Sogno e son desto
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Sogno e son desto
PRIMO CLASSIFICATO SEZIONE PROGETTO DIDATTICO Sogno e son desto del Prof. Paolo Banova Liceo Scientifico “Gugliemo Oberdan” Trieste Discipline coinvolte:Letteratura Italiana Letteratura Greca (in traduzione) Letteratura Latina Obiettivi: • utilizzo consapevole e integrato dei testi di studio (manuali scolastici, altri libri di studio e di critica letteraria, siti internet) • suscitare curiosità nella lettura dei testi • focalizzare ed approfondire il campo di indagine rispetto alla ricchezza e molteplicità degli argomenti studiati • capacità di passare dalle conoscenze ricche ed approfondite ad una consapevole capacità di sintesi • trasferire una serie di competenze acquisite in modo da saperle applicare anche ad altri testi • acquisizione di un metodo di lavoro integrato tra testi d’autore, critica letteraria e riflessioni autonome • saper relazionare, far partecipare e condurre un dialogo-discussione Metodologia: • lettura condivisa e individuale • confronto tra testi diversi • scoperta di trame e rapporti tra i testi • realizzazione di brevi riassunti ed esercitazioni ad hoc • guidare e orientare la lettura lasciando emergere spontaneamente curiosità, suggerimenti, confronti • richiami ed anticipazioni in un’ottica meno strutturata rispetto ai percorsi curricolari • partecipazione e coinvolgimento attivo al dialogo-discussione Strumenti: • manuali scolastici • testi di saggistica • testi delle opere dei vari autori studiati • internet Tempi di attuazione: • 1^ fase: un’ora per ciascuna delle sei “tappe letterarie” • 2^ fase: un’ora in classe per l’illustrazione dei risultati complessivi conseguiti nelle sei “tappe letterarie” • 3^ fase: un’ora in classe per il laboratorio di scrittura creativa Verifiche: • 1^ fase: esercizi in itinere • 2^ fase: brevi relazioni scritte ed orali da presentare alla classe • 3^ fase: componimenti scritti Valutazione sommativa: • • • 1^ fase: correttezza degli esercizi, chiarezza e comunicabilità degli schemi 2^ fase: esaustività delle relazioni; grado di coinvolgimento del resto della classe 3^ fase: validità creativa e correttezza morfo-sintattica Premessa Nell’accingermi ad illustrare il progetto didattico al gruppo di cinque studenti coinvolti di una classe III^ di Liceo Scientifico, ho voluto solo accennare ad alcuni contenuti, lasciando che gli interessi emergessero negli studenti stessi posti di fronte a testi a loro sconosciuti. Essi sono abituati a svolgere la parafrasi, possiedono una discreta padronanza linguistica scritta e orale, sono in grado di riassumere e di sintetizzare; vengono posti di fronte ad una soluzione letteraria, quella del sogno e della visione, a loro poco nota e, dalle poche impressioni iniziali, poco persuasiva. Li ho posti quindi di fronte alla necessità di dare un senso storico ed etico al sogno, più che di giustificarlo come convenzione letteraria. La prima fase è quella più strutturata e consta di sei “tappe letterarie” durante le quali sono stati letti i testi, ho introdotto sinteticamente l’opera e l’autore nel contesto storico, ho sottoposto gli esercizi in itinere, alcuni studenti hanno letto i commenti critici forniti, altri hanno svolto delle ricerche su alcuni siti internet. I testi sono stati scelti con il criterio di fornire uno spunto alla tappa successiva. La seconda fase è stata gestita autonomamente dai cinque studenti coinvolti, che hanno trasferito al resto della classe il portato della loro esperienza. Nella terza fase è stato attuato il Laboratorio di scrittura creativa. Esso si fonda su queste motivazioni: oggi a scuola i ragazzi vengono perlopiù istradati verso una scrittura saggistica che prevede moduli sempre più precisi e cogenti, che sviluppano sì logica, intelligenza e cultura, ma entro stretti binari che sostanzialmente danno poco spazio alla creatività. L’analisi del testo è legata allo studio letterario; la redazione del saggio breve e/o dell’articolo di giornale deve svolgersi nel perimetro dei documenti forniti; il tema storico presuppone conoscenza dei fatti e della storiografia; il tema di ordine generale offre spunti non sempre accessibili a tutti. Per una buona preparazione in vista dell’Esame di Stato occorre partire da lontano, dalla classe III^. A volte l’originalità e le capacità creative vengono frenate dall’urgenza didattica e dei programmi. Inoltre la comunicazione tra giovani è sempre più guidata da messaggini ed internet che spingono verso una scrittura viepiù stringata e stereotipata, che può dar luogo ad inventiva, ma non a creatività personale. Si tratta di dare quindi libero sfogo, ma soprattutto strumenti formali, confronti, esempi, consigli a chi ritiene di avere capacità e desiderio di esprimere dei propri contenuti di vita, di intelligenza, di affetto attraverso dei moduli espressivi che siano “altri” rispetto a quelli strutturati. Si tratta di offrire quindi una possibilità a quelli che coscientemente cercano di esprimere se stessi e il proprio rapporto con gli altri una possibilità per vie meno consuete (il tema scolastico), meno irreggimentate (la scrittura burocratica), meno banalizzate (internet e sms). Questa terza fase si svolge in immediatamente dopo la seconda in ore consecutive; la scrittura avviene in presenza di tutti, coinvolgendo anche gli “studenti-docenti” ed il docente stesso, ed