balloons_Mucchio 712 - Alessandro Berardinelli Editore
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RECENSIONI B A L L O O N S + a cura di ANDREA PROVINCIALI 9 ANDREA PROVINCIALI Unastoria Il ritorno dell’autore italiano (senza “forse”) più importante nel panorama fumettistico contemporaneo: Gipi è tornato a disegnare e a raccontare come solo lui sa fare. Non che il suo approdo nel mondo del cinema come regista sia stato un buco nell’acqua, anzi (basti guardare il suo ultimo lavoro: il videoclip - da lui girato - de La cena, primo singolo estratto dall’ultimo album dei Massimo Volume, per capire quanto feeling abbia raggiunto con la pellicola). Ma quello che riesce a fare con le matite, la china, gli acquarelli, insomma, con qualsiasi cosa lasci segni sulla carta, è qualcosa che va “oltre”. Sì, il fumettista pisano con le sue storie disegnate ha fatto fare un balzo in alto - altissimo - alla Letteratura con la “L” maiuscola. E con Unastoria (Coconino) non fa che confermarsi se non addirittura superarsi. In queste quasi 130 tavole Gipi viviseziona il nostro sguardo da lettori ancora più in profondità, non si limita a incidere la carne in superficie, no, stavolta scava fino a cercare quella universale sorgente delle lacrime, delle lacrime di tutta la storia dell’uomo, quelle che scavano le guance delineandoci come siamo oggi. Unastoria ruota intorno a una promessa: l’impegno forte e sincero preso da un uomo davanti a sua moglie prima di partire per la guerra (“Tornerò”). Quel giuramento fatto dal suo bisnonno arriverà fino ad oggi a scuotere “tremendamente” la vita dello scrittore cinquantenne Silvano Landi, il protagonista della storia. Due piani temporali che si intrecciano su se stessi in continuazione in grado di radiografare malinconicamente la vita umana con la sua tenacia ma soprattutto con le sue debolezze e speranze. Alla fine si resta senza parole e con gli occhi umidi. Come sempre con Gipi. ‹ 8 8 LIBORIO CONCA PAOLO ARZILLI Andrea Bruno Numero 2 biblioteca onirica Considerato un maestro del bianco/nero (ed è incredibile quanto significato riesca a immettere nelle sue tavole ricorrendo a una tecnica tecnica apparentemente così basilare) Andrea Bruno tratteggia in La Proprietà Spiega Rutu Modan in un’intervista del settembre scorso che “Il mio sforzo è ripulire la storia da ornamenti inutili. In questo Hergé (il fumettista belga, autore di Tintin, Ndr) è eccezionale, il lettore si perde letteralmente dentro le sue storie. Non escludo che l’intento di ‘ripulire’ la storia inconsciamente mi porti a ripulire la linea”. Nessun verso potrebbe chiarire in maniera migliore quelle che sono le caratteristiche fondamentali ed allo stesso tempo gli elementi di forza de La Proprietà (Rizzoli Lizard): non vi sono orpelli di alcun tipo, il graphic novel dell’autrice israeliana - lo diciamo subito: da applausi, senza ombra di dubbio - è un esercizio di sottrazione, sia da un punto di vista concettuale sia grafico, che permette al lettore di addentrarsi interamente nella narrazione. La storia di Mica e di sua nonna Regina, in viaggio verso la Polonia per riscattare la proprietà di famiglia confiscata sessant’anni prima dal regime, diviene il pretesto per affrontare tematiche enormi - l’impossibilità di dimenticare o perdonare la Storia - ed indagare su una quotidianità, seppur in questo caso non così ordinaria, costituita da relazioni ed incontri. Poi ecco, qua dentro vi è molto altro, ma poche righe non possono essere esaustive. Da leggere, e leggere di nuovo. ‹ questa serigrafia (formato Leporello, n. 2 della nuova e interessante collana Biblioteca Onirica di Alessandro Berardinelli Editore) un nuovo paesaggio della mappa dell’orrore onirico che va componendo, tavola dopo tavola, nel suo personale percorso artistico. Ecco: è difficile, quando si guardano le opere di Bruno, non avere la sensazione di avere a che fare con un artista vero. In questa storia dominano ancora le