamente e non solo per chiedere via mail: Donate Now! Deve tornare tra i giovani entusiasti che hanno sostenuto Sanders e tra gli ex elettori, quelli senza denti, che per dirla con Dewey: “quando sentono che una scarpa gli fa male sanno come togliersela”. Magari quella nuova farà ancora più male, ma la vecchia rendeva del tutto impossibile camminare. E forse, ha ragione il saggio professore di Africana Studies che sorridendomi, sorseggiando il suo whiskey mi ha detto: non ti devi preoccupare tutto si aggiusterà, e lui di cose ne ha viste tante. Tantissime. Leggi l’articolo integrale sul sito www.versiliaproduce.it 14 Parla l’ambasciatore italiano a Mosca “Un errore rinunciare ai russi” Come fare per attrarre investimenti produttivi e turisti dalla Russia? La risposta a questo interrogativo di Cesare Maria Ragaglini, ambasciatore italiano a Mosca, ha innescato un botta e risposta con il sindaco di Massa Alessandro Volpi. Per Ragaglini vi sono tre anni di esperienza nella Federazione Russa dove, come scrive in una lettera al quotidiano La Nazione, “un’attenta, determinata e capillare attività di promozione dell’Ambasciata ha permesso di portare in Italia, nel 2014, 1.200.000 turisti russi con un indotto di 1.5 miliardo di euro”. Nessun confronto, ad ogni modo, con il vicino comune di Forte dei Marmi, prosegue Ragaglini che ricorda come anche la Regione Toscana incoraggi queste attività organizzando missioni all’estero di imprenditori del turismo e di amministratori locali. Arriva anche un suggerimento per le aziende italiane interessate a sfondare sul mercato di Mosca. “Se gli imprenditori della filiera del marmo intendono esportare in Russia (Paese di 150 milioni di abitanti, primo produttore di gas al mondo e secondo di petrolio) devono associarsi ed essere presenti a Mosca per promuovere le loro professionalità e i loro prodotti. Anche in questo caso occorre avere progetti e strategie visto che i prodotti non si vendono da soli. L’Ambasciata sarà ben lieta di fornire loro tutto il sostegno necessario per entrare in questo mercato”. Sopra, Cesare Maria Ragaglini ambasciatore italiano a Mosca, originario di Massa VersiliaProduce, periodico d’informazione a cura di Cosmave Redazione e Amministrazione: Via Garibaldi 97 Pietrasanta (LU) Registrato al Tribunale di Lucca al nr. 592 il 06.08.92 Fotocomp. e stampa Kosana Sas, Viareggio (LU). Nr. chiuso in redazione il 15.12.2016, Tiratura: nr. 1.500 copie Direttore Responsabile Claudio Romiti Comitato di redazione composto da: Loris Barsi, Stefano Caccia, Carlo Milani, Fabrizio Palla, Giuliano D’Angiolo, Fabrizio Rovai, Stefano De Franceschi e Claudia Aliperto. SICUREZZA Nuovi incontri con le aziende In corso tavoli di lavoro con ASL, CPM e Confindustria I rappresentanti di ASL, CPM, Confindustria e aziende a confronto sui temi della sicurezza in cava e nei laboratori del piano Numerose le aziende agli eventi del Comitato Paritetico Marmo Sono numerosi gli incontri organizzati negli ultimi mesi dal Comitato Paritetico Marmo della Versilia, ente paritetico costituito da Confindustria Toscana Nord e dalle OO.SS. dei lavoratori del comparto lapideo, che promuove la sicurezza sui luoghi di lavoro per le oltre cento aziende iscritte attraverso attività formativa specifica, sperimentazioni e ricerca. Tra settembre e novembre sono stati promossi seminari con focus specifici sul tema della sicurezza in cava e nei laboratori, in particolare sulle procedure di avanzamento al monte, di primo soccorso e di utilizzo dei dpi anticaduta e infine sulle linee guida della movimentazione dei materiali lapidei sui piazzali. Ampia la partecipazione delle aziende che sono parte attiva di un processo di adeguamento e miglioramento delle procedure attualmente in essere per le attività estrattive e di trasformazione della provincia. Il Comitato Paritetico Marmo della Provincia di Lucca partecipa con i propri esperti ad alcuni tavoli di lavoro istituzionali cui prendono parte anche ASL Toscana Nord Ovest e Confindustria Livorno Massa Carrara. I prossimi mesi saranno di fondamentale importanza per la definizione delle procedure di sicurezza che dovranno poi essere validate dall’organo di vigilanza. Info: segreteria del CPM all’email segreteria@ cpm.lucca.it