36 2015 Liberta - Arcidiocesi di Sassari

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36 2015 Liberta - Arcidiocesi di Sassari
LIBERTÀ
SIA LODATO GESÙ CRISTO
36
13 OTTOBRE 2015 | Anno CV
www.arcidiocesisassari.it
Settimanale dell’Arcidiocesi di Sassari
Il fascino di quel 12 ottobre
Ottobre missionario
Don Mario Simula
SCEGLI DA CHE
PARTE STARE
Don Emanuele Piredda, *
L
a giornata missionaria mondiale che la Chiesa celebra
ogni anno nella terza Domenica di ottobre è un momento
privilegiato per fare un resoconto della testimonianza di fede che ciascuno
di noi dà nel proprio ambiente, nelle
circostanze che vive. Dice il Papa
nel messaggio che ci ha lasciato per
questa giornata: “chi segue Cristo
non può che diventare missionario”.
Come capita per ogni grande e
piccolo evento, all’arrivo dell’ottobre
>>> continua a pag. 3
Esplosione
in centro storico
QUARTIERE IN LUTTO
Don Francesco Marruncheddu
U
na violentissima esplosione
in una palazzina di Via La
Marmora, principale asse
viario del quartiere di San
Donato, ha bruscamente interrotto la
“tranquillità” di una zona dove il disagio e l’abbandono regnano sovrani.
Protagonista un sassarese di 63 anni,
Fulvio Leoni, che nel chiaro tentativo,
purtroppo riuscito, di togliersi la vita,
ha dato fuoco a una bombola del gas
nel suo appartamento al primo piano
>>> continua a pag. 3
I lettori ci scrivono
Ancora
una lettera sui
trasferimenti
2
P
adre Francesco Zirano appartiene all’elenco dei Beati della nostra
Chiesa di Sassari, in particolare. Da
un anno. Entra come uno sconosciuto, che abbiamo imparato a decifrare in
lunghi di mesi di preparazione. Oggi è uno
di noi. Nella mentalità della gente. Nella devozione. Nella testimonianza. Nel messaggio.
Siamo davanti ad un uomo consacrato,
di grandissima attualità. Amante della libertà religiosa e umana, in genere, è pronto ad
ogni rischio pur di realizzare questa sua urgenza interiore.
Antesignano di un dialogo interreligioso,
in particolare con il mondo dell’Islam, che
getta le basi di un cammino sempre più arduo, pieno di incognite e di difficoltà.
Eppure Il beato Zirano è stato capace di
guardare con molto realismo l’evolversi di
queste problematiche. Nella sua storia si
legge un’attitudine spiccata allo spirito missionario, non tanto nel predicare, quanto
piuttosto nel testimoniare.
La nostra Chiesa di Sassari è posta davanti ad un esempio, ma anche davanti a
tutti gli interrogativi che questo esempio
accende. Certamente l’anno dopo la beatificazione non ha rappresentato in pieno
l’occasione favorevole per una catechesi
attorno al dono del martirio come testimonianza quotidiana. Si è adagiato in qualche ricordo e in qualche preghiera. Forse
dovremmo riscoprire l’orgoglio del “sangue
versato”. Forse dovremmo ritrovare i sentieri dell’autenticità della grazia a caro prezzo,
che costa povertà, fatica, poche parole e
molto amore pastorale.
Il percorso ci mette davanti all’urgenza di
uno studio più accurato e attento del senso
della missione che è andare e restare allo
Territorio
Vertenza
lavoratori
Cedi-Sigma
6
stesso tempo, con l’unico tormento del Vangelo.
Ci contesta davanti ai nostri luoghi comuni sul rapporto con le altre fedi e con altri uomini di fede che popolano la città e i paesi e
con i quali difficilmente instauriamo relazioni di preghiera e di ricerca, anche minime.
Un anno trascorso ci può dare la misura
della nostra attenzione. O un avvenimento
di grazia ci rivoluziona, e per fare questo ci
vogliamo tutti, oppure ci affossa, mettendo
in risalto l’abitudine, la poca sensibilità, la
difficoltà a lasciarci scomodare. Lo dico non
per il vezzo di contestare e di vedere sempre il “pelo nell’uovo”. Lo dico perché la realtà ci obbliga alla verità.
Poteva essere Padre Manzella. Sarà Elisabetta Sanna. Ogni persona che ha scelto
con radicalità, ci “scortica”, attraverso un
problema interiore che non possiamo eludere.
La misericordia del Giubileo, la riflessione attenta sulla famiglia, il tormento dei
giovani non sono altro che filoni di un unico
progetto di rinnovamento. Non li possiamo
raggiungere con le “solite” alchimie, fuori tempo e incomprensibili. Ci domandano
una ridiscussione dei nostri pensieri e delle
nostre sensibilità pastorali che vadano oltre
la stanchezza e soprattutto oltre un fatalismo senza speranza.
Non ci mancano i “santi”. Manchiamo noi
come viandanti che si affiancano al tragitto
dei santi.
Nonostante tutto, credo in questa nostra
Chiesa che sente l’affanno della fatica, il dolore di tanti sacerdoti, l’instancabile riprendere, il giorno e la notte donati. Il martirio
della quotidianità. Tutto ciò che alla luce del
sole sembra essere lacunoso, è supplito da
un’offerta fatta nel silenzio.
Vi assicuro che su questo tema non verrà
mai scritto un editoriale.
Chiesa in Italia
La morte
del biblista
d. Rinaldo Fabri
11
Vita Consacrata
I Vincenziani
preti
della Missione
Poste Italiane spa spedizione in abbonamento postale D.L.353/03
(conv.in L. 27/02/2004 n°46)ART.1 COMMA 1 MP-AT/C/SS/AUT.140/2008 - € 1
IL MARTIRIO DI OGNI GIORNO
12
2
I lettori ci scrivono
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
[email protected]
ANCORA UNA LETTERA SUI TRASFERIMENTI
[…] Sono coniugata ed ho due
figli maggiorenni.
La presente è formulata allo
scopo di sensibilizzare Sua
Eccellenza affinché riesamini una Sua recente decisione
anticipata dal giornale La Nuo�
va Sardegna, quella di voler
trasferire dalla parrocchia […]
l’attuale parroco […].
I motivi che depongono a favore di detto sacerdote sono
molteplici e per sommi capi
possono essere come appresso sintetizzabili:
1) La nostra Comunità […]
non è omologabile ad un rione
qualsiasi, sia della stessa città
che dei comuni viciniori […].
Trattasi di un quartiere difficile
da amministrare, tanto che, ivi
serve un sacerdote giovane,
fuori dal comune capace di caratterizzarsi per la propria autorevolezza, usi un linguaggio
efficace per questi difficili parrocchiani seppur senza sconfinare nell’autoritarismo.
2) La Parrocchia […], grazie
all’impegno del suo parroco è
oggi pienamente inserita entro quel progetto di attrazione
verso i più poveri e bisognosi,
con opere effettive di carità
che non possono essere fissate in alcun elenco né portate
alla Sua attenzione, in quanto
evangelicamente parlando, la
stessa mano destra non ha
diritto di conoscere le opere di
bene fatte dalla mano sinistra,
ma mi creda le opere di carità
del parroco […] verso i poveri
sono tantissime.
3) Sono sorti all’interno della
comunità parrocchiale aggregazioni giovanili cattoliche,
che vedono nel nostro sacerdote […] la loro guida spirituale, favorendo in detto contesto
una spinta positiva alla frequentazione della parrocchia,
non solo alle Sante Messe,
ma anche ai vari momenti di
socializzazione con coinvolgimento in varie iniziative poste
a margine dell’attività religiosa, tutto con lo scopo preciso
di distogliere questi dai vari
pericoli esistenti (alcool – droga- ecc). […]
4) La Comunità […] è frequentata, grazie alla specialità che
contraddistingue il parroco da
fedeli che provengono da tutto
il circondario e anche da Sassari, e nel periodo estivo da turisti di passaggio.
La ricetta di detta attrazione,
difficile da descrivere, credo
sia tutta nella semplicità delle parole usate nell’omelia,
capaci nella sostanza di rendere il Vangelo attuale e vivo
nel suo messaggio cristiano,
con esempi di vita quotidiana
[…], ovvero dei loro comportamenti che devono essere
rivisti e corretti secondo l’insegnamento delle narrate letture.
Non esagero, a riconoscere al
sacerdote […] il pregio di saper
coinvolgere l’attenzione tutta
dei fedeli, pregi che svaniscono (parlo a titolo personale) in
altre chiese e\o santuari.
In conclusione, il Suo, disposto, trasferimento del parroco
[…] è una ingiustificata punizione elargita a questa comunità cristiana […], a tutto il suo
difficile quartiere ed ai frequentatori compresa la sottoscritta.
Non posso tacere, un altro
gravissimo fatto che si verrebbe a creare se Ella persistesse
nel trasferimento in trattazione, giacché, seppur da estranea, ho notato che il sacerdote
(ha mille altre incombenze che
assolve da par suo, senza minimamente farlo pesare sulle
altre ministeriali) […].
Per i suddetti ragionamenti, si
rivolge preghiera a Sua Eccellenza affinché riveda ed annulli la maturanda decisione di
trasferire detto sacerdote […].
Ancora una lettera sui trasferimenti in atto. Stavolta chi
scrive è una donna coniugata, con figli maggiorenni,
la quale, pur provenendo da
un’altra parrocchia, frequenta una Comunità, il cui parroco è stato appena trasferito
in un’altra sede. Scrive per
“sensibilizzare Vostra Eccellenza affinché riesamini la
sua decisione”, ossia quella
riguardante il trasferimento
del parroco in questione.
Adduce quattro principali
motivazioni, che riprendo in
breve:
- la complessità della parrocchia, che esige un sacerdote
giovane, esperto, dal polso
fermo, autorevole;
- la sua (del sacerdote) attenzione preferenziale ai molti
poveri dell’ambiente;
- la presenza di aggregazioni
giovanili e il loro coinvolgimento nelle varie iniziative
della Comunità;
- la capacità di predicare in
modo semplice, catturando
l’attenzione di tutti e il modo
con cui attualizza il messaggio.
Tutte giustificabili queste sue
motivazioni. Ma non ha accennato ad una in particolare. Quale? Eccola: il mandato
ricevuto da quel parroco per
un novennio. Ossia lo nominai parroco nel 2005. Col
2015 siamo oltre il tempo previsto. Tutto qui. Detto parroco
merita di essere conosciuto e
amato, appunto perché molto
bravo, anche da altre comunità. Infatti, è stato consacrato ministro di Dio per la sua
Chiesa, cioè per tutti, ovunque, a partire da questa Chiesa. Le sono molto grato e la
benedico.
Lettera firmata
(+ppa)
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N.36 | ANNO CV
LIBERTÀ
PERIODICO ARCIDIOCESI DI SASSARI
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n.9 - 13/10/2008
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Hanno collaborato a questo numero: Gian Franco Addis, Paolo Atzei, Giovanni Antonio
Dussoni, Mariantonia Fara, Antonio Loriga, Francesco Marruncheddu, Emanuele Piredda, Alfio
Pusceddu, Agostino Ruzzu, Mario Simula, Michele Spanu, Leonarda Tola.
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per soddisfare gli obblighi previsti dalla normativa in vigore.
Primo Piano
>>> continua da pag. 1
missionario, ci si guarda indietro e ci si rende conto che poco
si è fatto. C’è tanto da realizzare nella pastorale ordinaria
e nei mille impegni quotidiani,
che non è semplice ricordarsi
ogni giorno dei poveri e stare
dalla loro parte. Sempre nel
suo messaggio Papa Francesco dice: “la missione è posta
di fronte alla sfida di rispetta�
re il bisogno di tutti i popoli
di ripartire dalle proprie radici
e di salvaguardare i valori
delle rispettive culture. Si trat�
ta di conoscere e rispettare
altre tradizioni e sistemi filo�
sofici e riconoscere ad ogni
popolo e cultura il diritto di farsi
aiutare dalla propria tradizione
nell’ intelligenza del mistero di
Dio e nell����������������������
’ ��������������������
accoglienza del Van�
gelo di Gesù, che è luce per
le culture e forza trasformante
delle medesime”.
Seguendo il ragionamento
del Papa possiamo dire, senza
paura di essere smentiti, che
non si può essere veri cristiani
e quindi veri uomini se l’impegno nella società non è indirizzato a creare quello spazio
esistenziale dove ogni persona
>>> continua da pag. 1
possa mettere in gioco la propria libertà, per esprimere se
stesso alla luce della fede e
del Vangelo, secondo le ragioni
della propria tradizione. Ogni
popolo, ogni cultura, attraverso i propri usi e costumi, può
conoscere la verità sull’uomo,
ed è la parola di Dio la luce che
scioglie le tenebre dei nostri limiti: non gli usi e costumi rivisitati dalla ragione occidentale,
come molti ancora credono.
Continua il Papa nel suo
messaggio: “La missione è
passione per Gesù Cristo e
nello stesso tempo è passio�
ne per la gente”.
Non sono cristiano se non
vivo nella dimensione missionaria della fede e non sono
missionario se non amo con
passione l’uomo. Come posso
considerarmi uomo di Chiesa
e fedele a Cristo se l’altro è
solo un depositario della mia
azione? Vivere la dimensione
missionaria nell’espressione di
fede, non è compatire chi è più
“sfortunato” di noi, ma prendere coscienza che la carne martoriata degli ultimi, degli emarginati e dei piccoli è la carne
martoriata di Cristo e quindi la
mia stessa carne.
