Ritrova il camper in un campo rom, ma le autorità lo
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Ritrova il camper in un campo rom, ma le autorità lo
d’Italia RENZI SCOSSO DAL VENTO EUROSCETTICO MINIMIZZA IL VOTO DI PROTESTA. BERLUSCONI: LʼORA È GRAVE, STOP AGLI EGOISMI ANNO LXII N.69 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Redazione È il debutto del premier Matteo Renzi sulla scena internazionale. Dal summit nucleare dellʼAja il presidente del Consiglio diffonde segnali di ottimismo: ”Al di là del nome del primo ministro, lʼItalia è rispettata e apprezzata a livello mondiale”. ”Noi italiani per primi – ha aggiunto Renzi – dobbiamo toglierci il provincialismo di pensare che il nostro contributo non sia importante nel mondo. Su tutti i temi, anche su quello della sicurezza nucleare, cʼè invece una grandissima attenzione nei nostri confronti”. Quella di oggi è stata “unʼoccasione importante, allʼinterno dei tanti colloqui di questi giorni: il Consiglio europeo, gli incontri internazionali sulla crisi ucraina, le iniziative a Berlino e Parigi” e con lʼ “appuntamento fondamentale” di stasera al G7 e quello di giovedì con il presidente Obama sono “la dimostrazione che lʼItalia sta lavorando”. Ma al di là delle dichiarazioni di facciata Renzi sa che il terremoto che sta scuo- WWW.SECOLODITALIA.IT tendo la Francia in queste ore avrà anche ripercussioni in Italia e così anche a Palazzo Chigi lʼavanzata del Fronte Nazionale in Francia non viene sottovalutata. “LʼEuropa deve prendere atto di un diffuso senso di contestazione e di antipolitica” e quindi “mettere al centro la crescita e la lotta alla disoccupazione”, è lʼanalisi di Matteo Renzi. Il premier sottolinea che è pur vero che si tratta di “un voto locale” ma “significativo”, “di protesta”, come accade “anche in Italia”. Il riferimento è al M5S e alla Lega. Dinanzi al soffio impetuoso del vento euroscettico si organizza Forza Italia, con un Silvio Berlusconi che richiama i suoi al senso di responsabilità: ”Mi auguro che tutti allʼinterno movimento politico ben comprendano la gravità del momento, la crisi di fiducia che investe la politica e lʼesigenza di rinnovarci. Uno sforzo che dobbiamo affrontare tutti insieme mettendo da parte interessi personali, ambizioni individuali e la difesa di rendite di posizione”. E aggiunge un messaggio rassicurante per gli elettori di FI: ”Voglio rassicurare tutti i nostri militanti ed elettori che anche in queste ore stiamo lavorando alla elaborazione del programma per le ele- martedì 25/3/2014 zioni europee, alla composizione delle liste. Come sempre tutte le decisioni che verranno prese nei prossimi giorni saranno dettate solo ed esclusivamente dallʼesigenza di rappresentare al meglio i moderati, in Italia e in Europa”. Forza Italia non è allo sbando, dunque, e ciò che è stato costruito non sarà dilapidato. Lo conferma in una nota anche Altero Matteoli: “A me pare di assistere ad un altro film, il partito che conosco sta discutendo, come è giusto e normale che accada quando bisogna prendere decisioni o compiere scelte importanti, nel caso le candidature per le prossime Europee e per le altre competizioni di maggio. Non cadiamo nella trappola di chi vorrebbe vedere dilapidato un patrimonio costruito in tanti anni. Sono certo che anche stavolta Berlusconi stia esercitando la sua leadership e che Forza Italia si presenterà alle Europee, alle Regionali e alle Amministrative unita attorno a lui”... Ritrova il camper in un campo rom, ma le autorità lo danno ai nomadi «perché senza casa»: è lʼItalia “sinistra” Francesco Signoretta «Cose dellʼaltro mondo», Lo sconforto di Giorgio Capitanelli, dipendente comunale e allenatore di calcio a Porto Recanati, la dice lunga sulle conseguenze del tam-tam buonista della sinistra sui nomadi. «Così la gente perde fiducia nelle istituzioni», ha detto in unʼintervista al Corriere Adriatico. La sua vicenda sta facendo il giro del web: a Capitanelli è stato rubato il camper e lui ha cercato in ogni modo di ritrovarlo, utilizzando anche internet. Dopo vari tentativi gli è arrivata una segnalazione da parte di un cittadino di Bologna: il camper era allʼinterno di un campo nomadi ai margini della A14 nei pressi di Bologna. «Mi sono messo subito in macchina – ha raccontato – e ho raggiunto il luogo segnalato. Da uno svincolo dellʼautostrada ho notato il campo nomadi e non ci ho messo molto ad individuare il mio camper. Ho chiamato la polizia del luogo che dopo un poʼ è arrivata sul posto verificando che quel camper era proprio il mio. Svolti gli accertamenti e le procedure del caso mi aspettavo mi fosse restituito, invece non è andata così: il camper è stato posto sotto sequestro giudiziario e lasciato nella disponibilità dei ricettatori, perché – mi è stato detto – si trattava di una famiglia di nomadi senza casa. Cose del- lʼaltro mondo. Ora il camper è a disposizione della Procura fino a non si sa quando. Dico io: il camper è mio ma è nella disponibilità, chissà di che genere, di una famiglia di zingari. Riuscirò più ad averlo?». Tutta la vicenda, al di là della sua conclusione, dimostra in modo inconfutabile che episodi del genere, sommati ad altri di analogo “perdonismo”, non fanno altro che alzare il livello di tensione. E di questo dovrebbero assumersi le responsabilità le “anime buone” della sinistra. Dai furti di rame allʼaccattonaggio, dai borseggi allo sfruttamento dei minori costretti a chiedere