Fenomeno Arioli Quei cinque anni per girare il mondo
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Fenomeno Arioli Quei cinque anni per girare il mondo
LA PROVINCIA DI VARESE 12 Varese economia SABATO 5 LUGLIO 2014 LA SETTIMANA IN UNA PAROLA Fenomeno Arioli Quei cinque anni per girare il mondo Fusioni in vista tra le banche? Q Dai 35 dipendenti del 2009 ai 250 di oggi E un giro d’affari di 50 milioni di euro Ora escono Fondo e Varese Investimenti GERENZANO SILVIA BOTTELLI Nel 2009 la Arioli aveva un fatturato di 8,2 milioni di euro e un organico di 35 dipendenti ed era interamente localizzata nell’unico stabilimento produttivo di Gerenzano. Oggi la Arioli è diventata un Gruppo con un giro d’affari di poco inferiore ai 50 milioni di euro, impiega quasi 250 dipendenti e ha sedi sparse in giro per il mondo. L’obiettivo del Fondo Italiano di Investimento e di Varese Investimenti, che nel 2010 entrarono nel capitale di Arioli con l’obiettivo di dotare la società delle risorse finanziare necessarie ad intraprendere un percorso di crescita per linee esterne è stato pienamente centrato. Operazione di private equity E così ieri i due partner sono usciti dal capitale della Arioli: l’imprenditore, nonché azionista di maggioranza, Carmelo Zocco, che controlla già il 60,1% dell’azienda meccanotessile, ha rilevato il 32,7% dal Fondo più le altre quote in mano a Varese Investimenti. Che, lo ricordiamo, è la società di partecipazione costituita dall’Unione Industriali di Varese e da Intesa Sanpaolo: «In questi anni il sostegno dato dall’operazione di private equity congiunta Varese InvestimentiFondo Italiano, ha contribuito a rendere possibile la crescita di Arioli Spa - spiega Varese Investimenti - ciò anche grazie ad una politica di acquisizioni di imprese». Iniezioni di capitali La prima iniezione di capitale infatti, parliamo di cinque milioni di euro di cui 4,5 milioni riconducibili a Fondo Italiano e 0,5 milioni a Varese Investimenti, aveva permesso ad Arioli di acquisire la concorrente austriaca Mhm. Da qui partì poi un’escalation di altre acquisizioni: nel 2012, un ulteriore aumento di capitale da parte di Fondo Italiano, Varese Investimenti e degli altri soci finanziari, per un totale di 2,5 milioni di euro, ha permesso l’acquisizione della Brazzoli Spa e della sua controllata cinese Sozhou Bratex, società operante anch’essa nel settore meccano- L’imprenditor e, nonché azionista di maggioranza, Carmelo Zocco, che controlla già il 60,1% dell’azienda, ha rilevato il 32,7% dal Fondo Italiano Investimenti più le altre quote in mano a Varese Investimenti Oggi la Arioli conta in tutto 250 dipendenti in tutto il mondo tessile. E così a seguito degli investimenti realizzati internamente e delle acquisizioni portate a termine, a meno di tre anni di distanza dall’ingresso del Fondo Italiano e di Varese Investimenti, Arioli si presenta, oggi, come un gruppo internazionale, presente con due stabilimenti produttivi in Italia (Gerenzano e Senago) e tre all’estero (Austria, Cina e India), che esporta più del 90% del proprio fatturato. «Anni di forte crescita che testimoniano la bontà della scelta di Varese Investimenti di sostenere lo sviluppo di questa azienda del territorio - sottolinea la società partecipata da Univa L’operazione è un esempio di successo della filosofia di “mutualismo finanziario” che è stata alla base della costituzione della holding di partecipazione. Varese Investimenti ha, infatti, un capitale così diviso: il 40% appartiene a Intesa Sanpaolo, mentre l’altro 60% fa capo ad una società di Univa costituita con risorse messe a disposizione dalle imprese e dagli imprenditori associati». Quello firmato ieri rappresenta per Varese Investimenti il primo disinvestimento tra le quattro partecipazioni in portafoglio, tutte effettuate in imprese manifatturiere associate ad Univa: oltre alla Arioli Spa, c’è la Gemelli Spa (dispositivi antirumore per elicotteristica), la Ellamp Spa (componenti per l’allestimento di mezzi di trasporto), e la Artexe Spa (Information and Communication Technology per il settore servizi). 