Dice Papa Francesco: “pri�
ma di essere un bisogno per
coloro che non lo conoscono,
l’annuncio del Vangelo è una
necessit�����������������
à per
���������������
chi ama il Mae�
����
stro”. La missione prima che
essere un’ opera è un atteggiamento interiore, è una presa di
posizione, è una scelta di vita:
stare dalla parte dei poveri!
* Sacerdote fidei donum
del palazzo al numero 40/A di
“Carrera longa” causando una
violentissima esplosione ed un
conseguente incendio. L’uomo
pare avesse già più volte, nei
giorni precedenti, manifestato e
minacciato di togliersi la vita, per
cause ancora oggi non chiare.
Poco prima delle luci dell’alba
ha dato così corso al suo opiano
suicida, con un gesto eclatante
e che rischiava di avere conseguenze molto peggiori di quelle, pur drammatiche, provocate
con l’insano gesto: nello stabile
ben sette dei nove appartamenti
sono infatti abitati da altrettante
famiglie.
A causa della deflagrazione
e dell’incendio, altre tre persone che abitano nella palazzina
sono rimaste intossicate dal
monossido di carbonio. Altrettanto tempestivo ed impegnativo l’intervento degli uomini della
Questura e dei Vigili del Fuoco.
Il cadavere del suicida, trovato
vicino alle scale, nel tentativo
di raggiungere il piano superiore dell’edificio, e dunque non
di fuggire, è stato poi trasferito
all’Istituto di medicina legale.
Scene di “ordinaria follia” in una
zona dove realmente la povertà, la precarietà sono il pane
quotidiano di tanti disperati che
trovano alloggio in fatiscenti
case dove spesso nel palazzo si
convive con ogni tipo di realtà,
dai rom ai senegalesi alle prostitute. Alcune famiglie sono rimaste momentaneamente senza case, in tal caso aiutate dal
Comune che ha garantito alcuni
giorni in albergo in attesa del ripristino della zona.
È pur vero che momenti di
disperazione, di follia, possono
capitare in ogni città ed in ogni
quartiere, ma quando lo scenario è il nostro centro storico, quasi una terra di confine tra l’Italia
ed un mondo-altro, per certi
aspetti più controverso dello
stesso cosiddetto terzo mando,
si impone una riflessione che
esige rispetto, compassione, attenzione. Quella zona, un tempo
cuore vitale della Città, e attualmente degradata in tanta parte
delle sue vie e delle sue case,
richiede una nuova attenzione,
capace di rivalorizzare non solo
selciati e facciate di palazzi, una
volta nobili e splendenti, ora fatiscenti, ma prima ancora vite
divenute di colpo impossibili,
insostenibili. Ferite da drammi,
più o meno gravi e conosciuti,
capaci di annebbiare il cuore di
un uomo, e di spingerlo a porre
fine ad una esistenza, ritenuta
insostenibile, nel più drammatico dei modi. Drammi capaci di
gridare la propria disperazione,
la propria solitudine, e di annegarla in un incendio che illumina tristemente una notte fra le
mura vecchie di Sassari.
Laudato si’: la relazione della persona con la Terra/6
IL VANGELO DELLA CREAZIONE
Mons. Antonio Loriga
S
i è detto che l’invito a soggiogare la terra, da parte
del libro della Genesi,
abbia portato anche i cristiani ad abusare, a sfruttare e a
distruggere la natura. Ciò è una
visione sbagliata della interpretazione corretta della Chiesa, per
cui non si tratta di dominio assoluto, anzi di “coltivazione, di custodia” e di tutela della terra. Il papa
evidenzia sempre questo rapporto di relazionalità e di reciprocità
con la natura, che noi diciamo
tende anche a definire la stessa
persona umana in quanto tale,
dopo la relazione con Dio e con
gli altri uomini.
La Bibbia si sforza di stabilire
pertanto non solo il rapporto con
gli uomini, ma anche con gli altri
esseri viventi. Lo stesso riposo
del settimo giorno non è proposto
solo per l’uomo, ma anche per le
altre creature, perché pure queste
hanno un valore proprio di fronte
a Dio. Il Papa riporta in questo
contesto l’espressione del libro
dei Proverbi: “il Signore ha fondato la terra con sapienza”, e poi
si rifà ad una coraggiosa espressione dei vescovi tedeschi: per le
altre creature “si potrebbe parlare
della priorità dell’essere sulla priorità dell’essere utili.”
E quindi il pontefice fa riferimento al Catechismo della Chiesa, in cui si afferma che “le varie
creature volute nel proprio essere,
riflettono, ognuna a suo modo, un
raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Per questo l’uomo deve
rispettare la bontà propria di ogni
creatura, per evitare un uso disordinato delle cose”, che pertanto
sarebbe da considerare come un
“antropocentrismo deviato”.
Fa poi riferimento ad Abele e
Caino: quest’ultimo per l’uccisione del fratello è maledetto e pertanto “cacciato da (questo) suolo”.
A Noè Dio afferma che la terra, a
causa del cattivo comportamento
dell’uomo, è piena di violenza. Il
Papa in questo contesto sostiene
che tutto è in relazione, anche con
la natura, e perciò essa è inseparabile dalla fraternità e giustizia
umana. Lo stesso anno sabbatico, ogni sette anni, era stabilito
per il riposo di Israele e la sua
terra, ma in particolare proprio per
un completo riposo della terra,
senza seminagione e raccolta, se
non per l’indispensabile.
Anche i Salmi invitano tutte
le creature a lodare il Signore; i
profeti stessi nei momenti difficili
d’Israele invogliano a invocare il
Dio che ha creato l’universo. Pertanto il Dio liberatore è il Dio che
ha creato l’universo. Il Dio che ha
liberato dall’Egitto il suo popolo è
lo stesso che ha creato il cielo e
la terra. Anche l’esperienza della
schiavitù di Babilonia vede nel liberatore il Dio creatore del cielo e
della terra. La fiducia nel Creatore, affermando che “grandi e mirabili sono le sue opere”, è il Dio
onnipotente, che inoltre può liberare dallo stesso dominio assoluto
dell’Impero Romano, portatore di
persecuzioni e di prove.
Papa Francesco completa questo secondo punto riconoscendo
che è impossibile avere una fede,
e sostenere una spiritualità che
metta da parte Dio onnipotente
e creatore, altrimenti rischiamo
di sostituirci a Lui, sino a calpestare la realtà creata, e appunto
a mettere l’uomo al posto di Dio.
L’uomo non può pretendere di essere un dominatore assoluto della
terra. Senza Dio l’essere umano
“tenderà sempre a porre e a voler
imporre alla realtà i propri interessi”. (nn. 65-69)
Per concludere evidenziamo
che il Papa presenta, per così
dire, un antropocentrismo mode�
rato, in quanto questa relazione
indispensabile ed equilibrata tra
uomo e Dio, evita ogni rapporto esasperato ed assoluto dello
stesso uomo con la terra, in cui
egli ha posto la sua casa donata da Dio, da abitare con fiducia
e amore, e sempre da migliorare
con grande rispetto.
3
4
Politica&Società
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
Assemblea di Confindustria
A cura di Michele Spanu
IN BREVE
LAVORO / CISL PRONTA
ALLA MOBILITAZIONE
La Cisl Sarda è pronta ad un “autunno di mobilitazione” nei confronti del
governo nazionale. Lo ha ribadito la
segretaria generale del sindacato,
Oriana Putzolu durante la Conferenza
programmatica e organizzativa, nella quale ha anche proposto un tavolo
trilaterale fra Regione, parti sociali e
associazioni di imprenditori. Se non ci
sarà un “sussulto” da parte della Giunta regionale, le proteste riguarderanno
anche l’esecutivo regionale. “Il dialogo
con la Giunta non si è mai aperto, abbiamo avuto solo incontri sporadici con
il presidente Pigliaru - ha spiegato la leader della Cisl - mentre occorre siglare
un protocollo per definire le priorità di
intervento, a cominciare dal lavoro per
proseguire con il progetto di sviluppo
dell’Isola”.
TURISMO / ACCORDO TRA
MSC CROCIERE E MERIDIANA
Msc Crociere e Meridiana hanno stretto una partnership per offrire pacchetti
volo+crociera dall’Italia. Nello specifico
l’accordo fra le due compagnie riguarderà i pacchetti fly&cruise relativi alle
crociere invernali 2015/2016 da Cuba,
che rappresenta la grande novità della
programmazione Msc Crociere, con voli
diretti dall’Italia su L’Avana, e da Martinica, con volo no-stop su Fort de France - e quelle estive del 2016 nel Nord
Europa, per voli charter su Amburgo e
Rostock. Grazie a questa partnership,
entro il termine della prossima stagione estiva verranno offerti 30.000 posti
sui voli Meridiana. “Siamo orgogliosi
di aver raggiunto un accordo con un
partner prestigioso come Msc - dichiara
Andrea Andorno, direttore commerciale
di Meridiana - e grazie al recente ottenimento dei diritti di volo su Cuba, abbiamo potuto arricchire la nostra offerta”.
COMUNICAZIONE / UN VIDEO
SUL BEATO NICOLA
PRODOTTO DALLA REGIONE
Presentato il video “Su para Circanti fra Nicola da Gesturi e il suo territorio”.
Il filmato è stato prodotto dalla Regione
nell’ambito del progetto di valorizzazione e divulgazione dei contenuti della
Digitallibrary. Il video, dalla durata di 20
minuti, è incentrato sulla figura del beato Nicola mentre è in corso il processo
di canonizzazione. Il contributo alla già
vasta letteratura sul frate fa riferimento
essenzialmente al legame con i luoghi
della sua nascita Gesturi e la Giara. Un
ambiente naturale carico di suggestioni
e significati simbolici da cui Fra Nicola
iniziò il suo particolare percorso spirituale. Gesturi rientra fra gli itinerari religiosi promossi dalla Giunta regionale e
richiama migliaia di fedeli ogni anno in
occasione delle manifestazioni e i pellegrinaggi dedicati al Beato. Il video è
stato realizzato dalla giornalista Giosi
Moccia con la collaborazione della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna
e la Società umanitaria Cineteca sarda.
PIGLIARU: “CREARE SVILUPPO
SIGNIFICA FARE SCELTE”
“Q
uesto Governo
ha l’occasione
storica di risol�
vere il proble�
ma del Mezzogiorno”. Così
Francesco Pigliaru a Nuoro,
durante l’assemblea pubblica
di Confindustria con il presidente Giorgio Squinzi. All’incontro erano presenti anche
gli assessori regionali dell’Industria Maria Grazia Piras e
della Sanità Luigi Arru. “Lo
sviluppo si può riassumere
nel coraggio di fare scelte.
Noi stiamo lavorando e i ri�
sultati iniziano a vedersi, non
chiedo sconti per nessuno”.
Il governatore, prima di rispondere alle questioni del
presidente di Confindustria
Sardegna Centrale Roberto
Bormioli, ha elencato all’assemblea i principali fattori
della politica nazionale per il
Mezzogiorno. Prima di tutto
l’istruzione, presupposto indispensabile per colmare il divario tra nord e sud dell’Italia,
per la quale la Regione sta
chiedendo con forza di calcolare gli organici delle scuole
sulla base delle difficoltà di
affrontare, e poi legalità, infrastrutture e costo del lavoro. Per le imprese Pigliaru
ha sottolineato che ci sono
700 milioni da0lla programmazione unitaria, e che sarà
importante l’apporto degli
interessati per semplificare i
bandi. “Possiamo essere otti�
misti, se guardiamo alla stra�
ordinaria gestione, da parte
dell’intero sistema regionale,
dell’alluvione dei giorni scor�
si. Un esempio di come si
possa migliorare la qualità
istituzionale in poco tempo,
facendo passi da gigante”.
Sul fronte degli investimenti e delle politiche per
lo sviluppo, il Presidente ha
citato i 130 milioni destinati
all’edilizia scolastica e i nuovi programmi sulla didattica,
annunciando il nuovo programma regionale Entrepre-
neurship & Back, destinato
alla creazione di nuovi imprenditori dal respiro internazionale. Ha poi spiegato che
la Sardegna parteciperà attivamente a due eventi sull’internazionalizzazione previsti
a novembre e ad aprile-maggio.
Da ultimo, la questione delle infrastrutture e dell’energia:
“Sui trasporti siamo insoddi�
sfatti dell’attuale sistema di
continuità e stiamo chieden�
do al Governo un intervento
rapido. Vogliamo inoltre tem�
pi di percorrenza civili, ferro�
vie veloci per le quali presto
avremo in azione i treni nuovi
e un sistema di aeroporti ben
collegati tra loro. Sul metano
invece abbiamo aperto più
opzioni. Vogliamo che ven�
ga valutata con la massima
attenzione l’ipotesi di un col�
legamento dalla Toscana alla
Sardegna, alle stesse condi�
zioni in cui il metano è stato
portato nel resto dell’Italia”.
