Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto
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Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto
Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto negli anni trenta e quaranta Guido Valabrega Le note che seguono avrebbero dovuto entra re a far parte di un volume di saggi sui rap porti tra Italia ed Egitto negli ultimi decenni. In tale opera si sarebbe delineata, tra l’altro, una panoramica complessiva e sotto vari an goli visuali della realtà della comunità italia na in quel paese arabo: dalle questioni del re gime giuridico, all’attività dei medici e degli architetti italiani, alle ripercussioni dell’an data al potere del fascismo e della seconda guerra mondiale. Si sarebbe cosi completato fino all’epoca della presidenza di Nasser l’e same dei rapporti tra l’Italia ed il paese ara bo, che, insieme a vari incontri seminariali, è stato avviato dal Centro di studio del Mediterraneo della facoltà di Scienze politiche del l’Università di Milano, con la pubblicazione della raccolta di saggi dal titolo L ’Italia e l ’E gitto. Dalla rivolta di Arabi Pascià all’avvento del fasciscmo ( 1882-1922. Sembrava, comunque, non inutile tentare di presentare una testimonianza sull’azione antifascista, pressoché sconosciuta, di singoli e di gruppi in tale terra, cominciando a racco gliere qualche dato ed evidenziando con un primo raffronto tensioni, coincidenze e con trasti con la politica egiziana e con i comandi britannici all’epoca del conflitto mondiale. In attesa che la raccolta di interventi venga pubblicata proponiamo questi appunti ben ché siano incompiuti e richiedano ulteriori approfondimenti. D ’altro canto l’ottica spe cifica ed originale e l’approccio invero singo lare verso vicende e organizzazioni deriva dall’aver ampiamente recepito le esperienze, i ricordi ed i suggerimenti di Marcello Leone, una figura di militante quasi leggendaria, con la sua straordinaria “ egizianicità” , ovvero con la sua capacità allora e oggi di riferirsi al la condizione sociale e politica del maggiore Stato arabo (ma anche di Libano e Palestina) avvertendone con grande sensibilità, in parti colare, i problemi e le aspirazioni del movi mento dei lavoratori. Si tratta di echi e di ricostruzioni delle vicissitudini reali e precise, dell’impegno di vita di uomini e donne, del l’autentico incontro tra storie e Storia, che si curamente meritano di essere segnalati. Tra dirigenti egiziani dell’epoca m onar chica e maggiorenti della comunità italiana vi fu a lungo una sostanziale compenetrazio ne di interessi: basti pensare che addirittura molte delle risorse finanziarie personali di re Fuad passavano per la succursale cairota della Banca commerciale italiana, del cui Consiglio di amministrazione faceva parte lo stesso tesoriere reale, Zaki el-Ibbrashi Pashà. Un altro dato significativo di quell’e poca, a testimonianza della contiguità tra ce ti abbienti, fu la preferenza che un gran nu mero di ragazzi italiani accordava alle scuole francesi ed inglesi, più rinomate ed orientate 1 Romain H. Rainero, Luigi H. Serra (a cura di), L ’Italia e l’Egitto. Dalla rivolta di Arabi Pascià all’avvento del fascismo (1882-1922), Settimo Milanese, Marzorati, 1991. I ta lia c o n t e m p o r a n e a ” , g iu g n o 1 9 9 6 , n . 203 294 Guido Valabrega verso il laicismo, mentre solo i figli di fami glie poverissime tendevano ad iscriversi alla scuola italiana. Tale coinvolgimento nella realtà locale co minciò ad incrinarsi con l’aumento delle ten sioni che portarono all’iniziativa colonialisti ca fascista contro l’Etiopia. Nella numerosa comunità italiana, invero poco coesa, andò aumentando il disorientamento per il molti plicarsi delle pressioni contraddittorie in mezzo alle quali si trovava: la vigilanza e le iniziative di controllo del governo del Cairo e delle autorità britanniche; le esortazioni per un rilancio nazionale da parte dei vari partiti egiziani e gli spiriti di riscossa popola re e sindacale che si andavano diffondendo tra le masse; l’impegno reiterato del regime fascista e dei suoi seguaci all’estero per giun gere all’identificazione tra il fascismo stesso ed il concetto di patria. A quanto risulta, a partire dalla guerra d’Abissinia, subito dopo la conquista del po tere da parte dei nazisti, e dalle estese con danne che essa raccolse nel mondo africano, si può cominciare a parlare d’un concreto at tivizzarsi degli elementi antifascisti della mi noranza italiana in Egitto, che prendeva le distanze dai rilevanti consensi raccolti dal re gime in Italia nei riguardi dell’impresa colo niale. Come ha scritto Fausta Cialente, con una certa approssimazione cronologica, ma con indubbia chiarezza nella rievocazione della dinamica: il nostro com pito era quello di far giungere “ l’in formazione” a tutti i ceti della collettività italiana di Alessandria, Porto Said e Cairo: denunciare l’a biezione del regime, i delitti che vi si com metteva no, e di come già militassero all’interno gli antifa scisti, che per questo rischiavano la galera o la vi ta. L’assassinio di M atteotti, la m orte di G obetti e di Gramsci, e più tardi la guerra d’Etiopia furono via via il materiale scottante nei volantini che i no stri giovani di buona volontà riuscivano a distri buire. Ricordo gli anni della guerra di Spagna co me un periodo di fuoco2. Diremmo questa una testimonianza convin cente d’un fermento divenuto abbastanza dif fuso da arrivare a coinvolgere, sul piano ideale, anche elementi italianissimi come Tul lio Pegna, avvocato presso il Consolato. Era inoltre un fermento che cominciava ad orga nizzarsi ed al quale partecipava un numero non esiguo specie di elementi giovani. Tra es si vanno ricordati i due fratelli Leo e Gio Battino (per la precisione, greci di Corfù, ma di cultura e poi anche di nazionalità italiana), Carlo Mandel, Renato Mieli e la moglie Isa, Ugo Nacson e poi Renato Farfaro, Dina Forti e Laura Levi che agivano ad Alessan dria. Anche per i contatti e gli appoggi che trovò in tali persone, è