alla fine della stesura ognuno legge il proprio pezzo. Questa documentazione dà conto della prima e della terza fase, in quanto la seconda è stata condotta oralmente dai cinque “studenti-docenti” e con l’ausilio di fotocopie e di schematizzazioni alla lavagna, nell’intento di far acquisire una capacità di gestire i tempi e di suscitare attenzione tra gli “studenti-discenti”, un’attenzione non finalizzata all’apprendimento curricolare. Lo scopo è contemporaneamente quello di incuriosire alla lettura di altri testi e di scoprire trame di rapporti attraverso il dialogo e gli interventi. PRIMA TAPPA LETTERARIA Alessandro Manzoni, “In morte di Carlo Imbonati” Dopo la lettura di tutto il carme e dopo aver inquadrato il contesto storico e culturale, siamo passati all’analisi circostanziata del dialogo focalizzando l’attenzione su sognovisione. Esercizio in itinere: Individuare le parti del carme in cui parla il Manzoni e quelle in cui parla l’Imbonati; indicare con quali forme verbali vengono introdotte. Così diss’io [io] dicea Ei dolcemente cominciò Io, con sommessa voce, risposi Egli ascoltava Io rincorato proseguia Io favellava ancora Ei mestamente sorrise e taciti ristemmo per gli occhi d’entrambi il cor parlava ripresi [ei] rispondea risposi Sorrise alquanto, e rispondea E tacque replicai riprese gridai ei compianse e disse vv. 1-7 vv. 13-16 vv. 37-48 vv. 51-78 rivolto alla madre monologo interiore vv. 80-88 vv. 91-98 vv. 102-111 vv. 112-144 vv. 144-167 vv. 168-199 vv. 203-206 vv. 207-215 vv. 216-220 vv. 222-234 Vista così la composizione poetica si presenta come una conversazione a tratti serrata ed acquista i toni convincenti dell’attualità; al soliloquio si è sostituita una conversazione vivace ed accalorata. Alla serenità ed autocontrollo dell’Imbonati (cominciò, ascoltava, sorrise) fa da contraltare il tono sempre più animato e volitivo del Manzoni che in un’occasione all’inizio non aspetta la risposta (vv. 51-78 parla Manzoni, mentre egli ascoltava, e poi Manzoni subito riprende ai vv. 80-88), mentre il tono aumenta viepiù fino ad arrivare all’apice (replicai, gridai)1. L’orchestrazione dialogica rende la vivezza del sogno-visione. Nel passo successivo viene fornito lo spunto per la seconda tappa: 20 25 30 35 Era la notte; e questo Pensiero i sensi m'avea presi; quando, Le ciglia aprendo, mi parea vederlo Dentro limpida luce a me venire, A tacit'orma. Qual mentita in tela, Per far con gli occhi a l'egra mente inganno, Quasi a culto, la miri, era la faccia. Come d'infermo, cui feroce e lungo Malor discarna, se dal sonno è vinto, Che sotto i solchi del dolor, nel volto Mostra la calma, era l'aspetto. Aperta La fronte, e quale anco gl'ignoti affida: Ma ricetto parea d'alti pensieri. Sereno il ciglio e mite, ed al sorriso Non difficile il labbro. A me dappresso Poi ch'e' fu fatto, placido del letto Su la sponda si pose. Io d'abbracciarlo, Di favellare ardea; ma irrigidita Da timor da stupor da reverenza Stette la lingua; e mi tremò la palma, Che a l'amplesso correva. SECONDA TAPPA LETTERARIA Cicerone, “De re publica”, VI, 9-10 (“Somnium Scipionis”) (9) Scipio: "Cum in Africam venissem M.' Manilio consuli ad quartam legionem tribunus, ut scitis, militum, nihil mihi fuit potius, quam ut Masinissam convenirem regem, familiae nostrae iustis de causis amicissimum. Ad quem ut veni, complexus me senex collacrimavit aliquantoque post suspexit ad caelum et: 'Grates', inquit, 'tibi ago, summe Sol, vobisque, reliqui Caelites, quod, antequam ex hac vita migro, conspicio in meo regno et his tectis P. Cornelium Scipionem, cuius ego nomine ipso recreor; ita numquam ex animo meo discedit illius optimi atque invictissimi viri memoria.' Deinde ego illum de suo regno, ille me de nostra re publica percontatus est, multisque verbis ultro citroque habitis ille nobis consumptus est dies. (10) Post autem apparatu regio accepti sermonem in multam noctem produximus, cum senex nihil nisi de Africano loqueretur omniaque eius non facta solum, sed etiam dicta meminisset. Deinde, ut cubitum discessimus, me et de via fessum, et qui ad multam 1 Per inciso va fatto notare il te beata gridai di “Sepolcri”. noctem vigilassem, artior, quam solebat, somnus complexus est. Hic mihi—credo equidem ex hoc, quod eramus locuti; fit enim fere, ut cogitationes sermonesque nostri pariant aliquid in somno tale, quale de Homero scribit Ennius,2 de quo videlicet saepissime vigilans solebat cogitare et loqui—Africanus se ostendit ea forma, quae mihi ex imagine eius quam ex ipso erat notior; quem ubi agnovi, equidem cohorrui, sed ille: 'Ades,' inquit, 'animo et omitte timorem, Scipio, et, quae dicam, trade memoriae! Esercizio in itinere: analizzare gli elementi cronologici (nessi connettivi temporali, complementi di tempo, proposizioni temporali ecc.) multisque verbis ultro citroque habitis ille nobis consumptus est dies in multam noctem produximus ut cubitum discessimus qui ad multam noctem vigilassem artior, quam solebat, somnus complexus est Gli studenti deducono la definizione del contesto affettivo e intimo della lunga conversazione protratta fino a tarda notte ed il sonno profondo che prende l’Emiliano, a cui appare in sogno l’Africano. Alla morte del suo avo adottivo (183 a. C.) l’Emiliano aveva due anni e non poteva ricordarne il volto. Era frequente presso le famiglie nobili romane realizzare delle maschere di cera per ricordare i propri defunti e