lʼelemosina: questi sono reati che, agli occhi della gente, non vengono puniti solo perché li commettono i rom. A ciò vanno aggiunti gli “aiuti economici”, come il pagamento delle bollette, che scatenano la rabbia di quei pensionati che non arrivano a fine mese e devono fare sacrifici enormi per far fronte alle bollette di acqua, luce e gas. O di quelle famiglie in forte difficoltà economica. Poi però lo scandalo è nel cartello anti-zingari (sia chiaro, inopportuno) messo da un commerciante esasperato dai furti dei nomadi. Lì si è scatenata la gara di solidarietà a favore dei rom. Negli altri casi, invece, il silenzio, fingono tutti di non vedere e non sentire. E a fingere non sono solo le istituzioni. SullebanchelafrustadelFmi:«Conpiùcredito lacrescitavola».PersinolaGreciafaràmegliodinoi 2 Corrado Vitale Uno dei grandi problemi dellʼeconomia italiana è la stretta del credito da parte delle banche, il cosiddetto credit crunch. Lʼultima conferma viene dal Fondo monetario internazionale, che va anche oltre, invitando indirettamente il governo a darsi seriamente da fare per spingere le banche ad aprire i rubinetti dei finanziamenti alle imprese e ai cittadini. «Ulteriori misure per far ripartire lʼofferta di credito – afferma il Fmi nella bozza del World Economic Outlook – potrebbe far aumentare il Pil del 2% o oltre». Non si tratta di una stima da poco, vista le crescita asfittica prevista per il 2014 e il 2015: rispettivamente dello 0,6 e del 1,1 per cento. Il discorso non riguarda solamente lʼItalia, ma anche la Francia, lʼ Irlanda e Spagna. Però è certo che nel nostro Paese il credit crunch si presenta particolarmente rovinoso, vista la struttura stessa del sistema Secolo d’Italia economico: la disseminazione di Pmi comporta una sorta di banca-dipendenza da parte delle aziende, che non possono accedere a alle forme alternative di finanziamento delle grandi imprese quotate in Borsa. Spetta quindi a Renzi di essere realmente sollecito sul fronte bancario. Nel treno della ripresa annunciata a Centʼanni di Almirante, dalla Cisnal alla storia della destra. Il convegno di Roma Giovanna Taormina «Dobbiamo far conoscere bene la storia. E Almirante è anche la storia della Cisnal. Noi siamo orgogliosi del nostro senso di appartenenza: Almirante fu lʼunico a darci una sponda quando gli altri ci mettevano allʼangolo». Poche parole di Giovanni Centrella, segretario dellʼUgl, per commemorare, nellʼanno del centenario della nascita, il leader storico della destra italiana che fu sempre vicino al mondo del lavoro e in particolare al sindacato. Ma non è un ricordo fine a se stesso perché come è emerso dal parterre: la politica di Almirante ancora oggi è viva e attualissima. LʼUgl lo commemora con un convegno, intitolato “Giorgio Almirante e la Cisnal”, al quale hanno portato la loro testimonianza storici, sindacalisti, professori universitari, politici e uomini che hanno lavorato braccio a braccio con lo storico leader della destra: Roberto Chiarini, Gaetano Rasi, Romano Misserville, Massimo Magliaro e Giovanni Centrella. Manca Donna Assunta, ma cʼè la figlia Giuliana De Medici. La data scelta non è casuale: proprio oggi, nel 1950 a Napoli nasceva lʼorganizzazione che poi negli anni sarebbe divenuta lʼUgl. La sala Capranichetta a Roma è stracolma prima ancora che i lavori inizino. «È una commemorazione voluta dalla segreteria generale – spiega Geremia Mancini – Almirante ci fu sempre vicino. Ricordo che ad essere della Cisnal negli anni Settanta era pericolosissimo. Giuliana De Medici va subito allʼattacco: «Ieri Walter Veltroni in tv ha pubblicizzato il suo film su Enrico Berlinguer. La mia non è una nota dʼinvidia anche perché due anni fa abbiamo presentato in una bellissima manifestazione il film fatto da Massimo Magliaro su Almirante. Anche noi abbiamo invitato il presidente della Repubblica che però ha declinato lʼinvito. Questo filmato ora andrà nelle scuole. Purtroppo ancora oggi ci sono politici di serie A e di serie B». Il rapporto che lega Almirante alla Cisnal è illustrato dal professore Rasi che si concentra ai soli primi decenni di vita della Cisnal (anni ʼ50-ʼ60). «Con la sua nascita si realizzava una organizzazione che affiancava il Msi nel campo della tutela dei lavoratori, così come avveniva per gli altri partiti». Dopo aver ricordato il primo congresso che elesse segretario generale Giuseppe Landi e presidente Gianni Roberti, il professore sottolinea il parallelismo di idee e di azioni tra la Cisnal e Msi. Poi ricorda la definizione che diede Almirante di corporativismo nel corso di una tribuna politica Rai il 25 maggio del 1970: «Il corporativismo è il MARTEDì 25 MARZO 2014 livello globale ci potremmo vedere nuovamente relegati ai vagoni di coda. E dovrebbe rapprsentare un colpo di frusta per gli attuali governanti dellʼItalia questo assai poco onorevole confronto che emerge sempre dal rapporto del Fmi. Persino la Grecia potrà infatti fare meglio dellʼ Italia a partire dal 2015. Se- condo le previsioni degli economisti dellʼIstituzione diretta dalla Lagarde, lʼanno prossimo Atene spiccherà il volo, staccandoci di netto. Lʼaumento del Pil stimato e del 2,9%. Una politica adatta allʼallentamento del credit crunch sarebbe peraltro oggi favorita dalla discesa dello spread e dalla conseguenze stabilità dei titoli pubblici italiani. Fu proprio la caduta di valore del debito sovrano italiano a determinare negli anni passati il deprezzamento