La grande incertezza

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La grande incertezza
DICEMBRE 2016 - NUMERO 96
Speciale imprese e mercati alle pagine 8 e 9
La grande
incertezza
Archiviamo il 2016 all’insegna di
una grande incertezza dei mercati. Prendendo in prestito il titolo
del film che valse il premio oscar
a Paolo Sorrentino, il finire di
quest’anno è caratterizzato da un
forte punto interrogativo sul futuro dell’economia e del comparto.
Il clima di instabilità ha segnato
l’economia interna: la crescita italiana è, infatti, in stallo a differenza
di quanto accade negli altri paesi
dell’Unione Europea dove, invece,
negli ultimi dieci anni vi sono stati
segnali di forte spinta economica.
Oltre oceano gli ultimi avvenimenti
politici hanno contributo a rendere
incerto il panorama economico. Gli
USA sono stati i protagonisti indiscussi dell’autunno con le elezioni
presidenziali che hanno visto la
vittoria di Donald Trump, mercato
quello americano dove prevale la
prudenza. Il Medio Oriente, invece,
sta uscendo da un periodo di forte
in stabilità del prezzo del petrolio,
elemento che ha favorito l’indu-
stria dell’energia ma ha anche
frenato l’esportazione nella zona
degli Emirati Arabi. Nella cartina
dello scenario mondiale una parte da leoni spetta alla Cina, dove il
mercato dei materiali sta arrivando
alla saturazione: i consumi calano
in quantità, ma aumenta la ricerca
della qualità. Il Paese è chiamato
così a riorganizzare la produzione,
trovare nuovi sbocchi e sistemi
per vendere materiale. Nel 2017
questo scenario di incertezza dovrà dipanarsi e non è da escludere che ci saranno dei contraccolpi
sui mercati. Guardando in casa,
al comparto apuo-versiliese tiene
banco l’incertezza legata al Piano
del Paesaggio approvato dalla Regione Toscana, dalla nuova legge
sulle cave e dal rinnovo delle cariche del Parco delle Apuane al cui
interno sono ricomprese numerose
attività estrattive, associate anche
al nostro consorzio. A nuovo anno
sul tavolo di lavoro delle aziende vi
saranno queste criticità.
Staglieno
I marmi da tutta Italia
al cimitero monumentale
REPORTAGE
Aziende associate in evidenza
LA FENICE MARMI
Da Obama a Trump
Incostituzionale
la legge sui beni estimati
Divergendo un po’ dai nostri temi usuali, andiamo a
parlare degli USA, paese che resta pur sempre un fondamentale mercato di riferimento. Ecco allora il senso di una breve divagazione sulle elezioni per la Casa
Bianca, che in ogni caso avranno influenza sui futuri
assetti sociali ed economici di tutto il mondo
Sylvestre
Taccuino elettorale
di un’italiana nel New England
di Maria Mattei
L’America che conosco è quella dei campus e dei ricercatori di mezzo
mondo, una visione parziale, filtrata dall’ambiente colto e progressista
delle migliori università del Paese. E’ l’America che anni fa accolse la mia
amica Lina Fruzzetti, antropologa Italo Eritrea, esperta di donne indiane
e suo marito Akos Ostor, film maker ungherese, costretto a fuggire dai
comunisti, dopo i fatti del ’56. A casa di Lina otto anni fa ho festeggiato
l’elezione alla presidenza e, quattro anni dopo la riconferma, del primo
Presidente Afro Americano degli Stati Uniti e mi sembra siano passati secoli. A casa di Lina, dove il cibo italiano si mescola a quello eritreo e indiano e i commensali sono spesso gli studenti e si divide la tavola con gente
del calibro di Anani Dzidzienyo, saggio professore di Africana Studies e
sacerdote Ghanese del mio matrimonio americano. Anani è amico di Kofi
Annan, ma non te lo dice, devi scoprirlo da te. Un uomo che in passato ha
dato consigli al settimo Segretario Generale delle Nazioni Unite e Premio
Nobel e che oggi segue i giovani ricercatori impegnati in progetti di cooperazione. A casa di Lina, dove puoi chiacchierare con il Premio Pulitzer
David Kertzer, esperto di Storia Italiana. Ed è proprio a casa di Lina che
quest’anno abbiamo sperato tornasse a vincere l’America delle campagne elettorali per Barak Obama, piena di energia, di idee e progetti da
realizzare. Siamo partiti dall’Italia dopo aver visto il partito repubblicano
spazzato via dal tycoon col ciuffo arancione e dopo l’affermazione di Bernie Sanders, ebreo socialista del Vermont. Ma l’establishment democratico sembrava così sicuro di sé.
Prosegue a pg. 13
4 volte marmo
Da Milano
a Carrara
Al via
il Distretto Tec.
Cosmave c’è
Sicurezza
Nuovi incontri
con le aziende
Terza protagonisti
Pagina
2
4
Promozione del territorio, innovazione tecnologica e formazione: Cosmave impegnato su più fronti
volte marmo
Il nuovo progetto di IMM, da Carrara a Milano
Dimenticatevi Marmotec come l’avete sempre conosciuta. Archiviata la versione classica dell’evento di CarraraFiere, IMM ha presentato “Quattro volte marmo”, progetto di
promozione dell’intero comparto del territorio di Carrara e dell’Alta Versilia per il 2017.
Si tratta di quattro appuntamenti che si svolgeranno il prossimo anno e che intendono
rilanciare la filiera dentro e fuori il territorio.
B2B tra Carrara e Pietrasanta, per il settore
materiali e tecnologie, saranno organizzati ad inizio e fine estate, una serie di eventi
esclusivi in cava per attirare vecchi e nuovi
clienti e, infine, l’occasione di esportare il
lapideo al Fuori Salone di Milano, evento di
punta per designer e architetti. “Si tratta di
eventi pilota che ci diranno il grado di coinvolgimento delle nostre aziende - spiega Luca
Figari, Direttore generale IMM/Carrarafiere il progetto che presenteremo al Fuori Salone
a Milano sarà strettamente collegato al business grazie alla collaborazione con il mondo
del design e dell’architettura tramite contatti con aziende specifiche. L’obiettivo sarà
promuovere l’intero distretto, il progetto si
svilupperà in zone attrattive della città che
richiamano mediamente circa 200mila persone ogni sera. A Milano saranno presenti
tutti gli studi di architettura che contano, con
un pubblico generalista vario. Metteremo a
sistema diverse aziende del territorio, utilizzeremo il simbolo dell’estrazione, ovvero un
blocco di marmo come elemento distintivo
del progetto. Non possiamo permetterci un
flop, il Fuori Salone sarà l’occasione per proporci come distretto”.
ArtInJob
L’impegno del consorzio
per la formazione
del personale in azienda
Ruolo attivo di Cosmave nel progetto per la richiesta di finanziamento a valere sul bando della Regione Toscana riguardante la formazione del personale
aziendale. Il Consorzio ha dato il suo apporto alle agenzie VersiliaFormat di
Pietrasanta e Teseo di Camaiore con un door to door presso le aziende associate, allo scopo di individuare i maggiori bisogni formativi. In caso di accoglimento della domanda, saranno finanziati corsi di aggiornamento e specializzazione per lavoratori già assunti dalle aziende del settore lapideo. Fra le
esigenze più urgenti raccolte nel corso degli incontri con gli imprenditori del
settore, è emersa la necessità di formare personale nella progettazione 3D e
nella programmazione CAM. Previsti corsi formativi per disoccupati e possibilità di coinvolgere giovani in attività di stage nelle aziende.
Distretto
Tecnologico
Cosmave tra i partner
del progetto promosso
dalla Regione e IMM
Cosmave partecipa al neonato Distretto
Tecnologico Marmo e Pietre Ornamentali.
Con capofila IMM, il progetto, partito dalla
volontà della Regione Toscana, ha riunito
135 imprese del comparto, di escavazione,
lavorazione, tecnologie e servizi specialistici.
Proprio i servizi sono al centro delle attività del Distretto operativo dal 23 novembre
scorso: accesso a finanziamenti regionali,
nazionali ed europei, aggiornamento e formazione, servizi qualificati per l’innovazione,
trasferimento tecnologico e organizzazione di incontri di business con organismi di
ricerca. Queste sono solo alcune delle voci
principali. L’obiettivo è quello di raccogliere
e interpretare le esigenze tecnologiche, di
qualificazione e d’innovazione delle aziende.
Il distretto rende disponibili infrastrutture e
servizi ad alto valore aggiunto per favorire
le nuove opportunità di business e crescita
in una sempre più crescente ottica di rete.
Inoltre, permette di conseguire i necessari
adeguamenti normativi e lo sviluppo di nuovi prodotti e processi lavorativi. Nel settore
marketing numerose le azioni a favore delle
aziende, quali l’analisi di mercato e marketing internazionale, supporto all’introduzione di strumenti di web marketing, studi di
fattibilità, servizi qualificati specifici a domanda collettiva. Nuove opportunità anche
sul fronte delle prove tecniche sui materiali
e marcatura CE, con il supporto alla certificazione dell’impresa relativa ad ambiente,
responsabilità sociale e alla integrazione tra
salute, sicurezza, qualità e ambiente. Inoltre,
si effettuano anche rilevazioni tridimensionali rapide, modellazione virtuale, prototipazione, re-engineering e fresatura modelli
fino a grandi dimensioni, cartografia merceologica, idrogeologia e monitoraggio delle
acque, piani di coltivazione e modellazioni
3D, geomeccanica, stabilità dei fronti di cava
con tecnologie innovative e topografia (rilievi Drone, fotogrammetria, laser scanner),
geofisica e caratterizzazione delle terre e
rocce da scavo e possibili riutilizzi. Il distretto guarda all’innovazione, con supporto per
la progettazione di siti web e piattaforme
e-commerce. Non manca l’attenzione per
lo sviluppo del capitale intellettuale, ovvero
tutto il settore della formazione, con corsi di
aggiornamento su temi strategici. La dinamica delle relazioni di business è il cuore della
sua filosofia, spazio dunque al networking e
all’organizzazione di incontri B2B e per creare partnership aziendali. E’ ancora possibile aderire, possono farlo gratuitamente le
aziende con almeno una sede in Toscana. Le
nuove imprese verranno intervistate dal personale del soggetto gestore per comprenderne le necessità ed esaminare possibili ipotesi
di collaborazione (Info allo 0585 787963).