opportuno ricordare, a questo punto, la missione dalle prospettive tuttora non approfondite di Velio Spano (1905-1964), esponente di primo piano del Pei clandestino e figura centrale dell’azione anticolonialistica, recatosi in Egitto nel 1935 con la compagna Giuseppina Zolia (Milena) per promuovere delle iniziative contro la spedizione italiana in Etiopia. Secondo quanto scrive Antonello M atto ne, colui che ne ha trattato più diffusamente3, l’opera di Spano ebbe un preciso riferimento nel sopracitato gruppo di giovani, da lui defi niti senza mezzi termini “ tutti comunisti” , e si concretò in due principali attività: l’impe gno a mobilitare l’opinione pubblica egiziana giungendo alla formazione d’un Com itato per la difesa dell’Etiopia del quale fecero par te il patriarca copto Johannes Lamba, il prin cipe Omar Tussum, il nobile Ismail Daud, Abdel Hamid Said, capo della gioventù mu sulmana, con segretario l’avvocato E1 Milighi, “uno dei nostri amici, nazionalista d’e 2 Fausta Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger, Milano, Mondadori, 1976, p. 213. 3 Antonello Mattone, Velio Spano, vita di un rivoluzionario di professione, Cagliari, Edizioni della Torre, 1978, pp. 2427. Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto strema sinistra e sincero antimperialista” ; la diffusione di materiale propagandistico ai soldati italiani in transito nel Canale di Suez ed in particolare nella tappa di Porto Said. Va però aggiunto che lo storico Jacques Couland tende ad ampliare il campo d’azione di Spano riferendo di meno noti collegamenti con elementi comunisti, wafdisti di sinistra e sindacalisti, citando pure alcune righe d’un suo rapporto sulle rivendicazioni dei lavora tori che veniva incontrando4. Di tale rappor to alla Direzione del Pei, redatto nel 1936, è recentemente apparsa una parte sotto il titolo Codice segreto: passaggio a Suez, in Velio Spano l ’uomo, il politico, lo scrittore, nel nu mero speciale di “ Rinascita sarda” per il trentesimo anniversario della morte. Si può, tra l’altro, leggere in queste note al Pei sulla missione in Egitto, la seguente osservazione sulla realtà della comunità italiana: “ L’attivi tà fra gli italiani è anch’essa assai difficile per il fatto che laggiù gli italiani sono in Italia (capitolazioni); la loro condizione economica è, del resto, assai buona. E gli italiani di lag giù mancano assolutamente di informazio ni” . Dalla stessa fonte risulta che la compa gna di allora di Spano, che lo accompagnò in Egitto sotto il nome di Fernande, si sareb be chiamata Colia e non Zolia5. Spano conobbe Mieli e altri e tali cono scenze si sarebbero rivelate utili in tempi suc cessivi al suo viaggio in Egitto quando si im pegnerà a inviare da Parigi materiali propa 295 gandistici da diffondere tra i lavoratori italia ni. Ancora nel 1953 e successivamente Spano svolgerà una funzione nell’opera di unifica zione del movimento comunista egiziano, tanto che lo storico egiziano Rifaat al Said6 sarà indotto a criticare quella che si potrebbe definire quasi un’ingerenza. Dopo aver se gnalato che il Pei, tra le varie organizzazioni comuniste, fu quella che maggiormente si in teressò al problema dell’unificazione del mo vimento comunista egiziano, al Said ricorda infatti la visita di Velio Spano in Egitto all’e poca della guerra italo-etiopica. Aggiunge, poi, che negli anni cinquanta non la convin zione, ma le pressioni del Pei, sollecitate in particolare da Gian Carlo Pajetta e da Velio Spano, portarono alcuni gruppi comunisti ad unirsi. Una pressione che si sarebbe rinnova ta nel 1957 con una visita del giornalista de “ L’U nità” Alberto Jacoviello e con articoli dello stesso Jacoviello e di Spano su tale quo tidiano. In particolare l’intervento di Spano del 5 dicembre 1957 si contraddistinguerebbe per “gli errori storici, le sciocchezze, le criti che non obiettive ed il tentativo di privilegia re alcuni quadri” a scapito di altri7. Peraltro, tornando alle vicende del 19351936, talune circostanze portano a pensare che l’insieme delle attività di Spano e degli al tri italiani antifascisti non sfuggisse alle auto rità del Cairo e specialmente ai servizi segreti britannici8. Le une e gli altri, in altre occasio ni ben più pronte a reprimere energicamente, 4 Jacques Couland, Regards sur l ’histoire syndicale et ouvrière ègyptienne (1899-1952), in René Gallissot (a cura di), Mouvement ouvrièr, communisme ed nationalismes dans le monde arabe, Parigi, Les éditions ouvrières, 1978, p. 192. 3 “ Rinascita sarda”, 1994, p. 6 e p. 44 e, per la citazione, p. 53. 6 Rifaat al Said, Tarich al harara al Sciu’ eia al masriah [Storia del movimento comunista egiziano 1900-1940], Il Cairo, Sharikat al Amai, 1986. 7 Volendo seguire gli ulteriori sviluppi del rapporto tra comunisti ed egiziani, tra i non molti testi orientativi segnaliamo Gian Carlo Pajetta, Socialismo e mondo arabo, Roma, Editori Riuniti, 1970, specie pp. 89-91, e le note d’un viaggio in Egitto nel 1967 redatte da Pietro Secchia in Archivio Pietro Secchia 1945-1973, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 527-528 e pp. 565-568. Ultimamente — marzo-aprile 1993 — un esponente del Partito della rifondazione comunista ha avuto in Egitto una serie di positivi incontri con i dirigenti al massimo livello delle varie articolazioni della sinistra. Questo con l’obiettivo, dopo la conclusione dell’esperienza sovietica, d’un recupero di contatti internazionalistici tra le forze pro gressiste dei due paesi al di qua e al di là del Mediterraneo. 8 Una testimonianza sul clima di intrighi spionistici e polizieschi esistenti nella capitale egiziana è A.W. Sanson, Con trospionaggio al Cairo, Milano, Feltrinelli, 1966. 