del patrimonio delle banche, che appunto detenevano quote rilevanti di debito pubblico. Di qui una delle principali cause della stretta del credito per le imprese. Ma una raccomandazione il Fmi la impartisce anche alla Bce: «Un ulteriore allentamento monetario, che includa misure non convenzionali, è necessario per sostenere lʼattività e per evitare i rischi da inflazione bassa o deflazione». superamento del settoriale, la visione corporativa è una visione che, se appunto corporativa, abbraccia gli interessi in guisa organica». Quanto alla ideologia Rasi fa notare che «purtroppo nella seconda metà degli anni 70 una parte della classe dirigente missina e cisnalina abbandonò la politica dellʼalternativa per quella dellʼinserimento, priva di quella strategia originaria che era volta ad una fase costituente sostitutiva del regime partitocratico». E su questa strada si inserisce lʼanalisi di Chiarini, che spiega: «A bocce ferme si può dire che la missione è stata compiuta, ma solo a metà. La guida di Almirante , senza dubbi il vero leader della destra italiana della Prima Repubblica che con esso si è identificato fino a diventarne la sua stessa icona, è riuscito a guidare il suo popolo nel travagliato passaggio del Mar Rosso fino a farlo approdare (quasi) incolume alla terra promessa. Diversamente, però da Mosè invece di poter celebrare la missione compiuta con lʼannegamento politico dei suoi oppressori, doveva subire il lutto della sua dispersione e della sua diaspora». Magliaro dal canto suo ripercorre le varie tappe vissute a fianco di Almirante. Chiarisce subito che nei primi anni non ci fu ghetto e isolamento per il Msi ma questo avvenne dopo la nascita dellʼarco costituzionale: «Abbiamo governato città e regioni. Il ghetto è arrivato dopo», dice più volte. «Il pensiero e lʼopera di Almirante – spiega – sono attuali. Lui ha sempre predicato lʼunità del partito. Non ha svenduto nulla della sua idealità. Poi ci sono le premiazioni. Per scelta di Centrella, nellʼoccasione nasce il riconoscimento ”24 Marzo 1950″ che andrà, di anno in anno, a quegli uomini che con la loro azione umana ed ideale seppero difendere la nostra organizzazione e la comunità ad essa legata. Questʼanno sono ricordati, tra gli altri, i primi tre segretari generali della Cisnal: Gianni Roberti, Giuseppe Landi ed Ivo Laghi nonché Bartolo Gallitto e Teodoro Buontempo. E poi Ugo Calenzani, Vito Chiantera e Donatella Gila segretaria storica di Almirante. Infine lʼultimo ricordo è affidato a Misserville: «Il Msi fu un miracolo, il nostro era un partito vilipeso, offeso, che ha avuto come vittime ragazzi di 15 anni. Adesso ci riconoscono che siamo stati portatori di idee nuove. Il prezzo del regime lo abbiamo pagato tutti noi. Almiramte parlava con un linguaggio di cui tutti erano assetati». Napolitano “approfitta” delle FosseArdeatine per difendere lʼEuropa, dopo il ciclone Le Pen MARTEDì 25 MARZO 2014 Guglielmo Federici Il caso ha voluto che la commemorazione dell'eccidio delle Fosse Ardeatine abbia coinciso, ieri, con il successo elettorale di Marine Le Pen in Francia. Una circostanza di cui “ha approfittato” il presidente Giorgio Napolitano, che durante la cerimonia ha usato parole gravi per parlare agli “euro- ottimisti” in difesa di un'Europa «screditata da attacchi superficali». Il riferimento è alle posizioni critiche della leader del Front national rispetto alle strategie economico- finanziarie europee che stanno mettendo in ginocchio i Paesi dell'Eurozona. Napolitano la mette invece sul terreno storico: «Dobbiamo ricordare quello che abbiamo vissuto in Italia ed in Europa e che non si può giocare con queste posizioni che tendono a screditare il nostro patrimonio di lotta per la libertà». «La pace - ha aggiunto - non è un regalo o addirittura un dato scontato, ma una conquista, e per quanto riguarda noi e gli altri paesi europei è una conquista dovuta precisamente a quella unità europea che oggi troppo superficialmente da varie parti si cerca di screditare». Se il segretario della Lega, Matteo Salvini, parte all'attacco senza perifrasi su Fb ( «Da Napolitano parole vergognose: usa le Fosse Ardeatine per attaccare chi “su- Secolo d’Italia Lʼallarme delle forze di polizia: con la spending review ottantamila agenti in meno nel 2020 perficialmente” scredita e attacca l'Ue») il centrodestra preferisce una lettura realistica e lungimirante del dato proveniente dalla Francia. I processi storici complessi e dolorosi di cui parla Napolitano non sono, infatti, in discussione. Il discorse è ben diverso. «Con il successo di Marine Le Pen il popolo francese chiede riscatto dai burocrati della Ue e della Bce e dice basta alla gabbia dellʼeuro», commenta il presidente di Fratelli dʼItalia-Alleanza nazionale, Giorgia Meloni. «È il fatto nuovo della politica europea con cui le oligarchie dovranno fare i conti», analizza Ignazio La Russa. «Ha detto bene Marine Le Pen: in alto ci sono loro con lʼeuro e questa Europa burocratica; in basso ci siamo noi con il popolo. Questo è un segnale che lʼEuropa dei popoli manda ai poteri forti e che in Italia dobbiamo saper raccogliere», conclude La Russa. Anziché discettare sulla «destra pericolosa», bisognerebbe leggere il successo del Front national come un “sveglia” salutare, un “no” allʼattuale assetto europeo, basato su vincoli e austerità. «Il trionfo elettorale di Marine Le Pen è la débacle dellʼidea tutta contabile e ragionieristica