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Lo scultore francese Sylvestre Gauvrit è originario di una piccola isola sull’Atlantico
Maestranze artigianali
e innovazione tecnologica
“Binomio ormai diventato realtà”
Intervista di Claudia Aliperto
Foto di Stefano De Franceschi
Francese originario di una piccola isola sulla costa atlantica della
Francia, classe ‘77, Sylvestre si è diplomato all’Accademia di Belle
Arti di Carrara e ha collaborato poi in vari studi d’arte a Pietrasanta,dove ha imparato le tecniche d’intaglio del marmo, in particolare
su pezzi monumentali. Le sue sculture sono ora presenti in collezioni
pubbliche e private delle grande capitali culturali del mondo, come
Parigi, Londra, Roma, Amsterdam, Hong Kong, Dubai e Pietrasanta
dove vive e lavora
Rigatoni, fusilli e farfalle per collezionisti di
fama tra Roma e Parigi. Avete letto bene,
esemplari di pasta made in Italy che stavolta niente hanno a che vedere con l’arte
culinaria, bensì con la nobile arte della scultura. Trattasi di pasta, ma non qualunque.
Stiamo parlando di riproduzioni in marmo
delle celebri forme del cibo italiano più
noto in tutto il mondo che hanno affascinato l’artista francese Sylvestre Gauvrit.
“La prima volta che sono venuto in Italia ho
visto metri e metri di scaffali con pacchi di
pasta esposti nei supermercati, per un francese nato in una piccola isola a nord della
Francia era una cosa straordinaria”, dice
Sylvestre che da anni vive e lavora nel suo
laboratorio sulle colline di Pietrasanta, con
la moglie e i due figli. Per raggiungerlo occorre una buona mezz’ora di macchina dal
centro cittadino, ma il panorama all’arrivo
è impagabile. Soprattutto se si è un artista
a caccia della giusta ispirazione. “D’inverno
il laboratorio è esposto alle intemperie, al
vento e alla pioggia, ma nelle calde giornate d’estate è il luogo più bello della Versilia” ammette Sylvestre che ha sue creazioni
sparse per il mondo, l’ultima in ordine di
tempo è andata a Maiorca. Una gigantesca
scultura di quattro metri per tre realizzata
dallo studio Angeli in marmo bianco Carrara. Rigorosamente marmo bianco perché
è “materiale sacro, caro a Michelangelo”
dice. “Si tratta di un’opera monumentale,
un lavoro di un anno molto impegnativo
per un collezionista importante che ha pezzi anche di Tony Craig - spiega Sylvestre - È
stata una grande avventura, una delle sculture più grandi realizzate in Italia. Si chiama
Infinity, la scultura è una figura astratta e
caratterizzata dalla leggerezza grazie alla
morbidezza delle forme che ho voluto conferire al marmo, materiale rigido per natura. Esprime il senso generale delle mie sculture, anche se alcune sono molto tecniche e
meno armoniose sempre alla ricerca della
sfida tecnologica”. Che la figura bohemien
dell’artista che scolpisce il marmo fosse ormai un clichè superato è cosa nota. E che
alle maestranze artigiane si siano affiancati
i robot e le macchine a controllo numerico
anche. Ma una nuova generazione di artisti si sta facendo strada: nati come artigiani con la consapevolezza delle potenzialità
dell’innovazione tecnologica applicata alla
lavorazione artistica del marmo. È questo il
caso di Sylvestre che ha imparato la tecnica
e il mestiere all’Accademia delle Belle Arti
di Carrara. Dopo il diploma ne ha consumato di marmo per le sue creazioni, per poi
essere affascinato dalle nuove tecnologie,
“il robot ormai fa parte del mio percorso
creativo, penso al percorso macchina già
dal disegno dell’opera” ammette. Qual è
il tema prevalente della sua produzione?
“La mia arte è caratterizzata da forme morbide ed armoniose, senza la pretesa della
denuncia sociale che è già presente in gran
parte dell’informazione che ci circonda.
Con le mie opere vorrei dare un segno di
positività, offrire una specie di medicina
per le sofferenze dello spettatore. Le sculture sono forme armoniose con una base di
marmo lasciata grezza proprio a contrastare la forma che ne nasce”. Quali i materiali
utilizzati? “Prevalentemente lavoro il marmo ma mi piace sperimentare con il legno
e l’acciaio perché è importante che l’artista ricerchi cose che non sa fare, affron-
tare materie e soggetti nuovi”. Qualcuno
in famiglia era appassionato di arte? “Ho
iniziato a scolpire il legno per caso da solo
a diciannove anni come autodidatta. Poi
sono entrato all’Accademia di Carrara perché volevo imparare la tecnica del metodo
classico e sapevo che tutti i grandi maestri
sono passati di lì. Iniziai a lavorare come
artigiano realizzando sculture per altri. Poi
sono nate le prime sculture dall’ispirazione
per la pasta italiana, una passione per me.
Ho l’ufficio pieno di barattoli di ogni specie
e dimensione. Ne sono rimasto affascinato
perché se ci pensiamo bene la forma della farfalla non è altro che una sfoglia di
pasta piegata a mano, sono stato colpito
dall’estetica e dalla morbidezza oltre che
dalla sfida di rendere un materiale così
duro come il marmo morbido quasi fosse
pinzato”. Nato come artista tradizionale,
continua ad usare questo metodo? “Sono
sempre stato attratto dalla tecnologia tanto che dopo il lavoro la sera mi mettevo a
disegnare in 3D. Grazie ai nuovi programmi
di modellazione si può superare il limite fisico della materia, sta poi all’artista capire
cosa può essere realizzato o meno, si può
giocare con gli spessori, controllare misure
e pesi, è tutto un altro approccio. Sono stato tra i primi in zona a comprare la stampante 3D che permette di vedere subito il
modello. Una volta imparato a modellare e
utilizzare il robot è difficile tornare indietro,
se si tratta di opere piccole posso pensare
di affidarmi al metodo classico, ma non per
quelle di grandi dimensioni. Ne ho tagliato
parecchio di marmo, tonnellate e tonnellate, e devo ammettere che non è la cosa più
divertente del mondo. Inoltre, si risparmia
anche sulle tempistiche: il robot impiega
tre giorni per la sgrossatura di un’opera,
a mano impiegherei un mese. Questo è il
vantaggio maggiore e noi artisti dobbiamo adeguarci a quanto viene richiesto dal
mercato”. E’ ancora viva la figura bohemien dell’artista nell’immaginario collettivo? “Certo esiste ancora, ma non è più un
modello sostenibile anche per gli artisti più
grandi al mondo e lo dice chi è partito dal
metodo tradizionale. Ma pensandoci bene i
Maestri come lo stesso Bernini e Michelangelo avevano gli assistenti che realizzavano
i loro progetti”. Da anni ha scelto le colline
di Pietrasanta per vivere e lavorare, ha mai
pensato di trasferirsi? “Ci abbiamo pensato tante volte con mia moglie, ma non ce
l’abbiamo mai fatta perché Pietrasanta è
unica al mondo soprattutto per noi artisti”.
Il legame con la città si è rafforzato negli
ultimi anni con il monumento realizzato da
Sylvestre per il paese di Capezzano Monte
dove vi è una comunità di artisti molto attiva. Il soffio della collina, titolo della scultura, domina la terrazza panoramica nel
cuore del paese, una vela che si protende
verso il mare spinta dalle trombe della filarmonica. Ci passa davanti tutti i giorni
quando rientra a casa, è una soddisfazione
poter dire: quella l’ho fatta io? “Sapere che
ho lasciato un segno della mia presenza qui
per me è motivo di orgoglio. Ho messo a disposizione la mia arte e un blocco di marmo
per il progetto che ho presentato personalmente al paese, anche se all’inizio ero un
po’ preoccupato dal giudizio, i miei concittadini l’hanno apprezzata subito. Un passo
importante per me, in fondo è stato come
mettersi a nudo”.
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Ricorre l’anniversario della ristrutturazione della strada utilizzata per il trasporto dei blocchi dalle Apuane
Via del marmo, 200 anni fa il restauro
Il Granduca Ferdinando III d’Asburgo Lorena firmò il provvedimento nell’ottobre del 1816
di Alessandro Russo
Ricordiamo un importante anniversario per quello
che sarà il rapido sviluppo del commercio del marmo
della Versilia: esattamente duecento anni fa iniziavano i lavori per il ripristino della cosiddetta via di marina. La strada era stata fortemente voluta ed ideata da
Michelangelo, i lavori furono proseguiti ed ampliati,
fra il 1556 ed il 1567, da Cosimo I de’ Medici. Duecento anni fa, poi, il 27 ottobre del 1816, il Granduca Ferdinando III d’Asburgo Lorena approvò un provvedimento con il quale si acconsentiva la ristrutturazione
(con sovvenzione governativa, in parte gratuita ed in
parte a titolo d’imprestito) di questa via che, da sopra
Pontestazzemese (località Malinventre), raggiungeva
la piaggia del Forte dei Marmi; strada utilizzata per il
trasporto dei blocchi di marmo, dei minerali (in arrivo
e in partenza), dei manufatti in ferro e dell’olio, fino
al mare, per l’imbarco sulle navi. I lavori si resero necessari, in parte, per il degrado naturale della strada
e, soprattutto, perché cinque anni prima, nell’estate
del 1811, una paurosa piena del fiume Versilia aveva
distrutto il Ponte di Tavole, rendendo così impossibili
le comunicazioni dal monte con lo scalo marittimo.
