36 2015 Liberta - Arcidiocesi di Sassari
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36 2015 Liberta - Arcidiocesi di Sassari
LIBERTÀ SIA LODATO GESÙ CRISTO 36 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV www.arcidiocesisassari.it Settimanale dell’Arcidiocesi di Sassari Il fascino di quel 12 ottobre Ottobre missionario Don Mario Simula SCEGLI DA CHE PARTE STARE Don Emanuele Piredda, * L a giornata missionaria mondiale che la Chiesa celebra ogni anno nella terza Domenica di ottobre è un momento privilegiato per fare un resoconto della testimonianza di fede che ciascuno di noi dà nel proprio ambiente, nelle circostanze che vive. Dice il Papa nel messaggio che ci ha lasciato per questa giornata: “chi segue Cristo non può che diventare missionario”. Come capita per ogni grande e piccolo evento, all’arrivo dell’ottobre >>> continua a pag. 3 Esplosione in centro storico QUARTIERE IN LUTTO Don Francesco Marruncheddu U na violentissima esplosione in una palazzina di Via La Marmora, principale asse viario del quartiere di San Donato, ha bruscamente interrotto la “tranquillità” di una zona dove il disagio e l’abbandono regnano sovrani. Protagonista un sassarese di 63 anni, Fulvio Leoni, che nel chiaro tentativo, purtroppo riuscito, di togliersi la vita, ha dato fuoco a una bombola del gas nel suo appartamento al primo piano >>> continua a pag. 3 I lettori ci scrivono Ancora una lettera sui trasferimenti 2 P adre Francesco Zirano appartiene all’elenco dei Beati della nostra Chiesa di Sassari, in particolare. Da un anno. Entra come uno sconosciuto, che abbiamo imparato a decifrare in lunghi di mesi di preparazione. Oggi è uno di noi. Nella mentalità della gente. Nella devozione. Nella testimonianza. Nel messaggio. Siamo davanti ad un uomo consacrato, di grandissima attualità. Amante della libertà religiosa e umana, in genere, è pronto ad ogni rischio pur di realizzare questa sua urgenza interiore. Antesignano di un dialogo interreligioso, in particolare con il mondo dell’Islam, che getta le basi di un cammino sempre più arduo, pieno di incognite e di difficoltà. Eppure Il beato Zirano è stato capace di guardare con molto realismo l’evolversi di queste problematiche. Nella sua storia si legge un’attitudine spiccata allo spirito missionario, non tanto nel predicare, quanto piuttosto nel testimoniare. La nostra Chiesa di Sassari è posta davanti ad un esempio, ma anche davanti a tutti gli interrogativi che questo esempio accende. Certamente l’anno dopo la beatificazione non ha rappresentato in pieno l’occasione favorevole per una catechesi attorno al dono del martirio come testimonianza quotidiana. Si è adagiato in qualche ricordo e in qualche preghiera. Forse dovremmo riscoprire l’orgoglio del “sangue versato”. Forse dovremmo ritrovare i sentieri dell’autenticità della grazia a caro prezzo, che costa povertà, fatica, poche parole e molto amore pastorale. Il percorso ci mette davanti all’urgenza di uno studio più accurato e attento del senso della missione che è andare e restare allo Territorio Vertenza lavoratori Cedi-Sigma 6 stesso tempo, con l’unico tormento del Vangelo. Ci contesta davanti ai nostri luoghi comuni sul rapporto con le altre fedi e con altri uomini di fede che popolano la città e i paesi e con i quali difficilmente instauriamo relazioni di preghiera e di ricerca, anche minime. Un anno trascorso ci può dare la misura della nostra attenzione. O un avvenimento di grazia ci rivoluziona, e per fare questo ci vogliamo tutti, oppure ci affossa, mettendo in risalto l’abitudine, la poca sensibilità, la difficoltà a lasciarci scomodare. Lo dico non per il vezzo di contestare e di vedere sempre il “pelo nell’uovo”. Lo dico perché la realtà ci obbliga alla verità. Poteva essere Padre Manzella. Sarà Elisabetta Sanna. Ogni persona che ha scelto con radicalità, ci “scortica”, attraverso un problema interiore che non possiamo eludere. La misericordia del Giubileo, la riflessione attenta sulla famiglia, il tormento dei giovani non sono altro che filoni di un unico progetto di rinnovamento. Non li possiamo raggiungere con le “solite” alchimie, fuori tempo e incomprensibili. Ci domandano una ridiscussione dei nostri pensieri e delle nostre sensibilità pastorali che vadano oltre la stanchezza e soprattutto oltre un fatalismo senza speranza. Non ci mancano i “santi”. Manchiamo noi come viandanti che si affiancano al tragitto dei santi. Nonostante tutto, credo in questa nostra Chiesa che sente l’affanno della fatica, il dolore di tanti sacerdoti, l’instancabile riprendere, il giorno e la notte donati. Il martirio della quotidianità. Tutto ciò che alla luce del sole sembra essere lacunoso, è supplito da un’offerta fatta nel silenzio. Vi assicuro che su questo tema non verrà mai scritto un editoriale. Chiesa in Italia La morte del biblista d. Rinaldo Fabri 11 Vita Consacrata I Vincenziani preti della Missione Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L.353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n°46)ART.1 COMMA 1 MP-AT/C/SS/AUT.140/2008 - € 1 IL MARTIRIO DI OGNI GIORNO 12 2 I lettori ci scrivono Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 [email protected] ANCORA UNA LETTERA SUI TRASFERIMENTI […] Sono coniugata ed ho due figli maggiorenni. La presente è formulata allo scopo di sensibilizzare Sua Eccellenza affinché riesamini una Sua recente decisione anticipata dal giornale La Nuo� va Sardegna, quella di voler trasferire dalla parrocchia […] l’attuale parroco […]. I motivi che depongono a favore di detto sacerdote sono molteplici e per sommi capi possono essere come appresso sintetizzabili: 1) La nostra Comunità […] non è omologabile ad un rione qualsiasi, sia della stessa città che dei comuni viciniori […]. Trattasi di un quartiere difficile da amministrare, tanto che, ivi serve un sacerdote giovane, fuori dal comune capace di caratterizzarsi per la propria autorevolezza, usi un linguaggio efficace per questi difficili parrocchiani seppur senza sconfinare nell’autoritarismo. 2) La Parrocchia […], grazie all’impegno del suo parroco è oggi pienamente inserita entro quel progetto di attrazione verso i più poveri e bisognosi, con opere effettive di carità che non possono essere fissate in alcun elenco né portate alla Sua attenzione, in quanto evangelicamente parlando, la stessa mano destra non ha diritto di conoscere le opere di bene fatte dalla mano sinistra, ma mi creda le opere di carità del parroco […] verso i poveri sono tantissime. 3) Sono sorti all’interno della comunità parrocchiale aggregazioni giovanili cattoliche, che vedono nel nostro sacerdote […] la loro guida spirituale, favorendo in detto contesto una spinta positiva alla frequentazione della parrocchia, non solo alle Sante Messe, ma anche ai vari momenti di socializzazione con coinvolgimento in varie iniziative poste a margine dell’attività religiosa, tutto con lo scopo preciso di distogliere questi dai vari pericoli esistenti (alcool – droga- ecc). […] 4) La Comunità […] è frequentata, grazie alla specialità che contraddistingue il parroco da fedeli che provengono da tutto il circondario e anche da Sassari, e nel periodo estivo da turisti di passaggio. La ricetta di detta attrazione, difficile da descrivere, credo sia tutta nella semplicità delle parole usate nell’omelia, capaci nella sostanza di rendere il Vangelo attuale e vivo nel suo messaggio cristiano, con esempi di vita quotidiana […], ovvero dei loro comportamenti che devono essere rivisti e corretti secondo l’insegnamento delle narrate letture. Non esagero, a riconoscere al sacerdote […] il pregio di saper coinvolgere l’attenzione tutta dei fedeli, pregi che svaniscono (parlo a titolo personale) in altre chiese e\o santuari. In conclusione, il Suo, disposto, trasferimento del parroco […] è una ingiustificata punizione elargita a questa comunità cristiana […], a tutto il suo difficile quartiere ed ai frequentatori compresa la sottoscritta. Non posso tacere, un altro gravissimo fatto che si verrebbe a creare se Ella persistesse nel trasferimento in trattazione, giacché, seppur da estranea, ho notato che il sacerdote (ha mille altre incombenze che assolve da par suo, senza minimamente farlo pesare sulle altre ministeriali) […]. Per i suddetti ragionamenti, si rivolge preghiera a Sua Eccellenza affinché riveda ed annulli la maturanda decisione di trasferire detto sacerdote […]. Ancora una lettera sui trasferimenti in atto. Stavolta chi scrive è una donna coniugata, con figli maggiorenni, la quale, pur provenendo da un’altra parrocchia, frequenta una Comunità, il cui parroco è stato appena trasferito in un’altra sede. Scrive per “sensibilizzare Vostra Eccellenza affinché riesamini la sua decisione”, ossia quella riguardante il trasferimento del parroco in questione. Adduce quattro principali motivazioni, che riprendo in breve: - la complessità della parrocchia, che esige un sacerdote giovane, esperto, dal polso fermo, autorevole; - la sua (del sacerdote) attenzione preferenziale ai molti poveri dell’ambiente; - la presenza di aggregazioni giovanili e il loro coinvolgimento nelle varie iniziative della Comunità; - la capacità di predicare in modo semplice, catturando l’attenzione di tutti e il modo con cui attualizza il messaggio. Tutte giustificabili queste sue motivazioni. Ma non ha accennato ad una in particolare. Quale? Eccola: il mandato ricevuto da quel parroco per un novennio. Ossia lo nominai parroco nel 2005. Col 2015 siamo oltre il tempo previsto. Tutto qui. Detto parroco merita di essere conosciuto e amato, appunto perché molto bravo, anche da altre comunità. Infatti, è stato consacrato ministro di Dio per la sua Chiesa, cioè per tutti, ovunque, a partire da questa Chiesa. Le sono molto grato e la benedico. Lettera firmata (+ppa) SERVIZIO ABBONAMENTI Per segnalare problemi sulle spedizioni o gli abbonamenti al settimanale diocesano, è possibile contattare, dal Lunedì al Venerdì, dalle 9,30 alle 13,30, il seguente numero di telefonia mobile (o tutto il giorno tramite SMS, WhatsApp e Telegram). N.36 | ANNO CV LIBERTÀ PERIODICO ARCIDIOCESI DI SASSARI Proprietà ARCIDIOCESI DI SASSARI Reg. Trib. Sassari n.9 - 13/10/2008 Direttore responsabile: Paolo Atzei Vice Direttore: Leonarda Tola Caporedattore: Mario Simula http://www.arcidiocesisassari.it Gruppo redazionale: Gian Franco Addis, Antonio Brundu, Mariantonia Fara, Francesco Marruncheddu, Pietro Meloni, Marcello Mura, Michele Spanu Hanno collaborato a questo numero: Gian Franco Addis, Paolo Atzei, Giovanni Antonio Dussoni, Mariantonia Fara, Antonio Loriga, Francesco Marruncheddu, Emanuele Piredda, Alfio Pusceddu, Agostino Ruzzu, Mario Simula, Michele Spanu, Leonarda Tola. Direzione e Amministrazione L.go Seminario 2/a 07100 Sassari Tel. 079.20.21.877 - Cell. 348.83.64.612 (dal Lun al Ven, dalle 9,30 alle 13,30) E-mail - [email protected] Abbonamento Ordinario € 30,00 Sostenitore € 50,00 - Estero € 50,00 - Benemerito € 100,00 Stampa NUOVA STAMPA COLOR s r l Zona Industriale - Muros (SS) - tel. 079 345999 [email protected] Ai sensi dell’art. 13 del D. Lgs. 16/2003, vi informiamo che i dati in nostro possesso saranno mantenuti riservati e verranno trattati esclusivamente per soddisfare gli obblighi previsti dalla normativa in vigore. Primo Piano >>> continua da pag. 1 missionario, ci si guarda indietro e ci si rende conto che poco si è fatto. C’è tanto da realizzare nella pastorale ordinaria e nei mille impegni quotidiani, che non è semplice ricordarsi ogni giorno dei poveri e stare dalla loro parte. Sempre nel suo messaggio Papa Francesco dice: “la missione è posta di fronte alla sfida di rispetta� re il bisogno di tutti i popoli di ripartire dalle proprie radici e di salvaguardare i valori delle rispettive culture. Si trat� ta di conoscere e rispettare altre tradizioni e sistemi filo� sofici e riconoscere ad ogni popolo e cultura il diritto di farsi aiutare dalla propria tradizione nell’ intelligenza del mistero di Dio e nell���������������������� ’ �������������������� accoglienza del Van� gelo di Gesù, che è luce per le