poi conservarle nell’atrio di casa, esposte all’interno di cornici o armadietti a forma di tempio. È così che il volto dell’Africano gli appare ea forma, quae mihi ex imagine eius quam ex ipso erat notior (con quell’aspetto che mi era più noto dal ritratto che per conoscenza diretta). Intuitivo e facile a questo punto diventa il confronto con i vv. 20-22 del carme “In morte di Carlo Imbonati”: Qual mentita in tela, Per far con gli occhi a l'egra mente inganno, Quasi a culto, la miri, era la faccia. L’Imbonati, morto nel marzo del 1805 a Parigi, non fu conosciuto personalmente da Alessandro Manzoni che ne conobbe il volto solo da un ritratto che esistette veramente. TERZA TAPPA LETTERARIA Ennio, “Annales”, frammenti dei proemii dei libri I e VII Musae, quae pedibus magnum pulsatis Olympum somno leni placidoque reuinctus visus Homerus adesse poeta3 2 3 Spunto per la seconda tappa Spunto per la quarta tappa Ei mihi qualis erat4 Ova parire solet genus pennis condecoratum, non animam et postinde venit divinitus pullis. ipsa anima memini me fieri pavum Musas quas memorant nosce nos esse; Camenas Romani dicunt ... Scripsere alii rem vorsibus quos olim faunei vatesque canebant, cum neque Musarum scopulos tendebat ad altos nec docti dicti studiosus quisquam erat ante hunc. Nos ausi reserare. Nec quicquam sophiam, sapientia quae perhibetur, in somnis vidit prius quam eam discere coepit. Nell’invocazione alle Muse l’allitterazione iniziale (Musae, quae pedibus magnum pulsatis Olympum) è uno stilema tipico ma si avvicina anche a quelle forme preletterarie latine come i Carmina Saliaria: si avverte il ritmo di danza sacra come nella tradizione rurale romana arcaica. Si avverte anche una rievocazione delle danze delle vergini nel carme a Giunone Regina di Livio Andronico. Faccio così notare la raffigurazione di un coro di fanciulle romane danzanti in una cerimonia pubblica. Dopo l’invocazione c’è il racconto del sogno: Omero, reincarnato prima in un pavone, poi in Ennio stesso, rappresenta una sorta di passaggio di consegne. Omero, che aveva cantato l’epos greco investe di questo ruolo il poeta romano, abilitandolo al canto delle gesta romane: il pavone nella dottrina orfico-pitagorica era simbolo di immortalità e resurrezione. QUARTA TAPPA LETTERARIA Omero, “Iliade”, I, vv. 1-7 Cantami, o Diva, del Pelìde Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all'Orco generose travolse alme d'eroi,5 e di cani e d'augelli orrido pasto lor salme abbandonò (così di Giove l'alto consiglio s'adempìa), da quando 4 5 Spunto per la quinta tappa Spunto per la quinta tappa primamente disgiunse aspra contesa il re de' prodi Atride e il divo Achille. Esiodo, “Teogonia”, vv. 1-34 « Cominciamo il canto dalle Muse eliconie che di Elicone possiedono il monte grande e divino; [...] Notturne andavano levando al loro belle voce […] Esse una volta a Esiodo insegnarono il canto bello, mentre pascolava gli armenti sotto il divino Elicone; questo discorso, per primo, a me rivolsero le dee, le Muse d'Olimpo, figlie dell'egioco Zeus "O pastori, cui la campagna è casa, mala genia, solo ventre; noi sappiamo dire molte menzogne simili al vero, ma sappiamo anche, quando vogliamo, il vero cantare". Così dissero le figlie del grande Zeus, abili nel parlare, e come scettro mi diedero un ramo d’alloro fiorito, dopo averlo staccato, meraviglioso;[…] Propongo a questo punto la lettura del proemio dell’ Iliade, anche questo già studiato nella classe I^, e quello della Teogonia di Esiodo. In Esiodo la forma narrativa (“Esse una volta”) esercita sulla scena una parvenza di realtà e conferisce alla missione del poeta un nuovo valore: le Muse gli parlano e gli suggeriscono l’orientamento poetico. Esiodo così dichiara la sua poetica tramite l’autorevole voce delle Muse apparse in sogno; così Manzoni eleva Imbonati a portavoce della sua poetica (che conserva l’alta lezione etica pariniana ed il rigore morale alfieriano). Esercizio in itinere: Riconoscere la posizione delle Muse rispetto ai due poeti e la posizione dei poeti rispetto alle Muse; il contenuto dei loro canti; la funzione dei poeti rispetto ai loro canti. si rivolge alle si rivolge Omero Muse si rivolgono a si rivolgono è poeta Esiodo diventa poeta entrambi ricevono l’ispirazione divina ma… la richiede poeta come strumento per argomenti tradizionali (mito; eroi vittime della volontà divina) Volendo semplificare con una battuta a testa: Omero: “So già cosa cantare, mi manca l’arte” Esiodo: “Ricevo un’arte nuova e canto cose nuove” non la richiede poeta nominato personalmente per argomenti nuovi (il vero del principio di giustizia che governa l’universo di dei e uomini) QUINTA TAPPA LETTERARIA Virgilio, “Eneide” II, 268-297 Propongo la lettura di un celebre passo dell’Eneide, già studiato in I, ma in traduzione italiana. 