dellʼEuropa». Sarebbe l'ora delle riflessioni e non degli anatemi. parole durante la conferenza stampa a Parigi. «Oggi non siamo più un partito di contestazione ma di adesione, pronto ad assumersi le re- sponsabilità di governo, dai comuni fino all'Eliseo», ha detto la leader del Front National. A chi le ha chiesto un commento alle posizione di Grillo che spesso vengono affiancate, a quelle del Front national, la Le Pen ha risposto: «Francamente non capisco l'odio di Grillo nei miei confronti. In realtà, i nostri partiti sono d'accordo su molti temi, a partire dalla lotta contro l'euro». Non ha quindi lesinato critiche al leader di M5s, che -al contrario di Fn - «si limita a contestare senza assumersi le proprie responsabilità». Ha concluso Marine. Marine Le Pen dopo lʼexploit: «E ora unʼalleanza tra gli euroscettici d'Europa» Redazione Avviso a chi ha un'idea diversa dell'Europa delle oligarchie finanziarie e di burocrati. Ora Marine Le Pen, dopo il successo a valanga ottenuto alle Amministrative, rivolge un appello che oltrepassa i confini della Francia. La leader del Fronte Nazionale, dopo l'exploit chiama a raccolta le forze critiche verso euro e Ue: «Chiedo a tutte le forze euroscettiche d'Europa di allearsi in difesa degli Stati nazione, del ritorno della democrazia, della sovranità dei popoli e delle identità nazionali», in vista delle elezioni europee di maggio. Queste sono state le sue 3 Redazione Per effetto della spending review nel 2020 polizia, carabinieri e guardia di finanza potrebbero avere 80mila uomini in meno di oggi. Non solo, la loro età media passerebbe da 47 a 53 anni. È quanto emerge da un dossier che sarebbe stato preparato dagli uffici del Dipartimento della Pubblica Sicurezza per il capo della Polizia Alessandro Pansa. La drastica riduzione di agenti sarebbe il risultato del turn over al 55%, ovvero di quelle norme della spending review che prevedono una sola assunzione per due pensionamenti. L'allarme trapelato dalle forze di polizia è stato raccolto da Maurizio Gasparri, che ha chiesto un chiarimento al ministro dell'Interno Angelino Alfano. «Non bastano parziali rassicurazioni. Sui tagli alla sicurezza occorrono decise smentite», ha detto il vicepresidente del Senato, invitando il ministro a riferire in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Per l'esponente di Forza Italia, dal dossier emerge che «l'ipotesi di ridurre ancora gli organici lascerebbe il paese del tutto scoperto sul piano sicurezza e ordine pubblico». «Bisogna sbloccare turn over e contratti e potenziare alcuni servizi. Quanto ai tagli, la strada non passa né per l'accorpamento di alcune forze, né per la chiusura di caserme o commissariati, ma per il trasferimento, ad esempio, di alcuni uffici», ha chiarito Gasparri. Alta tensione in Egitto: condannati a morte 529 Fratelli musulmani. Dura reazione di piazza 4 Antonio Pannullo Escalation di tensione in Egitto: la Corte d'assise di Minya in Egitto ha condannato a morte 529 Fratelli musulmani e ha inviato il dossier al Gran Muftì d'Egitto che ha il compito di ratificare le condanne a morte o di respingerle. Sono accusati morte di due poliziotti, di disordini avvenuti lo scorso agosto e di appartenere ad un'organizzazione terrorista. Le condanne a morte sono state emesse nell'ambito del processo che vede imputati oltre 1.200 sostenitori dei Fratelli musulmani per i disordini in Alto Egitto il 14 agosto del 2013. La maggior parte degli imputati sono contumaci. Diciassette sono stati prosciolti dalle accuse, mentre nei giorni a venire dovranno comparire in aula altri 700 pro-Morsi anche loro accusati di avere attaccato un commissariato di polizia e di avere partecipato agli scontri e alle violenze. Tra loro figura la guida spirituale della Confraternita Mohamed Badie. Scontri sono esplosi davanti al tribunale di Minya in Alto Egitto dopo la lettura della sentenza di condanna a morte per 529 pro-Morsi, tra le famiglie dei condannati e la polizia. Lo apprende l'Ansa da testimoni secondo i quali sono stati anche scanditi slogan contro l'esercito, la polizia e la magistratura. La sicurezza ha tenuto a 800 metri di distanza dal tribunale le famiglie degli accusati. Uno dei legali della difesa Tarek Fouda ha af- Secolo d’Italia Venezuela, donna incinta uccisa dalle forze dell'ordine. Non partecipava alla protesta fermato che è stato loro vietato di aprire bocca in aula. Subito dopo diverse manifestazioni di piazza sono scoppiate in varie città del governatorato di Minya in Alto Egitto dopo la sentenza di condanna a morte. «Migliaia di dimostranti - secondo quanto riferiscono testimoni - si sono raggruppati a Samalout, Mattay e all'Università di Minya». L'agenzia Mena scrive che «centinaia di sostenitori dei Fratelli musulmani hanno dato fuoco ad una scuola a Mattay e che l'edificio è stato evacuato. Pompieri e ambulanze sono accorsi sul luogo». Parole di fuoco dai Fratelli musulmani contro la sentenza. Hamza Zoubaa, portavoce di Giustizia e Libertà, su Twitter ha affermato che «con la condanna a morte dei rivoluzionari, la rivoluzione ha preso una nuova fase e il risultato sarà inatteso e senza precedenti». Duro anche il movimento integralista Jamaa Islamiya che promette «nuove forme di opposizione contro il golpe militare». Inoltre si apprende che la Corte d'Assise del Cairo ha aggiornato a mercoledì prossimo il processo contro 20 giornalisti di al Jazira dopo avere sentito gli