culture e forza trasformante delle medesime”. Seguendo il ragionamento del Papa possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che non si può essere veri cristiani e quindi veri uomini se l’impegno nella società non è indirizzato a creare quello spazio esistenziale dove ogni persona >>> continua da pag. 1 possa mettere in gioco la propria libertà, per esprimere se stesso alla luce della fede e del Vangelo, secondo le ragioni della propria tradizione. Ogni popolo, ogni cultura, attraverso i propri usi e costumi, può conoscere la verità sull’uomo, ed è la parola di Dio la luce che scioglie le tenebre dei nostri limiti: non gli usi e costumi rivisitati dalla ragione occidentale, come molti ancora credono. Continua il Papa nel suo messaggio: “La missione è passione per Gesù Cristo e nello stesso tempo è passio� ne per la gente”. Non sono cristiano se non vivo nella dimensione missionaria della fede e non sono missionario se non amo con passione l’uomo. Come posso considerarmi uomo di Chiesa e fedele a Cristo se l’altro è solo un depositario della mia azione? Vivere la dimensione missionaria nell’espressione di fede, non è compatire chi è più “sfortunato” di noi, ma prendere coscienza che la carne martoriata degli ultimi, degli emarginati e dei piccoli è la carne martoriata di Cristo e quindi la mia stessa carne. Dice Papa Francesco: “pri� ma di essere un bisogno per coloro che non lo conoscono, l’annuncio del Vangelo è una necessit����������������� à per ��������������� chi ama il Mae� ���� stro”. La missione prima che essere un’ opera è un atteggiamento interiore, è una presa di posizione, è una scelta di vita: stare dalla parte dei poveri! * Sacerdote fidei donum del palazzo al numero 40/A di “Carrera longa” causando una violentissima esplosione ed un conseguente incendio. L’uomo pare avesse già più volte, nei giorni precedenti, manifestato e minacciato di togliersi la vita, per cause ancora oggi non chiare. Poco prima delle luci dell’alba ha dato così corso al suo opiano suicida, con un gesto eclatante e che rischiava di avere conseguenze molto peggiori di quelle, pur drammatiche, provocate con l’insano gesto: nello stabile ben sette dei nove appartamenti sono infatti abitati da altrettante famiglie. A causa della deflagrazione e dell’incendio, altre tre persone che abitano nella palazzina sono rimaste intossicate dal monossido di carbonio. Altrettanto tempestivo ed impegnativo l’intervento degli uomini della Questura e dei Vigili del Fuoco. Il cadavere del suicida, trovato vicino alle scale, nel tentativo di raggiungere il piano superiore dell’edificio, e dunque non di fuggire, è stato poi trasferito all’Istituto di medicina legale. Scene di “ordinaria follia” in una zona dove realmente la povertà, la precarietà sono il pane quotidiano di tanti disperati che trovano alloggio in fatiscenti case dove spesso nel palazzo si convive con ogni tipo di realtà, dai rom ai senegalesi alle prostitute. Alcune famiglie sono rimaste momentaneamente senza case, in tal caso aiutate dal Comune che ha garantito alcuni giorni in albergo in attesa del ripristino della zona. È pur vero che momenti di disperazione, di follia, possono capitare in ogni città ed in ogni quartiere, ma quando lo scenario è il nostro centro storico, quasi una terra di confine tra l’Italia ed un mondo-altro, per certi aspetti più controverso dello stesso cosiddetto terzo mando, si impone una riflessione che esige rispetto, compassione, attenzione. Quella zona, un tempo cuore vitale della Città, e attualmente degradata in tanta parte delle sue vie e delle sue case, richiede una nuova attenzione, capace di rivalorizzare non solo selciati e facciate di palazzi, una volta nobili e splendenti, ora fatiscenti, ma prima ancora vite divenute di colpo impossibili, insostenibili. Ferite da drammi, più o meno gravi e conosciuti, capaci di annebbiare il cuore di un uomo, e di spingerlo a porre fine ad una esistenza, ritenuta insostenibile, nel più drammatico dei modi. Drammi capaci di gridare la propria disperazione, la propria solitudine, e di annegarla in un incendio che illumina tristemente una notte fra le mura vecchie di Sassari. Laudato si’: la relazione della persona con la Terra/6 IL VANGELO DELLA CREAZIONE Mons. Antonio Loriga S i è detto che l’invito a soggiogare la terra, da parte del libro della Genesi, abbia portato anche i cristiani ad abusare, a sfruttare e a distruggere la natura. Ciò è una visione sbagliata della interpretazione corretta della Chiesa, per cui non si tratta di dominio assoluto, anzi di “coltivazione, di custodia” e di tutela della terra. Il papa evidenzia sempre questo rapporto di relazionalità e di reciprocità con la natura, che noi diciamo tende anche a definire la stessa persona umana in quanto tale, dopo la relazione con Dio e con gli altri uomini. La Bibbia si sforza di stabilire pertanto non solo il rapporto con gli uomini, ma anche con gli altri esseri viventi. Lo stesso riposo del settimo giorno non è proposto solo per l’uomo, ma anche per le altre creature, perché pure queste hanno un valore proprio di fronte a Dio. Il Papa riporta in questo contesto l’espressione del libro dei Proverbi: “il Signore ha fondato la terra con sapienza”, e poi si rifà ad una coraggiosa espressione dei vescovi tedeschi: per le altre creature “si potrebbe parlare della priorità dell’essere sulla priorità dell’essere utili.” E quindi il pontefice fa riferimento al Catechismo della Chiesa, in cui si afferma che “le varie creature volute nel proprio essere, riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo deve rispettare la bontà propria di ogni creatura, per evitare un uso disordinato delle cose”, che pertanto sarebbe da considerare come un “antropocentrismo deviato”. Fa poi riferimento ad Abele e Caino: quest’ultimo per l’uccisione del fratello è maledetto e pertanto “cacciato da (questo) suolo”. A Noè Dio afferma che la terra, a causa del cattivo comportamento dell’uomo, è piena di violenza. Il Papa in questo contesto sostiene che tutto è in relazione, anche con la natura, e perciò essa è inseparabile dalla fraternità e giustizia umana. Lo stesso anno sabbatico, ogni sette anni, era stabilito per il riposo di Israele e la sua terra, ma in particolare proprio per un completo riposo della terra, senza seminagione e raccolta, se non per l’indispensabile. Anche i Salmi invitano tutte le creature a lodare il Signore; i profeti stessi nei momenti difficili d’Israele invogliano a invocare il Dio che ha creato l’universo. Pertanto il Dio liberatore è il Dio che ha creato l’universo. Il Dio che ha liberato dall’Egitto il suo popolo è lo stesso che ha creato il cielo e la terra. Anche l’esperienza della schiavitù di Babilonia vede nel liberatore il Dio creatore del cielo e della terra. La fiducia nel Creatore, affermando che “grandi e mirabili sono le sue opere”, è il Dio onnipotente, che inoltre può liberare dallo stesso dominio assoluto dell’Impero Romano, portatore di persecuzioni e di prove. Papa Francesco completa questo secondo punto riconoscendo che è impossibile avere una fede, e sostenere una spiritualità che metta da parte Dio onnipotente e creatore, altrimenti rischiamo di sostituirci a Lui, sino a calpestare la realtà creata, e appunto a mettere l’uomo al posto di Dio. L’uomo non può pretendere di essere un dominatore assoluto della terra. Senza Dio l’essere umano “tenderà sempre a porre e a voler imporre alla realtà i propri interessi”. (nn. 65-69) Per concludere evidenziamo che il Papa presenta, per così dire, un antropocentrismo mode� rato, in quanto questa relazione indispensabile ed equilibrata tra uomo e Dio, evita ogni rapporto esasperato ed assoluto dello stesso uomo con la terra, in cui egli ha posto la sua casa donata da Dio, da abitare con fiducia e amore, e sempre da migliorare con grande rispetto. 3 4 Politica&Società Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 Assemblea di Confindustria A cura di Michele Spanu IN BREVE LAVORO / CISL PRONTA ALLA MOBILITAZIONE La Cisl Sarda è pronta ad un “autunno di mobilitazione” nei confronti del governo nazionale. Lo ha ribadito la segretaria generale del sindacato, Oriana Putzolu durante la Conferenza programmatica e organizzativa, nella quale ha anche proposto un tavolo trilaterale fra Regione, parti sociali e associazioni di imprenditori. Se non ci sarà un “sussulto” da parte della Giunta regionale, le proteste riguarderanno anche l’esecutivo regionale. “Il dialogo con la Giunta non si è mai aperto, abbiamo avuto solo incontri sporadici con il presidente Pigliaru - ha spiegato la leader della Cisl - mentre occorre siglare un protocollo per definire le priorità di intervento, a cominciare dal lavoro per proseguire con il progetto di sviluppo dell’Isola”. TURISMO / ACCORDO TRA MSC CROCIERE E MERIDIANA Msc Crociere e Meridiana hanno stretto una partnership per offrire pacchetti volo+crociera dall’Italia. Nello specifico l’accordo fra le due compagnie riguarderà i pacchetti fly&cruise relativi alle crociere invernali 2015/2016 da Cuba, che rappresenta la grande novità della programmazione Msc Crociere, con voli diretti dall’Italia su L’Avana, e da Martinica, con volo no-stop su Fort de France - e quelle estive del 2016 nel Nord Europa, per voli charter su Amburgo e Rostock. Grazie a questa partnership, entro il termine della prossima stagione estiva verranno offerti 30.000 posti sui voli Meridiana. “Siamo orgogliosi di aver raggiunto un accordo con un partner prestigioso come Msc - dichiara Andrea Andorno, direttore commerciale di Meridiana - e grazie al recente ottenimento dei diritti di volo su Cuba, abbiamo potuto arricchire la nostra offerta”. COMUNICAZIONE / UN VIDEO SUL BEATO NICOLA PRODOTTO DALLA REGIONE Presentato il video “Su para Circanti fra Nicola da Gesturi e il suo territorio”. Il filmato è stato prodotto dalla Regione nell’ambito del progetto di valorizzazione e divulgazione dei contenuti della Digitallibrary. Il video, dalla durata di 20 minuti, è incentrato sulla figura del beato Nicola mentre è in corso il processo di canonizzazione. Il contributo alla già vasta letteratura sul frate fa riferimento essenzialmente al legame con i luoghi della sua nascita Gesturi e la Giara. Un ambiente naturale carico di suggestioni e significati simbolici da cui Fra Nicola iniziò il suo particolare percorso spirituale. Gesturi rientra fra gli itinerari religiosi promossi dalla Giunta regionale e richiama migliaia di fedeli ogni anno in occasione delle manifestazioni e i pellegrinaggi dedicati al Beato. Il video è stato realizzato dalla giornalista Giosi Moccia con la collaborazione della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e la Società umanitaria Cineteca sarda. PIGLIARU: “CREARE SVILUPPO SIGNIFICA FARE SCELTE” “Q uesto Governo ha l’occasione storica di risol� vere il proble� ma del Mezzogiorno”. Così Francesco Pigliaru a Nuoro, durante l’assemblea pubblica di Confindustria con il presidente Giorgio Squinzi. All’incontro erano presenti anche gli assessori regionali dell’Industria Maria Grazia Piras e della Sanità Luigi Arru. “Lo sviluppo si può riassumere nel coraggio di fare scelte. Noi stiamo lavorando e i ri� sultati iniziano a vedersi, non chiedo sconti per nessuno”. Il governatore, prima di rispondere alle questioni del presidente di Confindustria Sardegna Centrale Roberto Bormioli, ha elencato all’assemblea i principali fattori della politica nazionale per il Mezzogiorno. Prima di tutto l’istruzione, presupposto indispensabile per colmare il divario tra nord e sud dell’Italia, per la quale la Regione sta chiedendo con forza di calcolare gli organici delle scuole sulla base delle difficoltà di affrontare, e poi legalità, infrastrutture e costo del lavoro. Per le imprese Pigliaru ha sottolineato che ci sono 700 milioni da0lla programmazione unitaria, e che sarà importante l’apporto degli interessati per semplificare i bandi. “Possiamo essere otti� misti, se guardiamo alla stra� ordinaria gestione, da parte dell’intero sistema regionale, dell’alluvione dei giorni