296 Guido Valabrega inclinarono a chiudere un occhio verso mani festazioni che nell’insieme si inquadravano nelle impostazioni favorevoli all’Etiopia pa trocinate dalla Società delle nazioni e che sti marono non rilevanti per gli interessi impe riali inglesi. In ogni caso, il gruppo antifascista al cen tro del quale si ritrovava la Cialente, può es sere considerato un punto di partenza per de lineare i collegamenti e, allo stesso tempo, la frammentazione aH’interno delle quali opera vano i democratici italiani. Per un verso, in fatti, esso era impegnato a svolgere una pro pria azione nella comunità italiana; per un al tro, in particolare durante la seconda guerra mondiale, d’accordo con i comandi britanni ci, avrebbe dato il via, sempre nel settore in formativo, alla pubblicazione d’un giornale, “Fronte unito” , indirizzato ai prigionieri ita liani, non solo in Africa settentrionale, ma nel “Medio Oriente e fino nel Kenia, in India e nel Sud Africa” e dall’ottobre 1940 alla tra smissione antifascista da Radio Cairo9. Oltre a ciò si può ricordare che tale grup po manteneva rapporti ed avviava iniziative comuni pure con altre cerehie non molto dissimili o singoli personaggi dell’antifasci smo, avendo un indirizzo di fondo di sini stra più tenace di quanto gli inglesi potesse ro sospettare. Al riguardo è da rammentare che, dopo la fine del conflitto, sempre il gruppo della Cialente lanciò una nuova im presa editoriale, diffondendo tra la comuni tà italiana “ Il mattino illustrato” con una tiratura che raggiunse le ventimila copie. Tuttavia, sembra che nel 1947, preso atto dell’indicazione da parte del Pei di appog giare la richiesta jugoslava per l’annessione di Trieste, la pubblicazione sia stata rapida mente costretta a chiudere per il crollo delle vendite causato dall’opinione contraria alla posizione comunista prevalente tra i lettori. È comunque opportuno ribadire come, al meno in questo caso, resta difficile esprimere giudizi definitivi: occorrerebbe seguire ogni singola biografia e non limitarsi a segnare percorsi e contorni. Pur tenendo presente la definizione alquanto perentoria di Velio Spa no (“ tutti comunisti”), il comportamento re lativamente tollerante dell’autorità si spie gherebbe anche con l’impegno politico quasi esclusivamente diretto all’interno dell’am biente italiano o, al massimo, esteso in qual che caso ad altri residenti stranieri, tra l’altro tutti, sino all’ultimo, beneficiari sul piano giuridico dell’antico sistema delle capitola zioni. Si ricorda che l’insieme dei privilegi, denominato appunto capitolazioni, fu istitui to nell’impero ottomano, sotto la cui giuri sdizione era anche l’Egitto, sin dal Cinque cento per favorire i rapporti commerciali, ma che esso divenne con il tempo uno stru mento di discriminazione colonialistica e di oppressione. Ad esempio, i non egiziani ri correvano ai rispettivi consoli per risolvere le controversie giuridiche, civili e penali. Uf ficialmente le capitolazioni furono abrogate al Cairo nel 1937, ma il loro influsso si fece a lungo sentire anche in tempi successivi. Un altro punto di raccordo significativo dell’antifascismo degli egiziani di nazionalità straniera, in genere, ed in questo contesto di parecchi italiani, fu, a partire dal 1934, la Le ga pacifista, diretta dal cautissimo marxista svizzero Paul Jacquot-Descombes. In pratica in tale ambiente si sarebbero incontrati due nuclei di antifascisti di origine italiana: il pri mo che, in verità, ne rimase sostanzialmente ai margini, era d’ispirazione mazziniana, puntando al recupero d ’una italianità in chia ve risorgimentale, e vedeva attivi Maurizio e Vittorio Boceara con il padre, Ercole Ferruzzi, Paielli e i due figli, Sandro Rocca, Italo Tettamanti ed Angelo Tartagni. Quest’ulti 9 F. Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger, cit., pp. 222 e 225. È noto che Palmiro Togliatti tornando dall’Urss in Italia agli inizi del 1944 si fermò qualche giorno in Egitto. In tale occasione fu ospite della Cialente e di Laura Levi ed espresse loro valutazioni e consigli sulla linea di “Fronte unito” . Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto mo fonderà nel 1940 l’antifascista “Giornale d’Oriente” e più tardi, nell’ottobre 1942, il movimento Libera Italia, sempre di tendenza mazziniana ed influenzato da Randolfo Pacciardi, e l’omonimo periodico10. Specie attra verso Paielli v’erano inoltre collegamenti con una loggia massonica e con un gruppo carbo naro, a loro volta aiutati da un autorevole egiziano, figura eminente della massoneria in tale paese. L’altro nucleo, formatosi gra dualmente e decisamente più impegnato nel l’attività della Lega, aveva più spiccati orien tamenti di sinistra: i suoi componenti, ritro vatisi nella Lega pacifista, ne avevano finito con l’intuire il retroscena marxista. JacquotDecombes era difatti in contatto con l’Inter nazionale comunista e con il Partito comuni sta francese, allo stesso tempo che alcuni stranieri di origine greca iscritti alla Lega ad dirittura agivano come una sorta di cellula del Partito comunista greco. Tuttavia, le pas sate vicissitudini del comunismo egiziano, sulle quali non ci soffermeremo11, avevano in pratica decretato l’esaurirsi di una attività comunista organizzata e indotto nella Lega pacifista un’esagerata tendenza a diffidare di chiunque. Le condizioni oggettive — s’era concluso — non erano mature per una ripre sa comunista ed ogni sforzo avrebbe dovuto essere indirizzato alla formazione, nel grande partito Wafd, d’una ala sinistra su cui fare le va. Tra gli italiani che all’interno della Lega cominciavano a mordere il freno e non si ac contentavano delle iniziative pur positive in 297 favore del movimento femminista, contro l’aggressione all’Etiopia, a favore della Spa gna repubblicana e contro l’invasione giap ponese della Cina, spiccava Marcello Leone, un giovane di ascendenza ebraico-livorne se12. Nato al Cairo nel 1913, impiegato di banca, formatosi da autodidatta attraverso la lettura di Marx, di Lenin e di Bucharin, en trato nella Lega pacifista, egli dovette recarsi dal 1935 a varie riprese in Libano per motivi di salute: qui avrà una serie di incontri di grande importanza con esponenti comunisti — Nikola Shawi, Artine Madoyan, Khaled Bakdash — che lo trasformarono in militante consapevole ed attivo. In particolare Leone, che fu anche nominato corrispondente