L’Assessore Firino interviene su Macomer
“LA MOSTRA DEL LIBRO NON È A RISCHIO”
“La Mostra del libro di Ma�
comer si svolgerà anche
quest’anno, non esiste nessun
pericolo che accada il contra�
rio”. A dirlo è l’assessore della
Cultura Claudia Firino, che ha
inoltre sottolineato quanto la
Regione creda nell’importanza di questo tipo di eventi culturali. “La riprova della grande
valenza che ha l’appuntamen�
to per l’Amministrazione è ri�
scontrabile anche nel lavoro di
approfondimento che è stato
fatto per garantire l’introdu�
zione, nella manifestazione di
quest’anno, di una serie di ele�
menti di innovazione, condivisi
dalle associazioni coinvolte”.
L’esponente della giunta Pigliaru ha ricordato d’aver più
volte incontrato i rappresentanti dell’Associazione editori
sardi, e ha ribadito di essere
aperta a un confronto in qualsiasi momento.
“Il ritardo nella comunica�
zione è dovuto proprio agli
elementi di novità che desi�
deriamo introdurre – ha con-
cluso Firino – che credo siano
normali e accettabili laddove
si lavori per migliorare una im�
portante manifestazione edito�
riale”.
L’anno scorso oltre 10mila
visitatori hanno visitato la XIV
Mostra del libro in Sardegna
che si è tenuta dal 4 al 7 dicembre a Macomer negli spazi delle ex Caserme Mura. Alla
manifestazione, dedicata al
tema “Passi sardi. Segnalibri
dell’anima” e in collegamento
video con la fiera della piccola editoria “Più libri più liberi”
che si è tenuta a Roma, hanno partecipato 31 case editrici
sarde e 50 italiane. Tantissimi
gli studenti provenienti dalle
scuole di tutta l’isola. La rassegna è stata anche l’occasione per gli editori di aprire
un confronto informale con la
giunta regionale. Nel corso
del convegno conclusivo dal
titolo “La rivoluzione digitale:
occasione imperdibile o vaso
di Pandora” sono state approfondite le nuove opportunità di
crescita legate alla trasformazione digitale del mercato dei
libri: i relatori hanno presentato al pubblico le ultime frontiere dell’editoria, dimostrando
che le nuove tecnologie non si
pongono in antitesi con le pubblicazioni cartacee.
Territorio
5
A cura di P.V.
Sassari: crisi in Comune
LA QUADRATURA DEL CERCHIO
È
proverbiale l’espressione sull’impossibile
quadratura del cerchio,
per dire di un problema
irrisolvibile. Quasi non risolvibile appare, in queste ultime
settimane il problema della
soluzione della crisi comunale.
Ormai tutti gli incontri portano
sempre più a una situazione di
stallo: nessuno dei ‘contendenti’ vuole recedere di un minimo
dalle sue posizioni. Che significano, in potere politico, numero di voti, consiglieri, assessori.
Ciò che, a noi che guardiamo la scena dall’esterno, colpisce maggiormente è come si
sia potuto mandare allo sbaraglio un sindaco che per il suo
ruolo dovrebbe avere il diritto
di scelta dei suoi più stretti collaboratori, quali appunto sono
gli assessori.
Si può dire che da quando
si è insediato, Nicola Sanna,
secondo alcuni ingenuamente,
abbia ritenuto che cammin facendo la questione degli equilibri all’interno del PD potessero
risolversi quasi automaticamente. Così non è stato, anzi
le spaccature si sono accentuate, le posizioni irrigidite, le
richieste non più negoziabili.
Conseguenza, essere giunti a
una situazione di prossima paralisi, che costringe a pensare
a un’ immediata nuova tornata
elettorale. Quali scenari si possono prefigurare? Il primo è
che il PD perda se non la maggioranza assoluta, una buona
fetta del suo elettorato. Il secondo: molti elettori non andranno neppure alle urne, per
attestare il loro sdegno di fronte a una situazione non creata
dagli elettori, ma dalle più cieche correnti di partito. Il terzo:
vedere ancora, nell’eventuale
ricorso alle urne, le varie correnti ancor più conflittuali e
inconciliabili, dato che in ogni
corrente c’è qualcuno che
vuole qualcosa, diminuendo
l’eventuale desiderio di pensare al bene comune della Città,
che significa fare tutti un passo
indietro e mettersi finalmente
a governarla con serietà e in
continuità. Sassari ha bisogno
solo di questo.
Mentre andiamo in stampa,
si stanno cercando gli ultimi rimasugli di possibili intese. Auguriamo a chi di dovere che sia
ben più consistente la comune
volontà di giungere a una necessaria intesa, per risolvere,
una volta per tutte, quello che
sta diventando non solo un
caso regionale, ma anche nazionale del PD.
Sennori, difficile momento del Sindaco Desini
E
manato a fine agosto,
il decreto sull’acquisto
dei nuovi loculi, ma anche dei vecchi, ha fatto
subito discutere, fino a far montare una vera e propria ondata
di reazioni pubbliche, addirittura con minacce.
A dire il vero, nessun sindaco fino a oggi si era preoccupato di porre mano a una concessione dei loculi datata 1964.
Cifre alla mano, con tanto
di aggiornamento delle tabelle
Istat, le 50.000 lire di quell’anno – tanto costava un loculo
– di fatto risultano equivalere
ai 750,00 euro odierni. Il Sindaco, ha proposto 650,00 euro.
Che cosa è successo? Roberto
Desini riconosce di non essere
riuscito a informare tempestivamente la comunità con una
comunicazione, preso com’era
da impegni pressanti del consiglio regionale.
Così l’opposizione di centrodestra (Forza Italia, UDC, …),
ne avrebbe approfittato per una
campagna denigratoria, ordita
ad arte ovunque, cimitero compreso.
Da qui, la decisione immediata del sindaco per un correttivo, con rinvio della scadenza
al 31 ottobre, modifica del regolamento per la rateizzazione
del pagamento dei loculi acquistati, riduzione del costo di
200,00 euro, ossia del 30%.
Tutto, quasi d’incanto, si è
calmato. Interpellato da noi, il
parroco don Tore Masia, offre
le sue osservazioni, dicendo
subito che “la parrocchia non
ha problemi, perché da tem�
po ha rinnovato l’acquisto dei
loculi per parroci e vice, o al�
tri sacerdoti che morissero a
Sennori. Quanto alla reazione,
faccio notare che un po’ tutti si
erano adagiati. Bruscamente
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2015
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Benemerito
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€ 50,00
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svegliati e posti di fronte alla
necessità di pagare, i senno�
resi hanno reagito male. Non
credo che le minacce fossero
così reali. Sì, ci può essere sta�
to il rischio di un ricatto politico,
com’è nell’ordine delle cose,
ossia l’opposizione coglie sem�
pre ogni opportunità per scre�
ditare chi governa la comunità.
Se il sindaco avrà pazienza, fra
un po’ di tempo, vedrete che
tutto si normalizza e viene di�
menticato”.
Potete effettuare il vostro Oppure attivate il vostro
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6
Territorio
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
Borutta, una pala eolica per il piccolo centro
ENERGIA GRATIS PER TUTTO IL PAESE
A
metà anni ’50, poco
dopo il loro arrivo, ricorda il Sindaco Silvano
Arru, i monaci benedettini di San Pietro di Sorres,
per avere la corrente, misero
in funzione una rudimentale
pala eolica per produrre energia e dismessa con l’arrivo
dell’ENEL. Quella esperienza
non ha smesso di intrigare le
amministrazioni del piccolo
paese del Meilogu, fino all’attuale che, un paio d’anni fa,
ha presentato un progetto alla
Regione, i cui fondi – capita!
– sono stati stornati per altre
finalità. Pare che ora ci sia una
certa disponibilità finanziaria.
Tutto il paese, cioè ogni sin-
golo abitante si è quotato per
acquistare una quota del capitale costituito dalla pala, che
costa 1,5 milioni di euro.
Con il finanziamento regionale, la quota dell’amministrazione comunale e i cittadini, il
rimborso dell’energia prodotta
oltre il fabbisogno, si pensa i
far fronte nel tempo alla spesa sostenuta. I costi di manutenzione sono quelli ordinari e
non gravano più di tanto.
“Non siamo più bravi degli
altri paesi, ma pronti a cogliere
l’opportunità del progetto”, dice
il sindaco.
Tutti contenti? “Diciamo che
se andrà come prevediamo, lo
saranno”. La gente è ancora
un po’ scettica, vuole toccare
con mano. Così, ogni paese del
circondario, oltre allo svettare
dei loro campanili, potrebbe
assistere all’issarsi delle nuove
torri eoliche, per la produzione
di energia gratis per tutti. Coi
tempi che corrono!...
Sassari, vertenza lavoratori Cedi-Sigma
VERSO UNA SCONFITTA DI TUTTI?
U
no sguardo di sintesi
del momento circa la
vertenza lavoratori nei
confronti della SIGMACEDI, indurrebbe a concludere
amaramente che si va verso
una sconfitta di tutti, dei lavoratori e della proprietà.
Tutto è cominciato qualche
mese fa, quando gli indici di
mercato davano un vistoso calo
dei consumi in un contesto di
crisi ben nota. Conseguente
una riduzione dei dipendenti.
Che hanno subito alzato le barricate, nel senso di aver fatto capire che, se è vero che non tutti
i vecchi dipendenti potevano
essere riassunti, i quaranta con
cui Consorzio Europa della Sigma voleva ripartire, pretendeva
di selezionarli liberamente. Altra
levata di scudi: “Se assumete,
lo fate con graduatoria di leg�
ge”. La proprietà ha accettato.
E i tre sindacati confederali han-
no firmato. Poco prima dell’atto
conclusivo con la firma, ecco il
rappresentante della CGIL pretendere il rispetto dell’articolo
18, sulla tutela del posto di lavoro. La SIGMA di Milano lascia
la trattativa e non si è presentata al tavolo. Da una parte i
confederali intendono firmare,
dall’altra una componente della
CGIL continua ostinatamente
ad opporsi. Così, non tutti i lavoratori capiscono, tanto meno
la proprietà, e il lavoro sembra
destinato ad altri lidi, con la perdita del posto. La ripartenza può
avvenire solo con l’accettazione
della Cobec di Rinaldo Carta,
riferimento di garanzia per la
SIGMA di Milano.
Certamente quaranta posti di
lavoro sono insufficienti a fronte del quadruplo dei possibili licenziamenti. In realtà, la parte
milanese della proprietà vuole
libertà di scelta degli operai. La
Cheremule rende omaggio al suo ultracentenario
ZIO ANTONIO, UN INTRAPRENDENTE
F
orse è stata l’intraprendenza la dote più caratteristica
di zio Antonio, deceduto il
7 ottobre scorso. Avrebbe
compiuto 103 anni il 13 dicembre,
giorno di Santa Lucia.
La fama che lo ha accompagnato, attesta il suo non fermarsi
mai, il continuo interesse per il
bene comune, intento sino alla fine
ad accudire a tanti piccoli lavoretti
nella vigna, nell’orto, in casa. Ha
smesso di guidare poco dopo il
compimento dei 100 anni. Da primo Sindaco del dopo guerra può
vantare il suo impegno per risolvere il problema idrico ed energetico,
l’arrivo dell’autobus fino al centro
del paese, la percorribilità delle
strade di penetrazione agraria.
Sempre lucido di mente, attivo,
molto discreto e riservato, mai vanamente in giro, rispettoso. Così,
lo ricorda il sindaco Salvatore Masia. E il parroco don Salvatore Delogu evidenzia che in questi ultimi
anni, come tutti i malati anziani, si
confessava e riceveva volentieri la
comunione.
Nell’omelia delle esequie, oltre
a mettere in risalto il dono di una
lunga esistenza terrena, vissuta
con discrezione e in continuo movimento, don Salvatore ha ricordato la necessità della fede nella
Risurrezione di Cristo per entrare
con Lui nella vita senza fine. Il Padre celeste perdonerà zio Antonio,
e ciascuno di noi, se ci presenteremo, pentiti, al suo cospetto delle
umane fragilità.
Così, Cheremule, dopo aver
visto viventi insieme cinque centenari, ora ne ha uno soltanto, con
attorno molti nonagenari.
situazione potrebbe trascinarsi
per mesi senza una soluzione,
senza vincitori e di fatto tutti
sconfitti.
Nel frattempo si cercano
argomenti a sproposito, come
quello di un certo Boeddu,
capo della piccola frangia della
CGIL, assolutamente contraria alle firme. Avrebbe detto in
un’assemblea: “Attenti a Ri�
naldo Carta, che è amico del
Vescovo, ossia ha i poteri forti
della Chiesa che lo proteggo�
no”. Informato, p. Paolo si è
fatto una risata.
Ma i problemi reali della vertenza rimangono pur essendo a
portata di mano la possibile, ed
auspicabile, conclusione con
la firma dell’accordo. Sarebbe
una vittoria e non una sconfitta
di tutti. Il territorio, la città, hanno bisogno di veder cucite, non
strappati i fili invisibili e delicati
della speranza del lavoro.
Magistero del Papa
INTERVENTI DI FRANCESCO
EDUCATORI, STRUMENTI
D’ACCOGLIENZA
Oggi chiediamo al Signore che
tutti i genitori e gli educatori
del mondo, come anche l’intera società, si facciano strumenti di quell’accoglienza e di
quell’amore con cui Gesù abbraccia i più piccoli. Egli guarda
nei loro cuori con la tenerezza
e la sollecitudine di un padre e
al tempo stesso di una madre.