scor� si. Un esempio di come si possa migliorare la qualità istituzionale in poco tempo, facendo passi da gigante”. Sul fronte degli investimenti e delle politiche per lo sviluppo, il Presidente ha citato i 130 milioni destinati all’edilizia scolastica e i nuovi programmi sulla didattica, annunciando il nuovo programma regionale Entrepre- neurship & Back, destinato alla creazione di nuovi imprenditori dal respiro internazionale. Ha poi spiegato che la Sardegna parteciperà attivamente a due eventi sull’internazionalizzazione previsti a novembre e ad aprile-maggio. Da ultimo, la questione delle infrastrutture e dell’energia: “Sui trasporti siamo insoddi� sfatti dell’attuale sistema di continuità e stiamo chieden� do al Governo un intervento rapido. Vogliamo inoltre tem� pi di percorrenza civili, ferro� vie veloci per le quali presto avremo in azione i treni nuovi e un sistema di aeroporti ben collegati tra loro. Sul metano invece abbiamo aperto più opzioni. Vogliamo che ven� ga valutata con la massima attenzione l’ipotesi di un col� legamento dalla Toscana alla Sardegna, alle stesse condi� zioni in cui il metano è stato portato nel resto dell’Italia”. L’Assessore Firino interviene su Macomer “LA MOSTRA DEL LIBRO NON È A RISCHIO” “La Mostra del libro di Ma� comer si svolgerà anche quest’anno, non esiste nessun pericolo che accada il contra� rio”. A dirlo è l’assessore della Cultura Claudia Firino, che ha inoltre sottolineato quanto la Regione creda nell’importanza di questo tipo di eventi culturali. “La riprova della grande valenza che ha l’appuntamen� to per l’Amministrazione è ri� scontrabile anche nel lavoro di approfondimento che è stato fatto per garantire l’introdu� zione, nella manifestazione di quest’anno, di una serie di ele� menti di innovazione, condivisi dalle associazioni coinvolte”. L’esponente della giunta Pigliaru ha ricordato d’aver più volte incontrato i rappresentanti dell’Associazione editori sardi, e ha ribadito di essere aperta a un confronto in qualsiasi momento. “Il ritardo nella comunica� zione è dovuto proprio agli elementi di novità che desi� deriamo introdurre – ha con- cluso Firino – che credo siano normali e accettabili laddove si lavori per migliorare una im� portante manifestazione edito� riale”. L’anno scorso oltre 10mila visitatori hanno visitato la XIV Mostra del libro in Sardegna che si è tenuta dal 4 al 7 dicembre a Macomer negli spazi delle ex Caserme Mura. Alla manifestazione, dedicata al tema “Passi sardi. Segnalibri dell’anima” e in collegamento video con la fiera della piccola editoria “Più libri più liberi” che si è tenuta a Roma, hanno partecipato 31 case editrici sarde e 50 italiane. Tantissimi gli studenti provenienti dalle scuole di tutta l’isola. La rassegna è stata anche l’occasione per gli editori di aprire un confronto informale con la giunta regionale. Nel corso del convegno conclusivo dal titolo “La rivoluzione digitale: occasione imperdibile o vaso di Pandora” sono state approfondite le nuove opportunità di crescita legate alla trasformazione digitale del mercato dei libri: i relatori hanno presentato al pubblico le ultime frontiere dell’editoria, dimostrando che le nuove tecnologie non si pongono in antitesi con le pubblicazioni cartacee. Territorio 5 A cura di P.V. Sassari: crisi in Comune LA QUADRATURA DEL CERCHIO È proverbiale l’espressione sull’impossibile quadratura del cerchio, per dire di un problema irrisolvibile. Quasi non risolvibile appare, in queste ultime settimane il problema della soluzione della crisi comunale. Ormai tutti gli incontri portano sempre più a una situazione di stallo: nessuno dei ‘contendenti’ vuole recedere di un minimo dalle sue posizioni. Che significano, in potere politico, numero di voti, consiglieri, assessori. Ciò che, a noi che guardiamo la scena dall’esterno, colpisce maggiormente è come si sia potuto mandare allo sbaraglio un sindaco che per il suo ruolo dovrebbe avere il diritto di scelta dei suoi più stretti collaboratori, quali appunto sono gli assessori. Si può dire che da quando si è insediato, Nicola Sanna, secondo alcuni ingenuamente, abbia ritenuto che cammin facendo la questione degli equilibri all’interno del PD potessero risolversi quasi automaticamente. Così non è stato, anzi le spaccature si sono accentuate, le posizioni irrigidite, le richieste non più negoziabili. Conseguenza, essere giunti a una situazione di prossima paralisi, che costringe a pensare a un’ immediata nuova tornata elettorale. Quali scenari si possono prefigurare? Il primo è che il PD perda se non la maggioranza assoluta, una buona fetta del suo elettorato. Il secondo: molti elettori non andranno neppure alle urne, per attestare il loro sdegno di fronte a una situazione non creata dagli elettori, ma dalle più cieche correnti di partito. Il terzo: vedere ancora, nell’eventuale ricorso alle urne, le varie correnti ancor più conflittuali e inconciliabili, dato che in ogni corrente c’è qualcuno che vuole qualcosa, diminuendo l’eventuale desiderio di pensare al bene comune della Città, che significa fare tutti un passo indietro e mettersi finalmente a governarla con serietà e in continuità. Sassari ha bisogno solo di questo. Mentre andiamo in stampa, si stanno cercando gli ultimi rimasugli di possibili intese. Auguriamo a chi di dovere che sia ben più consistente la comune volontà di giungere a una necessaria intesa, per risolvere, una volta per tutte, quello che sta diventando non solo un caso regionale, ma anche nazionale del PD. Sennori, difficile momento del Sindaco Desini E manato a fine agosto, il decreto sull’acquisto dei nuovi loculi, ma anche dei vecchi, ha fatto subito discutere, fino a far montare una vera e propria ondata di reazioni pubbliche, addirittura con minacce. A dire il vero, nessun sindaco fino a oggi si era preoccupato di porre mano a una concessione dei loculi datata 1964. Cifre alla mano, con tanto di aggiornamento delle tabelle Istat, le 50.000 lire di quell’anno – tanto costava un loculo – di fatto risultano equivalere ai 750,00 euro odierni. Il Sindaco, ha proposto 650,00 euro. Che cosa è successo? Roberto Desini riconosce di non essere riuscito a informare tempestivamente la comunità con una comunicazione, preso com’era da impegni pressanti del consiglio regionale. Così l’opposizione di centrodestra (Forza Italia, UDC, …), ne avrebbe approfittato per una campagna denigratoria, ordita ad arte ovunque, cimitero compreso. Da qui, la decisione immediata del sindaco per un correttivo, con rinvio della scadenza al 31 ottobre, modifica del regolamento per la rateizzazione del pagamento dei loculi acquistati, riduzione del costo di 200,00 euro, ossia del 30%. Tutto, quasi d’incanto, si è calmato. Interpellato da noi, il parroco don Tore Masia, offre le sue osservazioni, dicendo subito che “la parrocchia non ha problemi, perché da tem� po ha rinnovato l’acquisto dei loculi per parroci e vice, o al� tri sacerdoti che morissero a Sennori. Quanto alla reazione, faccio notare che un po’ tutti si erano adagiati. Bruscamente CAMPAGNA ABBONAMENTI A LIBERTÀ Abbonarsi è semplice e conveniente. Per ricevere il settimanale direttamente a casa vostra, con uno sconto rispetto all’acquisto diretto! Ecco le cifre: 2015 Ordinario Sostenitore Estero Benemerito € 30,00 € 50,00 € 50,00 € 100,00 svegliati e posti di fronte alla necessità di pagare, i senno� resi hanno reagito male. Non credo che le minacce fossero così reali. Sì, ci può essere sta� to il rischio di un ricatto politico, com’è nell’ordine delle cose, ossia l’opposizione coglie sem� pre ogni opportunità per scre� ditare chi governa la comunità. Se il sindaco avrà pazienza, fra un po’ di tempo, vedrete che tutto si normalizza e viene di� menticato”. Potete effettuare il vostro Oppure attivate il vostro versamento in un ufficio abbonamento allo sporpostale, compilando il tello bancario: bollettino intestato a: APS Libertà Periodico Diocesi di Sassari Largo Seminario 2/a conto corrente 91752402 APS Libertà Periodico Diocesi di Sassari Largo Seminario 2/a 07100 - SASSARI GRAZIE IL DECRETO SUI LOCULI IBAN IT 78 Y076 0117 2000 0009 1752 402 6 Territorio Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 Borutta, una pala eolica per il piccolo centro ENERGIA GRATIS PER TUTTO IL PAESE A metà anni ’50, poco dopo il loro arrivo, ricorda il Sindaco Silvano Arru, i monaci benedettini di San Pietro di Sorres, per avere la corrente, misero in funzione una rudimentale pala eolica per produrre energia e dismessa con l’arrivo dell’ENEL. Quella esperienza non ha smesso di intrigare le amministrazioni del piccolo paese del Meilogu, fino all’attuale che, un paio d’anni fa, ha presentato un progetto alla Regione, i cui fondi – capita! – sono stati stornati per altre finalità. Pare che ora ci sia una certa disponibilità finanziaria. Tutto il paese, cioè ogni sin- golo abitante si è quotato per acquistare una quota del capitale costituito dalla pala, che costa 1,5 milioni di euro. Con il finanziamento regionale, la quota dell’amministrazione comunale e i cittadini, il rimborso dell’energia prodotta oltre il fabbisogno, si pensa i far fronte nel tempo alla spesa sostenuta. I costi di manutenzione sono quelli ordinari e non gravano più di tanto. “Non siamo più bravi degli altri paesi, ma pronti a cogliere l’opportunità del progetto”, dice il sindaco. Tutti contenti? “Diciamo che se andrà come prevediamo, lo saranno”. La gente è ancora un po’ scettica, vuole toccare con mano. Così, ogni paese del circondario, oltre allo svettare dei loro campanili, potrebbe assistere all’issarsi delle nuove torri eoliche, per la produzione di energia gratis per tutti. Coi tempi che corrono!... Sassari, vertenza lavoratori Cedi-Sigma VERSO UNA SCONFITTA DI TUTTI? U no sguardo di sintesi del momento circa la vertenza lavoratori nei confronti della SIGMACEDI, indurrebbe a concludere amaramente che si va verso una sconfitta di tutti, dei lavoratori e della proprietà. Tutto è cominciato qualche mese fa, quando gli indici di mercato davano un vistoso calo dei consumi in un contesto di crisi ben nota. Conseguente una riduzione dei dipendenti. Che hanno subito alzato le barricate, nel senso di aver fatto capire che, se è vero che non tutti i vecchi dipendenti potevano essere riassunti, i quaranta con cui Consorzio Europa della Sigma voleva ripartire, pretendeva di selezionarli liberamente. Altra levata di scudi: “Se assumete, lo fate con graduatoria di leg� ge”. La proprietà ha accettato. E i tre sindacati confederali han- no firmato. Poco prima dell’atto conclusivo con la firma, ecco il rappresentante della CGIL pretendere il rispetto dell’articolo 18, sulla tutela del posto di lavoro. La SIGMA di Milano lascia la trattativa e non si è presentata al tavolo. Da una parte i confederali intendono firmare, dall’altra una componente della CGIL continua ostinatamente ad opporsi. Così, non tutti i lavoratori capiscono, tanto meno la proprietà, e il lavoro sembra destinato ad altri lidi, con la perdita del posto. La ripartenza può avvenire solo con l’accettazione della Cobec di Rinaldo Carta, riferimento di garanzia per la SIGMA di Milano. Certamente quaranta posti di lavoro sono insufficienti a fronte del quadruplo dei possibili licenziamenti. In realtà, la parte milanese della proprietà vuole libertà di scelta degli operai. La Cheremule rende omaggio al suo ultracentenario ZIO ANTONIO, UN INTRAPRENDENTE F orse è stata l’intraprendenza la dote più caratteristica di zio Antonio, deceduto il 7 ottobre scorso. Avrebbe compiuto 103 anni il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia. La fama che lo ha accompagnato, attesta il suo non fermarsi mai, il continuo interesse per il bene comune, intento sino alla fine ad accudire a tanti piccoli lavoretti nella vigna, nell’orto, in casa. Ha smesso di guidare poco dopo il compimento dei 100 anni. Da primo Sindaco del dopo guerra può vantare il suo impegno per risolvere il problema idrico ed energetico, l’arrivo dell’autobus fino al centro del paese, la percorribilità delle strade di penetrazione agraria. Sempre