del giornale del Partito comunista sirolibanese, “Saout el Chaab” , venne sollecitato a render si conto che il compito dei marxisti stranieri in Egitto, in un contesto, cioè, dalle esplosive contraddizioni economico-sociali, avrebbe dovuto essere precisamente quello di impe gnarsi a formare dei marxisti egiziani. Il grande giornalista e uomo politico egiziano Mohamed Heikal (nel 1970 fu ministro delle Informazioni e degli esteri) dal suo canto così parla delle vicende di quegli anni: “ Marcel Israel fu il primo comunista egiziano a con tattare dei comunisti in altri paesi arabi. Poco prima della seconda guerra mondiale ebbe occazione di recarsi in Libano dove incontrò Farajallah Helou e Nikola Shawi, che erano allora due dirigenti del partito comunista li banese. Grazie a Shawi incontrò un esponen te del partito comunista francese e fu anche 10 Gli scopi del movimento e del periodico erano: “unificazione delle attività italiane antifasciste in Egitto; cooperazio ne con similari organizzazioni esistenti all’estero; collaborazione con le Nazioni unite nello sforzo di guerra per la libe razione dell’Italia dalla tirannide fascista e dal vassallaggio tedesco” (Angelo Tartagni (a cura di), Fascismo cairino, dal la "Libera Italia" novembre 1942-febbraio 1943, Cairo, 1947, p. 3). 11 Ricordiamo l’insuccesso dello sciopero generale con l’occupazione delle fabbriche proclamato ad Alessandria nel 1924 ad imitazione di quello di Torino del 1920, la catena delle successive repressioni e il tradimento di un infiltrato agente della polizia politica, Abdel Aziz, dal 1928 al 1931 designato segretario del Partito comunista egiziano, che portò all’arresto, alla scomparsa o all’espulsione dei militanti migliori. 12 Su Marcello Leone, note biografiche e notizie nell'intervista concessa ad Ahmad Ismail, Al haraka al Takaddomeiah al Masriam men Son’h al Aganeb [Il movimento progressista egiziano non è opera degli stranieri, “Adab wa Naqd” [Cul tura e critica], 1988, n. 40. 298 Guido Valabrega presentato a Khaled Bakdash e a un dirigente comunista di origine armena. Tutto spingeva Marcel Israel ad intensificare l’attività del partito tra i lavoratori e gli intellettuali egi ziani” 13. Di ritorno al Cairo, fattosi assumere in una fabbrica come magazziniere per entra re in contatto con gli operai e divenuto se gretario della Lega pacifista, Marcello Leo ne, insieme a compagni egiziani quali Fuad al Ehwani e Muhammad Nasreddin e con altri italiani, si trovò impegnato in un’am pia discussione che aveva due assi centrali: F “egizianizzazione” della Lega stessa, ov vero l’impegno ad allargare agli autoctoni, alla popolazione araba, l’opera di propa ganda, informazione e formazione in vista della creazione di quadri comunisti; l’unità antifascista, vale a dire l’esigenza di coin volgere il maggiore numero possibile di ita liani nelle prese di posizione unitarie con tro il regime, indipendentemente dalle loro tendenze partitiche (anarchici, comunisti, repubblicani). Il confronto si protrasse per parecchi mesi e si concluse con la con statazione di insuperabili chiusure rispetto alla richiesta di svolgere, nell’ambito della Lega pacifista, il vasto ed impegnativo la voro di lotta antifascista, per la democra zia e per la pace che ci si proponeva e della necessità, quindi, di dare vita ad una nuo va struttura. Verso la fine del 1938, di conseguenza, si accelerarono i preparativi per fondare al Cai ro ed ad Alessandria l’Unione democratica, dinnanzi all’impossibilità di portare avanti la preparazione di elementi marxisti di estra zione egiziana ed al rifiuto di Jacquot-Decombes di accettare l’adesione alla Lega degli antifascisti italiani con il pretesto che erano imprudenti ed anarcoidi. Marcello Leone ha ricordato cosi quest’episodio: Ero deluso. Paul Jacquot-D ecom bes era pur sem pre un vero com unista, ma molto prudente, tro p po prudente. N on poteva dimenticare il tradim en to del segretario generale del P artito che aveva fat to arrestare decine di militanti. E ra la sua ossessio ne e co m p o rtav a un settarism o totale, una sospettosità incredibile. E ro in co n tatto con un gruppo di italiani antifascisti ed avevo proposto la loro adesione alla Lega. Jacquot-D ecom bes ri fiutò, vedeva dei provocatori d ap p ertu tto 14. Alla manifestazione inaugurale dell’Unione avrebbero dovuto parlare a circa 400 persone il direttore egiziano della Biblioteca naziona le, Marcello Leone e Sandro Rocca, attore e letterato. Ma poiché le pressioni dell’amba sciata italiana indussero le autorità egiziane ad impedire i discorsi, rincontro si trasformò in un’entusiasmante recitazione di Rocca di testi e poesie sulla libertà. Con la formazione dell’Unione democrati ca, la quale, tra l’altro, rapidamente si colle gò con l’organizzazione artistica progressista Arte e libertà (nella quale era assai attiva l’a narchica italiana Marcella Biagini), si apre un vero e proprio nuovo capitolo nella storia del movimento operaio egiziano. Grazie al l’intervento di Marcello Leone, di sua mo glie, di altri italiani come Raymond Aghion e del cugino Raoul Curiel, discendenti anch’essi da una vecchia famiglia israelita livor nese, e di alcuni egiziani tra i quali Tahsin al Masri, Assad Halim, Saleh Orabi e Mussa al Kazem, si pose termine agli interrogativi ed alle esitazioni e si voltò pagina con coraggio, quasi con spavalderia giovanile, ma certa mente pure in consonanza con la tragicità e l’urgenza dei tempi. È vero che sarebbero proseguite ulteriori diatribe, divergenze e di scussioni, cosi come il grande dramma della seconda guerra mondiale non mancò di coin volgere l’Egitto con conseguenze dirette, nel la diversità dei compiti e delle responsabilità, 13 Mohamed Heikal, The Sphinx and the Commissar. The Rise and Fall o f Sovietic Influence in the Middle East, intro duzione di Henry Kissinger, New York, Harper and Row, 1978, p. 45. 14 Gilles Perrault, Un homme a part, Parigi, Barrault, 1984, p. 90. Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto per ciascun militante. Tuttavia il salto di qua lità era evidente perché con consapevolezza, dietro il paravento dell’“ Unione democrati ca, raggruppamento legale, fu fondato un gruppo clandestino m arxista” . Il compito principale era di “attirare nell’Unione demo cratica il più gran numero di giovani egiziani, al fine di reclutare tra essi i migliori elementi al marxismo [...] era la linea dell’egizianizzazione (come era stata preconizzata dal Parti to comunista libanese) che trovava così la sua prima applicazione concreta” 15. Tale risultato fu ottenuto attraverso un’ar ticolata distribuzione di compiti all’interno del nucelo comunista dell’Unione, che si im pegnò positivamente a raccogliere nuove adesioni di militanti egiziani, fino a che que sti non diventarono la maggioranza. Nel rie vocare quei tempi, Assad Halim16 ha scritto: “Marcello era il motore, l’organizzatore pra tico della nostra attività, era il più anziano di noi e il più colto e cosciente. Eravamo ine briati del marxismo e l’unica sua fonte era Marcello” . Di qui la decisione nel 1940 di tra sformare tale nucleo, attraverso un congresso costitutivo, in una vera e propria organizza 299 zione comunista che si denominò Liberazio ne del popolo [Tahrir as-shaab], strutturata in cellule e con un preciso programma d’atti vità. Al vertice v’era un Comitato esecutivo composto da tre egiziani e da Marcello Leo ne. Si può, quindi, condividere il giudizio se condo il quale Liberazione del popolo è la prima organizzazione comunista egiziana fondata dopo la scomparsa del partito17: un giudizio confermato da Rifaat al Said18. L’intensa attività in direzione del proseliti smo indurrà, però, a seguire con minore at tenzione l’Unione democratica che passò con Arte o libertà sotto la direzione di un al tro egiziano “straniero” : Henri Curiel, fratel lo di Raoul, anch’egli, come s’è detto, d’origi ne italiana19, ma che, legato culturalmente al la Francia, avrebbe scelto di vivere in questo paese sino alla sua uccisione avvenuta a Pari gi il 4 maggio 1978, in circostanze mai chiari te dalla polizia. Liberazione del popolo, con straordinario attivismo, rapidamente organizzò due altre associazioni legali di copertura finalizzate anche ad offrire occasioni per reclutare nuovi compagni: Pane e libertà, situata in un quar- 15 Marcello Leone, Esquisse historique du Mouvement communiste égyptien, p. 12: si tratta di una relazione (46 pagine più un Annexe di precisazioni redatto nel 1984) che ha rappresentato una fonte documentaria preziosa specie sino a quando gli storici egiziani, studiate tali vicende, non hanno cominciato a pubblicare i risultati delle loro ricerche. Ad esempio, Rifaat al Said (Tarikh al harara, cit., p. 698), traducendo la relazione per la prima volta in arabo, sottoli neava che il suo autore “ha giocato un ruolo importantissimo nell’attività di sinistra alla fine degli anni trenta e qua ranta. Colgo l’occasione per ringraziare Leone per la pazienza — ancora, probabilmente la stessa pazienza con cui ha saputo coinvolgere tanti lavoratori ed intellettuali egiziani alla causa dell’emancipàzione politica e nazionale — con la quale ha risposto alle mie domande, sciogliendo incertezze e spiegando scelte ed orientamenti di singoli e di gruppi. Da molti anni in Italia e pienamente inserito nella realtà italiana, questo esponente politico aveva saputo dare tutto se stesso alla causa del superamento in Egitto della interferenza colonialistica e della dipendenza politica e culturale stra niera, divenendo di fatto e nel modo più autentico un egiziano tra gli egiziani. Tale vicenda umana diremmo confermi l’artificiosità di certe categorie e suddivisioni etniche, le quali, almeno per quanto riguarda la terra del Nilo, a noi sembra giusto prendere in considerazione nella misura opportuna, ma del tutto negativo sopravvalutare e cristallizza re. In definitiva ci sembra che l’esempio di Marcello Leone confermi come l’essenziale sia il posto che ogni essere uma no ha in sorte o consapevolmente sceglie aH’intemo della scala sociale. E questo il senso del riconocimento per quello che Marcello “ha fatto per il popolo egiziano”, espresso pure da Ismail Sabri Abdallah, ex ministro della Program mazione e oggi dirigente del Partito nazionale-progressista unitario, dedicandogli il suo scritto Le Developpement de l ’Egypte. 16 Assad Halim, in R. al Said, Tarikh al harara, cit, p. 724. 17 M. Leone, Esquisse historique du Mouvement communiste égyptien, cit., p. 15. 18 R. al Said, Tarikh al harara, cit., p. 287. 19 Sulla nazionalità italiana di Henri Curiel cfr. G. Perrault, Un homme a pari, cit., p. 213. 300 Guido Valabrega tiere popolare (presto sciolta, nel 1941, con misure poliziesche) e Cultura e tempo libero, aperta ad intellettuali stranieri ed egiziani, di cui era responsabile Jeannette moglie di Leo ne20. Inoltre continuò ad utilizzare la rivista “Al Tataw ar” [L’evoluzione] fino a quando non fu sospesa dalla censura. Alla fíne del 1941, per merito dell’impegno finanziario e politico di Raymond Aghion, fu possibile a Liberazione del popolo assumere il controllo di “Al Megalla el Ghedida” [La nuova rivi sta], da tempo edita da uno scrittore liberale, e di trasformarla in mezzo assai diffuso ed ef ficace di comunicazione delle idee marxiste. La crescente presa di Liberazione del po polo tra i lavoratori e gli intellettuali, l’entu siasmo a volte avventato dei suoi giovani mi litanti e l’intento di vietare qualsiasi iniziati va politica che potesse configurarsi come eversiva, avrebbero indotto, di contro, le autorità ad intervenire, condizionando pe santemente lo sviluppo dell’organizzazione. Una inattesa misura di sicurezza venne attua ta nell’ottobre 1941, non a caso dopo la dif fusione tra gli operai di un opuscolo sul sin dacalismo, e portò all’arresto d’una quindici na di persone nella casa di Marcello: era il primo arresto di comunisti dalla fine del Par tito. Tutti furono liberati nel giro di circa due mesi, tranne Marcello Leone che, nonostante le proteste del circolo antifascista della Chá lente e