Penso a tanti bambini affamati,
abbandonati, sfruttati, costretti
alla guerra, rifiutati. E’ doloroso
vedere le immagini di bambini
infelici, con lo sguardo smarrito,
che scappano da povertà e conflitti, bussano alle nostre porte e
ai nostri cuori implorando aiuto.
Il Signore ci aiuti a non essere
società-fortezza, ma societàfamiglia, capaci di accogliere,
con regole adeguate, ma accogliere, accogliere sempre, con
amore!
Vi invito a sostenere con la
preghiera i lavori del Sinodo,
affinché lo Spirito Santo renda i Padri Sinodali pienamente
docili alle sue ispirazioni. Invochiamo la materna intercessione della Vergine Maria, unendoci spiritualmente a quanti, in
questo momento, nel Santuario
di Pompei recitano la “Supplica
alla Madonna del Rosario”.
(Angelus, Domenica 4 ottobre
2015)
LA GUERRA
PORTA DISTRUZIONE
[...] vorrei invitarvi a dedicare la
preghiera dell’Ora Terza all’intenzione della riconciliazione
e della pace in Medio Oriente.
Siamo dolorosamente colpiti e
seguiamo con profonda preoccupazione quanto sta avvenendo in Siria, in Iraq, a Gerusalemme e in Cisgiordania, dove
assistiamo ad una escalation
della violenza che coinvolge
civili innocenti e continua ad
alimentare una crisi umanitaria
di enormi proporzioni. La guer-
L’approfondimento
ra porta distruzione e moltiplica
le sofferenze delle popolazioni.
Speranza e progresso vengono
solo da scelte di pace. Uniamoci, dunque, in una intensa e
fiduciosa preghiera al Signore,
una preghiera che intende essere al tempo stesso espressione di vicinanza ai fratelli Patriarchi e Vescovi qui presenti, che
provengono da quelle regioni,
ai loro sacerdoti e fedeli, come
pure a tutti coloro che la abitano.
Nello stesso tempo rivolgo, insieme al Sinodo, un accorato
PROCEDONO I LAVORI DEL SINODO
È
un confronto epocale
quello in atto tra i 270
Cardinali e Vescovi
riuniti in Vaticano da
Papa Francesco. “Il processo
sinodale va avanti e tutti ne
siamo contenti: tagliamo con
soddisfazione il traguardo del�
la prima settimana dei lavori”
Così P. Federico Lombardi, Direttore della Sala Stampa della
Santa Sede fa il punto a conclusione della appena trascorsa prima settimana del Sinodo.
“Tuttavia ancora non abbiamo
la certezza di come avverrà la
conclusione, cioè se ci sarà un
documento finale. Vediamo se
il Papa darà delle indicazioni
precise” prosegue il portavoce. Intanto c’è stato un inizio
di discussione sulla questione
della comunione ai divorziati
risposati sulla quale “c’è stato
solo un inizio di dibattito che
continuerà anche nei prossimi
giorni”. Per lo più si è trattato di
“interventi che hanno registrato
diversi pareri, a volte condivisi,
a volte sfumati”.
Ed è chiaro che su indisso-
lubilità delle nozze, vocazione
al matrimonio, e altri argomenti
sensibili “deciderà il Papa”, prosegue Lombardi ribadendo che
potrebbe non esserci un documento finale. “Sulla conclusio�
ne non c’è ancora totale chia�
rezza dentro al Sinodo - afferma - Vedremo se il Papa darà
indicazioni precise”. Nei brie�
fing quotidiani in Sala Stampa il
Portavoce vaticano descrive gli
spunti emersi dalla discussione
in aula sottolineando che “la
vita familiare va vista come una
risposta a una chiamata di Dio
non inferiore rispetto al sacer�
dozio, ma ugualmente degna e
importante davanti a Dio”.
Tra le proposte giunte c’è
anche quella di prepararsi ai
prossimi Sinodi universali con
dei Sinodi continentali, che
prevedano riunioni a livello regionale. ”La discussione deve
sempre iniziare a livello locale
per radicarsi a livello universa�
le” spiega il card. Thottunkal,
presidente della Conferenza
Episcopale Indiana. Una profonda riflessione
appello alla comunità internazionale, perché trovi il modo di
aiutare efficacemente le parti
interessate, ad allargare i propri
orizzonti al di là degli interessi
immediati e ad usare gli strumenti del diritto internazionale,
della diplomazia, per risolvere i
conflitti in corso.
Desidero infine che estendiamo la nostra preghiera anche a
quelle zone del continente africano che stanno vivendo analoghe situazioni di conflitto.
(Aula del Sinodo, Venerdì 9 ot�
tobre 2015)
di Don Francesco Marruncheddu
sull’andare incontro ai deboli
e ai peccatori era arrivata da
Papa Francesco nella Messa
inaugurale del Sinodo dove richiama il magistero dei suoi immediati predecessori: “Ricordo
San Giovanni Paolo II quando
diceva: “l’errore e il male devo�
no essere sempre condannati
e combattuti; ma l’uomo che
cade o che sbaglia deve es�
sere compreso e amato […]
Noi dobbiamo amare il nostro
tempo e aiutare l’uomo del no�
stro tempo”. A proposito della
fedeltà intesa come missione,
il Papa sprona a “difendere
l’amore fedele e incoraggiare
le numerosissime famiglie che
vivono il loro matrimonio come
uno spazio in cui si manife�
sta l’amore divino; per difen�
dere la sacralità della vita, di
ogni vita; per difendere l’unità
e l’indissolubilità del vincolo
coniugale come segno della
grazia di Dio e della capacità
dell’uomo di amare seriamen�
te”. Prendendo spunto dalla
Caritas in veritate di Benedetto XVI, Bergoglio sottolinea
che “è la verità che protegge
l’uomo e l’umanità dalle tenta�
zioni dell’autoreferenzialità e
dal trasformare l’amore fecon�
do in egoismo sterile, l’unione
fedele in legami temporanei.
Senza verità, la carità scivola
nel sentimentalismo. L’amore
diventa un guscio vuoto, da
riempire arbitrariamente. È il
fatale rischio dell’amore in una
cultura senza verità”, ha detto
Francesco citando l’enciclica
di Ratzinger. Vivere la sua missione nella carità, infine, significa che la Chiesa non punta “il
dito per giudicare gli altri, ma
si sente in dovere di cercare e
curare le coppie ferite con l’olio
dell’accoglienza e della mise�
ricordia; di essere “ospedale
da campo”, con le porte aperte
ad accogliere chiunque bussa
chiedendo aiuto e sostegno;
di uscire dal proprio recinto
verso gli altri con amore vero,
per camminare con l’umanità
ferita, per includerla e condurla
alla sorgente della salvezza”.
Ma cosa si pensa dell’amore, come viene percepito?
“L’amore duraturo, fedele, co�
scienzioso, stabile, fertile - ha
constatato il Pontefice - è sem�
pre più deriso e guardato come
se fosse roba dell’antichità.
Sembrerebbe che le socie�
tà più avanzate siano proprio
quelle che hanno la percentua�
le più bassa di natalità e la per�
centuale più alta di aborto, di
divorzio, di suicidi e di inquina�
mento ambientale e sociale”.
Tuttavia “per Dio il matrimo�
nio non è utopia adolescenzia�
le, ma un sogno senza il quale
la sua creatura sarà destinata
alla solitudine! Infatti la paura di
aderire a questo progetto para�
lizza il cuore umano”, ha detto
ancora Francesco. “Solo alla
luce della follia della gratuità
dell’amore pasquale di Gesù
- ha concluso - apparirà com�
prensibile la follia della gratuità
di un amore coniugale unico e
usque ad mortem”.
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Magistero del Vescovo
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
Interventi
LO ‘STRAORDINARIO’ DEL GIUBILEO
L
a prima evidente caratteristica di questo Giubileo
2015-2016, a cinquant’anni
dalla conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II (7 dicembre 1965, con Paolo VI, ora
Beato), è quella di essere in continuità con quello di Benedetto XVI,
sull’Anno della Fede (11 ottobre
2012), indetto per il cinquantesimo di apertura dello stesso Concilio (11 ottobre 1961, con Giovanni
XXIII, ora Santo).
La ‘straordinarietà’ giunge dalla data sfasata rispetto ai Giubilei
venticinquennali e cinquantennali,
secondo le scadenze ordinarie invalse nella loro ricorrenza e la cui
origine affonda nella storia della
salvezza.
Da qui, la capacità di avvertire
e renderci consapevoli che stiamo
entrando in un tempo particolare
di grazia. Ciò non significa che i
Giubilei scanditi secondo i tempi ordinari e straordinari, a livello
spirituale, facciano di per sé breccia nella nostra mente e nel nostro
cuore. Diciamo che la ‘straordinarietà’, di fatto, sembra incombere
sulla vita ordinaria delle nostre comunità, sollecitate a sintonizzarsi
con l’evento e con l’organizzazione proposta dalla Santa Sede,
tramite il Pontificio Consiglio per
la Nuova Evangelizzazione.
A ben pensarci, tuttavia, ci è
dato di riscoprire l’essenziale del
Giubileo, come: tempo di riposo
e di contemplazione necessario
per tenere in armonia la nostra
complessa struttura personale,
nonché per far riposare e pazientemente sedimentare quanto il
Signore semina attraverso la sua
Parola e la nostra fatica apostolica; tempo di discernimento per
valutare ciò che è essenziale per
la nostra anima, per l’evangelizzazione, per ogni esigenza di spiritualità e per ogni attesa nel cuore
delle anime da salvare; tempo di
ascolto più attento della Parola
e più generoso nell’amministrare i Sacramenti, fra i quali alcuni
più debitamente (Riconciliazione,
Unzione degli Infermi,…) e altri
da celebrare, o cui partecipare
talvolta con meno distrazione e
sufficienza (Battesimo, Cresima,
Eucaristia, Matrimonio); tempo
dell’accoglienza da dedicare
soprattutto a chi ha necessità di
essere illuminato, confortato, ac-
compagnato; tempo della carità
da destinare a tutti i bisognosi,
in un contesto di nuove povertà
e di sempre più numerosi poveri
a causa degli evidenti ma anche
nascosti disagi; tempo di promozione e coltivazione dei germi
vocazionali di ragazzi e giovani,
uomini e donne, sostenendo la
chiamata divina con la preghiera
incessante; infine, soprattutto,
tempo di riconciliazione per curare le ferite causate da fatti che
hanno creato distanze umanamente incolmabili degli uni dagli
altri, a motivo di parole, gesti, pregiudizi e giudizi, prese di posizione, calunnie, creando nell’animo
e nella memoria zone oscure, da
illuminare con la grazia della riconciliazione.
Non dimentico che lo ‘straordinario’ riguarda anche la riscoperta o ripresa d’iniziative che ordinariamente non proponiamo:
il segno della Porta Santa (e di
ogni porta che la evoca!), del pellegrinaggio, delle opere di misericordia spirituali e corporali,
e in particolare dell’Indulgenza,
come dirò in seguito.
Un auspicio: ben venga un
anno ‘straordinario’, se ci risveglia, in alcuni casi, da evidenti o
strani torpori di fede e di missione,
da stanchezze reali e immaginarie, da piccole dimenticanze o gravi omissioni. Ben venga lo ‘straordinario’ se ci riporta all’ordinario
vissuto nel suo intrinseco valore
pedagogico e salvifico. A quel
punto, ossia quando l’ordinario
è vissuto in modo straordinario,
anche un Giubileo non aggiunge
né toglie, perché ci trova sempre
vigili, pronti, generosi, all’altezza,
direi “giubilari”, gioiosi fruitori della
multiforme grazia di Dio. (Lettera
al Clero del mese di ottobre)
Chiesa in Italia
Don Rinaldo Fabris ci ha lasciato lo scorso 9 ottobre
UN AMICO INNAMORATO DELLA PAROLA
L
utto nel mondo della Bibbia
per la scomparsa di don
Rinaldo Fabris, sacerdote
di grande umanità e umiltà, biblista di fama internazionale.
Don Rinaldo e non monsignore
perché non amava fregiarsi di
nessun titolo. Un maestro, un amico che con la sua testimonianza
ha formato e accompagnato intere generazioni in parrocchia, in
seminario, nelle facoltà pontificie,
anche nei campi Bibbia dell’Agesci a cui era molto legato.