avvocati della difesa. Il legale Khaled Abou Bakr ha chiesto che agli accusati venga concesso di lasciare la prigione di al Akrab dove «hanno subito torture e aggressioni da parte della sicurezza e anche per la mancanza di adeguati servizi sanitari». L'avvocato ha poi chiesto che uno degli accusati, Mohamed Fahmi, venga ricoverato per problemi di salute. luppi, e ha rinviato a un'altra conferenza stampa domani per ulteriori dettagli. Infatti le famiglie dei 239 dispersi dell'aereo Malaysia Airlines MH370 hanno ricevuto un sms dalla compagnia aerea, secondo cui l'aereo scomparso è stato "perduto" e non ci sono sopravvissuti. Lo riferisce la Bbc. Nelle ore precedenti la conferenza stampa era stato reso noto che oggetti "tondi" e "rettangolari", forse appartenenti al volo della Malaysia Airlines scomparso, sono stati avvistati da un aereo australiano impegnato nelle ricerche. Lo ha dichiarato il primo ministro al suo omologo malaysiano secondo quanto riportato dalla Bbc. Gli oggetti sono stati individuati nella stessa area dell'Oceano Indiano dove sono stati avvi- stati nelle ultime ore e nei giorni scorsi altri possibili resti. Anche l'equipaggio di un aereo da ricognizione cinese ha avvistato dei detriti che potrebbero provenire dal volo MH370 della Malaysia Airlines scomparso dall'8 marzo scorso con 239 persone a bordo, due terzi dei quali cinesi. L'agenzia Nuova Cina riferisce che si tratta di due grandi oggetti e di altri più' piccoli che navigano nell'area dell'Oceano Indiano dove si sono concentrate le ricerche, circa 2500 a sudovest della città australiana di Perth. Gli oggetti sono tutti bianchi. Nella stessa zona nei giorni scorsi possibili resti dell'aereo - un Boeing 777 erano stati avvistati sia dalla marina australiana che da satelliti cinesi. Il volo era partito da Kuala Lumpur ed era diretto a Pechino. Finora nessuna spiegazione è emersa in merito alla deviazione che avrebbe fatto dalla sua rotta prevista. La Cina ha inviato nella zona anche delle navi tra cui la rompighiaccio Xuelong (Drago delle nevi), che dovrebbe arrivare quanto prima nella zona degli avvistamenti e che potrebbe recuperare gli oggetti. Risolto il giallo? La Malesia sostiene che l'aereo scomparso si è inabissato nelle acque dellʼOceano Indiano Redazione Fine del giallo? L'aereo scomparso MH370 è precipitato nel sud dell'Oceano Indiano. Lo ha annunciato a Kuala Lumpur il primo ministro malaysiano Najib Razak. «Con profonda tristezza e dispiacere, vi devo informare che, secondo nuovi dati, il volo MH370 è finito nel sud dell'Oceano Indiano», ha detto Najib, citando nuovi calcoli basati sui dati forniti dal sistema satellitare Inmarsat per appurare la rotta tenuta dal Boeing 777-200 dopo aver perso i contatti con la torre di controllo. L'ultima posizione rilevata del volo della Malaysia Airlines sparito l'8 marzo si trova appunto nell'oceano. Najib ha spiegato di aver già informato le famiglie delle 239 persone a bordo riguardo gli ultimi svi- MARTEDì 25 MARZO 2014 Redazione Una giovane donna incinta, che lavorava come interprete di lingua dei segni nella principale tv privata del Venezuela, è morta nei dintorni di Caracas in un attacco con armi da fuoco contro un gruppo di persone che manifestavano contro il governo. Lo ha annunciato il leader dell'opposizione Henrique Capriles precisando che Adriana Urquiola, di 28 anni e incinta di tre mesi, «non partecipava alla protesta». La giovane donna, ha spiegato Capriles, è morta mentre camminava vicino a una delle barricate erette dai manifestanti antichavisti in compagnia di un'altra giovane donna, Rosalba Perez Ibanez, che è stata ferita a un braccio. «Nessuna delle due giovani partecipavano alla protesta», ha indicato Capriles, che è governatore dello stato di Miranda, la cui capitale Los Teques, è la località nei dintorni di Caracas dove è avvenuta la sparatoria. La procuratrice generale del Venezuela, Luisa Ortega, e il comandante della Guardia nazionale bolivariana, Justo Noguera Pietri, hanno ammesso che le forze dell'ordine hanno commesso eccessi nella repressione delle manifestazioni antigovernative che si susseguono da inizio febbraio e che hanno provocato finora un bilancio di 33 morti e centinaia di feriti. "È vero che ci sono stati eccessi della polizia, ma alla procura abbiamo aperto finora 60 inchieste per presunte violazioni dei diritti umani», ha detto Diaz, puntualizzando che si tratta di casi isolati. La pistola di Alì Agca andrà in Polonia nella casa-museo di papa Wojtyla MARTEDì 25 MARZO 2014 Secolo d’Italia Redazione Roma, piazza San Pietro, 13 maggio 1981: sono da poco passate le 17. Mehmet Alì Agca spara a Giovanni Paolo II che sta salutando la folla prima dell'inizio di un'udienza generale. Il Papa viene raggiunto da due proiettili: uno lo colpisce di striscio a un dito, l'altro in maniera grave all'addome. Nell'attentato rimangono ferite anche due donne. La pistola usata dall'attentatore turco è una Browning H.P. calibro 9 Parabellum, matricola 76c23953. Quell'arma è da tempo custodita al Museo criminologico di Roma, che fa capo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Ora, a pochi giorni dalla canonizzazione di Giovanni Paolo II che si terrà in Vaticano il 27 aprile, verrà trasferita per tre anni nella città natale di Karol Wojtyla, Wadowice, in Polonia, e sarà esposta nella casa in cui nacque Giovanni Paolo II trasformata oggi in un museo. Nella sede del Museo criminologico