Le comunità locali pressarono allora il Governo granducale affinché intervenisse e nell’aprile del 1816
l’ingegnere Roberto Bombicci compilò una dettagliata perizia dei lavori necessari. Le spese furono divise
fra la Real Depositeria, la Magona e le Comunità di
Pietrasanta, Stazzema e Seravezza. L’opera di risistemazione della strada, presentata dal Governo come
“grandioso lavoro da farsi alla Strada di Marina”, aveva anche l’obiettivo - non secondario - di soccorrere
le tre Comunità versiliesi che erano piombate nell’indigenza a causa di una prolungata carestia, fornendo
lavoro, e conseguente sostegno economico, a molte
famiglie bisognose. I lavori iniziarono nel gennaio del
1817. La via venne intitolata al Granduca che aveva
fortemente voluto e sostenuto quei lavori, chiamandosi così “Strada Ferdinanda”. I lavori sulla strada
furono poi proseguiti, nella parte più a monte, in
direzione delle cave del Monte Altissimo, dal Dottor
Marco Borrini e da Jean Baptiste Alexandre Henraux i
quali furono gli imprenditori che con rapidità e grande efficacia, in circa un anno, dal 1821 al 1822, realizzarono una nuova strada che partiva dalla ripristinata
via di marina ed arrivava alle cave. Ciò fu possibile
grazie anche al prestito governativo di ventiquattromila lire concesso dal Granduca Ferdinando III e
che, successivamente nel 1833, fu addirittura estinto dal Granduca Leopoldo II, in considerazione della
grande utilità della strada e dell’importante sviluppo
che stava prendendo l’attività estrattiva in Versilia.
Una ripresa dell’attività di estrazione, di lavorazione
ed esportazione dei lapidei versiliesi che si deve agli
stessi Borrini ed Henraux e che, dopo un lungo periodo di abbandono, fu da loro ricominciata negli anni
Venti dell’Ottocento e da allora mai interrotta, sviluppandosi, progressivamente, fino ai giorni nostri. Altro
importantissimo e quasi contemporaneo provvedimento dell’epoca di Ferdinando III fu l’abolizione della gabella su tutti i marmi versiliesi, provvedimento
che certamente favorì lo sviluppo del commercio dello statuario di Versilia contro il marmo concorrente
proveniente dalle cave di Carrara. Nel territorio del
Vicariato Regio di Pietrasanta si passò, così, dalle undici cave aperte nel 1816 alle settantacinque del 1840
(cinquanta aperte nel territorio di Seravezza e venticinque nel territorio di Stazzema), per un introito
annuo di 940.000 lire dell’epoca. Scrive, a proposito,
Emilio Simi, nel 1855, nel suo “Sull’Alpe della Versilia
e la sua ricchezza mineraria”: “Aperta la ‘Strada Ferdinanda’ lo spirito d’intraprendenza commerciale non
tardò molto a farsi palese”. Il ripristino di questa strada, che nel percorso intero collegava quindi le cave
del Monte Altissimo con quella porzione della marina
di Pietrasanta allora detta Magazzino dei Marmi, ed
il suo sempre maggior sfruttamento facilitò l’ampio
e rapido sviluppo di questa località che, ricordiamo,
nacque attorno al Fortino voluto da Pietro Leopoldo
(terminato nel 1788). Nacque, così, attorno al tratto
iniziale della via di marina, il primo vero nucleo urba-
Gaetano Grazzini, “Busto
di Ferdinando III”, marmo
statuario di Versilia, 1822.
La scultura di Bianco Statuario fu realizzata nello
studio del Dottor Marco
Borrini a Seravezza. Oggi
si trova presso il Liceo
Artistico Stagio Stagi di
Pietrasanta.
Il Granduca Sigismondo
d’Asburgo Lorena,
Granduca di Toscana
titolare, discendente
della famiglia di Lorena,
con Alessandro Russo,
Comandante in Seconda
Capitaneria di Porto di
Carrara, in visita alla cava
delle Cervaiole Henraux
nel marzo 2014.
no di Forte dei Marmi. A proposito di infrastrutture, nel
periodo di Ferdinando III fu costruita, a totale carico
del Regio Erario, anche l’importante Via Regia Sarzanese che andava da Pietrasanta fino al confine di Stato.
5
La Regione non può legiferare sulla disponibilità dei beni privati
Incostituzionale
la legge sulle cave
Con una recente sentenza la Corte Costituzionale ha
sancito l’illegittimità della legge sulle cave emanata dalla Regione Toscana lo scorso anno, come si legge infatti
“la Regione ha ecceduto i limiti della propria competenza
legislativa e dichiara dunque l’illegittimità costituzionale
della legge n. 35 del 25 marzo 2015 per la parte in cui
qualifica la natura giuridica di beni estimati”. La legge disciplinava tra l’altro gli ormai noti beni estimati, che insistono sul territorio di Massa Carrara e che non riguardano
invece il distretto della Versilia. Per beni estimati si intendono quei beni iscritti nel libro degli estimi del Comune di
Carrara all’epoca del famoso editto di Maria Teresa Cybo
Malaspina del 1751. L’editto prevedeva che fossero iscritti
nel libro degli estimi i possessori dei suddetti beni al tempo di Maria Teresa, che si distinguevano dalle proprietà
comunali, ovvero le proprietà che all’epoca erano delle
vicinanze di Miseglia e Torano che poi sono transitate nel
comune di Carrara come agri marmiferi e patrimonio indisponibile dell’ente. Con l’editto si stabilì che gli iscritti nel
libro degli estimi da oltre vent’anni dovevano essere considerati proprietari a tutti gli effetti, senza il pagamento di
alcun canone concessorio, distinguendo così quei beni da
quelli sottoposti al regime di concessione. Tali disposizioni
riguardavano solo l’editto di Maria Teresa che in Versilia
non ha mai avuto alcuna potestà, e d’altronde sul nostro
versante esistono proprietà collettive, come nel caso dei
beni di Levigliani nel Comune di Stazzema. La sentenza
non fornisce chiarimenti nel merito della questione, senza prendere posizione afferma che il regime pubblico o
privato di un bene è materia dello Stato e non delle Regioni. Per questo motivo non poteva essere la regione
Toscana ad affermare che i beni estimati devono essere
trattati come beni pubblici poiché non ne ha la competenza. La sentenza ha dunque messo un punto, con una
vittoria innegabile delle aziende ma anche aperto scenari
futuri: la necessità di una regolamentazione sempre più
Illegittima
la legge 35
della Regione
Toscana
omogenea nel quadro intricato di legislazioni attualmente
vigenti in modo che siano ricondotte ad un unico testo
con una legislazione nuova. L’attenzione dei media, della
stessa parte politica e dell’opinione pubblica che si è scatenata intorno alla sentenza ha avuto un’eco importante,
nonostante i beni estimati riguardino un caso particolarissimo e localizzato all’interno dello stesso Comune di
Carrara. Adesso la parola spetta allo Stato che dovrà disciplinare questo aspetto, alla Regione competerà in seguito
accogliere quanto deciso e dare le proprie indicazioni. È
un dato di fatto, sottolineato anche dalla stessa sentenza,
che nel corso degli ultimi due secoli vi siano state moltissime occasioni per regolamentare la disciplina sulle cave,
ma senza che niente sia stato fatto. Dunque il caos attuale
sarebbe frutto di un’inefficienza amministrativa secolare,
tanto che sono numerosi gli studi e gli studiosi di accertata fama che nel tempo se ne sono interessati. Bisogna anche sottolineare che si tratta di una vicenda tutta locale,
basti pensare che a livello statale la disciplina delle cave
è rimessa al testo unico risalente al 1927 che non ha mai
subito alcuna modifica, mentre molta strada è stata fatta
e si farà su altri aspetti quali la tutela del lavoro e della sicurezza. La mossa del Governatore Enrico Rossi, di approvare una legge regionale pur consapevole della sua illegittimità, è servita a lanciare un sasso come ha dichiarato lo
stesso Rossi, per dare un segnale importante all’opinione
pubblica ovvero che le montagne devono essere trattate come un bene pubblico e non privato. Una mossa che
si allinea anche all’indirizzo dettato dell’Unione Europea
anche per la regolamentazione delle concessioni demaniali marittime che dovrebbero essere aggiudicate tramite
gara pubblica. Un modello da attuare anche nel settore
estrattivo, dove da secoli il lavoro è tramandato di famiglia in famiglia da cavatori che sono nati e cresciuti con il
rumore della lavorazione del marmo in cava, con il rischio
di snaturare i connotati identitari di un intero territorio.
Duecento anni di non legiferazione
Il commento
Molto è stato scritto sulla recente sentenza della Corte Costituzionale che ha una portata storica molto importante,
soprattutto di carattere strettamente giuridico che richiama
la Regione a delle specifiche competenze e ribadisce quelle
dello Stato e della giustizia ordinaria civile. La sentenza non
è entrata nel merito della definizione di bene estimato, ma
questo non le competeva e ha rimandato la materia ad un
riconoscimento di un giudice ordinario che ha già sollevato
la questione di incostituzionalità. In sintesi, la Regione non
poteva legiferare su una materia appartenente alle competenze dello Stato e la sentenza cita seppur mossa da lodevole intento di armonizzare la legislazione delle cave. Rimane
il dibattito sui quasi duecento anni in cui si sarebbe potuto
intervenire, periodo in cui gli enti locali non hanno posto la
questione. Vi sono stati tanti anni di tempo per chiarire la
definizione di bene estimato e come recita la sentenza, attualmente non può essere considerato proprietà indisponibile dei comuni. A Carrara permangono situazioni complesse
in cui porzioni di beni estimati sono contornate da un bene
concessorio e viceversa. Quale sarà il futuro? Sarà necessaria un’armonizzazione della legge 35 che dovrà tenere conto
di questa pronuncia e probabilmente vivremo un momento di stallo per una riflessione che si dovrà necessariamente accendere anche per gli stessi regolamenti comunali. La
questione resta, dunque, da dipanare. Si è creata una radicalizzazione su questa tematica dovuta alla mancanza di un
intervento negli ultimi 200 anni. C’è da chiedersi quale ruolo
avranno le aziende. Bisognerà riflettere e alzare il livello di
attenzione, l’opera di armonizzazione dovrà essere portata
avanti secondo il criterio non solo della salvaguardia di un
bene che non è rinnovabile, ma anche della sua promozione
in quanto bene di importanza strategica nell’economia oltre che del distretto lapideo, della Regione se non dell’intero territorio nazionale. Intento di promozione che sembra
emergere dalle linee guida, dettate dalla Regione, cui dovrà
uniformarsi l’ultimo piano cave.