Nasce in Friuli a Pavia di Udine il 1° dicembre 1936, frequenta
la Pontificia Facoltà Lateranense, licenza e dottorato in teologia, viene ordinato sacerdote nel
1960 e dopo lo Studium Biblicum
Franciscanum a Gerusalemme
acquisisce il dottorato presso il
Pontificio Istituto Biblico. Parlare
dei suoi titoli e impegni nel mondo ecclesiale sarebbe riduttivo
e probabilmente conoscendolo,
non lo avrebbe gradito, ma non si
può non ricordare il lavoro svolto
come direttore della Rivista Biblica Italiana e come presidente
dell’ABI- Associazione Biblica
Italiana. Nel decennio della sua
presidenza l’associazione si apre
al mondo degli appassionati della
Parola, laici e presbiteri, che pur
non avendo titoli accademici di licenza o dottorati biblici, da allora
hanno accesso e sostengono la
diffusione della Parola. Non solo,
accompagnato e sostenuto da
giovani biblisti, catecheti e teologi
di grande spessore ha collabora-
to con l’Ufficio Catechistico della
Conferenza Episcopale Italiana
nei corsi per animatori biblici a
livello nazionale. Ognuno di loro
lo ricorda con stima e grande affetto. Ma cosa dire del lavoro incessante a sostegno del dialogo
interreligioso a cui spesso per le
sue competenze e qualità umane
veniva chiamato anche all’estero… Anche la Chiesa Turritana
piange la sua scomparsa avvenuta nel Seminario Interdiocesano
di Castellerio a Pagnacco nel suo
amato Friuli a cui tornava sempre
molto volentieri. In questi ultimi
due anni di malattia, con grande
forza d’animo e lucidità, su una
sedia a rotelle, tra chemio e dialisi, ha continuato a spendere la
sua vita per il Signore nella sua
attività di ricerca e di esegesi,
nell’insegnamento e negli esercizi
spirituali finché ha potuto. Sapeva donare i suoi saperi alti in ogni
situazione e ad ogni persona. Tutti
- Amministratore parrocchiale
della parrocchia di San Sisto e
San Donato:
don Gavino Sanna.
- della parrocchia di Santa Maria a Torres, in Campanedda:
don Francesco Marruncheddu;
IN BREVE
INTEGRAZIONE ALLE NOMINE
DEI PARROCI E AMMINISTRATORI. Come anticipato dal settimanale diocesano Libertà e dal
quotidiano locale, Mons. Arcivescovo ha integrato alcune nomine, completando così il quadro
presentato durante il Convegno
diocesano di metà settembre:
Sono stati nominati parroci i
tre rispettivi amministratori parrocchiali:
- di Santa Anastasia, in Tissi:
don Giovanni Cubeddu;
- di Cristo Risorto, in Porto Torres: don Michele Murgia.
i suoi scritti e le sue pubblicazioni
ce lo raccontano. Tutti gli interventi qui in Sardegna testimoniano
l’amicizia che aveva con la nostra
chiesa, ed è questa comunità che
esprime tutto il suo cordoglio e tutto il suo affetto verso don Rinaldo,
uomo di Dio. Ci piace ricordare la
sua alta spiritualità, il suo amore
verso la Parola e la sua saggezza
teologica, non è un caso se Marco
D’Agostini ne abbia fatto uno dei
protagonisti del documentario “I
Volti Spirituali del Friuli. Sentire,
meditare, esistere”, nel 2014.
Grazie Signore per averci donato questo volto spirituale, la sua
capacità di confortare, di sostenere, di incoraggiare, il suo modo
speciale e profondo di interpretare e spiegare il mondo. Grazie
don Rinaldo per ogni parola, per
ogni gesto, per ogni preghiera di
cui con gratuità ci hai fatto dono.
Marinella Sacchetti
Chiesa in Sardegna
Riesumate le spoglie della Serva di Dio Edvige Carboni
ORA UNA COLLOCAZIONE PIÙ DEGNA
E
dvige Carboni nacque
a Pozzomaggiore il 2
maggio del 1880, si trasferì nel Lazio con la famiglia nel 1929 e morì a Roma il
17 febbraio del 1952 in odore di
santità. Fu sepolta nel cimitero
di Albano Laziale.
La causa di canonizzazione
della Serva di Dio Edvige Carboni, fu voluta dai padri Passionisti del santuario della Scala
Santa in Roma, attori della causa. Nel dicembre del 1968 ebbe
inizio la fase diocesana dell’inchiesta, mentre la fase romana
fu introdotta presso la Congregazione delle Cause dei Santi
nel maggio del 1971. In questo
momento la causa è al vaglio
della consulta teologica della
Congregazione stessa.
Oltre che dai Passionisti e dal
postulatore la figura di Edvige
Carboni è seguita con competenza e dedizione dal “Movimento Parrocchiale Serva di
Dio Edvige Carboni” di Pozzomaggiore (SS), guidata dal Presidente prof. Ernesto Madau.
Martedì 6 ottobre 2015 la salma della Serva di Dio Edvige
Carboni è stata riesumata dalla
tomba di famiglia, presso il cimitero di Albano Laziale (Roma), e
trasferita in un luogo più sicuro
e più degno. Questo è avvenuto per rendere le spoglie mortali
della Serva di Dio più accessibili
alla devozione del popolo di Dio.
Erano presenti il Rev. P. Giuseppe Zane, delegato di Sua
Ecc. Rev.ma Marcello Semeraro vescovo della diocesi suburbicaria di Albano Laziale; il
Rev. Don Andrea De Matteis,
cancelliere; Mons. Adriano Gibellini, Arciprete Parroco della
Cattedrale San Pancrazio Martire di Albano; il diacono Tomaso Antonio Ursini, P. Ottaviano
D’Egidio, in rappresentanza
dei Religiosi della Passione di
Gesù Cristo; il dott. Carlo Eugenio Morganti, Perito medico
legale, il dott. Luciano Griggio,
Tanatoprattore e l’avv. Annarita
Iezzi, Legale Congregazione
Passionista.
In rappresentanza della Sardegna una delegazione di Pozzomaggiore, paese natale della
Carboni: Don Quintino Manca,
Parroco, Don Giampaolo Pais,
prof. Ernesto Madau, biografo e
Perito storico col suo collaboratore Antonio Giorgio Carboni e il
sindaco sig. Mariano Soro.
Dopo la sua esumazione la
salma è stata immediatamente
trasportata presso il Santuario
diocesano di Santa Maria della Rotonda di Albano Laziale
e dopo alcuni momenti di preghiera, le spoglie mortali della
Serva di Dio sono state trasferite nell’attigua sacrestia per
procedere alla vera e propria
ricognizione Canonica, necessaria ad accertare che le spoglie mortali di un Servo di Dio,
di cui la causa è in corso, siano
autentiche.
In seguito alla ricognizione la
Serva di Dio è stata traslata al
Santuario di Santa Maria delle
Grazie e di S. Maria Goretti di
Nettuno. L’urna bianca è stata
accolta da sacerdoti, diaconi e
testimoni all’interno della Cappella feriale del Santuario dedicata alla Memoria della Passione, dove è stata celebrata una
S. Messa. La piccola bara bianca, dove sono state sistemate
le spoglie mortali della Serva di
Dio, è stata trasferita e collocata
in un sacello a lei dedicato nella
stessa cappella.
La speranza di molti devoti è
quella di avere le spoglie della
Serva di Dio Edvige Carboni in
terra Sarda.
Agostino Ruzzu
Azione Cattolica, la Presidenza Nazionale in visita nell’Isola
A SERVIZIO DELLA CHIESA E DEL TERRITORIO
È
stata la Sardegna, il 10 e
11 ottobre scorsi, a dare
inizio al periodico ciclo di
incontri della Presidenza
Nazionale AC con le associazioni
regionali. L’intento di tali visite è
quello di mettersi in ascolto delle
varie realtà ecclesiali e territoriali,
per analizzarne le potenzialità e
fragilità, in termini formativi e di
proposta culturale.
L’importante
appuntamento
– dal titolo #Viaggiando in Sar�
degna – è stato ospitato dalla
Diocesi di Ozieri, che ha reso
disponibile il supporto logistico e
la struttura di Casa Betania, nel
territorio di Bultei.
Per l’occasione la Presidenza nazionale era rappresentata
dal Presidente Matteo Truffelli,
dal vescovo Assistente Generale Mons. Mansueto Bianchi, dai
Vicepresidenti Giovani Lucia Colombo e Michele Tridente, dalla
Segretaria Carlotta Benedetti,
dall’Amministratore Michele Panajotti, dagli Assistenti centrali d.
Emilio Centomo (Adulti) e d. Marco Ghiazza (Acr), dal Segretario
MSAC Gioele Anni.
I lavori si sono articolati su tre
momenti, iniziando dall’incontro
di Mons. Bianchi con i Vescovi e
gli Assistenti sardi ai vari livelli.
Numerosi gli intervenuti – guidati
dai presuli Mons. Melis (Ozieri),
Mons. Marcia (Nuoro), Mons. Miglio (Cagliari), Mons. Atzei (Sassari) e Mons. Sanguinetti (Tem-
pio) – che hanno riflettuto sulla
figura dei sacerdoti che all’interno
dell’Associazione rendono piena
la comunione ecclesiale con i laici, alimentandone la vita spirituale ed il senso apostolico.
A seguire, il Consiglio Regionale, con tutte le dieci associazioni dell’isola, i rispettivi Presidenti
e presidenze diocesane. Dopo
l’introduzione della Delegata regionale Giovanna Fancello, i saluti del Vescovo di Ozieri Mons.
Melis, di Mons. Marcia vescovo
delegato per il laicato, e dei Movimenti, i presidenti e gli Incaricati
regionali demandati allo scopo
hanno esposto gli aspetti inerenti
il ruolo dell’AC nel territorio, la responsabilità associativa, il servizio educativo riguardo adulti, giovani ed Acr. Molteplici gli spunti
dati in replica dal Presidente
Truffelli e dai dirigenti nazionali:
dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco
alla centralità del Consiglio diocesano, dalla corresponsabilità
unitaria al rapporto con i parroci,
dall’adesione ai tanti altri aspetti
della vita associativa.
Molto partecipato (circa 230
presenze) anche l’incontro finale con i Consigli parrocchiali,
dove ancora una volta è emersa
la popolarità dell’AC, riportata
dai numerosi interventi che hanno messo in risalto l’attenzione
dell’Associazione per la persona
e la sua formazione, l’importanza
della figura del Presidente parrocchiale, il Libro Bianco sulle
tante iniziative intraprese.
La celebrazione eucaristica
ha poi di fatto concluso una due
giorni associativa che ha voluto
fare il punto sullo stato dell’AC in
Sardegna, per confermare e rinnovare la sua azione al servizio
sia della Chiesa universale che di
quelle locali.
GA Dussoni
9
10
Vita diocesana
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
Ricordando Suor Maria Gabriella Addis, Celestina
AMORE CRESCENTE A DIO, ALLE CONSORELLE E ALLA CHIESA
I
l 7 ottobre, memoria liturgica
della beata Vergine Maria del
Rosario, verrà ricordato dalla
comunità delle Figlie di Mater
Purissima come il giorno della
“nascita al Cielo” di suor Maria
Gabriella Addis.
Nata a Vignola (comune di Aggius) il 10 dicembre 1925, riceve
al Battesimo il nome di Chiara
e, come la Santa di Assisi, crescendo nella fede e nell’Amore al
Signore, nella preghiera vissuta
come continuo dialogo con Lui
per adorarLo, ringraziarLo e conoscere la Sua Volontà, sente
irresistibile la chiamata a consacrarGli tutta la sua vita.
Il 3 maggio 1951, all’età di 25
anni, Madre Maria Paola Muzzeddu, fondatrice della nascente
comunità religiosa delle Figlie
di Mater Purissima, la accoglie
come postulante, e l’anno successivo riceve la Vestizione Religiosa.
Il 25 Marzo dell’Anno Mariano
1954, a Li Reni (Viddalba), Mons.
Mazzotti celebra la Professione
Religiosa di Madre Paola Muzzeddu e delle sue prime quattro
consorelle: suor Maria Carmela
Lepori, Suor Maria Chiara Spezzigu, Suor Maria Letizia Mazza e
suor Maria Gabriella Addis.
Il Salmo 26 pregato durante la
Messa delle sue esequie “Una
cosa ho chiesto al Signore, que�
sta sola io cerco: abitare nella
casa del Signore tutti i giorni della
mia vita, per gustare la dolcezza
del Signore ... Di te ha detto il mio
cuore: «Cercate il suo volto»; il
tuo volto, Signore, io cerco” è la
preghiera che lei ha vissuto intensamente, con fedeltà esemplare
ogni momento della sua vita, con
il dono di tutta se stessa - sino
alla spogliazione estrema degli
ultimi anni di sofferta malattia- ,
in risposta all’immenso Amore di
Dio che lei percepiva quasi sensibile e visibile.
La preghiera del Santo Rosario era il suo mezzo quotidiano e continuo per fissare con
amore lo sguardo su Gesù, da
contemplare insieme alla Madre
Purissima, e da imitare in tutti i
suoi misteri di gioia e di dolore.
Il Rosario era la preghiera che
innalzava continuamente anche
lavorando, mentre cuciva gli abiti
delle consorelle o ricamava tovaglie per l’Altare, o innaffiava i
fiori del giardino; così aveva fatto
sin dal primo giorno di vita comune con Madre Paola e le prime
suore, per impetrare alla Chiesa
e al mondo le grazie o meglio la
grazia di Dio, consapevole che la
preghiera di intercessione è un
atto di carità inestimabile.