1 uesta settimana torniamo a parlare di banche. E come di consueto lo spunto lo offre la riunione della Bce di questa settimana. Il Governatore annuncia, infatti, che «non sono escluse fusioni o chiusure di banche». Ed è proprio questo scenario che dobbiamo prepararci ad affrontare a partire dall’autunno. Diversi gli elementi che lo confermano, alcuni di carattere pratico, altri di tipo teorico. La politica economica ha tra i suoi pilastri concettuali il cosiddetto “effetto annuncio”. La Treccani lo descrive così: «Variazione del comportamento degli operatori economici per effetto dell’annuncio di provvedimenti di politica economica da parte delle autorità di governo dell’economia. In conseguenza dell’effetto di annuncio, gli agenti economici mutano le proprie decisioni prima, e in una certa misura, indipendentemente dalla concreta attuazione delle misure annunciate, in quanto, in base al principio di razionalità, i loro comportamentisonocondizionatinondall’annuncio in sé, ma dalle aspettative rispetto agli effetti futuri dei provvedimenti annunciati. Le reazioni degli operatori possono risultare di per sé sufficienti a produrre i risultati attesi dall’adozione delle misure annunciate, ancor prima della loro effettiva attuazione». L’effettoannuncioè alla base di qualsiasi nota rilasciata da qualsiasi Governatore di qualsiasi Banca Centrale. Serve di fatto a preparare il mercato agli effetti delle misure che verranno via via intraprese. Le ragioni di carattere pratico sono invece riconducibili agli stress test attualmente in corso e di cui abbiamo già avuto modo di parlare. Il loro esito stabilirà, di fatto, quali saranno i malati da curare. Cioè quelle banche che risulteranno sottopatrimonializzate rispetto ai rischi insiti nei loro impieghi di denaro. La cura? Le banche più sane incorporeranno le banche in difficoltà. Ilrisultato?Tuttodavedere.Sedaunlatoquesta nuova maxi ondata di fusioni bancarie porterà ad un’azione di rafforzamento del sistema, dall’altro, proprio questo rafforzamento spingerà il sistema verso istituti sempre più grandi, rendendoli “to big to fail”, ovvero troppo grandi per fallire. Jonathan Donadonibus (Docente Liuc e dg Fim Credit) Il caso coop Sea H va alla prova del bis Nuova consultazione per evitare i licenziamenti MALPENSA AirportHandling,ilfrontesindacale del “si” agli accordi del 4 giugno, messo in minoranza dal voto referendario dei dipendenti di Sea Handling, ha scritto ieri alle direzioni del personale di Sea spa, Sea Handling e della newco con alcune «precisazioni». E su queste precisazioni, Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Flai Ts, chiederanno ai lavoratori se possa cambiare o meno il loro giudizio sull’intesa trovata con l’azienda per le nuove assunzioni in Airport Handling. In che modo? Si vedrà. Le richieste alla società In attesa, intanto, di una risposta di Sea sulle puntualizzazioni, lunedì prossimo ci sarà un incontro tra le varie organizzazioni sindacali per decidere come consultare di nuovo i lavoratori di Sea H e cercare di arrivare in sede regionale per trovare un punto di incontro con l’azienda e non chiudere definitivamente con un mancato accordo. Questo eventuale risultato, infatti, consentirebbe a Sea di procedere con i licenziamenti collettivi e di dar vita ad Airport Handling in assoluta autonomia, trattando le nuove assunzioni una ad una, con ogni singolo lavoratore che si troverebbe a dover accettare o no il semplice contratto di lavoro assohandler. Una prospettiva reale così come l’esito del referendum di metà giugno che ha decretato il “no” della stragrande maggioranza dei dipendenti di Sea H agli accordi del 4 giugno e, dunque, non dà mandato di firma in Regione ai sindacati del “si”. Dunque ora si riparte da un’interpretazione autentica degli accordi che non cambia, però, la sostanza. Cinque i punti: il taglio del 