6
REPORTAGE Alla scoperta dei tesori architettonici e artistici d’Italia
Il cimitero monumentale di S
culla dei marmi apuo-versili
Per la vastità dei suoi imponenti monumenti funebri è considerato un vero e prop
marmi di tutta Italia e costruite in una miriade di stili differenti, restituiscono all’in
la scultura funebre
di Sergio Mancini
Il cimitero di Staglieno rappresenta un
te frequentata anche per resoconti fo
La presenza sia di grandi personaggi i
tistico delle sculture prodotte da artis
pe Benetti per le tombe Oneto, Parpa
Wilde e molti altri, ne fa un esempio
definito da Ernest Hemingway come
Sebbene la bibliografia sugli studi sto
sul patrimonio lapideo, soprattutto de
su studi applicativi del restauro e cons
zo di polimeri e consolidanti inorganic
portanti in un ambiente non facile (ne
Non appaiono classificazioni di detta
le rigore architettonico e uniformità
nell’uso del marmo bianco di Carrara
bardiglietti come ornamentazione ne
I materiali lapidei tipicamente versilie
cuni casi tipicamente presenti nello s
(Mulina e Retignano) o alcuni rivestim
zemese e Volegno o qualche materia
invece marmi arabescati o cipollini.
Ovviamente numerosi materiali lapid
ro a macchia grande e fine , calcescis
del Crematorio). I materiali naziona
montesi e valdostani; bellissimi esem
Ardesia della Val Fontanabuona lavor
Numerosi studi sui rapporti tra Genov
pio quelli di Klapisch Zuber del 1973 s
recenti pubblicati da R.Santamaria su
descritta un’ampia preferenza dei ma
Porto Antico, alla realizzazione di im
apuani nel duomo di San Lorenzo) e
Genova, anche in rapporto all’import
di “Lavenza” e di Portovenere.
Il cimitero monumentale di Staglieno è stato ed è – per la sua bellezza – meta di artisti e letterati giunti da ogni dove. Ernest Hemingway
lo definì una delle meraviglie del mondo. Una puntuale descrizione
della struttura e dell’imponenza del complesso architettonico è resa
anche negli scritti di Mark Twain riportati nel libro The Innocents
Abroad (“Innocenti all’estero”, del 1867)
7
È il maggior luogo di sepoltura di Genova e uno dei più importanti d’Europa
Staglieno,
iesi a Genova
prio museo a cielo aperto. Le numerose statue funerarie e cappelle, adornate con
nsieme del complesso un importante valore sotto l’aspetto dell’architettura e del-
na delle aree funerarie monumentali più famose d’Europa, intensamenotografici e con un suo turismo sui beni culturali a Genova.
ivi sepolti nelle tombe di famiglia, sia per la qualità di rilevante livello arsti come Leonardo Bistolfi, Giulio Monteverde, Federico Fabiani, Giusepaglioni, Orsini, Bauer, Bocciardo, Dufour, Nino Bixio e di Mary Costance
di vero “museo a cielo aperto” nel campo della funeraria monumentale
una delle Meraviglie del Mondo.
orici e architettonici di questo cimitero sia piuttosto ricca, le conoscenze
ei marmi bianchi provenienti in gran parte da Carrara, sono concentrate
solidamento delle pietre dal degrado in ambiente esterno tramite utilizci, data la necessità di una continua manutenzione dei manufatti più imebbia salina, smog data la vicinanza delle principali strade e autostrade).
aglio delle pietre ornamentali utilizzate ma appare evidente un notevoà negli usi dei materiali più idonei e alla funeraria classica, soprattutto
a e in vari tipi di marmi grigi apuani (bardiglio chiaro alle pavimentazioni,
ei fondali o piedistalli delle principali sculture.
esi ritrovati nella parte centrale del Cimitero non sono numerosi ma in alstile neoclassico dell’800 come il Bardiglio Fiorito delle cave di Stazzema
menti di brecce colorate come la Breccia Gialla delle cave di Pontestazale colorato come la Breccia Capraia e il Fior di Pesco non comparendo
L’Angelo di Monteverde
Perchè quello
sguardo? La forza
a presidio della
tomba? La sfida
alle potenze delle
tenebre? Il rifiuto
della morte?
L’inquietante quesito
che da secoli
affascina gli storici
dei liguri appaiono in uso come il Rosso Levanto, Verde Polcevera, Portosti verdi della Valle Roja di Ventimiglia (monumento Pellerano nell’area
ali sono perlopiù riferiti al Rosso e Gialletto Verona e marmi verdi piempi di architettura funebre sono stati compiuti nel XIX e XX sec. anche in
rata a lucido o levigato fine con tipico fondo nero molto uniforme.
va e Carrara e quindi nella funeraria di Staglieno, sono basilari ad esemsu “Carrara e i Maestri del Marmo” già noti e di notevole livello. In studi
ulle riviste della Banca Garige (La Casana) e su altre pubblicazioni è stata
armi apuani sul mercato della città ligure con maestranze abili presso il
mportanti manufatti (ad esempio nell’uso di materiali bianchi e colorati
soprattutto in rapporto alle attività tra il XVI e il XVIII sec. tra Carrara e
tante istituzione genovese del Banco di San Giorgio con i porti di imbarco
La storia dell’Angelo, realizzato sulla Tomba della famiglia Oneto, è significativa per
la storia del suo scultore Giulio Monteverde, uno dei più attivi artisti del suo tempo;
nato nel 1837, figlio di braccianti e inizialmente intagliatore del legno, perfezionò
la sua scultura presso gli studi di Leonardo
Bistolfi e poi presso l’Accademia Ligustica
di Belle Arti fino al 1865 per poi trasferirsi
a Roma. Nel 1882, dopo una lunga carriera
con numerose opere di ottima espressione neoclassica ma aperture al simbolismo,
realizza la scultura dell’Angelo, figura androgina e inquietante, replicata poi nel
1891 per la propria cappella funeraria al
Verano a Roma.
8
LA GRANDE INCERTEZZA
I fattori di successo del comprensorio apuo-versiliese
e un modello anticrisi per le aziende
Contro corrente Ecosistema
versiliese
Un modello anticrisi
per le aziende italiane
chiamate ad innovare
e reagire sui mercati
di Nicola Castellano, docente del Dipartimento
di Economia e Diritto dell’Università di Macerata
Crisi, incertezza, minacce, opportunità. Oramai da qualche anno le aziende italiane hanno
dovuto imparare a navigare in acque turbolente, sebbene purtroppo numerosi imprenditori siano stati costretti a pagare un prezzo fin troppo salato. Sebbene qualche timido
segno di miglioramento si intraveda all’orizzonte, lo sviluppo di una congiuntura favorevole appare ancora lontano, ma forse, a ben vedere, le acque nei mercati nazionali ed
internazionali, completamente tranquille non lo sono state mai. Come reagire di fronte
a tanta incertezza? Difficile dirlo. In campo imprenditoriale le soluzioni “one-size-fits-all”
difficilmente funzionano. Tuttavia, se ci si guarda intorno è possibile individuare alcuni
“capitani coraggiosi” (o fortunati?), che sono riusciti ad affrontare la tempesta uscendone
addirittura più grandi e forti. In altre parole esistono numerosi esempi di imprese anti-cicliche, così definite perché durante la crisi degli ultimi anni hanno registrato dei risultati
in contro-tendenza, rispetto al settore di appartenenza. Osservare queste aziende può
essere utile per trarre ispirazione, non solo in relazione a possibili modelli di business da
replicare, ma anche per identificare tratti caratterizzanti la gestione, che possono aver
contribuito in maniera significativa al conseguimento di performance “contro-corrente”.
Qualche tempo fa presso il Dipartimento di Economia e Diritto dell’Università di Macerata,
è stato organizzato un workshop, nel quale i rappresentati di alcune imprese anti-cicliche
con sede nel territorio marchigiano sono stati invitati a portare la propria testimonianza.
L’analisi dei casi, molto diversi tra loro, permette di evidenziare alcuni tratti comuni sintetizzabili attraverso il seguente slogan: “Crea, Innova, Prendi decisioni, Agisci e Reagisci”.
Sintetizzando due dei casi analizzati, proviamo a mettere in risalto gli elementi che hanno
ispirato il mantra di cui sopra.
Loriblu. Nel 1970 Graziano Cuccù inizia a disegnare e produrre in prima persona calzature
nel sottoscala di casa. Il successo arriva nel 1978 con il modello “Mignon”. Col passare del
tempo l’imprenditore ha conservato la propria vena creativa riuscendo a rinnovarsi e interpretando al meglio il cambiamento dei gusti e delle mode. Sono famose le sue calzature “gioiello”, e recentemente ha lanciato un modello hi-tech caratterizzato da fibre ottiche
in grado di illuminarsi al buio. Dal punto di vista gestionale, grazie alla forte impronta della
moglie e dei figli, l’azienda è riuscita a svilupparsi significativamente sui mercati internazionali, reagendo agli “scossoni”. Recentemente, la chiusura del mercato russo ha creato
non poche preoccupazioni alla famiglia, che tuttavia ha prontamente reagito cercando di
sviluppare le vendite in mercati alternativi, come gli USA ed i paesi del Golfo.
Dimar – Sapore di Mare. All’inizio degli anni 90, un gruppo di pescatori crea “l’Impresa
del mare”, caratterizzata per la commercializzazione di “congelato fresco”, ovvero a bordo
dei pescherecci o comunque entro massimo 4 ore dalla pesca, in modo da preservarne
la qualità. Nel tempo l’azienda cresce e si trasforma, mantenendo tuttavia intatta la sua
vocazione all’estrema qualità del prodotto. Il modello commerciale prevede uno sviluppo
costante attraverso l’apertura di un numero sempre maggiore di punti vendita sia in Italia
(attualmente quasi 100) che al di fuori dei confini nazionali. L’amministratore delegato ha
dichiarato che il successo dell’azienda è in parte legato ad una forte “cultura del dato”:
qualunque processo decisionale è supportato da informazioni, raccolte all’interno o all’esterno, utili a valutare la ragionevolezza delle iniziative, e limitare il rischio di procedere
“a tentoni”. Ne risulta un modello gestionale strutturato, chiaro nel quale gli obiettivi sono
espliciti e condivisi e gli sforzi coordinati.