degli altri, fu spedito in un campo di concentramento ove erano rinchiusi elementi italiani pericolosi per l’ordine pubblico in quanto fascisti. Solamente con l’avanzata italo-tedesca sino ad El Alamein, le pressioni della Cialente, di Rocca, del figlio del mini stro della Guerra egiziano, Bakr Seif el Nasr, che era filocomunista, valsero a far trasferire Leone e la moglie in un campo per rifugiati italiani in Palestina. Qui si incontrarono con vari antifascisti italiani provenienti dal l’Egitto: lo stesso Rocca, Boccara, Tettamanti, Aghion e Raoul Curiel che ne uscì ottenen do l’arruolam ento nelle Forze libere della Francia e che successivamente assunse la cit tadinanza del paese transalpino. Nel frattem po la guerra, che aveva determinato il ricorso alle misure d’emergenza da parte del gover no, favoriva le spinte rivendicative e la ten denza alla sindacalizzazione nelle aggrega zioni operaie che s’erano infittite proprio in seguito alle esigenze belliche: da tutto ciò de rivò la decisione della polizia di arrestare una cinquantina di militanti e simpatizzanti di Pace e libertà che, senza processo, in virtù della legge marziale, non sarebbero stati libe rati fino alla fine del 1943. Anche Marcello Leone, che durante la permanenza in Palesti na aveva rinnovato i contatti con i comunisti siro-libanesi e avviato fruttuosi scambi di idee anche con i comunisti palestinesi, diven tando militante nel loro partito, nel dicembre 1943 potè rientrare in patria. Si è accennato a polemiche e discussioni. È evidente che gli arresti ed i fermi, dei quali sommariamente abbiano riferito, non pote rono non intralciare fortemente l’attività d’una organizzazione come Liberazione del popolo, da poco costituita e non priva di ca renze. Il forzato allontanamento dai posti di massima responsabilità dei dirigenti migliori determinò dunque in Liberazione del popolo una sorta di paralisi: a livello organizzativo “praticamente non esisteva più a causa so pratutto dei molteplici colpi subiti ad opera della polizia”21. Nondimeno, specie con l’en trata dell’Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale, va ricordato che altri grup pi comunisti erano venuti compattandosi, anch’essi, d’altra parte, perseguitati e colpiti in varia misura dagli interventi polizieschi. In altre parole, nella sinistra egiziana s’era determinata una congiuntura di dinamismo 20 Secondo la testimonianza di Rifaat al Said, anche Abdel-Latif el Boghdadi, uno dei componenti il ristretto nucleo dei massimi dirigenti dei Liberi ufficiali, iniziò a prendere consapevolezza politica frequentando quell’associazione. 21 M. Leone, Equisse historique du Mouvement communiste égyptien, cit., 19. Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto e di competizione, di ribaditi intralci da par te delle autorità e di aspirazioni unitarie. U n’atmosfera che può essere simboleggiata dalle nuove iniziative editoriali promosse da Raymond Aghion: finanziamento della rivista “ E1 Fagr el Ghedid” [La nuova auro ra] e delle Edizioni dell’Aurora che pubbli cheranno, tra l’altro, con straordinario suc cesso, Fontamara di Ignazio Silone nella tra duzione in arabo di Mustafa Kamel Monib. Con il ritorno di Marcello, comunque, Libe razione del popolo convocò un congresso di riorganizzazione che ribadi come solo com pagni egiziani potessero dirigerla e che, forte dei contatti con i comunisti siro-libanesi, pa lestinesi ed iracheni, avvertì la necessità ur gente d'un coordinamento tra le differenti organizzazioni comuniste che si erano costi tuite dopo l’entrata in guerra dell’Unione Sovietica. Rimanendo all’interno delle finalità di questo intervento, che sono quelle di deli neare le scelte e le iniziative di alcuni antifa scisti italiani in Egitto, non possiamo che ac cennare di scorcio all’evoluzione del comu niSmo in tale paese e sempre in funzione del l’opera di alcuni esponenti qui già segnalati. Del pari risulta difficile e sarebbe dispersivo l’indugiare sui tratti personali. Pensiamo cioè che anche in queste vicende, come so vente capita, nonostante la generosità e l’al truismo, abbiano contato in qualche misura, a complicare le cose, la diversità di estrazio ne sociale e di formazione politico-culturale, l’atteggiamento psicologico dissimile con cui ci si è confrontati con il mondo e con gli uo mini a sé vicini, il differente atteggiamento nei confronti del proprio compito ovvero nei confronti del compito che a ciascuno ap pariva più congeniale soggettivamente. Or bene, dando per scontato che qualche inte resse potrebbe avere anche la storia degli in contri, delle simpatie e delle antipatie, risul terebbe davvero estraneo avventurarsi nel mare dei sentimenti e dei risentimenti che non solo è, come è noto, tra i più tempestosi, 301 ma che è anche tra quelli che più lentamente recuperano la calma, la cautela, la facoltà di valutazioni spassionate. Restano piuttosto, in primo piano, da un lato la fermezza di Marcello nel puntare sull’egizianizzazione con il corollario del rifiuto di divenire uno tra i massimi dirigenti, rimanendo un mili tante di base e non dimenticando mai di es sere un italiano e quindi uno straniero; dal l’altro, il dramma di coloro che rifiutarono di prendere atto della propria posizione tri plicemente minoritaria (straniera, borghese ed ebraica), con le conseguenze che ne deri vavano in una società quale quella egiziana sotto la monarchia, tenuta ben lontana da un assetto democratico, piena di privilegi ed ingiustizie, sotto la diretta vigilanza delle truppe britanniche ed in piena battaglia per il recupero e l’affermazione dell’identità na zionale. Assunta, come s’è detto, la guida dell’Unione democratica nel 1940, Henri Curiel eb be una funzione via via più marcata nella si nistra clandestina egiziana. Da ciò scaturì l’i nevitabile necessità da parte di Leone di con frontarsi con le sue tattiche, di puntualizzare eventuali differenze, di ricercare modalità per intese unitarie con i gruppi dei quali Cu riel era il principale dirigente: una vicenda complicata per i