30% del monte ore dei permessi sindacali; l’utilizzo a beneficio dei dipendenti assunti in Airport Handling del taglio una tantum delle risorse ai manager (una mensilità più un taglio sulla parte variabile); la distribuzione equa delle sei giornate di lavoro supplementari (i sei Rol rimarranno persi) che saranno spalmate una ogni bimestre e non concentrate nei periodi di picco di lavoro; un nastro turno giornaliero nelle otto ore com- plessive per le modalità di utilizzo della pausa pasto; un’intesa da raggiungere per percorsi di mobilità interna nelle progressioni di carriera. Puntini sulle “i” posti fin da subito e non demandati a un secondo momento di approfondimento affidato anche alle Rsu. Ma se il fronte del “si” dettaglia gli accordi, quello del “no” fa , invece, le pulci ai conti di Sea Handling. Le pulci degli autonomi sui conti Secondo la Cub Trasporti, «se si dovesse riconoscere il godimento dei 6 riposi (Rol), gli organici di Airport Handling andrebbero aumentati a meno che la direzione non pensi di sopperire con lavoratori interinali o altre forme di lavoro precario». In una nota la Cub critica il costo del lavoro fornito dai dati aziendali: «Con una riduzione del 30%, pari a 28 milioni di euro, si eviterà il deficit ma si raggiungerebbero utili per costituire una società fin da subito in attivo per poi aprire le porte ai privati. Oppure le trattative con i vettori hanno subìto pesanti riduzioni e l’azienda non ce lo dice». 1 A. Ped. Cargo City Altre scintille Cub contro Cgil trasporti Una delle proteste dei Confederali per salvare i posti di lavoro di Sea H Alitalia-Etihad Vertice Lupi-piloti per il collocamento Incontro, ieri, dei piloti e assistenti di volo di Alitalia con il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Soddisfatti Anpac,AviaeAnpavchehannomesso sul tavolo il tema degli esuberi (2.251 lavoratori), già annunciati, in casa della ex compagnia di bandiera. Le sigle sindacali del personale navigantehannochiestoalministrol’apertura di un tavolo congiunto con il ministero del Lavoro «mirato all’istituzione di una sorta di Ufficio di collocamento della gente dell’aria che gestisca la ricollocazione di piloti e assistenti di volo». Personale al termine della mobilità e senza prospettive di occupazione, secondo i sindacati di categoria. Damartedìprossimo, il confronto serrato. «È stata confermata la volontà aziendale,supportatadallamediazione ministeriale, di gestire la trattativa in modo equilibrato e partecipativo», scrivono in una nota Anpac, Avia e Anpav. Resta in primo piano la volontà del governo di favorire il buon esito della vertenza Alitalia – Etihad e di garantire,così,unsostegnoaltrasportoaereo nazionale. A. PED. Cargo City, muso duro della Cub Trasporti verso la Cgil. «È la nostra organizzazione che a marzo scorso ha indetto una mobilitazione con sciopero per il riconoscimento del pagamento della malattia integrale da parte della cooperativa Coros (che opera presso Mle Argol) e del ticket di 4 euro al giorno per il pranzo», ricorda la Confederazione unitaria di base. «Il rappresentante della Cgil ha lavoratodurantelosciopero,unicointutto il cantiere». Mentre «140 lavoratori su 210 hanno chiesto un referendum per approvare l’accordo siglato dai confederali»rimarcaRenzoCanavesi (Cub). Senza approvazione dei lavoratori, sostiene sempre Canavesi, anche l’accordo siglato dalla Filt Cgil, Fit CisleUiltrasportiinSltm,lacooperativa che si occupa del magazzino cargo di Alha, l’altro handler presente a cargo city. «Anche qui abbiamo organizzato scioperi da soli, con il sabotaggio anche delle altre sigle sindacali, compresa la Cgil». Sbotta la Cub: «Non è vero che si riconosce il pagamento della malattia al 100 % in Stlm e che i lavoratori passeranno ad orario pieno e con contratti a tempo indeterminato. È avvenuta la trasformazione ad orario pieno in Coros per le nostre iniziative di lotta». È vero, incalza, «che la Cgil rifiuta il tavolo negoziale con la Cub». A.PED.