Due esempi non sono certamente sufficienti a creare regole universalmente valide, ma
gli elementi raccolti possono comunque far riflettere. Il messaggio che se ne trae non è
certamente nuovo, ma può valere la pena ribadirlo: guardarsi sempre intorno, riflettere,
valutare, prendere decisioni, comunicarle, coinvolgere i propri collaboratori, agire e ricominciare daccapo. Buona navigazione.
L’imperativo
di esserci
di Silvio Bianchi Martini,
direttore del Dipartimento
di Economia e Management
all’Università di Pisa
e Alessandra Rigolini,
ricercatrice
La rivoluzione digitale che l’economia moderna sta affrontando ci porta a pensare alle aziende del futuro viste come entità sempre più snelle, rapide, veloci, dai confini organizzativi
molto labili e poco definiti. La vicinanza al cliente finale, il suo diretto coinvolgimento nella
definizione della value proposition delle aziende sembra, oggi, diventare uno degli elementi
imprescindibili per mantenere elevati livelli di competitività in settori sempre più dinamici e in continua evoluzione. Il decentramento produttivo, fisico o virtuale che sia, non è
più la conseguenza della ricerca dei soli vantaggi economici, ma diventa un’opportunità per
“seguire” il cliente “da vicino” e soddisfare prontamente le sue necessità. Esistono tuttavia
dei settori in cui non è la vicinanza al cliente ma bensì, in senso più ampio, l’ecosistema
di fornitura a rappresentare elemento centrale di competitività delle imprese. Questo è il
caso del settore lapideo, ed in particolare del distretto lapideo Apuo-Versiliese. I principali
fattori di competitività del distretto lapideo toscano sono rappresentati essenzialmente da:
possibilità di estrarre e lavorare i marmi di Carrara, alta specializzazione e elevato know-how
delle maestranze; superiore capacità di selezionare e promuovere i materiali da utilizzare
nel settore della costruzione e ornamentale, presenza nell’area di qualificati centri per la
formazione ed il trasferimento dell’innovazione, il fatto che il territorio apuoversiliese è apprezzato anche come snodo culturale e artistico per il design, la scultura e in generale l’arte
del marmo (emblematico è al riguardo la situazione di Pietrasanta). I fattori di successo
sopra richiamati suggeriscono l’importanza della vicinanza e del presidio del territorio locale, all’interno del quale è possibile approvvigionarsi non solo della materia prima per cui il
distretto è conosciuto in tutto il mondo, ma anche di quell’insieme di risorse e competenze
intangibili che possono rappresentare una fonte di vantaggio per le aziende di produzione
e commercializzazione di marmi locate nel distretto, rispetto ai competitor stranieri. Massa,
Carrara e l’area versiliese rivestono, quindi, un ruolo baricentrico non solo nella produzione
ma anche nella promozione dei marmi in tutto il mondo. Secondo alcuni addetti al settore,
infatti, il successo di un materiale dipende anche dall’opinione che le aziende del distretto
apuo-versiliese maturano nei confronti di esso. In altre parole, i clienti si fidano dell’opinione e del parere delle aziende e delle persone che i materiali li vivono tutti i giorni, che
conoscono le loro potenzialità intrinseche e le loro possibilità di utilizzo ai fini commerciali.
Si può dire che, un po’ come avviene anche per il distretto cartario lucchese e per quello
nautico della costa toscana, ciò che è apprezzato a nel distretto apuo-versiliese è apprezzato
nel mondo. La presenza all’interno del distretto rappresenta quindi una condizione di fondamentale importanza per diventare interlocutori privilegiati nel panorama mondiale del
commercio dei materiali lapidei e poter quindi accedere alle più importanti e prestigiose
commesse a livello internazionale. Ma non parliamo solo di presenza virtuale o presenza
all’interno della compagine sociale delle aziende del distretto. Intendiamo piuttosto una
presenza fisica e partecipativa all’intera filiera con l’obiettivo fondamentale di presidiare
direttamente le attività a più alto contenuto di valore del distretto lapideo Apuo-Versiliese.
L’imperativo in questo caso è: “Essere presenti per governare le relazioni e la distribuzione
del valore”. Essere presenti in loco nell’attività di produzione è fondamentale anche per
essere inseriti all’interno del sistema di relazioni storiche politiche ed istituzionali, al fine di
poter presidiare al meglio la distribuzione del valore lungo la filiera.
9
+51%
LA GRANDE INCERTEZZA
Cresce l’export
verso Regno Unito e Qatar
1.862.757 ton.
Pietra naturale
970.313.177 euro
Valore complessivo
Nei primi sei mesi del 2016 il settore lapideo
italiano ha esportato 1.862.757 tonnellate
di pietra naturale del valore complessivo di
970.313.177 euro, registrando una flessione
dell’8,5 per cento. In netto calo l’export di
blocchi e lastre di marmo, per un totale di
500 mila tonnellate.
Calano anche i quantitativi esportati di lavorati, ma continua ad aumentare il valore
dell’export per questa tipologia di prodotto
a dimostrazione del forte apprezzamento che il “made in Italy” vanta sui mercati
internazionali. Questi i dati sul commercio
internazionale dei materiali lapidei italiani
relativi al primo semestre, elaborati dall’ufficio studi di Internazionale Marmi e Macchine. Per i dati del secondo semestre si
dovrà aspettare il nuovo anno, ma i numeri
offrono già una tendenza. Inarrestabile la
flessione dell’export del granito grezzo e
frena anche l’export del lavorato.
Nel primo semestre il settore lapideo italiano ha esportato 264 mila tonnellate di
lavorati in granito registrando un lieve calo
rispetto all’anno precedente. Tali risultati
non entusiasmanti erano prevedibili, considerato il rallentamento delle importazioni
da parte dei paesi arabi a seguito della flessione del prezzo del petrolio. Subiscono una
riduzione anche le esportazioni di materiali
lapidei verso il medio-oriente, il dato più significativo è il 31 per cento in meno verso
l’Arabia Saudita, e verso l’estremo oriente,
in particolare l’India.
Secondo alcuni operatori il crollo della rupia ha ridotto il potere d’acquisto indiano da
sempre rivolto a marmi di alto pregio come
lo Statuario e il Calacatta.
La domanda indiana si rivolge oggi, sempre
più spesso, a marmi bianchi ordinari e questo ci mette in competizione sul prezzo con
paesi come la Turchia. Per rimanere competitivi, diventa quindi sempre più stringente
Settore
Lapideo
Italiano
adottare strategie di marketing che valorizzino tutti i nostri “bianchi” certificandone la
qualità e la provenienza. In controtendenza,
invece, l’export verso il Qatar che registra
un aumento del 38 per cento, in parte dovuto ai nuovi investimenti in vista dei mondiali di calcio del 2022. Aumentano anche le
vendite verso i mercati UE, soprattutto per il
Regno Unito che registra un 51 percentuale
in più.
Il dato potrebbe essere ridimensionato, o
addirittura ribaltato, visto che il Regno Unito
ha sancito l’uscita del paese dall’Unione Europea lo scorso giugno. il Regno Unito è uno
dei primi paesi di sbocco per l’export della
pietra Made In Italy ad alto valore aggiunto,
basti pensare che nel 2015 il valore medio
unitario dell’export italiano diretto verso il
mercato UK era di 1.743 euro per tonnellata. La tendenza della domanda inglese a
preferire prodotti ad alto valore aggiunto, o
“di lusso”, della pietra Made in Italy è testimoniata dalla correlazione positiva tra l’andamento dell’export italiano verso questo
mercato e il PIL procapite inglese. Da ciò
consegue che un aumento della ricchezza
procapite inglese mediamente incrementa più che proporzionalmente la domanda
di pietra naturale Made in Italy così come
una sua riduzione la riduce sensibilmente.
Con queste premesse e considerando che
complessivamente l’addio all’UE dovrebbe
costare a Londra, nel prossimo triennio, 2,5
punti di PIL rispetto alle previsioni di maggio della Bank of England (BOE), ci possiamo
aspettare un impatto della Brexit sull’export
italiano di materiali lapidei verso questo
paese particolarmente negativo e ulteriormente amplificato dalla svalutazione della
sterlina che ridurrà il potere d’acquisto inglese sul fronte dell’importazione.
(fonte: Ufficio studi IMM Carrara)
Il distretto di Lucca,
Prato e Pistoia in calo
Dati in linea con il trend nazionale
“Dopo anni di crescita, domanda interna poco vivace e poca competitività
stoppano la crescita della nostra provincia”, Cristina Galeotti Vice Presidente Confindustria Toscana Nord
Un dato non sorprendente,
sostanzialmente in linea con
l’andamento del manifatturiero a livello nazionale: lo
0,3 per cento in meno della
variazione della produzione delle industrie di Lucca,
Pistoia e Prato è molto vicino al 0,2 con segno positivo
dell’Italia. E’ quanto emerge
dall’indagine congiunturale
condotta dal Centro Studi di
Confindustria Toscana Nord
Lucca Pistoia Prato per il
trimestre luglio-settembre
2016. L’indagine riguarda un
campione statistico di 500
imprese manifatturiere con
10 o più addetti.
Vengono così confermati
i segnali di indebolimento
congiunturale già fotografati nell’indagine sui mesi di
aprile-giugno 2016, quando
fu rilevato il più 0,8 per cento rispetto al corrispondente
periodo del 2015. Il passo
indietro è più evidente nelle
aziende di minore dimensione, meno 0,8 per cento per
quelle tra 10 e 49 addetti;
anche le più grandi, oltre
50 addetti, mostrano però
un sostanziale esaurimento
della crescita rispetto allo
scorso anno. La tendenza si
riflette sulla maggior parte
dei macrosettori dell’area
Lucca-Pistoia-Prato. Il 2016
è stato caratterizzato da una
graduale flessione: partito
con un leggero aumento è
passato ad un sostanziale
pareggio fino al dato dell’ultimo trimestre, che segna il
meno 1,1 per cento.
L’industria
manifatturiera
lucchese ha visto, così, prima
affievolirsi e poi interrompersi la lenta crescita che
durava ormai da due anni.