270 275 280 285 290 295 Tempus erat, quo prima quies mortalibus aegris incipit, et dono divom gratissima serpit. In somnis, ecce, ante oculos maestissimus Hector visus adesse mihi, largosque effundere fletus, raptatus bigis, ut quondam, aterque cruento pulvere, perque pedes traiectus lora tumentis. Ei mihi, qualis erat, quantum mutatus ab illo Hectore, qui redit exuvias indutus Achilli, vel Danaum Phrygios iaculatus puppibus ignis, squalentem barbam et concretos sanguine crinis volneraque illa gerens, quae circum plurima muros accepit patrios. Ultro flens ipse videbar Compellare virum et maestas expromere voces: «O lux Dardaniae, spes O fidissima Teucrum, quae tantae tenuere morae? Quibus Hector ab oris exspectate venis? Ut te post multa tuorum funera, post varios hominumque urbisque labores defessi aspicimus! Quae causa indigna serenos foedavit voltus? Aut cur haec volnera cerno?» Ille nihil, nec me quaerentem vana moratur, sed graviter gemitus imo de pectore ducens, «Heu fuge, nate dea, teque his, ait, eripe flammis. Hostis habet muros; ruit alto a culmine Troia. Sat patriae Priamoque datum: si Pergama dextra defendi possent, etiam hac defensa fuissent. Sacra suosque tibi commendat Troia penatis: hos cape fatorum comites, his moenia quaere magna, pererrato statues quae denique ponto.» Sic ait, et manibus vittas Vestamque potentem aeternumque adytis effert penetralibus ignem. L’attacco tempus erat è icastico e si propone un immediato confronto col v. 15 del carme “In morte di Carlo Imbonati” (Era la notte) anche per la forte cesura rispetto ai versi precedenti: in entrambi i casi vi è un passaggio netto verso la caratterizzazione del sogno. Inoltre l’attacco del v. 274 è simile al passo di Ennio che vede in sogno Omero: Ei mihi qualis erat Con lo sguardo disincantato e la mente non abituata alla lettura e alle sue convenzioni gli studenti colgono con stupore queste analogie e le necessarie differenze. Esercizio in itinere: Individuare il narratore del sogno e la persona che compie l’azione di esortare, nonché le forme verbali usate: “In morte di Carlo Imbonati” “Eneide” - chi racconta? Manzoni (narratore) Enea (narratore di secondo grado) - chi esorta? Imbonati Ettore - tempi verbali usati nelle due accalorate conclusioni: Imbonati: Sentir; Meditar; Esser contento; Non torcer; Conservar; Sperimentar; Per non curarle; non ti far mai servo; Non far tregua coi vili; Mai non tradir, né proferir mai verbo. Ettore: fuge; eripe; cape; quaere; statues. Le caratteristiche della profezia si ravvisano inoltre nell’atteggiamento ieratico e nell’uso delle sacre bende, nel rivolgersi al tempio di Vesta e nel riferimento al fuoco perpetuo. Ettore viene quindi investito di un ruolo sacerdotale come un profeta, come un medium tra passato e futuro, tra morte e vita: dalla morte proviene una voce di sicurezza a cui affidarsi, convalidata dall’affetto e dall’alto profilo etico del personaggio. Esercizio in itinere: Come/perché Ettore (a differenza dell’Imbonati) non risponde alle parole di Enea, posto che non sembra plausibile una domanda così accorata e plurima senza risposta? Risposta: Il suo comportamento ed il suo corpo devastato sono già una risposta che rispecchia la devastazione in atto e annuncia l’ineluttabile fine della città. Enea e Manzoni ricevono un compito morale ed etico rivolto da mettere in pratica per gli altri. SESTA TAPPA LETTERARIA Esercizio in itinere (dialogato): Gli studenti sono invitati a coglier le analogie incontrate nei vari testi studiati per quanto concerne il tema del sogno-visione. Vengono riscontrati numerosi elementi comuni anche se non tutti contemporaneamente negli stessi passi studiati. Innanzi tutto il forte impatto visivo ed uditivo, prima ancora che affettivo e psicologico: l’immagine del volto ricordata in un ritratto, l’ambientazione serale o notturna, il movimento corale di danza. Questi sono certo molto efficaci e tali da riprodurre realisticamente la scena con un “effetto multimediale”. Poi, certamente gli aspetti affettivi: il pianto, il compianto, l’abbraccio. Poi ancora quelli psicologici: l’invito ad operare, espresso in termini perentori ma caldi e comunicativi. Che sia una divinità stessa a parlare è ricorrente nei poemi epici. Qui va però notato il valore realistico e comunicativo. Il bisogno di sentire una parola che susciti emozione e sproni ad agire è ricorrente nei poemi come pure nel carme manzoniano: il dio si fa intendere attraverso le parole di un defunto, quindi il defunto parla come un dio. Non vanno trascurati gli stilemi poetici, il valore sacrale dell’allitterazione, gli stacchi forti spesso a metà verso. Si giunge a concludere che il sogno è una prova individuale in cui il personaggio che ha il sogno-visione si mette in relazione con una realtà transeunte, avendo come fine la ricerca di verità ultime: finito ed infinito entrano in contatto. Tutti i testi, tranne il passo omerico, sono all’insegna dell’autobiografismo, con la rievocazione di un evento destinato a cambiare la vita del personaggio-narratore: Manzoni: poetica del vero Scipione Emiliano: successi politici e militari Ennio: rinnova l’annalistica con la poesia Esiodo: il principio della giustizia Enea: la missione di salvare il suo popolo e dargli una terra. Queste esperienze non vanno relegate nell’ambito del fantastico e dell’immaginazione, ma sono da considerarsi soggettivamente reali, in quanto come tali sono vissute da chi le descrive e costituiscono un elemento di forte religiosità. LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA Testi prodotti Al giorno d' oggi, i sogni sono poco considerati rispetto ai tempi passati. Se infatti nel passato una persona sognava un avvenimento futuro, il sogno veniva interpretato come un segno veritiero e attendibile. I sogni hanno una duplice funzione: quella di consolare e quella di illudere. La funzione consolatoria è presente quando durante il sogno si è molto felici perche si ottiene quello che si vuole. La funzione illusoria