lucido di mente, attivo, molto discreto e riservato, mai vanamente in giro, rispettoso. Così, lo ricorda il sindaco Salvatore Masia. E il parroco don Salvatore Delogu evidenzia che in questi ultimi anni, come tutti i malati anziani, si confessava e riceveva volentieri la comunione. Nell’omelia delle esequie, oltre a mettere in risalto il dono di una lunga esistenza terrena, vissuta con discrezione e in continuo movimento, don Salvatore ha ricordato la necessità della fede nella Risurrezione di Cristo per entrare con Lui nella vita senza fine. Il Padre celeste perdonerà zio Antonio, e ciascuno di noi, se ci presenteremo, pentiti, al suo cospetto delle umane fragilità. Così, Cheremule, dopo aver visto viventi insieme cinque centenari, ora ne ha uno soltanto, con attorno molti nonagenari. situazione potrebbe trascinarsi per mesi senza una soluzione, senza vincitori e di fatto tutti sconfitti. Nel frattempo si cercano argomenti a sproposito, come quello di un certo Boeddu, capo della piccola frangia della CGIL, assolutamente contraria alle firme. Avrebbe detto in un’assemblea: “Attenti a Ri� naldo Carta, che è amico del Vescovo, ossia ha i poteri forti della Chiesa che lo proteggo� no”. Informato, p. Paolo si è fatto una risata. Ma i problemi reali della vertenza rimangono pur essendo a portata di mano la possibile, ed auspicabile, conclusione con la firma dell’accordo. Sarebbe una vittoria e non una sconfitta di tutti. Il territorio, la città, hanno bisogno di veder cucite, non strappati i fili invisibili e delicati della speranza del lavoro. Magistero del Papa INTERVENTI DI FRANCESCO EDUCATORI, STRUMENTI D’ACCOGLIENZA Oggi chiediamo al Signore che tutti i genitori e gli educatori del mondo, come anche l’intera società, si facciano strumenti di quell’accoglienza e di quell’amore con cui Gesù abbraccia i più piccoli. Egli guarda nei loro cuori con la tenerezza e la sollecitudine di un padre e al tempo stesso di una madre. Penso a tanti bambini affamati, abbandonati, sfruttati, costretti alla guerra, rifiutati. E’ doloroso vedere le immagini di bambini infelici, con lo sguardo smarrito, che scappano da povertà e conflitti, bussano alle nostre porte e ai nostri cuori implorando aiuto. Il Signore ci aiuti a non essere società-fortezza, ma societàfamiglia, capaci di accogliere, con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre, con amore! Vi invito a sostenere con la preghiera i lavori del Sinodo, affinché lo Spirito Santo renda i Padri Sinodali pienamente docili alle sue ispirazioni. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria, unendoci spiritualmente a quanti, in questo momento, nel Santuario di Pompei recitano la “Supplica alla Madonna del Rosario”. (Angelus, Domenica 4 ottobre 2015) LA GUERRA PORTA DISTRUZIONE [...] vorrei invitarvi a dedicare la preghiera dell’Ora Terza all’intenzione della riconciliazione e della pace in Medio Oriente. Siamo dolorosamente colpiti e seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove assistiamo ad una escalation della violenza che coinvolge civili innocenti e continua ad alimentare una crisi umanitaria di enormi proporzioni. La guer- L’approfondimento ra porta distruzione e moltiplica le sofferenze delle popolazioni. Speranza e progresso vengono solo da scelte di pace. Uniamoci, dunque, in una intensa e fiduciosa preghiera al Signore, una preghiera che intende essere al tempo stesso espressione di vicinanza ai fratelli Patriarchi e Vescovi qui presenti, che provengono da quelle regioni, ai loro sacerdoti e fedeli, come pure a tutti coloro che la abitano. Nello stesso tempo rivolgo, insieme al Sinodo, un accorato PROCEDONO I LAVORI DEL SINODO È un confronto epocale quello in atto tra i 270 Cardinali e Vescovi riuniti in Vaticano da Papa Francesco. “Il processo sinodale va avanti e tutti ne siamo contenti: tagliamo con soddisfazione il traguardo del� la prima settimana dei lavori” Così P. Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede fa il punto a conclusione della appena trascorsa prima settimana del Sinodo. “Tuttavia ancora non abbiamo la certezza di come avverrà la conclusione, cioè se ci sarà un documento finale. Vediamo se il Papa darà delle indicazioni precise” prosegue il portavoce. Intanto c’è stato un inizio di discussione sulla questione della comunione ai divorziati risposati sulla quale “c’è stato solo un inizio di dibattito che continuerà anche nei prossimi giorni”. Per lo più si è trattato di “interventi che hanno registrato diversi pareri, a volte condivisi, a volte sfumati”. Ed è chiaro che su indisso- lubilità delle nozze, vocazione al matrimonio, e altri argomenti sensibili “deciderà il Papa”, prosegue Lombardi ribadendo che potrebbe non esserci un documento finale. “Sulla conclusio� ne non c’è ancora totale chia� rezza dentro al Sinodo - afferma - Vedremo se il Papa darà indicazioni precise”. Nei brie� fing quotidiani in Sala Stampa il Portavoce vaticano descrive gli spunti emersi dalla discussione in aula sottolineando che “la vita familiare va vista come una risposta a una chiamata di Dio non inferiore rispetto al sacer� dozio, ma ugualmente degna e importante davanti a Dio”. Tra le proposte giunte c’è anche quella di prepararsi ai prossimi Sinodi universali con dei Sinodi continentali, che prevedano riunioni a livello regionale. ”La discussione deve sempre iniziare a livello locale per radicarsi a livello universa� le” spiega il card. Thottunkal, presidente della Conferenza Episcopale Indiana. Una profonda riflessione appello alla comunità internazionale, perché trovi il modo di aiutare efficacemente le parti interessate, ad allargare i propri orizzonti al di là degli interessi immediati e ad usare gli strumenti del diritto internazionale, della diplomazia, per risolvere i conflitti in corso. Desidero infine che estendiamo la nostra preghiera anche a quelle zone del continente africano che stanno vivendo analoghe situazioni di conflitto. (Aula del Sinodo, Venerdì 9 ot� tobre 2015) di Don Francesco Marruncheddu sull’andare incontro ai deboli e ai peccatori era arrivata da Papa Francesco nella Messa inaugurale del Sinodo dove richiama il magistero dei suoi immediati predecessori: “Ricordo San Giovanni Paolo II quando diceva: “l’errore e il male devo� no essere sempre condannati e combattuti; ma l’uomo che cade o che sbaglia deve es� sere compreso e amato […] Noi dobbiamo amare il nostro tempo e aiutare l’uomo del no� stro tempo”. A proposito della fedeltà intesa come missione, il Papa sprona a “difendere l’amore fedele e incoraggiare le numerosissime famiglie che vivono il loro matrimonio come uno spazio in cui si manife� sta l’amore divino; per difen� dere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamen� te”. Prendendo spunto dalla Caritas in veritate di Benedetto XVI, Bergoglio sottolinea che “è la verità che protegge l’uomo e l’umanità dalle tenta� zioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecon� do in egoismo sterile, l’unione fedele in legami temporanei. Senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità”, ha detto Francesco citando l’enciclica di Ratzinger. Vivere la sua missione nella carità, infine, significa che la Chiesa non punta “il dito per giudicare gli altri, ma si sente in dovere di cercare e curare le coppie ferite con l’olio dell’accoglienza e della mise� ricordia; di essere “ospedale da campo”, con le porte aperte ad accogliere chiunque bussa chiedendo aiuto e sostegno; di uscire dal proprio recinto verso gli altri con amore vero, per camminare con l’umanità ferita, per includerla e condurla alla sorgente della salvezza”. Ma cosa si pensa dell’amore, come viene percepito? “L’amore duraturo, fedele, co� scienzioso, stabile, fertile - ha constatato il Pontefice - è sem� pre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbe che le socie� tà più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentua� le più bassa di natalità e la per� centuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquina� mento ambientale e sociale”. Tuttavia “per Dio il matrimo� nio non è utopia adolescenzia� le, ma un sogno senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine! Infatti la paura di aderire a questo progetto para� lizza il cuore umano”, ha detto ancora Francesco. “Solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasquale di Gesù - ha concluso - apparirà com� prensibile la follia della gratuità di un amore coniugale unico e usque ad mortem”. 7 8 Magistero del Vescovo Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 Interventi LO ‘STRAORDINARIO’ DEL GIUBILEO L a prima evidente caratteristica di questo Giubileo 2015-2016, a cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II (7 dicembre 1965, con Paolo VI, ora Beato), è quella di essere in continuità con quello di Benedetto XVI, sull’Anno della Fede (11 ottobre 2012), indetto per il cinquantesimo di apertura dello stesso Concilio (11 ottobre 1961, con Giovanni XXIII, ora Santo). La ‘straordinarietà’ giunge dalla data sfasata rispetto ai Giubilei venticinquennali e cinquantennali, secondo le scadenze ordinarie invalse nella loro ricorrenza e la cui origine affonda nella storia della salvezza. Da qui, la capacità di avvertire e renderci consapevoli che stiamo entrando in un tempo particolare di grazia. Ciò non significa che i Giubilei scanditi secondo i tempi ordinari e straordinari, a livello spirituale, facciano di per sé breccia nella nostra mente e nel nostro cuore. Diciamo che la ‘straordinarietà’, di fatto, sembra incombere sulla vita ordinaria delle nostre comunità, sollecitate a sintonizzarsi con l’evento e con l’organizzazione proposta dalla Santa Sede, tramite il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. A ben pensarci, tuttavia, ci è dato di riscoprire l’essenziale del Giubileo, come: tempo di riposo e di contemplazione necessario per tenere in armonia la nostra complessa struttura personale, nonché per far riposare e pazientemente sedimentare quanto il Signore semina attraverso la sua Parola e la nostra fatica apostolica; tempo di discernimento per valutare ciò che è essenziale per la nostra anima, per l’evangelizzazione, per ogni esigenza di spiritualità e per ogni attesa nel cuore delle anime da salvare; tempo di ascolto più attento della Parola e più generoso nell’amministrare i Sacramenti, fra i quali alcuni più debitamente (Riconciliazione, Unzione degli Infermi,…) e altri da celebrare, o cui partecipare talvolta con meno distrazione e sufficienza (Battesimo, Cresima, Eucaristia, Matrimonio); tempo dell’accoglienza da dedicare soprattutto a chi ha necessità di essere illuminato, confortato, ac- compagnato; tempo della carità da destinare a tutti i bisognosi, in un contesto di nuove povertà e di sempre più numerosi poveri a causa degli evidenti ma anche nascosti disagi; tempo di promozione e coltivazione dei germi vocazionali di ragazzi e giovani, uomini e donne, sostenendo la chiamata divina con la preghiera incessante; infine, soprattutto, tempo di riconciliazione per curare le ferite causate da fatti che hanno creato distanze umanamente incolmabili degli uni dagli altri, a motivo di parole, gesti, pregiudizi e giudizi, prese di posizione, calunnie, creando nell’animo e nella memoria zone oscure, da illuminare con la grazia della riconciliazione. Non dimentico che lo ‘straordinario’ riguarda anche la riscoperta o ripresa d’iniziative che ordinariamente non proponiamo: il segno della Porta Santa (e di ogni porta che la evoca!), del pellegrinaggio, delle opere di misericordia spirituali e corporali, e in particolare dell’Indulgenza, come dirò in seguito. Un auspicio: ben venga un anno ‘straordinario’, se ci risveglia, in alcuni casi, da evidenti o strani torpori di fede e di missione, da stanchezze reali e immaginarie, da piccole dimenticanze o gravi omissioni. Ben venga lo ‘straordinario’ se ci riporta all’ordinario vissuto nel suo intrinseco valore pedagogico e salvifico. A quel punto, ossia quando l’ordinario è vissuto in modo straordinario, anche un Giubileo non aggiunge né toglie, perché ci