In un contesto di rallentamento economico globale,
anche la componente estera
ha ridotto il proprio apporto positivo. La componente
estera degli ordinativi era in
linea con l’anno precedente nel primo trimestre, ma
ha registrato un contributo
negativo nei mesi seguenti. Gli ordini dall’Italia sono
peggiorati maggiormente:
da una lieve ripresa che faceva ben sperare nei primi
mesi del 2016, siamo passati
ad una battuta d’arresto nel
terzo trimestre che ha registrato il meno 1,7 per cento. L’andamento produttivo
settoriale risulta abbastanza
eterogeneo, con più settori
che mostrano primi segnali
di difficoltà e alcuni che riescono a mantenere il proprio
cammino di crescita lenta.
Tra questi ultimi figurano la
produzione di macchinari,
in cui prevale la meccanica
per la carta, il cartario carto-
tecnico e il chimico plastico.
Nonostante la flessione, le
aspettative per il trimestre
successivo espresse dagli imprenditori lucchesi indicano
una lieve ripresa dell’attività
produttiva. “Il manifatturiero di Lucca, Pistoia e Prato si
trova ad operare in un contesto caratterizzato da grande incertezza – commenta il
presidente di Confindustria
Toscana Nord Andrea Cavicchi – Le incognite vanno dai
fattori nazionali agli scenari europei, in cui la Brexit è
solo uno degli elementi di
potenziale destabilizzazione,
fino ai cambiamenti che si
profilano negli Stati Uniti. Un
momento particolarmente
fluido, in cerca di nuovi assetti le cui connotazioni sono
tutte da verificare e potrebbero approdare a risultati
molto diversi. I mercati non
amano le situazioni indefinite: principio sempre valido di
cui vediamo gli effetti nella
stasi produttiva che stiamo
vivendo. Le nostre imprese
comunque reagiscono e rimangono sostanzialmente
agganciate all’andamento
del manifatturiero nazionale.
Significativo il fatto che gli
imprenditori del campione
continuino ad avere in maggioranza aspettative positive
improntate alla fiducia”.
10
Un’azienda che ha fatto la storia del comprensorio apuo-versiliese
Michielotto rilancia
servizi e assistenza
per l’Apuo-Versilia
Commesse
importanti
da Hitachi
e Hyundai
Ottanta anni di attività alle spalle e centinaia
di gru e carriponte che svettano sui piazzali
delle principali aziende di trasformazione tra
Massa e la Versilia. La Michielotto Service Srl
è l’erede dell’originaria SpA che ha segnato
per oltre 50 anni la storia nella movimentazione del lapideo del nostro territorio.
Stiamo parlando di una grande azienda di
produzione che per anni ha concentrato le
attività sulla produzione di macchine per il
sollevamento e poi nel 2006 ha dato origine
anche alla Service che, all’epoca, si occupava esclusivamente della manutenzione degli
impianti. A seguito della crisi economica con
un imprevedibile calo di fatturato, si arrivò
alla chiusura della SpA nel 2013. “La Service ha sempre vissuto di vita propria tanto
che siamo arrivati ad una solida realtà: oggi
– spiega Alberto Salvatori, amministratore
della Michielotto – oltre alla manutenzione
su macchine di ogni marca, non solo Michie-
lotto, realizziamo prodotti unici al mondo,
come i dock arm, ovvero bracci utilizzati nei
cantieri navali che permettono di sabbiare e
verniciare le navi nei bacini”. Salvatori è un
giovane imprenditore, classe ’75, che ha rilevato l’azienda nel 2014 in società con una
delle maggiori aziende russe nel settore del
sollevamento. Sotto la sua guida, Salvatori
ha riportato il fatturato ad un buon livello
tanto che oggi la Service vanta clienti in tutto il mondo, soprattutto in Medio Oriente e
in paesi come Afghanistan ed Egitto, Iraq e
Siria, zone ad alta instabilità politica, dove il
lapideo è comunque in forte crescita e la richiesta di macchinari continua a salire.
“La Michielotto ha una solida storia alle spalle, i nostri carroponti si possono trovare in
tutto il mondo – prosegue Salvatori – la produzione è realizzata all’esterno, mentre nella
nostra sede di Querceta avviene il montaggio
grazie ai nostri 20 dipendenti molto qualifi-
La cooperativa
di Lorano dona
un mezzo di trasporto
per disabili alla PA
Il comparto lapideo Donato un mezzo di
trasporto disabili alla
sostiene i più deboli
Si moltiplicano le ini- Pubblica Assitenza
ziative solidali
Il mondo del marmo
sempre più vicino ai più
deboli e sensibile ad iniziative di solidarietà. L’ultimo atto di beneficenza
arriva dalla cooperativa
di cavatori di Lorano della
provincia di Massa Carrara che ha donato un mezzo di trasporto per disabili alla Pubblica Assistenza
durante una cerimonia
ufficiale che si è svolta in
piazza Gino Menconi davanti alla chiesa Sacra Famiglia con la benedizione
del parroco don Ezio Gigli. Si tratta di un Doblò a
tetto alto che può ospitare persone con problemi
di ambulazione anche
munite di sedie elettriche, il mezzo potrà essere prenotato per l’utilizzo
e sarà a disposizione di
tutta la cittadinanza. Il
progetto è stato realizzato da Oscar Giangarè
con l’impegno di Carlo
Piccioli, presidente della cooperativa che non è
nuova a questo genere di
attività morale e sociale
al pari della altre due cooperative. Sul territorio
di Carrara sono state già
installate esternamente
tre defibrillatori, apparecchiature per il pronto
intervento a persone colpite da “contrazione anomala” di breve durata. La
cittadinanza ha accolto
con grande soddisfazione
l’iniziativa della pubblica
assistenza che ha trovato, poi, nelle cooperative
un eccezionale partner.
Una nuova azione di solidarietà che tocca le corde
del sociale e che vede i
cavatori sempre in prima
linea tanto che le iniziative a favore delle associazioni benemerite si moltiplicano riscuotendo tra
l’altro il plauso di tutta la
cittadinanza.
Alberto Salvatori,
amministratore
Michielotto Service
ditta con sede
a Querceta (LU)
cati. Annoveriamo tra i nostri clienti colossi
come Hitachi e Hyundai. Il bacino della nostra produzione è prevalentemente l’estero
in termini di costruzioni di gru, ma abbiamo
rapporti con aziende importanti italiane di
tutti i settori, nautica, acciaierie, cantieristica, siderurgia e main contractor, come Enel
o Ansaldo”.
Quale la differenza tra progettare macchine
per il lapideo o per un colosso come Hitachi?
“Le macchine per il lapideo sono macchine
standard, le macchine per i grandi main contractor sono tutti prototipi, necessitano di
una documentazione e di un iter approvativo molto dettagliato oltre che di un costante
controllo del processo produttivo” commenta.
Come intendete rilanciare la Service in Versilia? “Attualmente, dopo anni concentrati
sulla promozione all’estero, stiamo lavorando ad un progetto di rilancio del service e
della produzione per il lapideo sul nostro territorio - spiega - La concorrenza non ci spaventa, il mercato di macchine è andato per
filoni con alcune aziende leader negli ultimi
50 anni, tra cui anche Michielotto. Molto dipende anche dal passa parola. Continueremo comunque ad insistere sul Medio Oriente
dove a breve apriremo un centro servizi”. Il
mercato italiano ed europeo dei macchinari
come si colloca? “Il mercato italiano ormai è
quasi saturo, e, a parte qualche operazione
spot nel resto d’Europa, – conclude Salvatori
– la logistica dei blocchi è stagnante”. Invece,
la Turchia sta avanzando sul fronte materiali
con una forte concorrenza, è così anche del
comparto macchine? “La Turchia è ormai off
limits, soprattutto per problemi di mercato,
legati alla mancanza di una normativa di sicurezza che consente la commercializzazione
di macchine non compatibili con le regolamentazioni europee”.
Aumento dei canoni dell’acqua
Nuove tariffe per le imprese con la delibera della Regione
Brutte sorprese in questa chiusura d’anno per le imprese, almeno per quanto riguarda i canoni di utilizzazione delle acque pubbliche. In alcuni casi raddoppiati o addirittura triplicati, gli aumenti dei canoni stanno
preoccupando fortemente le aziende. La scorsa estate la Regione Toscana ha deliberato i nuovi importi per
l’uso di acqua pubblica, il così detto CUC Canone Unitario di Concessione e il CMF, Canone Minimo Forfettario. Mancata concertazione con le parti e aumenti consistenti per vari tipologie d’uso sono gli elementi
critici della delibera che al momento vale solo per l’anno in corso. In particolare, mancano le valutazioni
di sostenibilità ambientale, sociale ed economica che consentirebbero di determinare adeguatamente il
contributo al recupero dei costi per il mantenimento e miglioramento ambientale. Ad ogni modo, vi è una
buona notizia: è possibile ottenere sconti fino al 25 per cento rispondendo a determinati requisiti, che
possono essere consultati sul regolamento 61 art. 16 scaricabile dal sito Confindustria Toscana Nord. Per
informazioni rivolgersi agli uffici di Cosmave (tel. 0584 283128)
11
Rivestimenti per ville private, alberghi, atelier dei più prestigiosi marchi italiani tra i lavori dell’azienda
La Fenice Marmi conquista la Capitale
Il laboratorio di Pietrasanta ha realizzato le opere di Aceves ai Fori Imperiali e i rivestimenti di un albergo di lusso a Roma
A sinistra, alcune foto della mostra dell’artista Gustavo Aceves
ospitata a Roma e nel 2014 in anteprima a Pietrasanta.
A destra, il titolare dell’azienda
Eugenio Bichi
C’è un pezzetto della Piccola Atene e dei suoi
laboratori in Italia e all’estero. A partire dalla
mostra di Gustavo Aceves a Roma di recente,
le cui opere erano state ospitate in anteprima a
Pietrasanta nel 2014, con un percorso che parte
dall’Arco di Costantino con sullo sfondo il Colosseo, ai Fori Imperiali fino ai Mercati di Traiano.