è data dal fatto che al risveglio si può pensare di essere ancora nel sogno, e quindi ci si illude che ciò che si aveva nel sogno sia ancora presente. Con i sogni si può ripercorrere un qualsiasi momento della propria vita; rivedendolo come lo si è vissuto, o come si vorrebbe lo si fosse vissuto. I sogni dunque sono molto importanti perchè almeno al loro interno la vita è perfetta e ogni cosa va per il meglio; ciò spinge a cercare sempre di fare ciò che piace e ciò che migliorerebbe la vita al di fuori di essi. Dal mio punto di vista i sogni sono sempre stati interessanti, nonostante non ne abbia mai avuti di particolarmente significativi. I miei sogni sono spesso confusi e con situazioni inverosimili, dove persone che conosco in ambiti diversi e ben separati si trovano insieme. Il tempo a volte si sfasa compiendo dei salti innaturali dei quali mi accorgo solo la mattina dopo ripensando a ciò che ho sognato, mentre la notte sembrano normalissimi. Lo spazio e i luoghi sono spesso dei collage di posti che vedo sempre e altri che magari ho visitato solo una volta nella mia vita. Gli eventi stessi che avvengono nei miei sogni sono a volte impossibili da ogni punto di vista e a volte drammatici, rendendomi piacevole il risveglio. Indipendentemente da ciò che ho sognato la mattina mi eccita l'idea di aver vissuto quell'esperienza, durante la quale l'inconscio piega lo spazio e il tempo creando nella mia mente avvenimenti spesso straordinari, non tanto per la piacevolezza delle sensazioni quanto essendo essi frutto di semplici interazioni tra le cellule celebrali. Non essendo credente la cosa che più mi coinvolge è rispondere alla spontanea domanda se sono davvero queste semplici interazioni elettro-chimiche a dare vita ad un esperienza incredibile come il sogno che ha sempre affascinato l'intera umanità. La televisione era rimasta accesa, il rumore delle automobili dalla strada si confondeva con il brusio dello schermo tutto grigio a pallini bianchi e neri in movimento. Era stato il gatto con un balzo a staccare la debole spina del cavo dell’antenna. Già assopito, stordito dal vino e dalla stanchezza, si lasciava andare a comporre nei puntolini dello schermo strane immagini, geometrie, linee sinuose, slalom tra rocce bianche e nere punteggiate di bollicine d’aria che esplodevano e si rigonfiavano. Si sentiva ondeggiare nella mente il cervello come sbattuto in ogni direzione ed il dolore assumeva una consistenza fisica che a tratti lo risvegliava, facendo svanire il ritmo ondeggiante ed irregolare delle linee di cristallo televisivo. Esili linee colorate guizzavano come pesci mostruosi e multiformi a svegliare l’incubo dell’ultima uscita in barca. Dalla strada il clacson lo richiamava al lavoro: il suo amico era lì sotto ad aspettarlo per l’uscita in mare. “Sarà una notte di gran pesca, muoviti! Io ti sarò vicino mentre isserai la rete e ti darò la forza che non hai e che i mare mi ha preso. La bottiglia mi ha preso ed ora io vago in attesa di una spiaggia dove mi raccoglieranno per leggere il mio messaggio. Serviti del vino, non farti servo. Non lasciarti rapire l’anima dal suo profumo, mentre guardi le luci in fondo all’abisso. Guarda le mie mani tremanti, guarda la luce della luna tremolante sull’acqua; non riesce a penetrare il nero, il mare la riflette, nella tomba non entra la luce. Ero seduta su un prato a fissare il cielo. Attorno a me c'era un ruscello che scorreva e il vento faceva ondeggiare gli alberi. Ero andata a fare una camminata con alcuni amici, ma distrattamente, immersa nei miei pensieri, mi sono ritrovata da sola in questo luogo. Aveva un non so che di magico, come quelle storie che tanto ti fanno appassionare in tenera età, quelle storie che, in una parte di te, sono sempre vive. Sembrava un sogno. Mi sedetti. Non avevo paura di essermi persa, lì mi sentivo al sicuro, era come se una parte felice di me, che quasi avevo scordato, fosse venuta a trovarmi per farmi compagnia. Ero immersa in questi pensieri, quando mi assopii. Mi lasciai andare. Ero in pace. Provai ad ascoltare con le orecchie di un bambino, provai a sognare come quando in un sogno già ci vivevo. E fu magico. Prima del risveglio non capii di essermi addormentata. Vedevo animali abbeverarsi al ruscello, girarmi attorno e uscire dalla radura. Vedevo bambini giocare con un mucchio di foglie secche, guardarmi e ridere. Mi studiavano e poi, lentamente come se temessero potessi scappare, mi si avvicinarono e presero per mano. Mi condussero fuori dalla mia valle incantata, lungo un sentiero e poi lungo una strada ferrata, e fu allora che lo vidi. Uno dei due piccoli mi sorrise e mi abbracciò. Era come vedere una vecchia foto impolverata. Ero io. Molti anni fa. Quando ancora sapevo sognare. Quella me indicò un gruppo di ragazzi in fondo alla strada. Erano i miei amici. E fu allora che mi svegliai. Forse saranno i giornali e i notiziari alla televisione che parlano solo di essa, forse sarà che nel mondo in cui viviamo, nel quale essa ci circonda, che mi hanno causato l'apparizione della morte in sogno. Essa era la classica figura della morte che ci aspetteremmo, incappucciata e vestita di nero, ma la sua immagine aveva un impatto spaventoso, che avrebbe lasciato scosso chiunque. Non ci sono state parole, non ce n'era il bisogno: la sua figura immobile e silenziosa era più eloquente di qualunque discorso. Il sogno di quella notte era