il capo del Dap, Giovanni Tamburino, ha simbolicamente affidato la pistola a monsignor Dariusz Ras, direttore del museo polacco che verrà inaugurato il 9 aprile. «Quell'arma è segno di violenza e morte, ma anche di vita, perché Wojtyla è sopravvissuto, e a lungo, all'attentato», ha sottolineato monsignor Ras. «Ed è anche un segno di perdono, perché Giovanni Paolo II perdonò il suo attentatore», ha aggiunto Tamburino. In queste ore la pistola sarà portata in Polonia con un volo di linea Alitalia, affidata come prassi al pilota durante il viaggio. Trasferire un'arma da un Paese all'altro non è cosa facile. «La pistola di Agca – ha ricordato Simonetta Matone, capo Dipartimento degli affari di giustizia del ministero, che é intervenuta per assicurare la conservazione del reperto – era stata in un primo momento confiscata, poi è stata donata al Museo criminologico. Ora, grazie anche alla collaborazione del presidente del tribunale di Roma, Mario Bresciano, potrà raggiungere la Polonia in prestito temporaneo». All'iniziativa ha dato il suo apporto anche il vaticanista Franco Bucarelli, che all'incontro ha mostrato il sanpietrino su cui la pistola fu ritrovata. La casa-museo di Wadowice ripercorrerà tutta la vita di Wojtyla. Grazie al policlinico Gemelli, dove il papa fu ricoverato cinque volte, la prima proprio dopo l'attentato, sarà anche ricostruita la stanza dell'ospedale romano che ospitò il papa, con il letto e i mobili originali. Liliana Giobbi Sono oltre vent'anni che la tubercolosi è stata dichiarata “emergenza sanitaria globale” dall'Oms, ma ancora oggi un terzo dei nuovi malati non riceve diagnosi e cure adeguate, e l'emergere delle forme multiresistenti ai farmaci mette a rischio anche i progressi fatti finora. Lo ricordano gli esperti delle associazioni contro questa malattia. I nuovi casi ogni anno sono 9 milioni, ricorda l'Organizzazione Mondiale della Sanità, e proprio ai 3 milioni di “missed” è dedicata la giornata. «Molte di queste persone vivono nelle comunità più povere del mondo – spiega l'associazione Stop Tb – e include gruppi come migranti, tossicodipendenti e lavoratori sessuali». Nel 2012, spiega l'Oms, si stima che ci siano stati 8,6 milioni di nuovi casi e 1,3 milioni di morti. Oltre il 95% dei decessi si è verificato in paesi a basso e medio reddito. La tubercolosi è tra le prime tre cause di morte per le donne tra i 15 e 44 anni, mentre tra i bambini ci sono stati 500mila nuovi casi e 74mila morti. La forma resistente, che richiede terapie lunghe e costose, è ormai presente in tutti gli stati monitorati dall'Oms, e fa circa 450mila nuovi casi ogni anno. Per quanto riguarda l'Europa i casi sono in calo, ma l'obiettivo di eliminarla dal continente entro il 2050 ai tassi attuali di diminuzione non verrà raggiunto. La malattia non è “lontana” neanche per l'Italia, sottolinea l'or- ganizzazione Medici Senza Frontiere, che ha lanciato anche da noi il manifesto “Curami, Salvami” che chiede trattamenti più efficaci. «'In Italia si contano ogni anno circa 7,5 nuovi casi ogni 100.000 persone soprattutto nelle grandi città, con il 25% dei casi tra Roma e Milano e la Lombardia tra le regioni più colpite». Nel nostro paese, come anche nel resto d'Europa, tra le categorie più a rischio ci sono i detenuti. Dai dati della Società di medicina penitenziaria (Simpse) risulta che nel 2012 nelle carceri italiane il 21,8% dei detenuti aveva la malattia. In futuro ci potrebbero essere delle nuove armi, scrive in occasione della giornata il Global Fund contro Hiv, Tbc e malaria. La tubercolosi non è sconfitta: tanti malati senza cura. E lʼItalia non è fuori pericolo 5 Anche sui prodotti alimentari hanno vinto le lobby: troppi trucchi e ingredienti non italiani Redazione Basta ai furbi del Made in Italy nell'agroalimentare: 'ancora oggi molti prodotti sono fatti da ingredienti che non sono italiani, con ulteriori rischi di infiltrazioni delle ecomafie. Dall'inizio della crisi le frodi in questo settore sono triplicate, le persone si vedono costrette ad acquistare prodotti che costano meno, ma comprano confezioni che richiamano al Made in Italy e dell'Italia hanno poco o niente. Parola di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti. La legge sull'etichettatura dei prodotti alimentari ottenuta nel 2011 poteva fermare gli inganni del finto made in Italy, spiega, ma ''è rimasta senza decreti attuativi''. ''Dagli anni 2000 a oggi gli unici prodotti in cui abbiamo ottenuto questa obbligatorietà dall'Unione europea sono quelli per cui si sono verificate pesanti crisi di sicurezza alimentare. La carne bovina dopo l'emergenza mucca pazza, il pollo dopo l'emergenza aviaria, l'ortofrutta fresca. Ma in generale si può dire che l'etichetta è anonima per circa la metà della spesa degli italiani''. ''Manca la volontà politica spiega - e speriamo che con questo governo le cose possano prendere un'altra piega. Purtroppo sulla legge dell'etichettatura ha vinto la forza delle lobby dell'agroindustria italiana che continua in modo miope a credere che il made in Italy sia solo una questione di ricette a prescindere dall'origine del prodotto''. A guadagnarci, afferma, sono ''le grandi aziende agroalimentari che fanno business sulla mancanza di trasparenza''. A Milano sgomberi farsa: via dai campi i nomadi occupano le case popolari 6 Secolo d’Italia Redazione «Apprendiamo che il Comune di Milano ha sgomberato 48 nomadi che avevano occupato