L’artista ha realizzato i pezzi presso la Fenice
Marmi che, con uno staff di 14 persone nel laboratorio poco fuori la città di Pietrasanta, da oltre
quindici anni si occupa di realizzare rivestimenti
interni per ville private, alberghi di lusso in tutto
il mondo e moschee in Arabia Saudita. Di recente è stato inaugurato il rinnovato Hotel Regis a
Roma, acquistato da una famiglia reale araba
“abbiamo ricevuto la commessa da un’azienda
con cui abbiamo curato anche un lavoro per la
sede di Ferragamo a Firenze – spiega Eugenio
Bicchi il titolare – Nella struttura cinque stelle
lusso si possono trovare materiali quali statuario e bianco trambiserra. La fornitura è stata di
1200 metri quadrati, la Fenice Marmi si è occupato di realizzare scale, mosaici, c’è persino una
rosa dei venti, tutto concluso in tempi record,
solo due mesi da agosto a settembre”. Il laboratorio ha anche ottenuto la commessa dei lavori
per la Moschea, iniziati circa cinque anni fa, così
come si è occupata degli atelier di grandi marchi
della moda italiana, non solo Ferragamo ma anche Fendi e Versace oltre ad essere presente nel
settore nautica. Tra poche settimane l’azienda
si trasferirà nella zona così detta Cittadella degli
artisti, alle porte di Pietrasanta con uno spazio
più ampio che consentirà di ospitare i macchinari di ultima generazione ed elevata tecnologica,
robot, macchina waterjet e macchina a cinque
assi. Nel frattempo proseguono i lavori all’estero, in Europa e nei paesi arabi, a Dubai.
12
In tutto il mondo i lavori provenienti dal nostro comprensorio
Realizzato a Carrara
il modello del Lincoln
Una giovane donna fu scelta per la scultura
del memorial del Capidoglio a Washington
Vinnie Ream,
donna grintosa
protagonista della
America alle prese
con la guerra civile
Il Presidente
Abramo Lincoln
in persona
posò per la
giovane scultrice
Alla ricerca
del marmo più puro
di Carrara e dei
migliori artigiani
della zona
iniziò, quasi furiosamente, a lavorare al
busto di Lincoln che aveva visto, tempo
prima, durante un corteo. Non si sa bene
come, ma era addirittura riuscita ad ottenere che il Presidente posasse per lei.
Quell’imperscrutabile dolore stampato
sul volto del presidente, l’angoscia per la
guerra e per la morte del figlio che contribuivano alla schiacciante malinconia
dei suoi occhi, affascinavano la giovanissima scultrice. Fu proprio quel volto, impresso nella creta, ad essere portato alla
competizione del 1866 per il memoriale
al presidente assassinato. La Commissione Federale prese la decisione finale
dopo un dibattito dominato dal pregiudizio nei confronti delle donne, pregiudizio
ancora più velenoso quando si trattava di
artiste non appartenenti alla colta aristocrazia Bostoniana e non ricche a sufficienza per permettersi i Gran Tours in
Europa. La giovinezza, l’avvenenza e l’inesperienza della Ream finirono sotto il
microscopio dei Senatori che si auguravano un suo completo fallimento; il dibattito puntò, così, diritto alle donne
scultrici, alla loro mancanza di esperienza e della forza necessaria per portare a
termine un monumento a grandezza naturale. Fu proprio il Midwest, lontano
dalla colta Boston e dal ricco New England, a sostenere la giovane scultrice. Il
senatore McDougall disse che il busto
realizzato da Vinnie era l’unico che riproduceva fedelmente i tratti del suo amico
presidente. McDougall parlava anche a
nome di una parte dell’opinione pubblica
femminile che vedeva nella Ream la rappresentante della donna nuova americana che non aveva paura di varcare la soglia del Senato e della Camera insieme
ad un uomo, sapeva occuparsi di politica
e coltivare il genio artistico. Per tutto il
1867e il 1868 lo studio dell’artista fu affollato di amici e nemici che volevano
vedere che cosa sarebbe accaduto all’
opera più discussa di quei giorni. Finalmente, nel 1869, Vinnie Ream, accompagnata dai genitori e dal “suo” modello in
creta, si imbarcò per l’Italia. La giovane
scultrice era alla ricerca del marmo di
Carrara più puro e dei migliori artigiani
che avrebbero tradotto in pietra la sua
opera. A Roma trovò aiuto dagli scultori
americani che lavoravano nella città
eterna: Emma Stebbins, George Healy e
il grande Williliam Wetmore Story. Poiché era il solo sostegno economico della
famiglia continuò anche a realizzare busti su commissione, quello di Gustave
Dorè, di Franz Lizt e del Cardinale Giacomo Antonelli. L’ incontro con il potente
Segretario di Stato di Papa Pio IX avvenne il 25 giugno del 1870, la scultrice fece
la sua apparizione in Vaticano indossando una spilla con il simbolo della Massoneria. Il mese precedente si era recata a
Carrara per visitare le cave in compagnia
di Franklyn Torrey e firmare il contratto
per fare realizzare il modello del Lincoln
in uno studio carrarese. Tornerà nella città apuana, di cui ricorda nelle lettere i bei
cori intonati dai ragazzi per le strade, a
luglio. Ritornata per ispezionare il lavoro
degli scultori carraresi ci lascia una lettera con una bella descrizione della città:
“le strade polverose sono piene di buoi
che trascinano blocchi...le colline sono
ricoperte di vigneti, sullo sfondo le montagne di marmo e poi il mare. È difficile
immaginare uno scenario di pari bellezza. Le statue sbozzate che giacciono
come addormentate in queste montagne
pittoresche influenzano la mente”. Il lavoro sul Lincoln è terminato a fine estate,
la statua verrà spedita in America da Li-
di Maria Mattei
Chi era realmente Vinnie Ream, autrice
controversa e quasi dimenticata di uno
dei più discussi monumenti al Presidente
Lincoln? Come riuscì, appena sedicenne,
ad ottenere dal Congresso degli Stati
Uniti d’America la commissione per la
statua a grandezza naturale del presidente assassinato? Quali tracce ha lasciato
del soggiorno romano e carrarese l’inquilina dello studio più chiacchierato della Capital Hill di metà 800, unica scultrice, insieme ad Adelaide Johnson, ad
essere ospitata nella Rotunda del Campidoglio di Washington? Procediamo con
ordine: Vinnie Ream, lontana anni luce
dalla donna angelicata di stampo vittoriano, fu la grintosa protagonista di un’America alle prese con la Guerra Civile e la
Ricostruzione. Usò tutte le armi a sua disposizione per districarsi nel mondo maschile delle manovre politiche e sfidò l’establishment di Washington al fine di
ottenere la commissione per il suo Lincoln. Usò la sua bellezza e i suoi legami
politici, a partire da quelli con il discusso
Gran Maestro Albert Pike, per vincere
l’opposizione di uomini e donne molto
potenti. Ricostruire senza pregiudizi la
sua storia significa incontrare una giovane donna del Midwest non aristocratico,
diventata scultrice senza un rigoroso
training professionale, in anni di intense
discriminazione contro le donne artiste
che non avevano, allora, alcuna speranza
di gareggiare contro gli uomini per l’affidamento di opere pubbliche. Sicuramente all’avanguardia per i tempi, nel 1864,
Vinnie Ream fu una delle prime ad usufruire della nuova legge che apriva alle
donne alcuni settori del pubblico impiego; una giovanissima lavoratrice che voleva iniziare a scolpire era certamente
una cosa inaudita. Sta di fatto che Vinnie
La celebre statua di Abramo Lincoln che si trova nella
Rotonda del Campidoglio, Washington D.C. Il Presidente è ritratto con una espressione seria, contemplativa. Nella destra tiene il Proclama di Emancipazione
La statua venne
salutata con grande
favore dal pubblico
e Vinnie divenne
l’artista eroina
del suo tempo
13
Non parliamo solo di marmo
vorno. Il 25 gennaio del 1871, mentre una folla curiosissima tratteneva il fiato, il Lincoln fu
posizionato nella Rotunda del Campidoglio. Fu David Davis, giudice della Corte Suprema e
amico del presidente assassinato a sollevare il drappo: la statua venne salutata con grande
favore dal pubblico presente e Vinnie Ream divenne l’artista - eroina del suo tempo. Alcuni scrissero che l’opera sembrava simboleggiare l’uguaglianza delle donne, “se non nel
voto almeno nel cesello, nella penna e in tutti gli strumenti artistici capaci di perpetuare il
senso del divino nell’ uomo”. Altri dissero che aver scelto una giovanissima donna al posto
di artisti rinomati aveva rotto secoli di tradizioni antiquate. Purtroppo, il trionfo non durò
a lungo e furono proprio due donne, Mrs. Calhoun e Mrs. Lippincott del New York Tribune
ad attaccare l’abilità tecnica di Ream. Per le due giornaliste il modello originale in creta
non era altro che una cosa informe salvata dagli abili artigiani Italiani che avevano eseguito la maggior parte del lavoro con l’aiuto di una serie di fotografie, mentre la giovane artista svolazzava tra un flirt romano e l’altro. Ma quale fu il vero motivo di un attacco così
virulento? Il fatto è che il Governo aveva usato Vinnie Ream per sfidare i bramini di Boston
vista allora come hub intellettuale, culturale ed artistico del Paese. Vinnie, estranea all’elite colta era una minaccia e rientrava perfettamente nella rivalità politica tra i Senatori del
Nord e quelli del Midwest. Sappiamo ormai con certezza che l’artista non si fece schiacciare da questa lotta squisitamente politica, anzi, la usò con grande abilità a suo giovamento.
Fortunatamente, non tutte le donne le volsero le spalle, consapevoli che troppo spesso
proprio le donne non riconoscono il lavoro di altre donne. Una giornalista chiese a suoi
lettori: “non sappiamo forse che i nostri scultori mandano i loro modelli in Italia affinché
siano realizzati in pietra?” Del resto Howthorne ne “Il Fauno di Marmo” aveva perfettamente descritto questo processo. La scultrice Harriet Hosmer che ben conosceva questi
attacchi li definì vecchi come il mondo, ingiusti, ingenerosi e spregevoli. Tra i maschi, Healy
e Wetmore Story presero le sue difese, mentre le malelingue continuavano a guardare più
gli occhi scuri e sognanti dell’affascinante ragazza dai lunghi capelli neri che alla sua opera.