periferie, i palazzoni diroccati, le strade sbrecciate, e i volti scavati e gli sguardi neri, persi nel vuoto. Un vuoto che si confonde fino a contenere il paesaggio circostante, e non si capisce se è l’ambiente che corrompe gli esseri umani o se sono le figure umane a essere irrimediabilmente corrotte. È un incubo nero, metropolitano, quello di Andrea Bruno; eppure a girare per certe strade delle nostre città, non necessariamente di notte, si scopre che quel nero non è poi tanto una visione da incubo, quanto un fatto tremendamente reale. ‹ RECENSIONI › BALLOONS + MUSICA 062 + CINEPLEX 106 + CULT TV 114 + 124 125 BOOKLET 118 n e ko ’ s c o r n e r D A L L A PA R T E D E L M A N G A di FLAVIA SCIOLETTE 7.5 Nobuhiro Watsuki Rurouni Kenshin special edition 2012 star comics pp. 200 5 7 LIBORIO CONCA MARCO FRATTARUOLO L’autunno ’79 Il pianeta dei saggi Seguito dell’Estate ’79, L’autunno completa un dittico a fumetti tra i migliori letti negli ultimi tempi (Edizioni Clichy). Per dire, chi apprezza il minimalismo romantico genere Alessandro Baronciani, trova in queste pagine motivi familiari; un tratto malinconico, immediato, che ben s’adatta alla storia che Hugues Barthe racconta. Pur Millennium Uomini che odiano le donne Dopo essere stato adattato in pellicola già due volte, il giallo tutto scandinavo di Stieg Larsson Uomini che odiano le donne (Rizzoli Lizard) si fa pure fumetto. Ad operare quest’inedita trasposizione ci ha pensato il duo franco-spagnolo Runberg & Homs narrando una vicenda dai toni drammatici - dominata ancora dalla figura paterna - Barthe tiene assieme toni sognanti e citazioni musicali-letterarie che si fondono in un risultato complessivamente gradevole. Ne Il pianeta dei saggi (ancora Edizioni Clichy), gli autori Jules e Charles Pèpin propongono un vocabolario filosofico a fumetti scegliendo la strada umoristica delle “vignette graffianti”. Il problema è le schede sono tante, da Diogene fino a Hegel e Heidegger, a cui gli autori non perdonano una certa condiscendenza verso il nazismo; dicevo: le schede sono tante e le intuizioni degli autori non sono sempre riuscite, e insomma il graffio spesso finisce col non stuzzicare; ed è un peccato, perché Wittengstein alle prese con un cubo di Rubik non è malaccio. ‹ che restando totalmente fedeli allo scorrere delle vicende macchiate di sangue cui è chiamato ad indagare Mikael “Super” Blomkvist, giornalista d’economia sull’orlo del fallimento professionale, ci trascinano tra le trame intricate del caso rimasto irrisolto per oltre quarant’anni riguardante la scomparsa di Harriet piccola rampolla della famiglia Vanger. Giunte a punto morto, le ricerche di Blomkvist verranno rilanciate da Lisbeth Salander, una sorta di agente segreto dalle fattanze punk, la cui presenza si rileverà fondamentale per la risoluzione di questo intreccio mozzafiato al quale le ‘fredde’ tavole (e non potrebbe essere altrimenti data la latitudine in cui è ambientata la vicenda) di Runberg & Holms riescono a rendere dignitosamente omaggio. In attesa che il resto della trilogia venga data alle stampe, questo primo volume non può essere quindi che un gustoso antipasto. × Dopo l’ultimo (non troppo) successo, torna in Italia Watsuki, con un restyling del suo vagabondo dalla cicatrice a croce. Alla fine dello Shogunato, un uomo passò alla storia per la sua spada, scomparendo poco dopo. In seguito un samurai vagabondo si stabilisce a Tokyo, presso il doujo di una giovane maestra di spada, minacciata da Kanryu Takeda, industriale senza scrupoli. Cosa lega Battousai, l’assassino, a Kenshin, il samurai vagabondo? Trama ricca di personaggi, comprimari storici compresi, ma congestionata in poco spazio e molto debole rispetto all’originale in 26 volumetti. Per gli appassionati è un’ottima occasione tuttavia per rivedere i disegni del maestro di Oda e Takei, legati a doppio filo ai comics americani, con tavole piene d’azione alternate a momenti molto più leggeri. ×