risvolti di amarezza in se guito alle occasioni che sembravano sfuggi re, per le tensioni di ogni genere determinate dal conflitto mondiale — ad esempio, nel 1944 vi fu un tentativo insurrezionale antifa scista tra le truppe greche di stanza in Egitto che vide l’appoggio, pur segnato da discus sioni e controversie, di tutta la sinistra clan destina del paese —, per il susseguirsi degli arresti e delle spedizioni nei campi di inter namento. Intorno al 1944 il rilancio dei comunisti egiziani si concreta accanto al nucleo di Jacquot-Descombes ed all’organizzazione Liberazione del popolo, con le iniziative del Movimento egiziano per la liberazione nazionale (Mein), patrocinato da Curiel, e 302 Guido Valabrega del gruppo Iskra [in arabo, Charara] diretto da Hillel Schwartz22. Tra tali gruppi, che nell’insieme si guardavano dall’assumere la denominazione di partito, consapevoli del l’esigenza di un’ulteriore crescita politica e quantitativa, non mancavano pure le ten denze liquidatrici e, senza contare altri mi nori tentativi d’associazione, le critiche reci proche, invero con più di un elemento di fondatezza; tra essi gli attacchi personali si no alFingiuria furono pane quotidiano. N o nostante siano passati decenni, anche a cau sa delle difficoltà insorte successivamente restano ancora oggi da verificare aspetti e atteggiamenti criticati allora: intellettuali smo, attivismo poco meditato, trascuratezza nella formazione dei quadri, attaccamento fanatico intorno ad un leader intollerante, settarismo e ristrettezza di idee. Può essere utile riportare anche l’opinione in proposito di Michel Kamel, che è stato in passato uno dei dirigenti principali del comu niSmo egiziano, e che, pur mutando in parte opinione rispetto ad alcuni anni fa, continua ancora oggi a considerare l’orientamento pic colo-borghese di diverse personalità sulla cresta dell’onda alla metà degli anni quaran ta come una delle cause del mancato successo della sinistra in espansione23. D’altro canto vanno sottolineati un corag gio, un disinteresse materiale, una volontà di miglioramento abbastanza inconsueti, anche se accompagnati spesso a un accanimento dottrinario e a una puntigliosità molto simili, in fin dei conti, a quelli che si verificano pra ticamente in qualsiasi altro movimento poli tico operante in analoghe condizioni. Secon dariamente va ricordato il moltiplicarsi delle riviste, delle pubblicazioni, delle conferenze e degli incontri, che rispondeva alle attese della società, con un infittirsi della presa negli stra ti operai e tra i sindacalisti, tra gli studenti e nelle forze armate. Molto importanti, in que sta fase, appunto le iniziative sindacali, cul minate, a livello internazionale, nella parteci pazione ai congressi della Federazione sinda cale mondiale di Parigi (1945) e di Praga (1947). Della delegazione, che subì noie poli ziesche ed arresti, sotto la guida del responsa bile, l’operaio el-Mudarek, faceva parte an che Davide Nahum, nato al Cairo in una fa miglia sefardita originaria di Smirne, ripara to alla fine in Italia. Marcello Leone registra, tra il 1939 ed il 1947, almeno quattro falliti tentativi di unifi cazione24 ai quali fece riscontro una cifra cer to non inferiore di lacerazioni e suddivisioni. Finalmente, sull’onda delle aspirazioni al cambiamento che stavano investendo l’intero paese, le organizzazioni sopra segnalate, qua si al completo, davano vita nel maggio 1947 al Movimento democratico di liberazione na zionale (Mdln), una scelta che rappresentava “un grande passo nella storia del movimento comunista egiziano” 25, tanto è vero che “ la creazione del Mdln ebbe incontestabilmente risultati positivi: migliaia di membri di ogni strato sociale della popolazione furono orga- 22 Su Hillel Schwartz cfr. G. Perrault, Un homme a pari, cit., pp. 152 sg. 23 Risulta che in Italia di Michel Kamel sono stati pubblicati i seguenti testi: Sul ruolo politico ed ideologico della piccola borghesia nel mondo arabo in La rinascita del mondo arabo, Roma, Editori Riuniti, 1973; Il retaggio tradizionale e le idee moderne nel pensiero egiziano in Liliana Magrini (a cura di), La coscienza dell'altro, Firenze, Cultura editrice, 1974 e II ruolo della sinistra egiziana nella battaglia nazionale e sociale in Lotte sociali e movimenti di sinistra nel mondo arabo mediterraneo, “Quaderni” della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano, 1981. Quest’ultima opera è stata, tra l’al tro, utilizzata nella tesi di laurea inedita di Romeo Zammarchi, La figura di Henri Curiel tra idealità e lotta politica: appunti per una ricerca biografica, Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, Anno accademico 1979-80, pp. 83-84. Più in generale sulla sinistra nel mondo arabo può ancora essere utile la rassegna pubblicata in occasione del centenario della morte di Marx: G. Valabrega, Marxismo e mondo arabo. Osservazioni sulle recenti ricerche in Italia, “Interstampa - Problemi della pace e del socialismo. Informazioni e commenti” , luglio 1983. 24 M. Leone, Equisse historique du Mouvement communiste égyptien, cit., pp. 18-26. 25 M. Leone, Equisse historique du Mouvement communiste égyptien, cit., p. 26. Note sulla partecipazione di italiani ai movimenti antifascisti in Egitto nizzati, e si sviluppava un reclutamento mas siccio tra gli studenti e gli intellettuali”26. Nei pochi mesi della sua esistenza, artico landosi come una specie di fronte patriottico, il Mdln si diffuse nell’intero territorio del paese e arrivò a contare, ovviamente nella clandestinità, 1.600 militanti, suddivisi in va ri settori a seconda delle categorie (operai, studenti, militari ed anche contadini) e delle nazionalità, i quali delegavano i loro rappre sentanti nel Comitato centrale. Della sezione italiana si ricorda che facevano parte una ventina di persone, tra cui Leo e Gio Battino, Max Cohen, Renato Farfaro, Fiorentino, Marcello Leone, la moglie, Nina Palanca e la sorella Wally, Marcella Mosseri, Mario Petrucci e sua moglie, Maria Rosenthal e in fine Silvera. Il Mdln disponeva