strano, non per via del contenuto ma perché lo ricordo bene. Ero in una stanza non molto grande. Guardavo uno schermo, in esso le immagini cambiavano di continuo. Non ricordo con precisione queste immagini, ricordo solo che erano immagini apocalittiche. Mi domandai se fosse possibile che si avveri uno scenario simile. Tutto si fece buio, cercai l’interruttore della luce ma non funzionava, e poi il nulla… Il sogno di una notte, il sogno di un uomo rispecchiano quel che egli è, quel che egli desidera nel suo profondo. Ogni sogno è intimamente legato ai ricordi e alle esperienze della persona ed è proprio attraverso di esso che l'uomo esprime esplicitamente il connubio tra volontà e morale. Sogni nuovi, sogni vecchi... Sogni normali realizzabili, sogni folli, sogni tuoi, che magari nessuno capirà. C'è un uomo che è spesso presente nei miei sogni, un uomo che ha dato tanto al mondo, che però gli ha spesso e volentieri voltato le spalle, confuso e soggiogato dagli interessi dei potenti. Genio. Non c'è termine che a mio avviso lo inquadri maggiormente. Fu screditato a vita per il suo talento e la sua fantasia nel concepire teorie che mai nessuno aveva sperimentato. Pochi credevano nei suoi ideali, gli altri volevano solo trarre profitto dalla sue capacità. La passione di provare, osare e perfezionare le proprie invenzioni, passando avanti a tutti nel suo ambito, non l'hanno mai abbandonato ma, insieme alla sua utopia di benessere condiviso, ne hanno causato l'emarginazione dalla comunità. Nikola Tesla fisico, filosofo, letterato del Novecento. Non ci sono più uomini del genere? Agire per un ideale nobile non è mai stato importante come ora. *** Il vero sogno secondo molti è la realtà che uno vive . Io non sono d’accordo, perché sebbene la realtà possa essere in tal caso splendida e travolgente , c’è sempre qualcosa da migliorare e da realizzare, questa è la natura dell’uomo, la ricerca della perfezione . Molta gente però ormai non ha più sogni perché non ha più ispirazioni. E io, facendo parte della gente e della società potrei cercarla attraverso una sola cosa, la televisione. La perfezione, che si può trovare solo attraverso il sogno, non è così difficile da ottenere, ma è l’uomo stesso che, con le proprie imperfezioni innaturali, la rende una vera e propria utopia. Questa utopia rappresenta il mondo, e la mia visione del mondo consiste nell’immaginarsi un mondo privo di guerre, di criminalità, di slealtà, di ipocrisia e di corruzione, insomma un mondo diverso, dove gli uomini cooperano tra di loro ovviamente secondo una scala gerarchica, nella quale però i ceti più poveri,non debbano pagare le imperfezioni dei ceti superiori, subendo ingiustizie o sfruttamenti. La parola che rappresenterebbe al meglio questo sogno , che si può fare sia razionalmente che con gli occhi chiusi, è libertà. Infatti è la libertà che dovrebbe essere incondizionata e non la ricchezza, la quale nel nostro presente è strettamente in relazione con la libertà, dove se uno possiede la ricchezza possiede anche la libertà insomma. Tutto questo sarebbe realizzabile solamente se ogni cittadino si ricordasse di essere tale tenendo conto dei propri principi etici, i quali però non dovrebbero variare a seconda della posizione sulla scala gerarchica. C’è chi potrebbe dire che sono un sognatore (John Lennon). Infatti, questo è un sogno! *** Non credo nell’interpretazione dei sogni ma ammetto che un’esperienza fatta durante il sonno può influenzarci notevolmente anche se si tratta solo di un illusione. Mi è capitato di sognare delle persone a cui però non penso quotidianamente, che nel sogno erano venute a mancare . Al mio risveglio, pur non essendo preoccupato per la loro salute, mi sentivo più motivato a far loro visita, convinto di essere stato avvisato dal mio inconscio di apprezzare in tempo le gioie della vita. *** Secondo me i sogni sono l'espressione dei nostri desideri, dei nostri pensieri e, a volte,anche delle nostre paure. Quando qualcuno mi chiede quale è il sogno più bello che ho fatto io racconto sempre quello che ho fatto quando sentivo la mancanza di una persona a me molto cara, mio nonno: era circa mezzogiorno tutta la mia famiglia ed io eravamo seduti intorno al tavolo ci divertivamo, chiacchierando e mangiando un ottimo pranzo, cucinato da mia nonna; c'era anche mio nonno era felice e mi sorrideva, tutto ad un tratto mi ritrovai nel mio letto, mi ero svegliata, quella tristezza e quella mancanza, che provavo, erano sparite perché sentivo che lui voleva farmi sapere che era sempre vicino a me e che era sereno dove si trovava. *** Sera. Finalmente sera. Dopo una giornata passata a lavorare e faticare non c’è niente di meglio. Ed è qui, nell’ unico momento della nostra frenetica vita in cui puoi rimanere a riflettere, che ti assalgono i pensieri; di ogni tipo, di qualunque genere, affiorano dalla mente come piccoli pesciolini che saltano fuori dall’ Oceano,senza un ordine preciso. Uno dopo l’ altro, vengono fuori tutti, e tu resti lì nel letto a pensare ed a sognare ad occhi aperti, fin quando la stanchezza vince, e ti addormenti. Allora questi pensieri prendono il sopravvento, inducendo la mente a sognare avanti per proprio conto, senza alcuna restrizione. Sogni allegri, sogni tristi, rispecchiano le nostre paure, i nostri timori e le nostre aspettative, le quali però restano confinate nel pensiero, e tornano nell’ Oceano quando