Non abbiamo sul suo conto
da snocciolare una litania di uffici o nomi di paesi dove lei abbia
svolto chissà quali servizi, ma nei
sessanta e più anni di vita religiosa vissuti a Sassari, - con alcuni
brevi periodi in diverse case dove
l’obbedienza la inviava - , abbiamo visto risplendere la fedeltà al
carisma e all’annuncio “Beati i
puri di cuore”. Il suo amore crescente a Dio, alle consorelle , alla
Chiesa e al mondo ha percorso
la via tracciata dalle beatitudini
gradino per gradino. Chi per tanti anni ha avuto il dono di viverle
accanto o la incontrava percepiva
la povertà di spirito vissuta come
distacco non solo dalle cose ma
anche dalle proprie idee e opinioni. Soffermandosi spesso a
guardare e meditare Gesù nella
sua passione ne imitava la mitezza, sperimentava fame e sete di
giustizia desiderando la santità e
la presenza di Dio nel suo cuore
e nel cuore delle consorelle e di
ogni persona. Soffriva e piangeva
per i suoi peccati e per i peccati
del mondo, usava misericordia
con tutti incapace di scivolare in
giudizi negativi o di condanna, e
alimentando la purezza del suo
cuore nella prolungata adorazione eucaristica sapeva vedere in
tutto e in tutti la presenza di Dio.
È stata artigiana di pace con tutti
e fra tutti, mai una parola che non
fosse a edificazione della fraternità, vera cartina di tornasole del
suo amore a Dio, e infine la beatitudine di chi patisce persecuzioni nelle inevitabili contrarietà che
ogni vita comunitaria offre; quando le veniva rivolta una critica o
un rimprovero lei rispondeva
con un “Deo gratias” che lasciava trasparire la sua straordinaria
umiltà.
Durante la Messa esequiale, il
nostro Arcivescovo mons. Paolo
Atzei ha sottolineato come la vita
di Suor Maria Gabriella così semplice ed essenziale è ben espressa e sintetizzata nella Parola di
Dio proclamata: “Carissimi, vede�
te quale grande amore ci ha dato
il Padre, per essere chiamati figli
di Dio, e lo siamo realmente…”
(1Gv 3,1-2) e nel Vangelo “In
quel tempo Gesù disse: «Ti ren�
do lode, Padre… perché hai na�
scoste queste cose ai sapienti e
ai dotti e le hai rivelate ai piccoli»”
(Mc 11,25-30), la benedizione di
Gesù al Padre per chi accoglie
e vive con semplicità il Vangelo.
Suor Maria Gabriella ha fatto
risplendere nella sua vita il dono
del battesimo che ci rende figli di
Dio e il dono della consacrazione
religiosa che lo rende più esplicito e radicale, vivendolo come
cammino proteso all’incontro definitivo con lo Sposo, ben espresso dal ritornello al Salmo 26 “In
te spero Signore, i miei occhi ve�
dranno il tuo volto”.
Concludendo la Messa l’Arcivescovo Padre Paolo ha invitato
la comunità delle Figlie di Mater Purissima e tutti i presenti a
ringraziare il Signore per il dono
dell’esempio di vita consacrata di
suor Maria Gabriella di cui Madre
Paola sarà certamente orgogliosa e a custodire il suo ricordo.
Festa Patronale a Cheremule
GLI ARCANGELI CI DIFENDONO DAL MALIGNO
D
opo il triduo e i vespri
solenni della vigilia, la
comunità di Cheremule
si è ritrovata per la festa del santo Patrono, l’arcan-
gelo San Gabriele arcangelo.
La Messa, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Paolo Atzei e
concelebrata dal parroco don
Salvatore Delogu e dall’emeri-
to padre Efisio Branca, è stata
accompagnata dai canti di tutta l’assemblea sostenuta dalle
note dell’organo riaccordato di
recente e suonato magistralmente da don Tore Ruzzu.
L’Arcivescovo, padre Paolo,
durante l’omelia ha parlato del
compito specifico dei Santi Arcangeli, difensori contro il maligno, messaggeri della Parola di
Dio e protettori contro i pericoli
che affliggono gli uomini, esortando i fedeli alla venerazione,
alla preghiera e alla fiducia nella
loro intercessione.
Dopo il sacro rito si è svolta
la processione per le vie del paese, con la presenza di gruppi
in costume sardo, cavalieri a
cavallo nonché i rappresenti di
vari Comitati con le rispettive
bandiere.
Al rientro in chiesa, alla presenza dell’Arcivescovo, è avvenuta la proclamazione del nuovo Comitato e lo scambio della
bandiera tra l’obriere maggiore
uscente Giuseppe Faedda e il
nuovo Alessio Onida.
Quindi nel salone parrocchiale il gruppo operativo del
sodalizio di San Gabriele ha
offerto a tutti una cena squisita.
La serata, infine, è stata allietata dall’esibizione nella piazza
chiesa dei gruppi folk Santa Maria Bambina di Nule, Sas Mae�
stralinas di Thiesi e dal Gruppo
Tradizioni e balli di Bultei.
S.D.
11
Nel primo Anniversario della beatificazione
LA FESTA DEL BEATO FRANCESCO ZIRANO
L
a festa del Beato Francesco Zirano ad un anno
dalla sua Beatificazione
è stata voluta fraternamente dalla Comunità religiosa
ed ecclesiale di Santa Maria di
Betlem. È un atto di gratitudine
e di amore al nostro Beato che
vuole significare tutta la gioia e
l’orgoglio della città di Sassari
per il suo figlio elevato agli ordini dell’altare.
Si è iniziato con un solenne
Triduo in preparazione alla festa dove sono stati sviluppato i
temi de “La Missione”, “La Cari�
tà”, “Il martirio di Padre Zirano”.
Le liturgie sono state animate
dai Cori: Coro Femminile “Ca�
ras” diretto dal Mo Tore Bulla,
“Coro di Florinas” (Mo Giacomo
Pintori), “Coro filarmonico della
Sardegna” (Mo Gianni Mastino).
I fedeli presenti sono rimasti
molto ben impressionati dalle
omelie e dai bei canti proposti
dai Cori.
Non sono mancati gli applausi a conclusione del repertorio.
Sabato 10 Ottobre è stata
una nuova occasione per cono-
scer meglio la figura del Beato
Francesco Zirano con la rappresentazione teatrale del Beato al
Teatro Smeraldo.
Domenica 11 Ottobre presenti tutte le Confraternite, i gruppi
locali e i Gremi, è stata celebrata una partecipata processione
con la banda e la statua del Be-
ato realizzata l’anno scorso dallo scultore Elio Pulli.
Per la prima volta essa ha
attraversato il Centro storico,
luogo di nascita del Beato Francesco Zirano e luoghi della sua
infanzia. È stato un momento
commovente fermarci nella Parrocchia del Santissimo Crocifis-
so e S. Apollinare dove il Parroco ha puntualizzato come forse
tante volte il giovane Francesco
Zirano si sia fermato a pregare
in questa chiesa di fronte al Crocifisso miracoloso.
Lunedì 12 Ottobre 2015 ricorreva il primo anniversario dalla
proclamazione del Beato Frate
sassarese.
Anche oggi la celebrazione
vespertina ha visto la partecipazione di tanti fedeli e autorità civili e religiose stringersi attorno
al nostro cittadino Beato.
Erano presenti l’Arcivescovo
con tanti sacerdoti e religiosi,
con il Seminario diocesano e
tante religiose.
Possiamo affermare che questo primo anniversario ha significato come Beato Francesco
Zirano sia vivo nel cuore di tutti.
Siamo certi che in cielo abbiamo un protettore che si prende
cura amorevolmente della sua
gente e della città di Sassari.
Padre Alfio Pusceddu,
ofmconv.
Amministrazione delle Cresime
San Pietro Apostolo, Torralba
San Matteo Apostolo, Chiaramonti
S
omenica 11 Ottobre a
Chiaramonti nella Parrocchia di San Matteo
Apostolo, 13 ragazzi hanno
ricevuto il Sacramento della
Confermazione.
L’Arcivescovo Mons. Paolo
Atzei è stato accolto all’ingresso della chiesa dal parroco don
Paolo Tirotto e da0i ministranti,
sulle note del canto d’apertura
eseguito dal coro femminile
parrocchiale guidato dal maestro Carlo Moretti.
La cerimonia è stata guidata dal Parroco con l’aiuto delle
catechiste; nel rituale sono stati
coinvolti alcuni genitori dei Cresimandi per la proclamazione
delle Letture.
D
abato 10 Ottobre 2015 la
comunità parrocchiale di
Torralba ha accolto l’arcivescovo Mons. Paolo Atzei per l’
amministrazione del sacramento
della Confermazione a 9 candidati locali (6 ragazzi e 3 ragazze).
È stato un momento gioioso e di
fede per i cresimandi, per le loro
famiglie e per l’ intera comunità
cristiana. All’inizio della Celebrazione eucaristica, animata dal
coro parrocchiale con canti appropriati ed eseguiti con cura, il parroco don Antonio Simula, salutando,
a nome di tutti, l’arcivescovo, ha
presentato i candidati con parole
di affetto evidenziando la bellezza
del loro cammino di fede, iniziato
col Battesimo, rafforzato dai doni
del sacramento della Penitenza
e dell’Eucaristia e giunto alla pienezza col sacramento della Con-
fermazione. […]. L’ arcivescovo
nell’omelia, ha ricordato la reazione di Gesù – “fissatolo lo amò” – e
quella del giovane ricco – “si fece
scuro in volto e se ne andò rattri�
stato…” e ha incoraggiato tutti a
seguire il Signore, senza calcoli
perché è Lui la nostra felicità, il
centuplo di tutto ciò che noi consideriamo valori umani. […] All’omelia è seguito il rito della cresima,
forte ed evidente l’emozione dei
ragazzi, confermati, nel dono della
fede, nel gesto del segno di croce
tracciato dal Vescovo con l’unzione col Sacro Crisma.
Alla conclusione della Celebrazione eucaristica, ben partecipata
e vissuta, l’arcivescovo si è fermato amabilmente con i presenti, con
i cresimati e i loro familiari.
Le catechiste
Al termine dell’omelia di Sua
Eccellenza, i ragazzi e tutta
l’assemblea hanno fatto la rinuncia al peccato e la professione di fede, quindi, il Vescovo
con il Parroco hanno imposto le
mani sui cresimandi, terminata
la preghiera i ragazzi hanno ricevuto la Santa Cresima.
Dopo il solenne e emozionante momento si è dato inizio
all’offertorio, alcuni Cresimati
hanno portato i doni all’altare.
AI termine della cerimonia è
stata apprezzata la disponibilità
con cui si è proposto il Vescovo
per posare nella foto di rito anche con le famiglie.
Le catechiste
12
Vita consacrata
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
Di Francesco Marruncheddu
Congregazione della Missione: i “Vincenziani”
CERTOSINI IN CASA, APOSTOLI FUORI
Incontriamo questa settimana i
“Preti della Missione”, ovvero la
Congregazione della Missione,
più semplicemente conosciuti
come i “Vincenziani”, noti nel
mondo come “Lazzaristi”, che
nella nostra Diocesi hanno legato il loro nome alla straordinaria figura del Servo di Dio P.
Giovanni Battista Manzella, che
visse e morì appunto nella Casa
della Missione di Sassari.
ISTITUTO: Congregazione della Missione (Vincenziani – Lazzaristi)
Case in Diocesi: Casa della
Missione – Chiesa delle Missioni – Sassari
Superiore: P. Bruno Gonella
IL FONDATORE
Vincenzo de’ Paoli, nato nel
1581 a Pouy presso Dax in
Francia da una famiglia contadina, venne ordinato Sacerdote
nel 1600. Nel gennaio del 1617,
confessando a Gannes un contadino moribondo, si rese conto
della miseria morale e materiale
della popolazione rurale e, d’intesa con la marchesa Françoise
Marguerite de Silly, decise di
consacrarsi interamente ai poveri. Il 25 gennaio 1617, festa
della Conversione di San Paolo,
presso la chiesa di Folleville iniziò la predicazione della sua
prima missione al popolo e il 17
aprile 1625 istituì una compagnia, detta dei preti della missione, per l’apostolato rurale. Morì
a Parigi il 27 settembre 1670,
e fu beatificato da papa Benedetto XIII nel 1729,e poi proclamato Santo da Papa Clemente
XII il 16 giugno 1737.
LA CONGREGAZIONE:
I PRETI DELLA MISSIONE
Nel 1625 la fraternità fondata
da San Vincenzo si trasferì da
Folleville al Collège des Bons
Enfants di Parigi, da cui i Sacerdoti partivano per predicare, tra la gente di campagna,
missioni popolari che potevano
durare tra i venti e i sessanta
giorni; nel 1632 la Casa Madre
della compagnia venne trasferita nell’antico priorato di SaintLazare, un vecchio convento
con annesso lazzaretto per gli
appestati, fu per questo che i
membri della nascente famiglia
vincenziana presero a essere
chiamati anche Lazzaristi. La
compagnia venne approvata
dall’arcivescovo di Parigi il 24
aprile 1626 e da papa Urbano VIII con la Bolla “Salvatoris
Nostri” del 12 gennaio 1633; le
prime Regole, elaborate dallo
stesso San Vincenzo, vennero
pubblicate il 17 maggio 1658.
Il fondatore non volle creare un
Ordine, soprattutto per evitare
che l’ufficiatura del coro distogliesse i preti dall’apostolato
attivo: non volle, quindi, che i
componenti si vincolassero alla
Compagnia mediante voti pubblici, ma che pronunciassero solo
voti privati di povertà, obbedienza e castità, più un quarto, quello di dedicarsi all’apostolato tra i
poveri e i contadini. I voti furono
approvati da Alessandro VII il
22 ottobre 1655 e confermati
da Pio XII nel 1953. La Congregazione ebbe rapida diffusione e
alla morte del Fondatore era già
presente In Francia, Italia, Irlanda, Tunisia, Algeria, Madagascar, Scozia e in Polonia.