Una editrice femminista giunse addirittura ad accusare Ream di aver sedotto i rappresentanti del Congresso con i suoi abiti, i sorrisi e le amicizie giuste, tanto da prevalere su
scultori di chiara fama come Hiram Powers, Crawford e la stessa Hosmer. Di fatto la descrizione del suo aspetto fisico precedeva spesso l’analisi critica delle sue opere e molti, che
pure avevano riconosciuto il suo lavoro, l’accusarono di civettare con chiunque potesse
aiutarla. Dopo un’altra commissione pubblica per il monumento all’ammiraglio Ferragut a
Washington, Vinnie Ream a trent’anni si sposò. Il matrimonio mise la parola fine al suo
lavoro di scultrice. Si impegnò in una battaglia a favore dei ciechi e fu solo nel 1906 che
ritornò a scolpire con il permesso del marito. Morì proprio mentre stava lavorando al modello di Sequoyah che lo stato dell’Oklahoma le aveva commissionato poco prima. Alcuni
dei suoi lavori: “Sappho”, “Passion Flower” e “Spirit of the Carnival” si trovano alla Wisconsin Historical Society. Vinnie Ream fu un personaggio eccezionale, sorprendente e
complesso, protagonista dei cambiamenti sociali e politici del suo tempo e capace di affascinare donne e uomini non solo perché sapeva come usare la sua bellezza, ma anche per
la forza della sua personalità e della sua intelligenza e volontà di farcela in un’epoca dominata dalla discriminazione di genere.
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OBAMA&TRUMP
segue dalla prima
“Il sogno americano
c’è ancora,
ma è più difficile
raggiungerlo”
Qualcuno mi ha detto: “sei
preoccupata? Ma scherzi? I
giochi sono già fatti è solo una
pantomima, vincerà lei”.
Non ne ero così certa e ho
incrociato le dita per una
candidata che non era quella giusta. Lo abbiamo visto a
Concord, Massachussets, culla del mondo letterario americano, proprio di fronte alla
chiesa avvolta in uno striscione con la scritta: “Black Lives
Matter” in risposta alle uccisioni di ragazzi neri da parte
della polizia, un gruppo di
madri con figlie giovanissime
mostravano cartelli in cui si
chiedeva alla gente di andare
a votare.
Nessun candidato, dicevano
di essere democratiche e invitavano ad andare a votare,
ma nessuna passione per Hillary. Quanta differenza con il
clima di speranza e l’entusiasmo visto per Obama nelle
campagne precedenti. Oggi,
a distanza dalle elezioni, le
analisi si sprecano. Clinton
ha preso più voti popolari di
Trump, ma meno di Barack
Obama.
La classe operaia non ha votato la Clinton ed è da un po’
che ha voltato le spalle ai democratici. Le donne bianche
senza laurea hanno bocciato
le college graduates dai denti
perfetti e la loro cultura politically correct garantita da
migliori stipendi e migliori
quartieri e soprattutto data
per scontata, come se non si
sapesse che i valori e le conquiste vanno costantemente
nutrite e curate per non farle
seccare.
Quando abbiamo fatto il giro
delle periferie e ho visto i
panhandlers ai semafori a
caccia di spiccioli un’amica mi
ha detto che molti erano ve-
terani e la cosa mi è sembrata
incredibile. La stessa cosa mi
è capitata a New Bedford, la
città di Moby Dick dove nelle
sale di lettura della biblioteca, per la prima volta ho visto
gruppetti di bianchi, poveri,
in cerca di un luogo caldo. La
percezione del sogno americano si è affievolita tra la
gente che votava democratico: “il sogno c’è ancora, ma
il percorso per arrivarci più
difficile e lungo. E gli ostacoli
individuati, senza troppe sottigliezze, negli immigrati, o
in altre minoranze” dicono.
E poi è arrivato il giorno delle
elezioni. Siamo stati in fila al
seggio, ma non ho visto alcun
attivista in giro. Poi gli exit
poll e i primi risultati e mio
marito che continuava a ripetere ad un giovane ricercatore
Torinese: “questi sono matti e
non si accorgono che sta andando male”.
Un amico che vive negli USA
da anni mi aveva detto di tenere d’occhio il North Carolina, se i Repubblicani avessero vinto in quello stato tutto
sarebbe andato perduto. La
gente non sembrava darvi
peso, ma così è stato. Alle
nove è scoppiato il panico e
non dimenticherò mai la certezza della vittoria senza passione svanire sulle facce della
gente del comitato. Ho postato i dati della vittoria di Trump
in Florida e in North Carolina,
e poi quelli dell’Ohio e della
Pennsylvania tra gente che
di botto aveva cominciato a
scuotere la testa. E’ stata una
doccia gelata alla quale nessuno era pronto. Ed è stato
così strano sentirsi protagonisti e spettatori allo stesso
tempo. Era come un brusco
risveglio.
La mattina dopo, proprio sotto la scultura di Henry Moore all’ingresso centrale della
Brown, decine di giovani avevano già preparato i cartelli
per le manifestazioni. Corte
Suprema, Agenzia per l’Ambiente, Diritti e Immigrazione
erano le parole d’ordine. Abbiamo lasciato l’America un
paio di giorni dopo.
Tra un caffè e l’altro la gente
si chiedeva se il nuovo presidente avrebbe davvero costruito il muro e se avrebbe
davvero continuato a negare
il riscaldamento globale e le
sue cause antropiche. C’era
chi diceva che Obama, dopo
il 20 gennaio, forse avrebbe
potuto giocare di nuovo. Vedremo. Vedremo se il partito
democratico capirà che ha
perso perché si è trasformato
in una “fundraising machine”
e non è più un movimento.
Se capirà che deve tornare
tra la gente fisicamente e non
solo per chiedere via mail:
Donate Now! Deve tornare
tra i giovani entusiasti che
hanno sostenuto Sanders e
tra gli ex elettori, quelli senza denti, che per dirla con
Dewey: “quando sentono che
una scarpa gli fa male sanno
come togliersela”.
Magari quella nuova farà ancora più male, ma la vecchia
rendeva del tutto impossibile camminare. E forse, ha
ragione il saggio professore
di Africana Studies che sorridendomi, sorseggiando il suo
whiskey mi ha detto: non ti
devi preoccupare tutto si aggiusterà, e lui di cose ne ha
viste tante. Tantissime.
Leggi l’articolo integrale sul sito www.versiliaproduce.it
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Parla l’ambasciatore
italiano a Mosca
“Un errore
rinunciare
ai russi”
Come fare per attrarre investimenti produttivi e turisti dalla Russia? La risposta a
questo interrogativo di Cesare Maria Ragaglini, ambasciatore italiano a Mosca, ha
innescato un botta e risposta con il sindaco di Massa Alessandro Volpi. Per Ragaglini vi sono tre anni di esperienza nella Federazione Russa dove, come scrive in una
lettera al quotidiano La Nazione, “un’attenta, determinata e capillare attività di promozione dell’Ambasciata ha permesso di portare in Italia, nel 2014, 1.200.000 turisti russi con un indotto di 1.5 miliardo di euro”. Nessun confronto, ad ogni modo,
con il vicino comune di Forte dei Marmi, prosegue Ragaglini che ricorda come anche la Regione Toscana incoraggi queste attività organizzando missioni all’estero di
imprenditori del turismo e di amministratori locali. Arriva anche un suggerimento
per le aziende italiane interessate a sfondare sul mercato di Mosca. “Se gli imprenditori della filiera del marmo intendono esportare in Russia (Paese di 150 milioni di
abitanti, primo produttore di gas al mondo e secondo di petrolio) devono associarsi
ed essere presenti a Mosca per promuovere le loro professionalità e i loro prodotti.
Anche in questo caso occorre avere progetti e strategie visto che i prodotti non si
vendono da soli. L’Ambasciata sarà ben lieta di fornire loro tutto il sostegno necessario per entrare in questo mercato”.
Sopra, Cesare Maria Ragaglini ambasciatore italiano a Mosca, originario di Massa
VersiliaProduce, periodico d’informazione a cura di Cosmave
Redazione e Amministrazione: Via Garibaldi 97 Pietrasanta (LU)
Registrato al Tribunale di Lucca al nr. 592 il 06.08.92
Fotocomp. e stampa Kosana Sas, Viareggio (LU).
Nr. chiuso in redazione il 15.12.2016, Tiratura: nr. 1.500 copie
Direttore Responsabile Claudio Romiti
Comitato di redazione composto da: Loris Barsi, Stefano Caccia,
Carlo Milani, Fabrizio Palla, Giuliano D’Angiolo,
Fabrizio Rovai, Stefano De Franceschi e Claudia Aliperto.
SICUREZZA
Nuovi incontri con le aziende
In corso tavoli di lavoro
con ASL, CPM e Confindustria
I rappresentanti
di ASL, CPM,
Confindustria e
aziende a confronto sui temi
della sicurezza in
cava e nei laboratori del piano
Numerose
le aziende
agli eventi
del Comitato
Paritetico
Marmo
Sono numerosi gli incontri organizzati negli ultimi
mesi dal Comitato Paritetico Marmo della Versilia,
ente paritetico costituito da Confindustria Toscana Nord e dalle OO.SS. dei lavoratori del comparto
lapideo, che promuove la sicurezza sui luoghi di
lavoro per le oltre cento aziende iscritte attraverso attività formativa specifica, sperimentazioni e
ricerca. Tra settembre e novembre sono stati promossi seminari con focus specifici sul tema della
sicurezza in cava e nei laboratori, in particolare
sulle procedure di avanzamento al monte, di primo soccorso e di utilizzo dei dpi anticaduta e infine sulle linee guida della movimentazione dei materiali lapidei sui piazzali. Ampia la partecipazione
delle aziende che sono parte attiva di un processo
di adeguamento e miglioramento delle procedure
attualmente in essere per le attività estrattive e di
trasformazione della provincia. Il Comitato Paritetico Marmo della Provincia di Lucca partecipa con i
propri esperti ad alcuni tavoli di lavoro istituzionali
cui prendono parte anche ASL Toscana Nord Ovest
e Confindustria Livorno Massa Carrara. I prossimi
mesi saranno di fondamentale importanza per la
definizione delle procedure di sicurezza che dovranno poi essere validate dall’organo di vigilanza.
Info: segreteria del CPM all’email segreteria@
cpm.lucca.it