trova sempre vigili, pronti, generosi, all’altezza, direi “giubilari”, gioiosi fruitori della multiforme grazia di Dio. (Lettera al Clero del mese di ottobre) Chiesa in Italia Don Rinaldo Fabris ci ha lasciato lo scorso 9 ottobre UN AMICO INNAMORATO DELLA PAROLA L utto nel mondo della Bibbia per la scomparsa di don Rinaldo Fabris, sacerdote di grande umanità e umiltà, biblista di fama internazionale. Don Rinaldo e non monsignore perché non amava fregiarsi di nessun titolo. Un maestro, un amico che con la sua testimonianza ha formato e accompagnato intere generazioni in parrocchia, in seminario, nelle facoltà pontificie, anche nei campi Bibbia dell’Agesci a cui era molto legato. Nasce in Friuli a Pavia di Udine il 1° dicembre 1936, frequenta la Pontificia Facoltà Lateranense, licenza e dottorato in teologia, viene ordinato sacerdote nel 1960 e dopo lo Studium Biblicum Franciscanum a Gerusalemme acquisisce il dottorato presso il Pontificio Istituto Biblico. Parlare dei suoi titoli e impegni nel mondo ecclesiale sarebbe riduttivo e probabilmente conoscendolo, non lo avrebbe gradito, ma non si può non ricordare il lavoro svolto come direttore della Rivista Biblica Italiana e come presidente dell’ABI- Associazione Biblica Italiana. Nel decennio della sua presidenza l’associazione si apre al mondo degli appassionati della Parola, laici e presbiteri, che pur non avendo titoli accademici di licenza o dottorati biblici, da allora hanno accesso e sostengono la diffusione della Parola. Non solo, accompagnato e sostenuto da giovani biblisti, catecheti e teologi di grande spessore ha collabora- to con l’Ufficio Catechistico della Conferenza Episcopale Italiana nei corsi per animatori biblici a livello nazionale. Ognuno di loro lo ricorda con stima e grande affetto. Ma cosa dire del lavoro incessante a sostegno del dialogo interreligioso a cui spesso per le sue competenze e qualità umane veniva chiamato anche all’estero… Anche la Chiesa Turritana piange la sua scomparsa avvenuta nel Seminario Interdiocesano di Castellerio a Pagnacco nel suo amato Friuli a cui tornava sempre molto volentieri. In questi ultimi due anni di malattia, con grande forza d’animo e lucidità, su una sedia a rotelle, tra chemio e dialisi, ha continuato a spendere la sua vita per il Signore nella sua attività di ricerca e di esegesi, nell’insegnamento e negli esercizi spirituali finché ha potuto. Sapeva donare i suoi saperi alti in ogni situazione e ad ogni persona. Tutti - Amministratore parrocchiale della parrocchia di San Sisto e San Donato: don Gavino Sanna. - della parrocchia di Santa Maria a Torres, in Campanedda: don Francesco Marruncheddu; IN BREVE INTEGRAZIONE ALLE NOMINE DEI PARROCI E AMMINISTRATORI. Come anticipato dal settimanale diocesano Libertà e dal quotidiano locale, Mons. Arcivescovo ha integrato alcune nomine, completando così il quadro presentato durante il Convegno diocesano di metà settembre: Sono stati nominati parroci i tre rispettivi amministratori parrocchiali: - di Santa Anastasia, in Tissi: don Giovanni Cubeddu; - di Cristo Risorto, in Porto Torres: don Michele Murgia. i suoi scritti e le sue pubblicazioni ce lo raccontano. Tutti gli interventi qui in Sardegna testimoniano l’amicizia che aveva con la nostra chiesa, ed è questa comunità che esprime tutto il suo cordoglio e tutto il suo affetto verso don Rinaldo, uomo di Dio. Ci piace ricordare la sua alta spiritualità, il suo amore verso la Parola e la sua saggezza teologica, non è un caso se Marco D’Agostini ne abbia fatto uno dei protagonisti del documentario “I Volti Spirituali del Friuli. Sentire, meditare, esistere”, nel 2014. Grazie Signore per averci donato questo volto spirituale, la sua capacità di confortare, di sostenere, di incoraggiare, il suo modo speciale e profondo di interpretare e spiegare il mondo. Grazie don Rinaldo per ogni parola, per ogni gesto, per ogni preghiera di cui con gratuità ci hai fatto dono. Marinella Sacchetti Chiesa in Sardegna Riesumate le spoglie della Serva di Dio Edvige Carboni ORA UNA COLLOCAZIONE PIÙ DEGNA E dvige Carboni nacque a Pozzomaggiore il 2 maggio del 1880, si trasferì nel Lazio con la famiglia nel 1929 e morì a Roma il 17 febbraio del 1952 in odore di santità. Fu sepolta nel cimitero di Albano Laziale. La causa di canonizzazione della Serva di Dio Edvige Carboni, fu voluta dai padri Passionisti del santuario della Scala Santa in Roma, attori della causa. Nel dicembre del 1968 ebbe inizio la fase diocesana dell’inchiesta, mentre la fase romana fu introdotta presso la Congregazione delle Cause dei Santi nel maggio del 1971. In questo momento la causa è al vaglio della consulta teologica della Congregazione stessa. Oltre che dai Passionisti e dal postulatore la figura di Edvige Carboni è seguita con competenza e dedizione dal “Movimento Parrocchiale Serva di Dio Edvige Carboni” di Pozzomaggiore (SS), guidata dal Presidente prof. Ernesto Madau. Martedì 6 ottobre 2015 la salma della Serva di Dio Edvige Carboni è stata riesumata dalla tomba di famiglia, presso il cimitero di Albano Laziale (Roma), e trasferita in un luogo più sicuro e più degno. Questo è avvenuto per rendere le spoglie mortali della Serva di Dio più accessibili alla devozione del popolo di Dio. Erano presenti il Rev. P. Giuseppe Zane, delegato di Sua Ecc. Rev.ma Marcello Semeraro vescovo della diocesi suburbicaria di Albano Laziale; il Rev. Don Andrea De Matteis, cancelliere; Mons. Adriano Gibellini, Arciprete Parroco della Cattedrale San Pancrazio Martire di Albano; il diacono Tomaso Antonio Ursini, P. Ottaviano D’Egidio, in rappresentanza dei Religiosi della Passione di Gesù Cristo; il dott. Carlo Eugenio Morganti, Perito medico legale, il dott. Luciano Griggio, Tanatoprattore e l’avv. Annarita Iezzi, Legale Congregazione Passionista. In rappresentanza della Sardegna una delegazione di Pozzomaggiore, paese natale della Carboni: Don Quintino Manca, Parroco, Don Giampaolo Pais, prof. Ernesto Madau, biografo e Perito storico col suo collaboratore Antonio Giorgio Carboni e il sindaco sig. Mariano Soro. Dopo la sua esumazione la salma è stata immediatamente trasportata presso il Santuario diocesano di Santa Maria della Rotonda di Albano Laziale e dopo alcuni momenti di preghiera, le spoglie mortali della Serva di Dio sono state trasferite nell’attigua sacrestia per procedere alla vera e propria ricognizione Canonica, necessaria ad accertare che le spoglie mortali di un Servo di Dio, di cui la causa è in corso, siano autentiche. In seguito alla ricognizione la Serva di Dio è stata traslata al Santuario di Santa Maria delle Grazie e di S. Maria Goretti di Nettuno. L’urna bianca è stata accolta da sacerdoti, diaconi e testimoni all’interno della Cappella feriale del Santuario dedicata alla Memoria della Passione, dove è stata celebrata una S. Messa. La piccola bara bianca, dove sono state sistemate le spoglie mortali della Serva di Dio, è stata trasferita e collocata in un sacello a lei dedicato nella stessa cappella. La speranza di molti devoti è quella di avere le spoglie della Serva di Dio Edvige Carboni in terra Sarda. Agostino Ruzzu Azione Cattolica, la Presidenza Nazionale in visita nell’Isola A SERVIZIO DELLA CHIESA E DEL TERRITORIO È stata la Sardegna, il 10 e 11 ottobre scorsi, a dare inizio al periodico ciclo di incontri della Presidenza Nazionale AC con le associazioni regionali. L’intento di tali visite è quello di mettersi in ascolto delle varie realtà ecclesiali e territoriali, per analizzarne le potenzialità e fragilità, in termini formativi e di proposta culturale. L’importante appuntamento – dal titolo #Viaggiando in Sar� degna – è stato ospitato dalla Diocesi di Ozieri, che ha reso disponibile il supporto logistico e la struttura di Casa Betania, nel territorio di Bultei. Per l’occasione la Presidenza nazionale era rappresentata dal Presidente Matteo Truffelli, dal vescovo Assistente Generale Mons. Mansueto Bianchi, dai Vicepresidenti Giovani Lucia Colombo e Michele Tridente, dalla Segretaria Carlotta Benedetti, dall’Amministratore Michele Panajotti, dagli Assistenti centrali d. Emilio Centomo (Adulti) e d. Marco Ghiazza (Acr), dal Segretario MSAC Gioele Anni. I lavori si sono articolati su tre momenti, iniziando dall’incontro di Mons. Bianchi con i Vescovi e gli Assistenti sardi ai vari livelli. Numerosi gli intervenuti – guidati dai presuli Mons. Melis (Ozieri), Mons. Marcia (Nuoro), Mons. Miglio (Cagliari), Mons. Atzei (Sassari) e Mons. Sanguinetti (Tem- pio) – che hanno riflettuto sulla figura dei sacerdoti che all’interno dell’Associazione rendono piena la comunione ecclesiale con i laici, alimentandone la vita spirituale ed il senso apostolico. A seguire, il Consiglio Regionale, con tutte le dieci associazioni dell’isola, i rispettivi Presidenti e presidenze diocesane. Dopo l’introduzione della Delegata regionale Giovanna Fancello, i saluti del Vescovo di Ozieri Mons. Melis, di Mons. Marcia vescovo delegato per il laicato, e dei Movimenti, i presidenti e gli Incaricati regionali demandati allo scopo hanno esposto gli aspetti inerenti il ruolo dell’AC nel territorio, la responsabilità associativa, il servizio educativo riguardo adulti, giovani ed Acr. Molteplici gli spunti dati in replica dal Presidente Truffelli e dai dirigenti nazionali: dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco alla centralità del Consiglio diocesano, dalla corresponsabilità unitaria al rapporto con i parroci, dall’adesione ai tanti altri aspetti della vita associativa. Molto partecipato (circa 230 presenze) anche l’incontro finale con i Consigli parrocchiali, dove ancora una volta è emersa la popolarità dell’AC, riportata dai numerosi interventi che hanno messo in risalto l’attenzione dell’Associazione per la persona e la sua formazione, l’importanza della figura del Presidente parrocchiale, il Libro Bianco sulle tante iniziative intraprese. La celebrazione eucaristica ha poi di fatto concluso una due giorni associativa che ha voluto fare il punto sullo stato dell’AC in Sardegna, per confermare e rinnovare la sua azione al servizio sia della Chiesa universale che di quelle locali. GA Dussoni 9 10 Vita diocesana Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 Ricordando Suor Maria Gabriella Addis, Celestina AMORE CRESCENTE A DIO, ALLE CONSORELLE E ALLA CHIESA I l 7 ottobre, memoria liturgica della beata Vergine Maria del Rosario, verrà ricordato dalla comunità delle Figlie di Mater Purissima come il giorno della “nascita al Cielo” di suor Maria Gabriella Addis. Nata a Vignola (comune di Aggius) il 10 dicembre 1925, riceve al Battesimo il nome di Chiara e, come la Santa di Assisi, crescendo nella fede e nell’Amore al Signore, nella preghiera vissuta come continuo dialogo con Lui per adorarLo, ringraziarLo e conoscere la Sua Volontà, sente irresistibile la chiamata a consacrarGli tutta la sua vita. Il 3 maggio 1951, all’età di 25 anni, Madre Maria Paola Muzzeddu, fondatrice della nascente comunità religiosa delle Figlie di Mater Purissima, la accoglie come postulante, e l’anno successivo riceve la Vestizione Religiosa. Il 25 Marzo dell’Anno Mariano 1954, a Li Reni (Viddalba), Mons. Mazzotti celebra la Professione Religiosa di Madre Paola Muzzeddu e delle sue prime quattro consorelle: suor Maria Carmela Lepori, Suor Maria Chiara Spezzigu, Suor Maria Letizia Mazza e suor Maria Gabriella Addis. Il Salmo 26 pregato durante la Messa delle sue esequie “Una cosa ho chiesto al Signore, que� sta sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per gustare la dolcezza del Signore ... Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco” è la preghiera che lei ha vissuto intensamente, con fedeltà esemplare ogni momento della sua vita, con il dono di tutta se stessa - sino alla spogliazione estrema degli ultimi anni di sofferta malattia- , in risposta all’immenso Amore di Dio che lei percepiva quasi sensibile e visibile. La preghiera del Santo Rosario era il suo mezzo quotidiano e continuo per fissare con amore lo sguardo su Gesù, da contemplare insieme alla Madre Purissima, e da imitare in tutti i suoi misteri di gioia e di dolore. Il Rosario era la preghiera che innalzava continuamente anche lavorando, mentre cuciva gli abiti delle consorelle o ricamava tovaglie per l’Altare, o innaffiava i fiori del giardino; così aveva fatto sin dal primo giorno di vita comune con Madre Paola e le prime suore, per impetrare alla Chiesa e al mondo le grazie o meglio la grazia di Dio, consapevole che la preghiera di intercessione è un atto di carità inestimabile. Non abbiamo sul suo conto da snocciolare una litania di uffici o nomi di paesi dove lei abbia svolto chissà quali servizi, ma nei sessanta e più anni di vita religiosa vissuti a Sassari, - con alcuni brevi periodi in diverse case dove l’obbedienza la inviava - , abbiamo visto risplendere la fedeltà al carisma e all’annuncio “Beati i puri di cuore”. Il suo amore crescente a Dio, alle consorelle , alla Chiesa e al mondo ha percorso la via tracciata dalle beatitudini gradino per gradino. Chi per tanti anni ha avuto il dono di viverle accanto o la incontrava percepiva la povertà di spirito vissuta come distacco non solo dalle cose ma anche dalle proprie idee e opinioni. Soffermandosi spesso a guardare e meditare Gesù nella sua passione ne imitava la mitezza, sperimentava fame e sete di giustizia desiderando la santità e la presenza di Dio nel suo cuore e nel cuore delle consorelle e di ogni persona. Soffriva e piangeva per i suoi peccati e per i peccati del mondo, usava misericordia con tutti incapace di scivolare in giudizi negativi o di condanna, e alimentando la purezza del suo cuore nella prolungata adorazione eucaristica sapeva vedere in tutto e in tutti la presenza di Dio. È stata artigiana di pace con tutti e fra tutti, mai una parola che non fosse a edificazione della fraternità, vera cartina di tornasole del suo amore a Dio, e infine la beatitudine di chi patisce persecuzioni nelle inevitabili contrarietà che ogni vita comunitaria offre; quando le veniva rivolta una critica o un rimprovero lei rispondeva con un “Deo gratias” che lasciava trasparire la sua straordinaria umiltà. Durante la Messa esequiale, il nostro Arcivescovo mons. Paolo Atzei ha sottolineato come la vita di Suor Maria Gabriella così semplice ed essenziale è ben espressa e sintetizzata nella Parola di Dio proclamata: “Carissimi, vede� te quale grande amore ci ha dato il Padre, per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente…” (1Gv 3,1-2) e nel Vangelo “In quel tempo Gesù disse: «Ti ren� do lode, Padre… perché hai na� scoste queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»” (Mc 11,25-30), la benedizione di Gesù al Padre per chi accoglie e vive con semplicità il Vangelo. Suor Maria Gabriella ha fatto risplendere nella sua vita il dono del battesimo che ci rende figli di Dio e il dono della consacrazione religiosa che lo rende più esplicito e radicale, vivendolo come cammino proteso all’incontro definitivo con lo Sposo, ben espresso dal ritornello al Salmo 26 “In te spero Signore, i miei occhi ve� dranno il tuo volto”. Concludendo la Messa l’Arcivescovo Padre Paolo ha invitato la comunità delle Figlie di Mater Purissima e tutti i presenti a ringraziare il Signore per il dono dell’esempio di vita consacrata di suor Maria Gabriella di cui Madre Paola sarà certamente orgogliosa e a custodire il suo ricordo. Festa Patronale a Cheremule GLI ARCANGELI CI DIFENDONO DAL MALIGNO D opo il triduo e i vespri solenni della vigilia, la comunità di Cheremule si è ritrovata per la festa del santo Patrono, l’arcan- gelo San Gabriele arcangelo. La Messa, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Paolo Atzei e concelebrata dal parroco don Salvatore Delogu e dall’emeri- to padre Efisio Branca, è stata accompagnata dai canti di tutta l’assemblea sostenuta dalle note dell’organo riaccordato di recente e suonato magistralmente da don Tore Ruzzu. L’Arcivescovo, padre Paolo, durante l’omelia ha parlato del compito specifico dei Santi Arcangeli, difensori contro il maligno, messaggeri della Parola di Dio e protettori contro i pericoli che affliggono gli uomini, esortando i fedeli alla venerazione, alla preghiera e alla fiducia nella loro intercessione. Dopo il sacro rito si è svolta la processione per le vie del paese, con la presenza di gruppi in costume sardo, cavalieri a cavallo nonché i rappresenti di vari Comitati con le rispettive bandiere. Al rientro in chiesa, alla presenza dell’Arcivescovo, è avvenuta la proclamazione del nuovo Comitato e lo scambio della bandiera tra l’obriere maggiore uscente Giuseppe Faedda e il nuovo Alessio Onida. Quindi nel salone parrocchiale il gruppo operativo del sodalizio di San Gabriele ha offerto a tutti una cena squisita. La serata, infine, è stata allietata dall’esibizione nella piazza chiesa dei gruppi folk Santa Maria Bambina di Nule, Sas Mae� stralinas di Thiesi e dal Gruppo Tradizioni e balli di Bultei. S.D. 11 Nel primo Anniversario della beatificazione LA FESTA DEL BEATO FRANCESCO ZIRANO L a festa del Beato Francesco Zirano ad un anno dalla sua Beatificazione è stata voluta fraternamente dalla Comunità religiosa ed ecclesiale di Santa Maria di Betlem. È un atto di gratitudine e di amore al nostro Beato che vuole significare tutta la gioia e l’orgoglio della città di Sassari per il suo figlio elevato agli ordini dell’altare. Si è iniziato con un solenne Triduo in preparazione alla festa dove sono stati sviluppato i temi de “La Missione”, “La Cari� tà”, “Il martirio di Padre Zirano”. Le liturgie sono state animate dai Cori: Coro Femminile “Ca� ras” diretto dal Mo Tore Bulla, “Coro di Florinas” (Mo Giacomo Pintori), “Coro filarmonico della Sardegna” (Mo Gianni Mastino). I fedeli presenti sono rimasti molto ben impressionati dalle omelie e dai bei canti proposti dai Cori. Non sono mancati gli applausi a conclusione del repertorio. Sabato 10 Ottobre è stata una nuova occasione per cono- scer meglio la figura del Beato Francesco Zirano con la rappresentazione teatrale del Beato al Teatro Smeraldo. Domenica 11 Ottobre presenti tutte le Confraternite, i gruppi locali e i Gremi, è stata celebrata una partecipata processione con la banda e la statua del Be- ato realizzata l’anno scorso dallo scultore Elio Pulli. Per la prima volta essa ha attraversato il Centro storico, luogo di nascita del Beato Francesco Zirano e luoghi della sua infanzia. È stato un momento commovente fermarci nella Parrocchia del Santissimo Crocifis- so e S. Apollinare dove il Parroco ha puntualizzato come forse tante volte il giovane Francesco Zirano si sia fermato a pregare in questa chiesa di fronte al Crocifisso miracoloso. Lunedì 12 Ottobre 2015 ricorreva il primo anniversario dalla proclamazione del Beato Frate sassarese. Anche oggi la celebrazione vespertina ha visto la partecipazione di tanti fedeli e autorità civili e religiose stringersi attorno al nostro cittadino Beato. Erano presenti l’Arcivescovo con tanti sacerdoti e religiosi, con il Seminario diocesano e tante religiose. Possiamo affermare che questo primo anniversario ha significato come Beato Francesco Zirano sia vivo nel cuore di tutti. Siamo certi che in cielo abbiamo un protettore che si prende cura amorevolmente della sua gente e della città di Sassari. Padre Alfio Pusceddu, ofmconv. Amministrazione delle Cresime San Pietro Apostolo, Torralba San Matteo Apostolo, Chiaramonti S omenica 11 Ottobre a Chiaramonti nella Parrocchia di San Matteo Apostolo, 13 ragazzi hanno ricevuto il Sacramento della Confermazione. L’Arcivescovo Mons. Paolo Atzei è stato accolto all’ingresso della chiesa dal parroco don Paolo Tirotto e da0i ministranti, sulle note del canto d’apertura eseguito dal coro femminile parrocchiale guidato dal maestro Carlo Moretti. La cerimonia è stata guidata dal Parroco con l’aiuto delle catechiste; nel rituale sono stati coinvolti alcuni genitori dei Cresimandi per la proclamazione delle Letture. D abato 10 Ottobre 2015 la comunità parrocchiale di Torralba ha accolto l’arcivescovo Mons. Paolo Atzei per l’ amministrazione del sacramento della Confermazione a 9 candidati locali (6 ragazzi e 3 ragazze). È stato un momento gioioso e di fede per i cresimandi, per le loro famiglie e per l’ intera comunità cristiana. All’inizio della Celebrazione eucaristica, animata dal coro parrocchiale con canti appropriati ed eseguiti con cura, il parroco don Antonio Simula, salutando, a nome di tutti, l’arcivescovo, ha presentato i candidati con parole di affetto evidenziando la bellezza del loro cammino di fede, iniziato col Battesimo, rafforzato dai doni del sacramento della Penitenza e dell’Eucaristia e giunto alla pienezza col sacramento della Con- fermazione. […]. L’ arcivescovo nell’omelia, ha ricordato la reazione di Gesù – “fissatolo lo amò” – e quella del giovane ricco – “si fece scuro in volto e se ne andò rattri� stato…” e ha incoraggiato tutti a seguire il Signore, senza calcoli perché è Lui la nostra felicità, il centuplo di tutto ciò che noi consideriamo valori umani. […] All’omelia è seguito il rito della cresima, forte ed evidente l’emozione dei ragazzi, confermati, nel dono della fede, nel gesto del segno di croce tracciato dal Vescovo con l’unzione col Sacro Crisma. Alla conclusione della Celebrazione eucaristica, ben partecipata e vissuta, l’arcivescovo si è fermato amabilmente con i presenti, con i cresimati e i loro familiari. Le catechiste Al termine dell’omelia di Sua Eccellenza, i ragazzi e tutta l’assemblea hanno fatto la rinuncia al peccato e la professione di fede, quindi, il Vescovo con il Parroco hanno imposto le mani sui cresimandi, terminata la preghiera i ragazzi hanno ricevuto la Santa Cresima. Dopo il solenne e emozionante momento si è dato inizio all’offertorio, alcuni Cresimati hanno portato i doni all’altare. AI termine della cerimonia è stata apprezzata la disponibilità con cui si è proposto il Vescovo per posare nella foto di rito anche con le famiglie. Le catechiste 12 Vita consacrata Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 Di Francesco Marruncheddu Congregazione della Missione: i “Vincenziani” CERTOSINI IN CASA, APOSTOLI FUORI Incontriamo questa settimana i “Preti della Missione”, ovvero la Congregazione della Missione, più semplicemente conosciuti come i “Vincenziani”, noti nel mondo come “Lazzaristi”, che nella nostra Diocesi hanno legato il loro nome alla straordinaria figura del Servo di Dio P. Giovanni Battista Manzella, che visse e morì appunto nella Casa della Missione di Sassari. ISTITUTO: Congregazione della Missione (Vincenziani – Lazzaristi) Case in Diocesi: Casa della Missione – Chiesa delle Missioni – Sassari Superiore: P. Bruno Gonella IL FONDATORE Vincenzo de’ Paoli, nato nel 1581 a Pouy presso Dax in Francia da una famiglia contadina, venne ordinato Sacerdote nel 1600. Nel gennaio del 1617, confessando a Gannes un contadino moribondo, si rese conto della miseria morale e materiale della popolazione rurale e, d’intesa con la marchesa Françoise Marguerite de Silly, decise di consacrarsi interamente ai poveri. Il 25 gennaio 1617, festa della Conversione di San Paolo, presso la chiesa di Folleville iniziò la predicazione della sua prima missione al popolo e il 17 aprile 1625 istituì una compagnia, detta dei preti della missione, per l’apostolato rurale. Morì a Parigi il 27 settembre 1670, e fu beatificato da papa Benedetto XIII nel 1729,e poi proclamato Santo da Papa Clemente XII il 16 giugno 1737. LA CONGREGAZIONE: I PRETI DELLA MISSIONE Nel 1625 la fraternità fondata da San Vincenzo si trasferì da Folleville al Collège des Bons Enfants di Parigi, da cui i Sacerdoti partivano per predicare, tra la gente di campagna, missioni popolari che potevano durare tra i venti e i sessanta giorni; nel 1632 la Casa Madre della compagnia venne trasferita nell’antico priorato di SaintLazare, un vecchio convento con annesso lazzaretto per gli appestati, fu per questo che i membri della nascente famiglia vincenziana presero a essere chiamati anche Lazzaristi. La compagnia venne approvata dall’arcivescovo di Parigi il 24 aprile 1626 e da papa Urbano VIII con la Bolla “Salvatoris Nostri” del 12 gennaio 1633; le prime Regole, elaborate dallo stesso San Vincenzo, vennero pubblicate il 17 maggio 1658. Il fondatore non volle creare un Ordine, soprattutto per evitare che l’ufficiatura del coro distogliesse i preti dall’apostolato attivo: non volle, quindi, che i componenti si vincolassero alla Compagnia mediante voti pubblici, ma che pronunciassero solo voti privati di povertà, obbedienza e castità, più un quarto, quello di dedicarsi all’apostolato tra i poveri e i contadini. I voti furono approvati da Alessandro VII il 22 ottobre 1655 e confermati da Pio XII nel 1953. La Congregazione ebbe rapida diffusione e alla morte del Fondatore era già presente In Francia, Italia, Irlanda, Tunisia, Algeria, Madagascar, Scozia e in Polonia. Attualmente la famiglia è sparsa in tutto il mondo con oltre 4.000 confratelli. SPIRITUALITÀ E CARISMA La spiritualità dei Vincenziani porta l’impronta contemplativa di Pierre de Bérulle e Francesco di Sales, amici del fondatore, e il dinamismo di Ignazio di Loyola: per Vincenzo de’ Paoli i suoi preti avrebbero dovuto essere “certosini in casa, apostoli fuori”. Il motto della congregazione è “Evangelizare pauperi� bus misit me”. LA PRESENZA IN DIOCESI Dal maggio 1879, quando giunsero i primi quattro missionari dal Piemonte, i “Vincenziani” sono una presenza costante e fondamentale per la Chiesa Turritana, presenti nella nostra Città, con la storica “Casa della Missione” in Viale Italia, annessa alla bella Chiesa della Medaglia Miracolosa. I primi missionari andarono ad alloggiare provvisoriamente presso le Figlie della Carità dell’Orfanotrofio ubicato allora nell’ex convento domenicano della Chiesa del Rosario . Il 14 settembre del 1879 firmarono la prima convenzione col Seminario Arcivescovile, del quale presero la direzione, e iniziarono la loro attività. La loro prima sede non fu duratura, infatti, dopo alcuni anni, divenuto il seminarietto insufficiente, si trasferirono al terzo piano dello stesso seminario e cominciò ad avvertirsi la necessità di una casa autonoma per meglio operare. Nel 1885 ebbe inizio la costruzione della Casa di Via Muroni, fatta erigere appositamente per loro con l’aiuto di facoltosi benefattori del continente per l’interessamento del p. Costagliola e ultimata nel 1892, anno del loro trasferimento. Poiché la Casa risultava adiacente alla chiesa di Sant’Agostino, questa Chiesa venne loro affidata dopo non poche insistenze del Vescovo mons. Cassani, ausiliare dell’arcivescovo mons. Parodi (19051916) . La casa rappresenta un tipo di architettura neoclassica suggestiva. In questi anni dettero inizio agli esercizi spirituali al clero, resi possibili dall’ampiezza della nuova Casa, la cui comunità si era resa indipendente da quella del seminario fin dal 1905. Nel 1910, assecondando forse una direttiva proveniente da Parigi, quasi a prevenire una nuova spoliazione da parte dello Stato, essendo allora superiore P. Manzella, la Casa fu ceduta al Regio Orfanotrofio delle Figlie di Maria, amministrato da laici in odore di massoneria ma diretta dalle Figlie della Carità .Ciò limitò per alcuni anni l’attività dei ritiri al clero e ai laici, ritiri che tuttavia si svolsero nel Seminario Arcivescovile. Dal 1911 al 1925 i Missionari dovettero abitare in affitto in corso Angioy, in una palazzina adiacente alla Casa Divina Provvidenza. Si decise poi la costruzione di una nuova Casa, preceduta dall’acquisto di un terreno di 500 mq. a cui se ne aggiunsero altri 700 donati dall’Arcivescovo, in quella zona che diventerà Viale Italia. La Casa avrebbe dovuto essere di tre piani ma per mancanza di fondi se ne costruirono solo due. Fu inaugurata il 26 maggio del1925. Fin dal loro arrivo favorirono, dove ancora non presenti, nei vari centri dell’Isola, la presenza delle Figlie della Carità per la gestione degli ospedali, degli asili, e successivamente degli istituti assistenziali per orfani ed abbandonati, fondati dalla Compagnia delle Dame della Carità. La presenza in Seminario si concluse nel 1967. Si distinguono per la splendida figura di Padre Giovanni Battista Manzella, che grazie al suo trasferimento nella casa di Sassari potè giungere in Sardegna, terra dalla quale fu “adottato”, e diventare quel grande apostolo e missionario che tutti noi ben conosciamo e che speriamo di vedere giustamente quanto prima elevato alla gloria degli altari. In passato la casa era sede della Scuola Apostolica, chiusa poi negli anni ’90. Un missionario segue l’attività vocazionale in sintonia con il CDV. La Chiesa della medaglia Miracolosa (nota “della Missione”), a ridosso di Viale Italia e della zona ospedaliera, è molto frequentata ed è uno spazio di evangelizzazione amato dai fedeli, soprattutto per il ministero delle confessioni. ATTIVITÀ IN DIOCESI: Missioni al popolo e predicazione nei paesi Ministero delle Confessioni Animazione e assistenza delle Suore Figlie della Carità Animazione vocazionale Varie cappellanie Assistenza alla Famiglia Vincenziana Assistenza regionale dei Giovani del Volontariato Vincenziano Gruppo Missionario InformaCaritas A cura di Gian Franco Addis Povertà e politiche LE CINQUE COSE FONDAMENTALI DA SAPERE Pubblichiamo un breve estratto dal secondo capitolo del Rapporto 2015. D opo la crisi, costruire il welfare, curato da Caritas italiana, relativo alle politiche contro la povertà in Italia. Di grande interesse lo studio fatto da Davide Caselli, dell’Università degli studi di Torino, che offre un quadro sintetico delle conoscenze fondamentali sulla povertà e sulle politiche contro la povertà nel nostro Paese, proponendo una base conoscitiva sul fenomeno della povertà su cui innestare le riflessioni e le valutazioni relative alle scelte di politiche economica e sociale effettuate dal Governo nell’ultimo anno. Riproponiamo la scheda conclusiva. Che cosa si intende per povertà assoluta – Viene definita povertà assoluta la condizione in cui vivono persone e famiglie che non riescono ad accedere a beni fondamentali per condurre una vita dignitosa: alimentazione, abitazione, istruzione, svago. Il metro più diffuso per calcolarla è un paniere stabilito dall’Istat e rivisto ogni 10 anni. Come la crisi cambia la povertà - La crisi economica e le politiche con cui è stata gestita hanno in parte modificato le caratteristiche della povertà in Italia, stabili da più di quarant’anni. Se a trovarsi in povertà erano storicamente soprattutto nuclei familiari residenti nel Meridione, composti da genitori disoccupati e almeno tre figli o da anziani, con la crisi la povertà si amplia e colpisce in maniera più significativa anche nel Nord Italia, soprattutto nuclei familiari giovani, con almeno due figli e in cui un genitore lavora. Una storica debolezza che si rinnova - L’Italia condivide con l’Europa meridionale un modello di welfare, di cui le politiche contro la povertà sono parte, in cui lo Stato ha un ruolo marginale, in favore del sostegno fornito dalla rete familiare e sociale. L’attuale condizione delle politiche nel nostro Paese conferma questa eredità storica. Si protrae la crisi, diminuiscono le politiche - La politica e le politiche non hanno finora elaborato una risposta all’altezza dei bisogni. Dall’inizio della crisi i fondi nazionali per le politiche sociali sono stati pesantemente tagliati e continua a mancare una misura universale di sostegno economico contro la povertà. La povertà è una condizione storica: può cambiare – La trasformazione della povertà e delle politiche ci ricorda che si tratta di fenomeni determinati storicamente e dunque suscettibili di cambiamento. Se il sistema economico e la politica, principali responsabili dell’attuale condizione, assumeranno precise responsabilità e cambieranno i loro indirizzi, il numero di persone che vivono in povertà potrà diminuire. L’intero Rapporto Dopo la crisi, costruire il welfare (già presentato nel n.34 del nostro settimanale) è facilmente consultabile su www.caritasturritana.it. 13 IN BREVE CAPIRE E RACCONTARE IL DISAGIO SOCIALE. Sabato 10 ottobre 2015 dalle ore 14 alle ore 17 presso la sede della Nuova Sardegna, Z.I. Predda Niedda Str. 31 (Sassari), si è svolto il seminario formativo per giornalisti e operatori della comunicazione ‘Capire e raccontare il disagio e l’esclusione sociale oggi, tra vecchie e nuove povertà’, organizzato dal Coordinamento regionale comunicazione (CRC) della Caritas Sardegna, dall’ Odg Sardegna e dall’ Ucsi Sardegna, in collaborazione con l’Agenzia giornalistica Redattore Sociale. Il seminario, promosso dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, ha fornito gli strumenti utili per comunicare in modo corretto i temi correlati al fenomeno della povertà e dell’esclusione sociale. Sono intervenuti Francesco Birocchi, Presidente dell’odg Sardegna Mario Girau, Presidente Ucsi Sardegna Raffaele Callia, responsabile Servizio Studi e ricerche della Caritas regionale Stefano Trasatti, direttore dell’Agenzia Redattore Sociale Riuniti ad Oristano i Direttori UCS e dei periodici diocesani MAGGIORE SINERGIA TRA I PERIODICI I direttori dei giornali diocesani della Sardegna si sono riuniti a Oristano sabato scorso insieme ai responsa- Marco Piras Incaricato regionale FISC bili diocesani per le Comunicazioni Sociali per programmare le attività dell’anno pastorale 2015/2016. Nel corso dell’incontro, guidato dall’incaricato regionale per le comunicazioni sociali Marco Piras, i partecipanti hanno concordato sulla necessità di una maggiore sinergia tra le testate diocesane non solo in riferimento ai contenuti ma anche sul fronte promozionale. A questo proposito, nell’ambito della campagna abbonamenti promossa dalle singole diocesi, si è deciso di realizzare una brochure che presenti in sintesi le caratteristiche dei settimanali e dei periodici della Sardegna. Attraverso questo strumento sarà possibile sia presentare agevolmente la realtà dei giornali in occasione degli incontri regionali e diocesani sia raggiungere possibili inserzionisti pubblicitari che potranno pianificare le loro campagne promozionali in tutto il territorio isolano. Prosegue intanto il lavoro di preparazione del sito ufficiale della Conferenza Episcopale Sarda che, salvo imprevisti, verrà pubblicato e reso visibile entro la fine dell’anno. I direttori e i responsabili delle comunicazioni sociali, sottolineando l’importanza dell’animazione pastorale delle comunicazioni nelle comunità locali, hanno condiviso l’idea di prevedere nel corso dell’anno uno specifico momento di formazione per gli operatori della comunicazione sociale, dedicato alla presenza nel web delle parrocchie e delle diocesi. In attesa della definitiva conferma della data, le diocesi della Sardegna di stanno organizzando per partecipare all’Udienza che Papa Francesco concederà in occasione dei cinquant’anni della Federazione Italiana Settimanali Cattolici. L’idea è quella di promuovere la partecipazione dei membri delle redazioni, dei lettori e delle loro famiglie. Infine, è stata confermata anche per il prossimo anno l’intenzione di realizzare un inserto di 12 pagine allegato ad Avvenire da distribuire attraverso le parrocchie della Sardegna in occasione della Giornata per le comunicazioni sociali che quest’anno avrà come tema “Comunicazione e misericordia, un incontro fecondo”. L’inserto, realizzato grazie alla collaborazione tra le diverse diocesi, potrà offrire all’azione della Chiesa in Sardegna un volto sempre più unitario e aperto, specialmente nell’Anno del Giubileo della Misericordia. 14 La Parola di Dio Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 XXIX Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B) LETTURE: Isaia 53, 10-11; Salmo 32; Ebrei 4, 14-16; Marco 10, 35-45 L’UOMO VISTO DAL BASSO L a tentazione insolente e fastidiosa, anche se molto lusingata, si affaccia di nuovo tra gli amici di Gesù. Si esprime in una richiesta: “Maestro, possiamo occupare un posto di privilegio nel tuo regno, io e mio fratello?”