ci dobbiamo alzare. *** Mi addormentai cullato dal vento fuori dalla finestra. Il dolce sonno che aspettavo mi cogliesse arrivò e se ne andò con la stessa improvvisa velocità lasciandomi in piedi di fronte ad un gruppo di ragazzini giocosi e felici. Mentre cercavo di capire il perché di tanta gioia, un bambino con i capelli neri molto corti e grandi occhi scuri, quasi neri in quella giornata di primavera, mi invitò a giocare con i suoi compagni di classe. Io non ero dell’umore giusto e rifiutai con tono secco. Il bambino mi lanciò uno sguardo deluso e rassegnato, poi tornò dai suoi amici. Mentre vedevo me stesso allontanarsi capii che avevo sbagliato. *** Sogno o son desto? Filosofia, pensieri, opinioni, verità: cado nel vuoto; fisico? No mentale. Non penso? Penso. Non vivo? Vivo. Un'idea, un bagliore, una luce fuori dall'oblìo. Carpe diem. Carpe diem. Non fermarti, non pensare. Logica? Ragione? No guarda il presente, prendi l'intoccabile, l'irraggiungibile, il sogno! Un mondo di colori, un universo buio in principio poi, all'improvviso un raggio di luce, che illumina l'esistere e mi accorgo che tutto intorno a me ruota e si muove, gioca. Esagera, prova, cogli il fuoco dell'anima, il calore del Sole, il colore della vita. *** Il sogno, quell'insieme di immagini che durante la notte riempie la mente di qualunque persona, non è altro che una rielaborazione necessaria del cervello, durante la fase REM del sonno, di pensieri, nozioni ed informazioni apprese durante l'arco di una giornata e associate alle emozioni inconsce di una persona. Scipione Emiliano sogna Scipione Africano poiché di egli gli era stato raccontato in precedenza, ugualmente avviene con Manzoni e Carlo Imbonati. Spesso si ha la tendenza ad attribuire dei significati ai sogni, li si vuole interpretare per poter mettere allo scoperto pensieri, emozioni o sensazioni di una persona, per esaminarne l'inconscio e comprenderne quel sottile strato che divide la parte conscia e inconscia di una persona: il subconscio. Molto spesso si cerca un significato profondo in un sogno anche quando esso ne è totalmente privo, si tenta di interpretare il sogno come qualcosa che ci abbia permesso di comunicare con il mondo ultraterreno, trascendentale. E' proprio per quest'ultima propensione che spesso nella letteratura moderna, ma ancor più in quella classica, il sogno viene invocato, utilizzato e reinterpretato sotto-forma di comunicazione con l'aldilà o di predizione. Questo però è l'insieme di quei sogni che facciamo di notte, di quei viaggi che sono semplicemente il prodotto di rielaborazioni cerebrali e serotonina. Per parlare di sogni, di un'immersione mentale totale all'interno di quelli che sono i nostri desideri, le nostre speranze, a parer mio, bisogna esaminare una tipologia differente di sogno. Quei sogni che non si formano in una notte, quelli che si formano tramite l'esperienza, la consapevolezza di ciò in cui viviamo e di quelle che sono le nostre speranze. Sogno 'Utopia', la stessa di Tommaso Moro, sogno un'isola, un luogo con un lieve clima di anarchia, un luogo privo di proprietà privata dove ogni uomo, nessuno escluso, lavora per sei ore al giorno e dove ogni uomo può soddisfare le proprie passioni e i propri interessi, dove esiste la piena tolleranza religiosa e la piena libertà di scelta, espressione e parola, tutto ciò conciliato a una coscienza sociale viva nell'animo umano. Forse un giorno il mio sogno cambierà, maturerò e ciò che spero sarà differente, ma per ora penso sia giusto fantasticare e, come si dice, sognare ad occhi aperti, senza limitarsi a sognare solo con le palpebre chiuse, il cuscino sotto la testa e le coperte che riscaldano e cullano il nostro sonno. Lasciamoci cullare ed accarezzare dal sogno che ci accompagna durante la notte, dai colori, dalle storie, dalle allucinazioni che il giorno non ci può regalare, ma poi svegliamoci e non lasciamo che un sogno si limiti ad una notte, permettiamo che un sogno ci prenda, ci accompagni e ci spinga avanti nel corso di questi giorni con una forza tanto potente quando dolce che persista ogni minuto, ogni giorno. “Tutto qui. Tutto qui? No, non è ancora finita. Non può finire così...” sono queste le parole di Jules Bonnot, anarchico francese di inizio '900. Lui sognava la notte, ma ha basato la sua vita sul sogno che compiva da sveglio, sulla speranza che lo accompagnava giorno dopo giorno nella sua vita, sul desiderio di cambiare la società in cui era intrappolato, sulla sua utopia. *** Vedo una figura davanti a me, una figura sfuocata che pian piano si sta avvicinando. Non riesco ancora a capire chi è, quando il suo volto si fa più nitido e diventa famigliare. Le profonde rughe che segnano il suo viso, quei buffi enormi occhiali marroni che coprono gli occhi color grigio ghiaccio, i pochi capelli bianchi e un dolce tenero sorriso che inconsciamente mi trasmette sempre un po' di malinconia. È proprio lui, li dritto davanti a me che mi porge la mano, mio nonno. Ma non appena allungo la mia verso la sua, per poter stringere dopo tanto tempo le sue esili dita tra le mie, tutto svanisce. Mi sveglio, purtroppo i sogni non sono in grado di ricostruire la realtà concreta, non ti permettono di provare sensazioni che non hai mai sentito o che non senti da molto tempo. Il sogno e semplicemente una rappresentazione più nitida di tutti i nostri pensieri, ricordi, sentimenti. Sia i più vivi