illegalmente lʼex polveriera di viale Forlanini. E che lo scorso 3 marzo era avvenuto lo sgombero del campo abusivo sorto vicino allʼospedale Sacco. Non ci stupisce che di queste operazioni si sia lamentato il Naga, visto che si tratta di una vera e propria società di mutuo soccorso di nomadi, immigrati e clandestini». È quanto afferma Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale in Regione Lombardia, che aggiunge: «Gli attivisti del Naga dicono di aspettare “ormai da tre anni un segnale forte di discontinuità” rispetto al centrodestra. Ma la discontinuità esiste già, ed è più che evidente: noi i nomadi li mandavamo via, Pisapia li sposta da una parte allʼaltra della città! Sono i numeri a confermarlo. Numeri che erano stati evidenziati dal prefetto di allora, Gian Valerio Lombardi, in unʼintervista concessa al giornalista Foschini del “Corriere della Sera" il 30 ottobre 2010. Pisapia non fa che trasferire i nomadi da una parte allʼaltra. Se li sgombera da un campo li ospita nei centri di via Lombroso o di via Barzaghi. E anche questa volta, come sostiene il Naga, il Comune ha “proposto una soluzione alloggiativa” per queste persone. Ai nomadi vengono assegnati gli alloggi acquistati dalla Caritas e dalla Casa della carità con i soldi del Comune. E, quando non ottengono li alloggi, se li prendono con la forza, alla faccia della legalità di cui parla spesso, a vanvera, lʼassessore Granelli. Come dimostrano le occupazioni abusive delle case popolari di via Quarti, Lorenteggio e altre zone della città. Gli sgomberi del Comune di Milano sono una farsa! A dimostrarlo – continua De Corato – è anche la trattativa avviata dallʼamministrazione per lʼacquisto di un terreno in via Silla dove vorrebbe permettere ai nomadi, che già lo occupano abusivamente tanto da averlo trasformato in una discarica a cielo aperto, di autocostruirsi un campo. Con la scusa che il terreno inquinato va bonificato, Pisapia vuole acquisire lʼarea e regalarla ai nomadi. Apprendiamo anche che la Giunta, per questa operazione, potrebbe utilizzare i fondi previsti dal decreto Maroni del 2009. A questo punto chiediamo a Pisapia: ma questi soldi sono infiniti? Continuano a essere sperperati per i nomadi». Redazione I senatori di Forza Italia Francesco Amoruso e Maurizio Gasparri hanno rivolto al ministro dellʼInterno Angelino Alfano un'interrogazione sulla soppressione dei servizi di Polizia nelle Province di Bari e Bat (Barletta-Andria-Trani), in cui ricordano «che negli scorsi giorni il Dipartimento di Ps ha avviato le procedure di consultazione relativa a un ampio progetto di “riorganizzazione dei presidi della Polizia di Stato”, che di fatto comporta la soppressione di una serie di importanti uffici di Polizia ubicati su tutto il territorio nazionale». Tra questi uffici, vari sono ubicati nel territorio di questa Regione e delle Province di Bari e Barletta-AndriaTrani (in particolare la sottosezione di Polizia Stradale di Barletta, la Squadra Nautica di Bari, la Squa- dra Sommozzatori di Bari). La segreteria provinciale del Sindacato Autonomo Polizia ha manifestato le sue forti preoccupazione perché la chiusura di questi uffici è suscettibile di comportare gravi conseguenze sotto il profilo della sicurezza dei cittadini. A parere di Amoruso e Gasparri la riduzione degli investimenti nella sicurezza non genera risparmi, mentre contribuisce a peggiorare la qualità della vita dei territori per l'aumento della criminalità e quindi per la diminuzione degli investimenti commerciali e imprenditoriali in aree che suscitano preoccupazione negli imprenditori sotto tale profilo. I due esponenti di Forza Italia chiedono dunque di sapere «quale sia allo stato attuale il contenuto del progetto di “riorganizzazione dei presidi della Polizia di Stato” in re- lazione ai territori delle Province di Bari e Barletta-Andria-Trani e se il ministro dell'Interno condivida le preoccupazioni espresse al fine di contemperare le inevitabili esigenze di risparmio e gestione oculata delle risorse organizzative-gestionali con il mantenimento di standard di sicurezza adeguati per i cittadini e per le imprese». In Puglia soppressi vari servizi di polizia: interrogazione di Gasparri ad Alfano MARTEDì 25 MARZO 2014 Roma, biscotti scadenti nelle mense scolastiche e 57 dietisti senza lavoro Redazione «Non auguro a nessuno di trovarsi costretto a mangiare i biscotti che fino alla settimana scorsa sono stati forniti a merenda a molti bambini di alcune scuole elementari di Roma. Prodotti di qualità scadente, veramente disgustosi, color giallo paglierino, unti, duri come i sassi, avanzati a quintali perché nessun bambino era disposto a mangiarli. Ora, che a seguito delle numerose lamentele dei genitori il Campidoglio ha deciso il ritiro della galletta. Mi auguro che certi cibi non vengano più distribuiti. Resta comunque da chiedersi perché questi prodotti riescano ad entrare nel circuito della refezione scolastica». Lo denuncia Marco Giudici, consigliere e presidente delle commissione Trasparenza del Municipio XII di Roma. «Questo fatto, che si aggiunge ai panini con la muffa serviti nelle scuole del III Municipio, fa affiorare il problema della carenza delle dietiste nelle mense di tutta Roma e rende necessaria l'assunzione dei 57 vincitori del concorso che l'amministrazione Marino ha lasciato a casa. Uomini e donne indispensabili che devono rafforzare un organico operoso ma insufficiente che ad oggi