. La sete è sempre la stessa: far prevalere anche una briciola di dominio, di autorità, di decisione indiscussa. Come se in questo territorio franco del potere, risiedesse la nostra dignità, la grandezza e la realizzazione personale. Attenzione. Nessuno di noi dichiarerà mai questo desiderio irrefrenabile di contare qualcosa più degli altri. Saprà sempre camuffare la presunzione nascosta dietro “parole corrette”: custodire l’unità, favorire la comunione, costruire la comunità. Si invoca ogni documento della Chiesa. Anche il Vangelo viene scomodato come avvallo alle nostre piccole ambizioni di grandezza. Avviene anche nei laici. Avviene in chi è stato ammesso ad un ministero, cioè ad un servizio. Avviene tra i sacerdoti. Il vaccino contro questa influenza o è fuori commercio o è inefficace. L’unica terapia ce la offre la Parola di Dio. Gesù è straordinario perché è libero. Non dice mai ciò che non è. Non nasconde le difficoltà della strada stretta. Non addolcisce mai ciò che è giusto a vantaggio di ciò che può essere più comodo e gratificante. Parla dritto alla nostra vita. Mette a nudo il nostro cuore. Ci ristruttura profondamente, se ci fidiamo di Lui. “Amici miei, non ho il potere di collocarvi nei ministeri più importanti. Soprattutto, fare questo non corrisponde al mio modo di pensare e al modo di pensare del Padre”. Così il capitolo del discorso mondano è chiuso. Senza equivoci, senza sconti. Rimane il “che cosa fare?”. Le risposte di Gesù sono sostanzialmente due. La prima: “Siete disposti a bere il calice che io berrò? Siete disposti a percorrere con me la strada dell’immolazione, del servo sofferente, sfigurato e disprezzato?”. Se non diamo risposta a questi interrogativi, cade il discepolato. Non siamo “di” Gesù, ma siamo “del mondo”. La seconda: “Chi vuole essere il primo tra voi, deve essere il servo di tutti. L’ultimo. L’ultimo per modo di dire, perché il mio regno è soltanto un regno per servire. La regalità che io conosco è una regalità di servizio, che si esprime simbolicamente nella lavanda dei piedi. Parte dal gradino infimo. Da terra”. Ci aspettavamo qualcosa di diverso? No, affatto. Se il prezzo della venuta del Signore è l’amore incondizionato, questo amore si rivela nel dono totale della propria vita, fino all’ultimo rantolo, fino all’ultima goccia di sangue, fino all’ultimo frammento di “dignità”. Ogni altro itinerario porta ad essere potere mondano, destinato a dominare e non a servire, alla corruzione più che al bene comune, all’apparire a qualsiasi costo fosse anche quello «Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» di sacrificare gli altri, invece che se stessi. La Signoria di Gesù è veramente un controsenso per il nostro piccolo cabotaggio. Sconfigge e umilia ragionamenti come questo: “Chi l’ha deciso? Ma io non sapevo nulla! A queste condizioni (poco spazio per il mio poter!), fatevelo voi”. Altri ragionamenti: “Ma io sono lettore, ma io sono accolito, ma io sono diacono, ma io ormai sono prete”. Ministeri come minacce, ministeri come ricatti, ministeri come piedestalli già sprofondati prima di essere calcati. “Quindi…?”, ci direbbe Gesù. Amabile Signore, prendi atto della nostra incorreggibile voglia di contare. Sii paziente e buono. E mentre ci accompagni con la tua tenacia di educatore esperto, insegna a noi la logica della lavan� da dei piedi. Riesco soltanto ad immaginarla una comunità nella quale tutti sono sinceramente al servizio. La sogno soltanto una Chiesa nella quale l’onore è esse� re collocati all’ultimo posto, ma con stima, con benevolenza, non come pezza da piedi. Gesù, per adesso, oltre a questo traguardo non riesco ad andare. Se ci metteremo insie� me e con Te, potremo vedere una Chiesa tutta splendente, senza macchia e senza ruga. Don Mario Simula Cultura “Diario” di Don Primo Mazzolari LA MALEDIZIONE DELLA GUERRA GIORNO DOPO GIORNO S i torna a parlare di don Primo Mazzolari (18901959) parroco per 27 anni di Bozzolo, diocesi di Cremona e dentro la provincia di Mantova, in terra lombarda tra l’Oglio e il Po, grande prete e uomo che sapeva comprendere le vicende del suo tempo interpretando gli accadimenti della storia con lucida intelligenza, con cuore e spirito di limpida fedeltà al Vangelo. E quale storia! Il Novecento dei primi 50 anni: due guerre mondiali e in mezzo il ventennio fascista . L’occasione è la nuova edizione del quinto vol. del “Diario” (a cura del prof. Giorgio Vecchio, EDB) che riporta un inedito costituito di pagine di annotazioni dissepolte da un disadorno “quadernetto da scuola elementare” (Avvenire del 6/9/2015): appunti diaristici di Mazzolari, dal 1° al 23 settembre 1939, i giorni cruciali dell’invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco di A. Hitler, all’origine della deflagrazione del secondo conflitto mondiale. Si sa delle denunce contro qualsiasi guerra di don Primo, delle sue prese di posizione pubbliche per “preparare” la Pace, da perseguire con l’obiezione di coscienza rigorosa e intransigente nel rifiuto di ogni sferragliare di eserciti e di armi. Per Mazzolari fu impegno di tutta la vita, nella predicazione e negli scritti, un sentire profondo che gli fa avvertire sulla pelle la carica di dolore incombente, che è ogni guerra che si abbatte sul mondo e sulla terra ferita. “È la guerra. La maledetta per sempre”. Antenne sensibilissime che utilizza nella sorprendente percezione di ciò che accade nelle diplomazie europee dove, in quella fine estate si decisero le sorti del mondo, come dimostrano le intense righe del Diario; in quel 1° settembre 1939, primo venerdì del mese , il parroco della bassa padana ,dopo la messa, in quell’alba tragica di stragi e di morte, non riusciva a “staccarsi dalla radio” e alle 10 ascolta il discorso di Hitler al Reichstag: “Una voce infernale. Più nulla di umano”. Alle 12 ascolta il discorso tradotto in italiano, così lo comprende e commenta, da cronista ‘in diretta’: “Ci si chiede s’egli è normale, oppure se si è davan� ti a un mistero criminale quale la storia non ha mai conosciuto. La Polonia per il momento è sola. Po� polo messianico, dopo l’agonia, la crocifissione. Non so se uma� namente potrà resistere a lungo, sotto la valanga teutonica, so che è capace di morire per tutti”. Un giudizio in contemporanea di don Primo che ha già visto il baratro verso cui si incammina l’Europa, sospinta dalla follia hitleriana; la stessa chiaroveggenza che gli fa commentare il colpevole silenzio-assenso di Mussolini nei giorni dei “centomila tedeschi per le strade di Varsavia, nel cuore morente di Varsavia!”… “Comincio a pensare che non parlerà più…O se parlerà, sarà un linguaggio inintelligibile, perché in quindici giorni la nazione non capisce più la lingua dell’uomo che non ha fatto che parlare e stordirci di parole in 17 anni. Avrà giocato, nient’altro che giocato. Sport la politica, sport la guerra. L’hanno predicata, preparata, provocata fino alla vigilia…” (“Diario” 20 settembre, Avvenire). Mazzolari è stata una figura scomoda dentro la Chiesa, da annoverare tra quelli che amano “abitare la soglia” come ha sottolineato, in una bella rievocazione, don Bruno Bignami, Presidente della Fondazione Mazzolari, presentando il suo libro sul “Parroco d’Italia”, il 21 novembre 2014 nella parrocchia Mater Ecclesiae di don Franco Manunta; evento che si può utilmente rivedere su Youtube. Fa ancora bene ascoltare “la tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”, secondo il saluto che Papa Giovanni XXIII rivolse a don Primo Mazzolari incontrandolo nel 1959. Poco prima della morte, quasi una solenne riparazione per le sofferenze che egli dovette patire anche dall’interno della Chiesa; le più dolorose. Leonarda Tola In Limba 15 Dicios antigos e vida moderna SU DIMONIU FAGHET PADEDHAS “S u dimoniu faghet padedhas e cobertores nono” devet esser unu dìciu frommadu in s’Era cristiana, siat ca faedhat de dimoniu siat pro su chi cheret imparare, difatis dada un’indicu forte pro non fagher operas malas. Una borta, custu dìciu puru s’impreaiat, pius de totu, pro fagher crescher sos pitzinnos cun ideas giaras e bonas e pro lis fagher cumprendher chi non si deviant fidare mai de chie los cheriat cumbincher a fagher male, nendhelis chi tantu non lu tiat ischire niunu. Nois, cristianos dae naschidorzu, ischimus chi sas tentasciones non benint semper deretas dae su dimoniu, ma de frecuente isse impreat pessones malignas e ingannadoras, chi si mustrant sintzeras e sabias. Pro cussu est pius fatzile a ruer in s’ingannu e a iscurtare sas lusingas de su fartzu tentadore, chi si mustrat in pannos de amigu o de pessone digna de fiducia. Sos antigos, fintzas sos chi non fint andhados a iscola, ischiant chi sos pitzinnos, dae candho cumintzaiant a cumprendher, cheriant imparados a distingher su bonu dae su malu e, nendhelis chi su dimoniu faghet padedhas e cobertores nono, lis daiant un’indicu pro si difendher dae urdinzadores de malas fainas. Innanti, de tzertu, podiant esser cosas minores, a s’acua de babbos e mamas, e pustis, cosas de importu, cuendhelas a chie lis daiat trabagliu o a sa zente de su logu issoro. Pro segare in curtzu s’arrejonu naramus chi custu fit unu de.i cussos dìcios chi serviant pro imparare a sos fizos a si cumportare semper cun onestade, siat a cara a sole che in logu cuadu. Custos imparos, forsis, tzertas pessones de su tempus nostru non los ant apidos e pro cussu lompent a fagher imbroglios de cadazenia, chi essint a fora dae padedhas mannas e bonas, ca sunt chentza cobertore. Est naturale chi, si dae sa padedha, pro calchi lassinzada Poesia de Don Tonio Sau MISSION’EST ANDARE IN POVERTADE Mission’est andare in povertade, pro preigare sa paghe e s’amore, giustiscia grascia vida veridade, cun sa peraula de Cristos Segnore. Gesusu nos imibiad’in sa tzittade, pro dare, de Isse su Selvadore, saludu divinu a satziedade, curende de s’anima ogn’errore. A malaidos e sanos dende cura de Gesusu bennidu a salvare mustrendeli s’istrada pius segura, un’eterna biadia a gosare. Est mannu s’ismarru e sa disaura Peraula santa ‘e Deus sepultare. Cristos est dae su Babbu mandadu: si cheret dae tottu agiuadu. o pro esser posta in logu pagu frimmu, ndhe essit calchi butiu o fiagu, nascat sa curiosidade e si cherfat bider su chi b’est intro. E gai, in custos tempos pius che in àteros, nos lompent a orijas notiscias de imbroglios e de trufas, in logos pubricos e privados. Una de.i cussas, e mi paret siat fintzas sa pius manna, est cussa iscoberta a su sindhigu de Roma, chi at devidu dare sas dimissiones. Paret chi totu siat cumintzadu dae un’iscontrinu, chi s’est acheradu a s’oru de sa padedha e at fatu abbaidare proite l’aiant fatu. Mancu a lu fagher a posta, fint propiu ispesas fatas pro manigare. Ohi, cantu s’at a impudare de aer acunsentidu a fagher cussa padedha! Su malu est chi cosas de.i custa zenia non capitant a unu ebbia. Oramai paret chi siat usantzia de medas. Forsis est una maladia assimizante a s’infruenscia, chi andhat a cundhidura. Ma, a contrariu de s’infruenscia, chi leat a chiesisiat, dae custa pelea nos podimus difendher, imparendhe dae su chi est capitadu a àtere e tenindhe bene in mente chi su dimoniu faghet padedhas e cobertores nono. Mariantonia Fara 16 In Calendario Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36 INGRESSI DEI NUOVI PARROCI E DEGLI AMMINISTRATORI PARROCCHIALI PARROCCHIA DI SAN DONATO E SAN SISTO, SASSARI Domenica 11 ottobre, ore 18,00 Mons. Mario Simula, Vicario generale ha presentato il nuovo amministratore DON GAVINO SANNA PARROCCHIA DI SAN PIETRO IN VINCOLI, ITTIRI Martedì 13 ottobre, ore 17,00 Mons. Arcivescovo, Padre Paolo Atzei ha introdotto il nuovo Parroco DON NICOLA CARTA e il vice DON ANDREA STARA PARROCCHIA DI SANTA MONICA, SORSO Domenica 18 ottobre, ore 17,00 Mons. Arcivescovo, Padre Paolo Atzei introdurrà il nuovo Parroco PADRE LUIGI MAIOCCHI PARROCCHIA DI SANTA VITTORIA V. E M., SILIGO (SS) Sabato 24 ottobre, ore 18,00 Mons. Mario Simula, Vicario generale presenterà il nuovo amministratore DON GIUSEPPE MARRAS PARROCCHIA DI SAN LORENZO M., BANARI (SS) Mercoledì 4 novembre, ore 16,30 Nominato per alcuni mesi come amministratore parrocchiale si presenterà DON GIUSEPPE MARRAS