che i più nascosti, sia quelli che vorresti dimenticare, sia quelli che vorresti ricordare per sempre. L'uomo non è in grado di controllare i sogni, non riesce a decidere quali siano i loro protagonisti, quando questi debbano finire o iniziare, quando debbano essere ricordati o dimenticati. I sogni oggi possono essere considerati simili ad un film o ad un libro, dei quali però siamo noi gli autori o i registi. Quante volte ho desiderato che un sogno diventasse realtà, ma la maggior parte delle volte ciò non è possibile. Per quanto riguarda i nostri dispiaceri più profondi, causati da avvenimenti che vorremmo non fossero mai accaduti, quasi mai possiamo fare qualcosa per alleviare il dolore che ci fanno sentire, a parte sperare di rivivere i momenti felici passati in compagnia di persone speciali, emozioni che non potremmo mai riavere indietro, se non per una notte, attraverso la magia di un sogno. *** Il sogno è un qualcosa che non ha mai cessato di esistere nell’ambito letterario in quanto i poeti e i letterati hanno sempre ripreso la sua concezione in ogni epoca, anche se solo negli ultimi anni è stata ben definita in quanto prima il sogno era visto solo come una forma di mistero. A mio parere il sogno rappresenta le nostre ambizioni ed emozioni, ad esempio i desideri e le nostre paure. La concezione di sogno mi ha sempre interessato in quanto sono curioso di scoprire come e come mai si pensa durante il sonno. E più personalmente vorrei capire il perché della confusione dei sogni, in quanto non sono mai chiari e limpidi come un pensiero fatto nel corso della giornata ma sono sempre ricchi di parti mancanti e di parti senza senso. Ogni tanto sento dire che i sogni rappresentino ciò che noi desideriamo che accada, altre volte ho sentito parlare del sogno come un qualcosa che non siamo riusciti a compiere nel corso della giornata, ma secondo me l’unica cosa che posso definire certa è il fatto che il sogno lo guidiamo noi, in quanto sognando possiamo cambiare il corso dei fatti che avvengono nella giornata. *** Mi è capitato molto raramente di ricordare un sogno e la maggior parte delle volte essi non hanno alcun senso, per lo meno non dal mio punto di vista una volta sveglio; tuttavia sono convinto che essi abbiano un potere straordinario nel momento in cui si stanno compiendo, tanto da farmi credere che siano veri. Alle volte mi capita di fare dei sogni in cui, contrariamente a ciò che sarebbe auspicabile, mi succede ciò che non vorrei assolutamente, ma mai mi è capitato di sognare qualcuno che mi desse dei consigli. Se questo succedesse, la persona con cui parlerei sarebbe di certo mia madre, poiché potrei dirle tutto quello che penso, ma in realtà in un sogno non c’è niente di certo e quindi non so di preciso chi potrebbe essere il mio interlocutore. Inoltre reputo difficile che io mi confidi con qualcuno in un sogno, poiché, se avessi bisogno di farlo, lo farei nella realtà e quindi, essendo secondo me il sogno la rappresentazione di ciò che desideriamo, non ho alcun bisogno di sognare o, perlomeno, non questo genere di sogni, ma piuttosto avvenimenti che spero si realizzino. *** Un giorno ero a casa di mia nonna per ricordare mio nonno, morto prima che io nascessi. Non lo vidi mai, solo in poche foto di famiglia. La notte dopo mi apparve in sogno. Riuscivo ad intravvedere solo il busto, come spesso era stato fotografato. Non fu lui a raggiungermi ma mi avvicinai io. Stava disegnando una piantina della casa, com’era solito fare. Ad un tratto si girò verso di me come se mi avesse sentito, mi sorrise e disse:” Nella vita fai ciò che più ti piace e divertiti così poi quando verrai a farmi compagnia sarai felice.” Poi iniziò a fumare la sua pipa, com’era solito fare, e scomparve nel fumo. *** Un sogno non sempre si ricorda, ma è noto che tutti sognano. I sogni rispecchiano, molto spesso, ciò che una persona desidera e quando circostanze favorevoli ritenute impossibili si realizzano, ci portano ad avere uno stato d'animo talmente favorevole da renderci euforici. A volte nella notte appaiono nella mia mente situazioni vissute nella vita reale che positivamente o negativamente mi hanno fortemente colpita oppure, molto più semplicemente, immagino fatti che desidererei vivamente mi accadessero; essendo però un'attività mentale che si svolge durante il sonno, può rivelarsi illusoria e inconsistente, spesso senza speranza. Penso che il sognare sia una riposante fantasticheria che esprime un senso di totale abbandono. In alcuni casi però, il risveglio ci mette di fronte ad una realtà migliore e del tutto diversa dal sogno, svegliarsi infatti dopo un incubo ne è la dimostrazione! *** Una volta addormentato, passai un travagliato sonno. Ciò nonostante, al momento del risveglio non ricordai nessun sogno, o forse non avevo sognato affatto. In questi tempi, sempre più influenzati dalla furia e l'affanno di portare a termine i nostri lavori e doveri, presto dimenticati da tutti, non ci ricordiamo di ciò che è realmente importante, rischiando di non lasciare nulla dopo il nostro passaggio. Così come il criceto corre nella sua ruota, noi continuiamo a correre giorno per giorno nella ruota della vita. Nessun parente deceduto, nessuna apparizione divina nel mio sogno: solo il nero sonno di che è troppo stanco per pensare. Eppure anche un sogno del genere porta il suo bagaglio di insegnamenti, emozioni e seri avvertimenti.