inoltre di va rie riviste, per lo più redatte dai vari gruppi che si erano aggregati e che mantenevano una certa autonomia, e pubblicava opuscoli e volantini. Tuttavia, se nel paese si moltiplicavano i segni di insofferenza verso il governo, con agitazioni e scioperi, il Mdln, nonostante il passare delle settimane, non riusci a concen trarsi nella lotta di massa come spingevano a fare i militanti di base, né a darsi un pro gramma definito e uno statuto e fu prima tur bato e poi sconvolto e demolito nella prima vera 1948 da un’asperrima polemica frazioni stica ai vertici: solo Marcello, coerente con i suoi principi, pur eletto all’unanimità nel Co mitato centrale, aveva rifiutato la carica. Di contro, non disposto a rientrare nei ranghi lasciando spazio alle forze nuove che stavano affluendo e a salvaguardia del l’unità, nel tentativo di rinviare lo scontro, Curiel, che aveva di fatto la direzione del Comitato centrale, accentrò nelle proprie mani il controllo sull’organizzazione e finì con il provocare reazioni non meno veemen ti e negative: “la responsabilità di Henri Cu 303 riel per la catastrofe appare a quarantanni di distanza, indiscutibile e considerevole”27. A completare il quadro va tenuto presente che, pur informati da indiscrezioni, che fil travano dall’apparato di polizia, di quanto stava per accadere, i militanti del Mdln, in sieme agli altri iscritti ad altri partiti e movi menti illegali e semilegali, furono colpiti dai provvedimenti eccezionali decretati dal go verno il 15 maggio 1948 in seguito alla di chiarazione dello stato di guerra per la Pale stina. Curiel, dinnanzi all’arresto di tanti compagni, si presentò spontaneamente alla polizia. Internato nel campo desertico di Huckstep, fu liberato agli inizi del 1950, do po la vittoria elettorale del Wafd. Nel set tembre dello stesso anno venne imbarcato a forza a Porto Said con un visto per l’Italia. Non sarebbe mai più tornato in Egitto. Quanto a Leone, che negli ultimi tempi si era particolarmente impegnato come respon sabile alla stampa e propaganda del Mdln, pur non facendo parte né della segreteria, né del comitato centrale, trovò il modo per dedicarsi pure alla lega ebraica contro il sio nismo. Anch’egli ricercato, riusci ad evitare l’arresto dandosi alla clandestinità e lavoran do per riorganizzare le fila dei comunisti fin ché, all’inizio del 1949, fu preso e condannato da un tribunale militare a cinque anni di car cere. Nel 1950 rifiutò il regime speciale di fa vore in qualità di straniero con uno sciopero della fame che ebbe notevole risonanza. Il giornalista Ramli el Fathi scrisse in suo ap poggio un articolo sul quotidiano del Cairo “ Akhbar Al Yom” dal titolo: Un italiano fa lo sciopero della fame contro il regime dei pri vilegi capitolari. Liberato sul principio del 1953, fu espulso dall’Egitto una seconda volta e spedito in Ita lia sulla nave Esperia, accompagnato dalla polizia fin fuori dalle acque territoriali. Il console italiano gli aveva negato il duplicato 26 Association Henri Curiel, Ils l ’ont tué, “ Bulletin spécial”, settembre 1979, p. 4. "7 J. Perrault, Un homme a part, cit., p. 195. 304 Guido Valabrega del passaporto poiché l’originale era stato confiscato dalla polizia egiziana, munendolo esclusivamente d’un foglio di via e segnalan do il suo arrivo a Roma come persona peri colosa. Ripartito per Milano — ove aveva in tenzione di stabilirsi — fu trattenuto in guar dina dalla Questura milanese in quanto, ori ginario di Livorno, avrebbe dovuto recarsi in tale città. Solamente l’intervento dei parla mentari del Pei di Milano permise di porre termine a queste ultime angherie. Ovviamente la storia dei comunisti egizia ni proseguì, a partire dalla Conferenza dei 33 — tale era il numero dei delegati riunitisi a Heluan nel luglio 1948 — in rappresentanza di duecento compagni: fu un incontro che si impegnò nella formazione d’un comitato pre paratorio in vista d’un congresso di fonda zione del partito (la relazione principale sui problemi dell’unificazione fu tenuta proprio da Marcello). In linea generale va però sottolineato come verosimilmente fosse tramonta ta la grande prospettiva profilatasi nel 1947: i tentativi unificatori e le iniziative dei comuni sti proseguirono negli anni cinquanta, ma, intralciati continuamente dai dissensi interni, non riuscirono più a ritrovare la risonanza della fine degli anni quaranta. Nemmeno l’entrata in campo del Comitato nazionale operai e studenti, pur destando speranze, avrebbe invertito la tendenza. Sarebbe tocca to al Movimento dei liberi ufficiali, struttura to e radicato in modi diversi, cogliere le circo stanze offerte dalla storia e realizzare il sommovimento rivoluzionario del luglio 1952. Mentre concludiamo queste note, Khaled Mohieddine, uno tra coloro che furono alla testa del colpo di stato antimonarchico, va pubblicando le sue memorie su un diffuso quotidiano del Cairo28. In esse ha racconta to come uno dei primi contatti con il marxi smo lo ebbe, in gioventù, tramite i colloqui con Ahmed Fuad, allora sostituto procura tore, che gli esponeva come il programma di lotta dei comunisti si fondasse non sul ter rorismo, bensì sull’azione delle masse. Mo hieddine accenna pure ad una riunione di chiarimento ideologico tra lui, Fuad e Gamal Abdel Nasser. Orbene, lo studente in legge Ahmed Fuad è stato proprio uno delle decine di militanti che Leone, durante la sua coraggiosa attività, aveva contribuito a tra sformare politicamente. Si potrebbe quindi concludere che ad un certo punto le vie della crescita culturale del grande uomo politico si incrociarono indirettamente con l’opera for mativa portata tenacemente avanti dal co munista italiano. Guido Valabrega 28 Su Mohieddine ed altri esponenti di sinistra, cfr. Situazione e prospettive della sinistra egiziana, “ Il Calendario del popolo”, 1995, n. 590. Post scriptum. Per completezza storica e in riferimento alle traversie politiche, è giusto precisare che Marcello Leone, detto anche Marcel Israel, risulta all’anagrafe italiana Marcello Ceresi.