conta 52 delle 116 unità di cui Roma avrebbe bisogno. Su questo tema presenterò una proposta al Consiglio del Municipio XII, sperando di incontrare il consenso unanime di tutti i gruppi politici – conclude Giudici - così come è già accaduto in altri cinque Municipi di Roma». “Everest”: lʼultimo kolossal hollywoodiano fissa il campo base a Cinecittà Secolo MARTEDì 25 MARZO 2014 d’Italia Priscilla Del Ninno La sfida alla natura. La forza dell'uomo. L'ineluttabilità del destino. Tutto racchiuso in un film che ricorda la tristemente nota tragedia consumata sulla vetta dell'Himalaya nel '96. Uno scenario ricostruito con settemila metri quadrati, sormontati da un fondale di 80 metri di larghezza e 20 di altezza, nell'enorme “piscina” del backlot a Cinecittà – già scelto da Martin Scorsese per Gangs of New York e per la serie I Borgia – utilizzati ancora una volta per riprodurre un campo base alpinistico in Everest, diretto dall'islandese Baltasar Kormakur, americanissima produzione della Universal in 3d da oltre 60 milioni di dollari, in uscita a settembre 2015, con Jake Gyllenhaal, Michael Kelly, Josh Brolin, John Hawkes e Jason Clarke. Il film porta sul grande schermo la più grande tragedia avvenuta sulla vetta dell'Himalaya: la morte tra il 10 e 11 maggio 1996, durante una tempesta, di nove scalatori, fra i quali due guide molto esperte Rob Hall (Clarke) e Scott Fischer (Gyllenhaal). Tra i sopravvissuti a quella spedizione ci fu Jon Krakauer, alpinista e scrittore, che fece un racconto drammatico e coinvolgente dei fatti sull'Everest in Aria sottile, usato fra le fonti del film, insieme al libro di 7 un altro sopravvissuto, Beck Weathers, A un soffio dalla fine. Le riprese di Everest, appena terminate nella capitale (l'ultima parte sarà girata a Londra), avevano già toccato l'Italia. A gennaio, infatti, la troupe aveva girato nel ghiacciaio della Val Senales sulle Dolomiti, in Alto Adige (che ha anche contribuito attraverso la BLS - Film Fund & Commission con un sostegno per la produzione di 700.000 Euro) coinvolgendo 60 professionisti sul luogo, e poi si era spostata per un'altra parte della lavorazione in Nepal. Da almeno 12 anni a Hollywood si pensava a un film sulla tragedia, ma nonostante vari tentativi e altri registi interessati, come Stephen Daldry, non si era mai andati avanti. Oggi il produttore Tim Bevan, a proposito della lunga genesi del progetto, ha dichiarato a Empire di aver aspettato il regista giusto: e finalmente è arrivato. «Kormakur è in grado di filmare l'azione – ha detto Bevan – di declinarla al dramma, e oltretutto viene anche dal posto più freddo del mondo». E poi, su tutto, fa la differenza l'obiettivo principale che il regista si è prefissato dirigendo il film: «Onorare i morti e rispettare quelli che sono sopravvissuti». Samuele Bersani in concerto tra revival e note di dissenso Bianca Conte Uno sguardo sul cinismo quotidiano. Sulla comunicazione imbarbarita dai social network. Il gusto perduto delle piccole cose. I sentimenti più privati, ma anche la vigliaccheria che trionfa sul web, la tv del dolore che chiede l'autografo agli assassini, l'amarezza per lo «Stivale ridotto ad una pantofola». E, soprattutto, i successi più amati di vent'anni di carriera: Samuele Bersani a Roma scalda e coinvolge l'Auditorium della Conciliazione, accompagnato dalla sua band, su una scenografia elegante ed essenziale, con un cielo stellato sullo sfondo. A pochi minuti dall'inizio del concerto, aperto sulle note di Complimenti, l'artista si carica il leggio sulla spalla e lo piazza in un corridoio della platea, per cantare in mezzo alla gente l'ispiratissima En e Xanax, scritta esattamente un anno fa e contenuta nell'ultimo album Nuvola numero nove. Un gesto che si ripete più volte, tra gli applausi del pubblico, i flash e le lucette rosse degli smartphone che riprendono e registrano la scena. «Mi piace di più quando ci guardiamo negli occhi – è il rimprovero amorevole di Bersani ai suoi fan – senza telefonini che filtrano le emozioni. Mi piace chi le vive senza bisogno di rivedere la scena da casa». Poi una riflessione: «Siamo diventati dei grandissimi cinici. Aspettiamo che qualcosa di brutto capiti a qualcun altro non più per cambiare canale, ma per guardare e giudicare, anche sui social network, non siamo più abituati all'incontro». E poi un pensiero alle radio, alcune delle quali – dice – «passano sempre e solo Spaccacuore, come se negli ultimi vent'anni non avessi scritto altro». Quindi, parte Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO DʼITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Antonio Triolo Ugo Lisi il revival: un tuffo nel passato con Il mostro, scritta a soli 19 anni e riproposta pianoforte e voce da solo, senza la band, mentre su un altro classico del suo repertorio, Giudizi universali, Samuele rivela che il suo staff sta registrando il concerto per un album live di prossima uscita. Poi recita, prima di cantarlo, il testo della nuova Reazione umana. Dopo circa due ore di concerto, con pezzi in scaletta come Replay, Un pallone, Freak e Coccodrilli, è il momento dei bis con Chiedimi se sono felice e Il re muore. Il pubblico invoca a gran voce una delle nuove canzoni, Desiree. Bersani non sa dire di no, la band si presta ad improvvisare, parte, poi si interrompe, ricomincia. Gran finale su Chicco e spillo, canzone tra le sue più fortunate. Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250