Attualmente la famiglia è sparsa in tutto il mondo con oltre
4.000 confratelli.
SPIRITUALITÀ E CARISMA
La spiritualità dei Vincenziani
porta l’impronta contemplativa
di Pierre de Bérulle e Francesco di Sales, amici del fondatore, e il dinamismo di Ignazio di
Loyola: per Vincenzo de’ Paoli i
suoi preti avrebbero dovuto essere “certosini in casa, apostoli
fuori”. Il motto della congregazione è “Evangelizare pauperi�
bus misit me”.
LA PRESENZA IN DIOCESI
Dal maggio 1879, quando giunsero i primi quattro missionari
dal Piemonte, i “Vincenziani”
sono una presenza costante
e fondamentale per la Chiesa
Turritana, presenti nella nostra
Città, con la storica “Casa della
Missione” in Viale Italia, annessa alla bella Chiesa della Medaglia Miracolosa.
I primi missionari andarono
ad alloggiare provvisoriamente presso le Figlie della Carità
dell’Orfanotrofio ubicato allora
nell’ex convento domenicano
della Chiesa del Rosario .
Il 14 settembre del 1879 firmarono la prima convenzione col
Seminario Arcivescovile, del
quale presero la direzione, e iniziarono la loro attività.
La loro prima sede non fu duratura, infatti, dopo alcuni anni,
divenuto il seminarietto insufficiente, si trasferirono al terzo
piano dello stesso seminario e
cominciò ad avvertirsi la necessità di una casa autonoma per
meglio operare.
Nel 1885 ebbe inizio la costruzione della Casa di Via Muroni,
fatta erigere appositamente per
loro con l’aiuto di facoltosi benefattori del continente per l’interessamento del p. Costagliola e
ultimata nel 1892, anno del loro
trasferimento. Poiché la Casa
risultava adiacente alla chiesa
di Sant’Agostino, questa Chiesa venne loro affidata dopo non
poche insistenze del Vescovo
mons. Cassani, ausiliare dell’arcivescovo mons. Parodi (19051916) . La casa rappresenta un
tipo di architettura neoclassica
suggestiva. In questi anni dettero inizio agli esercizi spirituali al
clero, resi possibili dall’ampiezza
della nuova Casa, la cui comunità si era resa indipendente da
quella del seminario fin dal 1905.
Nel 1910, assecondando forse
una direttiva proveniente da Parigi, quasi a prevenire una nuova
spoliazione da parte dello Stato,
essendo allora superiore P. Manzella, la Casa fu ceduta al Regio
Orfanotrofio delle Figlie di Maria,
amministrato da laici in odore di
massoneria ma diretta dalle Figlie della Carità .Ciò limitò per alcuni anni l’attività dei ritiri al clero
e ai laici, ritiri che tuttavia si svolsero nel Seminario Arcivescovile.
Dal 1911 al 1925 i Missionari dovettero abitare in affitto in
corso Angioy, in una palazzina adiacente alla Casa Divina Provvidenza. Si decise poi
la costruzione di una nuova
Casa, preceduta dall’acquisto
di un terreno di 500 mq. a cui
se ne aggiunsero altri 700 donati dall’Arcivescovo, in quella
zona che diventerà Viale Italia.
La Casa avrebbe dovuto essere di tre piani ma per mancanza
di fondi se ne costruirono solo
due. Fu inaugurata il 26 maggio
del1925. Fin dal loro arrivo favorirono, dove ancora non presenti, nei vari centri dell’Isola, la
presenza delle Figlie della Carità per la gestione degli ospedali, degli asili, e successivamente
degli istituti assistenziali per orfani ed abbandonati, fondati dalla Compagnia delle Dame della
Carità. La presenza in Seminario si concluse nel 1967.
Si distinguono per la splendida
figura di Padre Giovanni Battista
Manzella, che grazie al suo trasferimento nella casa di Sassari
potè giungere in Sardegna, terra
dalla quale fu “adottato”, e diventare quel grande apostolo e
missionario che tutti noi ben conosciamo e che speriamo di vedere giustamente quanto prima
elevato alla gloria degli altari.
In passato la casa era sede della Scuola Apostolica, chiusa poi
negli anni ’90. Un missionario
segue l’attività vocazionale in
sintonia con il CDV. La Chiesa
della medaglia Miracolosa (nota
“della Missione”), a ridosso di
Viale Italia e della zona ospedaliera, è molto frequentata ed è
uno spazio di evangelizzazione
amato dai fedeli, soprattutto per
il ministero delle confessioni.
ATTIVITÀ IN DIOCESI:
Missioni al popolo
e predicazione nei paesi
Ministero delle Confessioni
Animazione e assistenza
delle Suore Figlie della Carità
Animazione vocazionale
Varie cappellanie
Assistenza alla Famiglia
Vincenziana
Assistenza regionale
dei Giovani del
Volontariato Vincenziano
Gruppo Missionario
InformaCaritas
A cura di Gian Franco Addis
Povertà e politiche
LE CINQUE COSE FONDAMENTALI DA SAPERE
Pubblichiamo
un
breve
estratto dal secondo capitolo
del Rapporto 2015.
D
opo la crisi, costruire il
welfare, curato da Caritas italiana, relativo
alle politiche contro la
povertà in Italia. Di grande interesse lo studio fatto da Davide
Caselli, dell’Università degli studi di Torino, che offre un quadro
sintetico delle conoscenze fondamentali sulla povertà e sulle
politiche contro la povertà nel
nostro Paese, proponendo una
base conoscitiva sul fenomeno
della povertà su cui innestare le riflessioni e le valutazioni
relative alle scelte di politiche
economica e sociale effettuate
dal Governo nell’ultimo anno.
Riproponiamo la scheda conclusiva.
Che cosa si intende per povertà assoluta – Viene definita
povertà assoluta la condizione
in cui vivono persone e famiglie
che non riescono ad accedere
a beni fondamentali per condurre una vita dignitosa: alimentazione, abitazione, istruzione,
svago. Il metro più diffuso per
calcolarla è un paniere stabilito
dall’Istat e rivisto ogni 10 anni.
Come la crisi cambia la povertà - La crisi economica e le
politiche con cui è stata gestita
hanno in parte modificato le caratteristiche della povertà in Italia, stabili da più di quarant’anni.
Se a trovarsi in povertà erano
storicamente soprattutto nuclei
familiari residenti nel Meridione,
composti da genitori disoccupati e almeno tre figli o da anziani,
con la crisi la povertà si amplia
e colpisce in maniera più significativa anche nel Nord Italia, soprattutto nuclei familiari giovani,
con almeno due figli e in cui un
genitore lavora.
Una storica debolezza che si
rinnova - L’Italia condivide con
l’Europa meridionale un modello
di welfare, di cui le politiche
contro la povertà sono parte,
in cui lo Stato ha un ruolo marginale, in favore del sostegno
fornito dalla rete familiare e sociale. L’attuale condizione delle
politiche nel nostro Paese conferma questa eredità storica.
Si protrae la crisi, diminuiscono le politiche - La politica e le
politiche non hanno finora elaborato una risposta all’altezza
dei bisogni. Dall’inizio della crisi
i fondi nazionali per le politiche
sociali sono stati pesantemente
tagliati e continua a mancare una
misura universale di sostegno
economico contro la povertà.
La povertà è una condizione storica: può cambiare – La
trasformazione della povertà e
delle politiche ci ricorda che si
tratta di fenomeni determinati
storicamente e dunque suscettibili di cambiamento. Se il sistema economico e la politica,
principali responsabili dell’attuale condizione, assumeranno
precise responsabilità e cambieranno i loro indirizzi, il numero di persone che vivono in
povertà potrà diminuire.
L’intero Rapporto Dopo la crisi, costruire il welfare (già presentato nel n.34 del nostro settimanale) è facilmente consultabile su www.caritasturritana.it.
13
IN BREVE
CAPIRE E RACCONTARE IL
DISAGIO SOCIALE. Sabato
10 ottobre 2015 dalle ore 14
alle ore 17 presso la sede della Nuova Sardegna, Z.I. Predda Niedda Str. 31 (Sassari), si
è svolto il seminario formativo
per giornalisti e operatori della
comunicazione ‘Capire e raccontare il disagio e l’esclusione
sociale oggi, tra vecchie e nuove povertà’, organizzato dal
Coordinamento regionale comunicazione (CRC) della Caritas Sardegna, dall’ Odg Sardegna e dall’ Ucsi Sardegna,
in collaborazione con l’Agenzia
giornalistica Redattore Sociale. Il seminario, promosso dalla
Delegazione regionale Caritas
Sardegna, ha fornito gli strumenti utili per comunicare in
modo corretto i temi correlati
al fenomeno della povertà e
dell’esclusione sociale.
Sono intervenuti
Francesco Birocchi,
Presidente dell’odg Sardegna
Mario Girau,
Presidente Ucsi Sardegna
Raffaele Callia,
responsabile Servizio Studi e
ricerche della Caritas regionale
Stefano Trasatti,
direttore dell’Agenzia
Redattore Sociale
Riuniti ad Oristano i Direttori UCS e dei periodici diocesani
MAGGIORE SINERGIA TRA I PERIODICI
I
direttori dei giornali diocesani della Sardegna si sono
riuniti a Oristano sabato
scorso insieme ai responsa-
Marco Piras
Incaricato regionale FISC
bili diocesani per le Comunicazioni Sociali per programmare
le attività dell’anno pastorale
2015/2016.
Nel corso dell’incontro, guidato dall’incaricato regionale
per le comunicazioni sociali
Marco Piras, i partecipanti hanno concordato sulla necessità
di una maggiore sinergia tra le
testate diocesane non solo in
riferimento ai contenuti ma anche sul fronte promozionale. A
questo proposito, nell’ambito
della campagna abbonamenti
promossa dalle singole diocesi, si è deciso di realizzare una
brochure che presenti in sintesi
le caratteristiche dei settimanali
e dei periodici della Sardegna.
Attraverso questo strumento
sarà possibile sia presentare
agevolmente la realtà dei giornali in occasione degli incontri
regionali e diocesani sia raggiungere possibili inserzionisti
pubblicitari che potranno pianificare le loro campagne promozionali in tutto il territorio isolano.
Prosegue intanto il lavoro di
preparazione del sito ufficiale
della Conferenza Episcopale
Sarda che, salvo imprevisti,
verrà pubblicato e reso visibile
entro la fine dell’anno.
I direttori e i responsabili delle comunicazioni sociali, sottolineando l’importanza
dell’animazione pastorale delle
comunicazioni nelle comunità
locali, hanno condiviso l’idea di
prevedere nel corso dell’anno
uno specifico momento di formazione per gli operatori della
comunicazione sociale, dedicato alla presenza nel web delle
parrocchie e delle diocesi.
In attesa della definitiva
conferma della data, le diocesi della Sardegna di stanno
organizzando per partecipare
all’Udienza che Papa Francesco concederà in occasione dei
cinquant’anni della Federazione Italiana Settimanali Cattolici.
L’idea è quella di promuovere la
partecipazione dei membri delle
redazioni, dei lettori e delle loro
famiglie.
Infine, è stata confermata
anche per il prossimo anno l’intenzione di realizzare un inserto
di 12 pagine allegato ad Avvenire da distribuire attraverso le
parrocchie della Sardegna in
occasione della Giornata per
le comunicazioni sociali che
quest’anno avrà come tema​
“Comunicazione e misericordia,
un incontro fecondo”. L’inserto,
realizzato grazie alla collaborazione tra le diverse diocesi, potrà offrire all’azione della Chiesa in Sardegna un volto sempre
più unitario e aperto, specialmente nell’Anno del Giubileo
della Misericordia.
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La Parola di Dio
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
XXIX Domenica del Tempo Ordinario (ANNO B)
LETTURE: Isaia 53, 10-11; Salmo 32; Ebrei 4, 14-16; Marco 10, 35-45
L’UOMO VISTO DAL BASSO
L
a tentazione insolente e
fastidiosa, anche se molto
lusingata, si affaccia di nuovo tra gli amici di Gesù. Si
esprime in una richiesta: “Maestro,
possiamo occupare un posto di privilegio nel tuo regno, io e mio fratello?”. La sete è sempre la stessa:
far prevalere anche una briciola di
dominio, di autorità, di decisione
indiscussa. Come se in questo territorio franco del potere, risiedesse
la nostra dignità, la grandezza e la
realizzazione personale.
Attenzione. Nessuno di noi dichiarerà mai questo desiderio irrefrenabile di contare qualcosa più
degli altri. Saprà sempre camuffare la presunzione nascosta dietro
“parole corrette”: custodire l’unità,
favorire la comunione, costruire
la comunità. Si invoca ogni documento della Chiesa. Anche il Vangelo viene scomodato come avvallo alle nostre piccole ambizioni di
grandezza.
Avviene anche nei laici. Avviene
in chi è stato ammesso ad un ministero, cioè ad un servizio. Avviene
tra i sacerdoti.
Il vaccino contro questa influenza o è fuori commercio o è inefficace.
L’unica terapia ce la offre la Parola di Dio.
Gesù è straordinario perché è
libero. Non dice mai ciò che non
è. Non nasconde le difficoltà della
strada stretta. Non addolcisce mai
ciò che è giusto a vantaggio di ciò
che può essere più comodo e gratificante.
Parla dritto alla nostra vita. Mette a nudo il nostro cuore. Ci ristruttura profondamente, se ci fidiamo
di Lui.
“Amici miei, non ho il potere di
collocarvi nei ministeri più importanti. Soprattutto, fare questo non
corrisponde al mio modo di pensare e al modo di pensare del Padre”.
Così il capitolo del discorso mondano è chiuso. Senza equivoci,
senza sconti.
Rimane il “che cosa fare?”.
Le risposte di Gesù sono sostanzialmente due.
La prima: “Siete disposti a bere
il calice che io berrò? Siete disposti a percorrere con me la strada
dell’immolazione, del servo sofferente, sfigurato e disprezzato?”.
Se non diamo risposta a questi
interrogativi, cade il discepolato.
Non siamo “di” Gesù, ma siamo
“del mondo”.
La seconda: “Chi vuole essere il primo tra voi, deve essere il
servo di tutti. L’ultimo. L’ultimo per
modo di dire, perché il mio regno
è soltanto un regno per servire.
La regalità che io conosco è una
regalità di servizio, che si esprime
simbolicamente nella lavanda dei
piedi. Parte dal gradino infimo. Da
terra”.
Ci aspettavamo qualcosa di diverso? No, affatto. Se il prezzo della venuta del Signore è l’amore incondizionato, questo amore si rivela nel dono totale della propria vita,
fino all’ultimo rantolo, fino all’ultima
goccia di sangue, fino all’ultimo
frammento di “dignità”. Ogni altro
itinerario porta ad essere potere
mondano, destinato a dominare e
non a servire, alla corruzione più
che al bene comune, all’apparire a
qualsiasi costo fosse anche quello
«Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»
di sacrificare gli altri, invece che se
stessi.
La Signoria di Gesù è veramente un controsenso per il nostro piccolo cabotaggio.
Sconfigge e umilia ragionamenti come questo: “Chi l’ha deciso?
Ma io non sapevo nulla! A queste
condizioni (poco spazio per il mio
poter!), fatevelo voi”.
Altri ragionamenti: “Ma io sono
lettore, ma io sono accolito, ma io
sono diacono, ma io ormai sono
prete”. Ministeri come minacce, ministeri come ricatti, ministeri come
piedestalli già sprofondati prima di
essere calcati. “Quindi…?”, ci direbbe Gesù.
Amabile Signore, prendi atto
della nostra incorreggibile voglia
di contare. Sii paziente e buono.
E mentre ci accompagni con la
tua tenacia di educatore esperto,
insegna a noi la logica della lavan�
da dei piedi. Riesco soltanto ad
immaginarla una comunità nella
quale tutti sono sinceramente al
servizio. La sogno soltanto una
Chiesa nella quale l’onore è esse�
re collocati all’ultimo posto, ma con
stima, con benevolenza, non come
pezza da piedi. Gesù, per adesso,
oltre a questo traguardo non riesco
ad andare. Se ci metteremo insie�
me e con Te, potremo vedere una
Chiesa tutta splendente, senza
macchia e senza ruga.
Don Mario Simula
Cultura
“Diario” di Don Primo Mazzolari
LA MALEDIZIONE DELLA GUERRA GIORNO DOPO GIORNO
S
i torna a parlare di don
Primo Mazzolari (18901959) parroco per 27 anni
di Bozzolo, diocesi di Cremona e dentro la provincia di Mantova, in terra lombarda tra l’Oglio
e il Po, grande prete e uomo che
sapeva comprendere le vicende
del suo tempo interpretando gli accadimenti della storia con lucida
intelligenza, con cuore e spirito di
limpida fedeltà al Vangelo. E quale storia! Il Novecento dei primi
50 anni: due guerre mondiali e
in mezzo il ventennio fascista .
L’occasione è la nuova edizione
del quinto vol. del “Diario” (a cura
del prof. Giorgio Vecchio, EDB)
che riporta un inedito costituito di
pagine di annotazioni dissepolte da un disadorno “quadernetto
da scuola elementare” (Avvenire
del 6/9/2015): appunti diaristici di
Mazzolari, dal 1° al 23 settembre
1939, i giorni cruciali dell’invasione della Polonia da parte dell’esercito tedesco di A. Hitler, all’origine
della deflagrazione del secondo
conflitto mondiale.
Si sa delle denunce contro qualsiasi guerra di don Primo, delle
sue prese di posizione pubbliche
per “preparare” la Pace, da perseguire con l’obiezione di coscienza
rigorosa e intransigente nel rifiuto
di ogni sferragliare di eserciti e di
armi. Per Mazzolari fu impegno
di tutta la vita, nella predicazione
e negli scritti, un sentire profondo
che gli fa avvertire sulla pelle la
carica di dolore incombente, che
è ogni guerra che si abbatte sul
mondo e sulla terra ferita. “È la
guerra. La maledetta per sempre”.
Antenne sensibilissime che utilizza nella sorprendente percezione di ciò che accade nelle diplomazie europee dove, in quella fine
estate si decisero le sorti del mondo, come dimostrano le intense
righe del Diario; in quel 1° settembre 1939, primo venerdì del mese
, il parroco della bassa padana
,dopo la messa, in quell’alba tragica di stragi e di morte, non riusciva
a “staccarsi dalla radio” e alle 10
ascolta il discorso di Hitler al Reichstag: “Una voce infernale. Più
nulla di umano”. Alle 12 ascolta il
discorso tradotto in italiano, così lo
comprende e commenta, da cronista ‘in diretta’: “Ci si chiede s’egli
è normale, oppure se si è davan�
ti a un mistero criminale quale la
storia non ha mai conosciuto. La
Polonia per il momento è sola. Po�
polo messianico, dopo l’agonia,
la crocifissione. Non so se uma�
namente potrà resistere a lungo,
sotto la valanga teutonica, so che
è capace di morire per tutti”.
Un giudizio in contemporanea
di don Primo che ha già visto il
baratro verso cui si incammina
l’Europa, sospinta dalla follia hitleriana; la stessa chiaroveggenza
che gli fa commentare il colpevole
silenzio-assenso di Mussolini nei
giorni dei “centomila tedeschi
per le strade di Varsavia, nel
cuore morente di Varsavia!”…
“Comincio a pensare che non
parlerà più…O se parlerà, sarà
un linguaggio inintelligibile,
perché in quindici giorni la nazione non capisce più la lingua
dell’uomo che non ha fatto che
parlare e stordirci di parole in 17
anni. Avrà giocato, nient’altro
che giocato. Sport la politica,
sport la guerra. L’hanno predicata, preparata, provocata fino
alla vigilia…” (“Diario” 20 settembre, Avvenire).
Mazzolari è stata una figura
scomoda dentro la Chiesa, da
annoverare tra quelli che amano
“abitare la soglia” come ha sottolineato, in una bella rievocazione,
don Bruno Bignami, Presidente
della Fondazione Mazzolari, presentando il suo libro sul “Parroco d’Italia”, il 21 novembre 2014
nella parrocchia Mater Ecclesiae
di don Franco Manunta; evento
che si può utilmente rivedere su
Youtube.
Fa ancora bene ascoltare “la
tromba dello Spirito Santo in terra
mantovana”, secondo il saluto che
Papa Giovanni XXIII rivolse a don
Primo Mazzolari incontrandolo
nel 1959. Poco prima della morte,
quasi una solenne riparazione per
le sofferenze che egli dovette patire anche dall’interno della Chiesa;
le più dolorose.
Leonarda Tola
In Limba
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Dicios antigos e vida moderna
SU DIMONIU FAGHET PADEDHAS
“S
u dimoniu faghet padedhas e cobertores nono” devet esser unu dìciu frommadu in s’Era cristiana, siat ca
faedhat de dimoniu siat pro su
chi cheret imparare, difatis dada
un’indicu forte pro non fagher
operas malas. Una borta, custu
dìciu puru s’impreaiat, pius de
totu, pro fagher crescher sos pitzinnos cun ideas giaras e bonas
e pro lis fagher cumprendher chi
non si deviant fidare mai de chie
los cheriat cumbincher a fagher
male, nendhelis chi tantu non lu
tiat ischire niunu.
Nois, cristianos dae naschidorzu, ischimus chi sas tentasciones non benint semper
deretas dae su dimoniu, ma de
frecuente isse impreat pessones malignas e ingannadoras,
chi si mustrant sintzeras e sabias. Pro cussu est pius fatzile
a ruer in s’ingannu e a iscurtare
sas lusingas de su fartzu tentadore, chi si mustrat in pannos
de amigu o de pessone digna
de fiducia.
Sos antigos, fintzas sos chi
non fint andhados a iscola,
ischiant chi sos pitzinnos, dae
candho cumintzaiant a cumprendher, cheriant imparados a
distingher su bonu dae su malu
e, nendhelis chi su dimoniu faghet padedhas e cobertores
nono, lis daiant un’indicu pro si
difendher dae urdinzadores de
malas fainas. Innanti, de tzertu,
podiant esser cosas minores, a
s’acua de babbos e mamas, e
pustis, cosas de importu, cuendhelas a chie lis daiat trabagliu
o a sa zente de su logu issoro.
Pro segare in curtzu s’arrejonu
naramus chi custu fit unu de.i
cussos dìcios chi serviant pro
imparare a sos fizos a si cumportare semper cun onestade,
siat a cara a sole che in logu
cuadu.
Custos imparos, forsis, tzertas pessones de su tempus
nostru non los ant apidos e pro
cussu lompent a fagher imbroglios de cadazenia, chi essint a
fora dae padedhas mannas e
bonas, ca sunt chentza cobertore. Est naturale chi, si dae sa
padedha, pro calchi lassinzada
Poesia de Don Tonio Sau
MISSION’EST ANDARE IN POVERTADE
Mission’est andare in povertade,
pro preigare sa paghe e s’amore,
giustiscia grascia vida veridade,
cun sa peraula de Cristos Segnore.
Gesusu nos imibiad’in sa tzittade,
pro dare, de Isse su Selvadore,
saludu divinu a satziedade,
curende de s’anima ogn’errore.
A malaidos e sanos dende cura
de Gesusu bennidu a salvare
mustrendeli s’istrada pius segura,
un’eterna biadia a gosare.
Est mannu s’ismarru e sa disaura
Peraula santa ‘e Deus sepultare.
Cristos est dae su Babbu mandadu:
si cheret dae tottu agiuadu.
o pro esser posta in logu pagu
frimmu, ndhe essit calchi butiu
o fiagu, nascat sa curiosidade
e si cherfat bider su chi b’est
intro. E gai, in custos tempos
pius che in àteros, nos lompent
a orijas notiscias de imbroglios
e de trufas, in logos pubricos e
privados. Una de.i cussas, e mi
paret siat fintzas sa pius manna,
est cussa iscoberta a su sindhigu de Roma, chi at devidu dare
sas dimissiones.
Paret chi totu siat cumintzadu dae un’iscontrinu, chi s’est
acheradu a s’oru de sa padedha e at fatu abbaidare proite
l’aiant fatu. Mancu a lu fagher a
posta, fint propiu ispesas fatas
pro manigare. Ohi, cantu s’at a
impudare de aer acunsentidu a
fagher cussa padedha!
Su malu est chi cosas de.i custa zenia non capitant a unu ebbia. Oramai paret chi siat usantzia de medas. Forsis est una
maladia assimizante a s’infruenscia, chi andhat a cundhidura.
Ma, a contrariu de s’infruenscia,
chi leat a chiesisiat, dae custa
pelea nos podimus difendher,
imparendhe dae su chi est capitadu a àtere e tenindhe bene
in mente chi su dimoniu faghet
padedhas e cobertores nono.
Mariantonia Fara
16
In Calendario
Libertà | 13 OTTOBRE 2015 | Anno CV | numero 36
INGRESSI DEI NUOVI PARROCI E DEGLI AMMINISTRATORI PARROCCHIALI
PARROCCHIA DI SAN DONATO E SAN SISTO, SASSARI
Domenica 11 ottobre, ore 18,00
Mons. Mario Simula, Vicario generale
ha presentato il nuovo amministratore
DON GAVINO SANNA
PARROCCHIA DI SAN PIETRO IN VINCOLI, ITTIRI
Martedì 13 ottobre, ore 17,00
Mons. Arcivescovo, Padre Paolo Atzei
ha introdotto il nuovo Parroco
DON NICOLA CARTA e il vice DON ANDREA STARA
PARROCCHIA DI SANTA MONICA, SORSO
Domenica 18 ottobre, ore 17,00
Mons. Arcivescovo, Padre Paolo Atzei
introdurrà il nuovo Parroco
PADRE LUIGI MAIOCCHI
PARROCCHIA DI SANTA VITTORIA V. E M., SILIGO (SS)
Sabato 24 ottobre, ore 18,00
Mons. Mario Simula, Vicario generale
presenterà il nuovo amministratore
DON GIUSEPPE MARRAS
PARROCCHIA DI SAN LORENZO M., BANARI (SS)
Mercoledì 4 novembre, ore 16,30
Nominato per alcuni mesi
come amministratore parrocchiale si presenterà
DON GIUSEPPE MARRAS